venerdì 1 marzo 2013
Azioni da ricovero, pensieri da ricovero
Ho letto su un blog un post che parla di come azioni da ricovero conducano a pensieri da ricovero. Ovvero, come anche il solo cominciare a combattere contro l’anoressia, possa favorire la comparsa di pensieri combattivi nei confronti dell’anoressia stessa.
Io sono molto d’accordo con ciò. Questo, secondo me, è infatti uno dei più grandi misconcetti inerenti i DCA: molte persone che hanno un DCA pensano che nel momento in cui saranno riuscite a capire il motivo/i motivi per cui si sono ammalate, il perché tengono un comportamento alimentare erroneo, allora saranno in grado di smetterla. C’è del vero in questo, certo. Ci piace pensare di essere persone logiche e razionali e, in virtù di ciò, nel momento in cui ci rendessimo conto di cosa sta veramente alla base del nostro DCA, ne usciremmo completamente.
Qualcuna di voi ha visto il film “I segreti di Brokeback Mountain”? Ricordate la scena del “Non posso fare a meno di te”?
Ecco, vale un po’ la stessa cosa per l’anoressia.
I DCA non sono logici e razionali. La porzione del cervello che veicola l’ansia e le compulsioni per sedarla viaggia più veloce della cognizione conscia. Ci sono alcuni millisecondi di scarto: per il Tempo del Cervello, è un sacco di tempo. Perciò, anche quando la parte conscia del nostro cervello è consapevole che il DCA non è esattamente quello che ci porterà dove avremmo voluto arrivare, rimaniamo comunque attaccati ad esso. La risposta dell’anoressia è una risposta istintiva, riflessa. Ciò non significa, ovviamente, che non abbiamo assolutamente nessun controllo su quali siano i nostri comportamenti alimentari, ciò non è certo vero, però certi pattern comportamentali diventano talmente radicati, connaturati, che il pensiero razionale non riesce mai a cancellarli del tutto.
La cosa più difficile non è tanto cambiare il nostro comportamento nei confronti dell’alimentazione, quanto cambiare i nostri pensieri nei confronti di noi stesse. Nel momento in cui ci forziamo a non avere più comportamenti malati nei confronti del cibo, e manteniamo questa linea, poco a poco le ossessioni si attenuano. Più ci comportiamo come persone che stanno combattendo l’anoressia, più iniziamo a pensare come persone che stanno combattendo l’anoressia.
Ciò non significa ovviamente che tutti i pensieri indotti dal DCA spariscano – perchè non spariscono in toto, in effetti – ma che, a forza di applicarli, anche i comportamenti che ci aiutano a combattere contro l’anoressia diventano più istintivi, riflessi.
Se c’è una frase che ritengo perciò sia utile ripetere come nostro mantra conscio, è senz’altro quella che riecheggia il titolo di questo post: azioni da ricovero conducono a pensieri da ricovero.
Io sono molto d’accordo con ciò. Questo, secondo me, è infatti uno dei più grandi misconcetti inerenti i DCA: molte persone che hanno un DCA pensano che nel momento in cui saranno riuscite a capire il motivo/i motivi per cui si sono ammalate, il perché tengono un comportamento alimentare erroneo, allora saranno in grado di smetterla. C’è del vero in questo, certo. Ci piace pensare di essere persone logiche e razionali e, in virtù di ciò, nel momento in cui ci rendessimo conto di cosa sta veramente alla base del nostro DCA, ne usciremmo completamente.
Qualcuna di voi ha visto il film “I segreti di Brokeback Mountain”? Ricordate la scena del “Non posso fare a meno di te”?
Ecco, vale un po’ la stessa cosa per l’anoressia.
I DCA non sono logici e razionali. La porzione del cervello che veicola l’ansia e le compulsioni per sedarla viaggia più veloce della cognizione conscia. Ci sono alcuni millisecondi di scarto: per il Tempo del Cervello, è un sacco di tempo. Perciò, anche quando la parte conscia del nostro cervello è consapevole che il DCA non è esattamente quello che ci porterà dove avremmo voluto arrivare, rimaniamo comunque attaccati ad esso. La risposta dell’anoressia è una risposta istintiva, riflessa. Ciò non significa, ovviamente, che non abbiamo assolutamente nessun controllo su quali siano i nostri comportamenti alimentari, ciò non è certo vero, però certi pattern comportamentali diventano talmente radicati, connaturati, che il pensiero razionale non riesce mai a cancellarli del tutto.
La cosa più difficile non è tanto cambiare il nostro comportamento nei confronti dell’alimentazione, quanto cambiare i nostri pensieri nei confronti di noi stesse. Nel momento in cui ci forziamo a non avere più comportamenti malati nei confronti del cibo, e manteniamo questa linea, poco a poco le ossessioni si attenuano. Più ci comportiamo come persone che stanno combattendo l’anoressia, più iniziamo a pensare come persone che stanno combattendo l’anoressia.
Ciò non significa ovviamente che tutti i pensieri indotti dal DCA spariscano – perchè non spariscono in toto, in effetti – ma che, a forza di applicarli, anche i comportamenti che ci aiutano a combattere contro l’anoressia diventano più istintivi, riflessi.
Se c’è una frase che ritengo perciò sia utile ripetere come nostro mantra conscio, è senz’altro quella che riecheggia il titolo di questo post: azioni da ricovero conducono a pensieri da ricovero.
Etichette:
anoressia,
bulimia,
combattere,
dca,
istinto,
no pro-ana,
pensieri,
razionalità,
ricovero
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
17 commenti:
un difetto che credo sia molto presente in quest'epoca è il pensiero razionale.
Eppure non siamo macchine. Anche se il funzionamento del corpo umano sembri una macchina perfetta, da quel punto di vista saremmo imperfetti perché molte cose ci remano contro come le emozioni.
Imperfetti e assolutamente unici quindi perfetti così come siamo.
P.S.: spero che il mio discorso si capisca.
Io penso che il capire perché si cade nel dca possa essere un qualcosa di molto utile per poi poter combattere efficacemente contro questa malattia, ma non un qualcosa di assolutamente indispensabile per farlo. Anch’io cerco di trovare le risposte ai miei perché e di analizzare quelle che possono essere state tutte le radici del mio malessere, lo facevo ancor di più alcuni anni fa, poi mi sono un po’ limitata perché mi sono resa conto che è una cosa piuttosto fine a se stessa.
In ogni caso, sulla base della mia esperienza, posso dire che davvero il combattere contro il dca è una specie di auto-combustibile, nel senso che è come un mettere sempre più legna al fuoco, così che il fuoco aumenta, e prima o poi arriverà a bruciare tutto il dca!!!!!!!! (almeno lo spero…)
Anch’io devo ammettere che certi pensieri sul fondo della mia mente ci sono sempre, e non so se se ne andranno mai via del tutto, ma adesso sicuramente sono molto più capace di riconoscerli e di correre ai ripari prima che sia troppo tardi: parlandone con la mia psicologa delle cose che non vanno, oppure agendo in maniera tale da cercare di contrastare quei pensieri che so essere indotti dal dca stesso.
Alla fine, nella nostra mente si può pensare tutto quello che ci pare, nel bello e nel cattivo tempo che sia, ma è la nostra intelligenza e consapevolezza che ci deve permettere, aldilà di quelli che sono i pensieri sottostanti, di agire nella maniera giusta.
Un abbraccio a tutte quante!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Veggieeeee...mamma mia sono sparita per troppo tempo...ma questa volta non perchè sto male...ma il totale contrario!!!!sono in comunitá per DCA da ormai un anno e tre mesi e posso finalmente dire che sto bene!!!!certo non sono miracolata ma ho finalmente trovato la forza di combattere e la volontá di uscirne...ragazze guarire é possibile...e vivere é bellissimo...un bacio tesoro!!!!
Veggie ho aperto un nuovo blog...voglio portare la mia esperienza e la mia voglia di viivere a tutti quelli che ne hanno bisogno...l indirizzo é dietrolenubiilsole.blogspot.com se hai voglia di farlo conoscere un po in giro ti ringrazio e magari passa a darmi un salutino....grazieeeee
Quello che scrivi è più che giusto. Se vogliamo sconfiggere un dca dobbiamo sforzarci anche a cambiare i nostri pensieri verso il cibo. Certo non è facile, infatti dopo un mese di ricovero e 4 mesi e mezzo di day hospital, mi ritrovo ancora con molti pensieri di fondo che non riesco a controllare... ma con alcuni pensieri più sani ho eliminato azioni e pensieri legati al sintomo, come eccesso di ed fisica, sminuzzare gli alimenti, e fare la lista dei cibi nemici.
Si può combattere, è una lotta dura, ma si può.
Un abbraccio
Ciao Veggie!
Eccomi qua dopo una vita...
Ho finito il mio ricovero a Villa Garda e ho deciso di continuare a tenere il vecchio blog come strumento pro ricovero... è bello tornare e vedere che scrivi sempre :)
Riguardo a quest'ultimo post posso darti una testimonianza diretta di quanto sia vero, è molto più facile agire sui comportamenti che sui pensieri, è una cosa che anche durante il ricovero ci hanno detto spesso, per questo bisogna fare cose che cozzano contro il nostro pensiero attuale, ma è solo così che possiamo andare contro il dca, se aspettiamo che arrivi il giorno in cui i nostri pensieri davanti a un piatto di pasta ecc. saranno gioiosi e positivi stiamo freschi! All'inizio è difficile, ma è solo provando e riprovando a fare una cosa che ci fa paura che si acquista sicurezza e si attenua il pensiero.
Sappiamo che stiamo facendo bene la terapia nel momento in cui facciamo il contrario di quello che ci verrebbe più facile fare...
A presto, un abbraccio!
Musi
è vero. Mettersi in modalità "ricovero" , aprire anche una fessura verso questo pensiero , può far spalancare il portone. Ed è vero eprchè succede anche nel verso opposto. Banalmente, quante persone dicono "è iniziato tutto con una dieta\con la mamma che cercava sempre di dimagrire\con il cane che contava le calorie di un cereale"? Io in primis. Riflettendo, sono cresciuta in una famiglia in cui mamma perennemente a dieta il lunedì e il martedì a dirsi che era fallita. Il primo insulto era "cicciona" . E così via. Uno poi sviluppa determinati meccanismi d'associazione quasi involontari (con ciò non sto andando a giustificare me o incolpare i miei genitori!!). Ma comunque è certo che predisporsi anche in minima parte verso qualcosa è sicuramente più produttivo che ficcare ostinatament la testa sotto la sabbia.
"La cosa più difficile non è tanto cambiare il nostro comportamento nei confronti dell’alimentazione, quanto cambiare i nostri pensieri" Sta qui il punto nevralgico. L'alimentazione cambia, il corpo anche, ma se i pensieri non seguono questo cambiamento almeno parzialmente, io credo che presto o tardi ritorni tutto con gli interessi. Perchè si è anche più incazzati alla fine...uno combatte senza esclusione di colpi in nome del controllo , della razionalità, dell'essere padrone e poi, in un paio di mosse, si accorge che ha perso il monopolio della cosa più importante: il proprio cervello.
Ti stringo veggie <3
È vero che bisogna cambiare prima di tutto il pensiero nei confronti di sé stesse. Senza questo passaggio, nessuna terapia sarà efficace. E sono convinta che questo valga anche per altri comportamenti autodistruttivi.
Concordo pienamente, così come è vero il contrario. A volte uno sceglie di cadere in questa patologia quasi lucidamente, comportandosi come se già fosse malato, magari solo per una moda, e poi ci si ritrova dentro con tutte le scarpe. Per questo il fenomeno pro-ana va combattuto. Comunque sono certa che la volontà sia un muscolo, più è allenata a più migliorano le prestazioni, sulla mente si può lavorare! ;) Grazie Veggie
Sempre con te, anche se ti leggo di corsa... prometto di rimettermi in pari con gli ultimi post!
un super abbraccio
Sono d'accordo, ci sono miliardi di piccoli passi che si possono fare prima di decidere di guarire. La mia terapista mi ha sempre detto che potevo benissimo continuare ad abbuffarmi e vomitare quanto volevo, ma quando non mi abbuffavo dovevo cercare di mangiare in maniera sana invece di digiunare. "Poi vedrai che la voglia di abbuffarti ti passa".
Oh, non farmi pensare a Brokeback Mountain, quel film mi ha distrutta!
Ad ogni modo sì, quello che hai scritto é giusto, credo sia un meccanismo che vale in un po' tutte le cose. Forse la cosa più difficile in questo caso é iniziare.
Un bacio
EsseCi.
Ciao Veggie,
innanzitutto volevo
dirti che ho scoperto recentemente il tuo blog, e lo trovo uno stimolo interessante rispetto a chi vuole uscire dai DCA o, perchè no, per chi non si è ancora accorto che esiste questa possibilità...Perchè io ci credo, so che si può guarire, anche se a me sembra ancora impossibile.
Scusa se te lo scrivo, ma ho bisogno che qualcuno di autorevole, che ne sappia qualcosa sia dal punto di vista teorico che empirico, come te, mi dica la sua opinione, perchè sinceramente mi sento un pò persa.. :(
Mi spiego...Soffro ormai di DCA da anni. Soffro di anoressia, anche se per un periodo il sottopeso era mantenuto grazie (o a causa?) del vomito, e qualche volta sono inciampata in piccole abbuffate.
Ho voltuto mettercela tutta perchè questo cambiasse, e sono riuscita, grazie a chi mi sta vicino, a smettere di vomitare ma...Ho ricominciato a restringere.
Non voglio annoiarti con questi discorsi malati, è solo che mi dicono che sono guarita perchè non vomito più, mentre io mi sento schiava dell'anoressia.
Loro non sanno quello che ho in testa, e soprattutto ritengono che io sia forte, e che come sono riuscita a smettere di vomitare, possa riuscire anche a riprendere giusto un pò di peso per stare bene.
Io dico spesso, in modo provocatorio, che sono tutti idioti i medici e gli psicologi, chi ha fatto esperienza di DCA, che ritengono che non si possa guarire senza un supporto professionale (non lo penso, ovviamente). Lo dico perchè vorrei che chi mi sta attorno capisse che deve smettere di pretendere che io guarisca da sola.
Visto che io non posso chiedere aiuto, perchè non potrei permettermelo attualmente, pensavo che magari hanno ragione loro, e che io ne approfitti per non guarire, pensando che senza aiuto non si possa guarire.
Ti giuro che sto impazzendo.
Forse sono già guarita e non me ne accorgo però, ripeto, ho tutti i sintomi dell'anoressia, che mi trascino dietro da anni, anche se non ho più un peso così basso...
Scusa per lo sfogo, è che sono piuttosto stanca e confusa, spero di non averti dato fastidio.
S.
@ Almacattleya – Il pensiero razionale secondo me non è necessariamente un difetto… Anzi, credo che in certe situazioni razionalizzare possa essere molto utile e sciogliere diversi impasse… Il razionalizzare diventa sbagliato quando è eccessivo, quando si pretende di far passare anche i sentimenti per il filtro della ragione… In ogni caso, è assolutamente vero che è la nostra
@ Wolfie – Io non lo so, forse qualcosa, una sorta di rumore di fondo, rimarrà sempre… ma ciò non significa che siamo tenute ad ascoltarlo!... Come dice la canzone: “No matter what you think: it’s what you do that matters…” ed io credo che sia assolutamente vero… e che sia anche in questo che consiste la strada del ricovero…
@ NORD – Ciao Nord, bentornata!... Non sai quanto mi fa piacere leggere il tuo commento!... Spero che questo percorso che hai intrapreso possa portarti a stare bene e sempre meglio… Certo che passerò dal tuo nuovo blog, con vero piacere!... Ti abbraccio stretta e… a presto, allora!...
@ Pulce – Certamente quello che stiamo compiendo è un processo lento… ed è ovvio che un ricovero non sia una bacchetta magica, né fa miracoli, per quanto indubbiamente possa essere d’aiuto… Però, poco a poco, possiamo smussare certi angoli. Possiamo allontanare certe fisse proprie del DCA… e riappropriarci della nostra vita.
@ Musidora – Ciao bellissima!!... Mi fa davvero piacere poterti rileggere!! E mi fa ancora più piacere leggere quello che hai scritto, perché è la dimostrazione tangibile che il cambiamento è possibile qualora ci mettiamo tutto il nostro impegno (e, magari, siamo anche supportati da persone competenti…)… Ripasserò prestissimo dal tuo blog, perché non vedo l’ora di rileggerti!... Ti abbraccio forte forte, sono davvero felice che tu sia di nuovo qui!... ^____^
@ justvicly – Hai assolutamente ragione. Io fortunatamente sono uscita fuori da un contesto familiare completamente diverso (ma poi sono arrivata all’anoressia lo stesso… quindi non c’è proprio nessun genitore da incolpare e nessun singolo da giustificare…), però è pur sempre vero che col tempo la malattia ti mette in testa certi pensieri che, continuando ad assecondarlo, servono a nient’altro che a perpetrare il circolo vizioso che l’anoressia stessa innesca… Si può poi certamente lavorare sui comportamenti, che credo sia la cosa più facile da fare, in fondo, ma bisogna lavorare tanto – TANTO – anche sui pensieri. Non dico che bisogna cambiare modo di vedere le cose dall’oggi al domani, anche perché sarebbe impossibile… però, sforzarsi di darsi una possibilità, ecco, questo credo sia possibile. Voler provare a fare un passo avanti con la mente più che con i comportamenti alimentari e basta… perché posso assicurare per esperienza personale che i cambiamenti fisici prodotti senza reale e duratura motivazione sottostante, reggono proprio per poco…
@ Vele/Ivy – Sì, sono d’accordo, non è una cosa che vale solo per anoressia/bulimia… Mente e corpo, anche nel ricovero, devono lavorare in sinergia…
@ caffè amaro – Io credo che tutte noi si scelga il sintomo lucidamente, all’inizio… senza però la vera consapevolezza della malattia in cui successivamente precipiteremo…
@ Ilaria – Don’t worry, Ilaria, posso immaginare che adesso che hai cominciato l’Università, avrai millemila cose da fare e da studiare… Ti ringrazio di cuore per trovare ancora il tempo per leggermi!... Ti abbraccio…
@ trappolapertopi2 – Son d’accordo con quello che ha detto la tua terapista… Non penso sia assolutamente necessario (salvo casi limite) troncare immediatamente un comportamento alimentare erroneo in toto… però possiamo cercare di fare qualcosa di diverso nei gap. Io non lo so se la voglia di abbuffarsi (o, nel mio caso, restringere l’alimentazione) passa nel frattempo, però sicuramente se non ci focalizziamo solo su una cosa ma cerchiamo giorno dopo giorno di fare le cose a verso, prima o poi ci riuscirà…
@ EsseCi – Perché “ti ha distrutta”??... Comunque penso anch’io che iniziare sia difficile… perche è sempre un passo verso l’ignoto. Ma bisogna tenere a mente che ciò non significa che è un passo nel vuoto!!...
@ S. – Ma figurati se mi hai dato fastidio!... E perché mai dovresti chiedere scusa?... Non ti devi scusare di niente, anzi, se scrivere questo tuo commento ti è servito come “valvola di sfogo”, non mi fa che piacere… il blog è qui proprio per questo, per poter scrivere tutto ciò che ci passa per la testa, e per confrontarci, e anche per buttare fuori un po’ di quello che ci fa stare male… Quindi, non ti preoccupare assolutamente per lo sfogo, anzi, sentiti libera di scrivere sempre qualsiasi cosa tu voglia!... Ma, a parte questo… che importanza ha quello che pensano gli altri rispetto al tuo essere guarita o meno? Sono gli altri che vivono la tua vita, o sei tu?... Ovviamente sei tu. Ergo, quello che conta è come ti senti tu. E tu, a prescindere dal fatto che adesso non ti procuri più il vomito, senti che non stai ancora bene, psicologicamente. E che hai bisogno d’aiuto. Non c’è altro da dire. Non c’è nessun’altra opinione che conti, solo la tua. Perché solo tu sai come ti senti veramente, al di là di quello che trapela all’esterno. Se senti che hai bisogno di un aiuto professionale (perché, sì, è ovvio che in un DCA ce ne sia bisogno, tutte ne abbiamo avuto/ne abbiamo bisogno) allora chiedilo. Non esitare, perché lo devi a te stessa. Perché non meriti di stare ancora male. Perché hai tutto il diritto di essere aiutata a combattere contro quello che ti fa ancora stare male. (E, tra l’altro, ma chi diamine te l’ha detto che l’anoressia è una questione di peso? Il peso non c’entra un cavolo, è tutta una questione di testa!) Certo, la volontà individuale è una componente fondamentale per poter combattere quotidianamente contro il proprio DCA, ma è ovvio che da sole non possiamo opporci completamente a quello che dice la nostra testa, essendo essa parte integrante di noi… per questo c’è bisogno di un punto di vista esterno, di un aiuto professionale. Alla USL/ASL ci sono degli sportelli psicologici gratuiti (sia per minorenni che per maggiorenni), e lì ci puoi andare anche senza richiesta medica ed è garantito il più assoluto riserbo ed anonimato. Lascia perdere quello che ti dicono: la gente proietta sugli altri solo quello che ha vissuto in prima persona… e poiché hanno vissuto solo malattie prettamente fisiche, sono queste che proiettano su di te… e non si rendono conto che invece una malattia psichica come l’anoressia/la bulimia ha molteplici risvolti psicologici, e non basta sanare il versante alimentare per poter dire che è tutto risolto. Ma tu lo sai. Perciò, sfrutta le possibilità che la USL/ASL mette a disposizione gratuitamente se non puoi economicamente permetterti un privato. Scegli quello che è più giusto per te stessa. Non rimanere bloccata per sempre nell’impasse di un DCA. Scegli la vita.
Ti abbraccio forte…
Ciao a tutte io mi sento sol nessuno mi capisce io voglio morire la vita fa schifo. Sono grassa peso 66 kg vorrei arrivare a 56 come posso fare. Mangio e vomito? Ciao franceschina33@gmail.com
@ francesca s – Ciao francesca… Non so se ci hai fatto caso, ma questo è un blog di lotta contro l’anoressia… Per cui, perché chiedi consigli per autodistruggerti?... Se pensi che la tua vita sia uno schifo, dimagrire vomitando ti servirà soltanto a renderla ancora peggiore. Piuttosto, se senti che non ce la fai da sola, chiedi aiuto ad una psicoterapeuta: sono certa che persone professionalmente competenti possano aiutarti a stare meglio senza che tu ti debba fare del male. So che sei triste ed arrabbiata, e che probabilmente le mie parole ti stanno irritando ancora di più… ma ti ricordo che la rabbia puoi sfogarla su te stessa, facendo cose assurde con l’alimentazione che ti porteranno solo a stare ancora peggio, oppure all’esterno, trasformandola in un’emozione più sana e creativa. Sono certa che sei una ragazza sensibile ed intelligente, e stai perdendo tempo prezioso da usare invece per fare qualcosa di piacevole e positivo per te stessa che, ne sono sicura, ti farebbe detestare un po’ meno la tua vita.
Un abbraccio…
Posta un commento