sabato 29 agosto 2009
A voi la parola / 10
Direttamente dalla “Thinspo Reverse”, “A voi la parola” passa oggi il testimone a una ragazza meravigliosa sotto ogni punto di vista, ad una vera guerriera della luce: Wolfie.
I miei problemi con l’alimentazione sono iniziati alle superiori, dove non vivevo una situazione esattamente idilliaca: nella mia nuova classe non c’era nessuna amica delle scuole medie, e non conoscevo nessuno. Tutte le altre ragazze, invece, già si conoscevano, e io fin da subito non sono riuscita a legare con loro perché non mi vestivo all’ultima moda, non ascoltavo la stessa musica, non guardavo le stesse cose in TV… insomma, non ero come loro. Mi sentivo diversa, sbagliata, vuota, ed ho cominciato a pensare che forse non ero “abbastanza” per quelle ragazze, che ero solo una persona mediocre. Così ho a poco a poco iniziato a sentirmi a disagio con me stessa e col mio corpo, e da qui è nato l’impellente bisogno di “fare qualcosa” per migliorare la situazione: se mi fossi sentita meglio nella mia pelle, forse anche le altre ragazze si sarebbero accorte del mio cambiamento, e la situazione sarebbe migliorata. Senza rendermene propriamente conto, avevo già fatto una scelta che avrebbe modificato e condizionato tutto il resto della mia vita. Certo, volevo che la mia vita cambiasse, ma la mia idea era che sarebbe cambiata in meglio. Ora so che invece un DCA serve solo a tirar fuori la parte peggiore di noi, che non risolve i problemi ma li crea, e ne crea di grandi e ben peggiori di quelli di partenza. Ho cominciato a “rimodellare” il mio corpo con un’assurda dieta “artigianale” da poche centinaia di calorie al giorno, cercando di essere sempre fuori casa alle ore dei pasti ed inventandomi scuse di fronte ai miei genitori per giustificare quanto poco mangiassi: ovviamente all’inizio mi sembrava “la panacea”, mi sentivo come se davvero quella potesse dissolvere ogni difficoltà, ma l’idillio è durato ben poco. Io non so qual è la linea di demarcazione tra un’anoressica e una bulimica: non so come le prime riescano a prolungare la restrizione alimentare fino al limite estremo senza mai cedere alle lusinghe del cibo, mentre per le seconde scatti il meccanismo dell’abbuffata. So soltanto che io ho ben presto scoperto di appartenere alla seconda categoria. La dieta sregolatamente restrittiva mi portava ad avere accessi di fame che risolvevo abbuffandomi… e poi andando in bagno a vomitare, per eliminare giù per lo scarico del water, oltre al cibo, anche i sensi di colpa. Stavo molto attenta a non farmi scoprire, perché mi vergognavo molto di questa mia “debolezza”, ma intanto il cibo era diventato un’ossessione e riempiva la maggior parte dei miei pensieri. Cibo evitato, rifiutato, rubato, mangiato di nascosto, vomitato… La bulimia colpisce meno dell’anoressia, suscita meno scalpore e meno attenzione, perché la maggior parte delle bulimiche sono normopeso o solo leggermente sottopeso, quindi tutti pensano che sia un DCA meno grave dell’anoressia. Questo perché la maggior parte della gente si ferma a considerare l’aspetto esteriore, che è tuttavia quello meno importante. Quello che non si dice, che non si capisce, è che anche di bulimia si muore, esattamente come d’anoressia. Ma soprattutto, anche di bulimia si soffre, e tanto. Forse non lo si comprende soprattutto proprio perché esteriormente spesso non si vede nulla: io, infatti, sono sempre rimasta più o meno normopeso; eppure ci sono stati periodi in cui mi abbuffavo e vomitavo anche 5 o 6 volte al giorno! E non c’è niente di più umiliante, niente di più vergognoso, niente che ti fa soffrire dentro come il provocarsi il vomito nel tentativo di soffocare i sensi di colpa scatenati dalle abbuffate. Sono sentimenti che si provano e che non si riescono a rendere davvero con le parole. Ad ogni modo, la mia situazione si è trascinata avanti così per anni, anni consumati davanti al water a infilare due dita in gola per vomitare tutto il cibo e tutto il dolore che la mia vita non riusciva a contenere. Ero a pezzi, fisicamente e psicologicamente, la bulimia riempiva e devastava ogni momento della giornata, ma io continuavo ad andare avanti così perché… cambiare era più difficile, faceva più paura. Anche se la mia vita non si poteva più definire tale, anche se il pensiero del cibo mi tormentava e mi angosciava, anche se passavo ore chiusa in bagno, dentro di me, per quel che mi riguardava, cambiare era peggio, perché avrei dovuto parlare con i miei genitori, raccontare, e c’era la vergogna di fare vedere che la loro amata figlia si era ridotta a doversi mettere due dita in gola per sbarcare la giornata. Poi, però, è successo. Inconsciamente, forse, volevo che succedesse già da molto tempo, ma non ne avevo il coraggio, però ho cominciato ad usare meno cautele quando andavo in bagno per vomitare, così un giorno mia mamma mi ha sentita e mi ha chiesto cosa stesse succedendo. Io, sul momento, ero terrorizzata all’idea di essere stata scoperta, e la mia mente ha cercato subito febbrilmente di costruire qualche scusa… sennonché all’improvviso mi sono precipitata fuori dal bagno, in lacrime, e le ho detto tutto di botto, ho tirato fuori qualsiasi cosa, tutta la devastazione degli ultimi anni, e non è stato terribile come avevo immaginato. Mia mamma non mi ha giudicata, non si è arrabbiata, non mi ha presa per pazza. Non solo mi ha ascoltata, ma lei e papà mi hanno aiutato tantissimo nella sofferta e travaglia decisione d’iniziare un percorso di ricovero. Adesso sono tre anni che mi incontro con una dietista una volta al mese e con una psicologa due volte la settimana. Sono due persone preziose che mi hanno davvero aiutata nel risollevarmi dalla situazione in cui ero precipitata. Ho cambiato diverse psicoterapeute, ma adesso sento di aver trovato la persona giusta per me. A tutt’oggi non è per niente facile, e a volte mi trovo ancora a dover lottare contro l’impulso di chiudermi in bagno e inginocchiarmi davanti al water, ed è tremendamente difficile opporsi, ma non mi arrendo: so che le cose possono cambiare se io ho la volontà di cambiarle, e se la psicologa e la dietista che stanno al mio fianco, e tutte le persone vicine e lontane che mi vogliono bene, mi supportano e mi sostengono, questa sfida sarà più facile da affrontare. Inoltre, adesso, mi sono accorta di una cosa: che quello che ho dentro e la cosa più importante, e non importa quello che si vede fuori, perché le persone che tengono a me mi vogliono bene unicamente per il tipo di persona che sono. Una conclusione banale, forse, ma che per me ha voluto dire tantissimo! Quello che vorrei dire a tutte le ragazze che stanno vivendo la stessa situazione che ho vissuto io, fondamentalmente, è: non buttate la vostra vita dentro al water! Se la bulimia vi sta rovinando la vita, reagite! Non aspettate neanche un giorno! E se le cose non vanno al primo tentativo, continuate a provare! Io piano pianino ce la sto facendo, e ce la potete fare anche voi!!!
Cara Wolfie, ti ringrazio tantissimo per aver voluto condividere un questo spazio con me e con tutte la altre ragazze la tua esperienza. Posso solo immaginare quanto dev’essere stati difficile raccontare tutto, e sappi che ti ammiro moltissimo per il tuo coraggio e per la tua tenacia.
Il messaggio positivo che le tue parole riescono a far passare è un qualcosa di straordinario. Leggere la tua testimonianza mi ha dato un grande incoraggiamento, e credo di non essere la sola a pensarla così.
La cosa più bella delle tue parole è il percorso di vita, la sofferenza ma anche la voglia di reagire, il realizzarsi di un processo di cambiamento. Non esiste un unico modo di cambiare, ed è bello pensare che, come te, in questo momento, siamo in tante a cercare di compiere una scelta che potrà cambiare completamente la nostra vita. È vero, decidere di cambiare è difficile, è sempre molto difficile, anche nel momento in cui la situazione che si vive ci fa soffrire, perché cambiare significa comunque abbandonare un dolore noto per avviarci verso un futuro ignoto, e quel che non si riesce a prevedere e si teme di non poter controllare finisce inevitabilmente per fare paura. Però è bello leggere del tuo cambiamento positivo, perché è la testimonianza che lasciare la strada vecchia per la nuova significa in realtà correre un rischio che vale la pena, visto il risultato.
Ed è bellissimo anche il tuo messaggio finale, l’incoraggiamento a non arrendersi, che penso sia indispensabile per continuare ad andare avanti nella difficile strada del ricovero: arrendersi è molto più semplice, in fin dei conti, più facile mollare se al primo tentativo le cose vanno storte, dirsi che se non ha funzionato allora non potrà mai funzionare, molto facile, sì. Ben più difficile rialzarsi e riprovare, riprovare ogni volta, darsi sempre una nuova possibilità… ma è quello che tu stai facendo, Wolfie. La scelta più difficile. La scelta più coraggiosa. Io faccio il tifo per te…
I miei problemi con l’alimentazione sono iniziati alle superiori, dove non vivevo una situazione esattamente idilliaca: nella mia nuova classe non c’era nessuna amica delle scuole medie, e non conoscevo nessuno. Tutte le altre ragazze, invece, già si conoscevano, e io fin da subito non sono riuscita a legare con loro perché non mi vestivo all’ultima moda, non ascoltavo la stessa musica, non guardavo le stesse cose in TV… insomma, non ero come loro. Mi sentivo diversa, sbagliata, vuota, ed ho cominciato a pensare che forse non ero “abbastanza” per quelle ragazze, che ero solo una persona mediocre. Così ho a poco a poco iniziato a sentirmi a disagio con me stessa e col mio corpo, e da qui è nato l’impellente bisogno di “fare qualcosa” per migliorare la situazione: se mi fossi sentita meglio nella mia pelle, forse anche le altre ragazze si sarebbero accorte del mio cambiamento, e la situazione sarebbe migliorata. Senza rendermene propriamente conto, avevo già fatto una scelta che avrebbe modificato e condizionato tutto il resto della mia vita. Certo, volevo che la mia vita cambiasse, ma la mia idea era che sarebbe cambiata in meglio. Ora so che invece un DCA serve solo a tirar fuori la parte peggiore di noi, che non risolve i problemi ma li crea, e ne crea di grandi e ben peggiori di quelli di partenza. Ho cominciato a “rimodellare” il mio corpo con un’assurda dieta “artigianale” da poche centinaia di calorie al giorno, cercando di essere sempre fuori casa alle ore dei pasti ed inventandomi scuse di fronte ai miei genitori per giustificare quanto poco mangiassi: ovviamente all’inizio mi sembrava “la panacea”, mi sentivo come se davvero quella potesse dissolvere ogni difficoltà, ma l’idillio è durato ben poco. Io non so qual è la linea di demarcazione tra un’anoressica e una bulimica: non so come le prime riescano a prolungare la restrizione alimentare fino al limite estremo senza mai cedere alle lusinghe del cibo, mentre per le seconde scatti il meccanismo dell’abbuffata. So soltanto che io ho ben presto scoperto di appartenere alla seconda categoria. La dieta sregolatamente restrittiva mi portava ad avere accessi di fame che risolvevo abbuffandomi… e poi andando in bagno a vomitare, per eliminare giù per lo scarico del water, oltre al cibo, anche i sensi di colpa. Stavo molto attenta a non farmi scoprire, perché mi vergognavo molto di questa mia “debolezza”, ma intanto il cibo era diventato un’ossessione e riempiva la maggior parte dei miei pensieri. Cibo evitato, rifiutato, rubato, mangiato di nascosto, vomitato… La bulimia colpisce meno dell’anoressia, suscita meno scalpore e meno attenzione, perché la maggior parte delle bulimiche sono normopeso o solo leggermente sottopeso, quindi tutti pensano che sia un DCA meno grave dell’anoressia. Questo perché la maggior parte della gente si ferma a considerare l’aspetto esteriore, che è tuttavia quello meno importante. Quello che non si dice, che non si capisce, è che anche di bulimia si muore, esattamente come d’anoressia. Ma soprattutto, anche di bulimia si soffre, e tanto. Forse non lo si comprende soprattutto proprio perché esteriormente spesso non si vede nulla: io, infatti, sono sempre rimasta più o meno normopeso; eppure ci sono stati periodi in cui mi abbuffavo e vomitavo anche 5 o 6 volte al giorno! E non c’è niente di più umiliante, niente di più vergognoso, niente che ti fa soffrire dentro come il provocarsi il vomito nel tentativo di soffocare i sensi di colpa scatenati dalle abbuffate. Sono sentimenti che si provano e che non si riescono a rendere davvero con le parole. Ad ogni modo, la mia situazione si è trascinata avanti così per anni, anni consumati davanti al water a infilare due dita in gola per vomitare tutto il cibo e tutto il dolore che la mia vita non riusciva a contenere. Ero a pezzi, fisicamente e psicologicamente, la bulimia riempiva e devastava ogni momento della giornata, ma io continuavo ad andare avanti così perché… cambiare era più difficile, faceva più paura. Anche se la mia vita non si poteva più definire tale, anche se il pensiero del cibo mi tormentava e mi angosciava, anche se passavo ore chiusa in bagno, dentro di me, per quel che mi riguardava, cambiare era peggio, perché avrei dovuto parlare con i miei genitori, raccontare, e c’era la vergogna di fare vedere che la loro amata figlia si era ridotta a doversi mettere due dita in gola per sbarcare la giornata. Poi, però, è successo. Inconsciamente, forse, volevo che succedesse già da molto tempo, ma non ne avevo il coraggio, però ho cominciato ad usare meno cautele quando andavo in bagno per vomitare, così un giorno mia mamma mi ha sentita e mi ha chiesto cosa stesse succedendo. Io, sul momento, ero terrorizzata all’idea di essere stata scoperta, e la mia mente ha cercato subito febbrilmente di costruire qualche scusa… sennonché all’improvviso mi sono precipitata fuori dal bagno, in lacrime, e le ho detto tutto di botto, ho tirato fuori qualsiasi cosa, tutta la devastazione degli ultimi anni, e non è stato terribile come avevo immaginato. Mia mamma non mi ha giudicata, non si è arrabbiata, non mi ha presa per pazza. Non solo mi ha ascoltata, ma lei e papà mi hanno aiutato tantissimo nella sofferta e travaglia decisione d’iniziare un percorso di ricovero. Adesso sono tre anni che mi incontro con una dietista una volta al mese e con una psicologa due volte la settimana. Sono due persone preziose che mi hanno davvero aiutata nel risollevarmi dalla situazione in cui ero precipitata. Ho cambiato diverse psicoterapeute, ma adesso sento di aver trovato la persona giusta per me. A tutt’oggi non è per niente facile, e a volte mi trovo ancora a dover lottare contro l’impulso di chiudermi in bagno e inginocchiarmi davanti al water, ed è tremendamente difficile opporsi, ma non mi arrendo: so che le cose possono cambiare se io ho la volontà di cambiarle, e se la psicologa e la dietista che stanno al mio fianco, e tutte le persone vicine e lontane che mi vogliono bene, mi supportano e mi sostengono, questa sfida sarà più facile da affrontare. Inoltre, adesso, mi sono accorta di una cosa: che quello che ho dentro e la cosa più importante, e non importa quello che si vede fuori, perché le persone che tengono a me mi vogliono bene unicamente per il tipo di persona che sono. Una conclusione banale, forse, ma che per me ha voluto dire tantissimo! Quello che vorrei dire a tutte le ragazze che stanno vivendo la stessa situazione che ho vissuto io, fondamentalmente, è: non buttate la vostra vita dentro al water! Se la bulimia vi sta rovinando la vita, reagite! Non aspettate neanche un giorno! E se le cose non vanno al primo tentativo, continuate a provare! Io piano pianino ce la sto facendo, e ce la potete fare anche voi!!!
Cara Wolfie, ti ringrazio tantissimo per aver voluto condividere un questo spazio con me e con tutte la altre ragazze la tua esperienza. Posso solo immaginare quanto dev’essere stati difficile raccontare tutto, e sappi che ti ammiro moltissimo per il tuo coraggio e per la tua tenacia.
Il messaggio positivo che le tue parole riescono a far passare è un qualcosa di straordinario. Leggere la tua testimonianza mi ha dato un grande incoraggiamento, e credo di non essere la sola a pensarla così.
La cosa più bella delle tue parole è il percorso di vita, la sofferenza ma anche la voglia di reagire, il realizzarsi di un processo di cambiamento. Non esiste un unico modo di cambiare, ed è bello pensare che, come te, in questo momento, siamo in tante a cercare di compiere una scelta che potrà cambiare completamente la nostra vita. È vero, decidere di cambiare è difficile, è sempre molto difficile, anche nel momento in cui la situazione che si vive ci fa soffrire, perché cambiare significa comunque abbandonare un dolore noto per avviarci verso un futuro ignoto, e quel che non si riesce a prevedere e si teme di non poter controllare finisce inevitabilmente per fare paura. Però è bello leggere del tuo cambiamento positivo, perché è la testimonianza che lasciare la strada vecchia per la nuova significa in realtà correre un rischio che vale la pena, visto il risultato.
Ed è bellissimo anche il tuo messaggio finale, l’incoraggiamento a non arrendersi, che penso sia indispensabile per continuare ad andare avanti nella difficile strada del ricovero: arrendersi è molto più semplice, in fin dei conti, più facile mollare se al primo tentativo le cose vanno storte, dirsi che se non ha funzionato allora non potrà mai funzionare, molto facile, sì. Ben più difficile rialzarsi e riprovare, riprovare ogni volta, darsi sempre una nuova possibilità… ma è quello che tu stai facendo, Wolfie. La scelta più difficile. La scelta più coraggiosa. Io faccio il tifo per te…
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lunedì 24 agosto 2009
Modi per morire... e per vivere
Esistono molti modi per morire.
Alcuni di questi sono poco dolorosi: morire per soffocamento da gas di scarico, tagliarsi la giugulare, imbottirsi di tranquillanti, spararsi alla tempia, saltare giù dall’ultimo piano di un palazzo.
Non ci vuole poi molto, no?!
Altri sono mediamente dolorosi: tagliarsi le vene, mangiare cocci di vetro, bere un litro di candeggina, bere un paio litri di ammoniaca, assumere barbiturici, andare in overdose, diventare anoressica, diventare bulimica.
Ma ce n’è uno che è più doloroso di tutti gli altri: VIVERE.
Perché nel momento in cui decidi di abbandonare lo scudo dell’anoressia per provare a viere una vita degna d'essere chiamata tale, provi un dolore così forte che ti sembra di essere quasi sul punto di morire. Perché la scelta o meno della strada del ricovero è quella che mette di fronte al bivio tra la vita e la morte. Perché con l’anoressia si muore solo per vivere, si muore dentro, ogni giorno un po’ di più. È arrivato il momento d’imparare a vivere solo per vivere.
Vivere, poiché vivere è il modo in cui muoiono le persone che hanno coraggio. Tutti gli altri sono solo palliativi, anestetici, modi che si pensa possano aiutarci a metterci in stand-by.
Bisogna trovare il coraggio di ricominciare a vivere davvero, perché che si viva per morire o che si muoia per vivere, a nessuno interessa. Se l’anoressia è la scelta di diventare invisibili per essere viste dagli altri – questa è solo un’altra delle bugie che l’anoressia racconta. Nella nostra vita, siamo solo noi di fronte a noi stesse. Questa battaglia è unicamente la NOSTRA. Questa vita è unicamente la NOSTRA. Dobbiamo trovare il coraggio di viverla. Viverla perché nell’immenso palcoscenico del mondo, anche se non conosciamo la coreografia, ci verrà richiesto comunque di ballare. Non dobbiamo permettere all’anoressia di farci rimanere sedute in un angolo: IMPROVVISIAMO.
Certo, decidere di combattere contro l’anoressia è un rischio, ma chi non rischia non prova dolore… e chi non prova dolore, non potrà mai dire di essere viva davvero.
E ricordate sempre che morire è il coraggio di un attimo… ma vivere è il coraggio di sempre.
Alcuni di questi sono poco dolorosi: morire per soffocamento da gas di scarico, tagliarsi la giugulare, imbottirsi di tranquillanti, spararsi alla tempia, saltare giù dall’ultimo piano di un palazzo.
Non ci vuole poi molto, no?!
Altri sono mediamente dolorosi: tagliarsi le vene, mangiare cocci di vetro, bere un litro di candeggina, bere un paio litri di ammoniaca, assumere barbiturici, andare in overdose, diventare anoressica, diventare bulimica.
Ma ce n’è uno che è più doloroso di tutti gli altri: VIVERE.
Perché nel momento in cui decidi di abbandonare lo scudo dell’anoressia per provare a viere una vita degna d'essere chiamata tale, provi un dolore così forte che ti sembra di essere quasi sul punto di morire. Perché la scelta o meno della strada del ricovero è quella che mette di fronte al bivio tra la vita e la morte. Perché con l’anoressia si muore solo per vivere, si muore dentro, ogni giorno un po’ di più. È arrivato il momento d’imparare a vivere solo per vivere.
Vivere, poiché vivere è il modo in cui muoiono le persone che hanno coraggio. Tutti gli altri sono solo palliativi, anestetici, modi che si pensa possano aiutarci a metterci in stand-by.
Bisogna trovare il coraggio di ricominciare a vivere davvero, perché che si viva per morire o che si muoia per vivere, a nessuno interessa. Se l’anoressia è la scelta di diventare invisibili per essere viste dagli altri – questa è solo un’altra delle bugie che l’anoressia racconta. Nella nostra vita, siamo solo noi di fronte a noi stesse. Questa battaglia è unicamente la NOSTRA. Questa vita è unicamente la NOSTRA. Dobbiamo trovare il coraggio di viverla. Viverla perché nell’immenso palcoscenico del mondo, anche se non conosciamo la coreografia, ci verrà richiesto comunque di ballare. Non dobbiamo permettere all’anoressia di farci rimanere sedute in un angolo: IMPROVVISIAMO.
Certo, decidere di combattere contro l’anoressia è un rischio, ma chi non rischia non prova dolore… e chi non prova dolore, non potrà mai dire di essere viva davvero.
E ricordate sempre che morire è il coraggio di un attimo… ma vivere è il coraggio di sempre.
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martedì 18 agosto 2009
Apprezza l'oggi
Apprezza l’oggi. Apprezza la vita. Se l’anoressia ti sta facendo vivere un momento in cui non riesci ad apprezzare il mondo, prova ad apprezzare le piccole cose che ti circondano. Non sarà molto, ma è pur sempre un inizio.
Non lasciare che gli altri ti buttino giù di morale: c’è sempre qualcosa che può farsi apprezzare nella vita. Può essere la bellezza di una giornata di sole, una risata con la tua famiglia, un pomeriggio trascorso a chiacchierare con la tua migliore amica…
Chiediti qual è la cosa che puoi apprezzare di oggi. E cercala finché non la troverai. Perchè una cosa che puoi apprezzare, fosse anche una soltanto, c’è.
Cercala. Trovala. Abbracciala.
Le cose da apprezzare ci sono sempre intorno, sta solo a noi il decidere di vederle o di ignorarle. Decidi di aprire gli occhi. Accetta che possano esserci delle contrarietà, ma non permettere che queste ti facciano dimenticare quanto di positivo c’è nella vita.
Combattere l’anoressia è un ottimo modo per apprezzare l’oggi.
Apprezza l’oggi. Perché è solo oggi che hai l’occasione di vivere questa giornata.
Non lasciare che gli altri ti buttino giù di morale: c’è sempre qualcosa che può farsi apprezzare nella vita. Può essere la bellezza di una giornata di sole, una risata con la tua famiglia, un pomeriggio trascorso a chiacchierare con la tua migliore amica…
Chiediti qual è la cosa che puoi apprezzare di oggi. E cercala finché non la troverai. Perchè una cosa che puoi apprezzare, fosse anche una soltanto, c’è.
Cercala. Trovala. Abbracciala.
Le cose da apprezzare ci sono sempre intorno, sta solo a noi il decidere di vederle o di ignorarle. Decidi di aprire gli occhi. Accetta che possano esserci delle contrarietà, ma non permettere che queste ti facciano dimenticare quanto di positivo c’è nella vita.
Combattere l’anoressia è un ottimo modo per apprezzare l’oggi.
Apprezza l’oggi. Perché è solo oggi che hai l’occasione di vivere questa giornata.
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martedì 11 agosto 2009
Pro-Ana & Pro-Ricovero
Più volte sono stata “accusata” di voler fare unicamente differenze tra le ragazze che si definiscono “pro-ana/mia”, e le ragazze che stanno combattendo contro un DCA e che sono quindi “pro-ricovero”.
Okay, sono pronta a rigirare la frittata. Anziché vagliare unicamente le differenze, vediamo adesso anche quali sono gli aspetti che accomunano ed uniscono le ragazze “pro-ana” con le ragazze “pro-ricovero”. Un fifty-fifty: quel che ci rende uguali, e quel che ci diversifica; le due facce della medaglia.
Pro-ana: Hanno problemi con il loro corpo e attuano comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo per cercare di raggiungere una forma fisica che le permetta di stare a loro agio con loro stesse.
Pro-ricovero: Hanno problemi con il loro corpo e attuano comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo per cercare di raggiungere una forma fisica che le permetta di stare a loro agio con loro stesse.
Pro-ana: In fondo in fondo, hanno scarsissima autostima e pensano di non essere mai giuste abbastanza.
Pro-ricovero: In fondo in fondo, hanno scarsissima autostima e pensano di non essere mai giuste abbastanza.
Pro-ana: Cercano il supporto e la conversazione con persone i cui blog trattano di DCA.
Pro-ricovero: Cercano il supporto e la conversazione con persone i cui blog trattano di DCA.
Pro-ana: Usano suddetti blog per cercare di aiutarsi a vicenda a dimagrire raggiungendo così la “perfezione”.
Pro-ricovero: Sono già dimagrite abbastanza da sapere che questo non porterà mai la “perfezione” (tutt’al più, la morte) e usano I suddetti blog per cercare di aiutarsi a vicenda a percorrere la strada del ricovero.
Dunque. L’unica differenza principale tra l’essere “pro-ana” e l’essere “pro-ricovero” è una dichiarazione d’intenti (cattive/buone intenzioni nei confronti di se stesse e, secondariamente, delle altre) e il mettere in pratica questi intenti. Una ragazza “pro-ana” può andare sui blog per cercare d’imparare qualche trucco che le consenta di perdere un altro chilo. Una ragazza “pro-ricovero” sta cercando di disimparare detti trucchi. Sta cercando di limitare i danni.
Personalmente, mi reputo “pro-ricovero”; quindi uno degli obiettivi di questo blog è cercare di formare una comunità di persone che stanno lottando contro i DCA e cercando di darsi una mano a vicenda. Naturalmente, sono apertissima alla discussione, quindi è benvenuta anche chiunque la pensi diversamente da me: finché c’è rispetto, la discussione non può che essere costruttiva.
Penso, in fin dei conti, che la principale differenza tra ragazze “pro-ana” e “pro-ricovero” sia relativa al tempo e all’esperienza. Se una ragazza “pro-ana” non muore per inedia, indubbiamente prima o poi aprirà gli occhi su quella che è la realtà e andrà incontro a un percorso di ricovero. E dov’è che la ragazze “pro-ana” possono andare nel momento in cui si rendono conto di ciò che (si) stanno facendo e lasciano i loro blog?
È dura intraprendere la strada del ricovero completamente da sole, questo fa sembrare il ricovero come un qualcosa di estremamente difficile e complesso, quasi impossibile. Persone con un DCA indubbiamente hanno bisogno di supporto. Ed è ciò che, nel mio piccolo, con questo blog, cerco di dare. C’è bisogno di qualcuno con cui poter comunicare, di qualcuno che capisca veramente cosa significa essere anoressiche perchè lo vive sulla propria pelle. Noi siamo SOLE. L’anoressia è un isolante, separa talmente tanto dal resto del mondo che si finisce per rimanere senza alcuna amicizia reale.
I blog “pro-ana” riempiono un vuoto nel cuore di molte ragazze sole, tristi e ferite che sono in lotta contro il proprio corpo.
Questo blog spera di riuscire a riempire anche solo una piccola parte del vuoto nel cuore di chi cerca di lottare contro l’anoressia, per riuscire insieme a lottare non più CONTRO il nostro corpo, ma PER il nostro corpo.
Okay, sono pronta a rigirare la frittata. Anziché vagliare unicamente le differenze, vediamo adesso anche quali sono gli aspetti che accomunano ed uniscono le ragazze “pro-ana” con le ragazze “pro-ricovero”. Un fifty-fifty: quel che ci rende uguali, e quel che ci diversifica; le due facce della medaglia.
Pro-ana: Hanno problemi con il loro corpo e attuano comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo per cercare di raggiungere una forma fisica che le permetta di stare a loro agio con loro stesse.
Pro-ricovero: Hanno problemi con il loro corpo e attuano comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo per cercare di raggiungere una forma fisica che le permetta di stare a loro agio con loro stesse.
Pro-ana: In fondo in fondo, hanno scarsissima autostima e pensano di non essere mai giuste abbastanza.
Pro-ricovero: In fondo in fondo, hanno scarsissima autostima e pensano di non essere mai giuste abbastanza.
Pro-ana: Cercano il supporto e la conversazione con persone i cui blog trattano di DCA.
Pro-ricovero: Cercano il supporto e la conversazione con persone i cui blog trattano di DCA.
Pro-ana: Usano suddetti blog per cercare di aiutarsi a vicenda a dimagrire raggiungendo così la “perfezione”.
Pro-ricovero: Sono già dimagrite abbastanza da sapere che questo non porterà mai la “perfezione” (tutt’al più, la morte) e usano I suddetti blog per cercare di aiutarsi a vicenda a percorrere la strada del ricovero.
Dunque. L’unica differenza principale tra l’essere “pro-ana” e l’essere “pro-ricovero” è una dichiarazione d’intenti (cattive/buone intenzioni nei confronti di se stesse e, secondariamente, delle altre) e il mettere in pratica questi intenti. Una ragazza “pro-ana” può andare sui blog per cercare d’imparare qualche trucco che le consenta di perdere un altro chilo. Una ragazza “pro-ricovero” sta cercando di disimparare detti trucchi. Sta cercando di limitare i danni.
Personalmente, mi reputo “pro-ricovero”; quindi uno degli obiettivi di questo blog è cercare di formare una comunità di persone che stanno lottando contro i DCA e cercando di darsi una mano a vicenda. Naturalmente, sono apertissima alla discussione, quindi è benvenuta anche chiunque la pensi diversamente da me: finché c’è rispetto, la discussione non può che essere costruttiva.
Penso, in fin dei conti, che la principale differenza tra ragazze “pro-ana” e “pro-ricovero” sia relativa al tempo e all’esperienza. Se una ragazza “pro-ana” non muore per inedia, indubbiamente prima o poi aprirà gli occhi su quella che è la realtà e andrà incontro a un percorso di ricovero. E dov’è che la ragazze “pro-ana” possono andare nel momento in cui si rendono conto di ciò che (si) stanno facendo e lasciano i loro blog?
È dura intraprendere la strada del ricovero completamente da sole, questo fa sembrare il ricovero come un qualcosa di estremamente difficile e complesso, quasi impossibile. Persone con un DCA indubbiamente hanno bisogno di supporto. Ed è ciò che, nel mio piccolo, con questo blog, cerco di dare. C’è bisogno di qualcuno con cui poter comunicare, di qualcuno che capisca veramente cosa significa essere anoressiche perchè lo vive sulla propria pelle. Noi siamo SOLE. L’anoressia è un isolante, separa talmente tanto dal resto del mondo che si finisce per rimanere senza alcuna amicizia reale.
I blog “pro-ana” riempiono un vuoto nel cuore di molte ragazze sole, tristi e ferite che sono in lotta contro il proprio corpo.
Questo blog spera di riuscire a riempire anche solo una piccola parte del vuoto nel cuore di chi cerca di lottare contro l’anoressia, per riuscire insieme a lottare non più CONTRO il nostro corpo, ma PER il nostro corpo.
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mercoledì 5 agosto 2009
Hold the flame
Giusto una cosuccia che ho scritto qualche settimana fa… ^__^
Per cercare ancora di combattere contro l’anoressia e ricominciare a vivere davvero.
HOLD THE FLAME
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions
To the sky;
Let your spirit
Flow and fly.
Bets are off,
The world is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Feel the rhythm
In the air,
Vibrate with
A power rare!
The sun is bright,
The world is true,
The wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions,
Word is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Feel the rhythm,
World is true,
Wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame.
Dance your best,
Sing out your name!
There’s only one you
In this place—
There’s only one
In time and space.
Fly and dance,
Sing and shout;
You have a voice—
The world is out!
[NON ESITARE
Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia tutte le tue domande/al cielo/Lascia che il tuo spirito/ondeggi e voli./Niente più scommesse/Il mondo è fuori - /hai una voce;/è tempo di gridare!/ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Senti il ritmo/che si spande nell’aere/e che vibra/con un forte potere!/Il sole splende/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia le tue domande/butta tutto fuori/hai una voce;/è tempo di gridare!/Senti il ritmo/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/C’è solo una te stessa/in questo posto - / sei una soltanto/nel tempo e nello spazio./Vola e danza/canta e grida;/hai una voce - /Il mondo è fuori.]
P.S.= Durante questo mese di Agosto avrò raramente modo di utilizzare il computer ed accedere ad Internet, quindi potrò postare e passare dai vostri blog molto meno spesso del solito… Ad ogni modo, sappiate che cercherò di scrivere e di leggervi e commentarvi ogni volta che mi sarà possibile. Inoltre non so se avrò mai modo di leggere l’e-mail, ma se vi va di scrivermi state pur tranquille che la prima cosa che farò a Settembre sarà rispondervi. Be patient in this month, please…
Per cercare ancora di combattere contro l’anoressia e ricominciare a vivere davvero.
HOLD THE FLAME
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions
To the sky;
Let your spirit
Flow and fly.
Bets are off,
The world is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Feel the rhythm
In the air,
Vibrate with
A power rare!
The sun is bright,
The world is true,
The wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions,
Word is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Feel the rhythm,
World is true,
Wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame.
Dance your best,
Sing out your name!
There’s only one you
In this place—
There’s only one
In time and space.
Fly and dance,
Sing and shout;
You have a voice—
The world is out!
[NON ESITARE
Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia tutte le tue domande/al cielo/Lascia che il tuo spirito/ondeggi e voli./Niente più scommesse/Il mondo è fuori - /hai una voce;/è tempo di gridare!/ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Senti il ritmo/che si spande nell’aere/e che vibra/con un forte potere!/Il sole splende/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia le tue domande/butta tutto fuori/hai una voce;/è tempo di gridare!/Senti il ritmo/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/C’è solo una te stessa/in questo posto - / sei una soltanto/nel tempo e nello spazio./Vola e danza/canta e grida;/hai una voce - /Il mondo è fuori.]
P.S.= Durante questo mese di Agosto avrò raramente modo di utilizzare il computer ed accedere ad Internet, quindi potrò postare e passare dai vostri blog molto meno spesso del solito… Ad ogni modo, sappiate che cercherò di scrivere e di leggervi e commentarvi ogni volta che mi sarà possibile. Inoltre non so se avrò mai modo di leggere l’e-mail, ma se vi va di scrivermi state pur tranquille che la prima cosa che farò a Settembre sarà rispondervi. Be patient in this month, please…
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