Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

mercoledì 30 dicembre 2009

La conquista più importante

Ormai siamo giunte alla fine dell’anno, e tirarne le somme credo sia inevitabile.
Spero che, nonostante tutte le difficoltà affrontate, il bilancio dell’anno appena trascorso sia per tutte voi tutto sommato positivo.

Io ho iniziato questo 2009 timorosa di non riuscire a portare avanti la mia battaglia contro l’anoressia per tutto l’anno, timorosa di potermi stancare, di potermi arrendere, di poter mollare… e adesso, nonostante tutto, mi guardo indietro e vedo che non mi sono fermata. Non avrò fatto chissà quanta strada, ma sicuramente ho fatto dei passi avanti, e questa credo sia a cosa più importante.

Provate a chiedervi: qual è la più importante conquista che avete fatto quest’anno nella lotta contro l’anoressia?

Personalmente, potrei rispondere a questa domanda dicendo: il silenzio. Una scoperta veramente catartica. Rimanere in silenzio per cercare di ascoltare la mia vera voce. Ho scoperto quanto il silenzio possa essere terapeutico. Ho cercato di guardare dentro me stessa con onestà, e di non lasciarmi fregare dalle false soluzioni – nient’altro che palliativi – offertemi dall’anoressia. Nel silenzio ho provato a cercare di comprendere cosa desiderassi veramente io per me stessa, per il resto della mia vita. E ho tentato di capire come potessi agire da quel momento in poi per realizzarlo. Non ci sono stati grandi cambiamenti, nessun fuoco d’artificio, però qualcosa ha iniziato a smuoversi. E’ un inizio.

Altra conquista che ho fatto in quest’anno: la gratitudine. Ho provato a mettere sul piatto della bilancia tutte le cose positive che ci sono state, anziché focalizzarmi, com’è più facile fare, su quelle negative. Così, piuttosto che pensare alle mie cicatrici, ho pensato alla gratitudine che ho provato nei confronti delle persone che mi sono state vicine senza temere quelle cicatrici. Anziché deprimermi per le invitabili ricadute e per quello che non sono riuscita a compiere, sono stata grata per i piccoli progressi che ho fatto. Sono stata grata persino alle esperienze negative, alle cadute, alle scivolate, perché mi hanno permesso di testare me stessa trovando la forza di rialzarmi ogni volta.

Quanto all’anoressia, ho fatto del mio meglio per cercare di essere grata anche a questo tipo di vissuto; sebbene ciò non significhi che non mi sia comunque sentita in colpa per quello che ho fatto.
“Perché ho dovuto affrontare questo?” – mi sono chiesta.
“Perché non avrei dovuto affrontarlo?” – ho tuttavia realizzato.
E la risposta è già tutta qui, nella domanda.

Tutte noi affrontiamo battaglie, quotidianamente. C’è chi combatte contro l’anoressia, chi contro la bulimia, chi contro il binge, chi contro l’autolesionismo, chi contro la depressione, chi contro la droga, chi contro le piccole difficoltà quotidiane. La cosa importante è riuscire a trarre qualcosa da ogni tipo di lotta, qualcosa che ci faccia ragionare, che ci permetta di continuare ad andare avanti a testa alta, che ci faccia crescere come persone. Perché anche nel mezzo della peggiore delle tempeste sappiamo che l’acqua prima o poi finirà, le nuvole si diraderanno, e il sole tornerà a brillare.
E siamo solo noi il vento che renderà possibile tutto questo.

Buoni propositi per l’anno nuovo? Nessuno, poiché stilare una lista fa solo venire ansia e fa sentire in colpa nel momento in cui non dovessimo riuscire ad attenervisi. L’unico buon proposito da fare è semplicemente continuare ad andare avanti. Con tutta la grinta che riusciamo a tirare fuori, tutte le armi che possiamo utilizzare, tutto il coraggio che saremo capaci di alimentare. Tutto il resto non conta.

Auguro a tutte voi quanta più serenità possibile nell’imminente 2010, e spero che non dobbiate combattere troppo per ottenerla!

domenica 27 dicembre 2009

Il plateau infinito

Generalmente, percorrere la strada del ricovero è come andare sulle montagne russe: un tragitto pieno di salite e discese, curve e giri della morte. Lo sappiamo. Lo capiamo. Lo sentiamo. Lo viviamo. C’è, tuttavia, una meno nota parte di ogni percorso di ricovero che io chiamo “il plateau”.

Il plateau è quello che mette veramente alla prova la nostra resistenza. Inevitabilmente, durante un percorso di ricovero, arriva un momento in cui tutto sembra avere un andamento costante – non va peggio ma non va neanche meglio – e questo continua per un bel po’ di tempo. Ciò ci fa sentire come se fossimo… in un punto di stallo.
E questo fa montare un incredibile nervoso.
Fa domandare se ci sia un posto dove possiamo avere una vista migliore, o se abbiamo già raggiunto la vetta.

Be, lasciate che ve lo dica, adesso: non l’abbiamo raggiunta. Arrivare al plateau è una buona cosa sotto un sacco di punti di vista, poiché raggiunto quel punto svanisce la costante preoccupazione di poter avere una ricaduta da un momento all’altro. Svanisce l’idea di poter tornare al punto di partenza come se tutti i progressi fatti sparissero come neve al sole. Non si è più unicamente focalizzate sul tenerci sulla giusta strada giorno dopo giorno. Abbiamo raggiunto un primo traguardo. Abbiamo fatto progressi. Stiamo andando bene.

Tuttavia…

Ogni giorno adesso sembra uguale a tutti gli altri. Stiamo OKAY, ma non stiamo BENE. Non ci sentiamo veramente libere. E la cosa peggiore in tutto questo è che più niente sembra poter cambiare. Per quanto possiamo affannarci, per quanto possiamo pensare a qualcosa da fare per smuovere la situazione, continuiamo a sentirci le stesse giorno dopo giorno. E s’inizia a chiederci: che senso ha? E’ QUESTO ciò per cui sto lavorando? E’ QUESTA la meta finale della strada del ricovero?

NO.

Nelle migliori storie, “tutti vissero felici e contenti”… perciò, se non siete felici e contente, questa non è ancora la fine.

La strada del ricovero non ha una meta. Non potrete mai dire di essere arrivate. È un percorso che dura tutta la vita. È così lunga che non potete vedente il termine a occhio nudo. Ma quando vi troverete a comparare, per esempio, il giorno 88 con il giorno 1749, vedrete che c’è una netta differenza. Capire cosa intendo dire? Le differenze non possono essere notate su base giornaliera, paragonando ieri e oggi, ma a lunga gittata vi accorgerete che le differenze ci sono. Ci sono eccome.

Il plateau non è eccezionale. Ma è stabile. E per fortuna. Credetemi. Non sarà la massima realizzazione, ma lasciate che ve lo dica: è un ottimo risultato rispetto all’essere immerse fino al collo nell’anoressia in ogni momento del giorno e della notte. E alla fine di quello che sembra essere un plateau infinito… quando l’avrete percorso tutto… troverete una discesa. E tutto quello che dovrete fare sarà saltare dentro la libertà che questa potrà darvi. Niente montagne da scalare. Niente buche da saltare. Solo una discesa. E sicuramente avrete modo di guardarvi intorno e di notare le meraviglie che la vita vi mette accanto ma che l’anoressia v’impediva di vedere.

Abbiate pazienza con voi stesse, e continuate a combattere. Il plateau è solo una parte della strada del ricovero. Non è già tutto finito… il meglio è quello che deve ancora venire!!

giovedì 24 dicembre 2009

Vigilia in positività

Dato che siamo in procinto di affrontare il Natale, un giorno difficile per tutte, oggi voglio semplicemente provar a darvi una frase positiva sulla quale riflettere. Magari, se ve la scrivete su un Post-It e la rileggete quando sentite che di fronte alla situazione natalizia state per cedere, può fungere da piccolo sostegno positivo per continuare a tener duro…

Quindi, la frase che oggi voglio condividere con voi è:

“NO ONE CAN GIVE YOU FREEDOM BUT YOU”

Perchè un DCA è un qualcosa che nasce da noi, e quindi siamo solo noi a decidere come e quando potercene liberare. L’anoressia ha molto significati, e sono quelli su cui bisogna scavare per scoprire la propria chiave personale per lavorare sul DCA.

A differenza di quello che la maggior parte della gente che non ha mai vissuto l’anoressia può pensare, un DCA non è semplicemente un ossessione per l’aspetto fisico e per la magrezza. Questa è solo l’infinitesima punta dell’ice-berg, ma dietro si nasconde un mondo. L’anoressia è ben oltre, ben altro che un problema di accettazione del proprio corpo: è un problema di accettazione della persona che siamo. Che siamo interiormente, non esteriormente.

Per questo è importante cercare di capire cos’è che non va in noi, cos’è che non ci piace di noi stesse, per poterci lavorare su. Non si può “guarire” dall’anoressia nel senso canonico del termine, ma si può “guarire” da noi stesse. Ed è una cosa che sono noi possiamo fare.
Perché più che il cibo, io credo sia la vita ciò di cui si ha fame.

Un piccolo disegno di buon Natale per tutte voi…
(click sull'immagine per ingrandire)

lunedì 21 dicembre 2009

Affrontare il Natale

Indubbiamente, sotto certi punti di vista, il Natale è un momento stressante per tutti. A maggior ragione può esserlo per chi ha un DCA, poiché il Natale ci mette di fronte ad una situazione indubbiamente ansiogena.

In questo post voglio perciò provare a suggerirvi qualche piccola strategia per riuscire ad affrontare il Natale senza essere vinte dall’anoressia. Come al solito, nessuna garanzia di funzionalità al 100%, semplicemente dei piccoli passi che si possono fare per provare ad aiutarci ad affrontare questa situazione difficile e stressate senza darla vinta al DCA.

È indubbiamente difficile doversi riunire con la propria famiglia al completo di fronte alla tavola da pranzo. Questa è indiscutibilmente un’ardua prova che ci si trova a dover affrontare nel momento in cui si deve mangiare di fronte ad altre persone, delle quali magari neanche tutte sanno del nostro DCA. Una situazione di questo tipo ci fa sentire esposte, fragili, osservate, colpevoli, ansiose, impaurite; e questo può farci venir voglia di piangere, di gridare, di alzarci da tavola e chiuderci nella nostra stanza, il che però finisce per peggiorare le cose e farci sentire ancora peggio a causa del senso di colpa per aver “rovinato” l’atmosfera familiare natalizia. Del resto, è estremamente difficile riuscire a tollerare la pressione delle persone che ci stanno accanto e ci osservano mangiare o commentano quello che mettiamo nel piatto.

Quindi, proviamo ad individuare quelle che sono le maggiori difficoltà e “situazioni di rischio” che caratterizzano il Natale:
- La necessità di dover mangiare insieme a tutta la famiglia
(In una situazione del genere, inevitabilmente ci saranno persone che commenteranno sul vostro aspetto fisico e su come e quanto mangiate. Questo finisce per essere incredibilmente stressante, e per condizionare il comportamento nei confronti del cibo e la percezione corporea.)
- Non essere felici e gioiose come gli altri si aspetterebbero fossimo
- Dover sottostare a quelli che sono i commenti altrui sull’aspetto fisico e sulle abitudini alimentari
- L’imbarazzo nei confronti di quello che gli altri dicono o di quello che, viceversa, non dicono, ma fanno percepire ugualmente
- La sensazione d’inadeguatezza nei confronti delle persone che ci circondato, la sensazione di essere fuori posto, e l’ansia che ne consegue

Che cos’è che possiamo fare per aiutarci?
Possiamo provare ad elaborare qualche strategia che può essere utile ad affrontare il Natale. Ovviamente siamo tutte persone diverse, quindi quello che può essere utile per una può non essere funzionale per un’altra, per questo motivo vi consiglio di fare più tentativi al fine di trovare quello che può esservi più congeniale.
- Può aiutare informare le persone con cui dovrete passare il Natale a proposito del DCA: provate a dir loro come vi fanno sentire determinati commenti sull’aspetto fisico, e quanto possono essere disfunzionali le loro osservazioni su quanto/cosa mangiate
- Provate a spiegare alle persone con cui dovrete passare il Natale, in cosa consiste veramente un DCA, dato che per lo più le persone che non l’hanno vissuto in prima persona ne hanno un’idea distorta, magari basata su quello che hanno sporadicamente sentito dire in TV, e questo non aiuta
- Provate a concentrarvi sul fatto che le opinioni altrui sono meno importanti di quello che pensate voi di voi stesse: se non assecondate il DCA e cercate di mangiare con regolarità anche a Natale, voi sapete di aver fatto la cosa giusta, quindi non curatevi dei commenti altrui
- Se siete a tavola e la conversazione comincia a diventare per voi ansiogena, provate a dirottarla subito verso altri argomenti
- Scrivetevi qualche frase positiva su dei Post-It, e metteteveli in tasca. Qualora la situazione dovesse farsi particolarmente difficile, provate a leggerli e a ripetervi la frase che c’è scritta sopra finché non l’avrete fatta vostra

Inoltre, voglio provare a darvi qualche piccolo suggerimento a proposito del pranzo e della cena di Natale.

Cosa fare prima del pasto?
Preparatevi la vostra porzione. Secondo quanto prescritto dal vostro “regime alimentare” se siete seguite da una dietista, oppure cercando di fare un pasto equilibrato che vi consenta di acquisire tutti I nutrienti necessari. Decidere quanto e cosa mangiare in anticipo può togliervi l’ansia del dovervi prendere la porzione sul momento, limitando quindi questo tipo di stress. Potrebbe essere ancora più semplice se le portate non vengono servite direttamente a tavola ma dal piano cottura, così voi potrete prendere la vostra dose prestabilita senza che nessuno possa commentare mentre la prelevate.

Cosa fare durante il pasto?
Durante il pasto può essere utile parlare di argomenti di vita comune che non hanno niente a che fare col cibo o col corpo: questo può avere il duplice vantaggio di non farvi concentrare su quello che avete nel piatto, facendovelo mangiare con più tranquillità, e di non far cadere la conversazione su argomenti per voi ansiogeni.

Cosa fare dopo il pasto?
Inevitabilmente, anche se si segue un “regime alimentare” redatto da una dietista, mangiare insieme a tutta la famiglia riunita per il Natale finisce comunque per essere stressante e per dare la sensazione di aver comunque mangiato in maniera “sbagliata”. Perciò, nel momento in cui vi alzate da tavola, provate a mettere per iscritto quali sono i vostri sentimenti, sfogandoli senza tenerveli dentro, dove vengono ingigantiti fino a farvi sentire ancora peggio. Fate qualsiasi cosa che possa distrarvi: ascoltate la musica, guardate un DVD, uscite a fare una passeggiata, telefonate ad un’amica, guardate qualche video buffo e divertente su YouTube, andate a fare un giro in auto, etc…

E anche se le cose non vanno come avreste voluto, non siate troppo severe con voi stesse: il cedimento di un giorno non è assolutamente sinonimo di un fallimento perenne. Consideratelo come un “errore di percorso”, e continuate comunque ad andare avanti senza avercela con voi stesse per quel che è successo. Se è vero che a Natale siamo tutti più buoni, allora proviamo ad esserlo anche con noi stesse…

venerdì 18 dicembre 2009

Domanda #10: Le armi del ricovero

La 10^ domanda è quella di una ragazza che preferisce rimanere anonima e che scrive:

“Io non posso (per delle buone ragioni) rivelare ai miei genitori che ho un DCA. Per questo motivo, anche se credo ne avrei bisogno, non posso richiedere un ricovero in un centro specializzato, o loro lo verrebbero a sapere. Quali armi pensi potrei utilizzare, data questa mia situazione, che mi potrebbero aiutare nel dover operare da sola il ricovero?”

Bene, non mi metterò a discutere con te riguardo quelle che tu dici essere delle “buone ragioni” per non rivelare ai tuoi genitori il tuo DCA, ma c’è una cosa che comunque voglio dirti: non sottovalutare i tuoi genitori. Con un DCA, hai bisogno di tutto l’aiuto possibile, soprattutto se non sei ancora un’adulta (accidenti, anche quando SEI un’adulta!) e se c’è anche una sola, minima, unica possibilità che loro possano essere supportivi, è una possibilità da cogliere al volo. Detto questo, non ti voglio assolutamente spingere a parlarne per forza con i tuoi dato che ovviamente non conosco la tua situazione familiare. Personalmente, penso che mi darebbe estremamente fastidio se qualcuno cercasse di darmi consigli senza conoscere i dettagli, quindi a questo proposito mi fermo qui ma, per favore, ricordati di questo: sarà sempre molto difficile utilizzare le armi del ricovero disponibili se devi tenere segreto il tuo DCA. Perché il più grande ostacolo alla strada del ricovero è proprio la segretezza. Il cuore dei DCA è il silenzio. Romperlo è veramente importante.

Dunque, quali sono le armi del ricovero da poter utilizzare nella tua situazione?

- Voglio essere sincera qui – l’arma principale è il supporto. Se non puoi in nessun modo parlare ai tuoi genitori del DCA, per favore trova qualcun altro con cui parlarne:
Uno psicoterapeuta, un’amica o un amico di cui ti fidi, un insegnante, un allenatore, un collega di lavoro, una qualsiasi persona che pensi possa esserti di supporto e d’aiuto. Qualcuno. Cercalo, raccontagli la tua storia, appoggiati a lui/lei affinché possa supportarti. Non è mai facile fare qualcosa da sole, e la strada del ricovero sarà decisamente più semplice se riesci a crearti una “rete di supporto” con altre persone.

Nota a margine: Per chiunque stia cercando una psicoterapia ma pensa che rivolgersi ad uno psicologo/psichiatra sia troppo costoso, sappiate che le USL sono una grande risorsa. Non storcete il naso prima di fare un tentativo. Gli psicoterapeuti della USL lavorano gratuitamente anche per una psicoterapia di lunga durata, per cui non avrete preoccupazioni da un punto di vista economico. Inoltre, la vostra privacy sarà totalmente tutelata. Non c’è niente che possa fermarvi dall’usare questa risorsa, no?!...

- ANAD. Qui si possono trovare gruppi di supporto on-line per persone con DCA, guidati da moderatori esperti nel campo dei disordini alimentari, e affiliati all’ANAD che sono detti “resource people”. Ciò significa che loro possono fornirti contatti ed informazioni a proposito dell’ANAD, dandoti nomi, numeri di telefono ed indirizzi e-mail di persone con cui poter parlare del DCA per farti dare una mano. Il tutto è in Inglese, ma se te la cavi con questa lingua provare a dare un’occhiata non guasta…

- Trova una via d’uscita, un’attività alternativa da opporre ai pensieri ossessivi che l’anoressia mette in testa. Scrivi. Disegna. Leggi. Fai fotografie. Ascolta musica. Guarda un DVD. Fai un giro in auto. Crea un blog. Telefona ad un’amica. Fai qualcosa che ti faccia sentire bene. Un po’ come ho suggerito QUI. Questo ti aiuterà a non scaricare rabbia, ansia e frustrazione sul tuo corpo, e ti aiuterà a capire come puoi prenderti cura di te stessa.

- Trova un gruppo di supporto. Prima ho citato l’ANAD, ma ce ne sono tanti simili nel web. Non implicano nessun tipo di ricovero o di psicoterapia, ma possono servire semplicemente come valvola di sfogo, il che è pure importante. Hanno anche un bonus: sono gratuiti, e non è obbligatorio rivelare la propria identità.

- Unisciti a un forum di lotta contro i DCA. Sono fermamente convinta che l’unione faccia la forza, quindi non c’è niente di meglio che il supporto reciproco tra persone che stanno combattendo contro lo stesso problema. Uno di questi, per esempio, è il Joy Project. Qui puoi trovare supporto, incoraggiamento per lottare, e fare progressi rimanendo comodamente a casa tua.

- Su YouTube ci sono molti video (oltre ai miei) che promuovono la lotta contro l’anoressia: guardarli giornalmente potrà servire a rafforzare la tua determinazione.

- Inoltre, se hai un po’ di tempo per dare un’occhiata a questo blog, potrai trovare diversi post che ho scritto in cui do suggerimenti sulle armi da usare nel ricovero. Per esempio, puoi dare un’occhiata QUI, QUI o QUI.

Tieni conto però dell’importantissimo fatto che NIENTE di tutto questo è sostitutivo né efficace al pari di medici specializzati nel trattamento di DCA, che ti consiglio comunque di consultare, se hai modo di farlo, perché sono veramente gli unici che possono dirti quali sono le cose giuste da fare nel tuo caso specifico.

Ad ogni modo, ti faccio un enorme in bocca al lupo. Percorrere la strada del ricovero è tremendamente difficile, ma ce la puoi fare. Te lo assicuro.

martedì 15 dicembre 2009

Calendario 2010

Consideratelo un po’ come se fosse un regalo di Natale che arriva con una decina di giorni d’anticipo. Consideratelo un po’ come se fosse un regalo di Natale che viene da noi stesse e che facciamo a noi stesse. Consideratelo un po’ come se fosse un piccolo augurio che ci aiuta a prenderci per mano – pur con tutti i chilometri che ci dividono fisicamente – e a starci vicine.

Questo viene da noi, questo è per noi, per voi, per tutti. La sottoscritta e altre 19 meravigliose Calendar Girls sono felici di presentarvi il nostro calendario del 2010.

E sappiate che anche se qui non ci sono le foto di tutte quante, è come se ci fossero. Perché quando si combatte insieme l’importante è rimanere unite in ogni qualsiasi modo.

Be strong, be a warrior, be a Calendar Girl, be yourself. As you’re YOUnique.

Qui sotto il link per scaricare il nostro calendario in formato .pdf.

CALENDARIO 2010

Chiunque voglia dare una mano nella diffusione è la benvenuta…

Qua vi metto le anteprime delle immagini che compongono i vari mesi del calendario, giusto per avere un insight… Click sopra ciascuna di esse per ingrandirla.

Questa è la bozza della copertina...

E queste le pics dei mesi...













Spero che il calendario vi piaccia e vi possa accompagnare con la sua carica di positività per tutto il 2010.

P.S.= Special thanks to Duccia & Annarita…

sabato 12 dicembre 2009

Fuori il vecchio, dentro il nuovo

Sbarazzatevi di ciò che vi tira indietro, dentro all’anoressia!

Che cosa avete superato (non in senso fisico, ovviamente...)? Pensateci. È assolutamente ovvio e normale SENTIRE LA MANCANZA di quello che si è superato, ma questo non cambia il fatto che l’abbiamo superato. Da qualche parte dentro di noi, sentiremo per sempre la mancanza dell’anoressia, per tutto quello che ci faceva provare. Ma questo non cambia il fatto che adesso stiamo lottando.

E allora, provando a vedere la cosa dalla parte opposta, di che cosa NON sentite la mancanza? Usate la risposta a questa domanda come un spinta verso una direzione positiva, come una spinta sulla strada del ricovero. Certo noi tutte ricordiamo giorni, mesi, e anche anni che non potremo mai cancellare dalla nostra mente. Magari a volte vi è persino capitato di desiderare di lavare via i ricordi di certi momenti vissuti in pieno DCA. Il punto è che NON è dimenticando queste cose che diventeremo persone più forti. Perciò, anche se certi ricordi fanno male, non cancellateli. Viceversa, provate a ricordare. E chiedetevi: “perché non sento la mancanza di quella cosa, di quel ricordo?”. E usate la risposta come arma per continuare ad andare avanti.

Per che cosa non siete ancora abbastanza pronte? Siate sempre oneste con voi stesse. È la cosa più importante. È assolutamente normale rendersi conto che ci sono certe cose per cui non siamo ancora pronte. Non si può essere pronte ad ogni cosa tutto insieme. È umanamente impossibile. Può essere comunque un risultato tangibile, anche se non siamo abbastanza pronte – perché abbiamo detto a noi stesse: Non sono pronta a questo PER IL MOMENTO.

Infine, quando a queste domande avrete risposto, ri-risposto, ed ancora risposto, fatevi la domanda più importante: Che cosa desiderate dalla vostra vita in futuro?
Che cosa state aspettando?
Domande a cui voi e solo voi potete e dovete rispondere.

mercoledì 9 dicembre 2009

Fare una scelta

Nel momento in cui si sceglie di percorrere la strada del ricovero, bisogna essere determinate a farlo, e metterci tutta la nostra volontà e la nostra ferma decisione. La strada del ricovero è un qualcosa in cui bisogna cercare di saltare a piè pari. So perfettamente che è tutt’altro che facile, poiché molto spesso si rimane indecise, incerte sul da farsi, “in the middle waiting”, come dice la canzone. Ci si rende conto che una vita in balia dell’anoressia in realtà non è vita, si capisce che le bugie dell’anoressia sono tali e non ci porteranno mai quanto promettevano, si realizza che non vogliamo che quella sia la nostra vita. Eppure ancora si esita, perché si ha paura di lasciare la strada vecchia per la nuova: i comportamenti dell’anoressia sono diventati una tale routine che, per quanto devastanti, rappresentano comunque una sicurezza che si teme di lasciare per affidarci all’ignoto. Eppure, quando ci si sente sul ciglio del fosso – non si vuole rimanere in balia dell’anoressia ma non si vuole neanche scegliere la strada del ricovero – la cosa migliore da fare è saltare. Fare una scelta.

Nella vita ci sono cose che non si possono scegliere e cose che si possono scegliere. Tra queste ultime, ci sono scelte che sono implicite, intuitive, che facciamo senza neanche rendercene conto: è una scelta non accettare il proprio corpo. È una scelta accettare che quello che noi pensiamo di noi stesse in negativo sia un dato di fatto inappellabile. È una scelta decidere che ogni comportamento distruttivo nei confronti di noi stesse è anche un’opzione.

Perciò, ragazze: scegliamo di combattere per accettare il nostro corpo.
Scegliamo di combattere i pensieri negativi che ci vengono su noi stesse – scegliamo di credere che non esistono dati di fatto inappellabili poiché la realtà si costruisce su basi soggettive.
Scegliamo di decidere che ogni comportamento distruttivo nei confronti di noi stesse non è MAI un’opzione.

Certo, chiedere aiuto è importante – e non è mai facile, neanche nel migliore dei casi. Ma, nel momento in cui ci legittimiamo a farlo, dobbiamo sempre tenere a mente che l’aiuto che ci deve venire dall’esterno non è quello che ci permette semplicemente di arrestare un comportamento, un atto meccanico come la restrizione alimentare, bensì la capacità di vedere questi comportamenti come un’opzione. Sostituire un comportamento distruttivo con un altro tipo di comportamento altrettanto distruttivo non è un’opzione. E non aiuta. Perché a quel punto non stiamo veramente cambiando – stiamo mollando.

Penso che, nei momenti in cui i comportamenti tipici del DCA spingono per fare capolino, sia molto importante fare esattamente il contrario di quello che la voce dell’anoressia ci suggerisce. Per esempio, se l’anoressia vi dice che il vostro peso non va bene, il primo impulso sarà quello di restringere oppure di fare attività fisica compulsiva. Ecco che, in momenti come questo, bisogna scegliere qualcosa di radicalmente differente: qualcosa che ci faccia stare bene con noi stesse. Scegliere di non percorrere più la strada distruttiva e a fondo cieco dell’anoressia, ma incamminarsi su un’altra via. La prima volta sarà difficilissimo, ovviamente… ma, a poco a poco, vi accorgerete che diventerà sempre meno duro. E vi accorgerete di stare meglio.

Lo so, è difficile venire a patti col proprio corpo. Ma nel momento in cui – magari grazie all’aiuto di una dietista/nutrizionista – ci stiamo alimentando in maniera adeguata senza farci del male, possiamo lavorare su noi stesse dicendoci: “Voglio che il mio corpo sia sano e che lavori nella maniera corretta, quale che sia il peso che mi permetterà di avere questo”. “Voglio avere sufficiente energia per muovermi e pensare, a prescindere da quante calorie questo comporterà di mangiare”.
Fate una scelta diversa da quella che vi suggerisce il DCA: così vi accorgerete che è possibile accettare il nostro corpo per quello che è, e trattarlo adeguatamente.
Cercate e continuate ad avere cura di voi stesse, perché siete tutto ciò che avete. Questo richiede un cambiamento radicale… ma TUTTE ce la possiamo fare.

domenica 6 dicembre 2009

Domanda #9: Guardare al passato e al futuro

La 9^ domanda cui rispondo, una domanda che in effetti si compone di più sotto-domande, è quella di Aileen. Che mi chiede:

“Come ci sente, quando si tocca il fondo? Fa male, molto male, ma… quanto? Perchè ti sei spinta in quella strada tempo fa? Com'era il tuo rapporto con te stessa in quel periodo? E ora, hai rimpianti?”

Okay, molte delle risposte a queste domande le puoi trovare nel post in cui racconto la mia storia.

Dacci un’occhiata, perché credo che qui potrai trovare la risposta ad alcuni dei tuoi dubbi: perché mi sono spinta nella strada dell’anoressia e com’era il mio rapporto con me stessa in quel periodo… nel post in cui racconto la mia storia ne parlo ampiamente, quindi t’invito a leggerlo.

Passo dunque alle altre domande.
Come ci si sente quando si tocca il fondo, e quanto fa male?
Ora, per rispondere a queste domande, occorre fare un distinguo: la visione istantanea, e la visione a posteriori. Che sono due cose molto differenti, perché sul momento quando tocchi il fondo non ti accorgi che sta succedendo, ma lo concretizzi solo dopo. Quando tocchi il fondo sei talmente presa dal delirio di onnipotenza dell’anoressia (che poi, in realtà, non è altro che un delirio d’impotenza) che non te ne rendi conto. Non te ne rendi conto perché lì per lì non fa male, anzi. La cosa più dolorosa è la risalita. Il momento in cui capisci. Inevitabile. Il momento in cui capisci quello che hai fatto veramente, e ti accingi a raccogliere i pezzi per cercare di rimetterli insieme. Quando ho toccato il fondo non me ne sono neanche accorta, troppo presa dall’ossessione, fidandomi ciecamente delle bugie che l’anoressia mi raccontava e che mi faceva pensare: gli altri non capiscono, sono tutti allarmisti, stupidi, bugiardi, inutili. Mi ripetevano sempre le solite frasi: “su, forza, mangia! ma non lo vedi quanto sei dimagrita? guarda in che stato che sei! cosa ti costa mangiare un po’ di più?”. Ma costa, lo so. Costa più di quanto gli altri riusciranno mai ad immaginare. Per questo tali frasi fanno solo arrabbiare. Fanno venire voglia di gridare di smetterla di rompere. Ma non è stato quello il periodo peggiore, non è stata la caduta, il toccare il fondo. L’incubo è arrivato dopo, quando ho iniziato a percorrere la strada del ricovero. Lo so che si fa fatica a capire. Tutti pensano che d’anoressia o si muore o si guarisce. Ma io so che si può anche viverne. Perché io ne vivo. Combatto, ma ne vivo. La cosa più terribile, del resto, non è toccare il fondo. L’inferno vero è risalire, risalire col timore e la speranza al contempo di poter perdere nuovamente la presa. Risalire senza sapere se il panorama che si osserverà in vetta è veramente quello che cercavamo di vedere.

In quanto all’ultima domanda, ai rimpianti.
No, non ne ho. Nessuno, in nessun senso. Non rimpiango niente, nessuna delle scelte, nessuno degli avvenimenti che hanno segnato la mia vita dai 14 anni in poi. Perché c’è sempre un motivo per tutte le cose, anche per quelle più sbagliate. Certo, non vado orgogliosa di quel che ho fatto, ovviamente, e se mi fosse data la macchina del tempo forse proverei a fare scelte differenti. Ma dato che questa possibilità è preclusa e che posso vivere solo per questa realtà, non rimpiango che sia andata così. Perché tutto quello che ho vissuto e passato mi ha resa la persona che sono adesso. Mi ha reso possibile pensare quel che penso adesso, e fare quel che faccio adesso. E questo gli dà un senso. Sì, l’anoressia è stato il mio sbaglio più grande. Ma se è uno sbaglio che, alla fine, mi ha portato a questo blog e a quella che è la mia vita oggi, allora non ho rimpianti: è uno sbaglio che rifarei.

Perché è proprio grazie a questo – e grazie al fatto di non rimpiangere niente – che adesso sto lentamente imparando a non sprecare la mia vita, ma a viverla. Viverla davvero. Non attaccata a una vuota ossessione, non credula, persa nelle bugie dell’anoressia, a costruirmi una realtà che non mi apparteneva semplicemente perché non esisteva, non in balia di quello che credevo di controllare ma che in realtà mi controllava in misura spietata.

Perché è tutto quello che ho passato che mi ha insegnato che la realtà non è quella che si può vedere attraverso gli occhi deformanti dello specchio della mente, ma guardando avanti, sempre.
E’ per questo che senza alcun rimpianto posso dire grazie a quello che mi ha quasi distrutta, permettendomi così di fortificarmi. Grazie, anoressia.

Se avete qualche altra domanda per me, postatela QUI. Un alla volta, risponderò a tutte!

giovedì 3 dicembre 2009

Recovery Way

Io sto andando a "Recovery"; la strada è estremamente lunga e decisamente pessima, ma pare che sia un gran bel posto quando ci arrivi...

Chi viene con me??



(click sull'immagine per ingrandire)

lunedì 30 novembre 2009

Domanda #8: Rivelare l'anoressia

La 8^ domanda è quella che mi rivolge Stella:

“Quand’è il momento giusto per rivelare agli altri che si è anoressiche? Non voglio che i miei amici pensino che sono una bugiarda o che non mi fido di loro – perché oggettivamente l’anoressia costituisce una grossa fetta della mia vita e del mio passato, e non parlargliene affatto diventa sempre più difficile – però non voglio neanche spaventarli o farli fuggire…”

In uno dei miei post precedenti una volta ho parlato di “Intuitive Eating”… bene, in questo caso prova l’ “Intuitive Speaking”!
Seriamente.

Sono completamente dell’idea che sei tu stessa a dover sentire quand’è il momento giusto, senza stressarti fissandoti su come e quando dirglielo. Quando stai parlando con i tuoi amici e viene fuori qualcosa che ti fa sentire voglia di aprirti, te ne renderai conto. Puoi anche non parlarne ma un giorno, quando sarai con loro, semplicemente sentirai che è arrivato il momento giusto per farlo.

Forse temi che il momento giusto possa non arrivare mai. Se la tua mente non ti sta chiedendo di parlarne, allora spengila – vai avanti con la tua intuizione – e aspetta tanto a lungo quanto lo senti necessario. Se l’amicizia che vi lega è un’amicizia forte e sincera, se ti fidi davvero di loro, ma ugualmente ti sembra che il momento giusto non arrivi mai, prova ad analizzare i tuoi sentimenti e le tue paure, e a chiederti qual è il vero motivo che ti frena.

Le preoccupazioni, ovviamente, sono inevitabili: è inevitabile chiedersi se qualcuno non penserà che sei matta. E questo semplicemente perché parlare a qualcuno dell’anoressia è una cosa troppo profonda e personale per prenderla alla leggera. Ma se sei recettiva verso gli amici che ti circondano, saprai quale sarà il momento giusto per parlarne… e saprai anche che cosa dire… e se loro non lo accetteranno come parte di te, o penseranno che sei matta, significa semplicemente che quegli amici non sono poi così tanto “amici”. Lo so che è difficile accettarlo, ma è la verità. Se parlerai dell’anoressia, forse alcune persone se ne andranno. Ma quelli che resteranno al tuo fianco saranno i tuoi VERI amici, pronti a comprenderti e a supportarti in ogni momento.

Il miglior consiglio che mi sento di darti è di non pensare all’anoressia come a un qualcosa di cui devi vergognarti. E’ parte della tua vita e del tuo passato, ed è ovvio che dovrai lottarci per tutta la vita. È come se qualcuno a cui tieni ti parlasse della sua infanzia e ti dicesse che, per esempio, è stato/a vittima di atti di bullismo, e come la sua vita è cambiata da quel momento in poi. È esattamente la stessa cosa, anche se su un oggetto differente, sai?! Ciascuno ha qualcosa nella sua vita che teme di condividere con gli altri. Ciascuno ha i propri segreti.

Adesso voglio andare un attimo fuori tema rispetto alla domanda che mi ha rivolto Stella. Penso che molte di voi, ragazze, possano riconoscersi in quello che sto per scrivere, che è comunque strettamente interconnesso alla domanda di questo post.

Un’altra cosa importante del rivelare l’anoressia alle persone che ci vogliono bene, è che questo può cambiare la qualità della relazione: nessuna è perfetta e quasi sicuramente tutte andremo incontro a delle ricadute, prima o poi. Ecco, nei momenti più difficili può essere davvero d’aiuto avere qualcuno vicino che sa come stanno le cose e che è pronto a dare una mano, soprattutto se è una persona cui si vuol bene e che ci vuol bene.

Certo, rivelare al mondo l’anoressia non aiuterà magicamente a progredire sulla strada del ricovero, anche perché molto spesso la gente ha idee preconcette e negative sui DCA, per cui parlarne su larga scala può rivelarsi controproducente. Tuttavia, la cosa più importante è essere oneste con noi stesse, o non arriveremo da nessuna parte. E, talvolta, l’essere oneste con noi stesse comprende l’essere più aperte ed oneste nei confronti delle persone più care della nostra vita. Ovviamente, decidere di combattere contro l’anoressia giorno dopo giorno dipende SOLO da NOI. Tutti gli altri non sono che un supporto… o un’istigazione. Se si segue una terapia, lo psicoterapeuta è in qualche modo “coinvolto” nel nostro processo di ricovero, ma non è costituente del processo stesso, che è quello che si realizza dentro di noi; lo psicoterapeuta è semplicemente un figura che ci aiuta e ci offre le sue competenze al riguardo. Allo stesso modo, un/un’ amico/a è “coinvolto/a” nel nostro processo di ricovero, ma non è costituente del processo stesso, che è quello che si realizza dentro di noi; un/un’ amico/a è semplicemente una figura che ci ascolta, ci supporta e ci sta vicino.

Il cuore dell’anoressia e dei DCA in generale è il silenzio – per quelli che sono i pregiudizi della maggior parte della gente nei confronti dei DCA e perché riuscire a non parlarne con nessuno ci fa sentire che abbiamo il “controllo”. Forse, perciò, parlarne con una persona cara può essere un ottimo modo per cominciare a spezzare il circolo vizioso.

Tornando a bomba…
Un’altra domanda che balza in mente quando si decide di rivelare l’anoressia è: con che mezzo farlo? Bisogna proprio dirlo a voce? Faccia-a-faccia? Perchè non scriverlo? Tramite lettera? Tramite e-mail? Facendosi aiutare da qualcun altro che già sa?

Ecco, io penso che occorra farlo nel modo che ci è più congeniale e meno ansiogeno. Bisogna cercare di non farsi prendere dall’agitazione. Ma, ogni tanto, c’è anche bisogno di chiudere gli occhi e saltare. Tuffarsi. Mostrarci veramente per quelle che siamo. I veri amici ci amano a prescindere dal nostro vissuto, e ci vogliono reali, non maschere. E ricordate sempre: mai fasciarsi la testa prima d’averla battuta! Le paranoie che ci facciamo sono sempre molto peggiori dei successivi fatti reali. Quante volte è capitato di immaginare l’epilogo di una situazione e di stressarci, innervosirci e spaventarci… ma poi, quando la cosa è effettivamente successa, si realizza che non era poi così terribile come l’avevamo immaginata?! Sono solo le nostre proiezioni mentali che ci fanno paura. Quello che segue, è il sollievo.

Io sto combattendo contro l’anoressia, sto percorrendo la mia strada del ricovero, e secondo me questo è un viaggio estremamente personale… non ci sono 2 viaggi che siano uguali. Perciò, anche nel momento in cui si decide di rivelare l’anoressia, non c’è una soluzione univoca: la modalità giusta per una persona può non esserlo per un’altra. Ognuna di noi ha passato esperienze diverse ed ha un differente background… e la parola “ricovero” ha un significato differente per ciascuna di noi. Io posso dare dei consigli, ma poi sta a ciascuna di voi decidere quando, come e a chi rivelare l’anoressia.

Non c’è un “momento giusto” in assoluto. O meglio, il “momento giusto” c’è, ma è diverso per ciascuna di noi. Ed è un momento che va semplicemente sentito. Siate sicure di voi stesse. Dite solo quello che vi sentite di dire. E se la persona a cui l’avete detto non ha una reazione corretta, non vi scoraggiate: semplicemente, non ne valeva la pena. Non era abbastanza per voi. Non era pronto/a a voi. Noi possiamo conoscere solo quanto concerne noi stesse. Non possiamo indovinare cosa gli altri diranno, faranno o penseranno. Dobbiamo seguire la nostra intuizione, respirare profondamente, e avere la speranza che le cose vadano come devono andare.
Dentro di voi, sapete già cosa c’è da fare. Seguite il vostro istinto e la vostra intuizione.

venerdì 27 novembre 2009

Calendar Girls: bring up to date

Dato che Dicembre è ormai alle porte, anche il nostro calendario è in decisa lavorazione per essere pronto quanto prima. Per il momento, un piccolo preview per tutte voi… Spero di aver rispettato tutte le consegne dei mesi per quelle che avevano fatto richiesta, e spero che a quelle che non avevano specificato piaccia in mese in cui sono state inserite. Ringrazio ancora una volta infinitamente tutte le personcine meravigliose che hanno deciso di prendere parte a questo progetto, nonché tutte coloro che, pur non essendone direttamente parte, hanno dato il loro sostegno e il loro appoggio… GRAZIE, RAGAZZE!!

Approfitto dell’argomento di questo post per fare un piccolo sondaggio: stavo pensando a come realizzare la copertina del nostro calendario, e mi piacerebbe avere la vostra opinione in merito.
Io ho avuto 3 idee in proposito:

1 – Versione Semplice: Sfondo bianco, scritta “Calendario 2010” + una frase positiva che possa rappresentarci un po’ tutte quante (anche se non ho ancora pensato a quale potrebbe essere).
2 – Versione Positive Mode: Stralci di immagini positive intervallate a pensieri positivi, e la scritta “Calendario 2010” in sovrimpressione.
3 – Versione Anteprima: Quadrettini allineati su 5 righe e 4 colonne con le nostre foto in formato mini, e la scritta “Calendario 2010” in sovrimpressione. Magari ci possiamo mettere la frase positiva pure qui.
4 – Versione Manga: Quadrettini allineati su 5 righe e 4 colonne in cui io rappresenterò ciascuna di noi in stile manga (bè, per lo meno ci proverò), e la scritta “Calendario 2010” in sovrimpressione. Anche qui magari ci mettiamo la frase positiva.

Mi farebbe davvero piacere se vi andasse di dirmi quale delle 4 preferireste... So che comunque nessuna delle 4 è un’idea eccezionale, quindi se avete qualche altra cosa da propormi fatelo senza esitazione: tutte le idee sono le benvenute!

Dato che questo è il NOSTRO calendario, mi piacerebbe che per lo meno la copertina decidessimo tutte insieme come farla, quindi fatemi sapere – lasciandomi un commento o tramite e-mail – quale idea preferite: come in ogni “Paese democratico”, verrà realizzata quella che riceverà più voti. Quindi… aspetto numerose le vostre opinioni!

Grazie ancora a tutte!!! (Veggie s’inchina davanti a voi stupendissime ragazze…)

P.S.= Special thanks to Duccia!

martedì 24 novembre 2009

A voi la parola / 13

Il testimone di Novembre con “A voi la parola” passa ad Enigma (che potete trovare anche nel suo blog, all'URL http://tuttoeniente-enigma.blogspot.com). Una che è entrata nella spirale dei DCA, che ha creduto nelle illusioni e nelle bugie dell’anoressia, che ha vissuto la sua effimera felicità… una che ha iniziato a soffrire, che ha iniziato a sentirsi vuota… una che, adesso, ha iniziato a combattere. E che non ha nessuna intenzione di mollare! La sua storia, le sue difficoltà, ma anche il suo coraggio e la sua speranza condensate in parole.
Queste qua.

Arrivo all'ospedale giusto due minutini prima... la puntualità non è mai stata il mio forte^^' e trovare parcheggio subito è praticamente impossibile.
Eccomi davanti allo studio ma...c'è un foglio appeso alla porta. Merda, il reparto di dietologia e compagnia bella si è trasferito in un altro blocco. OOOOOk! Alla ricerca dello studio perduto... solo io posso perdermi in un ospedale ;)
Dopo qualche minuto eccomi qui nella sala d'aspetto, vicino a me c'è una signora magrolina... ad un certo punto mi accorgo che mi sta fissando (..?..)... Chissà cosa sta pensando...
Davanti a me un'altra ragazza... inizio ad "analizzare" anche lei... cerco il suo sguardo, ma è perso nel nulla, sembra così triste...
Siamo tutte lì, vorrei dire qualcosa alla signora vicina e abbracciare la ragazza davanti a me che sembra così sola... ma ovviamente non faccio nulla... aspetto...
Finalmente è arrivato il mio turno.
Entro con una specie di sorriso da ebete... della serie: guarda guarda, non vedi che sono ingrassata? Ma a quanto pare non è così evidente come credo... non dice nulla!
Anzi, inizia a farmi la "predica" O.o (ormai è diventato routine)
"Ho sentito C. la dietologa, mi ha detto che ha aspettato la tua telefonata, ma tu non hai mai telefonato"
...
...
Silenzio
...
...
"Noi ti prendiamo per mano, possiamo farti vedere tutte le meraviglie del mondo... ma se non le afferri come possiamo aiutarti?"
...
...
Ok, adesso mi sento una cretina.
Continuo a sorridere, stavolta per l'imbarazzo.
FABER EST SUAE QUISQUAE FORTUNAE
L'uomo è artefice del proprio destino!Sei Tu che decidi il tuo destino...
Sei TU che devi decidere, Tu puoi scegliere la vita o la morte!
TU sei la componente più importante dell'equipe."
...
...
Eccola lì... la bilancia!!!
Inizia ad assalirmi una pseudo-agitazione.
Salgo e... 1 kilo e qualche grammo in più dall'ultima visita. Bè, pensavo mooooolto peggio! Tutto sommato mi è ancora andata abbastanza bene!
”Adesso ti presento un dottore, lui ha alle spalle una bella esperienza in DCA"
O.o Oddio! E questo che vuole da me??
Inizia a farmi un po' di domande:" Ma lei come si vede adesso? Si rende conto della sua magrezza?"
"MMMMMH... ma a me è tornato il ciclo, il peso non va ancora bene?"
"Bè, questa è un ottima cosa, ma bisogna stabilizzare il peso, c'è ancora un lieve sottopeso. E la psicoterapia?
Come procede?"
"Uhm...ehm...ahm... Non procede -.-"
...
...
Va bè, vi risparmio il resto: in sostanza dovrò chiamare la dietologa per aumentare la dieta, fare esami del sangue... e chiamare la psicologa per riprendere la psicoterapia!
CHE ANSIA CHE MI METTONO QUESTE COSE!
Nella mia testa riecheggia quella frase: SOLO TU SEI ARTEFICE DEL TUO DESTINO!
Cacchio ma la smetto di prendermi per il culo?????!!!
I problemi non si risolvono così... lasciarsi morire di fame non è un modo di affrontare i tuoi problemi!.. azz!! ma lo vuoi capire??
Non è il numero della bilancia che definisce quanto vali! E poi...tanto anche una volta arrivato a 30 non sarebbe mai abbastanza, perchè alla fine non te ne frega niente del numero in sè... il problema non è tanto quello che dice la bilancia, ma quello che dice la tua testa!
Si, è la mia testa che non funziona... o comunque è lei che mi fa fare ragionamenti sbagliati!
Si, mi sento sbagliata! terribilmente...
Penso e ripenso, ma quand'è che mi sono effettivamente infognata in questi problemi?
Bho... una serie di cose...
Anno ‘06/’07... credo che sia iniziata lì...la mia discesa!
Nella libreria di camera mia c'è un diario, sapete quei diari segreti con il lucchetto (che tanto si apre anche senza chiave) che ti regalano quando sei piccola? Bè, quel diario ha già 10 anni^^... e ogni tanto, soprattutto nei momenti down, ci scrivevo i miei pensieri... Il 2006 è l'anno più gettonato!
Ah, comunque in quel periodo mangiavo ancora... La CIOCCOLATA era la mia passione!!
Anzi, forse il cibo era ancora la mia unica consolazione...
Poi... mmmmmh... non so bene come è iniziato tutto...
Forse ero solo stanca, stufa di tutto, stufa di me! Famiglia, scuola, amici... andava tutto di M...
Tutto un fallimento totale. Va bè, una serie di cose che ora non sto a raccontare... Avevo bisogno di qualcosa per riprendere in mano la mia vita, forse avevo solo bisogno di una nuova me stessa.
Tanto peggio di così non poteva andare...
Ecco, credo sia da lì, quando ho iniziato a dimagrire, che ho creduto che potessi riavere almeno un po' di controllo sulla mia vita.. un po' più di autostima e sicurezza.
Così ho iniziato a mangiare meno, poi sempre meno...a restringere sempre di più!
-3
-5
-8
uoooo, sì sì... la lancetta scende..
I complimenti sul mio fisico mi facevano sentire bene...
Ah.. che soddisfazione! Finalmente faccio qualcosa di giusto... stavo decisamente meglio.
Così ho continuato a restringere, con giorni di quasi totale digiuno!
Poi, pian piano i complimenti sono diventati quasi dei rimproveri... ma io ero troppo occupata a seguire il mio "obiettivo", e non volevo ascoltare.
Mi trattengo... da un lato il baratro, il vuoto, il volo. Mi soffermo sul limite che mi separa dal fondo, filo sottile distingue le mie alterazioni tra l'apoteosi della felicità e il nero totale!
-11
-13
-14
I kilogrammi se ne vanno, e insieme a loro, anche una parte di me...
Mentre un gran senso di vuoto continua a crescere. Tanta confusione, tanti pensieri... come nubi scure, dense e minacciose.
Sembra quasi follia...
Perchè?
Perchè mi sento forte, sento un senso di controllo e potere che non avevo mai avuto, ed è stato inaspettatamente facile!
Io vs Io
Sembra quasi una sfida, una sfida contro me stessa. E' come se una parte di me volesse dimostrare all'altra metà di me che sono forte, che ho il controllo.
"Stasera ho saltato cena... poi 3 ore di palestra! Vedi come sono forte?” Potere... POTERE e CONTROLLO!
-15
-16
-17
A questo punto le mie giornate sono fatte di vuoto e ossessione. La notte di crampi e lacrime, sono depressa! Il digiuno non mi basta più... Il poco che mangio lo vomito. Bere un semplice caffè mi fa sentire terribilmente in colpa, aumenta il senso di inadeguatezza... VORREI SOLO SPARIRE. Sto male!... voglio essere lasciata in pace, non valgo niente... e così inizio a tagliarmi. Perchè? Perchè è quello che merito... non so più vivere... mi sento tanto sola!
-18
-19
-20
A questo punto ho due possibilità: Continuare in questo lento suicidio o farmi aiutare...
Ho scelto la seconda opzione!
FABER EST SUAE QUISQUAE FORTUNAE!!!
SEI TU A DECIDERE!!

Io mi rimetto in carreggiata...lotto insieme a voi!

Cara Enigma, non sai quanto sono onorata di poter pubblicare le tue parole, e non sai quanto piacere mi faccia leggere tutto ciò che hai scritto. Il tuo pezzo è un inno alla vita, la dimostrazione che si può cadere e ci si può rialzare mille e poi mille volte, senza mai perdere la speranza né la voglia di farcela. Le cose che spingono nel vortice dell’anoressia sono talmente tante che è impossibile indicarle a dito, e purtroppo quando si concretizza veramente quello che è successo, è sempre troppo tardi. Ma mai è troppo tardi per ribellarsi, per rialzare la testa, per ricominciare a lottare! Non è mai troppo tardi per dichiarare guerra all’anoressia, per avere la forza di non tirarsi indietro e riprendersi la vita masticando ogni metro. Lo so che ci sono dei momenti particolarmente difficili, ma credo che la grande ironia che hai sarà un’arma molto importante nella tua battaglia. Non ridere di te, ma ridi per te stessa… e vedrai che ogni sorriso che ti dedicherai sarà un sorriso che toglierai all’anoressia. Sei forte, coraggiosa, intelligente, dolce, sensibile e in gamba: hai tutto quello che occorre per vincere questa battaglia. Non smettere mai di combattere, mi raccomando!
E ricordati sempre che… faber est suae quisquae fortunae!... Sì, Enigma, sei solo tu a decidere… hai la tua vita davanti… sarà esattamente come la vorrai costruire, col tuo coraggio, la tua forza e la tua determinazione.
In bocca al lupo, stellina!

sabato 21 novembre 2009

Domanda #7: Come colmare il vuoto

Bene, vedo che le vostre domande stanno continuando ad arrivare! ^__^
Io proseguirò con le mie risposte fintanto che avrò domande sulla lista, quindi se c’è qualcosa che volete chiedermi, basta che lasciate i vostri interrogativi sull’apposito post (che potete trovare QUI).

La domanda cui rispondo oggi è quella che mi pone Aisling.
“Come si fa a colmare quel senso di vuoto, panico che inevitabilmente si prova quando si smette di restringere o di abbuffarsi?”
Domanda decisamente d’interesse generale, direi!

Tra i primi post che ho scritto in questo blog, ce n’è uno che parla proprio di questo. L’ho intitolato “Riempire gli spazi”. Si tratta di una qualcosa contro cui la maggior parte di noi si trova a combattere nel momento in cui decide d’intraprendere un percorso di ricovero, e il perché questo accada mi sembra piuttosto ovvio. Lasciar andare qualcosa che per tanto tempo ha riempito completamente la nostra vita, per quanto il suo apporto potesse essere distruttivo, è difficile. È lo stesso motivo per cui si ha paura a lasciare andare del tutto il DCA, perché si teme di non essere capaci di riuscire mai a sopportare né a colmare quel senso di vuoto. Sebbene l’anoressia faccia stare male, si teme che quel vuoto possa essere ancora peggio.

Aislin, prova a dare un’occhiata al mio post “Riempire gli spazi”, perché penso che quello che ci ho scritto possa rispondere molto bene alla tua domanda.

Inoltre, pensa che tutto si centra intorno ad un’unica domanda: Cosa vuoi fare, d’ora in poi?
Più risposte troverai a questa domanda, meglio sarà. La tua vita è un foglio bianco… devi iniziare a disegnare il tuo capolavoro.

Talvolta è difficile concentrarci su quello che ci piace fare, su quello che ci fa stare bene. Talvolta non abbiamo neanche ben capito cos’è che vogliamo fare perché potrebbe farci stare bene. Non ci siamo date il tempo, troppo convolute nella spirale discendente dell’anoressia per pensarci. Perciò, il tempo che in passato hai dedicato al DCA, adesso devi prenderlo per te stessa: prova a domandarti e a scoprire quello che vorresti fare, quello che ti piace fare, quello che ti fa sorridere o ti fa sentire bene mentre lo fai (eccetto la restrizione alimentare, ovviamente!!), quello che ti fa essere felice e ti permette di esprimere il tuo mondo interiore.

Questo vale per Aisling, e vale per tutte voi, ragazze.
Vi sfido a farvi questa comanda e a trovare la risposta. Vi sfido a riscoprire (o a scoprire per la prima volta) quello che in questo mondo vi fa sentire bene, quello che è veramente la vita. C’è una pletora di cose meravigliose che vi stanno aspettando là fuori. Tutto quello che dovete fare è cominciare a chiedervi: Cosa voglio fare, da ora in poi?, e poi FARLO. E vi accorgerete che è molto più facile di quel che sembra.

P.S.= In perfetta trasparenza, a dimostrazione del fatto che Emma è (è stata, accidenti, è stata…) reale, ecco qui una nostra foto. Non per rispondere alla provocazione, ma per tutte voi. E per Emma. Perché lei è stata speciale e mi ha cambiato la vita. No, lei non è stata speciale. Lei E’ speciale. Lo è ancora. Perché lei è da qualche parte. Anche se non ci credo.
Firenze, 20 Giugno 2007

mercoledì 18 novembre 2009

Speranza

Quel che sto per dire è, in sostanza, lo scopo del mio blog che ho già ripetuto non so quante volte… ma che non ripeterò mai abbastanza:

Il ricovero è possibile.

Giorno dopo giorno, mi spezza il cuore pensare a tutte le ragazze e le donne (e pure i ragazzi e gli uomini, ovviamente) che stanno combattendo contro il loro DCA. Penso che sarei andata in pezzi se non fossi stata capace di trasformare il mio enorme potenziale distruttivo in una forza atta ad aiutare me stessa e gli altri. Conosco un sacco di persone meravigliose che stanno soffrendo per un DCA e non riescono a trovare la forza per iniziare a combattere veramente. Conosco un sacco di persone stupende che non riescono a vedere la loro bellezza. Conosco un sacco di persone che avrebbero così tanto da offrire al mondo, ma che si sentono perse quando si tratta di aiutare se stesse.

Ci sono passata. L’anoressia è stata la mia compagna migliore e ha avuto la meglio su di me per diverso tempo… fino a che non ho deciso di combattere, di riprendermi la vita nelle mie mani anziché trascorrerla in balia di un’ossessione che sarebbe stata felice solo nel momento in cui mi avrebbe uccisa. So che adesso, a parole, la sto mettendo giù semplice e che, in realtà, non lo è affatto. No, il ricovero è un percorso tutt’altro che semplice, ed è certamente molto, MOLTO più complicato che rigettarsi nell’anoressia.

Ho ricevuto davvero tantissime e-mail da persone che sono state toccate (e che stanno combattendo) da un disturbo alimentare. Desidero con tutta me stessa guarirle, ma so che non dipende da me. Tutto quello che io posso offrire è il mio supporto e il mio incoraggiamento e la mia testimonianza di quello che può essere fatto con la forza di volontà. Il ricovero è possibile.

Talvolta, mi sento come una fatina che sussurra belle parole di positività e cerca di mostrare alle persone quello che può esserci di positivo nella lotta ai DCA e come fare per evitare di ricaderci come se tutto fosse molto semplice – forse c’è pure chi pensa che le mie parole siano solo frasi fatte.

In realtà, non sono una fatina e non sto facendo la predica a nessuno. Tutto quello che scrivo è qualcosa di cui sono profondamente convinta. Non starei a scriverlo, altrimenti. Potrei scrivere altri milioni di cose differenti. Tutto quello che cerco di fare e di dire, si può riassumere in una sola parola: SPERANZA.

Io voglio dare speranza.

Se la frase qui sopra l’avessi scritta qualche anno fa, avrei messo tre parole al posto di due, che avrebbero cambiato tutto. Qualche anno fa avrei scritto: Io non ho alcuna speranza

Non è più così adesso, ma il passo tra il sentire di non avere speranza e il voler dare speranza ha avuto un sacco di fermate in mezzo. Io volevo stare meglio, ma ne avevo paura. Io volevo essere reale, ma mi attirava l’illusione. Io volevo essere ascoltata, ma rimanevo in silenzio. Io volevo avere una vita, e cercavo costantemente la morte. Ma poi un giorno ho sentito che volevo cominciare a combattere davvero. E quando l’ho fatto… quando sono arrivata ad un buon punto nel mio processo di ricovero… ho voluto dare speranza.

Perchè questo non è un viaggio divertente, anche se di tanto in tanto può avere i suoi piccoli benefici e le sue piccolo gioie. Una buona strategia di ricovero potrebbe essere quella di cercare di trovare il lato positive in ogni cosa che vi colpisce negativamente. Non entrate più nei vostri vestiti? Regalateli! Oppure mettetevi all’opera scatenando la vostra creatività e trasformateli in qualcos’altro. Poi telefonate alla vostra migliore amica o alla vostra sorella e andate con loro a comprare qualcosa che vi piace e che vi fa stare bene, senza preoccuparvi per la taglia. Un piccolo supporto morale può fare molto più di quello che potete immaginare…

Quando tutto sembra “troppo” in negativo, resta sempre la speranza. La speranza c’è, e attenderà se la vorrete mettere da parte fino a domani, quando avrete un po’ più di energia. La speranza è davvero un qualcosa che non muore mai. La speranza è il balsamo che può aiutarvi a vivere un giorno dopo l’altro. E fintanto che la speranza è possibile, allora anche combattere contro l'anoressia è possibile.

P.S.= [19/11/2009 - (Aggiungo piccola postilla per Kamio, o A., o anonima... e per tutte coloro che hanno letto il suo commento, se la cosa potesse interessare... Kamio, ti ho risposto direttamente sul post "Lei"... Se hai qualcosa da aggiungere puoi farlo tranquillamente, usando però toni civili e nel rispetto che si conviene)]

domenica 15 novembre 2009

Domanda #6: Il circolo vizioso

Vi chiedo scusa, ragazze, ma ho deciso di anticipare ad oggi la risposta alla domanda che mi ha fatto R.: lei mi ha detto, tramite e-mail, che dopodomani inizierà il suo percorso di ricovero in un centro specializzato per DCA... quindi vorrei che leggesse la mia risposta adesso, nella speranza che possa esserle anche solo un pochino d'aiuto per il percorso difficile e coragigoso che ha deciso d'intraprendere...

E quindi, la domanda di R. è:
“Sono anoressica ed ho questo problema: quando sono sottopeso, il mio corpo mi piace e mi sento a mio agio con me stessa, ma so che è deleterio per la mia salute quindi (con l’aiuto della nutrizionista da cui sono seguita), m’impegno a riprendere peso fino a che non ho raggiunto il mio peso-forma. Ma quando ho raggiunto il mio peso-forma comincio a non apprezzare più il mio corpo, mi sento a disagio, sono triste e nervosa, quindi comincio a restringere di nuovo, e torno sottopeso. Quando sono sottopeso… - tornare all’inizio e rileggere tutto questo un sacco di volte, poiché è questa la mia vita da 6 anni a questa parte. Come posso apprezzare il mio corpo quando sono nel mio peso-forma? Come posso rompere questo circolo vizioso?”

I problemi, in questo caso potrebbero essere due. Innanzitutto, la fissa dei numeri. Forse dovresti provare a concentrarti più sull’essere in salute che non sull’essere al tuo peso-forma. Hai modo di non conoscere più il tuo peso? Butta la bilancia che hai a casa. Lascia che la nutrizionista ti pesi, ma dai le spalle all’asticella della bilancia e non farti dire niente. In questo modo, la nutrizionista potrà comunque sapere come stanno andando le cose e comportarsi di conseguenza a seconda che tu abbia perso o preso peso, ma tu non ci starai così male perché non saprai quale è il tuo peso.

So che spesso si comincia a sentirci tristi e a disagio col nostro corpo nel momento in cui si viene a sapere che il numero segnato dalla bilancia è salito. Ma se tu ti concentri sul ritrovare un corretto stato di salute piuttosto che un corretto peso, forse comincerai a odiare meno il tuo corpo, se non ti fissi su quello che dice un numero. Parte del motivo per cui ti piace il tuo corpo quando sei sottopeso potrebbe essere legato al fatto che tu SAI di essere sottopeso. E che questo non è salutare. Il che sembra un po’ la ragione per cui cominci a non apprezzare il tuo corpo quando raggiungi il tuo peso-forma… poiché sai di averlo raggiunto. E questo ti dà ansia. Forse perché quel peso è espresso da un numero che non avresti mai voluto essere.

Non pensare più a te stessa o al tuo peso-forma come a un numero. Prova ad escludere i numeri dalla tua vita. Concretizza che essere in salute è l’unico modo che ti permetterà di vivere la tua vita. La felicità, tuttavia, non seguirà immediatamente la salute; perciò preparati ad essere Infelice quando raggiungerai il tuo peso-forma. Ma l’infelicità non persisterà se tu provi ad accettare il tuo peso-forma senza darti il permesso di restringere ancora una volta. Tu hai tutta la forza per farlo. Certo, prendere peso non è proprio una delle cose più piacevoli del mondo (e questo per la maggior parte della gente, che abbia o meno un DCA), ma pensa che devi farlo solo per un po’. Non durerà all’infinito. E poi, il resto verrà da sé. E’ MOLTO più facile avere una mente felice e in salute quando anche il corpo è tale.

Se acquisisci un peso-forma e lo mantieni per un ristretto lasso di tempo (alcune settimane, qualche mese) prima di ricominciare a restringere ricominciando a percorrere il circolo vizioso, semplicemente questo tempo non è abbastanza per venire a patti col tuo peso fisiologico e tutte le altre cose che lo concernono. Non ti dai mai la possibilità. Ti stai fregando con le tue stesse mani. Non puoi progredire sulla strada del ricovero se ti sottoponi a continui auto-sabotaggi.

Ti costerà un sacco di dolore, lacrime e frustrazione, ma se ti permetti di sopportare il tuo peso-forma quanto più a lungo possibile, ti accorgerai che le cose non sono poi così difficili come sembravano nei primi tempi. Spesso, quando siamo sottopeso, siamo felici per quella che è la nostra esteriorità, ma non siamo felici del tutto. Quella che tu desideri e meriti, invece, è una felicità totale, non una felicità fasulla data da un corpo che forzia a stare a un peso più basso del tuo peso fisiologico.

So che il ciclo continua anche se non te ne rendi conto – credimi, l’ho vissuto e lo sto vivendo anch’io – ma al fine di spezzarlo, devi esserne conscia. Estremamente conscia. Devi venirci a patti. In questo modo, quando raggiungerai il tuo peso-forma, sarai CONSAPEVOLE di ciò che succederà. Perché è già successo. Ma sarai CONSAPEVOLE anche di quello che stai cercando veramente. E non sarà più un numero a fermarti. Questo è l’atto di forza più grande che tu possa mai fare: dirigere consapevolmente i tuoi pensieri.

Non è il numero il problema. Lo so io, lo sai tu, lo sappiamo tutte. Il peso è una sciocchezza. Focalizzati sulla salute, e dimentica la bilancia. Ci sono i professionisti a monitorarti adesso, senza più bisogno che lo faccia tu.

In bocca al lupo per il ricovero!

giovedì 12 novembre 2009

Fuori dalla foresta

Talvolta, ricordare l’inferno-paradiso dell’anoressia fa tanta paura quanto ricordare un incubo spaventoso al momento del risveglio. Tra le coperte con gli occhi aperti, vi rendete conto che quel brutto sogno non era reale, ma non riuscite a scrollarvi di dosso l’angoscia che vi ha attaccato.

Quanto ripenso alla me stessa di qualche anno fa, alla situazione in cui mi trovavo, all’oscurità in cui vivevo, mi sembra di smettere di respirare per qualche millisecondo. In un attimo, vengo riempita da tutte le vecchie sensazioni di rabbia, distorsione, mania di controllo, senso di onnipotenza che ero solita provare. Poi il momento passa e penso che, nonostante tutto, provo sollievo all’idea della persona che sono adesso. Ho capito. Ho combattuto. Sto ancora lottando. E le cose vanno meglio. Non corro, ma sto camminando. È un inizio.

E adesso respiro, lascio che l’aria entri ed esca, lascio che i ricordi del mio passato possano farsi strada a poco a poco nella mia mente senza più farmi ricadere in quegli errori, perché adesso sono abbastanza forte da riconoscerli e da combatterli.

Certo, non ho dimenticato tutte le sensazioni che ho provato durante i periodi di restrizione alimentare. Queste faranno sempre parte di me, e a poco a poco cerco d’imparare a venirci a patti. Però adesso mi rendo conto che posso utilizzare tutte queste sensazioni ribaltandole per creare nuove cose – cose importanti – ed aiutare altre persone che si trovano nella stessa situazione in cui mi sono trovata io. Questo mi dà un senso. Mi fa pensare che quello che ho vissuto non è stato invano. Non è stato un qualcosa che ho cancellato dalla mia mente fingendo che non fosse mai successo. Posso fare qualcosa di benefico con tutta la mia esperienza. Adesso.
Mi piace utilizzare quest’analogia quando parlo della mia anoressia, del mio percorso di ricovero, della mia lotta quotidiana: Sono fuori dalla foresta, adesso. Ma vivo in una casa che è miglia lontana dalla strada.

Penso che questa frase simbolizzi bene in che cosa consiste un percorso di ricovero. Si combatte e, poco a poco, ci si allontana dall’intrico più buio dell’anoressia. Si riesce a impedirci giorno dopo giorno di ricominciare a restringere. E si riesce a ricostruire una vita al di fuori del DCA. Ma non ce ne libereremo mai completamente. Sarà sempre là, a distanza, poiché è stato parte di noi, anche se adesso stiamo combattendo.

E talvolta può succedere di bussare alla porta, poiché non si è molto lontane. Ma anche se la porta non dovesse aprirsi al primo tentativo, non bisogna mai darle le spalle e rivolgerci di nuovo verso l’intrico più fitto della foresta.

Tramite e-mail diverse persone mi hanno chiesto se per me sia difficile tenere questo blog e comunicare con persone che stanno vivendo quello che ho vissuto io, se questo possa interferire negativamente con il mio percorso di ricovero. Direi proprio di no. Anzi, al contrario, tutto questo mi aiuta a mantenere le cose in una giusta prospettiva. Poiché le cose che ho vissuto le ho elaborate, queste non possono più influenzarmi come succedeva in passato. Non rischio di ricadere perché leggo le parole delle ragazze che cercano di uscirne. Sto continuando a percorrere la mia strada della luce, la mia strada del ricovero, e voglio cercare di aiutare quante più ragazze mi è possibile perché so come si sentono, visto che mi sono sentita così anch’io. Aiutare altre persone potrebbe potenzialmente essere un po’ ansiogeno, ma questo non mi riporta indietro sulla strada dell’anoressia. Penso che quello che ho vissuto sia stato proprio per poter adesso condividere, aiutare, confortare e capire chi sta iniziando a combattere.

Lotterò ogni giorno per non tornare indietro. Lotterò ogni giorno per continuare ad andare avanti. E voglio portare un sacco di ragazze con me.

lunedì 9 novembre 2009

Domanda #5: Allontanarsi da sentimenti e comportamenti negativi

La 5^ domanda è quella che mi viene da Evaluna. Mi chiede:

“Anche se non ho ancora smesso di farmi del male, e sentimenti come il dolore, la rabbia, la frustrazione, si traducono in restrizione alimentare, non eccessiva, ma pur sempre restrizione.
Posso chiederti come cerchi tu invece di reagire, concretamente, a tutto ciò?”

Da persona che, nel suo percorso di lotta contro l’anoressia, sta cercando di accettarsi per quello che è, senza cercare di modificare ulteriormente il proprio corpo, credimi se ti dico che puoi assolutamente imparare a smettere di farti del male e riversare le tue emozioni negative contro il tuo corpo. Questa è una delle cose principali che chiunque stia lottando contro un DCA molto spesso crede sia impossibile. Quel che spesso leggo e sento dire è: “Sì, magari è pure possibile… ma non per me”. E allora, Evaluna e tutte le altre, lasciate che ve lo dica: cancellate questo pensiero dalla vostra mente. Cavatelo fuori e gettatelo nel cestino della spazzata. E’ POSSIBILE per TUTTE voi… se voi fate in modo che sia possible. E nel momento in cui vi renderete conto che se ci mettete tutta la vostra forza di volontà ciascuna di voi ce la può fare, certi pensieri si scioglieranno come neve al sole.
Siete con me?

Allora, Evaluna, tornando alla tua domanda, credo che la prima cosa che tu devi fare sia chiederti: Quali sono le circostanze che mi portano a provare questi sentimenti negativi che si traducono in odio per il mio corpo e, di conseguenza, in comportamenti negativi nei confronti di esso?

Per esempio…
- Ti succede quando ti senti in qualche modo “rifiutata” da qualcuno?
- Ti succede quando programmi qualcosa e poi le cose non vanno come le avevi pianificate?
- Ti succede quando i tuoi risultati non sono conformi alle tue aspettative?
- Ti succede quando vieni commentata/criticata/osservata/giudicata dagli altri?
- Ti succede quando mangi (poco o troppo, fa lo stesso)?
- Ti succede quando ti pesi e la bilancia non rimanda il numero che vorresti?
- Ti succede quando ti sembra di non aver sotto controllo una certa situazione o un certo ambito della tua vita?
- Ti succede quando ti vedi diversa da come vorresti essere?
- Ti succede quando affronti una situazione stressante/difficile/dura con la tua famiglia o i tuoi amici?

Questo sono solo un po’ di esempi, ovviamente, circostante che possono giocare una certa parte nella tua percezione corporea e nei sentimenti che provi per il tuo corpo. Possono condizionare il modo in cui ti senti nei confronti di te stessa, nonché il modo in cui ti mostri al resto del mondo. Cercare di scoprire “l’innesco” è quindi molto importante al fine di analizzare i tuoi sentimenti.
Hai presente il modo in cui le persone cercano di tracciare una rotta praticamente su ogni qualsiasi cosa? Bene, traccia una rotta sui sentimenti negativi che rovi per te stessa. Okay, lo so cosa stai pensando: pensi che se continui a provare odio per te stessa, come puoi riuscire a tracciare una rotta che vada al di là di questo sentimento travolgente? Innanzitutto, comincia col rispondere alle domane che ho elencato prima. Perché è ovvio che se non ti piaci e non ti accetti per quella che sei, ci saranno sempre particolari circostanze che ti faranno venir voglia di restringere o di abbuffarti o di vomitare o comunque di punirti in qualche modo. E’ a queste particolari circostanze che mi riferisco.

Bene, adesso probabilmente starai pensando: Wow, Veggie mi ha solo detto di tracciare una rotta sui miei sentimenti negativi per me stessa. E allora? Ma pensaci un attimo. Se ogni volta che provi sentimenti negativi nei tuoi confronti e senti il bisogno di restringere/abbuffarti/vomitare/farti del male cerchi di fare introspezione e scandagliare il tuo vissuto e le tue sensazioni alla ricerca di ciò che ha dato il là al tutto, ti renderai conto che c’è una rotta. E ti renderai conto di quale questa rotta è. Di sicuro avrai sentito parlare di causa & effetto: ecco, si tratta esattamente di questo. L’effetto lo conosci già (la negatività verso il tuo corpo e la voglia di restringere l’alimentazione) – è tempo d’indagare sulle cause.

Prova a tenere un diario. Scrivici il giorno, l’ora, cosa provi, e cosa ti è successo prima di arrivare a quello, ciò che ti è successo durante la giornata. Comincerai ad avere un’immagine più nitida di quel che ti succede. Probabilmente ti accorgerai che tendi a sentirti peggio in un giorno particolare della settimana e a causa di qualche evento che si ripete, o quando ti trovi in determinati luoghi, o quando hai a che fare con determinate presone. È molto importante scoprire queste cose perché ti aiuteranno a stare all’erta, a tenere alta la guardia, ad essere più preparata e più pronta a combattere l’arrivo della negatività.

In questo modo, infatti, saprai dal momento stesso in cui ti svegli che una certa situazione che quel giorno dovrai affrontare sarà particolarmente dura per te (per una qualche ragione che avrai scoperto tracciando la tua “rotta”) e potrai prepararti psicologicamente ed emotivamente ad affrontarla, mettendo magari in atto una serie di strategie alternative che compensino i comportamenti negativi nei confronti del tuo corpo.

Un’altra domanda che devi porti, inoltre, è: La gelosia/invidia/comparazione è parte di ciò che mi spinge ad avere pensieri e comportamenti negativi nei confronti del mio corpo?

Per esempio…
- Quando guardi uno show/film/programma televisivo dove ci sono delle modelle, cominci ad avere pensieri negativi verso il tuo corpo? Vedere una cosa del genere è destabilizzante? Ti porta a fare confronti tra te e le altre persone?
- Ti capita di lavorare con qualche collega ce invidi da un punto di vista fisico? Il relazionarti con lei ti fa stare peggio con te stessa?
- Ti senti “non abbastanza malata” o “non abbastanza magra” o “non abbastanza carina” o “non abbastanza in gamba” per quelli che sono certi commenti che gli altri possono aver fatto su di te?

L’ultima domanda che devi farti, infine, è: Tutto questo mi succede soprattutto in un determinato periodo?

Molte persone, infatti, hanno variazioni “stagionali” dei propri pensieri su se stesse. Per esempio, chi soffre di depressione tende a stare peggio in Autunno-Inverno (statistiche alla mano). L’estate, per molte persone che hanno un DCA (me compresa) può essere un periodo critico perché porta necessariamente a “scoprirsi” e a mettere in mostra il proprio corpo, un corpo con cui n0on ci si sente a proprio agio. Inoltre, ci sono altri momenti dell’anno che possono essere particolarmente ansiogeni: il Natale, il Capodanno, la Pasqua, la necessita di mangiare con i propri parenti, l’inizio di un nuovo anno in cui si devono fare i cosiddetti “buoni propositi” che, in quanto oggetto d’investimento eccessivo, finiscono per essere aspettative alle quali diventa impossibile attenerci.

La CHIAVE è la CONSAPEVOLEZZA.

Perciò, cosa fare quando provi sentimenti negativi per non cadere nella trappola della restrizione alimentare e per non avere comportamenti negativi nei confronti del tuo corpo?

- Elabora un “Piano B”. Stendi una lista delle cose che puoi fare quanto ti viene voglia di cedere al DCA. Così, nel momento in cui ti sentirai sul punto di cadere, avrai una possibilità diversa per non depistare la tua mente nel solito loop di disprezzo e distruttività.
- Trova una persona supportava. Nel momento in cui senti che ti viene l’impulso di restringere, anziché assecondarlo, telefona a questa persona o mandale un SMS, anche solo per dirle: “Sto per mangiare ed ho voglia di restringere. Stammi vicina per aiutarmi a non farlo”. Talvolta anche il solo fatto di poter dire a qualcuno che stiamo attraversando un momento critico proprio in quel momento aiuta un sacco, perché ci dà la consapevolezza che qualcuno ci ha a cuore. Ci dà la consapevolezza che qualcuno vuole che siamo forti. E sapere che qualcuno ha fiducia nella nostra forza e nella nostra capacità di non cedere al DCA può essere di grande aiuto. Forse è un qualcosa di cui potresti avere bisogno per il momento.
- Prova a riversare i tuoi sentimenti negativi su qualcosa che sta al di fuori di te. Prendi a pugni un cuscino, scrivi tutto quello che ti fa stare male, rompi qualcosa, trova una via d’uscita per la tua rabbia e la tua frustrazione. Piangi, se questo può aiutarti. Grida. (Credimi, è molto meglio che restringere.)
- Prova a fare qualcosa che ti permetta di distrarti MENTRE stai mangiando. Per esempio, guarda la TV, ascolta la musica o leggi mentre pranzi o ceni, così non guarderai quello che hai nel piatto e non ti focalizzerai troppo su ciò che devi mangiare. Se riesci a fare qualcosa che ti prende davvero, riuscirai a finire tutto quello che hai nel piatto e non avrai neanche troppa ansia. Puoi anche parlare al telefono con qualcuno col vivavoce mente mangi (se non lo trovi troppo scomodo), per distrarre la tua mente da quello che stai facendo e mangiare quello che è necessario senza restringere… e protrarre la conversazione anche dopo il pasto, può essere un ottimo modo per non mettere in atto eventuali comportamenti compensatori. Più farai passare il tempo, più l’ansia calerà. E ricorda che un morso alla volta fa un pasto, se tieni duro fino in fondo! ^__^
- Cerca di seguire i ritmi cronobiologici facendo 5 pasti regolari al giorno ad orari prestabiliti: colazione, spuntino di metà mattina, pranzo, merenda e cena. Niente pasti esagerati, solo, mangia qualcosa per lo meno 5 volte al giorno. Questo ti aiuterà ad assumere una più vasta gamma di nutrienti, e a ridurre l’impulso a restringere. Penso che l’idea di poter distribuire il cibo su 5 pasti giornalieri sia meno ansiogena che fare solo i 3 pasti principali (colazione, pranzo e cena) dovendo quindi mangiare di più ad ognuno per assumere la stessa quantità di alimenti.

Spero di essere riuscita a rispondere in maniera esauriente alla tua domanda e a fornirti qualche idea utile…
 
Clicky Web Analytics Licenza Creative Commons
Anoressia: after dark by Veggie is licensed under a Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported License.