lunedì 28 giugno 2010
Tre cose che potete fare oggi
Chiunque stia cercando d’iniziare un percorso di ricovero contro l’anoressia, o chiunque stia percorrendo la strada del ricovero, parla spesso con le persone che si trovano nella sua stessa situazione delle difficoltà cui si ritrova a doversi relazionare, di quello che sente di non poter fare, o di non essere ancora pronta a fare, e di ciò che gli piacerebbe fare ma non è ancora in grado di farlo per svariate circostanze.
Bene, ci sono 3 cose che POTETE fare oggi – DI SICURO – perciò… niente scusanti! Semplicemente, fatele. Ovvio, sono piccolissimi passi in avanti, ma sono pur sempre passi in avanti, no?! Era un po’ che pensavo a questo post, a quelle che avrebbero potuto essere 3 cose che noi tutte POSSIAMO fare per combattere contro l’anoressia. E dunque.
Quello che sto per scrivere vi cambierà la vita battendo definitivamente il DCA? No.
Quello che sto per scrivere potrà darvi un piccolissimo aiuto per continuare a combattere? Sì.
Tre cose che POTETE fare oggi:
- Programmate il vostro cellulare per fargli visualizzare sul display, alle 10 di domattina, una frase positiva per voi stesse (se state ancora dormendo, se siete a scuola, a lavoro, etc,. a quell’ora, nessun problema: nel momento in cui avrete modo di dare un’occhiata al cellulare, quel messaggio sarà lì ad aspettarvi).
- Guardatevi allo specchio e ditevi: “Proverò a prendermi cura di te”. Puoi sembrare un po’ sciocco, ma quand’è stata l’ultima volta che vi siete dette una cosa del genere? E non vi sto chiedendo di dirvi: “Sono bellissima” o “Vado benissimo così” – provate a pensarci. POTETE farlo.
- Trovate una frase positiva, la strofa di una canzone che vi dà forza, una poesia che vi trasmette speranza, etc… Scrivetela su un Post-It, ripiegatela, infilatela nel vostro borsellino, e rileggetevela durante la giornata più volte, soprattutto quando vi sentirete particolarmente giù.
Fatelo adesso! Non c’è ALCUNA RAGIONE per cui non possiate.
Bene, ci sono 3 cose che POTETE fare oggi – DI SICURO – perciò… niente scusanti! Semplicemente, fatele. Ovvio, sono piccolissimi passi in avanti, ma sono pur sempre passi in avanti, no?! Era un po’ che pensavo a questo post, a quelle che avrebbero potuto essere 3 cose che noi tutte POSSIAMO fare per combattere contro l’anoressia. E dunque.
Quello che sto per scrivere vi cambierà la vita battendo definitivamente il DCA? No.
Quello che sto per scrivere potrà darvi un piccolissimo aiuto per continuare a combattere? Sì.
Tre cose che POTETE fare oggi:
- Programmate il vostro cellulare per fargli visualizzare sul display, alle 10 di domattina, una frase positiva per voi stesse (se state ancora dormendo, se siete a scuola, a lavoro, etc,. a quell’ora, nessun problema: nel momento in cui avrete modo di dare un’occhiata al cellulare, quel messaggio sarà lì ad aspettarvi).
- Guardatevi allo specchio e ditevi: “Proverò a prendermi cura di te”. Puoi sembrare un po’ sciocco, ma quand’è stata l’ultima volta che vi siete dette una cosa del genere? E non vi sto chiedendo di dirvi: “Sono bellissima” o “Vado benissimo così” – provate a pensarci. POTETE farlo.
- Trovate una frase positiva, la strofa di una canzone che vi dà forza, una poesia che vi trasmette speranza, etc… Scrivetela su un Post-It, ripiegatela, infilatela nel vostro borsellino, e rileggetevela durante la giornata più volte, soprattutto quando vi sentirete particolarmente giù.
Fatelo adesso! Non c’è ALCUNA RAGIONE per cui non possiate.
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giovedì 24 giugno 2010
Domanda #13: Perfezionismo
La domanda cui rispondo oggi è un’altra di quelle che mi ha posto Francesca, qualche tempo fa. Si tratta di:
“Cosa pensi del perfezionismo clinico e del suo ruolo nei disturbi alimentari? Hai qualche strategia in particolare per non lasciarsi 'sopraffare' dal perfezionismo? Ti chiedo questo perché, come credo di averti già scritto, ho problemi a scindere il perfezionismo 'sano' che è parte integrante della mia personalità, dall'eccesso di perfezionismo che mi porta a stare male e che negli anni ha giocato un ruolo decisivo nel mantenimento dei miei disturbi alimentari...”
Un sacco di persone, che abbiano o meno un DCA, sono assorbite da questa tematica della perfezione/imperfezione. Che può diventare veramente un’ossessione nel momento in cui viene correlata all’immagine corporea, alla bellezza, all’efficienza. Ci sono persone ossessionate dalla “perfezione” delle prestazioni in ambito scolastico, lavorativo o sportivo; ci sono un sacco di cose che possono fomentare un’ossessione, e questo è, in definitiva, un vero peccato perché toglie tempo all’assaporare veramente la vita.
Personalmente, in passato sono stata parecchio ossessionata dal perfezionismo in molteplici ambiti della mia vita. Sì, Francesca, avevo il tuo stesso perfezionismo, tipico di una personalità anoressica. E’ una sorta di piccolo stereotipo, però è decisamente vero che la maggior parte delle ragazze con un DCA tende ad essere perfezionista o, comunque, ad avere una forma mentis di tipo ossessivo-compulsivo.
Tuttavia, bisogna considerare il fatto che non solo tutte quante abbiamo delle imperfezioni, ma tutte quante abbiamo difetti, problemi, difficoltà… Perciò, Francesca, se ti senti la sola, sappi che invece non sei l’unica a temere di essere “imperfetta”. Però puoi imparare ad abbracciare le tue imperfezioni se non pensi ad esse come, appunto, a delle imperfezioni. “Imperfezioni” è una parola che suona brutta, e una sorta di stigmata stereotipata su una parola può veramente cambiare la nostra percezione rispetto ad essa.
Perciò, come relazionarsi al fatto che non si è perfette? Onestamente, ci vuole un bel po’ di tempo. Tuttora ci sono giorni in cui le cose che non mi piacciono di me stessa mi pesano particolarmente, in cui non mi convince quello che faccio, in cui mi chiedo cosa gli altri potrebbero pensare di me in merito a certe mie prestazioni… ma ho fatto tanti passi avanti in questi ultimi anni, e questo mi rende molto felice. Lasciar scorrere via quest’attitudine alla “necessità di essere perfetta” non ti arrecherà che benefici. In ogni caso, la domanda resta ed è: “Come posso relazionarmi al fatto che non sono perfetta?”. Ecco, in questo caso non ho nessun “trucchetto”, nessuna scorciatoia da offrire. L’unico modo per “non lasciarsi sopraffare dal perfezionismo”, come Francesca scrive, è accettare le nostre imperfezioni e realizzare COMPLETAMENTE che nessuna è perfetta. Nessuna. E che le nostre imperfezioni NON SONO un qualcosa di NEGATIVO.
Perciò, Francesca, tieni sempre a mente che nessuna è perfetta, e lo so che questo sembra un clichè, una tipica frase fatta, ma è anche una frase VERA. Nessuna è perfetta. Semplicemente perché la perfezione non esiste. (Chiaro, ragazze?!...) E, tra l’altro, le imperfezioni sono molto più belle della perfezione. (Okay, adesso state pensando che sono scema… Ma è vero! Io la penso davvero così!). Anche perchè, se per ipotesi assurda esistesse davvero una persona perfetta, questa persona, in quanto tale, starebbe un gradino sopra tutte le altre. E chi mai vorrebbe relazionarsi con qualcuno che sta sopra e non può essere raggiunto? Nessuno, perché tutti si sentirebbero inferiori e manchevoli, e questa è una cosa che chiunque detesta. Quindi, se anche una persona perfetta esistesse, quella persona sarebbe condannata a rimanere sempre sola. Perciò, per relazionarti al fatto che non sei perfetta, devi veramente abbracciare tutte le buone qualità che hai. Devi imparare ad amare tutte le cose positive che ci sono in te. E quando ci sarai riuscita (sebbene ci vorrà un sacco di tempo) potrai cominciare anche ad amare i tuoi difetti. (Sembra strano, lo so, ma datemi retta…)
Ciò ovviamente non significa che non devi comunque continuare a lavorare su te stessa per migliorarti: penso che chiunque, nella vita, debba sempre lavorare su se stesso per vedere se può muovere anche un solo passo avanti in più. Penso che chiunque nella vita cerchi di migliorarsi, voglio dire, se uno sa che non sa fare molto bene qualcosa… o sa che può cambiare il modo in cui fa qualcosa… e vuole farlo per cercare di migliorarsi… questo è assolutamente giusto ed apprezzabile… nella consapevolezza però che, alla fine, L’OBIETTIVO NON E’ LA PERFEZIONE.
La perfezione non è ottenibile, in alcun caso, perciò, se cerchi di raggiungerla, già in partenza ti condanni al fallimento.
Devi lasciar scorrere via tutta questa roba sulla perfezione.
La perfezione è un inganno. Perciò, devi imparare ad accettare le tue imperfezioni come la normalità… perché SONO normali. E c’è un perché. Non importa quanto sola tu possa sentirti perché possiedi un certo difetto o una certa imperfezione: non sei sola. Pensa semplicemente a quanto quella dell’anoressia sia una strada solitaria. E pensa a quanto ti sei sentita sola in certi momenti della tua battaglia… o a quanto ti senti sola tuttora, in certi momenti. Ma lo sei veramente?
Guarda quante ragazze commentano qui sul mio blog. Guarda quante ragazze tengono un loro blog. Guarda quanti video ci sono su YouTube a proposito di ragazze con DCA. E questi sono solo alcuni esempi di un microcosmo di questo mondo. Ci sono UN SACCO di ragazze con un DCA là fuori. E anche se ci sono momenti in cui l’anoressia ci fa sentire tremendamente sole, non lo siamo. Devi ricordartelo sempre, Francesca: TU NON SEI SOLA.
Usa la stessa strategia riguardo il perfezionismo. Usa la logica, la razionalità. Qualsiasi sia la tua imperfezione (oggi, domani, tra 20 anni), anche se relativa a una parte del tuo corpo – troppo grande, troppo piccola, troppo questo, troppo quello – qualcun’altra là fuori (e, per lo più, MOLTE, MOLTE altre là fuori) ha la tua stessa identica imperfezione.
Ma poi, in definitiva: chi può dire cos’è un’imperfezione? Voglio dire, tutte le persone ne hanno. E se anche tu fossi l’unica persona al mondo ad avere una certa imperfezione… questo non è forse un qualcosa di speciale? Di unico? Pensaci.
Tutte le persone vedono in se stesse delle imperfezioni, abbiano o meno un DCA. Forse tu vorresti essere più intelligente, più carina, più abbronzata, più alta, più bassa… e la lista potrebbe andare avanti all’infinito. Se ti mettessi seduta e pensassi a tutto quello che di te non ti va a genio e vorresti cambiare, molto probabilmente otterresti una lista piuttosto lunga. Ma di nuovo, ricorda: Tutte là fuori hanno QUALCOSA che non apprezzano di se stesse. Tutte hanno una o più imperfezioni. Tutte.
Talvolta, perciò, devi semplicemente dirti di darci un taglio. Metterti davanti allo specchio e dirti, serenamente: “No, non sono perfetta… ma vado bene per come sono”.
Parlando da (ex)perfezionista – aha! ^^” – a perfezionista (spero presto ex), il ruolo del perfezionismo nell’anoressia può essere enorme, ma nel momento in cui te ne rendi conto, lo accetti, e cresci, le tue imperfezioni non ti sembreranno più tanto temibili.
E poi, come dice la canzone delle t.A.T.u.: “IMPERFECT IS THE NEW PERFECT!!”
“Cosa pensi del perfezionismo clinico e del suo ruolo nei disturbi alimentari? Hai qualche strategia in particolare per non lasciarsi 'sopraffare' dal perfezionismo? Ti chiedo questo perché, come credo di averti già scritto, ho problemi a scindere il perfezionismo 'sano' che è parte integrante della mia personalità, dall'eccesso di perfezionismo che mi porta a stare male e che negli anni ha giocato un ruolo decisivo nel mantenimento dei miei disturbi alimentari...”
Un sacco di persone, che abbiano o meno un DCA, sono assorbite da questa tematica della perfezione/imperfezione. Che può diventare veramente un’ossessione nel momento in cui viene correlata all’immagine corporea, alla bellezza, all’efficienza. Ci sono persone ossessionate dalla “perfezione” delle prestazioni in ambito scolastico, lavorativo o sportivo; ci sono un sacco di cose che possono fomentare un’ossessione, e questo è, in definitiva, un vero peccato perché toglie tempo all’assaporare veramente la vita.
Personalmente, in passato sono stata parecchio ossessionata dal perfezionismo in molteplici ambiti della mia vita. Sì, Francesca, avevo il tuo stesso perfezionismo, tipico di una personalità anoressica. E’ una sorta di piccolo stereotipo, però è decisamente vero che la maggior parte delle ragazze con un DCA tende ad essere perfezionista o, comunque, ad avere una forma mentis di tipo ossessivo-compulsivo.
Tuttavia, bisogna considerare il fatto che non solo tutte quante abbiamo delle imperfezioni, ma tutte quante abbiamo difetti, problemi, difficoltà… Perciò, Francesca, se ti senti la sola, sappi che invece non sei l’unica a temere di essere “imperfetta”. Però puoi imparare ad abbracciare le tue imperfezioni se non pensi ad esse come, appunto, a delle imperfezioni. “Imperfezioni” è una parola che suona brutta, e una sorta di stigmata stereotipata su una parola può veramente cambiare la nostra percezione rispetto ad essa.
Perciò, come relazionarsi al fatto che non si è perfette? Onestamente, ci vuole un bel po’ di tempo. Tuttora ci sono giorni in cui le cose che non mi piacciono di me stessa mi pesano particolarmente, in cui non mi convince quello che faccio, in cui mi chiedo cosa gli altri potrebbero pensare di me in merito a certe mie prestazioni… ma ho fatto tanti passi avanti in questi ultimi anni, e questo mi rende molto felice. Lasciar scorrere via quest’attitudine alla “necessità di essere perfetta” non ti arrecherà che benefici. In ogni caso, la domanda resta ed è: “Come posso relazionarmi al fatto che non sono perfetta?”. Ecco, in questo caso non ho nessun “trucchetto”, nessuna scorciatoia da offrire. L’unico modo per “non lasciarsi sopraffare dal perfezionismo”, come Francesca scrive, è accettare le nostre imperfezioni e realizzare COMPLETAMENTE che nessuna è perfetta. Nessuna. E che le nostre imperfezioni NON SONO un qualcosa di NEGATIVO.
Perciò, Francesca, tieni sempre a mente che nessuna è perfetta, e lo so che questo sembra un clichè, una tipica frase fatta, ma è anche una frase VERA. Nessuna è perfetta. Semplicemente perché la perfezione non esiste. (Chiaro, ragazze?!...) E, tra l’altro, le imperfezioni sono molto più belle della perfezione. (Okay, adesso state pensando che sono scema… Ma è vero! Io la penso davvero così!). Anche perchè, se per ipotesi assurda esistesse davvero una persona perfetta, questa persona, in quanto tale, starebbe un gradino sopra tutte le altre. E chi mai vorrebbe relazionarsi con qualcuno che sta sopra e non può essere raggiunto? Nessuno, perché tutti si sentirebbero inferiori e manchevoli, e questa è una cosa che chiunque detesta. Quindi, se anche una persona perfetta esistesse, quella persona sarebbe condannata a rimanere sempre sola. Perciò, per relazionarti al fatto che non sei perfetta, devi veramente abbracciare tutte le buone qualità che hai. Devi imparare ad amare tutte le cose positive che ci sono in te. E quando ci sarai riuscita (sebbene ci vorrà un sacco di tempo) potrai cominciare anche ad amare i tuoi difetti. (Sembra strano, lo so, ma datemi retta…)
Ciò ovviamente non significa che non devi comunque continuare a lavorare su te stessa per migliorarti: penso che chiunque, nella vita, debba sempre lavorare su se stesso per vedere se può muovere anche un solo passo avanti in più. Penso che chiunque nella vita cerchi di migliorarsi, voglio dire, se uno sa che non sa fare molto bene qualcosa… o sa che può cambiare il modo in cui fa qualcosa… e vuole farlo per cercare di migliorarsi… questo è assolutamente giusto ed apprezzabile… nella consapevolezza però che, alla fine, L’OBIETTIVO NON E’ LA PERFEZIONE.
La perfezione non è ottenibile, in alcun caso, perciò, se cerchi di raggiungerla, già in partenza ti condanni al fallimento.
Devi lasciar scorrere via tutta questa roba sulla perfezione.
La perfezione è un inganno. Perciò, devi imparare ad accettare le tue imperfezioni come la normalità… perché SONO normali. E c’è un perché. Non importa quanto sola tu possa sentirti perché possiedi un certo difetto o una certa imperfezione: non sei sola. Pensa semplicemente a quanto quella dell’anoressia sia una strada solitaria. E pensa a quanto ti sei sentita sola in certi momenti della tua battaglia… o a quanto ti senti sola tuttora, in certi momenti. Ma lo sei veramente?
Guarda quante ragazze commentano qui sul mio blog. Guarda quante ragazze tengono un loro blog. Guarda quanti video ci sono su YouTube a proposito di ragazze con DCA. E questi sono solo alcuni esempi di un microcosmo di questo mondo. Ci sono UN SACCO di ragazze con un DCA là fuori. E anche se ci sono momenti in cui l’anoressia ci fa sentire tremendamente sole, non lo siamo. Devi ricordartelo sempre, Francesca: TU NON SEI SOLA.
Usa la stessa strategia riguardo il perfezionismo. Usa la logica, la razionalità. Qualsiasi sia la tua imperfezione (oggi, domani, tra 20 anni), anche se relativa a una parte del tuo corpo – troppo grande, troppo piccola, troppo questo, troppo quello – qualcun’altra là fuori (e, per lo più, MOLTE, MOLTE altre là fuori) ha la tua stessa identica imperfezione.
Ma poi, in definitiva: chi può dire cos’è un’imperfezione? Voglio dire, tutte le persone ne hanno. E se anche tu fossi l’unica persona al mondo ad avere una certa imperfezione… questo non è forse un qualcosa di speciale? Di unico? Pensaci.
Tutte le persone vedono in se stesse delle imperfezioni, abbiano o meno un DCA. Forse tu vorresti essere più intelligente, più carina, più abbronzata, più alta, più bassa… e la lista potrebbe andare avanti all’infinito. Se ti mettessi seduta e pensassi a tutto quello che di te non ti va a genio e vorresti cambiare, molto probabilmente otterresti una lista piuttosto lunga. Ma di nuovo, ricorda: Tutte là fuori hanno QUALCOSA che non apprezzano di se stesse. Tutte hanno una o più imperfezioni. Tutte.
Talvolta, perciò, devi semplicemente dirti di darci un taglio. Metterti davanti allo specchio e dirti, serenamente: “No, non sono perfetta… ma vado bene per come sono”.
Parlando da (ex)perfezionista – aha! ^^” – a perfezionista (spero presto ex), il ruolo del perfezionismo nell’anoressia può essere enorme, ma nel momento in cui te ne rendi conto, lo accetti, e cresci, le tue imperfezioni non ti sembreranno più tanto temibili.
E poi, come dice la canzone delle t.A.T.u.: “IMPERFECT IS THE NEW PERFECT!!”
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domenica 20 giugno 2010
B.M.I. (Basta Misurazioni Inutili!)
Vi propongo un link MOLTO interessante a proposito del BMI (IMC).
BMI link
Se poggiate il cursore sulle piccole fotografie sulla destra, vi apparirà una tendina in cui viene data una valutazione soggettiva del peso delle persone ritratte. Se poi cliccate sulle piccole fotografie stesse, vi apparirà lo status fisico effettivo – stimato col calcolo del BMI – di ciascuna delle persone ritratte.
E’ un qualcosa che, secondo me, fa veramente aprire gli occhi.
Il BMI spesso è un qualcosa di completamente ridicolo.
BMI link
Se poggiate il cursore sulle piccole fotografie sulla destra, vi apparirà una tendina in cui viene data una valutazione soggettiva del peso delle persone ritratte. Se poi cliccate sulle piccole fotografie stesse, vi apparirà lo status fisico effettivo – stimato col calcolo del BMI – di ciascuna delle persone ritratte.
E’ un qualcosa che, secondo me, fa veramente aprire gli occhi.
Il BMI spesso è un qualcosa di completamente ridicolo.
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mercoledì 16 giugno 2010
Domanda #12: Intrappolata e vincolata... sono pronta?
Questa è la domanda cui rispondo oggi:
"Più il tempo passa, più mi sembra di aver meno voglia di combattere il mio DCA. Ti è mai capitato di sentirti così? Ci sono momenti in cui desidero disperatamente tornare a quel periodo in cui mi sentivo bene nell’anoressia, e in cui penso che il percorso terapeutico sia stato il mio peggior errore. Forse vorrei solo che tu mi dicessi che non sono matta. Sali mai sulla bilancia? Io non sono ancora pronta a smettere di pesarmi – forse è perchè non sono ancora pronta per combattere il DCA?"
Io non posso certo dirti se sei pronta o meno per intraprendere la strada del ricovero – questa è una scelta che spetta solo ed unicamente a te. Ma posso dirti che capisco come ti senti. Una sorta di… stallo? Mi è capitato di sentirmi così, sì. Ritornare nel pieno dell’anoressia sarebbe la cosa più semplice, più ovvia e più facile. Così com’è facile mollare – perché ritornare nel pieno dell’anoressia equivale a mollare. La tua vita non sarà più la tua, e, soprattutto, non esisterà più materialmente nel giro di alcuni mesi o anni. So che questo è il solito predicozzo – che devi smettere di restringere l’alimentazione o morirai. Ma è vero. Non si può rimanere anoressiche restrittive a vita. O si combatte, o si muore. Detto terra-terra, senza tanti riguardi, ma è così che stanno le cose.
Non sei matta, assolutamente. Voler smollare la strada del ricovero non significa essere matta. Penso che TUTTE ci sentiamo così prima o poi. Non sei certamente la sola. Abbandonare la terapia e riscivolare nell’anoressia ti dà una sorta di senso di sollievo, non è così?! C’è meno da lavorare, meno da faticare, una situazione emotivamente più semplice, etc. Ma queste sono solo bugie che l’anoressia ti racconta. Devi capire che non ti porteranno da nessuna parte.
Se percorrere la strada del ricovero fosse una cosa semplice, non ci sarebbe bisogno di tanti dietisti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi, cliniche specializzate, gruppi di supporto, libri, auto-aiuto e così via. E, certo, devi SCEGLIERE la strada del ricovero – non sarà lei a scegliere te… ma, in fin dei conti, tutto sta nello scegliere tra il vivere e il morire – perché se anche continui a respirare, nel pieno dell’anoressia non vivi veramente.
Un DCA è una strada sdrucciolevole. Se molli la presa una volta, cadrai rapidamente. Se molli la presa due volte, cadrai duramente. Se molli la persa tre volte, cadrai in un gran buco nero. E ogni volta rialzarsi sarà arduo. Ricadere nell’anoressia sembra più semplice che intraprendere un percorso di ricovero – ma alla fine le conseguenze sono molto più difficili da affrontare. È tutto nella tua testa.
Se salgo mai sulla bilancia? Certo, una volta al mese quando vado a fare il controlli dalla dietista. Do le spalle all’asticella del peso, e non mi faccio dire niente. Non mi sono mai pesata, neanche nel periodo peggiore dell’anoressia. Un eccesso al contrario, in un certo senso. Ad ogni modo, attualmente non la possiedo neanche, una bilancia. E neanche m’interessa. Non voglio che sia un numero a condizionare il modo in cui mi sento col mio corpo. Se tu venissi a casa mia e mi dicessi che hai la necessità di portare con te la tua bilancia, ti risponderei: “Okay, portala pure”. È solo un oggetto. Ha unicamente il potere che tu le conferisci. Controllo. Numeri. Autostima. Costante, valutazione più volte al giorno. Nient’altro che un ammasso d’ingranaggi. Non è questa la vita.
Puoi comunque essere pronta per intraprendere il tuo percorso di ricovero anche se senti di avere ancora bisogno della bilancia. Puoi comunque essere pronta per intraprendere il tuo percorso di ricovero, ed iniziare a percorrere questa strada. Ma un giorno arriverà il momento in cui aprirai gli occhi davvero e realizzerai: “Ecco, questa è SOLO una bilancia. Non mi aiuta, anzi, reitera un comportamento malato voluto dall’anoressia. Serve solo ad alimentare l’ossessione. Ne ho abbastanza. Forse un giorno tornerò ad utilizzare un bilancia, ma quell giorno non è oggi”.
E guarda con onestà dentro te stessa per cercare di venire al bandolo della matassa. O vuoi combattere contro l’anoressia, o non vuoi farlo. Secondo la mia umile opinione, non avresti letto il mio blog e non mi avresti lasciato una domanda se, in un certo qual modo, non volessi lottare contro il DCA. Questo blog è, a suo modo, una modalità di ricovero. Una piattaforma di auto-aiuto. Niente di risolutivo né sostituivo di una psicoterapia – del resto non ho mai preteso fosse tale, assolutamente! Ma questo, tu lo sai. E se sei ancora qui a leggermi, vuol dire che la tua scelta l’hai già fatta.
Sei pronta? Come ti ho già detto, io non lo so. Questa è una domanda cui non posso rispondere. Ma tu sì, tu puoi. E lo farai. Forse non sei ancora pronta a rispondere a questa domanda perchè sai che se lo farai dovrai mettere tuta te stessa sulla strada del ricovero, investirci molto di più. Forse sei solo spaventata all’idea di poter vivere la vita senza il DCA, che magari adesso ti appare come una parte integrante della tua personalità. Ma non lo è. Tu sei ben altro e ben oltre l’anoressia. Siediti. Riflettici. E, ricorda, il ricovero è possible. Puoi farcela, se VERAMENTE lo vuoi con tutta te stessa.
Sì, c’è stato un periodo in cui mi sono sentita come te. Ma adesso mi sento come me. E ne vale molto più la pena, credimi. Sentirsi intrappolata e vincolata da un DCA è solo una proiezione mentale. Ma c’è davvero molto di meglio nella vita. E tu lo meriti tutto.
"Più il tempo passa, più mi sembra di aver meno voglia di combattere il mio DCA. Ti è mai capitato di sentirti così? Ci sono momenti in cui desidero disperatamente tornare a quel periodo in cui mi sentivo bene nell’anoressia, e in cui penso che il percorso terapeutico sia stato il mio peggior errore. Forse vorrei solo che tu mi dicessi che non sono matta. Sali mai sulla bilancia? Io non sono ancora pronta a smettere di pesarmi – forse è perchè non sono ancora pronta per combattere il DCA?"
Io non posso certo dirti se sei pronta o meno per intraprendere la strada del ricovero – questa è una scelta che spetta solo ed unicamente a te. Ma posso dirti che capisco come ti senti. Una sorta di… stallo? Mi è capitato di sentirmi così, sì. Ritornare nel pieno dell’anoressia sarebbe la cosa più semplice, più ovvia e più facile. Così com’è facile mollare – perché ritornare nel pieno dell’anoressia equivale a mollare. La tua vita non sarà più la tua, e, soprattutto, non esisterà più materialmente nel giro di alcuni mesi o anni. So che questo è il solito predicozzo – che devi smettere di restringere l’alimentazione o morirai. Ma è vero. Non si può rimanere anoressiche restrittive a vita. O si combatte, o si muore. Detto terra-terra, senza tanti riguardi, ma è così che stanno le cose.
Non sei matta, assolutamente. Voler smollare la strada del ricovero non significa essere matta. Penso che TUTTE ci sentiamo così prima o poi. Non sei certamente la sola. Abbandonare la terapia e riscivolare nell’anoressia ti dà una sorta di senso di sollievo, non è così?! C’è meno da lavorare, meno da faticare, una situazione emotivamente più semplice, etc. Ma queste sono solo bugie che l’anoressia ti racconta. Devi capire che non ti porteranno da nessuna parte.
Se percorrere la strada del ricovero fosse una cosa semplice, non ci sarebbe bisogno di tanti dietisti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi, cliniche specializzate, gruppi di supporto, libri, auto-aiuto e così via. E, certo, devi SCEGLIERE la strada del ricovero – non sarà lei a scegliere te… ma, in fin dei conti, tutto sta nello scegliere tra il vivere e il morire – perché se anche continui a respirare, nel pieno dell’anoressia non vivi veramente.
Un DCA è una strada sdrucciolevole. Se molli la presa una volta, cadrai rapidamente. Se molli la presa due volte, cadrai duramente. Se molli la persa tre volte, cadrai in un gran buco nero. E ogni volta rialzarsi sarà arduo. Ricadere nell’anoressia sembra più semplice che intraprendere un percorso di ricovero – ma alla fine le conseguenze sono molto più difficili da affrontare. È tutto nella tua testa.
Se salgo mai sulla bilancia? Certo, una volta al mese quando vado a fare il controlli dalla dietista. Do le spalle all’asticella del peso, e non mi faccio dire niente. Non mi sono mai pesata, neanche nel periodo peggiore dell’anoressia. Un eccesso al contrario, in un certo senso. Ad ogni modo, attualmente non la possiedo neanche, una bilancia. E neanche m’interessa. Non voglio che sia un numero a condizionare il modo in cui mi sento col mio corpo. Se tu venissi a casa mia e mi dicessi che hai la necessità di portare con te la tua bilancia, ti risponderei: “Okay, portala pure”. È solo un oggetto. Ha unicamente il potere che tu le conferisci. Controllo. Numeri. Autostima. Costante, valutazione più volte al giorno. Nient’altro che un ammasso d’ingranaggi. Non è questa la vita.
Puoi comunque essere pronta per intraprendere il tuo percorso di ricovero anche se senti di avere ancora bisogno della bilancia. Puoi comunque essere pronta per intraprendere il tuo percorso di ricovero, ed iniziare a percorrere questa strada. Ma un giorno arriverà il momento in cui aprirai gli occhi davvero e realizzerai: “Ecco, questa è SOLO una bilancia. Non mi aiuta, anzi, reitera un comportamento malato voluto dall’anoressia. Serve solo ad alimentare l’ossessione. Ne ho abbastanza. Forse un giorno tornerò ad utilizzare un bilancia, ma quell giorno non è oggi”.
E guarda con onestà dentro te stessa per cercare di venire al bandolo della matassa. O vuoi combattere contro l’anoressia, o non vuoi farlo. Secondo la mia umile opinione, non avresti letto il mio blog e non mi avresti lasciato una domanda se, in un certo qual modo, non volessi lottare contro il DCA. Questo blog è, a suo modo, una modalità di ricovero. Una piattaforma di auto-aiuto. Niente di risolutivo né sostituivo di una psicoterapia – del resto non ho mai preteso fosse tale, assolutamente! Ma questo, tu lo sai. E se sei ancora qui a leggermi, vuol dire che la tua scelta l’hai già fatta.
Sei pronta? Come ti ho già detto, io non lo so. Questa è una domanda cui non posso rispondere. Ma tu sì, tu puoi. E lo farai. Forse non sei ancora pronta a rispondere a questa domanda perchè sai che se lo farai dovrai mettere tuta te stessa sulla strada del ricovero, investirci molto di più. Forse sei solo spaventata all’idea di poter vivere la vita senza il DCA, che magari adesso ti appare come una parte integrante della tua personalità. Ma non lo è. Tu sei ben altro e ben oltre l’anoressia. Siediti. Riflettici. E, ricorda, il ricovero è possible. Puoi farcela, se VERAMENTE lo vuoi con tutta te stessa.
Sì, c’è stato un periodo in cui mi sono sentita come te. Ma adesso mi sento come me. E ne vale molto più la pena, credimi. Sentirsi intrappolata e vincolata da un DCA è solo una proiezione mentale. Ma c’è davvero molto di meglio nella vita. E tu lo meriti tutto.
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sabato 12 giugno 2010
Fronteggiare l'Estate
Come fronteggiare l’Estate?
Sicuramente l’Estate è una stagione difficile per chiunque abbia a che fare con l’anoressia. T-shirt, gonne, shorts, top, canotte… il corpo viene inevitabilmente messo in mostra. Ed è un corpo che non ci piace, ma che in Estate non possiamo nascondere sotto maglioni o pantaloni lunghi. E quindi l’abbiamo sott’occhio in ogni momento, e questo può farci sentire peggio. Può farci venire voglia di restringere di nuovo l’alimentazione. Può essere una forte spinta verso l’anoressia.
Cosa fare dunque per non focalizzarsi troppo sul nostro corpo e non attuare di nuovo comportamenti restrittivi col cibo?
Credo che per un sacco di persone con un DCA l’Estate sia una sorta di “vacanze di Natale”. Un qualcosa che mette ansia, fa sentire a disagio, un qualcosa che diventa difficile da affrontare senza ricadere. Il fatto è che non dev’essere così. L’Estate non è essere magre ed abbronzate, a passeggio sul bagnasciuga in un bikini novo fiammante. Non è questo.
L’Estate non è un qualcosa che ha particolarmente a che fare con l’apparenza. E, perciò, non deve diventare un qualcosa in cui si va a porre ancor più attenzione all’apparenza. Dobbiamo imparare a considerarla come un qualsiasi periodo dell’anno, in cui andare avanti, essere naturali, ed essere noi stesse.
Fintanto che ci lasceremo condizionare da una delle bugie che l’anoressia ci racconta, ovvero che l’Estate è quella cosa tremenda che serve a far vedere a tutto il resto del mondo quanto siamo fisicamente terribili, ecco, allora l’Estate sarà esattamente questo. Ma ciò solo fino a che decidiamo di credere a ciò che detta l’anoressia. Perché mettiamo a tacere la sua voce – l’Estate può essere una stagione stupenda.
Okay – fa caldo un sacco e bisogna indossare vestiti leggeri e “scoprenti” per tenerci più fresche. Questo può mettere ansia, lo so benissimo. Questo può farci stare male, so benissimo anche questo. Ma adesso conosco anche un piccolo trucco per limitare i sentimenti negativi e sentirci un po’ meglio anche quando dobbiamo indossare abiti che mettono in mostra il corpo: Indossare unicamente ciò che ci piace e che ci fa sentire davvero bene.
Perciò, quando fa caldo e dovete uscire, e vi trovate davanti all’armadio spalancato a decidere cosa indossare, cercando di venire a patti con l’ansia e con il disgusto, scegliete gli indumenti che vi fanno sentire più: 1) Forti; 2) Allegre; 3) A vostro agio; o, ancora meglio 4) Tutte e tre le cose insieme. Esempi? Un leggero foulard estivo – può dare la sensazione di una sorta di scudo, tenendo un pochino più coperte, e quindi facendo sentire meno a disagio. Oppure un braccialetto, o una collana che vi ha regalato un’amica a cui volete particolarmente bene e che vi fa sentire speciali. Un qualcosa che abbia per voi un significato. Qualcosa che riesca a portar via la negatività di cui di solito vi sentite circondate.
Magari questo richiederà di pensarci un po’ su. Se nel vostro armadio non c’è nessun indumento che vi faccia stare un pochino meglio col vostro corpo, è arrivato il momento di andare a fare un po’ di shopping acquistando qualcosa che possa salvare il vostro umore… per esempio, una particolare cintura. Qualcosa che vi piacerebbe davvero indossare con quegli shorts che vi fanno venir voglia di chiudervi in casa e di rimanerci fino all’Autunno. Tirate fuori la vostra creatività. Pensate a che cosa potrebbe migliorare la vostra immagine di voi stesse, e avere un’opinione meno negativa sul vostro corpo.
Molto spesso sono proprio le piccole cose quelle che fanno la differenza. Anche in Estate.
E, per tener freno a tutti quei pensieri che con l’avvento dell’Estate tirano di nuovo dentro all’anoressia: questo, ragazze mie, dipende solo da voi. Perché i pensieri dell’anoressia hanno unicamente il potere che voi decidete di conferirgli.
Volete davvero che una stagione che può essere bellissima come l’Estate vi getti in una spirale di ansia, paranoia e anoressia che impedisce di gustarsi la vita come merita?
Accettarci per quello che siamo è il primo passo per poter andare avanti… perciò, provate ad aiutarvi ad accettare il vostro corpo. Fate piccole cose che vi mantengano sulla strada del ricovero. Non lasciate che una stagione sia più forte di voi. E non lasciate che lo sia neanche l’anoressia.
Sicuramente l’Estate è una stagione difficile per chiunque abbia a che fare con l’anoressia. T-shirt, gonne, shorts, top, canotte… il corpo viene inevitabilmente messo in mostra. Ed è un corpo che non ci piace, ma che in Estate non possiamo nascondere sotto maglioni o pantaloni lunghi. E quindi l’abbiamo sott’occhio in ogni momento, e questo può farci sentire peggio. Può farci venire voglia di restringere di nuovo l’alimentazione. Può essere una forte spinta verso l’anoressia.
Cosa fare dunque per non focalizzarsi troppo sul nostro corpo e non attuare di nuovo comportamenti restrittivi col cibo?
Credo che per un sacco di persone con un DCA l’Estate sia una sorta di “vacanze di Natale”. Un qualcosa che mette ansia, fa sentire a disagio, un qualcosa che diventa difficile da affrontare senza ricadere. Il fatto è che non dev’essere così. L’Estate non è essere magre ed abbronzate, a passeggio sul bagnasciuga in un bikini novo fiammante. Non è questo.
L’Estate non è un qualcosa che ha particolarmente a che fare con l’apparenza. E, perciò, non deve diventare un qualcosa in cui si va a porre ancor più attenzione all’apparenza. Dobbiamo imparare a considerarla come un qualsiasi periodo dell’anno, in cui andare avanti, essere naturali, ed essere noi stesse.
Fintanto che ci lasceremo condizionare da una delle bugie che l’anoressia ci racconta, ovvero che l’Estate è quella cosa tremenda che serve a far vedere a tutto il resto del mondo quanto siamo fisicamente terribili, ecco, allora l’Estate sarà esattamente questo. Ma ciò solo fino a che decidiamo di credere a ciò che detta l’anoressia. Perché mettiamo a tacere la sua voce – l’Estate può essere una stagione stupenda.
Okay – fa caldo un sacco e bisogna indossare vestiti leggeri e “scoprenti” per tenerci più fresche. Questo può mettere ansia, lo so benissimo. Questo può farci stare male, so benissimo anche questo. Ma adesso conosco anche un piccolo trucco per limitare i sentimenti negativi e sentirci un po’ meglio anche quando dobbiamo indossare abiti che mettono in mostra il corpo: Indossare unicamente ciò che ci piace e che ci fa sentire davvero bene.
Perciò, quando fa caldo e dovete uscire, e vi trovate davanti all’armadio spalancato a decidere cosa indossare, cercando di venire a patti con l’ansia e con il disgusto, scegliete gli indumenti che vi fanno sentire più: 1) Forti; 2) Allegre; 3) A vostro agio; o, ancora meglio 4) Tutte e tre le cose insieme. Esempi? Un leggero foulard estivo – può dare la sensazione di una sorta di scudo, tenendo un pochino più coperte, e quindi facendo sentire meno a disagio. Oppure un braccialetto, o una collana che vi ha regalato un’amica a cui volete particolarmente bene e che vi fa sentire speciali. Un qualcosa che abbia per voi un significato. Qualcosa che riesca a portar via la negatività di cui di solito vi sentite circondate.
Magari questo richiederà di pensarci un po’ su. Se nel vostro armadio non c’è nessun indumento che vi faccia stare un pochino meglio col vostro corpo, è arrivato il momento di andare a fare un po’ di shopping acquistando qualcosa che possa salvare il vostro umore… per esempio, una particolare cintura. Qualcosa che vi piacerebbe davvero indossare con quegli shorts che vi fanno venir voglia di chiudervi in casa e di rimanerci fino all’Autunno. Tirate fuori la vostra creatività. Pensate a che cosa potrebbe migliorare la vostra immagine di voi stesse, e avere un’opinione meno negativa sul vostro corpo.
Molto spesso sono proprio le piccole cose quelle che fanno la differenza. Anche in Estate.
E, per tener freno a tutti quei pensieri che con l’avvento dell’Estate tirano di nuovo dentro all’anoressia: questo, ragazze mie, dipende solo da voi. Perché i pensieri dell’anoressia hanno unicamente il potere che voi decidete di conferirgli.
Volete davvero che una stagione che può essere bellissima come l’Estate vi getti in una spirale di ansia, paranoia e anoressia che impedisce di gustarsi la vita come merita?
Accettarci per quello che siamo è il primo passo per poter andare avanti… perciò, provate ad aiutarvi ad accettare il vostro corpo. Fate piccole cose che vi mantengano sulla strada del ricovero. Non lasciate che una stagione sia più forte di voi. E non lasciate che lo sia neanche l’anoressia.
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martedì 8 giugno 2010
Domanda #11: Cibi proibiti & Quello che realmente nascondono
Oggi rispondo alla domanda che mi ha lasciato Francesca, ovvero:
“In questi anni di anoressia mi è successo di eliminare gradualmente dalla mia alimentazione moltissimi cibi, (direi quasi tutti eccetto le verdure la carne magra e lo yogurt magro)… che sono diventati una sorta di tabù... molti di questi non riesco tutt'ora a mangiarli, mentre alcuni altri sono riuscita con fatica a reintrodurli... volevo chiederti: a te è capitata una cosa del genere? Sei riuscita a risolvere completamente il problema o rimangono tutt'ora per te dei cibi proibiti? E soprattutto, come hai risolto questo problema e come hai fronteggiato la tentazione di eliminare di nuovo dall'alimentazione alcuni cibi?”
Forse potrà sorprendervi il sapere che io non ho mai avuto, neanche nei momenti peggiori dell’anoressia, dei cibi “proibiti”; così come non ho mai neanche avuto degli alimenti che consideravo particolarmente “sicuri”. Ho sempre mangiato un po’ di tutto sebbene ovviamente, quand’ero in fase restrittiva, in quantitativi a poco a poco sempre minori ed insufficienti per il mio fabbisogno energetico giornaliero. Tuttora, cerco di avere un’alimentazione quanto più possibile variata. Ovviamente ci sono alcuni cibi che non mi piacciono, come le patate, i wrustel, il cocomero, ma si tratta di cose che fin da piccola non mi sono mai piaciute. A parte questo, cerco sempre di mangiare un po’ di tutto, perché sono consapevole del fatto che ogni cibo contiene dei nutrienti, soprattutto per quanto riguarda le vitamine, i microelementi e gli oligoelementi, che sono importantissimi per il nostro organismo e non facili da reperire. La consapevolezza di questo mi ha aiutata molto a cercare di riappropriarmi di uno stile alimentare corretto.
Quando ero nel pieno dell’anoressia, ovviamente mangiavo pochissimo, meno di una bambina, ma non ho mai depennato dalla lista alcun tipo di cibo, e non ho mai contato sistematicamente le calorie. Come si dice dalle mie parti, facevo “a occhiometro”; tanto ero arrivata a un punto in cui mangiavo così poco che ero sicura che l’apporto fosse inferiore alla necessità. A ben pensarci, effettivamente avevo eliminato completamente dalla mia alimentazione caramelle, cioccolatini, e dolci più in generale.
Da quando sono seguita dalla mia dietista, con la quale mi vedo tuttora per regolari controlli, ho dovuto re-imparare cosa significa alimentarsi correttamente. E mi sono così accorta che la restrizione alimentare era in effetti nient’altro che un meccanismo di coping. Una sorta di forma di controllo. C’erano ben altri problemi oltre il cibo – il cibo non era veramente un problema. Nel momento in cui mi sono trovata ad affrontare direttamente quei problemi, sono stata in grado di realizzare che il cibo era solo cibo, nient’altro che un carburante per il mio corpo. Penso che questo sia ciò che ogni anoressica cerca di fare ogni giorno nel momento in cui si ritrova davanti alla tavola imbandita – comprendere e realizzare che il cibo è solo cibo. Eh, la scoperta dell’acqua calda! – direte voi. Ma è vero. Il cibo è ciò che serve a nutrirci e a darci l’energia necessaria per svolgere tutte le nostre attività quotidiane. Non è un’entità cattiva, violenta, distruttrice. Non è un’arma puntata contro. Non è una punizione. Non è un riempitivo. È solo del cibo.
Nel momento in cui ho iniziato a seguire l’ “equilibrio alimentare” che mi ha assegnato la mia dietista, ho dovuto a poco a poco incrementare le dosi degli alimenti mangiati. All’inizio era terrorizzante, ma poi mi sono accorta che aveva ragione lei: il mio peso aumentava in maniera estremamente graduale e non esplicitamente e rapidamente visibile, perché quella che si reintegrava era massa muscolare. E mi sono accorta che più seguivo l’ “equilibrio alimentare”, più seguirlo diventava semplice. Questo non significa che non abbia avuto ricadute nella restrizione, ne ho avute eccome, ma mi sono ripresa nella consapevolezza che le cose avrebbero potuto migliorare a poco a poco, senza i rapidi cambiamenti radicali a livello corporeo che temevo.
Certo, non posso dire a nessuna di voi che sia facile, non posso dirvi che non ci sono momenti di panico e in cui ci si sente estremamente male col proprio corpo, ma posso sicuramente dirvi che la cosa più difficile è il primo passo: fatto quello, tutti gli altri davvero vengono di conseguenza.
“In questi anni di anoressia mi è successo di eliminare gradualmente dalla mia alimentazione moltissimi cibi, (direi quasi tutti eccetto le verdure la carne magra e lo yogurt magro)… che sono diventati una sorta di tabù... molti di questi non riesco tutt'ora a mangiarli, mentre alcuni altri sono riuscita con fatica a reintrodurli... volevo chiederti: a te è capitata una cosa del genere? Sei riuscita a risolvere completamente il problema o rimangono tutt'ora per te dei cibi proibiti? E soprattutto, come hai risolto questo problema e come hai fronteggiato la tentazione di eliminare di nuovo dall'alimentazione alcuni cibi?”
Forse potrà sorprendervi il sapere che io non ho mai avuto, neanche nei momenti peggiori dell’anoressia, dei cibi “proibiti”; così come non ho mai neanche avuto degli alimenti che consideravo particolarmente “sicuri”. Ho sempre mangiato un po’ di tutto sebbene ovviamente, quand’ero in fase restrittiva, in quantitativi a poco a poco sempre minori ed insufficienti per il mio fabbisogno energetico giornaliero. Tuttora, cerco di avere un’alimentazione quanto più possibile variata. Ovviamente ci sono alcuni cibi che non mi piacciono, come le patate, i wrustel, il cocomero, ma si tratta di cose che fin da piccola non mi sono mai piaciute. A parte questo, cerco sempre di mangiare un po’ di tutto, perché sono consapevole del fatto che ogni cibo contiene dei nutrienti, soprattutto per quanto riguarda le vitamine, i microelementi e gli oligoelementi, che sono importantissimi per il nostro organismo e non facili da reperire. La consapevolezza di questo mi ha aiutata molto a cercare di riappropriarmi di uno stile alimentare corretto.
Quando ero nel pieno dell’anoressia, ovviamente mangiavo pochissimo, meno di una bambina, ma non ho mai depennato dalla lista alcun tipo di cibo, e non ho mai contato sistematicamente le calorie. Come si dice dalle mie parti, facevo “a occhiometro”; tanto ero arrivata a un punto in cui mangiavo così poco che ero sicura che l’apporto fosse inferiore alla necessità. A ben pensarci, effettivamente avevo eliminato completamente dalla mia alimentazione caramelle, cioccolatini, e dolci più in generale.
Da quando sono seguita dalla mia dietista, con la quale mi vedo tuttora per regolari controlli, ho dovuto re-imparare cosa significa alimentarsi correttamente. E mi sono così accorta che la restrizione alimentare era in effetti nient’altro che un meccanismo di coping. Una sorta di forma di controllo. C’erano ben altri problemi oltre il cibo – il cibo non era veramente un problema. Nel momento in cui mi sono trovata ad affrontare direttamente quei problemi, sono stata in grado di realizzare che il cibo era solo cibo, nient’altro che un carburante per il mio corpo. Penso che questo sia ciò che ogni anoressica cerca di fare ogni giorno nel momento in cui si ritrova davanti alla tavola imbandita – comprendere e realizzare che il cibo è solo cibo. Eh, la scoperta dell’acqua calda! – direte voi. Ma è vero. Il cibo è ciò che serve a nutrirci e a darci l’energia necessaria per svolgere tutte le nostre attività quotidiane. Non è un’entità cattiva, violenta, distruttrice. Non è un’arma puntata contro. Non è una punizione. Non è un riempitivo. È solo del cibo.
Nel momento in cui ho iniziato a seguire l’ “equilibrio alimentare” che mi ha assegnato la mia dietista, ho dovuto a poco a poco incrementare le dosi degli alimenti mangiati. All’inizio era terrorizzante, ma poi mi sono accorta che aveva ragione lei: il mio peso aumentava in maniera estremamente graduale e non esplicitamente e rapidamente visibile, perché quella che si reintegrava era massa muscolare. E mi sono accorta che più seguivo l’ “equilibrio alimentare”, più seguirlo diventava semplice. Questo non significa che non abbia avuto ricadute nella restrizione, ne ho avute eccome, ma mi sono ripresa nella consapevolezza che le cose avrebbero potuto migliorare a poco a poco, senza i rapidi cambiamenti radicali a livello corporeo che temevo.
Certo, non posso dire a nessuna di voi che sia facile, non posso dirvi che non ci sono momenti di panico e in cui ci si sente estremamente male col proprio corpo, ma posso sicuramente dirvi che la cosa più difficile è il primo passo: fatto quello, tutti gli altri davvero vengono di conseguenza.
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giovedì 3 giugno 2010
Thanks & stay tuned!
Non sono ancora tornata a casa – tornerò Martedì per l’esattezza – ma oggi nessuno vuole utilizzare la connessione, quindi ho un’ora di Internet a disposizione tutta per me! Dunque, qualche minuto qui e poi mi dedicherò subito a girare per i blog di tutte voi!
Comunque… Ho bisogno di prendermi un minuto per ringraziarvi. Grazie, grazie, GRAZIE a tutte voi, ragazze, per i vostri commenti ed il vostro supporto. Leggo e rispondo alle vostre parole in ogni post, così come cerco sempre di rispondere quanto prima possibile alle vostre e-mail (e mi scuso se alle volte sono un’imperdonabile ritardataria… specie in questo periodo… prometto che risponderò a tutte non appena ne avrò l’opportunità!), e spero che le mie parole, in un modo o nell’altro, riescano ad arrivarvi e significhino qualcosa per voi. Siete tutte meravigliose e tanto, tanto grandiose.
Inoltre, volevo dirvi che so che ho ancora diverse delle vostre domande cui devo dare risposta. Ho appena compilato una lista di tutte quelle mancanti (mi ero interrotta un po’ di tempo fa perché avevo tante altre cose di cui scrivere…). Perciò, Francesca e tutte le altre che stanno ancora aspettando risposta… non mi sono dimenticata di voi, bellissime! Lavorerò sulle risposte alle vostre domande proprio in questi giorni, e le pubblicherò qui sul blog in vari post quanto prima mi sarà possibile. Mi avete rivolto delle domande veramente toste ed importanti nei commenti del post ad esse adibito, e voglio poter rispondere in maniera adeguata.
Spero che tutte voi stiate trascorrendo delle giornate tranquille. Io vi penso molto spesso, e adesso vi lascio con questa domanda che potete rivolgere a voi stesse:
COSA POSSO FARE OGGI PER RIUSCIRE A SORRIDERE DAVVERO?
Bè, provate a rispondere, cosa state aspettando?!? E poi, fatelo…
Comunque… Ho bisogno di prendermi un minuto per ringraziarvi. Grazie, grazie, GRAZIE a tutte voi, ragazze, per i vostri commenti ed il vostro supporto. Leggo e rispondo alle vostre parole in ogni post, così come cerco sempre di rispondere quanto prima possibile alle vostre e-mail (e mi scuso se alle volte sono un’imperdonabile ritardataria… specie in questo periodo… prometto che risponderò a tutte non appena ne avrò l’opportunità!), e spero che le mie parole, in un modo o nell’altro, riescano ad arrivarvi e significhino qualcosa per voi. Siete tutte meravigliose e tanto, tanto grandiose.
Inoltre, volevo dirvi che so che ho ancora diverse delle vostre domande cui devo dare risposta. Ho appena compilato una lista di tutte quelle mancanti (mi ero interrotta un po’ di tempo fa perché avevo tante altre cose di cui scrivere…). Perciò, Francesca e tutte le altre che stanno ancora aspettando risposta… non mi sono dimenticata di voi, bellissime! Lavorerò sulle risposte alle vostre domande proprio in questi giorni, e le pubblicherò qui sul blog in vari post quanto prima mi sarà possibile. Mi avete rivolto delle domande veramente toste ed importanti nei commenti del post ad esse adibito, e voglio poter rispondere in maniera adeguata.
Spero che tutte voi stiate trascorrendo delle giornate tranquille. Io vi penso molto spesso, e adesso vi lascio con questa domanda che potete rivolgere a voi stesse:
COSA POSSO FARE OGGI PER RIUSCIRE A SORRIDERE DAVVERO?
Bè, provate a rispondere, cosa state aspettando?!? E poi, fatelo…
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