Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 29 gennaio 2010

Una e-mail per Ilaria

Questa è una vera e-mail – per una ragazza che lascia spesso i suoi commenti su questo blog: Ilaria.
Ma potrebbe essere anche una e-mail per ognuna di voi, se cambiassi qualche piccolo dettaglio.
Ilaria sta combattendo contro il suo demone. E io sto combattendo per trovare le parole giuste per afferrare le sue mani e tirarla con me sulla strada della luce.

Carissima Ilaria,

senti che ci stai ricadendo. Che non stai bene con te stessa. Che sei confusa. Questo traspare chiaramente dalle tue parole. Ma la tua luce non si è spenta, perchè continuo ad avvertirne il riverbero. Sono preoccupata per te? Sì. Ti voglio bene, non potrei non esserlo. Ho fiducia nelle tue capacità di rialzarti? Sì. Sempre. Perchè? Perchè so che ce la puoi fare. So che puoi farcela perchè l’hai già fatto. Se non lo pensassi, non starei ancora qui a cercare di afferrare la tua mano.
So che sei molto più forte di quel che credi. E so che sei MOLTO più forte dell’anoressia. So che sei una guerriera della luce. Accipicchia, penso che chiunque ti conosca lo sappia! Te ne stai forse dimenticando?

Non posso lasciartelo dimenticare. Non posso lasciarti mandare a puttane tutti i progressi che hai fatto negli ultimi mesi. Tu meriti il meglio, e percorrere la strada del ricovero è l’unico “meglio” che esiste. Credimi. Per favore, credimi. So che c’è una parte di te che vorrebbe semplicemente arrendersi all’anoressia e lasciarla avere la meglio perchè non combattere è più facile, costa meno impegno assecondare l’ossessione che respingerla. Ma tu non sei una che molla. L’anoressia potrà pure urlarti “Devi tornare a perdere peso!” e sputare numeri su numeri nella bilancia mentale che opera anche quando tenti di costruire qualcosa di diverso, ma è tutto un bluff. Se l’anoressia urla, è perché è debole. Cercare di sovrastare la voce dell’avversario è la risorsa dei perdenti.

So che tu puoi rialzarti ancora una volta – in parte da sola, in parte grazie all’aiuto delle persone che ti stanno vicine, in parte grazie all’aiuto di specialisti. Il punto è che tu puoi avere la meglio contro l’anoressia, non arrendendoti alle sue lusinghe, ma con la tua determinazione, la tua vera bellezza (la tua bellezza interiore, il tuo sorriso e, sì – un corpo che è delizioso, che tu te ne renda conto o meno), la tua intelligenza, la tua passione, la tua creatività, la tua capacità d’ironizzare e di ragionare sulle cose, di vederle per come sono realmente senza raccontarti bugie.

Tu hai veramente una grande capacità di vedere e cose per come sono realmente senza raccontarti bugie.

E, indovina un po’?! E’ una delle prime cose che l’anoressia ti potrerà via. Lo so che una parte di te pensa che le cose potrebbero pure andare meglio se tu continuassi a rimanere nell’anoressia lasciando che le ossessioni e la sua visione distorta abbiano la meglio… ma è un errore. E’ una delle tante bugie che l’anoressia racconta. E io non voglio che tu ci creda. Non di nuovo.

Sembra sempre che per quanti sforzi si faccia, si cammini in tondo e quindi si finisca sempre e comunque per tornare al punto di partenza. Lo so. Lo so che la strada del ricovero sembra così dura, così difficile, così invasiva, così opprimente, così impossibile. E so che c’è una vocina dentro di te che sta gridando: “Ma non è quello che voglio! Io voglio dimagrire di nuovo! Io voglio stare male perché così la gente mi presterà di nuovo attenzione!”. Ma ogni volta che crederai in ciò che dice questa vocina, perderai una parte di te. E non intendo i chili.

Non voglio che ti arrendi.

Vorrei che tu fossi qui accanto a me, adesso. Vorrei che tu venissi in palestra con me per fare karate insieme, e darci una mano a combattere contro un’avversaria comune. Vorrei farti capire quanto profondamente ti voglio bene. E vorrei anche accogliere il tuo sfogo e la tua rabbia e le tue lacrime e il tuo sclero. Ogni volta. Ogni volta che non darai ascolto a quella vocina.

E, un’ultima cosa: L’anoressia è una gran rottura di coglioni.
Lo so che è una gran rottura di coglioni. E lo so che è un inferno della peggio specie: un inferno senza morte. Ma io sono qui per te. E il momento giusto per rialzarti ed andare avanti è ADESSO.

Puoi farlo.
Puoi farcela.

No, puoi farcela.

No, PUOI FARCELA.

No, PUOI FARCELA!!!!!!

Okay?!

Ti voglio bene. Tanto tanto.

Tutto il mio amore,
Veggie

Ragazze, potreste dire anche voi qualcosa ad Ilaria? Il vostro supporto è sempre così tanto efficace…

martedì 26 gennaio 2010

Supporto: dare e ricevere

Supporto. È così importante, nel momento in cui ci troviamo tutte a percorrere questa strada…
Cerchiamo di non dimenticarci mai della grande importanza del supporto. Non dimentichiamo la forza che deriva dal combattere insieme. Ma, soprattutto, non dimentichiamo che possiamo sostenerci a vicenda, che possiamo essere qui l’una per l’altra, mentre percorriamo questa strada – la strada del ricovero. Combattere insieme può fare un’enorme differenza.

Credetemi, sulla base della mia esperienza posso dire che il supporto delle persone che hanno passato e stanno passando l’anoressia, è estremamente importante.
E questo supporto esiste. È qui. Basta che allunghiate la mano, e io l’afferrerò.
Non smettete mai di combattere. Non siete sole.
Il cuore dell’anoressia è il silenzio. Cerchiamo quindi di rompere insieme questo silenzio.

E non dimenticate che un piccolo rinforzo positivo può aiutare ad andare molto avanti su questa difficile strada. Perciò, non abbiate mai paura a condividere quello che sentite dentro. Ciascuna delle altre può trarre dalle vostre parole qualcosa di molto importante. E la condivisione potrà aiutare anche noi stesse a stare meglio.

Con questo blog, io cerco di dare il mio supporto, per quello che mi è possibile. Vorrei che questo supporto si espandesse come una rete in grado di acchiappare tutte coloro che stanno cadendo.
E cercare di farvi vedere quello che c’è oltre all’anoressia. Perché la bellezza non è quella che si vede, è quella che si sente. E perciò tutto voi siete bellissime semplicemente perché siete voi stesse, e in quanto tali uniche e speciali. Non mollate mai. Cercate sempre di raggiungere i vostri obiettivi. Lavorate ai vostri sogni. Voi potete afferrarli. E se cadete, rialzatevi. Rialzatevi sempre, e il più in fretta possibile, perché più si giace a terra, più diventa poi difficile rialzarsi. Siete meravigliose esattamente per quello che siete… non lo dimenticate.
Leggete e rileggete queste parole, e ripetetevele senza paura. Man mano che ve le ripeterete, le interiorizzerete sempre di più, e vi renderete conto della loro veridicità. E la negatività si allontanerà a poco a poco. Perciò gridate forte queste parole e siatene orgogliose. E ricordate… ogni parte di voi è come un pezzo di un puzzle. Quando tutti i pezzi del puzzle si uniscono… non c’è più un puzzle, ma solo una stupenda figura. Perché tutto è completo, e tutto è al posto giusto.
Perciò, lasciate che ve lo ripeta: siete bellissime. Bellissime dentro. Dovete solo trovare il coraggio di mostrare al mondo la vostra bellezza interiore.

E ricordate che se un domani avrete bisogno di supporto, io sarò sempre qui, sempre qui per voi. Pronta a darvi una mano in qualsiasi momento decidiate di tendermi la vostra. Perché basta un sorriso per farne nascere un altro, che ne fa nascere un altro ancora… e così via, a lungo dopo che voi sarete parte di questa catena. È questa la bellezza del supporto reciproco. Della condivisione. Del ricovero.
Siamo tutte risorse, l’una per l’altra. E la strada del ricovero possiamo percorrerla INSIEME.

Ed è vero… il passato è alle spalle. Il passato è andato, amiche mie. Perciò, non continuate a rimanere voltate indietro. Guardate dritto davanti a voi. Guardate avanti. Guardate verso una vita che vale veramente la pena di essere vissuta. Che è qui. Vi sta aspettando. Siete pronte per esserne parte?

sabato 23 gennaio 2010

Le bugie che l'anoressia ci racconta

Se avete vissuto e state vivendo l’esperienza di un DCA, credo sappiate perfettamente cosa significa dover quotidianamente convivere con la vocina dell’anoressia che parla dentro la nostra testa. Parla, parla e parla, riempie tutti i nostri pensieri, dice un sacco di cose… ma quante di queste sono corrette?

In un percorso di ricovero, perciò, bisogna innanzitutto imparare a tracciare un distinguo tra quelle che sono le bugie che l’anoressia ci racconta, e quella che invece è la realtà. Perciò, cerchiamo adesso di tracciare insieme questa linea di confine.

Bugia – L’anoressia è un vantaggio perché ci fa sentire forti, sicure, in controllo, soddisfatte, protette, speciali.
Verità – L’anoressia non dà potere, se non in maniera essenzialmente effimera. Alla lunga, somiglia più che altro ad una sorta di schiavitù. Alla fine, i nostri pensieri si focalizzano unicamente su peso/forme/cibo, e non resta spazio per nient’altro. Davvero questo è un vantaggio?

Bugia – Perdere peso ci farà sentire meglio con noi stesse. Le cose andranno meglio se si riesce a dimagrire ancora un po’. Se siamo in grado di controllare il nostro peso, allora siamo in grado di controllare ogni aspetto della nostra vita.
Verità – La restrizione non risolve i problemi, ma diventa IL PROBLEMA. Tutti i problemi di basi, anche se momentaneamente celati, dato che non affrontati direttamente, rimangono comunque, e a questi si aggiungono anche quelli portati dall’anoressia. L’anoressia non ci farà mai sentire veramente bene con noi stesse. Quando raggiungeremo il nostro “peso ideale”, ci sarà comunque qualcosa che non andrà. Perché questa è la vita, e nella vita non si può controllare tutto.

Bugia – Se la nostra magrezza diventa eccessiva, allora gli altri si accorgeranno di quanto stiamo male, e si prenderanno cura di noi.
Verità – La gente che non ha vissuto l’anoressia in prima persona non capisce, quindi ragiona per stereotipi e interpreta la perdita di peso come un melodrammatico tentativo patetico per attirare l’attenzione.

Bugia – Restringere, riuscire a fare per tanto tempo qualcosa che la maggior parte delle persone non è in grado di fare, dimostra che siamo diverse, che siamo migliori. Abbiamo stabilito le nostre regole e le rispettiamo, e nessuno potrà fermarci. Abbiamo il controllo assoluto.
Verità – Non siamo noi che siamo controllando, ma è l’anoressia che controlla noi. Perché non siamo più noi stesse. Non siamo altro che le menzogne che raccontiamo agli altri e che, soprattutto, ci raccontiamo.

Bugia – Essere magre, indossare un taglia inferiore, sono simboli di vera forza e autocontrollo, che porteranno le persone ad ammirarci, a guardarci con rispetto, a trattarci con riguardo.
Verità – Le persone rimangono piuttosto sconvolte dal nostro aspetto fisico, e se ci guardano da lontano è solo perché non sanno come comportarsi con noi, né cosa dire.

Bugia – Guadagnare peso è una cosa terribile, perché è impossibile sopportare l’ansia conseguente all’aumento di peso.
Verità – Ma se abbiamo affrontato un sacco di difficoltà nella nostra vita, superandole! Ovvio che riusciremo a sopportare anche l’aumento di peso… Se non ci focalizziamo su di esso e lo riprendiamo gradualmente, staremo semplicemente meglio.

Percorrere la strada del ricovero è come andare sulle montagne russe. Ma ci sono alcune cose che dovete sapere, perché sono la verità:

- Non potete vivere tutta la vostra vita portando avanti la restrizione, anche se l’anoressia vi dà la sensazione che questo sia possibile. Poiché questo poterà o a morire, o a mettere in atto condotte compensatorie.
- La denutrizione alimenta pensieri ossessivi e porta all’isolamento.
- Non è mai troppo tardi per scegliere la strada del ricovero e riappropriarsi della vita. Anche se ci saranno ricadute, anche se sarà difficile rimettersi in piedi, questa strada è l’unica che possiamo percorrere.
- Man mano che andate avanti sulla strada del ricovero, le cose diventeranno più facili.
- Anche nei momenti peggiori, c’è sempre una via d’uscita che non sia l’anoressia: COMBATTERE.
- Più si crede di stare male, e più si sta male. Piangersi addosso è una delle peggiori cose che si possano fare, una di quelle che tira più in basso. Cerchiamo di vedere sempre gli aspetti positivi di una situazione, per quanto piccoli possano essere, e per quanto questo possa essere difficile.
- Talvolta la strada del ricovero sembra troppo impervia per poterla percorrere… ma voi ce la potete fare! Siete passate attraverso il fuoco dell’anoressia… e il fuoco tempera ciò che non distrugge.
- La vita, quella vera, è molto, MOLTO più dell’anoressia. Abbiamo la forza per cambiare l’intero mondo… abbiamo la forza per cambiare la nostra vita.
- Il ricovero è possibile per TUTTE. Non importa quanto a lungo siate andate a 200 Km/h contromano… fate inversione a U e ripartite.

mercoledì 20 gennaio 2010

A voi la parola / 14

Questo mese, lo spazio di “A voi la parola” è occupato dalla testimonianza di una mamma che ha deciso di condividere, anche nel mio blog, la sua esperienza, nella speranza che possa dare da pensare a qualcuno.

Sono una madre di 51 anni, con tre figli.
Ho vissuto sulla mia pelle le angosce dovute al fatto di ritrovarsi catapultata in una situazione che credevi non ti dovesse mai appartenere. Mia figlia ha sofferto di DCA per un paio di anni, e mi ritengo fortunatissima che la cosa sia stata così veloce, anche per la comparsa sulla scena di una persona, il suo ragazzo, che equilibrando la sua sete di affetto, le ha permesso di riprendere il controllo di se stessa, e del suo pensare. Non per merito mio quindi, ma per forza di carattere sua e di chi la stava intorno, e solo tra questi io.
So che la cosa non è così facile e che la ricaduta è dietro l'angolo, ma ora anche lei è più consapevole della realtà, e di ciò che invece spesso viene distorto dai media e dai presunti esperti ed amici che circondano le future "vittime". E qui veniamo al dunque.
Ho un'altra figlia, tredicenne. Iperattiva, estroversa, fisico del tutto normale. Fa molto sport: ha il patentino di primo livello di equitazione e ha fatto quattro anni di nuoto arrivando a praticare perfettamente tutti e quattro gli stili. Ora del nuoto si è stancata ed abbiamo provato a contattare una piscina del capoluogo dove si praticano tuffi. Dopo una lezione di prova (per me poco convincente) sono stata avvicinata dall'allenatore che mi ha detto senza mezzi termini che mia figlia " ha la pancia, fa vita troppo sedentaria, mangia troppo". Gli ho esposto i miei dubbi e mi sono sentita rispondere con arroganza che io "posso continuare a vivere nel mio mondo di fantasia". MIA FIGLIA RIPETO HA 13 ANNI, E' ALTA 1,53 E PESA 42 CHILI. Come può avere la pancia? Io mi sono limitata a sperare dentro di me che non fosse uscito con certi termini anche con lei, visto che so quanto siano fragili a questa età, e lo so per le mie esperienze precedenti. Come può aver emesso un simile giudizio non sapendo nulla di lei, dopo una mezzora di osservazione, e con tale sicurezza? Inutile dire che io mia figlia a quel tipo non la affiderei neppure se fosse lui a pagare me per farle da allenatore, ma mi chiedo.... quando si parla di anoressia si finisce sempre a fare riferimento alla moda...alle modelle longilinee.... la verità è che i nostri ragazzi fanno molto sport, io dico per fortuna, ma proprio per questo spesso finiscono in mano ad allenatori o presunti esperti che in nome della prestanza fisica li portano a vivere situazioni che poi si riflettono in maniera negativa sul loro equilibrio psicologico. Sono persone che hanno molta influenza su di loro mentre invece i genitori, soprattutto nell'adolescenza, hanno poca "presa" di fronte a tali esperti.... Chi controlla e verifica la reale capacità di interagire con ragazzi così facilmente influenzabili di simili persone?
V.T.


Cara V.T., ti ringrazio per aver voluto condividere anche in questo spazio le tue parole. Quello che lanci è un monito importante, che spero molte persone abbiano modo di ascoltare e di accogliere. Purtroppo chi non ha vissuto un DCA sulla propria pelle e chi non è mai stato vicino a persone con un DCA, non è consapevole dell’eco enorme che anche una piccola osservazione può riverberare.

Fondamentale è tentare di distaccarsi dalle osservazioni altrui, cercando di capire quello che è veramente giusto per noi stesse, perché in fin dei conti è la nostra opinione di noi stesse quella che conta di più, la cosa più importante.

Ti sono veramente grata per questo spunto di riflessione, perché credo che anche a me possa essere molto utile, nel momento in cui mi ritroverò di fronte a ragazze che mi potrà venir spontaneo di commentare… perciò, grazie per il tuo monito che aiuta a mantenere sempre la giusta prospettiva.

domenica 17 gennaio 2010

Memories of a special day...



Perché ho guardato nei tuoi occhi, e c’era lo stesso riflesso presente nei miei.

Carissima Fighter, la prima cosa che vorrei dirti, che vorrei gridare se potessi, è che sono qui. Che ci sono. Che sono pronta per ogni tuo sfogo. Che sono felice che ieri, in una giornata dove ti sei guardata dall’interno e poi dall’esterno, dove ti sei cercata e respinta, dove hai cercato un filo e l’hai trovato di acciaio e forse ti ha stretto il collo, hai voluto condividerlo con me. Mi hai mostrato un pezzo del tuo dolore, un pezzo tutto tuo che forse hai sempre reputato incondivisibile. Mi è arrivato tutto. E ti ringrazio, ti ringrazio perché so quanto sia vergognoso farlo, quanto ci si possa sentire stupide. Sono contenta che ti sia sentita libera di parlare con me. Non potrei mai reputarti stupida per ciò che mi hai detto. Non mi fai paura. Mi fanno paura tutti quelli che affermano di non avere mai paura, tristezza, rabbia, noia. Mi fanno paura perché non riconoscono di essere umani.

Mente parlavamo, ieri pomeriggio, mi hai detto che razionalmente capisci le cose ma poi non riesci ad applicarle, e ti chiedi dov’è che sbagli. Io non ho una risposta, però quello che vedo in me come l’errore più clamoroso è stato il sentirmi perennemente sbagliata. L’errore più grosso.

Cerchi di definirti, di capire chi sei e cosa vuoi dal futuro. Però credimi, Fighter, nessuna etichetta ti basterà. Anoressica, bulimica, borderline, depressa, autolesionista, essere umano, maggiorenne, donna, bambina, figlia, compagna, controllata, malata, disperata, morta, viva… non ti basterà. Non ti basterà perché ogni giorno si saltella tra le mille etichette che ci diamo, perché ogni giorno ci mettiamo sulla fronte Post-It diversi sui quali scriviamo una parola che chi ci guarda non sa leggere, che noi stesse non riusciamo a leggere, che la pioggia cancella, che il vento lascia volare via. E allora ce ne marchiamo a fuoco un’altra, ma anche quella si cicatrizza, viene coperta dai capelli, occhi distratti se ne dimenticano… per qualche istante ce ne dimentichiamo. Non ci basterà definirci perché il nostro muoverci non ce lo permette. Ma questa è una ricchezza. È una ricchezza che rischia di farci sembrare povere, derelitte: è la ricchezza di sapere di non sapere, di avere chiaro quanto sia ciò che ci manchi. Però dovresti faticosamente tentare di gettare uno sguardo su quello che hai, perché non esiste il niente. Dimmi dolore, dimmi senso di vuoto, dimmi rabbia, disperazione, dimmi voglia di morire, dimmi voglia di cambiare, dimmi incapacità di rispondere attivamente a questa voglia, ma non dirmi niente. Mi prendi in giro. Ti prendi in giro. Non rispetti il dolore che hai dentro. Almeno quello consideralo. Perché anche se ci fosse solo lui come mi è sembrato tante volte, non è neanche paragonabile al niente.

Riconosco la difficoltà nel seguire il “regime alimentare” di cui mi hai parlato, soprattutto nei primi momenti. Però credo che sia importante. È importante perché se tramite questo “regime alimentare” riusciamo a metterci d’accordo con il DCA in qualche modo vuol dire che ci interagiamo e che non lasciamo che ci divori interamente. Non ci saremmo potute abbracciare ieri. Io avrei perso tanto se non avessi vissuto ieri pomeriggio.

Anni ed anni spesi in compagnia di un DCA sono tanti. Sembrano una vita intera. Forse lo sono. Dunque, l’equazione che viene in mente immediatamente è: “è stato così sempre = sarà così sempre”. Non è detto che non sia vero. Quello che è vero è che non possiamo pretendere che la vita segua un linguaggio matematico. Essa segue un linguaggio che non conosciamo, o che conosciamo solo in parte. Ma lei segue una logica imprevedibile, improvvisata certe volte. Con questo, quell’equazione maledetta ogni tanto mi salta in mente e sento che mi schiaccia. Ma è un’equazione mia. La vita può fregarsene. Se poi non se ne frega, forse sono io a suggerirgliela.
Eppure, nonostante i quintali di buio che sembrano permeare una vita in compagnia dell’anoressia, ieri pomeriggio ho visto da una fessurina uno spiraglio di luce. Un’opportunità. Perché, volendo, ogni giorno lo è. Se solo avessimo la forza di coglierla. Se non ci fosse tutta questa presunzione, questa convinzione, questa ostinazione, questa paura.

In ogni caso, Fighter, per qualsiasi cosa, io ci sono. Ci sono. Mi sembra strano dirlo, ma ci sono. Voglio rivederti ancora, riabbracciarti ancora, ascoltare le tue parole. Perchè c’è una vita intera dentro. C’è dolore, ci sono tanti scuotimenti del capo. Ma non è affatto vero che non c’è niente. Ogni tua parola, ieri, per me è stata un regalo immenso. Magari non riesco neanche a farti capire quanto lo sia stata.

Vorrei solo dirti che ti penso. Che sei in ogni passo che faccio. Costantemente nei miei pensieri. Ti penso, ti intrecci con me e con tutto quello che ho (dalla speranza alla fatica al dolore).

Perché ho guardato nei tuoi occhi, e c’era la stessa luce presente nei miei.

giovedì 14 gennaio 2010

Restituiamo il morso

Dei DCA si sente dire di tutto e di più, dai manuali psichiatrici che cercano di definirli, ai blog "pro-ana/mia" che addirittura in un certo qual modo li esaltano. Bè, certo se state combattendo contro un DCA, concorderete con me che, passata la fase “luna di miele” iniziale, poi non c’è proprio nulla di esaltante... Comunque, se vogliamo cercare di spezzare la catena, se vogliamo cercare di rompere questo circolo vizioso, se vogliamo provare ad introdurre un cambiamento, almeno una volta nella nostra vita, bisogna cercare di imparare ad accettarsi per quello che siamo. Che è una delle cose più difficili che dovremmo mai fare in tutta la nostra vita.

La strada del ricovero è una strada in salita. Non è facile. Non è divertente. Ma è l’unica cosa che ci resta da fare, se non vogliamo che l’anoressia abbia la meglio su di noi.

In realtà, staccarsi dall’anoressia è così difficile anche perché, più passa il tempo, più questa ci definisce. E nel momento in cui ci troviamo a doverci togliere quell’etichetta, non sappiamo più come considerare noi stesse. E questo fa paura.
Ma noi non siamo l’anoressia. Noi non siamo un’etichetta. Noi siamo molto di più. La strada del ricovero ci è sempre aperta davanti, e sta solo a noi decidere d’iniziare e di continuare a percorrerla. E qui possiamo darci una mano a vicenda. Cerchiamo di aiutarci tutte insieme, tenendoci per mano mentre si percorre questa strada così impervia. Perché noi possiamo farcela, tutte quante, e siamo più forti se combattiamo insieme.

L’anoressia per tanto tempo ci ha mangiate, ci ha divorate, in ogni senso della parola, paradossalmente eppure ineluttabilmente. Ma adesso è arrivato il momento di restituire il morso. Restituiamo il morso, ragazze!

Per l’anoressia è finita. Per noi, il ricovero: una vita.

lunedì 11 gennaio 2010

Punti di forza

Quali sono i vostri punti di forza?

Nel momento in cui siamo in balia dell’anoressia, questa ci convince a poco a poco che, in realtà, noi non valiamo niente, non siamo capaci di fare niente, eccetto che di restringere l'alimentazione. Parte del nostro percorso di ricovero, perciò, credo dovrebbe essere incentrata sulla ricerca dei nostri talenti e dei nostri punti di forza. TUTTI hanno punti di forza. Assolutamente TUTTI. Sì, anche VOI.

Okay, adesso abbandonate per un attimo il computer, e andate a prendere carta e penna. Perché adesso farò una lista di quelli che potrebbero essere dei punti di forza. Per ogni punto di forza che sentite di avere, scrivetevi il numero corrispondente.

1 – Curiosità, interesse nei confronti del mondo circostante. Sei aperta alle nuove esperienze e hai un approccio flessibile verso la maggior parte delle cose. Guardi il mondo che ti circonda ad occhi aperti, e sei pronta a cercare di capire il perché di ogni cosa.

2 – Amore per il sapere. Ti piace conoscere nuove cose ed utilizzare le tue conoscenze per poter aiutare gli altri.

3 – Pensiero critico, apertura mentale. Ti piace riflettere sulle cose ed esaminarle sotto ogni possibile angolazione. Non balzi rapidamente alle conclusioni, ma soppesi ogni eventualità prima di dire come la pensi.

4 – Originalità. Sei in grado di trovare nuovi modi d’approccio verso quello che ti si presenta di fronte, verso i problemi e verso gli obiettivi che vuoi raggiungere. Non scegli sempre la via più semplice – cerchi di inventarne una nuova su misura per te.

5 – Intelligenza sociale ed emozionale. Sei capaci di leggerti dentro con onestà, ed avete una buona empatia nei confronti degli altri. Sai cosa fare con te stessa quando ti senti in difficoltà. Sei in grado di comprendere gli stati d’animo altrui, e rispondi in maniera adeguata alle loro necessità.

6 – Prospettiva. La forza è una forma di saggezza. Gli altri ti cercano per dargli una mano a risolvere i loro problemi in modo che possano guadagnarne in prospettiva. Hai un modo di guardare alla vita che aiuta te stessa e gli altri.

7 – Coraggio. Sei sempre pronta a combattere e ad affrontare le difficoltà. Hai il coraggio di superare la paura e dare slancio morale a tutti anche nei momenti più duri.

8 – Perseveranza, diligenza. Non lasci mai niente a metà, finisci sempre quello che inizi. Sei pronta a lavorare su progetti anche difficili, e li porti sempre a termine. Fai sempre quello che dici, e talvolta anche di più.

9 – Sincerità, onestà. Non hai peli sulla lingua, dici quello che pensi, ed in maniera estremamente genuina, come genuino è il tuo modo di guardare alla vita.

10 – Gentilezza, generosità. Sei gentile e generosa con gli altri, mai troppo impegnata da negargli un favore. Sei felice quando senti che puoi fare qualcosa per gli altri. Molto spesso le tue azioni sono proprio guidate dal desiderio di ottenere il meglio per le persone cui vuoi bene.

11 – Amare, essere amata. Dai molta importanza ai rapporti con le persone cui sei affezionata. Oltre che il semplice amare e prenderti cura degli altri, gli altri ti vogliono bene e così anche tu ti dai il permesso di amare te stessa.

12 – Lealtà, lavoro di squadra. Sei abile nel lavoro di gruppo. Sei leale ai tuoi amici, e contribuisci sempre facendo del tuo meglio affinché il lavoro di squadra possa avere buon esito.

13 – Imparzialità, equità. Non permetti ai tuoi sentimenti d’influenzare le tue decisioni rispetto alle altre persone. Dai a tutti una possibilità e sai valutare in maniera mirata ed obbiettiva.

14 – Leadership. Sei una buona organizzatrice e riesci a fare in modo che i tuoi piani si realizzino. Sei capace di guidare, motivare, e mantenere unite le persone.

15 – Autocontrollo. Sai regolare i tuoi sentimenti, facendone mostra nelle giuste occasioni. Sapendo quel che è corretto mostrare, sei in grado di mettere in atto questa capacità.

16 – Cautela. Sei una persona cauta. Ci pensi due volte prima di buttarti. In questo modo, raramente fai qualcosa di cui poi ti rimproveri. Cerchi sempre di considerare tutte le opzioni possibili prima di imbarcarti in ogni qualsiasi azione.

17 – Modestia, umiltà. Non senti il bisogno di metterti sotto i riflettori. Sei felice se quello che fai può servire agli altri, ma non desideri attirare l’attenzione.

18 – Apprezzamento della semplicità. Sei una di quelle persone che riesce a vedere il lato positivo in tutto, e a trarre gioia dai piccoli eventi quotidiani.

19 – Gratitudine. Sei consapevole di tutto quello che ti è capitato, e non prendi mai niente come una garanzia. Riesci a ringraziare gli altri e a farti aiutare se senti che ne hai bisogno.

20 – Speranza, ottimismo. Ti aspetti il meglio dal futuro… e lavori duro per ottenerlo. Ti focalizzi sul futuro, e fai di tutto per realizzarlo entro le tue aspettative. Sei consapevole che se ti poni degli obiettivi e ci metti tutta te stessa, li realizzerai.

21 – Propositività. Sei decisa e coerente, e hai delle idee ben precise sul mondo che ti circonda. Conosci la tua posizione, e sai lavorarci per cercare di ottenere ogni giorno qualcosa di migliore.

22 – Capacità di perdonare (e di perdonarti). Anche se subisci un torto, riesci a dare alle persone una seconda possibilità senza meditare vendetta. Se hai sbagliato, riconosci l’errore senza avercela con te stessa e ti dai da fare per non ripeterlo in futuro.

23 – Senso dell’umorismo. Ti piace ridere e far ridere gli altri. Ti piace giocare. Riesci a vedere il lato “soft” della vita. Possiedi la giusta dove d'ironia.

24 – Passione, entusiasmo. Sei energica e appassionata. Hai voglia di vivere ogni giornata che ti si presenta davanti. In tutto quello che fai, ci metti anima e corpo cercando di fare sempre del tuo meglio.

Quali sono i vostri punti di forza?
Valorizzateli!

venerdì 8 gennaio 2010

La storia infinita: il ricovero

Ciao a tutte, sono Veggie, e sto percorrendo la strada del ricovero da DCA. Anoressia restrittiva, per la precisione, connessa a problemi di autolesionismo. Scrivo che sto percorrendo la strada del ricovero, e so che è un qualcosa che scriverò per tutta la mia vita, perché su questa strada non potrò mai dirmi arrivata a meta. Semplicemente perché si può vivere “normalmente”, in salute, venendo a patti con noi stesse, accettandoci per quello che siamo, ciò non significa che siamo totalmente guarite. Perché l’anoressia è un qualcosa che sta certo ben più nella testa che nel corpo.

Se la strada del ricovero fosse una linea, come questa

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ecco, io mi trovo da qualche parte là in mezzo (“V”). Sto combattendo giorno dopo giorno, certo, ma non penso che sia corretto dire che sono guarita. Ci ho pensato su per un po’. Penso sia normale per tutte avere delle piccole ricadute o delle giornatacce in vari punti del nostro percorso di ricovero. Penso anche che sia abbastanza presuntuoso dire “Sì, sono guarita”, perché è un po’ come dire “Sono arrivata fin qui, ho combattuto tutte le battaglie che c’erano da combattere, ho fatto tutto quello che c’era da fare, e ora sto vebe – e nessun errore è permesso”. Quello che dico io, invece, è: “E’ vero, sono arrivata fin qui, ho combattuto un sacco, ho fatto del mio meglio, ma non penso che sia finito tutto qui, come in uno schiocco di dita. Adesso devo continuare a mantenermi su questa strada e in questa direzione per tutto il resto della mia vita”.

Certo, sicuramente sono riuscita a fare qualcosa e, certo, tante battaglie le ho combattute, ma nonostante tutto mi torna sempre in mente l’analogia dell’alcoolista. Se sei un’alcoolista, puoi rimanere sobria per 15 anni, ma sei sempre un’alcoolista. Sei felice e stai bene, ma sei sempre un’alcoolista. Un solo bicchiere può far colare a picco la situazione. Perciò devi lavorare sul tuo percorso di ricovero giorno dopo giorno cercando di evitare a tutti i costi ogni qualsiasi bevanda alcoolica. Magari, col passare del tempo, frenare l’impulso di bere diventa sempre più facile, ma c’è comunque bisogno di farlo. Ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, anno in cui VOI esercitate il controllo anziché lasciare che l’anoressia controlli VOI, state facendo continui progressi. Non c’è un punto d’arrivo. Non è “tutto finito” se state “meglio” per un certo periodo di tempo. Il ricovero non è un evento, è un processo… un processo che continua per tutta la vita. Si vive, s’impara, e si combatte. Giorno dopo giorno.

Camminare sulla strada del ricovero significa riuscire a controllare giorno dopo giorno l’impulso di restringere. Controllare tutti gli impulsi che ci rimandano all’anoressia. Mangiare quello che si deve mangiare, anche se questo non ci rende felici e non ci fa sentire una meraviglia. Certi pensieri rimarranno per sempre nella nostra mente, lasciando graffi e cicatrici indelebili: la nostra forza dovrà consistere allora nel confinarli lì, senza permettere più che prendano il sopravvento nei nostri atteggiamenti esteriori.

Detto questo – è ovvio che io non possa considerarmi guarita. Sono vulnerabile all’anoressia, come lo ero un anno fa e come lo sarò tra uno, due, dieci anni. Il punto è: io sono una guerriera della luce. Sto combattendo per vivere la MIA vita, e non quella che l’anoressia aveva scelto per me. Sono là, da qualche parte, in mezzo alla strada del ricovero. Ma non sono arrivata. Non arriverò mai alla fine. Questo per me è comunque positivo, perchè significa che avrò sempre qualcosa da imparare. E avrò sempre un obiettivo per cui combattere. Un persona che si definisce “guarita”, secondo me, ammette implicitamente di non avere più nulla da apprendere e più niente per cui vale la pena combattere.

Io, invece, ho ancora tanto da imparare, da tutte voi. E ho anche tanto da condividere.

Continuiamo a percorrere questa strada infinita insieme.

martedì 5 gennaio 2010

Il coraggio è il ricovero

Il cuore dell’anoressia è il silenzio.

Tutte quante stiamo gridando in silenzio per cercare di ottenere qualcosa: amore, amicizia, aiuto, autostima, via di fuga o perdono e tante altre cose. Tutto quello che facciamo, è cercare di riempire un vuoto. Anche se utilizziamo parole differenti, non esce mai dalle labbra la voce che esprime i nostri veri bisogni. Perché in fin dei conti ci sembra di non meritare tutto ciò che desideriamo.
Così, utilizziamo il nostro corpo per giocare al gioco “Indovina di che cosa ho bisogno”. E la nostra incapacità di esprimere quello che proviamo, ci fa sentire ancora più incapaci.

Per ogni parola che non siamo riuscite a dire.
Per ogni bugia che abbiamo (ci siamo) raccontato.
Per tutto quello che di male siamo fatte.
Cerchiamo di costruire qualcosa di positivo, adesso.
Continuiamo ad andare avanti sulla strada del ricovero.
Continuiamo a lottare contro l’anoressia.
Chiediamo scusa a noi stesse.
Asciughiamo le nostre lacrime piante e non piante.
Continuiamo a cantare la nostra canzone.

Qual è veramente il nostro carattere? Quello che mostriamo quando nessuno ci sta a guardare.

Non saranno certo tutte rose e fiori, ma dobbiamo continuare a percorrere questa strada. Dobbiamo continuare a vivere. Dobbiamo avere il coraggio di continuare a combattere.
Perché anche se, da una parte, continueremo sempre a sentire la mancanza dell’anoressia, non possiamo rimanere intrappolate nella sua oscurità. E non c’è notte tanto buia da impedir al sole di risorgere il giorno dopo.
Quando sentite di aver perso la bussola, trovate dentro di voi la forza per continuare a combattere. Ammettere di avere paura in momenti come questo, è un atto di grande coraggio.

Il coraggio è fare un scelta. Il coraggio è decidere di fare un cambiamento nella nostra vita.

Continuate a vivere. Continuate a combattere. Siete molto più forti di quel che credete. E non mollate mai. Perché voi MERITATE di avere la meglio sull’anoressia. Lottate. E vi accorgerete che sarete in grado di parlare. Sarete in grado di respirare. Sarete in grado di andare avanti sulla strada del ricovero.

Il ricovero è il coraggio.
 
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