venerdì 27 luglio 2012
25 ragioni per cui il "ricovero" è meraviglioso
Nell’ultimo post di questo blog ho rivolto a tutte voi la medesima domanda: qual è la ragione per cui reputate positivo il percorso di ricovero dall’anoressia che state facendo? Niente goals stratosferici, solo piccoli e semplici obiettivi nella vita di tutti i giorni.
L’obiettivo di questa domanda posta in termini così semplici e “materiali”, come certamente avrete capito, è quella di illustrare i vantaggi immediati dell’intraprendere un percorso di ricovero, non gli obiettivi a lungo termine che sembrano irraggiungibili da chi muove i suoi primi passi, ma quei traguardi che si possono raggiungere in tempo relativamente breve e che hanno ricadute positive sulla vita quotidiana.
Ringrazio perciò tutte coloro che hanno risposto tramite blog e tramite e-mail. Alcune di voi mi hanno mandato mail piuttosto lunghe, quindi ho dovuto tagliare cercando di riassumere il pensiero di ciascuna in una frase. Spero di aver centrato quello che intendevate dire.
Il risultato delle vostre risposte? Questo post.
25 RAGIONI PER CUI IL "RICOVERO" E' MERAVIGLIOSO
1. Posso vivere con meno ansia, scoprire, fare ciò che mi passa per la testa, uscire dalla “comfort zone” del DCA (Hellie)
2. Mi permette di alleggerirmi dalle mie paure, errate convinzioni e sofferenze: via la gabbia e le catene della malattia! (M.M.)
3. Riesco a fare un pasto decente senza masticare ogni boccone dalle 15 alle 55 volte prima di deglutire. (Signorina Anarchia)
4. Posso concedermi di fare un errore senza pensare di essere un errore. (Ilaria)
5. Posso uscire con gli amici, mangiare una pizza, partire senza pensare a cosa/quanto/come mangerò, andare dai parenti senza pensare a come compensare il pranzo stratosferico, partecipare alle feste come il Natale o Pasqua senza ansia a partire da una settimana prima. (Sonnen Blume)
6. Ogni giorno che passa sembro sempre meno malata. (Comy)
7. Ho di nuovo la mia 4^ di reggiseno. Ed è sexy! (Kia)
8. Ci sono più capelli sulla mia testa che sulla mia spazzola. (Jade)
9. Mi sento parte della mia vita: la vivo e non più la sopravvivo. Tengo i piedi a terra, ho il vento tra i capelli, e non ne ho mai abbastanza. (Sere)
10. La mia pelle è liscia e idratata anche senza bisogno di creme. (Mirabelle-Lety)
11. Quando mi sveglio la mattina, non è il cibo la prima cosa cui penso. (Vale)
12. Non mi sento più in colpa se mangio più di quanto mi ero auto-imposta. (Sandy)
13. Posso mangiare quando ho fame (ovviamente, senza esagerare…!) (Anna)
14. Mi sono accorta che posso andare a mangiare fuori con i miei amici anche senza essere sopraffatta dall’ansia. (Milly)
15. La mia temperatura corporea è rientrata nella norma grazie al ripristino del metabolismo: niente più mani perennemente gelide e maniche lunghe anche d’Agosto! (C.)
16. Posso trascorrere momenti meravigliosi con le persone cui voglio bene: si può andare a fare shopping, si può andare a mangiare una pizza, o qualsiasi cosa, senza che le ossessioni del DCA mi impediscano di fare tutto questo. (Wolfie)
17. Energia! Senza bisogno di bere litri di caffè! (Shiva)
18. Per quella che è stata la mia esperienza, mi sembra che il peso recuperato e il miglioramento delle mie prestazioni in ogni campo della mia vita siano strettamente correlati. So che qualcuno ha anche fatto uno studio su questo… pensateci. (Connie)
19. Miglioramento della funzione ormonale --> Pubertà (2° round) -->; Frivolezza da ragazzina quattordicenne con in testa sporcaccionate da maschiaccio. E, cazzo sì, questa è veramente una buona cosa. (Jonny)
20. La mia testa riesce a CONCENTRARSI, ad ANALIZZARE, e a CREARE di nuovo. Sentirsi meglio ed essere produttiva è quanto di più potente per rialzare l’autostima. (Stella)
21. Dire SI al cibo consumato in maniera normale, senza più abbuffate e sensi di colpa, è come dire SI a tutte le cose belle della vita. (Elena)
22. Restringere l’alimentazione ed evitare solo certi cibi è, alla lunga, noioso e deprimente. E fa perdere un sacco di occasioni di divertimento fuori con gli amici. (Sam)
23. Esco nuovamente di casa e posso andare in giro senza sentire gli occhi di tutti puntati su di me, posso andare al cinema, posso andare in discoteca e non sentirmi una merda mentre lo faccio. “Un altro po’ di pop corn?” “Oh, sì, perché no… se paghi tu!” (Charlie)
24. Posso indossare di nuovo una taglia normale, e i vestiti mi cadono bene e non sembra più che vada in giro portando tende da circo. (Chloe)
25. (Perché anch’io voglio dire la mia, eh…!) Ho imparato che la vita non è solo bianco e nero, buono o cattivo, meravigliosa o terribile, e che vivere nelle aree di grigio è normale, salutare e – posso osare dirlo? – decisamente elettrizzante.
Se qualcun’altra volesse aggiungersi nel commenti… Quali sono le vostre ragioni per cui percorrere la strada del ricovero combattendo contro l'anoressia vale la pena?
L’obiettivo di questa domanda posta in termini così semplici e “materiali”, come certamente avrete capito, è quella di illustrare i vantaggi immediati dell’intraprendere un percorso di ricovero, non gli obiettivi a lungo termine che sembrano irraggiungibili da chi muove i suoi primi passi, ma quei traguardi che si possono raggiungere in tempo relativamente breve e che hanno ricadute positive sulla vita quotidiana.
Ringrazio perciò tutte coloro che hanno risposto tramite blog e tramite e-mail. Alcune di voi mi hanno mandato mail piuttosto lunghe, quindi ho dovuto tagliare cercando di riassumere il pensiero di ciascuna in una frase. Spero di aver centrato quello che intendevate dire.
Il risultato delle vostre risposte? Questo post.
25 RAGIONI PER CUI IL "RICOVERO" E' MERAVIGLIOSO
1. Posso vivere con meno ansia, scoprire, fare ciò che mi passa per la testa, uscire dalla “comfort zone” del DCA (Hellie)
2. Mi permette di alleggerirmi dalle mie paure, errate convinzioni e sofferenze: via la gabbia e le catene della malattia! (M.M.)
3. Riesco a fare un pasto decente senza masticare ogni boccone dalle 15 alle 55 volte prima di deglutire. (Signorina Anarchia)
4. Posso concedermi di fare un errore senza pensare di essere un errore. (Ilaria)
5. Posso uscire con gli amici, mangiare una pizza, partire senza pensare a cosa/quanto/come mangerò, andare dai parenti senza pensare a come compensare il pranzo stratosferico, partecipare alle feste come il Natale o Pasqua senza ansia a partire da una settimana prima. (Sonnen Blume)
6. Ogni giorno che passa sembro sempre meno malata. (Comy)
7. Ho di nuovo la mia 4^ di reggiseno. Ed è sexy! (Kia)
8. Ci sono più capelli sulla mia testa che sulla mia spazzola. (Jade)
9. Mi sento parte della mia vita: la vivo e non più la sopravvivo. Tengo i piedi a terra, ho il vento tra i capelli, e non ne ho mai abbastanza. (Sere)
10. La mia pelle è liscia e idratata anche senza bisogno di creme. (Mirabelle-Lety)
11. Quando mi sveglio la mattina, non è il cibo la prima cosa cui penso. (Vale)
12. Non mi sento più in colpa se mangio più di quanto mi ero auto-imposta. (Sandy)
13. Posso mangiare quando ho fame (ovviamente, senza esagerare…!) (Anna)
14. Mi sono accorta che posso andare a mangiare fuori con i miei amici anche senza essere sopraffatta dall’ansia. (Milly)
15. La mia temperatura corporea è rientrata nella norma grazie al ripristino del metabolismo: niente più mani perennemente gelide e maniche lunghe anche d’Agosto! (C.)
16. Posso trascorrere momenti meravigliosi con le persone cui voglio bene: si può andare a fare shopping, si può andare a mangiare una pizza, o qualsiasi cosa, senza che le ossessioni del DCA mi impediscano di fare tutto questo. (Wolfie)
17. Energia! Senza bisogno di bere litri di caffè! (Shiva)
18. Per quella che è stata la mia esperienza, mi sembra che il peso recuperato e il miglioramento delle mie prestazioni in ogni campo della mia vita siano strettamente correlati. So che qualcuno ha anche fatto uno studio su questo… pensateci. (Connie)
19. Miglioramento della funzione ormonale --> Pubertà (2° round) -->; Frivolezza da ragazzina quattordicenne con in testa sporcaccionate da maschiaccio. E, cazzo sì, questa è veramente una buona cosa. (Jonny)
20. La mia testa riesce a CONCENTRARSI, ad ANALIZZARE, e a CREARE di nuovo. Sentirsi meglio ed essere produttiva è quanto di più potente per rialzare l’autostima. (Stella)
21. Dire SI al cibo consumato in maniera normale, senza più abbuffate e sensi di colpa, è come dire SI a tutte le cose belle della vita. (Elena)
22. Restringere l’alimentazione ed evitare solo certi cibi è, alla lunga, noioso e deprimente. E fa perdere un sacco di occasioni di divertimento fuori con gli amici. (Sam)
23. Esco nuovamente di casa e posso andare in giro senza sentire gli occhi di tutti puntati su di me, posso andare al cinema, posso andare in discoteca e non sentirmi una merda mentre lo faccio. “Un altro po’ di pop corn?” “Oh, sì, perché no… se paghi tu!” (Charlie)
24. Posso indossare di nuovo una taglia normale, e i vestiti mi cadono bene e non sembra più che vada in giro portando tende da circo. (Chloe)
25. (Perché anch’io voglio dire la mia, eh…!) Ho imparato che la vita non è solo bianco e nero, buono o cattivo, meravigliosa o terribile, e che vivere nelle aree di grigio è normale, salutare e – posso osare dirlo? – decisamente elettrizzante.
Se qualcun’altra volesse aggiungersi nel commenti… Quali sono le vostre ragioni per cui percorrere la strada del ricovero combattendo contro l'anoressia vale la pena?
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venerdì 20 luglio 2012
Metadone per l'anoressia?
Stamattina, mentre ero in bagno, pensavo (e pensare è in genere, per me, un fenomeno pericoloso, soprattutto quando non ho molto da fare come, appunto, quando vado in bagno la mattina). I tossicodipendenti possono prendere il Metadone. Questo farmaco è un oppiaceo sintetico che, una volta assunto, viene metabolizzato nel fegato e trasformato in una sostanza che può essere usata dall’organismo. Detta sostanza si lega a dei recettori, con azione di tipo agonista, ed espleta i suoi effetti. Il Metadone non toglie l’assuefazione psicologica né la capacità di drogarsi, tuttavia riduce l’assuefazione fisica, rende spiacevole l’assunzione di droghe, e ridimensiona perciò la probabilità di ricorrere a sostanze stupefacenti. E dunque, pensavo che sarebbe estremamente bello avere qualcosa del genere anche per l’anoressia. Qualcosa che riducesse il bisogno fisico di restringere l’alimentazione o di fare attività fisica eccessiva, e che lo rendesse spiacevole. Qualcosa che impedisse di formulare pensieri come: “Ma se restringo l’alimentazione mi sentirò molto meglio…”.
Ovviamente, se un tossicodipendente vuole continuare a drogarsi, eviterà di assumere Metadone. Ma avrà comunque la possibilità di prenderlo nel momento in cui lo deciderà.
Sappiamo tutte che, a lunga gittata, l’anoressia non ci farà sentire molto meglio. Ma il pensiero che il cervello concepisce è che restringere l’alimentazione ci farà sentire meglio sul momento, per questo è così difficile rompere gli schemi. Perché il “lungo termine” è un qualcosa di cognitivo, il “sul momento” è un qualcosa di emotivo. Ed è molto difficile opporre la razionalità all’emotività. Questo ha un senso da un punto di vista evolutivo: quando c’è un reale pericolo, non occorre mettersi a pensare, ma si agisce d’istinto. Il problema in questo è che il cervello non riesce a capire bene quando siamo realmente in pericolo (situazioni tipo: miseriaccia-questo-leone-sta-per-sbranarmi) e quando non lo siamo. Di nuovo, un meccanismo di selezione naturale: opera su tutto ciò che ci serve per sopravvivere e riprodurci, e non entra in funzione quando tutto è tranquillo.
Il che fa sorgere la seguente domanda: forse, in un DCA, il problema non sta propriamente in quello che facciamo, ma nella nostra percezione del pericolo. Questa considerazione può suonare abbastanza terrorizzante. Cosa si fa quando ci sentiamo costantemente sull’orlo di un precipizio? Quando non si sa che cosa ci farà bene e che cosa ci farà male e quindi, per sicurezza, si decide di trattare tutto come se fosse un leone pronto a sbranarci?
Penso che sia un qualcosa su cui è importante riflettere. C’è una confusione di base, perché si percepisce la restrizione alimentare, che alla lunga può provocare severi danni fisici, come un qualcosa di non pericoloso, mentre, viceversa, si percepisce il mangiare di più come un qualcosa di pericoloso. Sono cose alle quali dobbiamo, rispettivamente, sensibilizzarci/desensibilizzarci. Contrastare una tossicodipendenza è, per certi aspetti, relativamente più semplice, perchè si ha qualcosa di concreto su cui lavorare: la droga. In un DCA il problema non è tanto il cibo in sé, ma i problemi che vi nascondiamo dietro, quel costante “cosa succederebbe se” che risuona come voce di fondo nella nostra testa.
Ma anche un DCA, come una tossicodipendenza, può essere superato: poichè è possibile imparare a conviverci in maniera non lesiva per noi stesse, senza più adottare comportamenti disfunzionali, contrastando i pensieri che l'anoressia stessa mette in testa. E ognuna di noi deve capire qual è il suo modo per farlo.
P.S.= Vi propongo un’iniziativa… Mi piacerebbe che voi rispondeste a questa domanda: qual è la ragione per cui reputate positivo il percorso di ricovero dall’anoressia che state facendo? Niente goals stratosferici, solo piccoli e semplici obiettivi nella vita di tutti i giorni (Esempio: "Finalmente posso mangiare di nuovo la pizza senza morire dall'ansia"). Potete lasciarli nei commenti a questo post, oppure inviarmeli tramite e-mail (veggie.any@gmail.com). Nel prossimo post riunirò le vostre risposte…
Ovviamente, se un tossicodipendente vuole continuare a drogarsi, eviterà di assumere Metadone. Ma avrà comunque la possibilità di prenderlo nel momento in cui lo deciderà.
Sappiamo tutte che, a lunga gittata, l’anoressia non ci farà sentire molto meglio. Ma il pensiero che il cervello concepisce è che restringere l’alimentazione ci farà sentire meglio sul momento, per questo è così difficile rompere gli schemi. Perché il “lungo termine” è un qualcosa di cognitivo, il “sul momento” è un qualcosa di emotivo. Ed è molto difficile opporre la razionalità all’emotività. Questo ha un senso da un punto di vista evolutivo: quando c’è un reale pericolo, non occorre mettersi a pensare, ma si agisce d’istinto. Il problema in questo è che il cervello non riesce a capire bene quando siamo realmente in pericolo (situazioni tipo: miseriaccia-questo-leone-sta-per-sbranarmi) e quando non lo siamo. Di nuovo, un meccanismo di selezione naturale: opera su tutto ciò che ci serve per sopravvivere e riprodurci, e non entra in funzione quando tutto è tranquillo.
Il che fa sorgere la seguente domanda: forse, in un DCA, il problema non sta propriamente in quello che facciamo, ma nella nostra percezione del pericolo. Questa considerazione può suonare abbastanza terrorizzante. Cosa si fa quando ci sentiamo costantemente sull’orlo di un precipizio? Quando non si sa che cosa ci farà bene e che cosa ci farà male e quindi, per sicurezza, si decide di trattare tutto come se fosse un leone pronto a sbranarci?
Penso che sia un qualcosa su cui è importante riflettere. C’è una confusione di base, perché si percepisce la restrizione alimentare, che alla lunga può provocare severi danni fisici, come un qualcosa di non pericoloso, mentre, viceversa, si percepisce il mangiare di più come un qualcosa di pericoloso. Sono cose alle quali dobbiamo, rispettivamente, sensibilizzarci/desensibilizzarci. Contrastare una tossicodipendenza è, per certi aspetti, relativamente più semplice, perchè si ha qualcosa di concreto su cui lavorare: la droga. In un DCA il problema non è tanto il cibo in sé, ma i problemi che vi nascondiamo dietro, quel costante “cosa succederebbe se” che risuona come voce di fondo nella nostra testa.
Ma anche un DCA, come una tossicodipendenza, può essere superato: poichè è possibile imparare a conviverci in maniera non lesiva per noi stesse, senza più adottare comportamenti disfunzionali, contrastando i pensieri che l'anoressia stessa mette in testa. E ognuna di noi deve capire qual è il suo modo per farlo.
P.S.= Vi propongo un’iniziativa… Mi piacerebbe che voi rispondeste a questa domanda: qual è la ragione per cui reputate positivo il percorso di ricovero dall’anoressia che state facendo? Niente goals stratosferici, solo piccoli e semplici obiettivi nella vita di tutti i giorni (Esempio: "Finalmente posso mangiare di nuovo la pizza senza morire dall'ansia"). Potete lasciarli nei commenti a questo post, oppure inviarmeli tramite e-mail (veggie.any@gmail.com). Nel prossimo post riunirò le vostre risposte…
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venerdì 13 luglio 2012
Gli outcomes dell'anoressia
Perché a volte non c’è bisogno di post chilometrici, ma di una semplice immagine che ho trovato e che volevo condividere con voi. Il sito da cui l’ho tratta lo potete trovare sull’immagine stessa, che mi è piaciuta immediatamente, non appena l’ho vista. È un’immagine estremamente semplice, ma spiega tutto con totale chiarezza, come millemila parole non riuscirebbero mai a fare. Tutte noi abbiamo delle opzioni, tutte noi abbiamo la possibilità di fare delle scelte. Ma una di queste scelte è molto migliore di tutte le altre. Non dimenticatelo mai.
P.S.= Una cosa carina che volevo condividere con voi…
Il mio primo intervento: nefrectomia per etp.
Ingresso…
…preparazione…
(in questa foto non indosso ancora i guanti sterili, ovviamente, perché quelli vanno infilati solo un attimo prima di mettere le mani sul paziente)
…pezzo operatorio.
(click sulle singole foto per ingrandire)
Il dialogo migliore del pre-operatorio…
Io: Posso imprecare se sbaglio qualcosa?
Dott. M.P.: No, non puoi.
Io: Non posso imprecare o non posso sbagliare?
Dott. M.P.: Non puoi fare nessuna delle due cose.
Io: Ma la paziente è sotto anestesia totale… se anche tiro un moccolo non sente niente!
Dott. M.P.: Ti ho detto che non puoi, cazzo!!
Io: Okay… grazie per avermi dato il buon esempio.
Sebbene non sappiano neanche dell’esistenza di questo blog, volevo comunque ringraziare il medico chirurgo, il dottor P. C., e il medico anestesista, il dottor M. P.! Grazie per avermi aiutata dal primo all’ultimo minuto, non sarei riuscita a combinare niente senza di voi! Siete stati gentilissimi, vi ringrazio infinitamente!! E’ stato emozionante, lo rifacciamo??!... (La paziente mi odierebbe per questo… anche perchè se lo rifacciamo rimane a corto di reni...)
P.S.= Una cosa carina che volevo condividere con voi…
Il mio primo intervento: nefrectomia per etp.
Ingresso…
…preparazione…
(in questa foto non indosso ancora i guanti sterili, ovviamente, perché quelli vanno infilati solo un attimo prima di mettere le mani sul paziente)
…pezzo operatorio.
(click sulle singole foto per ingrandire)
Il dialogo migliore del pre-operatorio…
Io: Posso imprecare se sbaglio qualcosa?
Dott. M.P.: No, non puoi.
Io: Non posso imprecare o non posso sbagliare?
Dott. M.P.: Non puoi fare nessuna delle due cose.
Io: Ma la paziente è sotto anestesia totale… se anche tiro un moccolo non sente niente!
Dott. M.P.: Ti ho detto che non puoi, cazzo!!
Io: Okay… grazie per avermi dato il buon esempio.
Sebbene non sappiano neanche dell’esistenza di questo blog, volevo comunque ringraziare il medico chirurgo, il dottor P. C., e il medico anestesista, il dottor M. P.! Grazie per avermi aiutata dal primo all’ultimo minuto, non sarei riuscita a combinare niente senza di voi! Siete stati gentilissimi, vi ringrazio infinitamente!! E’ stato emozionante, lo rifacciamo??!... (La paziente mi odierebbe per questo… anche perchè se lo rifacciamo rimane a corto di reni...)
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venerdì 6 luglio 2012
"The slender trap"
Come avete visto, nello scorso post ho lanciato l'idea che mi aveva proposto Good: creare nella colonnina di destra del blog un box dedicato ai libri suggeriti da voi inerenti la tematica dei DCA. Dai commenti a suddetto post, le opinioni sono state contrastanti: alcune di voi hanno suggerito dei titoli, altre hanno fatto (a mio avviso giustamente) notare come leggere i libri sui DCA possa rappresentare un fattore di trigger che rinforza il legame al DCA stesso, soprattutto in cui muove i suoi primi passi nella strada del ricovero. Dunque, per cercare di far fronte a queste 2 "correnti di pensiero" senza scontentare nessuno, ho pensato di fare così: il box dei libri non ci sarà (questo a protezione delle persone che incappano nel mio blog magari essendo in pieno DCA, e che leggendo autobiografie di persone che hanno a loro volta un DCA, possano avere l'idea d'imitarne i comportamenti), però i commenti dello scorso post rimangono tutti, quindi potete attingere da quelli se v'interessano dei libri sui DCA.
Inoltre, rimando ai blog di Sonnen Blume e di *Free_destruction*, che hanno scritto dei post recensendo alcuni libri che parlano di anoressia e bulimia, e che potete leggere, rispettivamente, agli URL:
http://www.sonnenblume-ilpesodellavaligia.blogspot.it/2012/07/i-miei-libri-sullanoressia.html
http://littlefreefly.blogspot.it/2012/07/i-nostri-libri-sui-disturbi-alimentari.html
Infine, voglio proporvi anch'io un libro. Per la precisione, un libro di auto-aiuto inerente i disturbi alimentari, l’immagine corporea e il cibo. Il libro in questione s’intitola “The Slender Trap”, scritto da Lauren Lazar Stern, che ho acquistato su Amazon (www.amazon.com).
Ho letto diversi libri di auto-aiuto sui DCA, ma “The Slender Trap” è sicuramente il più creativo in cui mi sia mai imbattuta. Perciò, vorrei condividere con voi i passi di questa lettura che mi sono piaciuti di più. Pensate che quando sono arrivata alla fine del libro, avevo riempito un mucchio di Post-It ricopiando le frasi migliori che vi ho trovato: è per questo che ritengo che Lauren Lazar Stern abbia fatto un gran bel lavoro.
La prima parola che mi è saltata in mente leggendo “The Slender Trap” è: CREATIVO. È molto diverso rispetto agli altri libri di auto-aiuto che ho letto sinora. Si focalizza sulle attività/esercizi da svolgere in una maniera che non sembra affatto infantile, e il taglio è tale che anche chi non si sente una persona “creativa” è comunque invogliata a fare un tentativo. In questo libro c’è un sacco da fare per le lettrici – così tanto che, in effetti, ci si sente attivamente partecipi anche solo nella lettura. E penso che possa essere d’aiuto a tutte.
Questo libro si compone di 12 capitoli che sono allo stesso tempo introspettivi, illuminanti, pratici e – posso azzardarmi a dirlo? – anche divertenti. Riesco facilmente ad immaginare adolescenti lavorare sul proprio DCA grazie all’aiuto di questo libro, ma credo che anche chi è più grandicella possa trarre tanto da questa lettura. Il bello di questo libro è che è tagliato a misura della lettrice. Il libro è la fabbrica, la materia prima. TU sei colei che vi lavora.
Soprattutto, è un libro che può essere diretto ad un ampio target di persone con disturbi alimentari: anoressia (sottotipi 1 e 2), bulimia, DCAnas, binge, ortoressia… diretto anche a tutte quelle persone che, pur non avendo un DCA conclamato/diagnosticato sul piano clinico, hanno comunque problemi di ridotta autostima. È un mezzo per imparare qualcosa di più su noi stesse, per lavorare sui nostri vissuti, sul nostro background, e per muovere qualche passo avanti sulla strada del ricovero, cercando d’imparare ad accettare un po’ di più il nostro corpo ed il cibo, quale che sia il DCA nella fattispecie.
I vari capitoli sono molto utili e piuttosto diversi tra loro: se un capitolo non rispecchia il vostro vissuto in merito al disturbo alimentare, o le vostre idee in merito alla vostra immagine corporea, un altro lo farà di sicuro. Quando scrivo “molto utile” intendo dire che le attività proposte sono realmente applicabili nella vita quotidiana, non rimangono soltanto belle idee in testa.
Alla fine del 4° capitolo, dal titolo “Body Image and Societal Pressure”, Lauren Lazarus Stern sfida le lettrici:
“Vestitevi in un modo che vi piace, che piace a voi, non per compiacere qualcun altro. Scegliete un capo che vi piace, e indossatelo nella vostra prossima uscita. Fate un disegno di voi stesse con quel vestito addosso. Scrivete come vi fa sentire l’aver compito una scelta solo e soltanto per voi stesse.”
Certo, alcune parti di questo libro all’inizio possono sembrare difficili da seguire, ma se fate per esempio questo esercizio vi accorgerete che i risultati sono sorprendenti… in maniera positiva. Questo libro dà veramente da pensare.
Nel 5° capitolo, intitolato “Food Traps & Plans”, c’è un esercizio chiamato “The Food Plate”. Richiede sia il disegnare sia lo scrivere e personalmente l’ho trovato… ganzo. Parlando con alcune ragazze che ho conosciuto quando ero ricoverata in clinica specializzata per persone con DCA, mi sono infatti resa conto che molte ragazze con un disturbo alimentare è difficile fare i conti con le varie tipologie di cibo, con i nutrienti, con le quantità nel momento in cui viene intrapreso un percorso di ricovero, e che tutto ciò produce molta ansia. Pertanto, quest’esercizio suggerisce di disegnare sulle pagine (e sui piatti, nelle tazze, etc…) di cui il libro è provvisto, ogni pasto. È tutto lì, ma si perde la rigidità con cui chi ha un DCA (soprattutto anoressia) deve sempre fare i conti. Così si può avere un’idea di cosa si mangia, senza dover ricorrere all’ansiogeno (e in alcuni casi dannoso – nota personale) diario alimentare.
Sempre in questo capitolo, c’è un esercizio che si chiama “Draw Your Traps”, con relative istruzioni:
“Visualizzate quelle che sono le trappole prodotte dal DCA, disegnate cosa vi può portare ad alimentarvi in maniera scorretta. Forse vi sentite intrappolate dai vostri pensieri, paure, o qualcos’altro. Lasciate che il disegno sia la vostra guida.”
Più Avanti, sempre nello stesso capitolo, c’è un altro esercizio chiamato “Getting Out Of My Trap”:
“Ora che hai disegnato e descritto le trappole del tuo DCA, è il momento di pianificare un modo per uscirne”.
E nella pagina ci sono dei riquadri in cui disegnare le vostre strategie per uscirne. È forte!
Un’altra parte ganza sta nel 6° capitolo, ed è quella intitolata “Full Of Feelings”. C’è un esercizio simile a un video che ho realizzato (e che potete trovare sul mio canale YouTube oltre che qui sul blog) che riguarda il distruggere la bilancia – ma in forma figurata, sulle pagine del libro. Penso che siano piccole cose, ma anche utili: distruggere un bilancia può essere un passo enorme e terrificante per un sacco di persone che hanno un disturbo alimentare. Ci vuole molto tempo per sentirsi “pronte” ad un atto simile, e prepararcisi disegnando la sua distruzione sul libro è proprio una bella idea. L’esercizio mira anche ad aiutare a venire a patti con i sentimenti che la distruzione della bilancia potrebbe suscitare.
Un’ultima cosa a proposito del capitolo 9, intitolato “The New Me”: c’è un esercizio che si chiama “A Party To Celebrate The New Me” e vi è scritto:
“Sulla scheda di pianificazione della festa alla pagina successive, organizzate una festa per celebrare il vostro duro lavoro. Invita tutta la gente che vuoi. Mangia quello che vuoi. Crea l’invitato dei tuoi sogni. Usa la tua immaginazione. Ricorda che questa festa è solo ed esclusivamente per te”.
Quant’è meraviglioso?!...
E questi sono solo alcuni esempi degli esercizi e delle sfide che potete trovare su “The Slender Trap”. Aggiungerei ancora molto altro, ma se voleste comprare il libro vi toglierei la sorpresa, perciò chiudo qui. Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità, e che non vediate l’ora di leggere 240 pagine di “meravigliosezza”. ^__^”
Vorrei ringraziare l’autrice per aver scritto un libro del genere, che mi ha dato molto da pensare… e da fare. Se volete saperne di più su di lei, visitate il suo sito: http://www.laurenlazarstern.com
P.S.= Tutte le citazioni tratte dal libro, che è in Inglese, sono una mia traduzione. Chiedo venia per le eventuali inesattezze.
Inoltre, rimando ai blog di Sonnen Blume e di *Free_destruction*, che hanno scritto dei post recensendo alcuni libri che parlano di anoressia e bulimia, e che potete leggere, rispettivamente, agli URL:
http://www.sonnenblume-ilpesodellavaligia.blogspot.it/2012/07/i-miei-libri-sullanoressia.html
http://littlefreefly.blogspot.it/2012/07/i-nostri-libri-sui-disturbi-alimentari.html
Infine, voglio proporvi anch'io un libro. Per la precisione, un libro di auto-aiuto inerente i disturbi alimentari, l’immagine corporea e il cibo. Il libro in questione s’intitola “The Slender Trap”, scritto da Lauren Lazar Stern, che ho acquistato su Amazon (www.amazon.com).
Ho letto diversi libri di auto-aiuto sui DCA, ma “The Slender Trap” è sicuramente il più creativo in cui mi sia mai imbattuta. Perciò, vorrei condividere con voi i passi di questa lettura che mi sono piaciuti di più. Pensate che quando sono arrivata alla fine del libro, avevo riempito un mucchio di Post-It ricopiando le frasi migliori che vi ho trovato: è per questo che ritengo che Lauren Lazar Stern abbia fatto un gran bel lavoro.
La prima parola che mi è saltata in mente leggendo “The Slender Trap” è: CREATIVO. È molto diverso rispetto agli altri libri di auto-aiuto che ho letto sinora. Si focalizza sulle attività/esercizi da svolgere in una maniera che non sembra affatto infantile, e il taglio è tale che anche chi non si sente una persona “creativa” è comunque invogliata a fare un tentativo. In questo libro c’è un sacco da fare per le lettrici – così tanto che, in effetti, ci si sente attivamente partecipi anche solo nella lettura. E penso che possa essere d’aiuto a tutte.
Questo libro si compone di 12 capitoli che sono allo stesso tempo introspettivi, illuminanti, pratici e – posso azzardarmi a dirlo? – anche divertenti. Riesco facilmente ad immaginare adolescenti lavorare sul proprio DCA grazie all’aiuto di questo libro, ma credo che anche chi è più grandicella possa trarre tanto da questa lettura. Il bello di questo libro è che è tagliato a misura della lettrice. Il libro è la fabbrica, la materia prima. TU sei colei che vi lavora.
Soprattutto, è un libro che può essere diretto ad un ampio target di persone con disturbi alimentari: anoressia (sottotipi 1 e 2), bulimia, DCAnas, binge, ortoressia… diretto anche a tutte quelle persone che, pur non avendo un DCA conclamato/diagnosticato sul piano clinico, hanno comunque problemi di ridotta autostima. È un mezzo per imparare qualcosa di più su noi stesse, per lavorare sui nostri vissuti, sul nostro background, e per muovere qualche passo avanti sulla strada del ricovero, cercando d’imparare ad accettare un po’ di più il nostro corpo ed il cibo, quale che sia il DCA nella fattispecie.
I vari capitoli sono molto utili e piuttosto diversi tra loro: se un capitolo non rispecchia il vostro vissuto in merito al disturbo alimentare, o le vostre idee in merito alla vostra immagine corporea, un altro lo farà di sicuro. Quando scrivo “molto utile” intendo dire che le attività proposte sono realmente applicabili nella vita quotidiana, non rimangono soltanto belle idee in testa.
Alla fine del 4° capitolo, dal titolo “Body Image and Societal Pressure”, Lauren Lazarus Stern sfida le lettrici:
“Vestitevi in un modo che vi piace, che piace a voi, non per compiacere qualcun altro. Scegliete un capo che vi piace, e indossatelo nella vostra prossima uscita. Fate un disegno di voi stesse con quel vestito addosso. Scrivete come vi fa sentire l’aver compito una scelta solo e soltanto per voi stesse.”
Certo, alcune parti di questo libro all’inizio possono sembrare difficili da seguire, ma se fate per esempio questo esercizio vi accorgerete che i risultati sono sorprendenti… in maniera positiva. Questo libro dà veramente da pensare.
Nel 5° capitolo, intitolato “Food Traps & Plans”, c’è un esercizio chiamato “The Food Plate”. Richiede sia il disegnare sia lo scrivere e personalmente l’ho trovato… ganzo. Parlando con alcune ragazze che ho conosciuto quando ero ricoverata in clinica specializzata per persone con DCA, mi sono infatti resa conto che molte ragazze con un disturbo alimentare è difficile fare i conti con le varie tipologie di cibo, con i nutrienti, con le quantità nel momento in cui viene intrapreso un percorso di ricovero, e che tutto ciò produce molta ansia. Pertanto, quest’esercizio suggerisce di disegnare sulle pagine (e sui piatti, nelle tazze, etc…) di cui il libro è provvisto, ogni pasto. È tutto lì, ma si perde la rigidità con cui chi ha un DCA (soprattutto anoressia) deve sempre fare i conti. Così si può avere un’idea di cosa si mangia, senza dover ricorrere all’ansiogeno (e in alcuni casi dannoso – nota personale) diario alimentare.
Sempre in questo capitolo, c’è un esercizio che si chiama “Draw Your Traps”, con relative istruzioni:
“Visualizzate quelle che sono le trappole prodotte dal DCA, disegnate cosa vi può portare ad alimentarvi in maniera scorretta. Forse vi sentite intrappolate dai vostri pensieri, paure, o qualcos’altro. Lasciate che il disegno sia la vostra guida.”
Più Avanti, sempre nello stesso capitolo, c’è un altro esercizio chiamato “Getting Out Of My Trap”:
“Ora che hai disegnato e descritto le trappole del tuo DCA, è il momento di pianificare un modo per uscirne”.
E nella pagina ci sono dei riquadri in cui disegnare le vostre strategie per uscirne. È forte!
Un’altra parte ganza sta nel 6° capitolo, ed è quella intitolata “Full Of Feelings”. C’è un esercizio simile a un video che ho realizzato (e che potete trovare sul mio canale YouTube oltre che qui sul blog) che riguarda il distruggere la bilancia – ma in forma figurata, sulle pagine del libro. Penso che siano piccole cose, ma anche utili: distruggere un bilancia può essere un passo enorme e terrificante per un sacco di persone che hanno un disturbo alimentare. Ci vuole molto tempo per sentirsi “pronte” ad un atto simile, e prepararcisi disegnando la sua distruzione sul libro è proprio una bella idea. L’esercizio mira anche ad aiutare a venire a patti con i sentimenti che la distruzione della bilancia potrebbe suscitare.
Un’ultima cosa a proposito del capitolo 9, intitolato “The New Me”: c’è un esercizio che si chiama “A Party To Celebrate The New Me” e vi è scritto:
“Sulla scheda di pianificazione della festa alla pagina successive, organizzate una festa per celebrare il vostro duro lavoro. Invita tutta la gente che vuoi. Mangia quello che vuoi. Crea l’invitato dei tuoi sogni. Usa la tua immaginazione. Ricorda che questa festa è solo ed esclusivamente per te”.
Quant’è meraviglioso?!...
E questi sono solo alcuni esempi degli esercizi e delle sfide che potete trovare su “The Slender Trap”. Aggiungerei ancora molto altro, ma se voleste comprare il libro vi toglierei la sorpresa, perciò chiudo qui. Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità, e che non vediate l’ora di leggere 240 pagine di “meravigliosezza”. ^__^”
Vorrei ringraziare l’autrice per aver scritto un libro del genere, che mi ha dato molto da pensare… e da fare. Se volete saperne di più su di lei, visitate il suo sito: http://www.laurenlazarstern.com
P.S.= Tutte le citazioni tratte dal libro, che è in Inglese, sono una mia traduzione. Chiedo venia per le eventuali inesattezze.
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