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venerdì 13 settembre 2013
Perchè chi ha un DCA è (generalmente) un disastro nell'alimentazione intuitiva
Come ho scritto nel post di Venerdì scorso, credo che tutte le persone che hanno un DCA abbiano problemi con la corretta percezione delle sensazioni di pienezza/sazietà. Penso che ci siano molteplici fattori che rendono ragione di ciò, non ultimo il fatto che il DCA sia parte della propria vita da molto tempo. Ma immagino che questa non sia l’unica ragione.
Per cui, benvenute nello strano mondo dell’ “interocezione compromessa”. Per chi se lo stesse chiedendo, l’interocezione è la percezione dello stato interno del nostro corpo, della nostra interiorità. Comprende sensazioni come la fame, la stanchezza, l’emozione, il dolore, il disgusto, etc, ed è generalmente processata ed integrata in una regione del nostro cervello chiamata insula.
Vi riporto una breve descrizione dell’interocezione e dell’insula tratta da “Scientific American Mind”:
“Siamo consapevoli se si è affamati o sazi, se ci fa caldo o freddo, se abbiamo prurito o sentiamo dolore quando i recettori presenti sulla pelle, sui muscoli e negli organi interni mandano segnali ad una regione del cervello chiamata insula. Questa piccola porzione di tessuto neurale è localizzata in una profonda piega del tessuto cerebrale più esterno, vicino alle orecchie. Essa coltiva al consapevolezza dello stato del corpo e, così facendo, riveste un importante ruolo nella consapevolezza di sé e nell’esperienza emotiva. I dati interocettivi si combinano a livello dell’insula con le informazioni che provengono dall’esterno dell’organismo: quest’area cerebrale, per esempio, connette il dolore acuto che proviamo quando tocchiamo una pentola incandescente, con il segno dell’ustione che compare sul palmo della mano”.
(mia traduzione)
Numerosi studi hanno connesso l’ “interocezione compromessa” con lo sviluppo e il mantenimento di anoressia/bulimia. Uno studio recente pubblicato sulla rivista “Appetite”, ha scoperto che l’interocezione è correlata alla capacità che ha una persona di riuscire con successo nell’alimentazione intuitiva (“intuitive eating” – forse ne avete sentito parlare con questo nome). Migliore è la propria interocezione, migliore è la propria capacità di alimentarsi intuitivamente. (Herbert et al., 2013)
Il che spiega molto bene perché la stragrande maggioranza delle persone con un DCA (io in prima fila) sono un disastro con l’alimentazione intuitiva.
Personalmente, non ho mai formalmente messo alla prova la mia capacità di interocezione (sebbene esista un test per farlo – ve ne parlerò tra qualche minuto. Se conoscete il numero delle vostre pulsazioni cardiache a riposo perché praticate qualche sport a livello agonistico, e quindi fate spesso dei controlli per le visite medico-sportive (cosa che io faccio per lavoro), il risultato del test vi verrà falsato. Ma se non le conoscete, allora potrebbe essere divertente fare questo test.) ma conoscendo la mia generale incapacità in questo genere di cose, posso facilmente immaginare come la mia interocezione faccia più o meno schifo.
Comunque, tornando allo studio di cui vi accennavo, ecco cos’hanno scoperto i ricercatori.
Sono state valutate 111 studentesse universitarie della University of Tubingen, valutando la loro attitudine all’alimentazione intuitiva, i loro livelli di ansia nell’immediato e a lungo termine, e la loro interocezione. L’alimentazione intuitiva, per chi non lo sapesse, è definita come la capacità di: mangiare in risposta alla sensazione fisica (e non emotiva!!) di fame, scegliere liberamente cosa mangiare, e smettere di mangiare nel momento in cui si avverte la sensazione di sazietà. La cosiddetta “Intuitive Eating Scale” misura proprio questi 3 specifici aspetti dell’alimentazione intuitiva:
• permesso incondizionato a mangiare quando viene percepita la sensazione di fame qualsiasi cibo sia desiderato
• capacità di mangiare per fame fisica e non emotiva
• dipendenza da stimoli interni della fame su quando e quanto mangiare
È evidente che la corretta percezione degli stimoli interocettivi quali fame/sazietà è un elemento-chiave dell’alimentazione intuitiva. Ma nessuno prima d’ora aveva misurato la connessione tra le due cose.
Per testare l’interocezione, i ricercatori utilizzano il “Test del Battito Cardiaco” dove la persona che vi si sottopone è chiamata a sentire le proprie pulsazioni cardiache, senza misurarle formalmente. Le persone che hanno una buona consapevolezza interocettiva realizzano ottimi risultati riuscendo a valutare con ottima approssimazione il loro numero di battiti cardiaci al minuto, perché riescono in qualche modo a sentire il tu-tum del proprio cuore. Studi condotti in precedenza avevano svelato che il “Test del Battito Cardiaco” era molto buono per valutare i molti aspetti dell’interocezione come le sensazioni di fame/sazietà (Herbert et al., 2012), e che le persone affette da anoressia ottenevano a questo test risultati significativamente peggiori di tutte le altre donne (Pollatos et al., 2008).
Testa la tua interocezione!!
Gentile lettrice/lettore, questo è un semplice test che ti consentirà di valutare la tua capacità interocettiva – ovvero la tua capacità di valutare la tua fame, il tuo dolore, la tua temperatura corporea, etc. Per eseguirlo ti servono un cronometro (i cellulari hanno spesso questa funzione) e una calcolatrice. Adesso siediti su una comoda poltrona e respira profondamente. Quando ti senti rilassata, dai il via al cronometro e conta i tuoi battiti cardiaci per un minuto cercando semplicemente di sentirne il ritmo. (Non cercare il polso radiale o il polso carotideo toccandoti il polso o il collo, sennò non vale!) Scrivi su un foglio il numero di pulsazioni cardiache che ti pare di aver sentito in un minuto.
Poi, misura le tue pulsazioni cardiache al minuto normalmente: sentendoti il polso oppure appoggiando le dita sul collo. Aspetta 2 minuti, poi fai un’altra misurazione di questo tipo. Fai la media tra le 2 misurazioni ottenute in questo modo.
Calcola la differenza tra i battiti cardiaci al minuto che avevi stimato sentendoli, e quelli che hai effettivamente misurato. Prendi il valore assoluto di questa differenza, e dividilo per i battiti cardiaci al minuto effettivamente misurati. Togli da 1 il risultato ottenuto.
La formula è questa:
1 – ( |battiti cardiaci al minuto stimati – battiti cardiaci al minuto effettivi| / battiti cardiaci al minuto effettivi)
Interpretazione del tuo risultato
Se il tuo risultato è maggiore o uguale a 0,80, la tua abilità interocettiva è molto buona.
Un risultato compreso tra 0,60 e 0,79 indica una moderata capacità interocettiva.
Un risultato inferiore a 0,59 è sinonimo di una scarsa capacità interocettiva.
Gli studi di cui vi parlavo prima hanno documentato che le persone capaci di ottenere buoni risultati al “Test del Battito Cardiaco” erano le stesse persone che se la cavavano bene con l’alimentazione intuitiva e ottenevano ottime prestazioni in termini di: mangiare per fame fisica e non emotiva, e capacità di rispondere agli stimoli interni.
Non sorprendentemente, le persone che riuscivano peggio nell’alimentazione intuitive erano le persone con un B.M.I. particolarmente basso o particolarmente alto. Il che correla molto bene con l’idea che le persone affette da un DCA che altera significativamente il loro peso corporeo sono le meno capaci di ascoltare i segnali di fame/sazietà del proprio corpo e che, viceversa, le persone che non hanno un DCA (e che, generalmente, hanno un B.M.I. compreso tra 18 e 25) e che mangiano quanto/quando hanno fame, mantengono più o meno il proprio peso anche se non ci pensano.
La capacità di realizzare un’alimentazione intuitiva viene spesso e volentieri vista come una sorta di apogeo nella “guarigione” da un DCA. Io penso invece che la flessibilità nell’alimentarsi sia una buona cosa, come può esserlo il cercare di capire quando si sia più o meno affamate/sazie, ma che una persona con anoressia/bulimia abbia bisogno di un aiuto un po’ maggiore di quello che l’alimentazione intuitiva potrebbe offrire naturalmente. È vero che sarebbe bello ricominciare ad alimentarsi con naturalezza però, nel momento in cui non ci riusciamo, penso sia giusto affidarsi ad un dietista/nutrizionista, che ci fornisca uno schema alimentare che ci consenta di mangiare in maniera adeguata senza far mancare niente al nostro organismo, sia in termini di energia che in termini di nutrienti.
Voi cosa ne pensate?
Per cui, benvenute nello strano mondo dell’ “interocezione compromessa”. Per chi se lo stesse chiedendo, l’interocezione è la percezione dello stato interno del nostro corpo, della nostra interiorità. Comprende sensazioni come la fame, la stanchezza, l’emozione, il dolore, il disgusto, etc, ed è generalmente processata ed integrata in una regione del nostro cervello chiamata insula.
Vi riporto una breve descrizione dell’interocezione e dell’insula tratta da “Scientific American Mind”:
“Siamo consapevoli se si è affamati o sazi, se ci fa caldo o freddo, se abbiamo prurito o sentiamo dolore quando i recettori presenti sulla pelle, sui muscoli e negli organi interni mandano segnali ad una regione del cervello chiamata insula. Questa piccola porzione di tessuto neurale è localizzata in una profonda piega del tessuto cerebrale più esterno, vicino alle orecchie. Essa coltiva al consapevolezza dello stato del corpo e, così facendo, riveste un importante ruolo nella consapevolezza di sé e nell’esperienza emotiva. I dati interocettivi si combinano a livello dell’insula con le informazioni che provengono dall’esterno dell’organismo: quest’area cerebrale, per esempio, connette il dolore acuto che proviamo quando tocchiamo una pentola incandescente, con il segno dell’ustione che compare sul palmo della mano”.
(mia traduzione)
Numerosi studi hanno connesso l’ “interocezione compromessa” con lo sviluppo e il mantenimento di anoressia/bulimia. Uno studio recente pubblicato sulla rivista “Appetite”, ha scoperto che l’interocezione è correlata alla capacità che ha una persona di riuscire con successo nell’alimentazione intuitiva (“intuitive eating” – forse ne avete sentito parlare con questo nome). Migliore è la propria interocezione, migliore è la propria capacità di alimentarsi intuitivamente. (Herbert et al., 2013)
Il che spiega molto bene perché la stragrande maggioranza delle persone con un DCA (io in prima fila) sono un disastro con l’alimentazione intuitiva.
Personalmente, non ho mai formalmente messo alla prova la mia capacità di interocezione (sebbene esista un test per farlo – ve ne parlerò tra qualche minuto. Se conoscete il numero delle vostre pulsazioni cardiache a riposo perché praticate qualche sport a livello agonistico, e quindi fate spesso dei controlli per le visite medico-sportive (cosa che io faccio per lavoro), il risultato del test vi verrà falsato. Ma se non le conoscete, allora potrebbe essere divertente fare questo test.) ma conoscendo la mia generale incapacità in questo genere di cose, posso facilmente immaginare come la mia interocezione faccia più o meno schifo.
Comunque, tornando allo studio di cui vi accennavo, ecco cos’hanno scoperto i ricercatori.
Sono state valutate 111 studentesse universitarie della University of Tubingen, valutando la loro attitudine all’alimentazione intuitiva, i loro livelli di ansia nell’immediato e a lungo termine, e la loro interocezione. L’alimentazione intuitiva, per chi non lo sapesse, è definita come la capacità di: mangiare in risposta alla sensazione fisica (e non emotiva!!) di fame, scegliere liberamente cosa mangiare, e smettere di mangiare nel momento in cui si avverte la sensazione di sazietà. La cosiddetta “Intuitive Eating Scale” misura proprio questi 3 specifici aspetti dell’alimentazione intuitiva:
• permesso incondizionato a mangiare quando viene percepita la sensazione di fame qualsiasi cibo sia desiderato
• capacità di mangiare per fame fisica e non emotiva
• dipendenza da stimoli interni della fame su quando e quanto mangiare
È evidente che la corretta percezione degli stimoli interocettivi quali fame/sazietà è un elemento-chiave dell’alimentazione intuitiva. Ma nessuno prima d’ora aveva misurato la connessione tra le due cose.
Per testare l’interocezione, i ricercatori utilizzano il “Test del Battito Cardiaco” dove la persona che vi si sottopone è chiamata a sentire le proprie pulsazioni cardiache, senza misurarle formalmente. Le persone che hanno una buona consapevolezza interocettiva realizzano ottimi risultati riuscendo a valutare con ottima approssimazione il loro numero di battiti cardiaci al minuto, perché riescono in qualche modo a sentire il tu-tum del proprio cuore. Studi condotti in precedenza avevano svelato che il “Test del Battito Cardiaco” era molto buono per valutare i molti aspetti dell’interocezione come le sensazioni di fame/sazietà (Herbert et al., 2012), e che le persone affette da anoressia ottenevano a questo test risultati significativamente peggiori di tutte le altre donne (Pollatos et al., 2008).
Testa la tua interocezione!!
Gentile lettrice/lettore, questo è un semplice test che ti consentirà di valutare la tua capacità interocettiva – ovvero la tua capacità di valutare la tua fame, il tuo dolore, la tua temperatura corporea, etc. Per eseguirlo ti servono un cronometro (i cellulari hanno spesso questa funzione) e una calcolatrice. Adesso siediti su una comoda poltrona e respira profondamente. Quando ti senti rilassata, dai il via al cronometro e conta i tuoi battiti cardiaci per un minuto cercando semplicemente di sentirne il ritmo. (Non cercare il polso radiale o il polso carotideo toccandoti il polso o il collo, sennò non vale!) Scrivi su un foglio il numero di pulsazioni cardiache che ti pare di aver sentito in un minuto.
Poi, misura le tue pulsazioni cardiache al minuto normalmente: sentendoti il polso oppure appoggiando le dita sul collo. Aspetta 2 minuti, poi fai un’altra misurazione di questo tipo. Fai la media tra le 2 misurazioni ottenute in questo modo.
Calcola la differenza tra i battiti cardiaci al minuto che avevi stimato sentendoli, e quelli che hai effettivamente misurato. Prendi il valore assoluto di questa differenza, e dividilo per i battiti cardiaci al minuto effettivamente misurati. Togli da 1 il risultato ottenuto.
La formula è questa:
1 – ( |battiti cardiaci al minuto stimati – battiti cardiaci al minuto effettivi| / battiti cardiaci al minuto effettivi)
Interpretazione del tuo risultato
Se il tuo risultato è maggiore o uguale a 0,80, la tua abilità interocettiva è molto buona.
Un risultato compreso tra 0,60 e 0,79 indica una moderata capacità interocettiva.
Un risultato inferiore a 0,59 è sinonimo di una scarsa capacità interocettiva.
Gli studi di cui vi parlavo prima hanno documentato che le persone capaci di ottenere buoni risultati al “Test del Battito Cardiaco” erano le stesse persone che se la cavavano bene con l’alimentazione intuitiva e ottenevano ottime prestazioni in termini di: mangiare per fame fisica e non emotiva, e capacità di rispondere agli stimoli interni.
Non sorprendentemente, le persone che riuscivano peggio nell’alimentazione intuitive erano le persone con un B.M.I. particolarmente basso o particolarmente alto. Il che correla molto bene con l’idea che le persone affette da un DCA che altera significativamente il loro peso corporeo sono le meno capaci di ascoltare i segnali di fame/sazietà del proprio corpo e che, viceversa, le persone che non hanno un DCA (e che, generalmente, hanno un B.M.I. compreso tra 18 e 25) e che mangiano quanto/quando hanno fame, mantengono più o meno il proprio peso anche se non ci pensano.
La capacità di realizzare un’alimentazione intuitiva viene spesso e volentieri vista come una sorta di apogeo nella “guarigione” da un DCA. Io penso invece che la flessibilità nell’alimentarsi sia una buona cosa, come può esserlo il cercare di capire quando si sia più o meno affamate/sazie, ma che una persona con anoressia/bulimia abbia bisogno di un aiuto un po’ maggiore di quello che l’alimentazione intuitiva potrebbe offrire naturalmente. È vero che sarebbe bello ricominciare ad alimentarsi con naturalezza però, nel momento in cui non ci riusciamo, penso sia giusto affidarsi ad un dietista/nutrizionista, che ci fornisca uno schema alimentare che ci consenta di mangiare in maniera adeguata senza far mancare niente al nostro organismo, sia in termini di energia che in termini di nutrienti.
Voi cosa ne pensate?
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