Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 30 marzo 2012

Prevenzione delle ricadute: Riempire la vita

So che può sembrare una frase fatta, ma è la verità: la miglior forma di prevenzione nei confronti delle ricadute nel disturbo alimentare consiste nel riempire la propria vita con un insieme di cose che vadano al di là della mera anoressia. Ciò non significa, ovviamente, che non si possa essere sempre a rischio ricaduta – un rischio impossibile da estirpare – o che non si avranno mai più ricadute – questo sarebbe esageratamente ottimistico – ma significa semplicemente che riempiendo d’altro la nostra vita ci si rende conto che avremmo molto da perdere se ci facessimo ricatturare in pieno dall’anoressia. Se la nostra vita la percepiamo come vuota, priva di senso e di interessi, è chiaro che non troviamo nulla a cui aggrapparci quando vacilliamo, e quindi è più facile e più frequente avere una ricaduta. Ciò che frena la ricaduta, invece, è proprio la consapevolezza che se si tornasse nelle braccia dell’anoressia avremo, sì, qualcosa – fosse anche una cosa sola – da perdere.

Uno dei motivi per cui in questi anni sono stata capace di combattere contro l’anoressia è stato il mio lavoro come istruttrice ed arbitro di karate. Ho trovato un qualcosa che mi piace e mi appassiona. Mi sono resa conto che solo se fossi stata in salute avrei potuto continuare a svolgere il mio ruolo. E stare in salute significava seguire correttamente l’ “equilibrio alimentare”, non restringere, non perdermi nei meandri mentali dell’anoressia. Questo non significa ovviamente che io mi sia liberata dell’anoressia. Tuttora combatto giorno dopo giorno per rimanere in carreggiata sulla strada del ricovero e per accettare il fatto che devo mantenere un certo peso, con cui pure non mi sento a mio agio, per stare bene. Ho avuto numerose ricadute, (sebbene una sola particolarmente grave sotto ogni punto di vista), e sto ancora cercando di tenere a bada i miei demoni. Finché continuo a combattere, mi sto dando una possibilità.

Tuttavia, l’anoressia tende a farla da padrona ogni qualvolta abbiamo una delusione, veniamo ferite, ci sentiamo disorientate. Ci sembra che il futuro sia nero, e allora abbiamo paura ad andare avanti perché temiamo di non essere capaci di sopportare ciò che ci aspetta, ed un tuffo nelle braccia dell’anoressia comincia ad apparire molto più rassicurante di un futuro ignoto. Si perde la motivazione per combattere. Riscivolare nell’anoressia diventa la regola piuttosto che l’eccezione, e le cose si deteriorano progressivamente. La vita diventa dominata completamente, in parte dall’anoressia in parte dal senso di vuoto che l’anoressia stessa ci pare essere l’unica cosa che riesce a colmare.

Quel che bisogna trarre da una ricaduta, perciò, è la voglia di rimettersi in piedi e di ricominciare a combattere: perché veramente non si ha più niente da perdere. L’anoressia ci ha già portato via tutto. E non lo restituisce. L’anoressia è un vicolo cieco: cosa ci porterà, se non a sbattere contro un muro? E poi? Non ci sono possibilità di scelta. Ma è proprio quando non si ha più niente da perdere che si apre una possibilità: quella di combattere. E questa, sì, questa è una possibilità di scelta.

Avere qualcosa a cui teniamo davvero è un importante appiglio per limitare le ricadute. Non le eviterà completamente, ma può contenerle. Perciò, nel momento in cui ci rendiamo conto di essere di nuovo tentate dall’anoressia, o di adottare comportamenti e pensieri tipici del DCA, cerchiamo di concentrarci su quelle cose positive che si trovano nel nostro percorso, e concretizziamo il fatto che una ricaduta c’impedirebbe di dedicarci a pieno a ciò che ci piace fare. Certo, dedicarci a ciò che ci piace non ci libererà magicamente dall’anoressia, ma aiuta a mantenere il DCA confinato. Perché si comincia a desiderare di fare determinate cose (nel mio caso, di fare karate, di allenare altri ragazzi/e, di andare ad arbitrare le gare) molto più di quanto non si desideri l’illusorio comfort dell’anoressia, della restrizione alimentare, dell’attività fisica compulsiva e, infine, della morte.

Percorrere la strada del ricovero e prevenire le ricadute non significa soltanto smettere di restringere l’alimentazione, ma anche e soprattutto, ricominciare a vivere davvero. Questo è l’obiettivo e, allo stesso tempo, la strada per l’obiettivo.

venerdì 23 marzo 2012

Prevenzione delle ricadute: Codice Rosso

Anche il miglior piano di prevenzione, talvolta, purtroppo non riesce ad impedire una completa ricaduta. Forse perché certi segnali ci sfuggono, forse perché vogliamo farceli sfuggire, forse perché ne sottovalutiamo l’importanza e pensiamo di potercela fare da sole, fatto sta che talvolta si ricade in pieno nell’anoressia. Il punto qui è identificare concreti, specifici criteri che spronano all’azione evitando di percorrere la china fino in fondo. L’importanza dell’identificazione dei segnali da “Codice Rosso” non sta tanto nel capire quando siamo di nuovo nel pieno dell’anoressia con tutti gli annessi rischi di compromissione fisica. L’importanza sta nel comprendere quando è necessario DARE UN TAGLIO NETTO a qualsiasi cosa stiamo facendo perché ci stiamo infilando nei casini. Significa che la ricaduta ormai c’è stata, e che è necessario (re)agire ADESSO. Non tra una settimana, non tra 3 giorni, non domani: ADESSO.

E’ così anche al Pronto Soccorso: su un paziente “Codice Rosso” bisogna intervenire immediatamente sospendendo ogni qualsiasi altra attività, perché aspettare anche solo 5 minuti potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.

Non è immediato individuare segnali da “Codice Rosso”, specie quando siamo proprio nel pieno dell’anoressia. Si tende a pensare che la situazione sia critica solo quando si scende sotto i XX chili di peso. In realtà, il peso non è un indicatore molto affidabile in tal senso, poiché il DCA è una questione mentale, e si può essere in piena ricaduta pur conservando il normopeso. Quando si ricade, a prescindere dal peso, si ha bisogno di supporto, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Bisogna rimboccarci le maniche e darci da fare nell’immediato.

Fingere d’ignorare i segnali di ricaduta non rende più lieve la ricaduta stessa. E, più importante, non evita la ricaduta. Basta sederci di fronte a una tavolta imbandita per capire che, anche dopo anni ed anni di ricovero, l’anoressia è un qualcosa che non ci abbandonerà mai completamente e – per citare “Malocchio” Moody di Harry Potter – il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza. Perciò, è molto importante non nasconderci dietro a un dito ed ammettere la ricaduta in maniera tale da poter intervenire efficacemente e tempestivamente. Parlare di quello che non va, affrontarlo, agire in maniera adeguata. Significa prendere le distanze dalle bugie che l’anoressia racconta (per esempio che non stiamo poi così male, che non siamo poi così gravi, che abbiamo comunque avuto un peso minore e abbiamo ristretto di più l’aliemntazione, che non abbiamo fame o mangeremo qualcosa di più domani, etc…). Significa essere aperte all’ascolto del parere altrui, perché quando siamo ricadute nel mezzo dell’anoressia non siamo in grado di giudicarci con obiettività.

Questo detto, alcuni esempi di segnali da “Codice Rosso”:

-Restrizione alimentare marcata ed evitamento sistematico di alcuni pasi (spesso merenda e spuntino)
- Significativa perdita di peso
- Rifiuto totale di mangiare in presenza di altre persone
- Nascondere il cibo
- Fare attività fisica eccessiva di nascosto
- Continuare a fare attività fisica anche quando si sente che non ce la si fa più
- Mentire agli altri su quello che facciamo e mangiamo
- Estrema riduzione delle ore di sonno/Insonnia (dipende in parte dal DCA, in parte da altro, ma è comunque un chiaro segnale di ricaduta)
- Iperattività estrema
- Amenorrea conclamata
- Checking sistematico associato a forte ansia
- Vomito autoindotto in maniera sistematica (solo per chi presenta questo tipo di sintomo, ovviamente)
- Attuazione di svariati tipi di condotte di compensazione a seguito dei pasti
- Evitamento di certi cibi ritenuti “ansiogeni”
- Dismorfofobia marcata (solo per chi, naturalmente, presenta questo sintomo)
- Sensazione di freddo (anche quando tutti gli altri stanno bene o hanno caldo)
- Ansia mitigata dalla restrizione
- Ossessività/Impossibilità di guardarsi allo specchio
- Affaticabilità, astenia (non dipendente al 100% dal DCA, ma strettissimamente correlato)
- Mentalità “tanto sono incapace di percorrere la strada del ricovero, quindi chi se ne frega”
- Etc…
(Se vi va, potete aggiungere ai miei esempi generali, i vostri segnali di “Codice Rosso” nei commenti!)

Personalmente, come credo molte di voi stiano facendo, io seguo un “equilibrio alimentare” che mi ha dato la mia dietista che mi aiuta a mantenere più o meno il mio peso attuale, e sto lavorando su me stessa per cercare di acquisire una maggiore flessibilità in maniera tale da poter, un giorno, utilizzare l’ “equilibrio alimentare” non più come una regola, ma piuttosto come una guida. Ora, la stretta aderenza a un “equilibrio alimentare” può essere un segno sia buono che cattivo. Perché cattivo? Ovviamente perché siginifica che l’atteggiamento verso il cibo è innaturale e condizionato. Ma è anche un buon segno: assicura un margine di sicurezza nei confronti nelle ricadute. Io sono consapevole che, se seguo il mio “equilibrio alimentare” con scrupolosa precisione, non perderò né prenderò peso. Pesare gli alimenti costringe infatti a porre più attenzione a quello che mangiamo, a smussare gli angoli, a prenderci cura di noi stesse… a nutrirci.

Cosa fare coi segnali di “Codice Rosso” credo vari in funzione del tipo, della quantità e dell’entità dei segni che si presentano. La loro presenza può siginificare una telefonata immediata allo psicoterapeuta o al dietista per avere supporto psichico ed alimentare, ma anche il chiedere a un’amica di fare insieme a noi colazione/pranzo/cena/spuntino/merenda per aiutarci coi pasti, o il chiedere a un genitore di prepararci tutti i pasti affinché noi non possiamo fare la cresta alle dosi, fino a che non ci saremo riprese abbastanza da poter tornare ad occuparci da sole di noi stesse.

venerdì 16 marzo 2012

Prevenzione delle ricadute: Codice Giallo

Oltre ai codici identificativi del Pronto Soccorso, anche le luci del semaforo presentano i medesimi 3 colori: rosso, giallo e verde. Tecnicamente, quando si sta guidando e si vede che la luce del semaforo passa da verde a gialla, bisognerebbe rallentare per poi fermarsi. Sì, esatto. Non so voi, ma personalmente, quando sono in auto e vedo che si accende la luce gialla del semaforo, il mio impulso istintivo è quello di pigiare sull’acceleratore per cercare di passare prima che la luce diventi rossa. (Don’t try it at home, gals!)

Nella maggior parte dei casi, questo è il medesimo comportamento che si tiene anche nei confronti dell’anoressia. Si vedono i primi allarmanti segni della ricaduta, e si preme l’acceleratore del DCA rituffandoci dritte dritte nell’anoressia. Parte di questo comportamento è legato alla neurofisiologia dei disturbi alimentari – il famoso circolo vizioso – ma in parte si tende davvero a pensare che quello che facciamo non oltrepasserà certi limiti, e che saremo in grado di riprenderci non appena lo vorremo.

Purtroppo, non è così che funziona. Quando si fa un pensiero del genere, siamo di nuovo sulla strada dell’anoressia. Se si oltrepassa la linea dello stop quando la luce del semaforo passa da gialla a rossa, si rischia l’incidente. Che è esattamente quello che accade con un DCA. Non ci si ferma.

In Pronto Soccorso, un paziente “Codice Giallo” presuppone un intervento piuttosto rapido. È quindi necessario identificare con prontezza segni e sintomi, in maniera tale da poter agire nella giusta maniera, per evitare che il caso si trasformi in un “Codice Rosso”. Lo stesso vale per l’anoressia. Quando si notano segnali da “Codice Giallo”, bisogna intervenire subito per evitare le sirene dell’ambulanza e il ricovero in terapia intensiva. Questo perché, mentre la remissione dell’anoressia è incredibilmente lenta e richiede un sacco di forza di volontà e di pazienza; la velocità con cui questa torna ad impossessarsi di noi in una ricaduta è spaventosamente rapida. Erroneamente, io in certi momenti ho pensato di sapere un sacco di cose sulla mia anoressia e sul mio rapporto con essa perciò, mi dicevo, non è necessario che mi preoccupi troppo, no?!

Sottovalutare il nemico è una delle maggiori armi che l’anoressia va ad usare contro di noi.

I segnali da “Codice Giallo” presentano delle differenze rispetto a quelli da “Codice Azzurro”, perchè sono più specificatamente legati al DCA in sé. Ovviamente non consistono solo in un’acuizzazione dei pensieri e dei comportamenti connessi all’anoressia, ma molto spesso si tratta comunque di fatti che risultano essere strettamente correlati al disturbo alimentare. In parecchi casi, segnali premonitori sono l’aumento dell’ansia, il calo dell’autostima, l’irrequietezza fisica e mentale, che sono causa e conseguenza della ricaduta in sè. In tal senso, “Codice Giallo” e “Codice Azzurro” sono molto vicini tra loro.

Dunque, i segnali di “Codice Giallo” stanno a significare che bisogna decelerare e guardare a lungo e con attenzione ciò che abbiamo intorno prima di sfrecciare in avanti. Sono i segnali di ritorno dell’anoressia. Se mi perdonate l’ennesima analogia automobilistica, possono essere paragonati alla lucetta che avverte che siamo entrati in riserva di benzina. L’auto corre ancora, naturalmente, e si può anche non notare niente di diverso dal solito, ma la lucetta è un indicatore del fatto che le cose in realtà non vanno proprio così bene, e che se non facciamo rifornimento al prossimo distributore di benzina rimarremo a piedi.

Qualche esempio di segnale da “Codice Giallo”:

- Aumento delle paranoie inerenti il cibo (per esempio, il non fidarsi più dei genitori che ci preparano il pranzo, cominciando a chiederci se davvero hanno rispettato le dosi dell’ “equilibrio alimentare”, o se invece hanno aggiunto qualcosa)
- Cominciare a pensare a quali sono i nutrienti che compongono i vari alimenti
- Difficoltà pressanti a mangiare in presenza di qualsiasi altra persona
- Isolamento, riduzione dei contatti anche con gli amici più cari
- Autoinduzione del vomito (solo per chi presenta tale sintomo, ovviamente)
- Aumento marcato dell’ansia, subito seguito da una riduzione netta della stessa a seguito della messa in atto di comportamenti alimentari restrittivi
- Restringere l’alimentazione in maniera piuttosto marcata (magari saltando anche lo spuntino o la merenda)
- Rigidità ferrea in merito all’esercizio fisico che aumenta sempre più
- Accentuazione marcata della dismorfdofobia (solo in chi, ovviamente, presenta questo sintomo)
- Rarefazione o scomparsa del ciclo
- Aumento delle paranoie inerenti il proprio aspetto fisico
- Abituale ricorso al checking
- Aumento dell’irritabilità, del nervosismo
- Dubbiosità spiccate sulla nostra capacità di portare avanti il percorso di ricovero, nonché sulla necessità di farlo (è ciò che precede la fase: “Ricovero del cazzo!”…)
- Episodi di autolesionismo sempre più frequenti
- Voglia di arrendersi e di mollare per riscivolare nell’anoressia
- Comparsa della sensazione di riuscire a controllare tutto, e del pensiero che potremo fermarci non appena lo vorremo (ma non lo vorremo mai, è questo il problema…)
- Etc… (continuate voi la lista lasciando un commento!)

Quel che è difficile nell’identificare i segnali di “Codice Giallo”, è che l’anoressia ha spesso una natura di “tutto o nulla”, un’intrinseca dicotomia. I primi segni di ricaduta sfrecciano da 0 a 100 in pochissimo tempo, e non c’è neanche un pit-stop nel mezzo. Si passa dai segnali di “Codice Verde” a quelli di “Codice Rosso” anche solo in una decina di giorni. Perciò identificare i segnali di “Codice Giallo” è tanto complicato quanto cruciale. La seconda difficoltà cui si viene poste a fronte, nel momento in cui si identificano, è quella di passare all’azione. Spesso si tende a minimizzare di fronte a noi stesse la serietà dei segnali di “Codice Giallo”, si pensa che se ne andranno spontaneamente o che, comunque, possiamo farcela da sole a venirne fuori rapidamente. Bugie. Tutte bugie. È dura e difficile. È tremendamente difficile, questa è la verità. E poiché tutto si gioca nella nostra mente, NON siamo propriamente capaci di venirne fuori da sole, perché in una battaglia contro noi stesse se vinciamo perdiamo. Dobbiamo allora armarci di una buona dose di umiltà e chiedere aiuto per non sprofondare in quel principio di ricaduta, perché chiedere aiuto non è segno di debolezza, viceversa, è segno di grande intelligenza, maturità e responsabilità.

venerdì 9 marzo 2012

Prevenzione delle ricadute: Codice... Azzurro?!!

Dopo aver scritto il post precedente, avevo intenzione di procedere parlando delle situazioni da “Codice Giallo” e da “Codice Rosso” in merito alle ricadute nell’anoressia. Tuttavia ieri ho pensato al fatto che, in Inglese, il termine “ricaduta” viene tradotto come “relapse”. Ed esiste un’altra parola, letteralmente intraducibile, che è “prelapse”. E’, come dire, una sorta di “pre-ricaduta”. Ho detto che il “Codice Verde” è sinonimo di “va tutto bene”, e che il “Codice Giallo” sta per “ci sono allarmanti segni di imminente ricaduta”. Ecco, io penso che da qualche parte tra i segnali da “Codice Verde” e quelli da “Codice Giallo”, ci stanno i segnali di “prelapse”. Un po’ oltre il verde, ma un po’ prima del giallo, una sorta di fusione dei due… un azzurro? Insomma, se i segnali da “Codice Giallo” precedono immediatamente una ricaduta, quelli da “Codice Azzurro” sono i segnali che precedono immediatamente i segnali che precedono la ricaduta.

Okay, mi rendo conto che non sono stata esattamente limpida nella definizione dei termini quindi, giusto per avere tutte lo stesso concetto nel momento in cui uso determinate parole, ecco alcune (brevissime) definizioni:

Caduta: un’unica ed isolata deroga al percorso di ricovero, ovvero un unico riutilizzo di un comportamento tipico del DCA (come per esempio restringere solo una volta un pasto, eccedere solo un giorno nell’attività fisica, vomitare una sola volta, etc…)

Ricaduta: riutilizzo prolungato e persistente dei comportamenti tipici del DCA, che riportano in pieno auge il DCA stesso.

“Prelapse”: L’indicazione che si è sulla strada della caduta, o che si è ad alto rischio di caduta. Non è necessariamente preludio di una ricaduta, sebbene possa esserlo.

Molti segni di “Codice Azzurro” – di “prelapse” – sono strettamente connessi all'anoressia stessa (riduzione dell’alimentazione, riattuazione del checking, etc…), ma altri non lo sono affatto. Sebbene un DCA sia connesso al cibo, molto spesso la nostra vulnerabilità all’anoressia e il nostro ritorno all’anoressia hanno poco e nulla a che vedere col cibo stesso. Per questo bisogna stare molto attente a questi segni: per non farci cogliere impreparate da un’eventuale ricaduta, battendola sul tempo, ed iniziando a lavorare su noi stesse prima che il meccanismo dell’anoressia si sia rimesso in moto.

Qualche esempio di segnali da “Codice Azzurro”, dunque:

- Lieve preoccupazione in merito a quel che si deve mangiare
- Evitamento di situazioni sociali che coinvolgono i pasti
- Sensazione di dover attuare comportamenti compensatori a seguito di un pasto
- Aumento della rigidità nel controllo di varie attività e di vari ambiti della vita
- Ricomparsa/Aumento della dismorfofobia (solo in chi, ovviamente, presenta questo sintomo)
- Lieve restrizione alimentare
- Aumento della preoccupazione in merito all’immagine corporea
- Inizio di una “visione pessimistica” del futuro
- Aumento dell’ansia
- Ritorno di episodi di autolesionismo
- Difficoltà nel sonno
- Sensi di colpa e calo dell’autostima
- Etc…

Dunque, cosa possiamo fare quando si presentano i segnali di “Codice Azzurro”? Per lo più, le medesime cose che ho scritto nel post dedicato all’identificazione di punti di forza & difficoltà.

Qualche altra cosa può essere rappresentata, per esempio, da:

- Respirare profondamente e cercare di discernere ciò che è reale dalle bugie raccontate dall’anoressia
- Cercare di placare l’ansia e lo stress emotivo
- Riposarci se sentiamo che è ciò di cui si ha bisogno, senza tirare all’estremo
- Uscire con gli amici anche se ci sembra che questo vada contro ciò che ci sentiremo di fare
- Leggere e ripetersi frasi positive
- Lavorare su progetti creativi (disegnare, scrivere, fare un video, etc…)
- Fare un’azione di opposizione (per esempio, guardare un film comico quando ci sentiamo giù di morale)
- Rispettare l’ “equilibrio alimentare” dato dal dietista/nutrizionista
- Essere più indulgenti con noi stesse
- Parlare del problema in questione in psicoterapia (ma anche con amici e familiari supportivi)
- Scavare dentro di noi per risalire alla vera natura del problema che determina l’impulso a riadattare i comportamenti tipici dell’anoressia
- Etc…

Se vi va, scrivete nei commenti quali sono i vostri segnali da “Codice Azzurro”!

venerdì 2 marzo 2012

Prevenzione delle ricadute: Codice Verde

Facendo tirocinio al Pronto Soccorso, ho imparato che il triage assegna a tutti i pazienti che si presentano un codice colore differente in funzione della gravità della loro patologia, e quindi dell’urgenza con cui devono essere visitati dai medici. Dato che mi sembra funzionale, ho deciso di adottare questa stessa partizione per i segnali di ricaduta nell’anoressia. “Codice Verde” significa che i segnali indicano che si percorre la strada del ricovero. “Codice Giallo” significa che i segnali indicano che le cose si fanno più dure e il percorso s’incrina, con il che si tende ad adottare comportamenti che possono coadiuvare la ricaduta nell’anoressia. “Codice Rosso” significa che i segnali indicano che si è in piena ricaduta. È proprio di questo che ho intenzione di parlare in questo post e nei prossimi: individuare quali situazioni corrispondo ai codici di quale colore, e capire qual è la soglia, il limite in cui cominciamo a mentire a noi stesse per poterci giustificare la riadozione dei comportamenti tipici dell’anoressia.

Quindi, cominciamo dal “Codice Verde”.

Trovare le condizioni che simboleggiano un “Codice Verde”, ovvero tutti quei segnali che ci dicono che stiamo percorrendo correttamente la strada del ricovero – per quanto la cosa possa sembrare paradossale – è il compito più arduo. Perché? Perché siamo talmente abituate all’anoressia che non ci si rende ben conto di cosa poter fare per il nostro ricovero. Inoltre siamo talmente abituate a barcamenarci tra le difficoltà, siamo talmente abituate alla routine tipica dell’anoressia, che non si capisce più come di facesse, prima del suo esordio, a “vivere normalmente”. Non si capisce più cosa significhi vivere una vita “normale”.

Perciò, come individuare le situazioni da “Codice Verde”? Come si può vedere che stiamo effettivamente percorrendo la strada del ricovero? Innanzitutto, credo sia necessario ripensare al periodo in cui l’anoressia non era ancora entrata nella nostra vita, a quello che facevamo, a quelle che erano le nostre speranze, i nostri desideri. Credo che, come me, molte delle persone che stanno leggendo questo post abbiano difficoltà a ricordare come fosse la propria vita prima dell’anoressia, o hanno ricordi negativi della propria vita prima del DCA. In tal caso, provate a pensare a come adesso vorreste che la vostra vita fosse, senza l’anoressia, a tutto quello che potreste fare senza avere ansia. Ecco, quello che avete in mente è ciò che rientra nella categoria “Codice Verde”.

Qualche esempio di “Codice Verde”

- Flessibilità nei confronti dei pasti (nelle quantità, nelle porzioni, nella varietà, etc…)
- Riduzione dell’ansia a fronte di una cena in pizzeria con gli amici
- Mantenimento di contatti regolari con amici e familiari
- Capacità di controllare lo svolgimento di attività fisica in modo da non esagerare
- Riduzione dei pensieri ossessivi
- Riduzione dell’ansia nell’acquisto dei vestiti
- Capacità di mangiare qualcosa semplicemente perché se ne ha voglia
- Cessazione del checking
- Cessazione del bisogno di pesarsi e di conoscere il proprio peso/Cessazione dell’evitamento a tutti i costi della bilancia
- Aumento del tempo dedicato alle attività di svago e agli hobby
- Riduzione della necessità di mettere in atto comportamenti autolesivi o tipicamente anoressici
- Riuscire a seguire correttamente l’ “equilibrio alimentare”
- Non essere più “terrorizzate” di fronte a certi cibi o a certe situazioni
- Etc…

Vi accorgerete che ci sono molti segnali di “Codice Verde” che passano sotto silenzio, ma che si possono per lo più ascrivere all’assenza di tutti quei pensieri e comportamenti che sono tipici dell’anoressia. I segni e sintomi tipici del DCA tendono infatti a regredire progressivamente man mano che si fanno passi avanti sulla strada del ricovero, questo spesso avviene con una lentezza tale che sul momento non ci se ne rende conto, ma non scoraggiatevi: alla lunga i progressi saranno evidenti!

Se vi va, lasciate un commento su quali sono i vostri segnali di “Codice Verde”!
 
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