*Attenzione: Tra qualche attimo su questi computerschermi, la mia opinione condita con considerevole ironia.*
Conoscete la canzone “
All About That Bass” di Meghan Trainor? La cantante dice di questo suo brano che “
è un inno ad apprezzare se stessi e il proprio corpo, per invitare anche le ragazze con qualche chilo di troppo a piacersi così come sono” (cit. da un’intervista di Meghan Trainor).
Dato che il video ufficiale di questa canzone su YouTube ha una cosa come circa 513 milioni di visualizzazioni, anch’io ci ho dato un’occhiata dato l’entusiasmo generale con il quale questo brano pare essere stato accolto. In fin dei conti, il fatto che una cosa piaccia ad un sacco di gente, non significa che sia al di sopra di ogni possibile critica.
Tuttavia, prima di sviscerare questa canzone pezzo per pezzo, nonché prima di esprimere la mia opinione al riguardo, vorrei avvertirvi che questo brano è cantato da una ragazza bianca che utilizza un falso vernacolo afro-americano che è appena un paio di gradini sotto quello di Iggy Azalea sul “non c’è modo che tu canti effettivamente così dal vivo”-ometro.
Dunque, ecco a voi la canzone e il relativo video:
Okay, questa canzone è molto orecchiabile, la cantante sembra una bambolina, e il video ricorda l’ “
Hairspray” di John Waters se non fosse stato satirico e se Amber Von Tussel fosse stata graziosa. Complessivamente, è tutto molto tenero, il che spiega come mai abbia ricevuto un sacco di “
like”. Ma se andiamo a considerare il testo, mi sembra che sorga qualche problemino. Per cui, cominciamo dalle cose più semplici, per poi spostarci su qualcosa di più serio.
“
Because you know I’m all about that bass, ’bout that bass, no treble.”
No, scusa Meghan, ma di cosa stai parlando? Della tua stessa voce? Quella sì che è acuta! Del resto, una canzone fatta solo da bassi non sarebbe molto interessante né orecchiabile. E se non si dispone di un’ampia capacità di vocalizzare quando si canta una canzone di questo tipo, sarà piuttosto difficile che tu riesca a sfondare come cantante in un mondo che è tutto bassi e niente acuti.
Dunque, la prima strofa si apre con:
“
Yeah it’s pretty clear, I ain’t no size two, but I can shake it, shake it, like I’m supposed to do.”
Meghan ci dice che è chiaro che non indossa una taglia 2 (sarebbe la 38 italiana).
Sì, okay. Forse non una taglia 2. Ma neanche una taglia forte. (A occhio e croce, direi che porta una 44 italiana). Non lasciatevi ingannare dal vestito che indossa, un modello che farebbe sembrare tarchiata anche una pallavolista: Meghan non è una ragazza grassa. L’intero concetto di donne non-grasse che cercano di attirare l’attenzione sui loro corpi non-grassi al fine di promuovere l’accettazione del proprio corpo sovrappeso/obeso è una cosa che mi sconcerta. Lo chiamerei “movimento di grassaccetazione”. Nota bene: non ho detto “movimento di accettazione dei chili di troppo” o “movimento di accettazione della propria fisicità”. Entrambe le ideologie manifestano contro lo standard culturale della “taglia perfetta” alla quale ogni individuo acquista la propria umanità. Il “movimento di grassaccettazione” insiste sul fatto che c’è una sola tipologia di “donna reale”, e che tutto quello che si discosta da ciò è meno sessualmente desiderabile per gli uomini, e quindi di minor valore.
Nella zona di grassaccettazione si possono trovare donne che indossano taglie comprese tra la 42 e la 46 italiane, e che dicono che “grasso è bello”, che gli uomini non vogliono gli stecchini, che “real women have real curves” e così via. Un sacco di donne famose hanno fatto audaci affermazioni in merito alla loro taglia quando si trovavano nella zona di grassaccettazione: tra queste Jennifer Lawrence, Jennifer Lopez, e Kate Winslet prima di diventare la mamma sexy di Barbie (è un complimento, eh!). In realtà, tutte queste donne non fuoriescono affatto dai canoni dell’attrattiva sessuale, pur non potendo essere descritte come “magre”, e dalle quali ci si aspetta che rispondano in un certo modo alle domande che gli vengono rivolte in merito alle loro curve. Se si considerano donne come le succitate come sinonimo di “taglie forti”, si va a diffondere un messaggio di accettazione della propria fisicità e positività, relativo a donne che certamente non indossano una taglia 2, ma che parimenti sono ben lungi dall’essere grasse. Arrivando al punto, a me sembra che inni e slogan di questo tipo abbiano come unico scopo quello di far accettare meglio il proprio corpo a donne che pensano di essere grasse, ma che in realtà non lo sono, ricordando loro costantemente che poiché non indossano una taglia 2, allora dovrebbero sentirsi grasse. Un paradosso nel paradosso, insomma.
La canzone prosegue dicendo: “
But I can shake it shake it, like I’m supposed to do”, e questo lo trovo disturbante sotto due differenti punti di vista. Innanzitutto, quello che la gente si aspetta è che noi sculettiamo? Dunque dovremmo sculettare sempre e comunque? Perché nessuno me l’ha mai detto? Se non sculetto la mia laurea conta di meno? In secondo luogo: le ragazze che indossano una taglia 2 non sono in grado di sculettare? Che taglia indossa Shakira? No, perché a me sembra piuttosto piccoletta, ma direi che sa sculettare in maniera eccelsa…
“
'Cause I got that boom boom that all the boys chase, and all the right junk in all the right places.”
Ha tutto al posto giusto, ragazzi! Meghan Trainor è la nuova Mary Sue! Vi do questa notizia in esclusiva, eh!
Una delle principali tematiche di questa canzone è che le donne che hanno una corporatura non-magra e delle belle curve sono quelle che gli uomini preferiscono. Ora, ammesso e non concesso che questo sia vero, e poniamo pure che lo sia, se questa canzone ha l’obiettivo di promuovere la positività nei confronti della propria fisicità
quale che sia, perché andare poi a definire una specifica tipologia corporea indicandola come la più desiderabile? E, soprattutto, perché puntare tutto il valore e l’accettazione della fisicità di una donna su quanto gli uomini possano trovarla arrapante?
“
I see the magazines workin’ that Photoshop: we know that shit ain’t real, c’mon now, make it stop. If you got beauty beauty, just raise ‘em up ‘cause every inch of you is perfect from the bottom to the top.”
Questa è l’
unica strofa della canzone che mi piace. Sul serio. Guardate com’è perfetta. Celebra la fisicità di ogni donna, quale che sia, ed incoraggia ogni ragazza a non farsi ingannare dal fotoritocco, ma a trovare i propri punti di forza e valorizzarli. Ovvio, l’intero concetto di “bellezza” è un costrutto soggettivo, per cui questa non dovrebbe essere la prima preoccupazione di nessuna donna, perciò c’è una problematica intrinseca inerente tutte le canzoni di questo tenore. Ma per un attimo concentriamoci solo su quanto sia raro trovare una canzone pop che trasmetta un messaggio di questo tipo. Tutta la canzone avrebbe dovuto essere come questa strofa. Purtroppo è ben altro.
Ho detto “
avrebbe dovuto essere”, perché dopo questa strofa si riprecipita nel baratro con:
“
Yeah, my mama she told me: don’t worry about your size. She says boys like a little more booty to hold at night.”
Di nuovo, il messaggio che viene trasmesso NON è davvero “io valgo come persona, anche se non ricalco lo standard fisico cui mi è stato detto dovrei aderire”, bensì quello che viene trasmesso è: “io valgo come persona e soprattutto valgo più di altre donne che non hanno la mia stessa fisicità, perché grazie alle mie curve appaio più attraente agli occhi maschili”.
E ho detto “
avrebbe dovuto essere” perché le parole successive della canzone dicono esattamente:
“
You know I won’t be no stick figure silicone Barbie doll. So if that’s what you’re into then go ahead and move along.”
Traduzione: “Se non sei un uomo che desidera oggettificare/chiavare me molto di più rispetto a quanto non desideri oggettificare/chiavare altre donne basandosi puramente sulla fisicità, allora AH AH AH!, sarò io per prima a mandarti a quel paese.”
Da quando in qua “l’accettazione della propria fisicità” è diventata, o necessita di diventare, un altro modo per stabilire scale di valore tra le persone? Se una donna si è rifatta il seno, vale di meno rispetto a una che ha il seno al naturale? Questo a me sembra semplicemente un altro modo in cui il “movimento di grassaccettazione” tenta di definire chi è e chi non è una donna “reale”. Eppure, il rifarsi il seno non è una modificazione del proprio corpo tale e quale al farsi un tatuaggio o al mettersi un piercing? E allora perché le due cose non vengono viste allo stesso modo? Ho la strana sensazione che tutto questo abbia in qualche modo a che fare con una serpeggiante misoginia di fondo. Forse perché uno degli obiettivi legati al rifarsi il seno è conformarsi ad uno specifico standard culturale? E come può questo essere differente dal tatuarsi qualcosa?
Okay, era una domanda retorica. In realtà posso ben capire quale sia la differenza: anche gli uomini si fanno i tatuaggi o si mettono i piercing. La Chirurgia Plastica è generalmente vista come un modo che hanno a disposizione le donne per rendersi più sessualmente desiderabili agli occhi degli uomini (senza considerare il fatto che chi ricorre a questo tipo di chirurgia molto probabilmente ha dei problemi psicologici di non accettazione di sé, di fondo…). Persino la Chirurgia Plastica Ricostruttiva cui vengono sottoposte le donne dopo essere state operate per un tumore al seno ha in fondo questo obiettivo: anche se effettuata per il comfort personale della paziente, risponde comunque allo standard che dice che tutte le donne devono avere il seno (bene, benvenuta trans-misoginia!), il che è ciò che fa sentire a disagio la paziente innanzitutto.
Giusto per mettere i puntini sulle “i”:
io non biasimo nessuno che ricorra alla Chirurgia Plastica per ogni qualsiasi motivo, anzi, io sono dell’idea che ognuno sia liberissimo di scegliere cosa fare nella propria vita; sto solo disquisendo sul modo in cui generalmente la gente vede il mondo, e sulle aspettative culturali del seno nelle donne in questo contesto.
Perciò, tenendo tutto questo bene a mente, ritornando alla posizione del “movimento di grassaccettazione” sulla Chirurgia Plastica, quello che viene affermato è che: anche se stiamo definendo il tuo valore come persona e come donna soltanto in base al tuo sex appeal, se non fai niente per renderti ancora più attraente, allora sei una stronza troietta e ti odiamo tutti.
Ora, consideriamo la parte “
stick figure” della strofa. Questo è un altro colpo basso diretto alle donne che hanno una fisicità che minaccia la loro autostima, e alle donne che possono solo accontentarsi della propria taglia se questa non corrisponde ad una “perfetta” forma corporea. È questo che sta alla base di ogni “mangia un panino” o “sembri un insetto stecco”.
“
I’m bringing booty back, go ahead and tell them skinny bitches that no, I’m just playing, I know you think you’re fat but I’m here to tell ya every inch of you is perfect from the bottom to the top.”
Questa strofa racchiude in sé perfettamente tutto quello che c’è di sbagliato in questa canzone. Quello che potrebbe essere un messaggio positivo si trasforma in una sorta di pseudo-complimento assolutamente ambiguo. Sì, “ogni centimetro di te è perfetto, dalla testa ai piedi”, ma solo a certe condizioni. Starai meglio con te stessa, ma solo se donne che indossano la taglia di Meghan Trainor staranno meglio deridendo il tuo aspetto. E solo se tu presenti le medesime insicurezze in merito al tuo peso.
E, dai, andiamo: dire quello che realmente pensi, facendolo poi seguire da uno “sto scherzando, eh!” (“
I’m just playing”), è la cosa più passivo-aggressiva che esista sulla faccia della Terra. Dire “Oh, sto scherzando!” è una delle peggiori prese per i fondelli che ci siano: dà a chi parla la possibilità di dire quello che vuole, di infamare nei peggio modi, costringendo però il bersaglio dell’insulto a reagire con un sorriso perché tanto “è solo uno scherzo”.
Okay, ora che ho passato in rassegna il testo della canzone, passiamo al video. È un video a tema.
Riuscite ad indovinare di che tema si tratta? La vostra risposta è: “
donne di colore come oggetti di scena”? Risposta esatta. Delle 4 ragazze che ballano insieme a Meghan, solo una è bianca. Meghan Trainor è spesso e volentieri affiancata da 2 donne di colore, compresa una scena in cui sembra che queste donne incoraggino entusiasticamente la sua danza, stile il video di “
We Can’t Stop” di Miley Cyrus. Ciò non mira ad incoraggiare l’accettazione della propria fisicità e men che meno l’uguaglianza tra le donne che pure hanno strutture fisiche diverse: mira esclusivamente a far vedere quanto sia ganza Meghan Trainor.
Luogo comune vuole che le donne bianche siano molto meno brave e sexy nel ballare rispetto alle donne di colore, giusto? Per cui, se delle ragazze di colore esaltano una ragazza bianca che balla, questo le fa guadagnare punti, no?! Cioè, a me questo video ricorda davvero sorprendentemente l’ “
Hairspray” di John Waters: non posso fare a meno di associarlo all’affermazione della protagonista “Essere invitata in un posto da gente di colore! Mi fa sentire così ganza!”. Alle persone bianche piace ottenere l’approvazione delle persone di colore in un Paese multietnico come gli U.S.A. Non vogliono che la loro posizione sociale
(di superiorità (???)) venga messa in discussione, poiché questo li farebbe sentire profondamente a disagio.
Guardate le ultime 2 immagini delle 3 che vi ho messo sopra. Consideriamo il ruolo delle “curve” in questa canzone. Il termine utilizzato dalla cantante è “
booty” che, letteralmente, si traduce come “
bottino”. Al di là del fatto che questa parola mi fa pensare ai pirati, consultando
Urban Dictionary ho scoperto che questa parola è utilizzata per evocare l’immagine stereotipata di una donna di colore con un sedere che fa provincia. Questa peculiarità raziale è stata utilizzata dalle persone bianche per oggettificare, fetishizzare (credo di aver appena inventato una nuova parola…) e sessualizzare le donne di colore, mentre in questa canzone una ragazza bianca la utilizza per se stessa in un contesto positivo. Quando Meghan Trainor richiama l’attenzione sulle dimensioni del proprio fondoschiena e lo chiama “
booty”, pertanto, chi la guarda è portato a pensare a lei come ad una donna che è serena con la propria fisicità e che è una vera femminista, ma non può “restituire il bottino” perché non è mai stato utilizzato per stereotiparla.
L’ultima immagine è un perfetto esempio di come la società americana vede il corpo delle donne di colore: a disposizione di chiunque voglia toccarlo e sbeffeggiarlo. In questa scena, una ragazza bianca palpa il sedere della ragazza di colore mentre sta ballando. Quest’immagine secondo me rinforza non solo l’insidioso bisogno culturale dei bianchi di controllare e sessualizzare i corpi delle ragazze di colore, ma rinforza anche il dannoso preconcetto che il corpo di una ragazza di colore è a disposizione di chiunque, senza bisogno di chiedere consenso, perché tanto “
le negre sono tutte troie” (cit. di un noto politico italiano).
Nota a margine: il fatto che tutto il video ricalchi lo stile della musica pop degli anni ’60, un genere che è stato propugnato da artisti di colore del tempo e riproposto successivamente dai bianchi, spinge verso una verità che molti artisti bianchi della musica pop non vogliono ammettere: che stanno solo facendo delle pallide imitazioni di quello che è stato creato da artisti di colore, e cercano di soffocare il lavoro di quegli artisti di colore nella speranza che nessuno se ne accorga.
Okay, adesso so che in molti mi criticheranno per aver decostruito un qualcosa che sembra, di primo acchito, essere in grado di lanciare un messaggio positivo ed incoraggiante a tutte le donne. Ma in questo video e in questa canzone ci sono troppe cose che non mi vanno giù.
Non mi piace la discriminazione che ci vedo nei confronti delle ragazze di colore, che vengono trattate come se fossero oggetti di scena, per promuovere uno standard di bellezza che le donne bianche vantano e da cui le donne di colore sono oppresse: mi sembra un video piuttosto razzista, anche se in modo parzialmente subliminale.
Inoltre, mi sembra una vera carognata prendere delle donne che non sono grasse, e definirle come tali, cercando di attribuire loro una credibilità che non hanno, perché mi sembra una palese presa per i fondelli per quelle donne che sono realmente in sovrappeso od obese.
Infine, in qualità di donna magra, mi ribello al messaggio di fondo di questo video: il fatto che ogni centimetro di noi sia perfetto, dalla testa ai piedi, è vero soltanto se una persona porta una taglia che sia almeno una 42? Perché dalla canzone parrebbe che il concetto non si applicasse alle “
skinny bitches”, alle “
stick figures”, o alle donne che non hanno “
a little more booty to hold at night”. Come può Meghan dire della sua canzone che è “body positive” (cit.) se non include ogni qualsiasi tipo di fisicità? Nel momento in cui donne curvy chiedono rispetto, ma non lo danno nei confronti di chi è magra, mi sembra una significativa forma di ipocrisia. Quando le donne curvy proclamano che “le donne vere hanno vere curve” o che “gli uomini preferiscono la carne, le ossa sono per i cani”, a me queste non sembrano affatto dichiarazioni di persone che si accettano e che amano quello che vedono nello specchio. Una ragazza che veramente è a suo agio con la propria fisicità, è consapevole che ogni qualsiasi struttura fisica, peso, o taglia indossata non rende una donna meno “reale” né meno meritevole di rispetto. Una ragazza veramente confidente col suo corpo apprezza la bellezza in ogni qualsiasi forma e taglia, e non ha bisogno di insultare donne che sono fisicamente più magre di lei per sentirsi più a suo agio con se stessa.
E voi cosa ne pensate di questa canzone e di questo video? Se vi va, fatemelo sapere nei commenti!
P.S.= Dato il mio vissuto di anoressia, mi sono posta il dubbio se la mia opinione su questo video potesse essere eccessivamente di parte poiché influenzata da detto background. Allora l’altroieri ho acchiappato mio fratello Mark (sì, si chiama come il creatore di FaceBook… ma purtroppo non è lui… sarei un filino più ricca, se lo fosse, e non mi starei a preoccupare della penuria lavorativa…) che era passato da casa mia a farmi una visita (ehm, no, in realtà voleva che gli rispiegassi una cosa che non aveva capito…) e gli ho fatto vedere il video in questione, chiedendogli cosa ne pensasse. La sua risposta è stata: “Perché questo cesso a pedali con quell’osceno fiocco da uovo di Pasqua si atteggia come una strafiga, quando è palese che non arriva neanche a leccare il culo per sbaglio alla mora, che viene invece trattata come se fosse una cretinetta, facendole quasi rompere la schiena per sollevare quel gay obeso? Secondo me è tutta invidia! La caldaia con la parrucca si è circondata di ragazze che fisicamente le somigliano, per umiliare quella che invece è diversa… ma cercare di buttare giù l’avversario è l’ultima risorsa dei perdenti”.
Ecco cosa pensa il maschio italiano medio. Alla faccia tua, Meghan: non so quale messaggio alla fin fine volessi lanciare (ammesso e non concesso che l’obiettivo non fosse solo quello di fare soldi a palate facendo leva su un argomento delicato come l’accettazione di sè), ma mi pare che in ogni caso tu abbia toppato di brutto.