Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

domenica 28 giugno 2009

L'obiettivo finale

È facile perdere di vista l’obiettivo finale quando c’è qualcosa che si vuole raggiungere ma non si è abbastanza sicure su come fare a raggiungerlo. Si viene sopraffatte da ciò che vorremmo ottenere, ciò che vorremmo ESSERE, ciò che vorremmo provare. Questo, inevitabilmente, finisce per generare ansia. Molta ansia. E così, può succedere di perdere il controllo. Può succedere di essere pervase nuovamente dalla voglia di mettere in atto una serie di “tattiche” che ci aiutino a farci stare meglio. Può succedere così di metterle in atto e di tirarle avanti per ridurre il senso di angoscia e riuscire a sbarcare la giornata senza sclerare.

In questo modo, si finisce per riscivolare esattamente al punto di partenza. Per ricadere nelle grinfie di ciò cui giorno dopo giorno stiamo cercando di sfuggire. Per ricadere nelle grinfie dell’anoressia. Eppure, il tentativo che stavate facendo era quello di riuscire a stare bene… Sembra un po’ un controsenso, lo so… Eppure, è questo ciò che succede.

Si ricomincia a restringere.
Si perde peso.
Si torna a fare checking.
Si riadattano condotte disfunzionali.
Ricomincia l’autolesionismo.
Ritornano i pensieri ossessivi.
Si ricomincia a farci del male.
Ci sembra che sia tornato il “controllo”.
Magari ci si racconta pure che stiamo facendo tutto questo per riuscire a vivere – ma cosa farà in realtà tutto questo, a lungo termine?
Ci farà stare male?
Ci ucciderà lentamente?
Annienterà la nostra vita?
Distruggerà la nostra strada del ricovero?

Non dimenticate mai di guardare quello che è l’obiettivo finale del ricovero, ma non abbiate la smania di raggiungerlo. Piuttosto, prendetevi il tempo di cui sentite di aver bisogno, un giorno alla volta… così sarete sicure di poter vivere una vita sana e felice fino a raggiungere il vostro obiettivo finale. Lasciate che questo obiettivo sia la candela che illumina l’oscurità, la bandiera che sventola a distanza, il faro che vi mostra la via da seguire per raggiungere il porto.

Se vi focalizzate troppo e fin da subito sul raggiungere in breve tempo l’obiettivo finale, farete una grande ingiustizia a voi stesse e renderete questo già difficile viaggio ancora più complesso. Perciò, fate un passo dopo l’altro. Piccoli obiettivi. Tutto il tempo necessario; un giorno dopo l’altro. L’obiettivo finale non se ne va solo perchè state percorrendo lentamente la strada. È sempre là che aspetta solo voi.

giovedì 25 giugno 2009

Coraggio e perseveranza

Guardare dritto in faccia il dolore che l’anoressia comporta e decidere di lottare non è meramente una dimostrazione di coraggio; talvolta è una vera necessità. Gettarsi nel fiume della vita è una situazione di fronte alla quale ci sono due opzioni: andare controvento e nuotare e usare tutte le proprie forze per raggiungere la riva, oppure lasciarsi annegare. Certo, può esserci una terza possibilità, un qualcosa d’intermedio, ma è soltanto una soluzione temporanea. Naturalmente, è pur sempre meglio di lasciarsi annegare. E la terza possibilità è: nuotare per cercare di STARE A GALLA fino a che non si riesce a trovare abbastanza forza per provare a raggiungere la riva.

Talvolta la riva è abbastanza lontana – così lontana che sembra quasi un miraggio, cosicché non è possibile raggiungerla in pochi giorni. Ma col tempo, raggiungere quella riva è possibile – purché si continui a cercare di stare a galla senza mai mollare.

Quindi, queste sono le vostre opzioni. Fate la vostra scelta. Ma pensateci bene.

Coraggio e perseveranza sono l’essenza della capacità di averla vinta sull’anoressia. Coraggio e perseveranza non ci seguono. Dobbiamo trovarle dentro di noi e fare di tutto per mantenerle vive. Coraggio e perseveranza non ci cercano e non appaiono ad uno schiocco di dita, come per magia. Però possono venire fuori, in effetti, proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno, nel momento in cui ci rendiamo conto che non abbiamo più niente da perdere perché tanto ormai l’anoressia ci ha già tolto tutto. E allora, ci rendiamo conto che davvero non c’è più niente da perdere… solo l’anoressia.

A dispetto di quanto possono sembrare elusivi, sentimenti come il coraggio e la perseveranza possono essere trovati e mantenuti. E possono crescere diventando parte integrante di noi stesse, per cui tutto quel che dobbiamo fare è utilizzarle come nostre armi quando dovremo combattere contro le onde del mare in tempesta all’interno del quale ci troviamo e che minacciano di soffocarci.

Dobbiamo solo renderci conto che questi sentimenti esistono. Sì, ragazze, questi sentimenti esistono… ed esistono per VOI. Voi non siete né fallite né finite, pensateci: voi avete la chiave per utilizzare il coraggio e la perseveranza, anche se magari non è immediato trovarli. Dovete però pensare che il coraggio e la perseveranza sono già dentro di voi, semplicemente giacciono addormentate in un limbo delle vere voi stesse. Sono già parte di voi. Sono come, per esempio, le gambe: stanno sempre al loro posto, anche se magari siamo sedute e quindi non le stiamo usando. Ecco, lo stesso vale per il coraggio e la perseveranza. Quindi, quando vi ritroverete ad affrontare una difficoltà/problema/dolore/prova/disperazione/frustrazione/senso di fallimento/paura/pensieri tipici del DCA – dovete RICORDARE che coraggio e perseveranza dentro di voi CI SONO. Dovete solo tirarle fuori ed usarle.
Proprio come le vostre gambe o le vostre braccia.

Avete presente quando le persone temono di non riuscire a correre abbastanza veloce? – pur avendo le gambe? Oppure quando le persone hanno paura di non riuscire ad esprimersi in maniera consona alla situazione? – pur avendo la voce?
Ecco, lo stesso vale per coraggio e perseveranza.
Li avete entrambi. Non dimenticate mai di usarli.

P.S.= (26/06/2009) Ne approfitto per farvi conoscere un progetto impicato nella lotta contro i DCA, il Progetto Hagackure. QUI potete trovarne una breve presentazione, il link al sito dove potete guardare un video inerente i DCA, e il mio commento a suddetto video... ^__^

lunedì 22 giugno 2009

Thinspo Reverse

Allora, ragazze, eccomi qua pronta a presentarvi l’idea di oggi. L’idea di oggi si chiama “Thinspo Reverse”… scommetto che avete già più o meno intuito di che cosa si tratta.

Ad ogni modo, scendiamo un po’ nel dettaglio. E cominciamo a monte.

Certamente saprete che le ragazze che si definiscono “pro-ana/mia” hanno coniato la moda delle “thinspo”. Ho scritto anche un post al riguardo, che potete leggere nella 3^ parte del ciclo di post sull’Anatomia “pro-ana”. Riassumendo in breve, con il termine “thinspo” si viene ad indicare una serie di fotografie più o meno rimaneggiate col Photoshop, in maniera tale da ridurre modelle o comunque ragazze costituzionalmente magre a dei veri e propri scheletrini, che poi vengono fatte passare come fotografie vere e vengono utilizzate da queste ragazze come fonte di ispirazione (lo stesso termine “thinspo” è in effetti contrazione di “thin inspiration”, ovvero “ispirazione alla magrezza”) e d’incitamento per continuare a seguire un regime alimentare restrittivo (e parimenti distruttivo). Molto spesso queste fotografie ritoccate sono accompagnate da frasi ricorrenti, per lo più in Inglese, che esaltano l’emaciazione e la moda “pro-ana”.
Secondo quanto dicono queste ragazze che si auto-definiscono “pro-ana/mia”, l’obiettivo ideale è raggiungere quella magrezza estrema che permetterà loro di essere bellissime e perfette.

Mi sembra persino superfluo commentare quest’ultima affermazione. Penso comunque che chiunque di noi abbia vissuto l’anoressia, ma anche chi non ha mai provato sulla propria pelle un DCA, sappia perfettamente che la “perfezione” non può essere raggiunta in alcun modo semplicemente perché non esiste, e che la bellezza è tutt’altro che ossa in mostra. Penso d'altronde che questo lo sappiano perfettamente anche le ragazze "pro-ana", che credo amino le "thinspo" più per quello che rappresentano, per quello in cui sentono di dover credere o il loro pezzo di mondo crollerà, che non per un'effettiva "bellezza". Del resto, la scelta dell’anoressia non la si compie per diventare più belle (come molto spesso la TV vuol far credere, propinano questo luogo tanto comune quanto falso), bensì per trovare un aspetto esteriore che, a prescindere dalla bellezza oggettiva, ci consenta di identificarci in noi stesse; e soprattutto quello dell’anoressia è un percorso alla ricerca di controllo, forza, sicurezza e soddisfazione, che trascende la mera apparenza fisica.

Trovo altresì, come del resto ho già scritto nel post di cui vi parlavo precedentemente, che sebbene le “thinspo” non possano provocare un DCA, possano comunque avere un ruolo importante nell’intensificare, prolungare e normalizzare l’anoressia.

È da questa considerazione che nasce la mia idea: se davvero ci si può ispirare a delle immagini per mantenersi salde sulla strada che porta a raggiungere un obiettivo, perché non fare lo stesso anche noi??! In fin dei conti, noi siamo ragazze che stanno percorrendo la strada del ricovero dai DCA, quindi guardare le foto di persone che stanno facendo altrettanto, magari contornate da opportuni messaggi positivi, può essere una bella spinta che ci aiuti a continuare a percorrere la strada della luce. Guardare delle fotografie per trarre ispirazione e continuare la nostra lotta contro l’anoressia… esattamente come fanno le ragazze “pro-ana/mia”, ma al contrario, su un soggetto totalmente opposto. Ed ecco che si può parlare di “Thinspo Reverse”, no?!
Allora, ragazze, ecco quello che, ovviamente SE VI VA, nessun obbligo, potremmo fare tutte insieme: riunire le nostre fotografie, associarci frasi positive, in maniera tale da poterle guardare e leggere ogni qualvolta ci sentiamo vacillare e l’anoressia minaccia di tornare ad avere la meglio su di noi. Quale migliore ispirazione per percorrere la strada del ricovero, se non noi stesse, che lo stiamo facendo?!

Diamoci un limite di tempo, diciamo 2 settimane a partire da oggi. In queste due settimane, tutto quello che dovete fare è mandarmi una vostra fotografia (all’indirizzo e-mail: veggie.any@alice.it). Un fotografia che vi ritrae esattamente per quello che siete: delle guerriere della luce che stanno percorrendo la strada del ricovero. Se vi va di rendere la cosa più divertente – una parodia ad elevato tasso d’ironia nei confronti delle cosiddette “thinspo” – potete mandarmi una foto che vi ritrae con un vestito o mentre fate qualcosa che può essere considerato per voi “sexy”, qualsiasi significato abbia per voi questa parola. Pare che le ragazze “pro-ana” considerino tremendamente “sexy” ragazze pelle-e-ossa semistraiate su divani o in bikini di fronte a uno specchio mentre mostrano coste o bacini ampiamente fotoritoccati… quindi immagino che noi, nelle nostre mise quotidiane, abbiamo una carica “sexy” di gran lunga superiore, no?!

Allora, ragazze, aspetto numerose le vostre fotografie! Nel momento in cui le avrò, realizzerò un post in cui saranno pubblicate, ciascuna affiancata da una frase positiva. Realizziamo tutte insieme una galleria di “Thinspo Reverse” che ci unisca e ci faccia continuare a combattere tutte insieme!! Visualizzando quello che è il VERO obiettivo: la strada del ricovero.

venerdì 19 giugno 2009

I'm so damn beautiful

… come canta un ben noto pezzo dei Polaroid. Ma in questo caso si tratta di un qualcosa che ho scritto qualche mese fa, proprio dopo aver ascoltato per la prima volta questa canzone, alla quale mi sono quindi vagamente ispirata, soprattutto per quello che è, appunto, il concetto di base contenuto nel titolo.

I'M SO DAMN BEAUTIFUL

I’m so damn beautiful
That I think I’m ugly.
That said, the spirit of me
Is hard to contain.
Girl, you’ll be a woman soon.
Woman, you’ll be a girl again.
Remember to reinforce me,
Jealousy is natural,
I have done nothing wrong.
I declare my sentiments:
I’m so damn beautiful
That I think I’m wrong.
Multi-generational packs of women
Stare at me because I’m me.
They don’t know I’m beautiful.
They don’t know I’m ugly.
They ratify against me,
Volunteer to fix me,
Wish they were like me.
I lament the prevalence of me,
Wish I was smaller,
Less less less,
Hidden away from everyone.
I’m so damn beautiful
That I think I’m crazy.
I lament the lack of me,
Wish I was bolder,
More more more,
Ubiquitous and flashy.
I’m so damn beautiful
That I think I’m ugly.
I buy right into the eyes
That search me out
And strive to dissipate
My sense of humor.
The tip of the iceberg:
I’m so damn beautiful
That I think I’m not me.

(Marzo 2009)

[Sono così dannatamente bella/che credo di essere orribile./Detto questo, la mia essenza/non si contiene in questa esistenza./Bambina, sarai presto una donna./Donna, sarai di nuovo una bambina./Ricordami di essere forte/ricadere è naturale/non ho fatto niente di sbagliato/questo è ciò che ho da dichiarare:/Sono così dannatamente bella/che credo di essere sbagliata./Un pacco multi-generazionale di donne/mi fissa perché ho il coraggio di essere solo me stessa./Loro non sanno che sono bella./Loro non sanno che sono brutta./Loro si scagliano contro di me/loro continuano ad inchiodarmi/desiderando essere come me./Eppure io odio questa me stessa/desidererei essere più piccola/di meno meno meno/Nascosta da tutti./Sono così dannatamente bella/che credo di essere pazza./Eppure io odio questa mancanza di me stessa/desidererei essere migliore/di più più più/Ubiqua e rapida./Sono così dannatamente bella/che credo di essere orribile./Ed ho cercato di guardarmi dritta negli occhi,/di trovarmi,/e ho provato a dissipare/il mio senso di auto-distruzione./La punta dell’ice-berg:/Sono così dannatamente bella/che credo di non essere me stessa.]

E voi, ragazze, voi siete tutte così dannatamente belle… Vorrei che ve ne accorgeste prima o poi. Perché tutte voi avete una luce che ha ben poco a che vedere con il vostro aspetto fisico, una luce che vi sgorga dagli occhi… non chiudeteli. Anche se chiuderli è più facile, non fatelo. Non arrendetevi. Spero di vedervi presto sorridere… non semplicemente con le labbra, indossando la maschera che ci permette di rapportarci al resto del mondo giorno dopo giorno… ma spero di vedervi sorridere soprattutto con gli occhi e con il cuore… perché siete contente di vivere.

martedì 16 giugno 2009

Un messaggio positivo / 2

Ho trovato un’altra frase positiva che voglio condividere con voi:

“Termina ogni giornata col sorriso sulle labbra. Hai fatto tutto quello che potevi. Gli errori si possono commettere, ma non dobbiamo condannarci per questo: dobbiamo cercare di trarre da essi un insegnamento positivo. Domani è un altro giorno; inizialo con serenità e affronta tutte le sfide che la vita ti porrà davanti”.

Mi piace molto anche questa. Riecheggia una frase positiva che ho scritto in un Post-It attaccato al mio armadio, che dice:
“Today is what you make it. And tomorrow is ALWAYS a new day”.
Ecco, secondo me questa è una mentalità che a poco a poco dovremo cercare di acquisire. Anziché dannarci e punirci per gli errori che abbiamo commesso, arrabbiarci con noi stesse per le ricadute nel DCA, o rimpiangere le opportunità perse, o preoccuparci e farci venire ansia per quello che potrà succedere – “terminiamo ogni giornata col sorriso sulle labbra”. E non c’è nessun consiglio migliore di questo. Perché, ragazze, davvero abbiamo fatto tutto quel che potevamo.

Certo, possono essere accadute cose che non desideravamo, in alcuni momenti l'anoressia può aver ripreso il sopravvento, ma a questo punto l’unica cosa che possiamo fare è cercare di trarne i dovuti insegnamenti e poi dimenticarci di ciò che ci ha fatto stare male, anziché arrovellarci su queste cose, permettendogli di rovinarci l’umore e compromettere anche la buona riuscita del giorno successivo.

Perciò, ogni mattina, quando vi svegliate, non concentratevi su ciò che è successo il giorno prima, ma cominciamo il nuovo giorno “con serenità”, pronte ad affrontare l'anoressia e “tutte le sfide che la vita ci porrà davanti”.

Ogni giorno che inizia è come un foglio nuovo e completamente bianco: non facciamoci scivolare subito sopra il nero del giorno precedente, non riempiamolo subito di sentimenti negativi, ma prendiamo la nostra penna e proviamo a rendere questo nuovo giorno quello che vogliamo che sia.

sabato 13 giugno 2009

Un messaggio positivo

Oggi voglio condividere con voi una frase positiva. Quando l’ho letta mi ha davvero illuminato la giornata, e spero perciò che possa fare questo effetto anche a voi. Inoltre, è un’ottima frase da tenere a mente e da ripetersi quando capita una di quelle “giornate-NO” in cui sembra che tutto vada a rotoli.

Eccola:

“Non essere schiava del tuo passato. Tuffati nel mare, immergiti in profondità, nuota fino ad arrivare lontana. Così potrai tornare indietro con il rispetto per te stessa, con una nuova forza, con una maggiore esperienza che dominerà quella precedente dandoti una prospettiva e t’indirizzerà nella strada del futuro”.

Innanzitutto, ogni parola suona veramente rinfrescante, rinforzante, rinnovante.
La prima parte è la più importante – “Non essere schiava del tuo passato”. Quante di noi, in questo momento, sono ancora schiave del proprio passato? Quante di noi sono ancora schiave dell'anoressia? Cosa serve per rompere il circolo vizioso, per cambiare questa forma mentis, per andare avanti?

È semplice e difficile allo stesso tempo: tuffarsi nella vita. Vivere. Mettercela tutta. Perseverare. Aprire gli occhi su tutto ciò che di bello ci circonda. E così, come dice questa frase, ci sentiremo rinnovate – avremo rispetto per noi stesse e una nuova forza. Chi non desidererebbe questo? Non vi sembra bellissimo?
E, ragazze, sì: possiamo ottenerlo. Tutte quante. E quando avremo acquisito questa nuova prospettiva, potremo guardare al passato senza che questo abbia la meglio su di noi e saremo capaci – e pronte – di andare avanti.
Senza che l'anoressia abbia più la meglio su di noi.

mercoledì 10 giugno 2009

A voi la parola / 8

Quando si dice che davvero le parole non bastano per esprimere quello che si ha dentro. Quando quello che si prova trascende ogni possibilità di verbalizzazione. Perciò non riesco a descrivere quello che ho provato quando ho letto le parole di Jonny. Non ci riesco proprio. Un pugno nello stomaco, un qualcosa che ti toglie il fiato. Parole per descrivere l’inesprimibile. Parole di sofferenza e di coraggio. Parole che mirano dritto al bersaglio. E fanno centro.

Cara anoressia,
finalmente ho trovato il coraggio di scriverti. Ci sono alcune cose che non ti ho ancora raccontato, ma non preoccuparti: succede anche nelle più grandi amicizie che rimanga qualche segreto.

Tu sei mia amica. La mia migliore amica. Cazzo, se lo sei. Lo sei stata per tutti questi anni, lo sei stata da un tempo di cui non ho più memoria.

Non deve essere stato molto difficile avvicinarsi a me: la ragazzina maschiaccio, piena di falsa sicurezza da svendere agli altri, tormentata, quasi senza un nome…Tu un nome me l’hai promesso. Mi hai promesso il nome più bello, mi hai fatto tante di quelle promesse che neanche le ricordo tutte… Ma la promessa più importante, anoressia? Che ne è della promessa che un giorno sarei stata tutto quel che desideravo?

Tu sei una dannata bugiarda, e bugiarda lo sono diventata anch’io. Con gli altri, ma soprattutto con me stessa.

Così tanti anni, così tanti avvenimenti…Tu sei stata testimone di ogni fatto, aggrappata con le unghie sulle mie spalle, tumore bastardo che si è sempre più ingigantito spezzandomi in due la schiena.

Tu hai visto ogni cosa.
In un’anima dove non esisteva alcuna regola, tu sei stata la mia legge, trascendente e onniveggente.

Insieme a te sono cresciuta, sono diventata grande. Mi hai affiancato in ogni passo.
Sei sempre stata lì. Quando avevo bisogno, sapevo che voltandomi avrei goduto del tuo dolce, effimero abbraccio.

Eri lì. Sempre.
Eri lì quando volevo diventare qualcosa fuori dal comune. Nothing but usual.
Eri lì quando il modello di una sorella minore perfetta era troppo irraggiungibile per poterci arrivare da sola.
Eri lì quando una madre sempre distante non prestava attenzione alle mie parole.
Eri lì alla punizione paterna della prima sigaretta sgamata.
Eri lì quando tutte le attenzioni degli altri mi lusingavano per la mia magrezza.
Eri lì quando ho cercato una soluzione ai miei problemi.
Erì lì quando non c’era nessun altro.
Eri lì quando ho macchiato la mia fedina penale.
Eri lì quando le giornate passavano grevi e si gettavano a capofitto nell’oblio.
Eri lì quando trascorrevo interi pomeriggi in palestra.
Eri lì quando mi hanno ritirato la patente.
Eri lì quando ho scoperto l’inebriante sapore del sangue.
Eri lì quando la lametta andava più a fondo che poteva, quando la carne impudicamente si apriva. Eri lì quando la siringa scoprì la vena.
Eri lì quando tagli, lividi, buchi e bruciature erano tutto ciò di cui avevo il controllo.
Eri lì accanto ad ogni arrabbiatura, ad ogni cazzata, ad ogni pulsione suicida.
Eri lì tutte le volte che alcool e canne mi hanno avvelenato.
Eri lì quando sono andata in overdose e mi hanno “ripresa per i capelli”.
Eri lì quando sono entrata in comunità, e quando sono scappata.
Eri lì quando sono stata ricoverata in clinica per ragazze con DCA.
Eri lì quando ho continuato a fare stronzate.
Eri lì quando mi sono presa quello che volevo, senza ottenere quello che desideravo.
Eri sempre lì: in ogni tentativo di autodistruzione.

Forse ho tralasciato qualche avvenimento, ma sono sicura che tu rammenti tutto.
Tu sei stata con me anche quando ho cominciato a provare a rialzarmi, ma non mi hai aiutato. È stato solo il degenero.
Hai sempre e solo cercato di avere la meglio su di me.

Ma ora non è più così, anoressia.
Ora ho deciso di cominciare a lottare sul serio, anche se mi fa male. Un sacco di male, in effetti. Cazzo, se ne fa.
Ora non ho più bisogno di te. Non voglio più avere bisogno di te.
Io non ti voglio più, anoressia.

Ti amo e ti odio e vorrei che mi restassi vicino per sempre, ma non posso farlo perchè porterai sempre e solo dannatissime illusioni.
Tu hai riempito di piaghe la mia vita. Tu me l’hai rovinata. Maledizione! Non sono abbastanza i motivi per farti andare via?
E allora perché sto già scappando, mentre non riesco a stringere più a fondo? E ora che sto correndo vorrei che fossi qui con me, che fossi qui…

Cara anoressia, tu mi hai messo nei guai fino al collo, ti sei presa tutto, non mi hai restituito niente. Sì, sei stata brava, certo più di me, a ingannarmi senza maschera, e io cretina a fidarmi di te. Ti ho creduto, mi sono illusa, mi sono dannata. Ma oggi so chi sei veramente. Sei il gioco che non vinco mai. Sei il mio sbaglio più grande… che rabbia che mi fai!! Sei il vuoto sotto i miei passi e la trappola dei miei giorni. Sei il mio più grande errore. Un errore che ripeterei. Anche subito. Ma, cazzo, adesso mi chiedo: davvero ne vale la pena? E se mi do il permesso di farmi questa domanda, significa che in realtà conosco già la risposta.

Nei meandri della mia anima provo quasi dolore di fronte a quest’abbandono, ma è ora che ognuna vada per la propria strada.

Ti ho già detto che sei la mia migliore amica e, di sicuro, nella mia mente, saremo amiche per sempre… Ma, nella mia vita, ora ti dico:
ADDIO ANORESSIA.

Tua (spero non più)
Jonny

P.S.= “A voi la parola” torna a Luglio…

domenica 7 giugno 2009

Ironia contro l'anoressia

ATTENZIONE!: POST MOLTO IRONICO.
ATTENTION!: VERY IRONIC POST.
ATTENTION!: POST TRèS IRONIQUE.
ВНИМАНИЕ!: “POST” (-пOCTь-) ОЧЕНЬ ИРОНИЧЕСКИЙ.

(chiunque conoscesse altre lingue è caldamente pregata di fornire traduzione... ^___^)

La strada del ricovero dall’anoressia è un percorso lungo, duro e faticoso. Perciò, bisogna cercare anche di non prendersi troppo sul serio. Per ironizzare, quindi, oggi ho realizzato questo disegno…






















(click sopra per ingrandire)


Spero che riesca a strapparvi almeno un sorriso… e a darvi la forza per continuare a combattere oggi, domani, e ancora oltre.
Vi abbraccio forte...

giovedì 4 giugno 2009

Mente VS Corpo

Come potete sapere quello che state facendo? La vita può essere a volte così caotica… Perciò è estremamente difficile concentrarsi sul proprio disturbo alimentare.
Specialmente se vi accompagna da molto tempo, finisce per diventare come un’etichetta, un appiglio, un meccanismo per sopravvivere, dentro il quale la vostra mente finisce per restare intrappolata. Dentro questa prigione che non ha sbarre, non ha mura, non ha odore. Questa prigione per la mente.

Mi piacerebbe tanto avere le parole magiche per poter cambiare tutto questo. Mi piacerebbe tanto riuscire a dire cose che vi farebbero sentire meglio distaccandovi dal sintomo. Ma purtroppo, non ho questo potere. Le mie parole sono imperfette… ma sono tutto quello che posso darvi. Non me ne volete.

Se in questo momento state veramente combattendo contro il vostro disturbo alimentare, sicuramente avete un obiettivo in lontananza che vi pare estremamente difficile da raggiungere in questo momento. Ma se volete raggiungerlo, dovete mangiare per sostenervi. Non è una soluzione a lungo termine, ma è l’inizio di una possibile soluzione. Sostenetevi. Potrete preoccuparvi di come mangiare correttamente senza più bisogno di “stampelle” come l’ “equilibrio alimentare” quando avrete mangiato a sufficienza da poter sopravvivere e da poter far funzionare correttamente la vostra testa. Capite cosa intendo? Alla fine, dovete dare al vostro corpo quello di cui necessita per funzionare. Forse la parola “riempire” fa paura… ma in realtà anche la parola “privare” può diventare un’arma a doppio taglio estremamente terribile. Perciò, usiamo la parola “sostenere”. E quando il vostro corpo inizierà a ringraziarvi perché lo state nutrendo, la vostra mente comincerà a poco a poco a rilavorare nella maniera corretta per permettervi di affrontare il vostro passato e proiettarvi nel futuro.
Non pretendete di scalare una montagna tutta d’un balzo. Contentatevi di arrampicarvi innanzitutto su delle colline.

Quando non ci si nutre in maniera adeguata, la nostra mente lavora contro di noi. Distorce la realtà. Me ne sono accorta solo venendone fuori di quanto erano bacate le cose che pensavo quando ci stavo dentro, e che pure sul momento mi parevano perfettamente normali. È stato perciò sorprendente vedere quanto la mia mente si sia schiarita.

Talvolta, quando vi trovate sull’orlo dell’abisso, la cosa migliore da fare è NON pensare. Non pensare a niente. Semplicemente agire. Provare a mangiare. Provarci. E iniziare a lavorare sul sintomo e sui vissuti solo quando la vostra mente sarà in grado di farlo con lucidità. È una dura lotta, e non mancheranno i momenti bui e le emozioni negative, ma saranno pur sempre meglio del continuare a percorrere la spirale discendente dell’anoressia… perché continuare a scendere la discesa, non è il giusto modo per arrampicarsi su una collina.

Sarà molto più semplice fare autoanalisi dopo che il vostro corpo si sarà ristabilito. Dovete fare in modo di tacitare la voce dell’anoressia, per lasciare spazio alla vostra vera voce. Ci vuole un sacco di lavoro e di perseveranza, ma potete farlo se lo volete veramente. Avete tutte le potenzialità. All’inizio è sempre difficile, ma una volta fatto il primo passo gli altri seguono con molta più facilità.

State già combattendo la vostra battaglia contro i disturbi alimentari. Non avete nessun bisogno di un’altra battaglia che si svolga dentro di voi. Lasciate che l’unica lotta che ha luogo sia quella di Voi VS DCA, e non quella di mente VS corpo.

lunedì 1 giugno 2009

Il ricovero vale sempre la pena

Talvolta percorrere la strada del ricovero dall’anoressia può essere così duro che s’inizia a chiederci se ne vale davvero la pena.

Quando un pensiero del genere ci entra in testa, dobbiamo allora sempre tenere a mente che l’anoressia ci ha rubato: tempo, spazio, amicizie, hobby, studio, lavoro, sorriso, libertà, un corpo sano, energia… in una parola, ci ha rubato la vita.

Ci siamo passate tutte quante, e lo sappiamo. Perciò, non lasciamo che l’unica cosa che ci definisce sia un’etichetta con su scritto “anoressica” o “bulimica”. E non lasciamo che il DCA si prenda ancora qualcos’altro da noi, perché tutto quello che ci prende non lo potremo più riavere indietro.

Perciò, combattiamo sempre contro quelli che sono i tipici pensieri ossessivi che l’anoressia ci mette in testa. Perché noi siamo in grado di compiere una scelta che può cambiare tutta la nostra vita: la scelta d’intraprendere la strada del ricovero.
La strada del ricovero è dura ma, alla fine, è l’unica che vale veramente la pena di percorrere.

Nel momento in cui si rimane invischiate nella melma di un DCA, saremo sempre condannate a vivere un inferno fatto di terrore nei confronti del cibo, che poi non è altro che una forma somatizzata del terrore che proviamo nei confronti delle altre persone e dei nostri stessi sentimenti.

Nel momento in cui invece si sceglie il ricovero, s’intraprende un lavoro su noi stesse che potrà portarci davvero molto lontano, verso quello che desideriamo veramente dalla vita.

Continuate a combattere, ragazze. Non siete sole. Io sto combattendo con voi.

Questo post lo dedico a tutte voi, ma in particolare a MARY, che tra pochi giorni avrà un colloquio in un centro specializzato per DCA, per poter iniziare il suo percorso di ricovero affiancata da persone esperte.
Mary, sono orgogliosa di te!! Inizia a combattere e non smettere mai… Perchè le discese sono facili da seguire, però portano verso il basso. E' solo la durezza della salita che alla fine ti porta ad ammirare la bellezza del panorama! Ti abbraccio forte… Ti voglio bene…
Veggie
 
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