Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 28 settembre 2012

(Evitare di) Confrontarsi con le altre

Scrivo questo post in risposta ad alcune di voi lettrici, che più volte mi hanno chiesto tramite e-mail come poter fare per cercare di non confrontarsi con le altre quando si è nel pieno con un DCA, e come riuscire a non stare male di fronte al confronto.

 So che questo è un qualcosa con cui molte di voi hanno quotidianamente a che fare, ed in effetti è molto difficile non confrontarci con le persone che ci stanno accanto, perché se viene meno il confronto non si ha la misura delle nostre capacità.

Perciò, voglio cogliere quest’opportunità per dire a ciascuna di voi: TU SEI UNICA. Tu sei meravigliosa. Tu sei bellissima. Tu hai un sacco di talenti, anche se ancora non te ne rendi conto, non li vedi in te stessa, e non sai quali possano essere. Tu hai un sacco di qualità positive, sei una bella persona, e ci sono un bel po’ di persone pronte a volerti bene se solo gli permetti di avvicinarsi a te.

Questi sono dati di fatto, queste sono verità, e non c’è alcuna ragione per cui queste affermazioni non possano rispondere a ciascuna di voi, proprio nessuna ragione.

So che leggere queste cose scritte da una ragazza che non conoscete nemmeno potrebbe farle suonare false, ma sono pronta a scommettere che accanto a voi c’è almeno una persona che vi conosce bene e sarebbe pronta a confermare tutto ciò che ho appena scritto. In ogni caso, quello che voglio dirvi è vero per ognuna di voi: ciascuna di noi ha un proprio enorme potenziale, ed è proprio l’espressione dello stesso che rende uniche e meravigliose come individui singoli.

Comunque, imparare ad accettare noi stesse per quello che siamo credo sia il primo passo per smettere di confrontarsi con le altre. Accettarsi per quello che siamo non significa in automatico smettere di fare raffronti con chi ci sta vicino, ma permette, nel momento in cui il confronto viene realizzato di razionalizzare pensieri quali: “Okay, io non sono come quella persona. Ma non sono come quella persona non perché sono più magra/grassa/alta/bassa/simpatica/antipatica, ma perchè ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti che ci rendono persone differenti e uniche”.

Poco a poco, vi renderete conto che confrontarvi con le altre non vi è d’aiuto, non vi fa stare serene, non è un modo piacevole per vivere la vostra vita. Inoltre, anche se voi non ci pensate, la persona con cui vi state confrontando si sta a sua volta molto probabilmente confrontando con voi, da un punto di vista fisico, intellettuale, emozionale, per il lavoro che fate, per la macchina che guidate, e così via.

Penso che sia naturale, da un certo punto vista confrontarsi con gli altri, e vedere in loro quello che noi non abbiamo, ed invidiare quello che vorremmo avere e che ci sembra gli altri abbiano: è una spinta che può servire per migliorarsi. Ma se nel vostro confronto focalizzate soltanto l’aspetto “ma quanto sono peggiore rispetto a lei”, questo non vi sarà d’aiuto in alcun modo. E non credo che nessuna di voi voglia vivere il resto della propria vita paragonandosi a qualcun altro e interrogandosi continuamente sul perché non possa essere come l’altro, poiché questo è un arrovellarsi che non porta a niente, in quanto è impossibile essere uguali a qualcun altro, siamo nate per essere differenti… e menomale. Sai che noia vivere in un mondo di cloni!

Quindi, detto tutto questo, credo sia arrivato il momento di provare a dare qualche suggerimento su come poter fare per evitare il confronto continuo con le altre.

Come premessa, occorre che tutte voi vi focalizziate sul fatto che, al mondo, ci sono millemila persone che per certi aspetti sono migliori di voi, e millemila persone che per i medesimi aspetti sono peggiori di voi. Però – guarda caso! – il confronto viene fatto sempre con quelle persone che voi ritenete migliori di voi. Non vi confrontate con quelle che ritenete peggiori, come se non esistessero, non le calcolate neanche.

Questo è un errore di focalizzazione. Per cui, per prima cosa, la prossima volta che vi trovate di fronte ad una persona che reputate migliore di voi sotto un certo aspetto – per fare un esempio tipico inerente i DCA, una persona che reputate essere più magra di voi – cercatene a breve raggio un'altra che, per quello stesso aspetto, consideriate indietro rispetto a voi. Vi accorgerete così che il mondo non è 100% - 0%, ma fifty-fifty. Certo, la vostra attenzione sarà sempre catturata, in prima battuta, da ciò che vi sembra migliore di voi, ma cercare anche quello che è peggiore aiuta a comprendere il fatto che non si sta così in basso come si crede. Aiuta a concretizzare il fatto che anche voi potete essere “migliori”, non solo le altre. Che non c’è solo del negativo in voi, ma anche del positivo.

Altra cosa che può essere utile, mettete per iscritto una lista dei vostri pregi e dei vostri difetti, fisici e caratteriali. Immagino che inizialmente vi verranno in mente molti più difetti che pregi, ma non importa. Scervellatevi e scrivete tutto ciò che vi balza in testa. Poi, rileggete quello che avete scritto. Certo, il primo impulso sarà quello di vedere il negativo, i difetti, che vi sembreranno molto più reali e convincenti dei pregi. Non importa. L’importante è che abbiate messo nero su bianco il fatto che avete anche dei pregi, non siete solo un coacervo di difetti. Dopodiché, data la lista dei vostri pregi, dovete pensare a come poter fare per valorizzarli e, viceversa, come poter smussare quelli che sono i difetti. Rifocalizzare la mente su quello che c’è di positivo quando questa vede solo il negativo, credo sia la strategia migliore per evitare i confronti e non rimanerne comunque troppo demoralizzate.

Inoltre, chiedete a chi vi sta intorno quali sono le vostre doti, le cose belle di voi. Il fatto che voi possiate adesso non vedere del positivo in voi, non significa che le persone che vi stanno intorno siano altrettanto cieche. E quando queste persone vi diranno quali sono i vostri punti di forza, scriveteveli e rileggeteveli più volte al giorno. Tenete positiva la vostra mentalità nei confronti di voi stesse. Già solo questo riduce la tendenza ai confronti. Potrà sembrarvi un po’ assurdo… ma non è forse altrettanto assurdo confrontarsi con chiunque ci passi accanto, e rovinarsi il resto della giornata rimuginando su quanto quelle persone fossero migliori di noi??!

Inoltre, tenete sempre conto del fatto che quando vi confrontate con una persona vi confrontate con quello che è il suo aspetto più esteriore. E’ un raffronto meramente basato sulle apparenze. Non sapete in realtà che tipo di persona sia veramente, se sia dunque davvero una persona da ammirare o meno. Pensate anche a questo. La copertina di un libro non dice niente su quanto possa essere o meno bello il suo contenuto, la storia che vi è racchiusa. Inoltre, pensate anche al fatto che chiunque nella vita ha i suoi problemi e le sue difficoltà, e la persona che invidiate, la persona che tanto ardentemente vorreste essere, non ha necessariamente una vita “perfetta”.

Ovvio, questa è solo la mia opinione. Però credo davvero che più vi comportate come scritto sopra, più aprirete la strada al cambiamento.

 Certo, anche a me talvolta capita, soprattutto in ambito universitario e lavorativo, di confrontarmi con chi mi sta intorno, ma quando questo mi succede, cerco di portarmi a pensare: “Okay, mi sto confrontando con questa persona e sto pensando che non sono in gamba come lei, non sono intelligente come lei, non sono vestita con stile come lei, non ho un buon carattere come lei, non ho quello che ha lei… ma anch’io ho delle doti, delle cose positive che molto probabilmente questa persona non ha, e devo essere contenta di quello che ho”.

La mente può anche istintivamente formulare il pensiero del confronto rispetto alla persona che avete di fronte. Ma è quello che decidete di fare del pensiero formulato che fa la differenza. Guardare agli aspetti negativi viene sicuramente più facile, viene più facile vedersi peggiori degli altri piuttosto che cercare di focalizzarci sui nostri aspetti positivi. In fin dei conti, per le persone che soffrono di OCD (Obsessive Cleaning Disorder) e che sono terrorizzate dalla presenza di batteri, è facilissimo guardare una qualsiasi superficie e poi partire in quarta a pulirla, perché è più facile supporre che quella superficie sia infetta piuttosto che razionalizzare il fatto che questo è un pensiero indotto dalla malattia, e utilizzare questo dato di fatto per combattere i pensieri irrazionali. E lo stesso vale per l’anoressia e per la bulimia: è più facile accettare i messaggi negativi relativi al proprio corpo e alla propria persona piuttosto che cercare gli aspetti positivi.

Perciò, se nel momento in cui vi accorgete che vi state confrontando con qualcuno che vi pare migliore di voi sotto tanti aspetti, pensate a quali sono le vostre doti, i vostri punti di forza, e cercate di valorizzarli, potrete impedire al confronto di rovinarvi la giornata.

venerdì 21 settembre 2012

Evoluzione / Metamorfosi


Ed ecco che questo blog, da un paio di settimane, è entrato nel suo quinto anno di vita.

Tutto il percorso, in realtà, cominciò all’inizio di Febbraio del 2007. All’inizio di Febbraio del 2007, una ragazza aprì un canale su YouTube. Non scrisse niente nel suo profilo, ci caricò soltanto alcuni video che avevano a tema l’anoressia, sospendendo però ogni giudizio di valore al riguardo. Questo era ben prima della nascita di questo blog, quando la ragazza era VeggieAny e non ancora Veggie. VeggieAny era anoressica restrittiva sottotipo 1 da quando aveva 14 - 15 anni, e nonostante fosse reduce da 4 ricoveri in un centro specializzato per DCA, non aveva ancora trovato una reale motivazione al cambiamento. Era ancora dentro all’anoressia.

In quello stesso anno ebbe una ricaduta che determinò un’ulteriore ricovero in quello stesso centro. Cominciava ad averne abbastanza dell’anoressia, sebbene si fosse appiccicata da sola addosso un’etichetta che non riusciva più a staccarsi. Tuttavia, una parte di lei continuava a pensare di aver bisogno dell’anoressia per andare avanti, e quindi non aveva ancora la vera spinta ad intraprendere un reale percorso di ricovero.

Poi successe qualcosa. Il 17 Maggio 2008 andò a vedere il concerto live delle t.A.T.u., le sue cantanti preferite. Quella sera VeggieAny intuì che anche in fondo al suo tunnel personale poteva esserci una luce. E stava solo a lei decidere se provare a raggiungerla.

Parlando – telefonicamente e via e-mail – con le altre ragazze che aveva conosciuto durante i suoi 5 ricoveri, si rese conto che molte oscillavano intorno ad un punto di svolta – cominciavano a contemplare effettivamente la possibilità di combattere attivamente contro l’anoressia, per la prima o per la milionesima volta. Non erano più le ragazze egosintonicamente legate al sintomo che si erano conosciute anni prima in una clinica per DCA.

Queste ragazze non erano più immerse nelle tenebre dell’anoressia. Erano… pronte a combattere contro l’anoressia.

Così VeggieAny pensò che avrebbe dovuto esistere un sito, un forum, un blog che potesse unire persone attivamente decise a combattere contro l’anoressia (e gli altri DCA). Avrebbe proprio dovuto esistere.

[Non che questo fosse sostitutivo del canale YouTube che, come molte di voi sapranno, esiste ancora, ma è molto evoluto e molto più ricco di video mirati rispetto all’inizio. Poi si sono aggiunti l’account su Twitter e quello su DeviantArt – ma questo è successo solo dopo.]

VeggieAny – che non aveva neanche un computer personale e solo ogni tanto aveva caricato o commentato video su YouTube – sapeva che avrebbe dovuto esserci on-line un posto dove lei e le altre ragazze che aveva conosciuto durante i suoi ricoveri, ragazze provenienti da tutt’Italia, potessero almeno virtualmente incontrarsi, e parlarsi, aiutarsi a combattere. Ma sapeva anche che doveva stare attenta, perché dopo tanti anni passati in balia dell’anoressia, queste ragazze avrebbero anche potuto finire per tirarsi giù di nuovo a vicenda.

Il 9 Settembre 2008, VeggieAny diventò semplicemente Veggie ed aprì “Anoressia: after dark”, un blog. Non era ancora sicura di quello che stava facendo, ma pensava comunque che la sua esperienza e la possibilità di condividere certe cose con lettrici che avevano vissuto e stavano vivendo lo stesso problema potesse essere utile al fine di garantire supporto reciproco.

Veggie desiderava davvero che tutte le ragazze che aveva conosciuto nella clinica in cui era stata ricoverata potessero tornare in salute ed essere serene. Pensava: ci sono un sacco di persone estremamente intelligenti e meravigliose che si dibattono in un DCA. Se venisse loro permesso di darsi una mano in vista del raggiungimento di un obiettivo comune come la lotta contro l’anoressia, si verrebbe a creare un ottimo team di cervelli. Veggie sapeva bene, per esperienza personale, come fosse difficile pensare da sola, quando il cervello è esaurito da una severa restrizione alimentare. Tutto viene ad essere distorto. Non è vivere – è sopravvivere.

Dopo aver aperto questo blog, negli anni, Veggie è venuta a contatto con un sacco di persone. E le ha viste cadere e rialzarsi, rifiorire, fare delle loro vite delle cose meravigliose, cose che quando erano nel pieno del DCA non avrebbero mai neanche pensato di poter fare. Hanno cominciato a credere in se stesse. E anche Veggie ha fatto dei passi avanti, perché ha finalmente interiorizzato la necessità, l’importanza di combattere contro l’anoressia. Combattere contro l’anoressia è diventato il suo “lavoro”!

Veggie riteneva fosse molto importante creare un circuito di blog che si sostenessero nella lotta contro l’anoressia – un circuito di sostegno reciproco senza lasciarsi attirare di nuovo dalla malattia e dalla sua distruttività. E, notando come, nello stesso tempo, si stessero propagando i blog cosiddetti “pro-ana/mia”, pensava fosse importante pure impostare la situazione allo stesso modo, ma dalla sponda opposta. Era il momento di finirla di cercare di risolvere i problemi altrui allo scopo di non vedere i propri problemi. Era il momento di uscire dalla distruttiva “comfort zone” proposta dall’anoressia. Perché, altrimenti, si finisce per rimanere imprigionate nel limbo dell’anoressia per sempre.

Il gruppo è un qualcosa di potente, inutile negarlo. Si vuole sempre essere parte di un gruppo, cercare di fare ciò che fanno gli altri membri del gruppo. Se tutte le tue amiche sono fissate col cibo, col corpo, con la dieta, con le thinspo, e tu stai attraversando un momento di vulnerabilità, verrai trascinata giù, toccherai il fondo. Ma se stai toccando il fondo e sei circondata da persone che stanno attivamente cercando di percorrere la strada del ricovero, di lottare contro l’anoressia, queste ti aiuteranno a rialzarti e ad essere forte.

Anziché scambiare trucchi fasulli su come perdere peso o su come vomitare meglio o su come non mangiare, questo blog è il posto per scambiarci consigli su come combattere, su come essere forti, sane, non mollare, incoraggiarci a vicenda nella lotta contro l’anoressia.

È arrivato il momento di percorrere la strada del ricovero, e di restituire il morso all’anoressia.

Dopo 5 anni, come prima, come sempre.

E’ arrivato il momento di preferire l’etica all’estetica. È arrivato il momento di combattere, qui, tutte insieme!

venerdì 14 settembre 2012

Precisazioni

Alcuni giorni fa ho ricevuto una e-mail. Ho provato a rispondere alla mittente, ma il server non ha voluto saperne di recapitare la mia missiva avvertendomi che l’indirizzo e-mail a cui cercavo di mandare il mio messaggio è inesistente. Come faccia un indirizzo da cui ho ricevuto una mail ad essere inesistente è un qualcosa che le mie scarse conoscenze in materia d’informatica non mi permettono di comprendere; tuttavia, dato che il blog è l’unica sede in cui ho pubblicato il mio indirizzo di posta elettronica, suppongo che la mittente della mail in questione sia una mia, quantomeno occasionale, lettrice. Perciò, dato che non riesco a risponderle direttamente, non posso fare altro che utilizzare il blog per comunicare con lei, sperando che abbia modo di passare da qui a leggere.

La mail cui mi riferisco è la seguente:

Oggetto: Ciao sono Mel :) e vorrei diventare pro ana 
Testo: Ciao! Ho visto il tuo sito. La penso come te: essere pro ana è la cosa migliore al mondo! Vorrei incominciare anch'io ma non so come fare... mi daresti dei consigli :)? grazie mille ^:^

Ora, prima di pubblicare la risposta che ho cercato inutilmente di inviarle via e-mail, vorrei fare una piccola precisazione… e-ehm, non so se qualcuna di voi, così, casualmente, se ne fosse accorta ma… QUESTO NON E’ UN BLOG PRO-ANA.
Cioè, no, perché allora c’è qualcosa che io non capisco. Quindi, voi che mi leggete da più o meno tempo, rispondete a questa mia domanda: da quale/quali post di questo blog si deduce che io sia pro-ana e che reputi l’esserlo la cosa migliore al mondo?
No, ditemelo perché se esce fuori una cosa del genere mi sa che ho un problema. Tipo una doppia personalità che mi ha rubato la password.

In ogni caso, per chi come l’autrice della sovrariportata mail non l’avesse ancora capito, preciso che io non sono pro-ana. (Ma dai?!) Per sapere come la penso riguardo al fenomeno pro-ana/mia, se non l’avete già fatto v’invito a leggere la serie di post che ho raccolto sulla colonnina di destra di questo blog e che vanno sotto il nome di “Anatomia Pro-Ana”. Per sapere qual è l’obiettivo di questo blog, leggete il primo post in assoluto. Per sapere a grandi linee qual è stato il mio percorso in merito all’anoressia, leggere i post-chiave “About Me” che ho pure linkato sulla colonnina di destra. Per avere un’ulteriore delucidazione, fare caso al fatto che, tra le etichette di ogni mio post, ce n’è sempre presente una che recita “NO pro-ana”. Se dopo aver letto tutto questo nutrite ancora dei dubbi sul fatto che io possa essere pro-ana, il problema ce l’avete voi.

Precisato questo, la mia risposta per Mel:

Oggetto: Ciao sono Veggie :) e mi farei friggere i coglioni prima di diventare pro ana 
Testo: Ciao Mel, scusa, ma credo che tu abbia commesso un errore nell’inviare la tua mail… Il mio sito è:
http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.com 
ed è un sito di lotta contro l’anoressia
Non ti consiglio certo di diventare pro-ana, se tu al termine “pro-ana” associ la malattia “anoressia”, visto che so per esperienza personale che l’anoressia è una cosa che ti devasta la vita… Perché mai pensi che “la cosa migliore al mondo” sia auto-distruggerti? Non ti consiglio di cominciare a fare un bel niente: so che adesso sei arrabbiata e che le mie parole probabilmente ti irriteranno di più, ma ti ricordo che la tua rabbia puoi sfogarla su te stessa o all'esterno, trasformandola in un'emozione più sana e creativa. Sono certa che sei una ragazza sensibile e intelligente, e stai perdendo tempo prezioso per ricercare una perfezione ed un benessere inesistenti, tempo che potresti usare invece per fare qualcosa di piacevole e positivo per te stessa. Piuttosto, se il tuo desiderio è quello di diventare pro-ana, ti consiglio di andare a parlare con una psicoterapeuta, che possa darti una mano per risolvere i tuoi problemi relativamente alla tua fisicità, ma anche e soprattutto quelli che possono essere i tuoi problemi e le tue difficoltà più profonde…
Ti abbraccio…
Veggie

Evidentemente solo chi non ha vissuto l’anoressia in prima persona e non ha la più pallida idea di cosa significhi, può permettersi di inneggiare ad Ana. E questo è quanto ho da dire sulle pro-ana.

Dato che ci sono, approfitto di questo post per fare qualche altra precisazione. Precisazioni che forse per la maggior parte di voi saranno scontate e palesi, ma considerato il contenuto di alcune delle e-mail che mi capita occasionalmente di ricevere, evidentemente non per il 100% delle persone che mi leggono certe cose sono così ovvie. Per cui, mi sembra corretto specificare.

Ringrazio innanzitutto infinitamente tutte coloro che mi scrivono e-mail col desiderio di confrontarsi e di consigliarsi relativamente alla lotta contro i DCA. Mi fa veramente molto piacere poter leggere le vostre missive, ed avere l’occasione di dialogare con chiunque abbia voglia di scrivermi. Perciò, ringrazio di cuore chi mi ha scritto e chi mi scriverà: ogni vostra singola e-mail è preziosa per me.

Tuttavia, ci tengo a precisare che: non sono una dietista né una psicologa. Di conseguenza, anche se me lo chiedete, non sono in grado di suggerirvi schemi alimentari da seguire, non vi so dire quale programma alimentare seguire per perdere/prendere peso, non sono in grado di dirvi cosa e quanto mangiare… io stessa sono seguita da una dietista, e se avete dubbi strettamente legati alla vostra alimentazione e al vostro peso, vi posso solo consigliare di rivolgervi anche voi ad una professionista. Io non lo sono, perciò sappiate che è inutile chiedermi consigli di questo tipo: non posso darvi suggerimenti prettamente dietetici perché non sono professionalmente preparata al riguardo. Posso darvi, che so, dei suggerimenti per far meno fatica a finire l’ “equilibrio alimentare”, o per far fronte al recupero del peso, ma più di questo non posso.

Allo stesso modo, non sono una psicologa. Sono felice di poter condividere con voi strategie di auto-aiuto che col tempo ho maturato durante la mia battaglia, quelle strategie che spesso riporto anche qui sul blog, perché penso che nel loro piccolo possano dare una mano… ma non vogliono in alcun modo sostituire l’aiuto che vi può dare una psicoterapia fatta con una persona competente. Diciamo che sono delle appendici a quello che si può fare con una psicoterapia. Ergo, questo mio blog NON è in alcun modo sostitutivo del lavoro individuale che ciascuna può fare tramite la psicoterapia (e dell’aiuto che può dare una dietista/nutrizionista). E ritengo che un’adeguata psicoterapia sia di basilare importanza per imparare a combattere come si deve contro l’anoressia. Questo blog serve semplicemente come auto-aiuto e come punto di condivisione per capire che nessuna di noi è sola e che è possibile darci una mano a vicenda, ma l’aiuto concreto poi ve lo danno gli specialisti che vi seguono nella vita di tutti i giorni.

Inoltre, voglio precisare che sono più che disposta a discutere con tutte voi che mi scrivete privatamente di tutto ciò che riguarda l'anoressia, anche parlando della mia esperienza personale. Ma non fatemi domande personali relative ai numeri (quanto peso, quanto sono alta, qual è il mio B.M.I., qual è stato il mio peso più basso, etc...) perchè questo è l'unico genere di domanda relativo al mio DCA cui NON rispondo. Ritengo deleterio parlare di numeri all'interno di una malattia in cui i numeri rappresentano per molte una delle fisse, nonché comunque trigger. Non scrivo mai di numeri qui sul blog per lo stesso motivo, e non intendo farlo neanche privatamente, onde evitare paragoni e confronti tipici di chi ha un DCA, nonché non permettere che chiunque non sia ancora del tutto convinta di voler combattere contro l'anoressia, leggendo determinati dati numerici, possa avere il tipico pensiero disturbato: "Se lei è arrivata a TOT allora io posso scendere di più", reiterando così ancora di più il loop distruttivo.

Infine, ultima precisazione, I’m not Superman.
Ebbene mi piacerebbe, ma no, non lo sono. Non sono una persona guarita dall’anoressia che scrive qui per svelarvi il magico segreto della guarigione dal vostro disturbo alimentare; non sono in grado di “far guarire dall’anoressia” nessuno. Posso supportarvi, posso condividere con voi quelle strategie che mi sono state utili per fare passi avanti, posso cercare di darvi dei consigli, ed è certamente quello che faccio e che ho intenzione di continuare a fare, ma non ho la capacità di “salvare” nessuna. Per il semplice fatto che la “salvezza” da un DCA è un qualcosa d’individuale, che ciascuna può conquistare soltanto lavorando su se stessa, con tanta introspezione e olio di gomito.
Perciò, se anche via e-mail mi scrivete chiedendomi come si fa a guarire, io questo non lo so, sia perché la strada e diversa per ciascuna di noi, sia perchè io per prima non sono propriamente “guarita”. Sono sicuramente fuori dalla fase peggiore dell’anoressia, ma so di non potermi considerare “guarita”. Del resto, come ho già scritto altrove, trovo la parola “guarigione” inappropriata per malattie come i DCA, indicando con il termine “guarigione” (in senso strettamente medico) la completa remissione di tutti i segni e i sintomi, sia fisici che psicologici, inerenti una determinata malattia. La mia personale opinione è che non si possa guarire da un DCA nel senso proprio del termine: per quanto il peso corretto possa essere recuperato, rimarrà sempre in noi qualcosa di questa malattia, una vocina nella testa, un approccio non proprio spontaneo al cibo, una tentazione.

Tuttavia, credo fermamente nel fatto che sia assolutamente possibile avere una remissione dell’anoressia. Avere una remissione significa che la voce dell’anoressia è sempre presente da qualche parte dentro di noi, e parla… ma che noi decidiamo scientemente, giorno dopo giorno, di non assecondarla, seguendo uno stile alimentare e uno stile di vita regolari. Essere consce della presenza interiore dell’anoressia, ma avere un corpo sano ed utilizzare strategie di coping differenti dalla restrizione alimentare: ecco cos’è la remissione… ed è un traguardo cui credo fermamente possiamo arrivare tutte quante, nessuna eccezione. Un traguardo per cui dobbiamo continuare a lottare.

Quindi, in conclusione: non sono fuori dall’anoressia, ma ho fatto dei passi avanti. Non sono qui per essere presuntuosamente presa a modello di “persona guarita dall’anoressia”, ma sono qui semplicemente per dirvi che all’anoressia c’è un’alternativa. Un’alternativa decisamente migliore. Che si può combattere, perché è quello che sto facendo. Che questo combattere porta oltre, perché è dove sto andando.

Non idealizzatemi come talvolta mi sembra facciate nelle bellissime e-mail piene di complimenti per il mio percorso che mi scrivete... mi fa piacere, per carità, non lo nego (e a chi non fa piacere ricevere dei complimenti??!), ma non è un’immagine di me rispondente alla realtà.

Io non sono Superman, sono una ragazza comunissima: questo è ciò che voglio comunicarvi. Perché il pensiero che spero vi si accenda quando leggete il mio blog è: “Ah, okay, allora se lei che è una come tante ha fatto questi passi avanti, questi progressi, non c’è alcuna ragione per cui non li possa fare anch’io”. Ed è la verità.

Tutto il mio amore,

Veggie

venerdì 7 settembre 2012

Cose da fare e da non fare

Sempre più spesso, di recente, ricevo e-mail da parte di genitori le cui figlie hanno un DCA, che mi chiedono consigli su come gestire la situazione. Questo post, perciò, è pensato per tutti i genitori (ma anche i parenti, gli amici, e così via) che hanno quotidianamente a che fare con una figlia che ha un DCA. Qualche dritta su cosa potrebbe essere più opportuno fare/non fare.

Cose da fare: 

1. Dite a vostra figlia che le volete bene per quella che è. Ditele che siete preoccupati per lei, che ci tenete a lei, e che siete disposti a fare qualsiasi cosa per darle una mano, se solo ve lo chiede. Perché è la verità.

2. Validate i sentimenti e le percezioni di vostra figlia, anche se non siete d’accordo con lei. Per quanto si possa trattare di pensieri indotti dalla malattia, questi pensieri sono la realtà attuale di vostra figlia, e la fanno soffrire. Incoraggiatela (e dico “incoraggiatela”, non “pressatela”!!) a parlarne con lo psicoterapeuta che la sta seguendo (o, se non è ancora seguita, incoraggiatela ad andare a parlare con uno psicoterapeuta), stimolandola ad essere sincera con lui riguardo ai suoi pensieri e sentimenti.

3. Fatevi un esame di coscienza relativamente alle vostre attitudini e alle vostre credenze in merito al cibo, all’alimentazione, all’immagine corporea, all’apparenza esteriore, e valutate quali messaggi potreste trasmettere, anche non volendo, a vostra figlia.

4. Incoraggiate vostra figlia nella sua scelta di cambiare la situazione – non soltanto per quel che riguarda strettamente l’aspetto alimentare, ma anche e soprattutto per quanto riguarda le scelte della vita. Spesso una persona che ha un DCA tende a fare delle scelte solo per far piacere agli altri o comunque solo per rispondere alle aspettative altrui. Incoraggiatela invece a indagare su quelle che sono le sue capacità e i suoi punti di forza, e a prendere decisioni unicamente per se stessa.

5. Siate consapevoli del fatto che un DCA è una malattia grave che mette a repentaglio la vita di vostra figlia. Non è un capriccio, né un modo per richiamare l’attenzione su di sè, né una fase passeggera, né un atto di opposizione a voi. È una malattia seria che deve essere trattata in maniera opportuna.

Cose da NON fare:

1. Non vi mettete a discutere il peso di vostra figlia, quanto mangia, o come mangia. Non vi focalizzate sugli aspetti superficiali, sull’apparenza, su quello che dovrebbero mangiare o su come dovrebbero essere fisicamente. Provate a parlare di tutt’altro rispetto al cibo, al peso, alle calorie, all’attività fisica. Provare a parlare di come vostra figlia SI SENTE. Inoltre, non parlate della fisicità di altre persone (inclusi voi stessi) – questo potrebbe essere preso sul personale, anche se l’intenzione non era questa.

2. Non fate commenti (nè complimenti) su eventuale perdita/recupero del peso. “Stai proprio bene, adesso!” o “Finalmente sembri in salute!” potrebbero suonarvi come un qualcosa di positivo, ma chi ha un DCA potrebbe interpretare queste frasi vuoi come “Accidenti, allora si vede che sono ingrassata”, vuoi come (cosa ancora peggiore) “Allora non pensavi che stessi bene prima… Cavolo, è proprio vero che è l’apparenza l’unica cosa che conta!”.

3. Non chiedete a vostra figlia ogni giorno cosa ha mangiato, e quali sono stati i suoi sintomi da un punto di vista alimentare. Piuttosto, chiedetele: “Com’è andata la giornata?”, al fine di avere una risposta che v’informa su ciò che hanno fatto e come si sono sentite, senza metterle a disagio, cosa che accadrebbe invece centrando il discorso sull’alimentazione.

4. Non fatela sentire in colpa e non accusatela di tutto ciò che va storto nel vostro rapporto sottointendendo che la causa di ciò è il suo erroneo comportamento alimentare che continua a portare avanti. Siate consapevoli che le bugie che vostra figlia vi ha detto, che il modo in cui si è comportata, che le resistenze ad abbandonare l’anoressia sono conseguenza di una malattia che è molto più totalizzante di quel che potreste immaginare.

5. Non fate pressione psicologica sui risultati attesi. Mi spiego. Tendenzialmente, ogni volta che una persona affetta da un DCA fa un ricovero, o va da una dietista, o inizia una nuova psicoterapia, gravano su di lei forti aspettative: il DCA viene spesso ed erroneamente considerato alla stregua di una malattia fisica, quindi c’è l’aspettativa che, una volta che vostra figlia è tornata a casa dopo quei 3 mesi di ricovero, o una volta fatte TOT sedute di psicoterapia, in lei ci possa essere un cambiamento sostanziale. Non è così. Un ricovero, una psicoterapia… sono solo tentativi. Possono andar bene come fallire. E anche se vanno bene, possono volerci anni per muovere un piccolo passo in avanti. Quindi, non fate troppa pressione psicologica su vostra figlia e non vogliate “tutto e subito” nel vedere dei risultati di miglioramento. Anzi, più una persona si sente pressata in tale direzione, più sale l’ansia e quindi più è difficile andare effettivamente in quella direzione. Un percorso di ricovero richiede i suoi tempi, e sono tempi ben lunghi, perciò, genitori (ma anche parenti ed amici)… relax!

6. Ci sono tante cose che un genitore può fare nei confronti di una figlia che ha un DCA. Posso solo immaginare quanto sia frustrante per un genitore sentirsi impotente di fronte all’anoressia/bulimia della propria figlia. Ma è controproducente che voi cerchiate di forzarla a mangiare in maniera “normale”. Fare questo non sarà d’aiuto e non funzionerà. Il vostro compito è quello di essere un supporto emotivo per vostra figlia, non la “polizia del cibo”. Poi ci sono i professionisti (dietisti, nutrizionisti) che potranno occuparsi dell’aspetto più strettamente alimentare, e i professionisti (psichiatri, psicologi, psicoterapeuti) che si occuperanno dell’aspetto mentale.

Voi dovete semplicemente starle vicino, ascoltarla e supportarla nei momenti di difficoltà… e, magari, se ne avete l’occasione, cercate su Internet per vedere se nella vostra città/zona vengono organizzati gruppi di supporto e di aiuto per genitori di ragazze che hanno un DCA.

Comunque – e qui mi rivolgo a voi, ragazze… se vi viene in mente qualche altra cosa che pensate i genitori dovrebbero fare/non fare, aggiungetela nei commenti, così rendiamo l’elenco più completo, okay??!
 
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