Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 30 maggio 2014

Quando anche "Le Iene" prendono cantonate

Raramente guardo la TV, per mancanza di tempo materiale. Uno dei pochi programmi che tuttavia occasionalmente guardo perché non mi dispiace è “Le Iene”. Proprio la scorsa settimana, il 21 Maggio, mentre seguivo questa trasmissione, ho visto un servizio relativo ai disturbi alimentari. Non so se avete presente di cosa sto parlando, in ogni caso potete trovare il video in QUESTA PAGINA. Prendetevi 10 minuti di tempo per guardarlo, e poi tornate qua.

Fatto? Okay, che ve ne pare? Non è il primo servizio de “Le Iene” che vedo in merito all’anoressia, ma questo mi sembra realizzato davvero male. Dieci minuti farciti di luoghi comuni, scorrettezze ed imprecisioni, che niente regalano tanto a chi ha veramente un DCA, quanto all’italiano medio che non sa nemmeno cosa significhi la sigla “DCA”. Sono rimasta sinceramente delusa.

Il servizio in questione si apre con il cliché per eccellenza sull’anoressia: una casa di moda che realizza manichini troppo magri, che vengono largamente criticati perché considerati istiganti i disturbi alimentari. Ecco allora che, richiamata dallo schiamazzo mediatico, la Iena Nadia Toffa si precipita di corsa: attaccandosi a questo falso luogo comune, ignorando la vera natura dell’anoressia, e senza neanche darsi la pena di approfondire, si piazza davanti alle telecamere per sciorinarne una definizione semplicemente assurda (donne che soffrono di disturbi alimentari = donne che hanno un pessimo rapporto col cibo – come da teorie psicologiche che andavano di moda 250 anni fa) e una descrizione sommaria, più che altro da manuale e neanche letto tanto bene (l’anoressia comporta un’astensione totale dal cibo? Proprio no, e almeno questo lo dico con totale cognizione di causa! E poi che la prima digestione avvenga in bocca, e che quindi anche chi soffre di chew & spit adsorba un certo quantitativo di calorie, credo lo sappiano anche i bambini… E che diamine c’entra il binge con l’autolesionismo? Possono essere anche presenti contemporaneamente, ma sono 2 problematiche completamente differenti! OMFG…), di che cosa consistano i vari DCA.

Dopodichè comincia a prendere una cantonata dietro l’altra sostenendo che i blog pro ana siano tenuti da persone malate che inneggiano alla patologia. Okay. Sfido chiunque di voi che mi sta leggendo in questo momento che abbia vissuto/viva in prima persona l’inferno di un DCA, a raccomandarlo caldamente. Sono pronta a scommettere che non lo augurereste neanche alla vostra peggiore nemica. Non diciamo cavolate: chi osanna un disturbo alimentare è perché non ha la più pallida idea di cosa significhi averlo. I 10 comandamenti, i trucchi per imparare a vomitare, schemi dietetici assurdi pescati chissà dove: cose che sono più che altro parodiche della malattia vera. Se hai bisogno di un libretto delle istruzioni per “diventare malata”, puoi stare tranquilla: non ti ammalerai mai. Se hai davvero un DCA, sai già tutto da sola.

Annuncio di pubblico servizio: Scimmiottare il comportamento esteriore di chi ha realmente un DCA (restringere l’alimentazione, procurarsi il vomito, assumere lassativi, fare tanta attività fisica, etc…) NON fa ammalare di DCA!
È come se io pretendessi di ammalarmi di depressione, e poiché ho letto da qualche parte che le persone con questa patologia stanno tutto il giorno a letto, ascoltano musica triste, e si rifiutano di parlare con chiunque, mi mettessi a comportarmi in tale modo. Ma questo non farebbe di me una malata di depressione. Farebbe di me soltanto una persona che imita il comportamento di chi è depresso. Ma mi mancherebbero tutte le sovrastrutture mentali che sono quelle che rendono la depressione tale, come patologia. E lo stesso vale per le pro ana: possono anche imitare i comportamenti esteriori di chi ha un DCA, ma sono per loro fortuna scevre delle sovrastrutture mentali che determinano la comparsa di un DCA vero e proprio. Ergo, rimangono delle mere imitatrici, e non delle malate istiganti alla patologia, come la Toffa sottolinea più e più volte.

L’unica cosa positiva che ci vedo è che per lo meno Nadia Toffa sottolinea che i blog pro ana possono essere potenzialmente pericolosi, come ho già detto più volte su questo blog, non tanto per chi ha già un DCA, che non ne viene minimamente toccato perché sa cosa significhi veramente essere malate, ma per quelle persone più giovani che hanno già sulle spalle tanti fattori predisponenti allo sviluppo di un DCA, e che prima o poi si ammalerebbero comunque, ma per le quali questi blog potrebbero rappresentare un innesco precoce della malattia, o per quelle ragazzine che possono essere più influenzabili proprio per la loro giovanissima età. Ecco, sì, almeno questo di positivo al servizio glielo riconosco: il tentativo far suonare un campanellino d’allarme affinché, come già in altri Paesi, si possano varare leggi per arginare il problema. Approvo insomma il fatto che si cerchi di mettere in evidenza il potenziale trigger dei blog pro ana/mia, anche se la trattazione è comunque parziale.

In ogni caso, il servizio prosegue con l’intervista di un uomo che afferma di essere autore di un blog incentrato sul dimagrimento. Due o tre domandine di rito, e poi il tizio viene lasciato parlare a ruota libera, palesando così che i suoi problemi sono ben altri rispetto al mero disturbo alimentare, poiché, partendo da un oggettivo sovrappeso, gli sarebbe stato sufficiente consultare un qualsiasi dietista/dietologo/nutrizionista, per avere una dieta adeguata a perdere peso in maniera sana e fisiologica, cosa che sarebbe stata un suo sacrosanto diritto perché effettivamente il sovrappeso può condurre a patologie esattamente come l’eccessivo sottopeso. Se però non l’ha fatto, evidentemente qualche altro problemino alla base c’è. Comunque la Toffa lo lascia andare avanti, e più parla e più a me quest’uomo mi fa sinceramente pena, proprio mi fa compassione, (mi sembra uno di quei parini un po’ fuori di testa che occasionalmente mi arrivano in Pronto Soccorso blaterando assurdità, che gli fai un sorriso, gli dai una pacca sulla spalla, gli dici due o tre paroline rassicuranti, e poi telefoni al reparto di Psichiatria per far scendere un medico in consulenza che se lo prenda in carico) per interrompere occasionalmente con commenti al vetriolo, accompagnati da considerazioni moralistiche e qualche altro luogo comune.

Il servizio si chiude con un’intervista a Monica, che più che “autrice di un blog pro mia” come viene definita, mi sembra semplicemente una ragazza malata di bulimia che non ha nessun tipo di supporto da parte delle persone che le stanno intorno, una famiglia assolutamente non collaborativa, un compagno che non vede perché non vuol vedere, e che pertanto ristagna nella malattia perché non ha alcuna rete sociale di sostegno e da sola non riesce a chiedere aiuto. Nel fare domande a Monica, la Toffa le si rivolge come se fosse una sorta di bambina scema di 3 anni, fa le faccine addolorato-comprensive, e negli intermezzi tra una domanda e l’altra commenta le risposte della ragazza con un tono misto tra il drammatico, il catastrofico, e il moralista, che è poi il medesimo tono che tirano fuori nei servizi in cui parlano di pedofilia, spaccio di droga, violenze sulle donne o disservizi statali.

Cos’abbiamo dunque, in definitiva, da questo servizio?
- Una serie di chiacchiere che reiterano i soliti falsi luoghi comuni sul binomio moda-anoressia.
- Una sommaria descrizione dei blog pro ana in cui viene cannato completamente il fatto che questi blog siano tenuti da persone realmente malate, quando invece non è così.
- L’intervista ad un tizio vaneggiante, appena fuggito da un qualche ospedale psichiatrico, che fa più pena dei cagnolini abbandonati nelle scatole di cartone sotto la pioggia.
- L’intervista che riporta l’esperienza di Monica, ragazza ancora profondamente immersa nella bulimia, e del tutto priva di ogni qualsiasi tipo di supporto da parte di chi le sta vicino, che non riesce pertanto a chiedere aiuto né ad immaginare una vita in cui la bulimia sia meno presente, e la cosa non viene in alcun modo smentita, come se non ci fosse la benché minima possibilità, il benché minimo margine di miglioramento.

Apprezzo comunque il fatto che, attraverso le parole di Monica, si capisca che i DCA sono malattie vere e proprie e non espedienti per ricercare la bellezza o la magrezza o capricci per fare le modelle. Apprezzo il fatto che ci sia una sorta di denuncia nei confronti dei blog pro ana/mia. Ma non si va oltre. E così e veramente troppo, TROPPO POCO, e troppo raffazzonato.

Comunque, essendo rimasta complessivamente delusa da questo servizio, quella sera stessa ho mandato a "Le Iene", attraverso il loro sito Internet, un messaggio per esprimere la mia opinione in merito.

Questo messaggio:  

"Care Iene, 

vi scrivo dopo aver appena visto l'ultimo servizio di Nadia Toffa sull'anoressia, in uno di quei momenti in cui pensi "o adesso o mai più". 

Seguo "Le Iene" da anni, in effetti, e quello di stasera non è il vostro primo servizio che vedo in merito a questa malattia, ma è sicuramente il primo che mi appare assolutamente di parte. 

Non mi sono piaciuti i (falsi) luoghi comuni in merito all'influenza della moda e dei mass-media sulla genesi dell'anoressia che sono stati tirati fuori, nonchè la centralità attribuita nel servizio ai blog pro ana, omettendo totalmente il fatto che il Web non è popolato soltanto da persone che inneggiano all'anoressia solo perchè non sanno cosa significhi veramente vivere con un disturbo alimentare, ma che ci sono anche sempre più numerosi blog in cui si riuniscono persone che stanno combattendo contro il proprio disturbo alimentare nel tentativo di allontanarsene quanto più possibile e ricostruirsi una vita, e che scrivono supportandosi a vicenda nel percorrere la strada del ricovero. Mi chiedo perchè, in effetti, blog di questo tipo non siano stati neanche menzionati per sbaglio in suddetto servizio. Posso permettermi la cattiveria di dire che è perchè l'inneggiare ad una malattia è un qualcosa di socialmente sconveniente e che pertanto attira l'attenzione del pubblico (e fa aumentare l'audience), mentre invece persone che cercano quotidianamente di tenere testa all'anoressia "fanno il loro dovere", e quindi non sono degne di nota??! 

La mia personale opinione inoltre è che non solo non abbiate mostrato la realtà dell'anoressia, ma che vi siate focalizzati su uno spaccato del tutto parziale, facendolo però passare come generale, e dimenticando perciò il fatto che ogni persona (e dunque ogni persona malata) è una storia a sè, e che fare generalizzazioni su tali tematiche è pertanto impossibile. 

La realtà dell’anoressia, se non lo sapeste, è quella di noi ragazze comuni che, con un peso più o meno nella norma, cerchiamo di affrontare la vita giorno dopo giorno con quella voce nella testa che non se ne vuole andare neanche dopo anni, noi ragazze comuni che ogni tanto ricadiamo, noi ragazze comuni che nutriamo comunque un forte bisogno di controllo, noi ragazze comuni che scontiamo a vita i danni (psico)fisici che l'anoressia ci ha prodotto, noi ragazze comuni la cui vita è nella sua quotidianità pesantemente condizionata dalla presenza di un disturbo alimentare, pur non essendo più esageratamente emaciate, noi ragazze comuni che ci impegnamo quotidianamente per riappropriarci di tutto ciò che l’anoressia ci ha tolto, per riappropriarci di una vita di qualità. Questa è la più comune forma di realtà dell’anoressia. Esistono certo casi estremi, magari come la donna che avete intervistato e che asseriva di vomitare anche 8 volte al giorno o di assumere anche 15 lassativi/die, ma non sono la regola. Io stessa, diversi anni fa, per un certo periodo sono stata un “caso estremo”, ma è stato un periodo che si è concluso relativamente in fretta, se consideriamo unicamente l’esteriorità. E quello non è stato forse neanche il peggio. Il peggio è venuto dopo. Quando ho iniziato a combattere. Questa è la realtà dell’anoressia: questo pantano nel quale si rimane mentalmente invischiate e non te lo scolli di dosso, diamine, neanche dopo anni ed anni. Tantissimo tempo ci vuole. Ben più di una Primavera. 

Chiedo venia per il tono di questo messaggio, ho scritto di getto e mi sono forse lasciata trasportare fin troppo dall'emotività. Il fatto è che se voi Iene parlate di un argomento ancora purtroppo molto spesso ritenuto "tabù" come l'anoressia, avreste effettivamente il potere di cambiare qualcosa: un sacco di genitori, familiari, amici, colleghi, etc, di persone malate di disturbi alimentari segue il vostro programma, perciò potreste veicolare davvero informazioni utili e suggerimenti importanti... se solo non vi fossilizzaste su falsi miti e su tutta la negatività che possono portare i blog pro ana, e viceversa raccoglieste invece testimonianze di vita vissuta con un disturbo alimentare e vi focalizzaste su tutta la positività dei blog "pro ricovero", forse riuscireste davvero a cambiare qualcosa. 

Veggie"

Voi cosa ne pensate di questo servizio? Siete d’accordo con me, oppure la vedete diversamente? Se vi va, fatemelo sapere nei commenti! 

Faccio inoltre un’ulteriore proposta a coloro che fossero d’accordo con la mia opinione: fate un “copia & incolla” del mio messaggio, ed inviatelo anche voi a Le Iene attraverso il format di contatto (lo trovate QUI). A me non hanno risposto, ma magari, se ricevessero un certo numero di messaggi analoghi, forse questo risveglierebbe la loro attenzione…

venerdì 23 maggio 2014

Alcuni comuni misconcepts sull'anoressia - Approfondimento

Questo è un approfondimento in merito al post che ho pubblicato Venerdì scorso. Se non lo avete letto, vi consiglio di farlo adesso, perché sennò avrete difficoltà a seguire ciò che sto per scrivere. Nel post di oggi mi voglio concentrare su questo: dato che effettivamente esistono tanti falsi luoghi comuni in merito ai DCA che la gente si beve indiscriminatamente, cosa potrebbero fare le persone malate di anoressia/bulimia/binge/DCAnas, nonché le associazioni che si occupano di DCA, per rettificare, migliorare, e rendere veritiero il modo in cui i DCA vengono percepiti dalla gente?

[Nota a margine in merito al mio post precedente: Mi sembra di non aver sottolineato abbastanza il fatto che ho usato quel tweet solo come esempio e punto di partenza per le mie riflessioni. Non intendevo in alcun modo puntare il dito contro la persona che ha scritto quelle parole nella fattispecie. Il mio obiettivo non è quello di sfuriare contro chiunque abbia dei misconcepts sull’anoressia. La persona che ha scritto quel tweet non è la prima, né l’ultima, né l’unica persona al mondo ad aver detto cose del genere sull’anoressia – ho preso quella frase solo perché l’avevo vista appena un paio di giorni prima.] 

Ma torniamo a noi.

Prima cosa: per chi ha un DCA, sappiate che quello che sto per scrivere è ciò di cui credo dovremmo essere consapevoli e prestare attenzione quando si parla della nostra malattia a persone che non hanno mai vissuto questa patologia. 

La mia non sarà ovviamente una lista completa – centrerò la mia attenzione solo sugli aspetti principali. Se pensate comunque che abbia tagliato fuori qualcosa d’importante, o se c’è qualsiasi cosa che vogliate aggiungere, fatelo pure nei commenti! (Adoro i vostri commenti.)

1. Spesso, quando in TV si parla di DCA, viene posto l’accento su quanto poco si mangia, su quanto poco si pesa (spesso e volentieri ciò viene accompagnato da fotografie di ragazze scheletriche) o da quanto spesso ci sono le abbuffate e/o il vomito autoindotto nella face più acuta della malattia. 

Io trovo sbagliatissimo che i mass media lancino questo tipo di messaggio. Sono forse informazioni rilevanti? Sono necessarie? Qual è lo scopo del fornire simili informazioni? Io penso che siano cose che fanno più male che bene.

Non penso che il sentire resoconti di restrizioni alimentari, descrizioni di sessioni di vomito, o il vedere foto di ragazze scheletriche possa essere un trigger per chi è già malate di DCA (bah, forse in alcuni rari casi, ma mi pare superfluo soffermarmi su questo), tuttavia in questo modo:

• si manda un messaggio completamente errato a chi è ancora nella fase acuta della malattia, dicendo implicitamente a queste persone che 1) non sono ancora abbastanza malate, 2) non necessitano perciò di alcun aiuto e, cosa pure peggiore 3) che non stanno correndo il rischio di andare incontro a complicanze psicofisiche perché mangiano di più, pesano di più, o vomitano di meno rispetto agli scheletri ambulanti trasmessi in TV.
• si manda un messaggio totalmente sbagliato alla gente che non ha mai vissuto un DCA sulla propria pelle, perché questi servizi televisivi gli dicono che una ragazza che ha “veramente” un DCA assume XX clorie al giorno, o pesa XX chili. Se così non è, allora la ragazza in questione non ha “veramente un DCA, ma è solo una drama queen o una che vuole soltanto attirare l’attenzione.
• si manda un messaggio sbagliato a medici, infermieri, impiegati nelle professioni sanitarie in merito a come deve “essere esteriormente” una persona con un DCA (per esempio, quali sintomi/comportamenti ricercare).

In realtà, sono tutti dati completamente empirici, e generalizzazioni da manuale del tutto erronee. I numeri non fanno statistica, perché ogni persona è una storia a sé. Ed è quindi sbagliatissimo che i servizi televisivi si concentrino sui numeri per descrivere i DCA. Anche perché questo porta ad un ulteriore falso luogo comune: il credere che quando quei numeri sono tornati nella norma, allora la persona è automaticamente guarita dal DCA. Quando invece noi sappiamo benissimo che non è affatto così.

Non voglio dire che i numeri non siano assolutamente mai rilevanti – in alcuni casi possono pure esserlo. In fin dei conti, nei post in cui vi racconto degli studi scientifici che sono stati condotti su anoressia/bulimia, utilizzo sempre un sacco di numeri. Si può anche parlare dei propri numeri personali, purché in privata sede. Ma io credo che quando le informazioni vengono date in pasto al pubblico, bisognerebbe essere molto più cauti e riflettere molto di più in merito al tipo di messaggio che viene passato, perché se la gente sente parlare di numeri a proposito dei DCA, poi è ovvio che ricercherà nelle persone che ha accanto quegli stessi numeri, per determinare o meno se la persona sia malata di DCA (ed ovviamente sbagliando).

E’ per questo motivo che ho bandito i numeri personali dal mio blog: ho raccontato la mia storia, per esempio, ma ho accuratamente evitato di scrivere, sia lì che altrove, la mia altezza, od il peso minimo che ho raggiunto durante il periodo peggiore dell’anoressia. Penso che questi numeri siano fini a se stessi e penso anche che sia opportuno evitare paragoni e confronti tipici di chi ha un DCA, nonché non permettere che chiunque non sia ancora del tutto convinta di voler combattere contro l'anoressia, leggendo determinati dati numerici, possa avere il tipico pensiero disturbato: "Se lei è arrivata a TOT allora io posso scendere di più", reiterando così ancora di più il loop distruttivo dell’anoressia. Allo stesso modo, non voglio che qualcuno possa pensare: “Ma io ancora non peso così poco come pesava lei, quindi va tutto bene, posso continuare così, e non ho alcun bisogno di chiedere aiuto perché evidentemente non solo malata abbastanza”. Allo stesso modo, non ho mai scritto e non scriverò mai quanto/cosa mangiavo nel periodo peggiore dell’anoressia, o quanto/cosa mangio adesso. Non penso che tutto questo abbia alcuna rilevanza: penso che l’unica cosa che conta è come ci si sente, a prescindere dal peso e dal comportamento alimentare.

2. Spesso, quando in TV si parla di DCA, viene posto l’accento su quale sia il significato dei DCA, e su quali aspetti caratteriali abbiano le persone malate. 

Questo potrebbe anche non essere totalmente sbagliato – per esempio, effettivamente la ricerca del controllo è una tendenza che la maggior parte delle persone malate di anoressia, chi più chi meno, ha. Penso però che la cosa diventi profondamente errata quando vengono fatte assurde generalizzazioni, passate come fossero oro colato, vero ed imprescindibile per tutte coloro che sono affette da anoressia. Vi faccio peraltro notare che la maggior parte di suddette generalizzazioni non ha per niente un base scientifica, e non è neanche supportata dall’evidenza. Pensate a quando viene detto che il DCA è dovuto ad un cattivo rapporto con la propria madre, ad un rifiuto di crescere, ad un rifiuto della sessualità, alla voglia di fare le modelle, erc… quante caselle spuntereste? Personalmente, neanche una.

Bisognerebbe pertanto che venisse sottolineato con forza il fatto che ogni persona è una storia a sé. Ognuna di noi ha il proprio carattere, il proprio background, e le proprie millemila concause che la portano ad ammalarsi, nonché il fatto che non esiste “l’Anoressia” per antonomasia, bensì “le anoressie”, una per ogni paziente che ne è affetta. Ergo, fare generalizzazioni è del tutto sbagliato ed impossibile. I DCA sono malattie fortemente personalizzate: se viene fatta una generalizzazione, potete giurarci che è una falsità.

Il fatto che il focus principale della mia anoressia sia stato il bisogno di controllo, non significa assolutamente che questo valga per chiunque altra abbia questa malattia. Allo stesso modo non tutte le persone malate di anoressia/bulimia/binge/DCAnas hanno dismorfofobia o contano le calorie o si pesano molto frequentemente (io non ho avuto nessuno di questi, appunto). Non tutte le persone malate di DCA hanno cattivi rapporti con la loro famiglia, hanno subìto molestie sessuali, hanno vissuto esperienze traumatiche, o erano ossessionate dall’esteriorità. Questi sono solo falsi luoghi comuni, se generalizzati: va chiesto alla singola persona quali sono i fattori che l’hanno portata verso il DCA.

Proprio per questo penso che sia importante che ognuna di noi possa raccontare la propria storia: perché siamo tutte differenti, e perciò così facendo rendiamo testimonianza del fatto che anche i DCA sono malattie estremamente eterogenee.

È inutile che i mass media perdano tempo a definire quali sono le caratteristiche caratteriali della “persona standard malata di anoressia”, e quali sintomi e comportamenti sono propri di chi ha “veramente” un DCA, soprattutto quando non c’è neanche una base scientifica a sostegno di ciò che viene detto. Il parlare a vancera non aiuta né chi è malata, né chi le sta vicino, né i medici.

Seconda cosa: ci sono 2 principali cose che vorrei vedere dalle associazioni che si occupano di DCA. 

E con questo NON sto puntando il dito contro qualcuno – senz’altro alcune associazioni sono migliori di altre, la mia vuole essere soltanto una sorta di generale “wishlist”.

1. Date MOLTA MENO importanza all’immagine corporea, alle diete, all’esteriorità. 

La stragrande maggioranza delle donne, prima o poi, nel corso della propria vita, si mette a dieta, non fosse altro che per perdere qualche chilo in vista dell’Estate. Eppure, tra tutte le donne, soltanto un infinitesima parte si ammala di DCA, e non sono necessariamente quelle che avevano fatto una dita. Perché? Perché i DCA non sono conseguenza di diete fai-da-te andate a finire male. Sono malattie vere e proprie, e il sintomo alimentare è solo il capro espiatorio di una serie di molteplici problematiche retrostanti: è proprio su queste ultime che bisognerebbe puntare l’attenzione.

Ergo, penso sia piuttosto inutile demonizzare le diete o andare per scuole facendo campagne sulla corretta alimentazione: poiché i problemi che spingono verso un DCA sono ben altri, con questo tipo di informazione chi si deve ammalare lo farà comunque.

E basta con le brochures in cui i DCA vengono tipicamente rappresentati come una povera tizia pelle e ossa che si guarda allo specchio e si vede obesa, o come una ragazza imbronciata davanti ad un piatto semivuoto, o come una deficiente disperata in piedi su una bilancia che si misura la circonferenza coscia! Sono immagini stereotipate che vanno a rinforzare l’immaginario comune sul fatto che i DCA siano malattie che c’entrano prettamente con il voler dimagrire, e non fanno in alcun modo capire alla gente la vera natura interiore dei DCA, sono immagini assolutamente sbagliate e fuorvianti!

Piuttosto, in quanto associazioni che si occupano specificatamente di DCA, dovreste promuovere la diffusione delle testimonianze di chi ha veramente vissuto/vive queste malattie. Dovreste spiegare quali sono le millemila concause e problematiche, diverse da individuo ad individuo, che possono spingere una persona verso il DCA. Dovreste cercare di impedire ai mass media di mandare il messaggio che l’immagine corporea, la diete, la ricerca della magrezza come le modelle sono ciò che spinge verso un DCA, perché sappiamo benissimo che tutto questo non c’entra una pippa con i disturbi alimentari.

2. Date MOLTA PIU' importanza agli studi scientifici che vengono condotti sui DCA, perchè possono svelare aspetti inattesi e fornire nuovi appigli terapeutici. Ma fatelo in maniera corretta, riportando le vere informazioni fornite da questi studi, e non semplificandoli e manipolandoli al fine di ridurli a ciò che vi piace venga detto. 

Giusto per dire, vi faccio un esempio tratto dal sito della NEDA (National Eating Disorder Association):

“I ricercatori stanno ancora cercando possibili cause biochimiche e/o biologiche dei DCA. In alcune persone affette da DCA, alcuni neurotrasmettitori nel cervello che controllano la fame, l’appetito, e la digestione sono stati trovati essere sbilanciati. Il significato e le implicazioni di questi sbilanciamenti sono ancora oggetto di studio.” 
(mia traduzione) 

Sbagliato. Sbilanciati? Lo sapevate che lo sbilanciamento chimico è un fattore che gioca un enorme ruolo nel mantenimento di un DCA durante la sua fase peggiore, e che non è poi così difficile spiegare alla gente quello che è venuto fuori dalle più recenti ricerche su anoressia, bulimia e DCAnas? Certo, il farlo è molto più faticoso del semplice buttare giù 2 paroline di comodo. Io stessa troverei difficile spiegare alcuni concetti medici e biochimici. In effetti, in tutto il blog non credo di aver mai parlato di cose come lo splicing alternativo, le modificazioni epigenetiche, o gli alleli. Sì, è difficile, eppure è possibile spiegare tutti questi concetti senza ricorrere ad eccessive semplificazioni che modificano il senso dello studio e fanno estrapolare false conclusioni.

È quello che io cerco sempre di fare quando vi presento degli studi scientifici fatti sui DCA. Sin da quando ho iniziato a scrivere su questo blog, infatti, mi sono rapidamente resa conto che la gente è affamata d’informazioni. Sia chi è malata di DCA, sia chi gli sta vicino. Tutti quanti vorrebbero sapere cose succede nella loro testa quando sono nel pieno di un DCA, o cosa succede nella festa delle loro figlie/i, o nella testa dei loro amici.

Mi piacerebbe perciò che venisse dato da parte delle associazioni che si occupano di DCA, maggiore risalto agli aspetti più strettamente scientifici di queste malattie. Penso che siano utili ed interessanti.

Ecco, queste sono le 2 principali cose che mi piacerebbe vedere in future da parte delle associazioni che si occupano di DCA: un minor focus sulla fisicità, per concentrarsi invece su quelle che sono le vere problematiche individuali nascoste dietro i DCA, e una maggiore attenzioni per gli studi scientifici che vengono condotti su queste malattie, da cui estrapolare importanti informazioni.

In definitiva, vorrei che venisse dato uno stop alla propaganda di falsi miti che tuttora imperano a proposito di anoressia/bulimia, perché le poche volte che mi capita di vedere in TV servizi o programmi sull’anoressia, sento ripetere sempre le solite bischerate da manuale e i soliti falsissimi luoghi comuni. Penso che bisognerebbe concentrarci di più sull’interiorità di chi ha un DCA, sul miglioramento dei servizi offerti a chi soffre di queste malattie, sulla prevenzione (soprattutto secondaria) e sull’abolizione dei tanti falsi miti esistenti, cui la gente purtroppo crede indiscriminatamente.

Qual è la vostra “wishlist”, invece? Cosa vorreste dalle associazioni che si occupano di DCA? Su cosa dovrebbe essere posto l’accento quando si parla di DCA?

venerdì 16 maggio 2014

Alcuni comuni misconcepts sull'anoressia

Oggi vorrei parlarvi di quelli che, a mio avviso, sono alcuni comuni misconcepts che la gente ha sui DCA, perché queste malattie vengono spesso e volentieri presentate in maniera erronea le rare volte che i mass-media ne trattano. Non intendo trattare diffusamente di tutti i falsi luoghi comuni che circolano su anoressia/bulimia/binge (magari in futuro scriverò un post anche su questo, vedremo…), ma semplicemente soffermarmi su alcuni aspetti relativi all’erronea interpretazione dei DCA da parte di chi non ne ha mai sofferto. Si tratta della mia personale opinione, per cui vi invito vivamente a lasciare commenti soprattutto se la pensate diversamente da me, o se credete che io abbia perso per strada qualcosa d’importante.

Arriviamo al dunque.
Un paio di giorni fa ho letto su Twitter questa frase:

“L’anoressia è un capriccio di ragazzine viziate, e io non ho tempo né energie da sprecare per stare al loro gioco.”

A suo modo, trovo questa frase “illuminante” sotto un sacco di punti di vista. È così sbagliata, così dannosa e pur nella sua brevità incarna così tanto di ciò che c’è di stereotipato nella comune visione dei DCA.

Lasciamo perdere chi abbia scritto questa frase, non è questo il punto. Del resto, un tweet che non può contenere più di 140 caratteri, è necessariamente decontestualizzato. Non ho niente nello specifico contro la persona che ha scritto questa frase, non la conosco neppure: utilizzo semplicemente questa frase come punto di partenza, per farvi capire come parole di uso così comune, nei Social Network e nei mass-media contribuiscano in larga misura a creare qui falsi cliché che purtroppo accompagnano fedelmente i DCA nella mente della gente che non ha mai vissuto questa malattia.

Dunque, una breve lista delle pericolose e fuorvianti implicazioni che vedo implicite in questa frase, che così spesso viene riecheggiata dai mass-media.  

1. Considerando l’anoressia (o un qualsiasi altro DCA) come un capriccio, si mette in secondo piano la severità di queste malattie e la loro complessa e multifattoriale eziologia. 

• Prendete la frase di prima e, al posto della parola “anoressia”, sostituite “schizofrenia”, “depressione”, “disturbo bipolare”, “ansia generalizzata”, “disturbo post-traumatico da stress”, etc. Non sono capricci, sono tutte quante patologie che possono mettere l’individuo in pericolo di vita. Sono vere e proprie malattie mentali che comportano peraltro un sacco di complicanze fisiche.

• Un “capriccio” è un qualcosa che viene messo in atto per attirare l’attenzione, e che cessa di essere nel momento in cui l’obiettivo viene raggiunto. I DCA non sono modalità per attirare l’attenzione altrui: sono malattie multifattoriali, le cui cause sono tantissime e variabili da persona a persona. Nessuno con un DCA vuole mettersi in mostra, il disturbo è solo una strategia di coping per cercare di tamponare le molteplici problematiche presenti nella vita di chi ha anoressia/bulimia/binge.

Nota a margine: A mio parere, una persona che ha un DCA e che dice “Sì, l’ho fatto per attirare l’attenzione dei miei genitori/amici/etc”, è tale e quale ad un tossicodipendente che dice “Smetto quando voglio”. Penso che questo abbia a che fare, in parte, con l’incapacità di ammettere la serietà del problema, o comunque con l’incapacità di ammettere quanto il DCA sia efficace come strategia di coping per i propri problemi personali. Altresì, non si spiegherebbe come mai, quando i suddetti genitori/amici/etc si accorgono del problema e trascinano la figlia/amica/etc dai medici, e dunque le prestano tutta l’attenzione di questo mondo perché preoccupatissimi per la loro salute psicofisica, queste persone non guariscano immediatamente. Se fosse veramente una richiesta d’attenzione, quando quell’attenzione arriva il DCA dovrebbe sparire, o no?!  

2. Considerando l’anoressia (o un qualsiasi altro DCA) come un qualcosa “da ragazzine” o, comunque, da persone infantili ed immature, si creano difficoltà ancor più enormi a chi si ammala di DCA e non è più così giovane. 

• L’anoressia e I DCA in generale NON sono un’esclusiva delle adolescenti. Ci sono molti studi che dimostrano come i DCA possano colpire a qualsiasi età, ed ambo i sessi. Quindi è assurdo circoscrivere i DCA alle ragazze giovani di sesso femminile, quando a soffrirne sono anche donne adulte, ed uomini.

• Se si vuol fare riferimento ad un presunto “infantilismo” od “immaturità”, sappiate che soffrono di DCA anche molti professionisti affermati nel mondo del lavoro e con un’ampia vita sociale. Cosa si potrebbe dire delle madri che lavorano, crescono figli, cercando di mandare avanti casa e famiglia, eppure combattono quotidianamente contro il loro DCA? I DCA non sono circoscritti solo ad alcune particolari fasce d’età, sesso, razza, status socioeconomico, livello d’istruzione od orientamento sessuale. Possono colpire chiunque ed in qualsiasi momento della vita  

3. Considerando l’anoressia (o un qualsiasi altro DCA) come un qualcosa messo in atto da persone “viziate”, si ammette implicitamente che solo poche persone “se lo possano permettere”. 

• L’idea che un DCA possa interessare soltanto persone “viziate” è assolutamente ridicola. Implica, indirettamente, che i DCA riguardano solo adolescenti appartenenti a classi sociali medio-alte, che non hanno niente di meglio da fare e che possono permettersi di fare capricci, appunto.

• Questo implica peraltro un qualcosa di ben peggiore: implica che, quando la persona che ha un DCA trova qualcosa da fare (per esempio lo studio, il lavoro, la nascita di un figlio, etc…) allora guarisce dal DCA. E guarisce perché ha molto da fare e quindi non ha più tempo da perdere col DCA. Implica che, se una rimane malata anche dopo aver trovato "altro da fare", allora è un'incapace fallita. Ehi, ragazze, non vorreste che guarire dall’anoressia fosse veramente così semplice? Basterebbe trovare lavoro o figliare come se non ci fosse un domani, e saremmo a posto.

• Queste implicazioni sono veramente frustranti per chi ha un DCA, perché è ovvio che le cose non stanno così. Ci sono donne che hanno figli, e che comunque continuano a dover quotidianamente affrontare il loro DCA. E non sono delle immature, non hanno tempo da perdere, eppure il DCA rimane sempre lì. Perché? Perché è una malattia, non un capriccioso passatempo borghese. E, infine, quella che a mio parere è la più grande pecca di questa frase:

4. Considerando l’anoressia (o un qualsiasi altro DCA)come un “capriccio da ragazzine viziate” si sposta la colpa sulla malata. È un modo assolutamente SFACCIATO per incolpare la paziente. 

• Questo implica che se qualcuna continua a rimanere incagliata nel DCA, è perché non si sta impegnando abbastanza, perché sta continuando a fare i suoi capricci infantili. E questo oscura il fatto che i DCA siano malattie dove, sì, la volontà è cruciale, però è necessaria ma non sufficiente. Inoltre, non viene preso in considerazione il fatto che i DCA hanno molteplici cause, e che sono quelle che vanno affrontate per poter stare meglio. Inoltre non tutte ricevono lo stesso supporto (tanto da parte dei medici quanto da parte di familiari/amici) e questo può svantaggiare certe persone che avrebbero anche la volontà ma fattivamente non i mezzi per incanalarla in maniera utile e positiva. Non considera il fatto che non si possono fare generalizzazioni perché le cause di un DCA variano da persona a persona – il che spiega peraltro come mai persone diverse rispondono in maniera differente ad uno stesso tipo di trattamento. Non considera il fatto che la malattia è tale.

Combattere contro il proprio DCA è possibile, ad ogni qualsiasi età. E non sta scritto da nessuna parte che se in passato, per un periodo più o meno lungo di tempo, la propria vita è stata dominata dal DCA, allora dovrà essere così anche in futuro. Ma è assurdo pensare che un DCA sia una malattia come l’influenza, dalla quale si può guarire in toto in breve tempo, senza alcun residuato. Ci vogliono anni ed anni di riabilitazione nutrizionale e di psicoterapia per poter stare meglio. E per alcune persone, persino il ricevere questo tipo di cure è un problema, perché non hanno disponibilità economiche e/o perchè purtroppo gli stessi medici hanno talvolta dei grossi preconcetti su chi si ammala di DCA.

Io non so se la persona che ha scritto quella frase su Twitter volesse dire tutte queste cose che io penso siano implicate nella sua affermazione (sinceramente ne dubito!), ma non è questo che importa. Ho utilizzato questa frase solo come punto di partenza per lanciare qualche insight rispetto alle problematiche che sorgono quando la gente che non li ha vissuti in prima persona parla dei DCA. E di come i mass-media stessi, in effetti, li presentano.

Una persona che ha un DCA e che legge una frase del genere, conosce la verità, e non se ne cura. Ma se una frase del genere viene letta da chi non ha un DCA, si rinsalderà in lui/lei ancor di più la sbagliatissima convinzione che anoressia, bulimia, binge e DCAnas siano capricci di adolescenti che vogliono imitare le modelle, e che guarire da un DCA significhi semplicemente “crescere”.

venerdì 9 maggio 2014

Il cielo (NON) sta crollando: Mettiamo le cose in chiaro sulla cosiddetta "epidemia di DCA"

I disturbi alimentari sono una tematica affrontata dai mass-media soprattutto quando ad esserne ammalata è una qualche celebrità. Nei servizi che vengono passati in televisione o che si leggono sulle riviste a proposito di DCA sono spesso presenti statistiche scioccanti, foto di repertorio su piatti contenenti solo una carota, bilance, metri da sarta, e/o una giovane ragazza eccessivamente magra in biancheria intima, possibilmente su una bilancia, davanti a uno specchio deformante, o con un metro da sarta intorno a una coscia.

Non è una cosa che riguardi solo le celebrità, queste storie vorrebbero essere una sorta di monito: no, no, no, attenzione attenzione, squillino le trombe e rullino i tamburi, il numero delle ragazze (E DEI RAGAZZI!!) che scivolano in un DCA sta aumentando vertiginosamente, per colpa di questa società corrotta che vuole solo esseri umani dal fisico perfetto, ci dicono le ultime notizie, proprio come in questi esempi tratti da due testate giornalistiche:

Exclusive: Eating disorders soar among teens – and social media is to blame (The Independent)

The university food fight: Eating disorders boom on college campuses (FoxNews.com)

Avete letto questi articoli? Sono entrambi così sbagliati sotto talmente tanti punti di vista che il mio primo pensiero dopo averli letto è stato: “Non riesco neanche a…”. Poi ho realizzato che ci riuscivo eccome, ed ho deciso di canalizzare la mia voglia di sputare in faccia a chiunque avesse scritto certe cavolate in parole più senzienti ed adatte anche a minorenni: ho deciso di scrivere questo post.

È difficile, talvolta, capire dove stia l’errore. A prima vista, questi articoli sembrano okay. Ma scavate un po’ più a fondo, e vedrete come tutte le falle vengono alla luce. Perciò, scaviamo dunque un po’ all’interno di questi articoli.  

Il numero delle persone malate di DCA è veramente in forte aumento?

Per quanto i mass-media possano auspicare un aumento dell’audience, e per quanto i terapeuti e i dietisti che lavorano come privati possano trarre beneficio da un mucchio di riflettori puntati da parte dei mass-media sui DCA che ci dicono che i disturbi alimentari sono sulla cresta dell’onda, che un sacco di ragazze vogliono fare la fame per somigliare alle modelle, quello che ci dice la letteratura scientifica è MOLTO differente. La letteratura scientifica infatti ci dice che dal 1970 le diagnosi di anoressia sono più o meno rimaste costanti, a circa l’1% della popolazione femminile (ancor più bassa la percentuale di popolazione maschile), e che le diagnosi di bulimia sono leggermente incrementate durante gli anni novanta del ‘900, dopodichè sono pressochè rimaste costanti, anzi, lievemente diminuite. (Fonte di questi dati: Sminck, Van Hoeken & Hoek, 2012)

La diagnosi di DCAnas è in aumento (Fonte di questo dato: Micali et al., 2013) ma non è chiaro se questo aumento sia effettivamente dovuto al fatto che un numero maggiore di persone di ammala di DCAnas, o se sia un falso dato semplicemente dovuto al fatto che i medici sono più propensi ad affibbiare questa diagnosi a chiunque manifesti la benché minima alterazione alimentare. Come mi ha insegnato il mio professore di Epidemiologia quando frequentavo il 3° anno di Medicina: “Si tende sempre a vedere quello su cui puntiamo selettivamente l’attenzione”. Se non state cercando miratamente di diagnosticare un DCAnas, probabilmente non lo diagnosticherete. E viceversa.

Non ho trovato nessuno studio scientifico che specificasse come l’incidenza del binge possa essere variata nel tempo. Come per quel che concerne i DCAnas, l’attenzione a questa patologia e il numero di diagnosi è certamente aumentato, ma non è chiaro se il numero delle persone malate di binge ad oggi sia maggiore o minore rispetto a quello degli ultimi 10 – 20 anni.

 Però, se anzichè rifarvi alla letteratura scientifica, cercate informazioni sull’incidenza dei DCA sulle riviste o in generale su Internet in maniera aspecifica, quello che viene fuori è che una marea di adolescenti non fanno altro che digiunare, abbuffarsi e vomitare, sfondarsi di attività fisica. Hmm, NO. Date un’occhiata alle statistiche e ci troverete scritte cose come: “Il 91% delle donne intervistate in un campus universitario ha provato a regolare il proprio peso mettendosi a dieta. Il 22% l’ha fatto spesso o sempre”, o “Il 25% delle ragazze utilizza il vomito autoindotto dopo un’abbuffata come mezzo per mantenere costante il proprio peso”. Non che intraprendere diete fai-da-te o provocarsi il vomito siano cose giuste da fare, assolutamente!, ma l’attuare questi comportamenti non è affatto sinonimo di avere un DCA.

La storia che vi ho precedentemente linkato pubblicata su “The Independent” dice di aver reperito i dati riportati attraverso un’“esclusiva” ChildLine, ovvero una sorta di “telefono amico” riservato ai giovani per supporto rispetto a problematiche di carattere psichico. I dati estrapolati da questa ChildLine mostrerebbero un incremento del 110% nel numero degli adolescenti che telefonano cercando aiuto per il DCA negli ultimi 3 anni.

La notizia che viene riportata in questo modo passa, tra le righe, un messaggio ben preciso: il numero degli adolescenti con un DCA è aumentato del 110%.

Ma questo è sbagliato. È solo un vizio di forma. Il fatto che la ChildLine abbia ricevuto un numero maggiore di telefonate da parte di adolescenti con un DCA, ci dice in realtà solo e soltanto che: c’è stato un aumento del 110% tra gli adolescenti malati di anoressia/bulimia CHE CHIEDONO AIUTO TELEFONICO. Non sappiamo se, in valore assoluto, c’è un numero maggiore di persone malate di DCA, sappiamo solo che è aumentato il numero di persone che hanno usufruito di questo servizio. Se prima, supponiamo, venivano ricevute 10 telefonate al giorno, e oggi ne vengono ricevute 25, non vuol dire che ci sono più persone malate di DCA: magari il numero totale dei malati è sempre lo stesso (o magari è anche aumentato, ma il dato fornito non permette oggettivamente di arrivare a questa conclusione), solo che 15 malati in più rispetto a prima hanno deciso di chiedere aiuto. È aumentato il numero assoluto di adolescenti che si ammalano di DCA? Non lo sappiamo. Fino a che non verrà fatta una ricerca mirata in proposito, non potremo saperlo. Evincere il numero assoluto di persone affette da DCA sulla base del dato fornito dalla ChildLine, è IMPOSSIBILE.

L’articolo della FoxNews che vi ho precedentemente linkato, relativo ai college campus, è pure peggiore: gli autori citano informazioni tratte dal National Institute Of Mental Health dicendo che il 25% degli studenti che frequentano i college hanno un DCA. Okay, se consultate il sito del National Institute Of Mental Health non troverete da nessuna parte scritta una cosa del genere. Dicesi falsa informazione. L’altra statistica riportata, ho rintracciato essere parte di questo articolo che, notate bene!, a sua volta fa riferimento ad uno studio sull’alimentazione disordinata, NON sui disordini alimentari!

Alimentazione disordinata” e “disordini alimentari” hanno un suono simile, ma questo non significa in alcun modo che siano sinonimi!!

E dunque: il numero delle persone malate di DCA è veramente in forte aumento? Forse. O forse no.  

E' colpa dei mass-media?

Questo è uno dei tanti problemi relativi ai DCA: chiunque pensa di essere un esperto. Chiunque ha da pontificare teorie su quali siano le cause di anoressia e bulimia. Dato l’incremento dell’uso dei mass-media e dei social network negli ultimi anni, non stupisce che le persone mettano in connessione questo fatto con i DCA. La domanda allora è: cosa hanno a che fare i mass-media e i social network con i disturbi alimentari?

Risposta: poco e nulla.

Possono i mass-media, con i loro standard proposti, costituire in alcune persone una delle millemila concause che contribuiscono alla comparsa di un DCA? Sì, è possibile. Ma c’è un gap enorme tra il dire questo e il dire che “i mass-media, con i loro standard proposti, determinano la comparsa dei DCA”.

C’è questo libro pubblicato a Gennaio 2014, che a me sembra piuttosto folle, e che sarebbe mirato a dimostrare che chi utilizza costantemente FaceBook si ammala di DCA più frequentemente rispetto a chi non ne fa uso. Che questo sia vero o meno, non ci dice niente né sulle cause, né sui DCA in sé per sé. Io credo sia vero piuttosto il contrario: che persone malate di DCA (patologia che spesso e volentieri porta ad isolarsi da chi ci sta intorno) vanno più frequentemente sui social network per avere quella parvenza di vita sociale che si negano nella vita quotidiana per la paura di essere coinvolte in situazioni che implicano l’esposizione a compagnie e situazioni stressanti, che potrebbero minare la base del DCA stesso.

In conclusione: sappiamo poco e niente rispetto alla reale incidenza e prevalenza dei DCA. E, soprattutto, non ne sappiamo abbastanza per poterci permettere di fare dei paragoni, né sappiamo granché su ciò che causa, innesca, rinforza, precipita un qualsiasi disturbo alimentare. Gli articoli che vi ho linkato, ad una lettura superficiale, sembrano validi, ed è questa la cosa pericolosa. Però, pensate a questo: se leggeste da qualche parte che indossare i jeans causa un aumento dell’incidenza dei DCA, la prima cosa che pensereste sarebbe: “Ma che cazz…”… ma gli strafalcioni non hanno sempre un’apparenza palese. Si nascondono anche dietro dati verosimili. Ma verosimile non è sinonimo di vero. Tenetelo a mente ogni qualvolta leggete articoli o ascoltate servizi televisivi in merito ai DCA.

venerdì 2 maggio 2014

Come affrontare la strada del ricovero da un DCA

Fermo restando che psicoterapia e riabilitazione nutrizionale sono due pietre miliari per combattere contro il DCA, oggi vorrei condividere con voi qualche piccolo suggerimento, qualche strategia di auto-aiuto che io ho trovato utile, su come poter affrontare la strada del ricovero dall’anoressia/dalla bulimia nella quotidianità.

1. Riconoscere le vere problematiche. Il problema di un DCA non è in realtà il cibo in sé per sé: l’alimentazione rappresenta un comodo capro espiatorio che utilizziamo per coprire altri problemi sottostanti. Un importante primo passo, dunque, può essere rappresentato proprio dal cercare di capire qual è il vero problema che tamponiamo con sintomo anoressico o bulimico. Non è certo un passo facile, anche perché il sintomo esiste proprio per la necessità di nascondere a noi stesse in primis questi problemi (problemi che ovviamente sono assolutamente variabili da persona a persona), è la bugia che ci auto-raccontiamo per cercare d’ignorare questi problemi e fingere che non esistano. Ma esistono, e ci sono. E ci condizionano. Perciò, cercare di capire quali sono i veri problemi, in maniera tale da poterli affrontare direttamente, rappresenta un ottimo modo per allontanarsi dal DCA.

2. Nero su bianco. Qual è il vero problema che vi spinge a restringere l’alimentazione?/Qual è l’evento che vi è successo e che ha innescato un’abbuffata? Anziché seguire l’istinto che vi porta verso l’adozione di un comportamento alimentare erroneo, cercate di scavare a fondo, di rispondere a questa domanda, e di mettere la risposta nero su bianco, scrivendola su un foglio. Il tempo che impiegherete a scrivere ridurrà l’impulso all’abbuffata/vi farà ragionare sull’irrazionalità della restrizione alimentare. Inoltre, il mettere a fuoco la vera natura del problema che innesca il comportamento alimentare anomalo, rinforza la consapevolezza di quelle che possono essere situazioni “triggering”, affinché possiate in un secondo momento prepararvi psicologicamente qualora le doveste riaffrontare, o fare in modo di evitarle. E, magari, mentre scrivete vi viene in mente anche un’altra strategia di coping che non passi attraverso la restrizione alimentare/l’abbuffata.

3. Lavoro di squadra. Quando sorge una difficoltà a causa del DCA, può essere utile ed importante pensare che nessuna è sola. Che ci sono tante altre ragazze che stanno affrontando le stesse difficoltà e combattendo la stessa battaglia. Non c’è niente di male né niente di sbagliato nell’avere delle difficoltà: siamo umane, e la battaglia contro un DCA è dura e difficile, è normale attraversare dei momenti particolarmente complicati. Non pretendete che il vostro percorso di ricovero sia ineccepibile, le ricadute ne sono parte integrante. Ma ricordatevi sempre che potete ricadere e rialzarvi, nella consapevolezza che si possono sempre fare passi avanti, è che nessuna è sola in questa battaglia.

4. "Qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere?". Quando durante il vostro percorso di ricovero vi trovate di fronte ad una difficoltà, ad una situazione ardua da affrontare, chiedetevi sempre: “Qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere?”. Spesso è volentieri ci si fascia la testa prima d’averla battuta. Le cose che immaginiamo nella nostra mente le ingigantiamo, con il che frequentemente quando poi accadono davvero sono molto meno peggio di come le avevamo pensate. Figuratevi la peggiore delle ipotesi, e vedrete che non andrà mai così male. Magari non andrà a meraviglia, ma avrete comunque tutta la forza e la capacità di andare avanti e continuare a vivere.

5. Agite adesso. Per combattere contro l’anoressia/la bulimia… bisogna combatterci contro. Non rimandate a un domani che non arriverà mai, datevi da fare ORA. Perché combattere è l’unico modo possibile per cambiare le cose e non essere più preda del DCA.

6. Qui ed ora. La paura di combattere contro un DCA rappresenta in realtà una paura del futuro. Ancor prima d’iniziare a fare qualcosa, si cade preda della preoccupazione di cosa potrebbe succedere, e della difficoltà di immaginare una vita ove il DCA sia sempre meno presente. Per cui, quando vi ritrovate a rimuginare sul passato o sul futuro, concentratevi sul presente: vedete cosa potete fare in questo momento per cercare di stare meglio.

7. Piccoli passi. Da qualche parte ho letto che “even the longest journey starts witn a small single step”. Penso che sia assolutamente vero. Non pretendente l’impossibile da voi stesse, il “tutto & subito”. Fate un piccolo passo alla volta. Magari impiegherete più tempo, ma arriverete comunque a meta. Fate un piccolo passo, stabilizzatevi su quello, e poi andate avanti. Un po’ alla volta, prendendovi tutto il tempo che ritenete necessario per voi stesse, senza mettervi fretta.

8. Festeggiate ogni successo. Annotatevi ogni progresso che fate, per quanto piccolo esso possa essere. La consapevolezza che avete raggiunto dei risultati nella vostra lotta contro l’anoressia/la bulimia può essere utilizzata come propellente nelle ricadute o anche semplicemente nei momenti in cui percorrere la strada del ricovero pare farsi più difficile. Siate consapevoli che tante cose avete fatto, e tante ne potrete fare: non fermatevi. Mentre sto scrivendo questo sono le 15: il pomeriggio è giovane. La strada del ricovero che state percorrendo, anche.
 
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