Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 26 ottobre 2012

Relazionarsi ai commenti altrui

Poiché ho riportato il mio indirizzo e-mail in testa alla colonnina di destra del blog, molte di voi mi scrivono chiedendomi consigli in merito ai più svariati ambiti interenti anoressia e bulimia.

Dato che però, ultimamente, mi sono arrivate parecchie mail in cui mi viene richiesto come relazionarsi ai commenti che la gente fa in merito al peso e all’alimentazione, commenti fastidiosi, pungenti, o anche espressi con l’intento di incoraggiare, ma che comunque risultano inopportuni e che rappresentano dunque dei fattori di trigger per una ricaduta nel DCA, ho deciso di scrivere questo post in cui voglio condividere con tutte voi i miei pensieri al riguardo.

1. E’ inevitabile. Le persone fanno sempre commenti quando vedono qualcosa di anomalo, e non sempre pensano abbastanza nè a quello che dicono, nè a chi è la persona cui lo dicono. È inevitabile. Non c’è modo di prevenire questi commenti. Non c’è modo di evitarli nè di stopparli, quindi non perdete tempo nel tentativo di farlo. Risparmiate piuttosto le vostre energie per cercare una strategia di coping a questi commenti che sia differente da quella disfunzionale suggerita dal DCA.

2. Fate un respiro profondo. Prima di fare qualsiasi cosa – prima di sclerare, prima di mandare a fanculo la persona che vi sta di fronte, prima di fare un falso sorriso per poi scoppiare a piangere quando siete sicure che nessuno vi guarda, prima di essere soverchiate dai pensieri indotti dal DCA – respirate. Qualsiasi cosa diciate in risposta a quel commento, sarà una buona idea se vi date un attimo il tempo di pensarci. Se vi prendete qualche secondo, potrete riprendervi dal brutto impatto dato da quel commento, e concretizzare che le spiacevoli sensazioni che esso vi genera sono solo determinate dalla parte della vostra mente che è ancora vincolata al DCA, e che quindi voi avete anche una parte della vostra mente che è priva del DCA e che quindi è più forte di qualsiasi parola vi venga rivolta.

3. Non si tratta di voi, si tratta di loro. Quando qualcuno fa un commento sul vostro aspetto fisico o su quello che mangiate/non mangiate, quel qualcuno fa semplicemente un’osservazione oggettiva su una cosa che ha notato. Il commento è inerente quella specifica cosa, non la vostra persona in toto. E’ ovvio che la gente noti le anomalie, e quando le nota ci sta che le esprima ad alta voce. Ma se una persona critica quello che mangiate – al di là della maleducazione intrinseca nella critica – è probabilmente per il semplice fatto che, oggettivamente, il vostro comportamento alimentare è erroneo. Tutto qui. E’ un giudizio negativo sulla vostra alimentazione, non su di voi come persone. Quindi, non prendetela sul personale.

4. Siate consapevoli dei vostri limiti. Prima d’impergolarvi in una qualche situazione, provate ad immaginare come potrebbero andare le cose. Per esempio, se andate ad una festa di compleanno, provate ad immaginare chi sarà presente, quali saranno le cose che potrete fare, quali saranno i commenti che gli altri potrebbero fare su di voi. Se pensate di non essere capaci di reggere psicologicamente la situazione, e tutti i commenti che ne scaturiranno, evitate di andare ad infilatrici.

5. Siate consapevoli di chi è la persona che vi sta di fronte e lancia il commento. Purtroppo ci sono persone che continuano a pensare che un DCA è il capriccio di ragazzine egocentriche, l’hanno sempre pensato, e continueranno sempre a pensarlo. La mia risposta a persone che dicono una cosa del genere è un dito medio alzato o qualcosa di simile. Ci sono altre persone che sono disposte a comprendere cosa sia utile ed appropriato per una persona che ha un DCA, e cosa invece non lo è. Quindi, meglio parlare esplicitamente con loro di quali sono i commenti che possono darci fastidio e farci ri-precipitare verso il DCA, in maniera tale da evitare che questi possano in futuro farne. Conoscere la differenza tra la prima e la seconda categoria di persone può risparmiare un sacco di problemi.

6. Non cercate di giustificarvi. Non avete l’obbligo di spiegare per filo e per segno a chi fa un commento sul vostro corpo o su ciò che mangiate in cosa consiste il vostro DCA. È possibile rispondere a delle domande e fornire comunque informazioni minime. Se qualcuno vi dice che siete troppo magre, potete rispondergli semplicemente che state attraversando un periodo di particolare stress. Se vengono fatti commenti su ciò che mangiate, ditegli di non preoccuparsi perché siete seguite da un dietista al fine di poter mangiare nella maniera più corretta possibile. E’ la vostra vita, e il DCA è una cosa molto intima: non dovete parlarne con nessuno che non vogliate.

7. Potete decidere di non rispondere. Non è la stessa cosa del farsi mettere i piedi in testa di quando ci viene detto qualcosa e, pur volendo ribattere, rimaniamo senza parole. Non significa essere evasive. Significa fare una scelta per noi stesse. Alcune persone si potranno sdegnare. Va benissimo, è un loro problema. Il vostro obiettivo non è quello di rendere tutti felici. E per approfondire questo concetto, al prossimo punto.

8. Tenete bene a mente il vostro obiettivo. Quando le persone fanno qualche commento che vi fa star male in merito al vostro aspetto fisico o alla vostra alimentazione, ricordate sempre che il vostro obiettivo finale è quello di stare meglio. Di essere meno oppresse dalla vostra anoressia/bulimia. Questo è ciò che conta davvero: voi sapete che combattere è la cosa giusta da fare, perciò non lasciate che i commenti altrui vi buttino giù o vi tolgano la voglia di lottare. Perché voi sapete qual è la cosa giusta da fare per voi stesse.

9. Avete sempre la possibilità di fare una scelta. Le scelte sono difficili da fare, si sa. E la scelta più giusta da fare non è mai la più facile né la più divertente. A volte, pur sapendo qual è la scelta giusta, desidereremmo che fosse un’altra la direzione da prendere. Ma se c’è una cosa che possiamo fare per noi stesse, è combattere a prescindere da quel che possono pensare/dire gli altri della nostra lotta. Avete intenzione di scegliere una vita in cui possiate essere fisicamente sane, con la mente non più completamente devastata dalle ossessioni dettate dal DCA, anche se qualcuno potrebbe fare commenti sul fatto che avete ripreso peso, o preferite riscivolare tra le braccia del DCA, con tutto ciò che questo comporta? Decidere di combattere è sicuramente la scelta più dura e difficile, nell’immediato, ma quella che vi apporterà i maggiori benefici a lungo termine. Allo stesso modo, potete scegliere di dare le spalle a chi fa commenti indelicati su di voi, nel momento in cui percorrete la strada del ricovero. Potete cercare di avere quanto meno possibile a che fare con le persone che non sanno tenere la bocca chiusa, e cercare di circondarvi invece di persone supportive.

Spero che quanto ho scritto possa esservi in qualche modo d’aiuto, fatemi sapere cosa ne pensate.

 E se volete aggiungere qualche altro punto alla mia lista, mi piacerebbe lo faceste nei commenti! Siete tutte le benvenute!

venerdì 19 ottobre 2012

Anoressia: questo è per te.


Dear Anorexia, please, watch this video. It’s about what I want to say you. If you look, you can see it in my eyes: those are courage eyes. I don’t need you no more, and if you think otherwise… you are definitively blind. Life with you… it made me feel strong and in control, but now I know they were only lies you told me. I can do better without you – just want you to know.

(Cara Anoressia, per favore, guarda questo video. Riassume tutto quello che vorrei dirti. Se mi guardi negli occhi, te ne accorgerai: quella che ho iniziato è la danza del coraggio. Non ho più bisogno di te, e se tu la vedi diversamente… bè, vuol dire che sei completamente cieca. La mia vita con te… mi facevi sentire forte e in controllo, ma adesso so che erano tutte solo bugie. Me la caverò meglio senza di te – volevo solo lo sapessi.)

Traduzione (mia) del testo della canzone ("Skyscraper") che fa da soundtrack al video… che spero vi piaccia.

I cieli stanno piangendo, io sto a guardare, raccogliendo le lacrime nelle mie mani. Alla fine è rimasto soltanto il silenzio, come se non avessimo mai avuto scelta. Devi proprio farmi sentire come se non fosse rimasto più niente di me stessa? RIT:[Puoi prendere tutto quello che ho, puoi distruggere tutto quello che sono, come se fossi fatta di vetro, come se fossi fatta di carta. Vai avanti e prova a demolirmi, io mi risolleverò da terra come un grattacielo, come un grattacielo.] Appena il fumo che hai gettato nei miei occhi svanisce, io mi risveglio e ti districo da me. Pensi che potrebbe farti stare meglio il guardare le mie ferite che sanguinano? Tutte le mie finestre sono ancora rotte, ma adesso sono in grado di stare in piedi da sola. RIT: [Puoi prendere tutto quello che ho…] Va’, corri, corri, corri, io ho intenzione di restare ferma qui mentre ti guardo scomparire. Va’, corri, corri, corri, sì, è un lungo cammino verso il basso, ma io sono più vicina alle nuvole quassù. RIT: [Puoi prendere tutto quello che ho…]

venerdì 12 ottobre 2012

L'anoressia vista dall'esterno

(ovvero: perchè scrivo sempre che chi non ha vissuto l'anoressia sulla propria pelle non la può capire.) 

L’altro giorno ho letto un articolo che ho trovato su Inernet, a proposito degli studi svolti da V.S. Ramachandran e, nella fattispecie, si parlava della teoria della mente. Quel che vi ho trovato scritto mi ha fatto pensare a come le persone che non hanno l’anoressia/la bulimia (e, anche quelle che ce l’hanno, ovviamente) provano a comprendere l’affezione di un’altra persona.

Teoria della mente è il termine neurologico per indicare come si può provare a capire che cosa qualcun altro sta pensando. O, per dirla citando Wikipedia:

"La teoria della mente è l’abilità di attribuire stati mentali – credenze, intenti, desideri,ragionamenti, conoscienze, etc – a se stessi e agli altri, e capire che gli altri hanno credenze, desideri e intenzioni che sono differenti dalle proprie."

Se vedete qualcuno che sta cercando un bicchiere d’acqua, sicuramente penserete che quella persona ha sete. Dopotutto, è questa la principale motivazione per cui anche voi cerchereste un bicchiere d’acqua: perché siete assetate. Il bicchiere è un contenitore, l’acqua è un qualcosa da bere che disseta… Ta-dah! E non c’è bisogno che voi in quel momento abbiate sete per comprendere che qualcun altro può averla.

Cruciale per capire le motivazioni di qualcun altro, è il comprendere le proprie. Noi sappiamo cos’è la sete, sappiamo che l’acqua la fa passare, sappiamo che per ottenere questo risultato è necessario portare il bicchiere alle labbra e deglutirne il contenuto.

Dunque, vi starete chiedendo, ma tutto questo cos’ha a che fare con l’anoressia? Ebbene, la maggior parte delle ricerche che correlano i DCA con la teoria della mente sono relative ad eventuali deficit che le persone affette da anoressia o bulimia potrebbero avere in merito alle aree cerebrali che si occupano della comprensione. Uno studio condotto nel 2010, per esempio, ha evidenziato che le donne affette da anoressia avevano difficoltà a comprendere le emozioni altrui, il che è un aspetto della teoria della mente. Le donne affette da bulimia, invece, si mettevano più facilmente in sintonia con le emozioni altrui… ma solo se si trattava di emozioni negative.

Tutto ciò è certamente interessante, ma ancora non ci dice in che modo chi non ha mai vissuto un DCA possa comprendere cosa significhi averne uno. Non so se è mai stata fatta una ricerca mirata a tal riguardo, o come si potrebbe peraltro anche solo provare a misurare il grado di empatia di una persona comune nei confronti di una affetta da anoressia o bulimia. Ma fondamentale per comprendere le esperienze di chiunque, di qualsiasi cosa, è la teoria della mente.

Immaginate questo: qualcuna delle vostre colleghe di lavoro (o delle vostre compagne di classe) ha smesso di mangiare a pranzo un panino, e lo ha sostituito con un’insalata. Questa persona dice di voler perdere qualche chilo. Per una persona che non ha un DCA, questo significa semplicemente che la sua collega (o compagna di classe) si è messa a dieta per un po’. Come un sacco di gente a questo mondo, la vostra collega vuole essere più magra. Tuttavia, può accadere che, a differenza di quello che fanno la maggior parte delle persone, la “dieta” della vostra collega non s’interrompe quando lei perde qualche chilo. Va avanti e avanti, e lei continua a mangiare solo insalate anche quando è in evidente sottopeso. Così la persona che non ha un DCA immagina che la sua collega possa essere anoressica.

L’unico modo che ha a disposizione una persona che non ha vissuto un DCA per capire l’anoressia è fare riferimento alla propria esperienza. Molte persone, nel corso della propria vita, hanno seguito per un po’ delle diete. Si sono sottoposte spesso a controlli ponderali, si sono guardate e riguardate alle specchio, hanno provato vestiti di taglie diverse. L’anoressia è certamente molto più mentale, meno basata sulla fisicità, e sicuramente molto più estrema, ma la maggior parte della gente non ha mai trovato un piatto di spaghetti più ansiogeno di un piatto di serpenti vivi. Per cui, chi non ha vissuto un DCA conosce solo il classico “fare la dieta per un po’”, e questo è il loro unico punto di riferimento.

Questo, purtroppo, può essere “pericoloso” nel momento in cui una persona che non ha un DCA va a relazionarsi con una persona che invece ce l’ha. “Pericoloso” sotto più punti di vista: 1) Le persone credono di sapere cosa voglia dire avere un DCA solo perché hanno fatto qualche dieta e 2) l’anoressia viene percepita dagli altri semplicemente come il desiderio di dimagrire che viene portato troppo all’estremo. Certo, esistono persone che cadono in un DCA perché sono effettivamente sovrappeso, e il seguire una dieta gli prende troppo la mano, ma queste persone sono la minoranza. Per lo più, le persone che sviluppano un DCA non hanno, originariamente, problemi di peso, e la perdita di peso non è veramente il fattore motivante. Ciò che sottende un DCA è infatti il bisogno di controllo, la necessità di trovare una strategia di coping per tenere a bada l’ansia, il crearsi una “coperta di Linus” che possa momentaneamente celare tutti gli altri problemi della vita, il bisogno di sentirsi forti nell’autocontrollo più completo.

Provate a spiegare ad una persona che non ha mai avuto un DCA cosa sia la vostra anoressia. Provate a spiegargli quello che vi passa per la mente. Tutti capiranno il bisogno di dimagrire, perché è un qualcosa che in molti hanno provato sulla propria pelle. Anche se la motivazione che spinge a dimagrire è nei due casi differente, la sensazione provata è la stessa. Ma nessuno che non l’abbia vissuto può capire i sentimenti. E nessuno che l’ha vissuto può mettere in parole, esattamente, quelli che sono i propri sentimenti, e spiegare come la soppressione dell’ansia e la necessità di controllo siano il leit-motive dell’anoressia. Perché a un certo punto l’empatia non basta: si capisce veramente solo quello che si è vissuto.

In ogni caso… cosa ne pensate? Le persone che vi stanno intorno hanno difficoltà a comprendere il vostro DCA? Vi è capitato di provare a spiegarlo a qualcuno? Vi è sembrato che quelle persone dopo le vostre spiegazioni avessero un’idea più realistica, rispetto al solito stereotipo proposto dai media, di quella che è l’anoressia?

venerdì 5 ottobre 2012

Per combattere giorno dopo giorno...

E’ difficile percorrere la strada del ricovero, è difficile combattere giorno dopo giorno contro l’anoressia, ed è perciò comune e frequente trovarsi di fronte a momenti di difficoltà che appaiono insormontabili, avere delle ricadute, pensare di non potercela fare. Eppure, spesso sono proprio queste difficoltà che ci forgiano, è il decidere di tenere duro nonostante tutto che ci rende delle persone forti, è il rialzarsi da ogni ricaduta nell’anoressia che ci fornisce la possibilità di ricominciare a combattere con ancor più determinazione. Perciò, vorrei darvi alcuni consigli su come affrontare giornalmente la nostra battaglia quotidiana contro l’anoressia.

1. Nessuna è ciò che le è accaduto nel passato. Non importa quanto il DCA abbia impezzato la vostra vita in passato: il vostro futuro è ancora tutto da vivere. Voi non siete le ossessioni che l’anoressia vi ha messo in testa per tanto tempo. Voi non siete le ricadute nella malattia che avete avuto. Voi non siete necessariamente quello che siete state. Voi siete solo e soltanto ciò che pensate di essere in questo momento. Voi siete solo e soltanto quello che fate adesso contro l’anoressia: delle guerriere.

2. Concentratevi su ciò che avete, non su ciò che vi manca. Certo, potreste stare meglio sia fisicamente che mentalmente, potreste avere fatto più passi avanti, potreste avere meno fisse in testa, potreste… Ma pensare in questo modo non vi servirà a niente, salvo a farvi sentire in colpa, è il senso di colpa è notoriamente un inutile spreco di tempo. Pensate piuttosto a quello che di positivo avete fatto sinora, ai passi avanti che siete riuscite a muovere. Pensate a quali sono stati i vostri miglioramenti, e a cosa potreste fare per andare avanti in questa direzione. Lasciate andare ciò che avreste potuto fare, e concentratevi su quanto di prezioso avete realizzato sinora. E siete fiere di voi per questo.

3. Affrontare i veri problemi è basilare per combattere l’anoressia. La restrizione alimentare è un sintomo. Il corpo è un simbolo. Ma il vero problema, e ormai lo sappiamo tutte più che bene, non è il cibo o il peso… i veri problemi sono ben altri. L’anoressia è solo una strategia di coping, ma una coperta di Linus non cancella i problemi, serve solo a nasconderli temporaneamente. Per quanto sia estremamente difficile, è solo affrontandoli, in sede psicoterapica ma anche facendo introspezione, che possiamo risolverli, e così indirettamente allentare anche la morsa dell’anoressia.

4. Le ricadute sono parte inevitabile del processo di ricovero. Non deve andare sempre tutto bene per forza. Non è necessario sorridere sempre e ripetere che va tutto bene. Non c’è niente di così tragico nell’avere una ricaduta. Anzi, la ricaduta va vista in maniera propositiva: non come un fallimento, ma come un errore di percorso da analizzare per non doverlo ripetere.

5. Rialzarsi dopo una ricaduta è fondamentale. Prima accetterete questa verità, meglio sarà. È basilare trovare dentro di sé la forza per rimettersi in piedi dopo ogni sbandamento verso l’anoressia. È importantissimo darsi sempre la possibilità di fare un nuovo tentativo. Non potrete mai essere sicure al 100% che quel nuovo tentativo funzionerà, ma potrete essere sempre sicure al 100% che senza provarci non riuscirete mai a raggiungere il vostro obiettivo. Perciò, se siete ricadute, rialzatevi. Rialzatevi. Rialzatevi e rialzatevi ancora. È il solo modo per arrivare a meta.

6. Avete tutta la capacità di cambiare la vostra vita. Potete decidere di giocare impersonando il ruolo della vittima, lamentandovi di tutto quello che vi va storto e piangendovi addosso, e colpevolizzandovi per ogni errore che commettete. Oppure potete fare una scelta diversa: combattere. Combattere contro l’anoressia è una scelta, non un miracolo. Il ricovero da un DCA è un processo, non un evento.

7. Non ingigantite i problemi. L’anoressia tende a far sembrare come enormi problemi che rivestono scarsa importanza. Perciò non fasciatevi la testa prima di averla battuta, e cercate di osservare i dati di fatto sotto differenti punti di vista. Non fatevi prendere dal panico di fronte ad una difficoltà, ma cercate di valutarla per quello che è e di vedere come possa essere possibile il superarla.

8. Non c’è notte così lunga da impedire al sole di sorgere il giorno dopo. La cattiva notizia è che nulla dura per sempre. La buona notizia è che nulla dura per sempre. Centrato il punto? Niente è perenne, anche quella difficoltà che oggi sembra insuperabile. Ma d’altronde per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte.

9. Accettatevi. Lasciamo per un attimo da parte le frasi fatte su come e quanto dovremmo amarci. È complicatissimo amare se stessa per una persona che ha un DCA. Però, ecco, come primo passo, è importante per lo meno cercare di accettarsi per quello che si è, con tutti i nostri difetti che però nascondono altrettanti pregi… cercando di celare i primi e di mettere in evidenza questi ultimi.

10. Non siete sole. Ci sono persone che vi sono più vicine di quanto potreste pensare: i vostri genitori, i vostri familiari, i vostri amici. Sono tutte persone che fanno il tifo per voi. E se non vi sentite comprese da chi vi sta intorno, potete sempre venire qui: siamo in tante che stiamo combattendo, perciò continuiamo a farlo insieme.

11. Meglio una verità dolorosa che una bugia confortante. Le illusioni dell’anoressia sono meravigliose, però tali restano: illusioni. C’è altro da fare: affrontare la realtà. Solo così è possibile digerire la verità e mettere le basi per ripartire e costruire un futuro differente dalla rovina che potrerebbe l’anoressia.

12. Non potete controllare ogni singolo aspetto della vostra vita. L’aspetto fondamentale dell’anoressia, il motivo per cui si abbraccia così strettamente l’anoressia anche quando ci si rende conto che non è poi una scelta così felice come credevamo, è che essa dà comunque l’illusoria sensazione di avere il controllo. Il controllo è il cuore dell’anoressia. Però, se ci pensate, in realtà nella vita sono tantissime le cose che non abbiamo la benché minima possibilità di controllare. Occorre allora rispondere all’ansia che questa constatazione comporta: non si può cambiare il vento, ma si possono dirigere le vele. Si può decidere come reagire, sia da un punto di vista pratico che psicologico, ed è questo l’importante: non controllare, ma reagire.

13. Avete sempre la possibilità di fare una scelta. Non esiste un destino che vincola le persone a rimanere legate all’anoressia. Questa è solo la comoda scusa che tira fuori chi non ha voglia di farsi il culo combattendo. È sempre possibile fare dei passi avanti, ma dovete essere voi a volerlo davvero. A sceglierlo.

14. Date agli altri la possibilità di aiutarvi. Chiedere aiuto non è segno di debolezza, questo è solo ciò che l’anoressia vuole farvi credere. Viceversa, invece, chiedere aiuto è segno di grande forza interiore, responsabilità e maturità. L’anoressia è una malattia mentale, e noi come singole, perciò non possiamo opporci completamente a qualcosa che viene dalla nostra mente. Per questo è importante chiedere aiuto alle persone professionalmente competenti, nonché supporto da chi ci sta vicino nella vita di tutti i giorni.

15. Un nuovo inizio è sempre possibile. Ogni giorno è un nuovo inizio. Ogni giorno può essere il primo del resto della vostra vita. L’anoressia vi ha dato una lezione di vita, sebbene in negativo, e questo può rendere possibile il proiettarvi verso il futuro. Ogni momento può essere quello buono per cominciare a combattere contro l’anoressia. Cominciate adesso.
 
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