Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

sabato 26 marzo 2011

"Sentirsi grassa"

Premetto che, pur anoressica, non ho mai sofferto di dismorfofobia, quindi quello che sto per scrivere non scaturisce direttamente dalla mia esperienza personale, ma dalle conclusioni che ho elaborato parlando di quest’argomento con ragazze che ho conosciuto durante i miei vari ricoveri e che invece avevano anche questo problema. Questo semplicemente per dirvi che se scrivo qualcosa di erroneo o che comunque non vi torna, penso di avere qualche attenuante… In ogni caso, se avete vissuto/state vivendo la dismorfofobia e quello che scrivo non vi sembra congruente, mi farebbe davvero piacere se me lo faceste notare.

Grassa” non è un sentimento. Eppure, anche se sottopeso, ad alcune persone con DCA capita di sentirsi grasse. Improvvisamente, si sentono come se i vestiti che indossano fossero troppo stretti, la loro faccia troppo paffuta, il loro stomaco in via di espansione fino a raggiungere nuove, allarmanti dimensioni. Allora si comincia a pensare di aver ripreso peso, sale l’ansia, e si sente il bisogno ossessivo di fare qualcosa per dimagrire.

Bene, penso che quando ci si trova ad affrontare una situazione del genere, ci siano 2 cose fondamentali da tenere a mente:

1 – Si tratta di una sensazione temporanea.
2 – Si dice: “Mi sento grassa”, ma “grassa” non è un sentimento.

Si può essere arrabbiate, ansiose, frustrate, eccitate, contente, etc… - questi sono sentimenti. “Sentirsi grassa” non è un’emozione. E allora, perché questo sembra un’emozione così reale, angosciosa e stressante?

Secondo me, quando una persona dice che si “sente grassa”, in realtà vuol dire che sta effettivamente sentendo QUALCOSA. Solo che la vera emozione che si prova è così difficile e dolorosa da ammettere che rimane a livello incosciente: la testa allora catalizza la vera emozione e la rielabora trasformandola in negatività che viene focalizzata e riversata sul corpo. Riuscire a proiettare un emozione sul corpo fornisce un nemico concreto.

Se il problema effettivo fosse la “grassezza”, ci sarebbe un’univoca e valida soluzione: andare da un dietista e farsi aiutare a perdere peso in maniera graduale, fisiologica e sana. O, comunque, nell’ottica della persona anoressica, la soluzione a questo problema viene vista come la restrizione alimentare auto-imposta. Questo è molto più semplice che provare a relazionarsi con un problema esterno che potrebbe rischiare di andare completamente fuori controllo. Inoltre, il corpo fornisce una distrazione: se tutta l’attenzione è concentrata sulla fisicità, non c’è più spazio mentale per confrontarsi col vero problema.

Voglio perciò provare a dare qualche consiglio alle ragazze che stanno combattendo contro il loro DCA e che in certi giorni si “sentono grasse”, nella speranza che possano essere d’aiuto…

1 – Non concentratevi sul corpo. Uscite di casa per fare una passeggiata, telefonate ad un’amica… fate di tutto per distrarvi.

2 – State lontane dagli specchi. In quel momento non riflettono la vostra immagine reale ma l’immagine che vi proietta la vostra mente, quindi rischierebbero solo di peggiorare le cose.

3 – Non vi pesate. So che alcune di voi, dopo aver letto questa frase, staranno pensando: “Bè, tanto facile a parole, ma poi coi fatti è tutto un altro paio di maniche!”. Ma lasciate che vi dica una cosa: se vi pesate in uno di questi momenti in cui vi “sentite grasse”, in realtà non state cercando di rassicurarvi sul vostro peso reale. State solo cercando da parte della bilancia una conferma al fatto che vi sentite troppo grasse. Qualsiasi numero leggerete, per quanto basso. lo interpreterete in maniera negativa.

4 – Non adottate comportamenti alimentari restrittivi. Restringere in un momento del genere significa assecondare la distorsione indotta dal DCA. Questo contribuisce solo ad incrementare il problema. Ridurre l’introito calorico infatti porta solo a debolezza, irritabilità, instabilità che fomentano l’anoressia. Probabilmente, più restringerete e più vi “sentirete grasse”, questo perché vi focalizzate di più sul vostro corpo e quindi rinforzate il DCA.

E non dimenticate che, se non vi ci focalizzate troppo, questo “sentirsi grasse” tende ad andarsene spontaneamente. Non vi concentrate sulle bugie che la voce dell’anoressia vi racconta. Prestate fede solo alle vostre verità.

domenica 20 marzo 2011

Chiedere aiuto

Riconoscere di avere un DCA non è un qualcosa d’immediato. Al contrario, molto spesso, sebbene consapevoli che il nostro comportamento alimentare è erroneo, neghiamo persino a noi stesse di poter avere un DCA, di poter essere, in un certo qual modo, “malate”.

In alcuni casi non ci sembra che ci sia niente di sbagliato nel nostro rapporto col cibo o nel nostro pattern di pensieri, ma quel che più spesso accade è che, anche se consapevoli di quello che stiamo facendo, pur di portare avanti le sensazioni positive che l’anoressia ci trasmette, ci illudiamo auto-convincendoci che quello che facciamo non avrà poi chissà quali conseguenze sul nostro corpo, che comunque possiamo smettere quando vogliamo e ricominciare ad alimentarci “normalmente”, ignorando quelli che sono i veri bisogni del nostro corpo.

Le persone che ci circondano, ovviamente, molto spesso sono le prime a rendersi conto che c’è qualcosa che non va e cercando di farcelo notare. Molto spesso nella maniera sbagliata, essendo esterni al problema, ma in buona fede, con l’unico intento di darci una mano. Noi stesse, a volte, sentiamo che forse c’è qualcosa che non va e che magari dovremo parlarne con qualcuno.

Il problema, come saprà bene la maggior parte di noi che si sono trovate in questa situazione, è che in fin dei conti pensiamo di “non essere malate abbastanza”. E così temiamo che, parlandone con qualcuno, non saremmo prese sul serio. Pensiamo che se tutti non si precipitano ad aiutarci, significa che ancora non siamo magre abbastanza. Significa che ancora non siamo diventate invisibili abbastanza da poter essere viste.

NO.

Cosa significa esattamente “essere malate abbastanza”? Come si può definire una “malata abbastanza”? Lo si definisce tramite il peso? Tramite il BMI (IMC)? Tramite la taglia dei jeans?

Non ha nessuna importanza se siamo dentro il tunnel dell’anoressia da 3 giorni, da 3 mesi, da 3 anni o da 30 anni. Il punto è che stiamo MALE. Che ci siamo cadute e che tutto quello che in un primo momento ci sembrava di poter controllare è quello che, successivamente, ci si rivolta contro e ci controlla.

Se abbiamo un DCA, noi meritiamo di ricevere aiuto. E dobbiamo chiederlo. Non dobbiamo vergognarci. Non dobbiamo temere di essere considerate “deboli” per questo. Chiedere aiuto quando si è in difficoltà non è segno di debolezza, anzi, è segno di grande forza, responsabilità, maturità e intelligenza.

Perciò, se vi sentite completamente sole, se la vostra vita è un coacervo di scuse, bugie e segreti, se vi sentite stanche di cercare di nascondere il vostro DCA, se piangete chiuse in camera quando nessuno può sentirvi, se desiderate – nell’angolo più remoto della vostra testa e del vostro cuore – che qualcuno si renda conto che c’è qualcosa che non va, che qualcuno si renda conto che state male… non pensate al vostro peso. Non pensate al tempo da cui ci siete dentro. Pensate soltanto che avete bisogno e che meritate di ricevere aiuto. E dovete darvi perciò il diritto di chiederlo. Ci sono tantissime mani tese verso di voi, anche se magari in questo momento non ve ne rendete conto, pronte ad afferrarvi se solo gliene date la possibilità. Pronte a sostenervi durante il duro e difficile percorso sulla strada del ricovero.

Una diagnosi di DCA non è un qualcosa che si “guadagna” quando siamo magre abbastanza o quando si è vomitato un numero sufficientemente elevato di volte. Non è un qualcosa che si “guadagna” quando teniamo un comportamento alimentare errato da un TOT di anni. Semplicemente perchè non è un qualcosa che si “guadagna”.

Il principale problema dell’anoressia è che questa, col tempo, finisce per diventare la nostra identità. Nel momento in cui ci siamo in mezzo, infatti, l’anoressia prova a convincerci e ci promette che solo quando saremo visibilmente sciupate, quando saremo “malate abbastanza”, soltanto a quel punto valiamo qualcosa e necessitiamo di un riconoscimento.

Lasciate che ve lo dica, ragazze: non c’è promessa più deviata, vana e vuota.
Non cadete in questa trappola. Prima chiederete aiuto, più facile sarà iniziare a combattere. Nessuno merita di vivere con l’anoressia. Neanche voi. Voi meritate, viceversa, di sentirvi di nuovo vive. Dovete ricominciare a vivere. Anche se, lo so, la paura più grande sta proprio nel prendersi il rischio di darsi il permesso di vivere davvero. Ma è l’unica cosa che potete fare per voi stesse. L’unica che vale veramente la pena.

lunedì 14 marzo 2011

Iniziare il processo di ricovero

Molto spesso la cosa più difficile da fare è anche la cosa più giusta da fare.

Il ricovero dall’anoressia è una scelta. Una scelta costante. Ogni giorno dobbiamo rinnovare la nostra scelta di continuare a percorrere la strada del ricovero. Perché il ricovero è la nostra unica possibilità di non morire o comunque di non rimanere sedute in un angolo a guardare la nostra vita che scorre senza che noi riusciamo a prenderne le redini e a parteciparvi.

Ovviamente, bisogna fare un passo per volta, e va benissimo se i primi passi sono quelli più difficili, più duri, più piccoli e più lenti. Ma sono comunque passi avanti, passi che vale la pena di compiere.

Parte del processo di ricovero consiste nell’imparare a discernere quali sono i nostri veri pensieri, sogni, desideri, dai pensieri che invece ci ha messo in testa l’anoressia. Ricercare le Vere Noi Stesse. Capire quello che c’è dietro la maschera che il DCA ci costringe ad indossare… e con la quale, alla lunga, finisce per soffocarci. Perché l’anoressia può mentirci per un po’, ma non può farlo per sempre.

È importante chiedere aiuto nei momenti di difficoltà, senza aver timore di poter essere giudicate “deboli” per questo: viceversa, riuscire a chiedere aiuto è segno di grande forza e maturità. È una responsabilità e un dovere che abbiamo verso noi stesse.

Solo decidendo di iniziare il processo di ricovero potremo trovare in noi stesse la forza per combattere giorno dopo giorno l’anoressia, poiché in realtà siamo molto più forti di quel che crediamo.

Nel momento in cui dovesse esserci una ricaduta, dobbiamo immediatamente ricordare a noi stesse perché avevamo intrapreso la strada del ricovero e perché è necessario rialzarsi e ricominciare a combattere.

Altra parte del processo di ricovero consiste, se non nell’amarci, per lo meno nell’accettarci per quello che siamo. E questa è una delle cose più difficile che ci troveremo mai a fare. Ma la bellezza è in tutto, ed è anche dentro di noi. Dobbiamo solo imparare a tirarla fuori, perché è proprio quello che ci rende differenti dagli altri, tutte le nostre piccole imperfezioni, che ci rendono bellissime. Bellezza interiore, ragazze. Certo, la bellezza esteriore cattura l’attenzione degli altri, ma solo la bellezza interiore ne conquista il cuore.

Non abbandonate mai la speranza, non vi scoraggiate: percorrere la strada del ricovero è possibile. Molte ragazze al mondo lo stanno facendo in questo momento. Tutte noi possiamo percorrere questa strada giorno dopo giorno senza arrenderci.

Ricordatevi sempre di sognare. Cercate ogni giorno d’immaginare come diventerà la vostra vita nel momento in cui l’anoressia non ne sarà più la parte preponderante. Perché è solo senza l’anoressia che voi potrete essere qualcuno. Esprimete voi stesse in ogni modo possibile. E nel momento in cui arriverete alla fine della giornata senza aver ceduto alle viscide lusinghe e alle false promesse dell’anoressia, avrete davvero un motivo per festeggiare. Festeggiate ogni vostro progresso. E continuate a farne, continuate ad andare avanti, perché ne vale la pena. Fosse l’unica cosa, questa vale veramente la pena. Vivete la vostra vita. Non fatevi più vivere dall’anoressia. Io ci sto provando, e voi?

martedì 8 marzo 2011

Carissime ragazze, non siete sole

Questa è una lettera che vorrei condividere con voi. È una lettera di ringraziamento che ho scritto per tutte voi.

Carissime ragazze,

Anche se vi sentite perse, anche se la strada del ricovero vi sembra di una faticosità insostenibile, anche se siete in difficoltà nel combattere contro l’anoressia, anche se siete reduce dall’ennesima ricaduta, anche se vi definite “pro-ana”/”pro-mia”, anche se siete genitori preoccupati, o fratelli, sorelle o amici, amiche, GRAZIE MILLE di leggere questo blog. Grazie mille per i commenti che mi lasciate. Grazie mille per la vostra consapevolezza che avere un DCA non è un qualcosa di cui doversi vergognare, ma un qualcosa che richiede aiuto e supporto, una cosa contro cui bisogna combattere, come molte altre avversità della vita. Grazie mille per il vostro provare a combattere, giorno dopo giorno.

Non siete sole.

Io sono dall’altra parte dello schermo, e mando energia e pensieri positive a chiunque ne abbia bisogno. E fuori di qui, ci sono tantissime altre ragazze, ragazzi, adolescenti, donne e uomini che stanno combattendo la vostra stessa battaglia. L’anoressia fa sentire sole. Vi isola. Allontana tutto il resto del mondo, tutti gli altri. Vi fa sentire come se non ci fosse nient’altro che voi e la malattia. Ma, semplicemente, questo non è vero. Per ogni paia di occhi che leggono queste parole, ce ne sono molti altri che stanno cercando di vincere la stessa battaglia.

Andate Avanti a testa alta, anche se vi sentite l’acqua alla gola.
E affrontate un giorno alla volta – è l’unico modo per poter percorrere la strada del ricovero.
L’anoressia può essere, ad oggi, la vostra realtà – ma vuoi potete cambiare la vostra realtà.
VOI POTETE CAMBIARE LA VOSTRA REALTA’.
C’è gente che non lo sa. C’è gente che se ne rende conto troppo tardi. C’è gente che non afferra il concetto. C'è gente che non ci crede.

Ma è vero, ed è tutto qui. Voi potete cambiare la vostra realtà. Le cose non devono andare così per sempre, non dev’essere anoressia per sempre.
E potete cominciare il cambiamento oggi.

Con amore, comprensione ed incoraggiamento,

Veggie

mercoledì 2 marzo 2011

Cosa si guadagna nel ricovero

Molto spesso ho parlato di quello che l’anoressia ci ruba, ci fa perdere. Ci fa tante promesse, ma alla fine ci delude perché non ci dà quello che pensavamo/speravamo di ottenere, facendoci credere di essere l’unica nostra chance.

Bene, al contrario, oggi voglio parlare di tutto quello che si guadagna scegliendo la strada del ricovero, perché questa è una strada difficile, quindi capita spesso di scoraggiarsi pensando che non riusciremo mai a rimanere in carreggiata. So quanto mantenere la motivazione sia difficile.

Io stessa sto tuttora percorrendo la strada del ricovero, e naturalmente ci sono momenti in cui la trovo particolarmente dura, e in cui sento che potrei ricadere. Ma sono consapevole che questa strada è l’unica che può veramente farmi guadagnare qualcosa.

Cosa si guadagna nel ricovero?

Si guadagna energia.
Si guadagna rispetto per noi stesse.
Si guadagna forza sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista psicologico, che da un punto di vista emotivo/emozionale.
Si guadagna speranza.
Si guadagna la capacità di riuscire a vedere i colori laddove prima vedevamo tutto grigio.
Si guadagna decisione e determinazione a vivere. (A vivere VERAMENTE, non il simulacro di vita che ci concede l’anoressia!)
Si guadagna gratitudine. Sia quando la vita è dolce, sia quando è amara. Perché è comunque bellissima.
Si guadagna creatività. Senza bisogno di modellare il nostro corpo alla ricerca di quello che non riusciremo mai a costruire.
Si guadagnano nuove esperienze e ricordi felici.
Si guadagna il futuro e la capacità di fare sogni e rogetti.
Si guadagnano relazioni migliori con la gente che ci sta intorno.
Si guadagna la possibilità d’imparare ad usare la nostra voce per dire esplicitamente se c’è qualcosa che non va, senza timore di utilizzarla anche per gridate che, cazzo, stiamo male.
Si guadagna completezza.
Si guadagna la libertà da certe ossessioni e comportamenti compulsivi.
Si guadagna la capacità di sorridere e ridere di noi stesse.
Si guadagna flessibilità.
Si guadagna tempo da dedicare a quello che ci piace veramente fare.
Si guadagna una migliore condizione di salute.
Si guadagna sollievo dal circolo vizioso della restrizione e dell’esercizio fisico eccessivo.
Si guadagna capacità di concentrazione e memoria.
Si guadagna la possibilità di esprimere le Vere Noi Stesse.
Si guadagnano possibilità… e capacità di metterci in gioco accettando queste possibilità.
Si guadagna la consapevolezza che siamo speciali esattamente per quello che siamo, e non solo perché abbiamo un DCA.
Si guadagna profondità.
Si guadagna vita.

La strada del ricovero è una dura strada in salita. Combattere questa battaglia è sicuramente una delle cose più difficili che dovremmo mai affrontare.

Ma voglio ancora credere che ne vale la pena.
 
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