Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 26 ottobre 2012

Relazionarsi ai commenti altrui

Poiché ho riportato il mio indirizzo e-mail in testa alla colonnina di destra del blog, molte di voi mi scrivono chiedendomi consigli in merito ai più svariati ambiti interenti anoressia e bulimia.

Dato che però, ultimamente, mi sono arrivate parecchie mail in cui mi viene richiesto come relazionarsi ai commenti che la gente fa in merito al peso e all’alimentazione, commenti fastidiosi, pungenti, o anche espressi con l’intento di incoraggiare, ma che comunque risultano inopportuni e che rappresentano dunque dei fattori di trigger per una ricaduta nel DCA, ho deciso di scrivere questo post in cui voglio condividere con tutte voi i miei pensieri al riguardo.

1. E’ inevitabile. Le persone fanno sempre commenti quando vedono qualcosa di anomalo, e non sempre pensano abbastanza nè a quello che dicono, nè a chi è la persona cui lo dicono. È inevitabile. Non c’è modo di prevenire questi commenti. Non c’è modo di evitarli nè di stopparli, quindi non perdete tempo nel tentativo di farlo. Risparmiate piuttosto le vostre energie per cercare una strategia di coping a questi commenti che sia differente da quella disfunzionale suggerita dal DCA.

2. Fate un respiro profondo. Prima di fare qualsiasi cosa – prima di sclerare, prima di mandare a fanculo la persona che vi sta di fronte, prima di fare un falso sorriso per poi scoppiare a piangere quando siete sicure che nessuno vi guarda, prima di essere soverchiate dai pensieri indotti dal DCA – respirate. Qualsiasi cosa diciate in risposta a quel commento, sarà una buona idea se vi date un attimo il tempo di pensarci. Se vi prendete qualche secondo, potrete riprendervi dal brutto impatto dato da quel commento, e concretizzare che le spiacevoli sensazioni che esso vi genera sono solo determinate dalla parte della vostra mente che è ancora vincolata al DCA, e che quindi voi avete anche una parte della vostra mente che è priva del DCA e che quindi è più forte di qualsiasi parola vi venga rivolta.

3. Non si tratta di voi, si tratta di loro. Quando qualcuno fa un commento sul vostro aspetto fisico o su quello che mangiate/non mangiate, quel qualcuno fa semplicemente un’osservazione oggettiva su una cosa che ha notato. Il commento è inerente quella specifica cosa, non la vostra persona in toto. E’ ovvio che la gente noti le anomalie, e quando le nota ci sta che le esprima ad alta voce. Ma se una persona critica quello che mangiate – al di là della maleducazione intrinseca nella critica – è probabilmente per il semplice fatto che, oggettivamente, il vostro comportamento alimentare è erroneo. Tutto qui. E’ un giudizio negativo sulla vostra alimentazione, non su di voi come persone. Quindi, non prendetela sul personale.

4. Siate consapevoli dei vostri limiti. Prima d’impergolarvi in una qualche situazione, provate ad immaginare come potrebbero andare le cose. Per esempio, se andate ad una festa di compleanno, provate ad immaginare chi sarà presente, quali saranno le cose che potrete fare, quali saranno i commenti che gli altri potrebbero fare su di voi. Se pensate di non essere capaci di reggere psicologicamente la situazione, e tutti i commenti che ne scaturiranno, evitate di andare ad infilatrici.

5. Siate consapevoli di chi è la persona che vi sta di fronte e lancia il commento. Purtroppo ci sono persone che continuano a pensare che un DCA è il capriccio di ragazzine egocentriche, l’hanno sempre pensato, e continueranno sempre a pensarlo. La mia risposta a persone che dicono una cosa del genere è un dito medio alzato o qualcosa di simile. Ci sono altre persone che sono disposte a comprendere cosa sia utile ed appropriato per una persona che ha un DCA, e cosa invece non lo è. Quindi, meglio parlare esplicitamente con loro di quali sono i commenti che possono darci fastidio e farci ri-precipitare verso il DCA, in maniera tale da evitare che questi possano in futuro farne. Conoscere la differenza tra la prima e la seconda categoria di persone può risparmiare un sacco di problemi.

6. Non cercate di giustificarvi. Non avete l’obbligo di spiegare per filo e per segno a chi fa un commento sul vostro corpo o su ciò che mangiate in cosa consiste il vostro DCA. È possibile rispondere a delle domande e fornire comunque informazioni minime. Se qualcuno vi dice che siete troppo magre, potete rispondergli semplicemente che state attraversando un periodo di particolare stress. Se vengono fatti commenti su ciò che mangiate, ditegli di non preoccuparsi perché siete seguite da un dietista al fine di poter mangiare nella maniera più corretta possibile. E’ la vostra vita, e il DCA è una cosa molto intima: non dovete parlarne con nessuno che non vogliate.

7. Potete decidere di non rispondere. Non è la stessa cosa del farsi mettere i piedi in testa di quando ci viene detto qualcosa e, pur volendo ribattere, rimaniamo senza parole. Non significa essere evasive. Significa fare una scelta per noi stesse. Alcune persone si potranno sdegnare. Va benissimo, è un loro problema. Il vostro obiettivo non è quello di rendere tutti felici. E per approfondire questo concetto, al prossimo punto.

8. Tenete bene a mente il vostro obiettivo. Quando le persone fanno qualche commento che vi fa star male in merito al vostro aspetto fisico o alla vostra alimentazione, ricordate sempre che il vostro obiettivo finale è quello di stare meglio. Di essere meno oppresse dalla vostra anoressia/bulimia. Questo è ciò che conta davvero: voi sapete che combattere è la cosa giusta da fare, perciò non lasciate che i commenti altrui vi buttino giù o vi tolgano la voglia di lottare. Perché voi sapete qual è la cosa giusta da fare per voi stesse.

9. Avete sempre la possibilità di fare una scelta. Le scelte sono difficili da fare, si sa. E la scelta più giusta da fare non è mai la più facile né la più divertente. A volte, pur sapendo qual è la scelta giusta, desidereremmo che fosse un’altra la direzione da prendere. Ma se c’è una cosa che possiamo fare per noi stesse, è combattere a prescindere da quel che possono pensare/dire gli altri della nostra lotta. Avete intenzione di scegliere una vita in cui possiate essere fisicamente sane, con la mente non più completamente devastata dalle ossessioni dettate dal DCA, anche se qualcuno potrebbe fare commenti sul fatto che avete ripreso peso, o preferite riscivolare tra le braccia del DCA, con tutto ciò che questo comporta? Decidere di combattere è sicuramente la scelta più dura e difficile, nell’immediato, ma quella che vi apporterà i maggiori benefici a lungo termine. Allo stesso modo, potete scegliere di dare le spalle a chi fa commenti indelicati su di voi, nel momento in cui percorrete la strada del ricovero. Potete cercare di avere quanto meno possibile a che fare con le persone che non sanno tenere la bocca chiusa, e cercare di circondarvi invece di persone supportive.

Spero che quanto ho scritto possa esservi in qualche modo d’aiuto, fatemi sapere cosa ne pensate.

 E se volete aggiungere qualche altro punto alla mia lista, mi piacerebbe lo faceste nei commenti! Siete tutte le benvenute!

23 commenti:

V. ha detto...

io personalmente ho sempre reagito mentendo spudoratamente... sarebbe stato inutile spiegare a gente superficiale e ignorante ciò che non potranno mai arrivare a comprendere... sarebbe solo uno spreco inutile di energie... bel post. un bacio

Ilaria ha detto...

In questi anni ho adottato le tattiche più varie per evitare di rispondere alle domande altrui, riuscendoci anche abbastanza bene, devo dire.
Ora sto meglio. Ho cambiato scuola, amici, città. Nessuno qui sa quello che ho passato.
Eppure all'università mi trovo costretta a confrontarmi ogni giorno con BMI, calorie, e annessi vari, senza contare il fatto che le esercitazioni di calcolo bromatologico le facciamo in aula su noi stessi. Avrei potuto scegliermi una facoltà più gestibile, probabilmente.
Ora mi ritrovo catapultata indietro di anni, devo ricominciare a dare spiegazioni, le insegnanti si agitano quando vedono il mio pranzo, il termine "ipocalorico" mi accompagna costantemente.
E addio progresso...

Vele Ivy ha detto...

E' vero, spesso la gente commenta con una mancanza di sensibilità che mi stupisce ogni volta (vale anche per altri argomenti, es: avevo un cugino che non aveva figli e tutti gli chiedevano quando si fosse deciso a farne, per poi scoprire anni dopo che lui e la moglie non potevano averne, poverini)

Alice ha detto...

dire che questo post mi è stato molto utile (e tempestivo, visto che questa sera ho un compleanno e non ho chiesto se si tratta di una cena) è dire poco!
Grazie Veggie :)

Wolfie ha detto...

Davvero molto utile questo post!!!!!!!!!!!
Io effettivamente sono una di quelle persone che accusa molto il colpo dei commenti altrui, tendo a prenderla molto (forse troppo!!!!!) sul personale, e così ci rimango male, mi scoraggio, ci rimugino sopra per troppo tempo, e questo probabilmente è proprio ciò che vuole la malattia.
Sono però comunque d’accordo con il messaggio di base di questo post, e cioè, se ho ben capito, che dovrei curarmi di meno dei commenti che vengono fatti su di me. Anche perché, nella maggior parte dei casi, sono commenti che vengono fatti da persone che non mi conoscono bene, e quindi possono fare solo commenti molto “esteriori”, ma che poi effettivamente non rispecchiano la persona che io sono realmente; per questo dovrei imparare a prendermela di meno.
Bhé, forse è proprio questo uno dei punti che potrebbe essere aggiunto alla lista del post: considerare il fatto che le persone che parlano di noi, spesso e volentieri ci conoscono a malapena, quindi i loro commenti sono superficiali, e non ce la dobbiamo prendere perché un commento superficiale non dice niente rispetto a chi noi siamo veramente.

Anonimo ha detto...

Questo elenco di punti mi è piaciuto molto, ma vorrei aggiungere una riflessione che nasce dal mio aver superato dopo anni e anni (venti, per la precisione) i miei problemi alimentari: basta atteggiarsi da vittime.
Dire gli che gli altri sono brutti, sporchi e cattivi, solo perché hanno un cervello che funziona meglio del nostro, non aiuta a mettere a fuoco il problema.
Un amico ha tutto il diritto di dire 'ma sei scema'?, se impieghi ottanta minuti a mangiare uno yogourt. O 'ma che ha di sbagliato la tua testa?', se pesi 30 chili e dici che sei grassa.
Non è essere 'ciechi/cattivi/ignoranti', come ho letto spesso in questo blog, ma l'essere in grado di formulare un giudizio obiettivo. Il giudizio che ripristina le coordinate che con un DCA vengono irrimediabilmente perse.
Per me (che nei periodi peggiori ho avuto un BMI biafrano) espormi a certi giudizi è stato come trovare finalmente uno specchio che non deformasse la mia immagine.
E' stato così, però, perché ho rinunciato all'autocommiserazione del 'nessuno mi capisce' (atteggiamento, mi spiace, che in questo blog ho visto spesso).
A mio parere, uno dovrebbe riscoprire il valore terapeutico della vergogna: non vergogna dell'essere malato, ma vergogna del grottesco delle sue conseguenze.
Francesca

Anonimo ha detto...

Dimenticavo: un abbraccio virtuale a te e alle 'tue' ragazze, in ogni caso, e tanti in bocca al lupo: a volte occorre moltissimo tempo per sentire quel click, ma vorrei dirvi che arriva e che non è mai troppo tardi per allungare un gran morso alla vita.
Francesca

Marla ha detto...

Sono situazioni in cui inevitabilmente dobbiamo trovarci prima o dopo. E io sono sempre per il respiro profondo e il non rispondere. Perchè se rispondi vai a impelagarti in mille possibili svincoli e mille possibili domande a cui non vuoi\sai dare risposta. Anche perchè per dare una risposta e far si che gli altri capiscano bene , devi fare un sunto dettagliato della tua vita e quindi direi non è il caso ad una festa o cena che sia.
per come sono io non sono tanto daccordo su questo punto
"Siate consapevoli dei vostri limiti. Prima d’impergolarvi in una qualche situazione, provate ad immaginare come potrebbero andare le cose. Per esempio, se andate ad una festa di compleanno, provate ad immaginare chi sarà presente, quali saranno le cose che potrete fare, quali saranno i commenti che gli altri potrebbero fare su di voi. Se pensate di non essere capaci di reggere psicologicamente la situazione, e tutti i commenti che ne scaturiranno, evitate di andare ad infilatrici"
Non sono daccordo perchè è la chiave che mi spinge a fare l'eremita quel ragionamento. non posso reggere= non ci vado. E invece secondo me BISOGNA andare sempre. Certo con la consapevolezza di chi si è e di cosa ci si porta dietro -quindi non ti metti a fare a gare di chi mangià più caramelle- ma se non reggi una festa, una cena , un incontro ....bè reggi molte poche cose nella vita.alora quando sie davvero obligato ad affrontare una situazione difficile come fai?


In ogni caso, per quanto uno possa ignorare, passarci sopra, tapparsi un orecchio, gli altri sono e rimarranno sempre il nostro miglior specchio, il nostro metro di paragone per eccellenza. Purtroppo o perfortuna facciamo parte di un sistema da cui non possiamo uscire e al quale siamo costretti a relazionarci.


Un abbraccio veggie

Marla ha detto...

Ps: sono la vicky eero sull'altro profilo!!

Anonimo ha detto...

Ho letto un po' di post e volevo darti il mio personale in bocca al lupo per la tua vita. c'è da essere fieri per aver combattuto e vinto una sfida cosi grande.
brava.
celeste

Anonimo ha detto...

Ciao, sono una donnna di 40 anni con due figli. Da diversi anni soffro di anoressia. Ho letto alcuni tuoi articoli, ma nn ho capito bene tu sei guarita. Scusa i miei errori di grammatica, ma sono cresciuta e vivo in svizzera

La Ely ha detto...

Io sono una di quelle che la prende sempre sul personale purtroppo. Faccio la spiritosa, cerco di passarci su, ma niente da fare: dentro ci sto male.
Soprattutto su certi temi sensibili per me è davvero dura.
Ultimamente la domanda peggiore è "...e figli? Quando?"
Visti i problemi ginecologichi con cui combatto da 3 anni è la domanda più triste che mi si possa fare. Devo dire che ho imparato a distinguere comunque, ossia a mettermi nei panni della persona che pone tale quesito.
Se è un'amico/a sincera spiego, cerco di far capire. Se è una persona che a malapena conosco e mi chiede come mai ancora non abbiamo figli solo perché pensa sia una domanda come un'altra per spettegolare un po', allora mi incazzo un po' e rispondo che odio i bambini. Solitamente funziona.
Quel che voglio dire è che il consiglio migliore sarebbe proprio quello di fermarsi sempre a respirare e cercare di ridimensionare i nostri sentimenti, la nostra sensazione d'essere "sotto attacco".
Il che è tutt'altro che semplice: ci vuole esercizio all'autocontrollo senza negare del tutto ciò che si prova.
Ma piano piano qualche miglioramento si può fare.

Wolfie ha detto...

X Francesca:
Sebbene il tuo commento non sia rivolto a me in particolare, avendolo letto ed essendo una lettrice da lungo tempo di questo blog, che mi piace molto e in cui mi trovo molto, non posso fare a meno di risponderti, spero non ti dispiaccia.
Non ti conosco, quindi non la prendere sul personale: quello che sto per scrivere è basato esclusivamente sul contenuto del tuo commento, con cui non concordo.
Scusami se mi permetto, ma mi sembra che tu ti sia atteggiata un po’ da “maestrina”, che tu abbia fatto delle grosse generalizzazioni e che tu abbia messo giù giudizi racimolati leggendo qualche post in maniera superficiale (mi piacerebbe che tu mi indicassi quali sono i post o i commenti da cui si evince che o Veggie o qualcuna di noi altre velatamente scrive “povera me, sono anoressica-bulimica, vi prego commiseratemi”, perché io leggo e commento questo blog da anni e questa cosa non l’ho mai notata.). Il fatto che tu abbia avuto un dca per venti anni e che ora stai molto meglio non credo ti renda la depositaria di quelle che snoccioli perentoriamente come verità incontrovertibili sui disturbi alimentari. Io non mi rispecchio affatto nel vittimismo e nell’autocommiserazione che tu affermi essere propri di chi ha un dca. Se nella fase peggiore del tuo dca ti è capitato di comportarti da vittima, questo non significa che valga la stessa cosa per chiunque abbia un dca. E, allo stesso modo, non credo che avere un dca sia sinonimo di un cervello che non funziona o che comunque funziona peggio di quello altrui: è il cervello di una persona che ha dei pensieri in quel momento malati, ma questo non è sinonimo di disfunzione, ma semplicemente di patologia da curare nella maniera opportuna. E questo, perciò, non autorizza gli altri a trattare chi ha un dca in maniera maleducata. (perché se dici a una persona “ma sei scema?” non stai cercando di fargli aprire gli occhi, sei semplicemente un maleducato.) Mi va benissimo di ricevere un giudizio obiettivo, magari sul momento ci rimango male, però alla lunga so che mi serve, però nel dare questo giudizio obiettivo deve esserci anche la correttezza e il rispetto reciproco. Inoltre, io non vedo l’atteggiamento “nessuno mi capisce”: se siamo qui a scrivere è perché ci capiamo e ci vogliamo far capire, sennò non avrebbe senso il farlo. Ci capiamo e ci diamo spunti a vicenda. Sicuramente la tua vita e la tua esperienza è stata differente dalla mia (anche perché il mio problema è principalmente la bulimia, non l’anoressia, e non sono mai arrivata ad avere bmi particolarmente bassi), e ti faccio i miei sinceri complimenti per essere riuscita dopo tanti anni a lasciarti alle spalle la malattia, ma proprio perché siamo tutte diverse e viviamo tutte le cose in maniera diversa, ritengo un tantino “rigido” il tuo commento, che mi sembra piuttosto unifocale.

(Spero di non averti offesa, se così fosse ti chiedo scusa perché non era mia intenzione, così come non è mia intenzione fare polemica, ma semplicemente esprimere il mio punto di vista. E, anzi, ti ringrazio per il tuo incoraggiamento, perché in questa lotta quotidiana ce n’è sempre bisogno di testimonianze positive come la tua!!!!!!!!!!!!!)

Anonimo ha detto...

M.M.
Anche io mi ritrovo spesso a "combattere" contro commenti altrui relativi alla mia situazione.
Nella maggior parte dei casi, se provengono da persone che realmente mi vogliono bene, cerco di capirli .. magari anche io, nei loro panni e non conoscendo la malattia, mi comporterei allo stesso modo ...insomma, cerco di essere comprensiva ...
Solo che a volte sono commenti eccessivi ... sotto ogni punto di vista...
Ma tocca sempre a me ... sopportarli, o meglio, dar loro il giusto peso.
Ne ho parlato anche con una delle mie dott, che mi ha, in un certo senso, consigliato di ignorarli...proprio perchè, anche se non lo dò a vedere ci soffro molto e li trasformo in " ordinari" sensi di colpa.
Insomma, mi ha spiegato che i commenti, che a noi fanno male, provengono da persone che per quanto intelligenti, preparate, anche medici ... cmq, se non sono del settore, se non conoscono i meandri della patologia, non saranno mai adeguati e costruttivi.
Io faccio leva anche su questo ...

A presto
M.

Veggie ha detto...

@ Victoria – Penso sia corretto mentire per proteggere la propria privacy di fronte a gente superficiale che non ha nessun interesse a capire ma che si limita a giudicare… In fin dei conti, si sta parlando di un qualcosa di estremamente personale e riservato, quindi è bene parlarne solo con le persone che godono della nostra fiducia (oltre che ovviamente con i terapeuti).

@ Ilaria – Bè, credo che almeno adesso ti sarà un po’ più chiara – se non lo fosse stata sul momento – la risposta che ti diedi qualche tempo fa al commento in cui scrivesti della facoltà universitaria che avevi scelto… aggiungendo che io non ci sarei riuscita. E proprio per le stesse precise motivazioni che esponi tu nel tuo commento attuale. Però, cerca di vederla da un’altra parte: innanzitutto, hai iniziato adesso. Magari i sentimenti che provi in questo momento sono solo dettati dalla fase di transizione, che quando poi ti abituerai a certe cose diventeranno più meccaniche e ti colpiranno meno sul personale… E, nella peggiore delle ipotesi, se proprio vedessi che la strada che hai scelto ti fa regredire… la cosa più importante è la tua salute, fisica ma anche e soprattutto mentale: sei sempre in tempo a cambiare. Se l’obiettivo tuo è, come mi avevi scritto, di restituire parte dell’aiuto nella lotta contro l’anoressia che ti è stato dato dagli specialisti che ti hanno seguita, ci sono anche altre strade… decisamente più indolori. Ti abbraccio…

@ Vele/Ivy – Credo dipenda dal fatto che purtroppo c’è tanta gente che è estremamente superficiale… e non pensa adeguatamente prima di aprire bocca…

@ Alice – Saremo telepatiche, mia cara Alice… Grazie a te, piuttosto!... E spero che tu ti sia divertita al compleanno, al di là del pensiero della cena…

@ Wolfie – Proprio un’aggiunta azzeccata, niente da dire… In fin dei conti, le persone che ci conoscono davvero sono poche… ed è solo il parere di queste che è veramente importante… perché sanno chi siamo, e quindi quello che ci dicono ce lo dicono sicuramente a fin di bene…

Veggie ha detto...

@ Francesca – Ciao Francesca, benvenuta e grazie per aver lasciato il tuo commento!... Passo subito a risponderti, dunque!... Innanzitutto ti ringrazio per la tua riflessione, che sicuramente fornisce degli insight importanti, soprattutto perché viene da una persona che ha vissuto il problema del DCA, e quindi da un’esperienza di vita concreta. Io, per quella che è stata la mia esperienza nel DCA certamente inferiore alla tua quantomeno da un punto di vista temporale, non ho in realtà conosciuto molte “vittime” né molta autocommiserazione… ho conosciuto persone più o meno malate, più o meno dentro al DCA, ma quelle che si piangevano addosso le potrei contare sulle dita delle mani (e comunque, erano per lo più persone caratterialmente vittimiste, al di là del DCA…). Ciò non cambia ovviamente il fatto che, come giustamente scrivi, il DCA porti a maturare delle distorsioni mentali che alterano non semplicemente il rapporto con il cibo ma anche le interazioni con gli altri e, più in generale, l’approccio al quotidiano. Per cui, son d’accordo sul fatto che gli altri possano fornirci uno specchio sulla vita che è certo più realistico rispetto a quello fornito dalla malattia… questo però non autorizza, a mio avviso, la scortesia, la superficialità piena di stereotipi, la mancanza di tatto o la banalizzazione che molto spesso la gente riesce a tirare fuori di fronte a certi problemi. C’è modo e modo per far notare che c’è qualcosa che non va. (E questo lo penso in generale, non solo per quanto riguarda strettamente l’argomento DCA…). Riprendendo il tuo esempio, se io impiego 80 minuti a finire uno yogurt e un altro mi dice: “Ma sei scema?”, questo non mi sarà di alcun aiuto, anzi, nella migliore delle ipotesi mi fornirà un’ulteriore incentivo per evitare di mangiare qualsiasi cosa in pubblico (il che mi isolerà ancora di più, come se l’anoressia non isolasse già abbastanza…), nella peggiore restringerò ancora di più l’alimentazione per poter impiegare meno tempo ed evitare così certi commenti. Ma se io impiego 80 minuti a finire uno yogurt e un altro mi dice: “Perché mangi così lentamente? C’è qualcosa che non va?”, probabilmente mi farà capire che ho di fronte una persona preoccupata per me, e sarò più portata a ricercarla e a chiedere aiuto quando le cose dovessero mettersi peste. In entrambi i casi è stato espresso un giudizio obiettivo – la lentezza abnorme con cui lo yogurt viene consumato – ma la diversa formulazione può portare ad una diversa reazione da parte di chi riceve un certo commento. Non credo sia necessario essere brutali e ferire così una persona che ha già problemi su un versante, per aiutarla a ripristinare le coordinate.
In quanto al discorso del “capire”, avrai certamente letto uno dei post che ho scritto da poco, quello sulla teoria della mente, che spiega come mai secondo me chi non ha vissuto un DCA sulla propria pelle non lo può capire… (e anche questo, secondo me, non vale solo per i DCA, ma per qualunque cosa non si sia vissuta in prima persona…) Chi capisce c’è, ed è chi ha vissuto lo stesso tipo di esperienza. Ma il fatto che chi non l’ha vissuta non la possa capire, non implica un giudizio dispregiativo da parte mia ma solo una constatazione di un dato di fatto… e, soprattutto, non significa che comunque, pur non avendola vissuta, non possa parimenti essere supportivo e dare una mano a chi sta combattendo…
Ti abbraccio forte, e ti faccio tanti complimenti per il tuo percorso di lotta contro l’anoressia!…

Veggie ha detto...

@ Vicky (Marla) – Certo, anch’io sono d’accordo sul fatto che con gli estrani è bene lasciar correre… anche perché, come giustamente dici tu, non è che uno si può mettere a raccontare cose personali e private al primo che passa e fa un commento… In quanto al punto “Siate consapevoli dei vostri limiti”, secondo me il punto è che non bisogna fare sempre e comunque delle forzature… ovvio, in certi momenti è necessario affrontare delle cose (il mio esempio era semplicistico, ovviamente), ma ritengo che per farlo ci vogliano anche delle basi da un punto di vista psicologico, una non si può buttare allo sbaraglio, sennò poi rischia di avere dei regressi… Non evitare all’infinito, ma agire nel momento in cui scientemente si ritiene di essere in grado di far fronte ad una determinata situazione, quale che sia…

@ Celeste – Grazie mille per le tue parole… Non sono ancora “guarita” nel senso proprio del termine, quindi non so se si possa parlare effettivamente di vittoria, ma sicuramente sto combattendo e sì, in un certo senso combattere è già una vittoria… Continuerò a mettercela tutta, comunque: grazie per il tuo supporto!...

@ Anonima – Non ti preoccupare per gli errori di grammatica, altro ci mancherebbe!... Scrivi comunque molto meglio di tanti italiani nati e cresciuti in Italia che conosco!... Per quanto riguarda l’essere guarita, come ho scritto in vari post, io non credo di essere propriamente “guarita”. Sono sicuramente fuori dalla fase peggiore dell’anoressia, ma so di non potermi considerare “guarita”. Del resto, trovo la parola “guarigione” inappropriata per malattie come i DCA, indicando con il termine “guarigione” (in senso strettamente medico) la completa remissione di tutti i segni e i sintomi, sia fisici che psicologici, inerenti una determinata malattia. La mia personale opinione è che non si possa guarire da un DCA nel senso proprio del termine: per quanto il peso corretto possa essere recuperato, rimarrà sempre in noi qualcosa di questa malattia, una vocina nella testa, un approccio non proprio spontaneo al cibo, una tentazione. Tuttavia, credo fermamente nel fatto che sia assolutamente possibile avere una remissione dell’anoressia. Avere una remissione significa che la voce dell’anoressia è sempre presente da qualche parte dentro di noi, e parla… ma che noi decidiamo scientemente, giorno dopo giorno, di non assecondarla, seguendo uno stile alimentare e uno stile di vita regolari. Essere consce della presenza interiore dell’anoressia, ma avere un corpo sano ed utilizzare strategie di coping differenti dalla restrizione alimentare: ecco cos’è la remissione, ed ecco il punto in cui mi colloco io.
Un abbraccio stretto…

Veggie ha detto...

@ La Ely – Guarda che non è mica poi così strano prenderla sul personale… anzi, voglio dire, è normale, vista la sfera toccata da certi commenti. Come, perciò, è normale starci male… quindi, secondo me, quando s’incappa in una situazione del genere, la cosa migliore sarebbe di cerare di soppesare la validità del commento, considerando che spesso viene fatto da persone che fondamentalmente non ci conoscono, e che quindi non hanno magari troppa sensibilità nei nostri confronti…Certo, hai ragione: è tutt’altro che semplice… bisogna imparare poco a poco…

@ M.M. – Se chi fa certi commenti è una persona che consideriamo amica, è giusto non essere troppo severe nei suoi confronti… perché, se è un amico, qualsiasi cosa dica sicuramente non la dice con l’intenzione di ferire o di nuocere… sennò non sarebbe un amico… Però è anche vero che è difficile cercare di far finta di niente quando vengono dette cose che danno campo a una malattia contro cui stiamo combattendo. Ti ringrazio per il tuo suggerimento, secondo me è molto giusto… credo proprio che la tua dottoressa abbia ragione… non è facile ignorare certi commenti, ma è pur vero che col tempo ci si può allenare a farlo… e aiuta pensare che vengono detti da persone esterne alla malattia, che perciò non possono necessariamente circostanziare quel che dicono nella giusta maniera…

Anonimo ha detto...

Grazie per la tua risposta. Ti avevo chiesto perche da lunedi prossimo inzio un ricovero, una prova perche ho lottato contro tutti e in primis contro me stessa per artivare e decidermi di darmi almeno la possibilta. Nn sara un ricovero stazionare, ma ho la possibilita di tornare a casa la sera, una prova di due settimane e poi si vedra...ma ora che si sta avvicinando il momento sento tantissimi dubbi, perche come dici tu nn é che uno arriva al bmi di 18 e sia guarita. Allora mi dico ma se cmq la mia testa continuera a farmi sentire in colpa ogni volta che bevo anche solo un bicchiere di acqua in piu, chi le lo fa fare, di lasciare i miei figli per segiure una terapia che cmq nn porta alla guarigione? Sono confusa, da una parte vorrei cambiare, ritornare quella di una volta, dal altra il solo pensiero di prendere anche solo 100 grammi mi crea ansia.

Veggie ha detto...

@ Anonima – Figurati, grazie a te per essere passata di nuovo di qua. Guarda, come ti dicevo anche nell’altro commento, secondo me hai fatto benissimo a darti questa possibilità del ricovero… Ogni possibilità, in sé, è sempre positiva: perché è un tentativo che fai per te stessa. Inoltre, niente è coercitivo: vedi come va, se senti che può esserti utile (anche se difficile e duro, inevitabilmente…) vai avanti, se ti accorgi che non è utile (ma te ne devi accorgere te, non stare ad ascoltare quello che ti dice la malattia!), puoi sempre fare un passo indietro… Però, intanto per lo mano ti sei aperta una nuova strada… Poi, è ovvio che il B.M.I. e la guarigione sono due cose a se stanti… ma ciò non significa che la terapia non ti porterà a stare meglio, anzi, viceversa: è proprio seguendo una terapia con persone competenti nell’ambito dei DCA, che ti verranno fornite nuove armi e risorse per relazionarti e battere ciò che in questo momento ti fa stare male… I pensieri che ora ti creano ansia sono proprio quelli che devi esternare in terapia, affinché il terapeuta possa insegnarti come vivere quelle stesse cose attutendo l’ansia stessa… perché è proprio questo lo scopo della terapia: non arrivare a un B.M.I. di 18, ma avere le risorse necessarie per combattere i pensieri ansiogeni ed opporsi così alla malattia…

Anonimo ha detto...

Volevo solo esporre un mio dubbio... Molto spesso mi ritrovo in situazioni che non sopporterei... Che di fatto non sopporto. Ma mi ci metto lo stesso.
Combatto tra anoressia e bulimia, tra abbuffate frustranti e conseguenti restrizioni alimentari che mi riportano al peso che mi dà serenità (che in realtà non esiste...)
Ora, quante volte ho pensato di smetterla di riempire il frigo con cose che adoro, ma che non mangerei... E poi, una volta ogni dieci giorni, lo svuoto. Mi sento così frustrata che lo svuoto, permettendo così che il cibo che amo diventi "cattivo" perchè ovviamente ingurgitandolo senza distinzione ottengo solo 4 chili in più di ritenzione, aria, indigestione e dolori di stomaco. Ed il giorno dopo ho una scusa in più per digiunare. Per detestare il grasso (immaginario?) che mi vedo addosso.
è tutta una scusa per rigettare quella normalità che tanto desideravo... A cui ero tanto vicina (non sono più sotto peso per due chili disgustosi...)
Però, io continuo a riempire il frigo. Ed ogni volta tento di non svuotarlo. Ogni volta combatto l'ansia ed il desiderio di svuotarlo. Prima non la reggevo, l'ultima volta ho resistito due giorni. Sarebbe più semplice mangiare una cosa "buona" al giorno con moderazione come fanno tutti, ma per quello non sono pronta. Però io merito un frigo pieno delle cose che mi piacciono. Perciò ritorno sempre imperterrita a riempirlo. Ad andare a quella festa di compleanno. Ad andare a quel ristorante. Perchè oggi prenderò un pesce scondito e mi sentirò osservata. Ma domani prenderò una bella pizza. E se non sarà domani sarà dopodomani. E me la gusterò senza dovermi riempire lo stomaco di cibo per sentirmi male ed arrivare ad odiarla.
Riempio il frigo per questo... Perchè evitarlo sarebbe assecondare il DCA. Combatterlo significa anche andare contro ciò che ci meritiamo sebbene ci causi disagio. E non smetterò mai di provarci...

Veggie ha detto...

@ Anonima – Certamente ognuna di noi ha le proprie “tattiche” per combattere contro il DCA… che si confanno anche a quello che è il proprio carattere… Sicuramente è sbagliato assecondare i pensieri del DCA, però secondo me anche forzare troppo la mano non è utile, perché si rischia di reiterare in inciampi che poi non fanno altro che confermare l’erronea convinzione che sta spesso alla base di un DCA, ovvero che come persone siamo un fallimento. Bisognerebbe trovare un giusto limite tra il non assecondare il DCA, e il non imporci sforzi che siano superiori alle nostre possibilità in questo momento di contrastare la voce del disturbo alimentare… Ad ogni modo, qualsiasi metodo si usi, in qualsiasi modo lo si faccia… la cosa veramente importante è non smettere mai di combattere.
Ti abbraccio forte…

Anonimo ha detto...

Ti abbraccio forte anche io, grazie... Per tutto :)

 
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