Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 23 novembre 2012

Consiglio per le evitanti

Girovagando su Internet ho trovato una frase che ha attirato la mia attenzione:

"Emotivamente, tutto quello che vuoi è scappare. Ma per quella che è la mia esperienza, se fissi il pitbull che sta nel giardino di qualcuno, è meglio che rimani immobile dove sei. Affronta il problema. In questo modo, non può darti un morso nel didietro”. 

Generalmente, chi ha un DCA tende a scappare via dai veri problemi ad esso sottesi. Lo stesso concentrare l’attenzione sulla restrizione alimentare è un modo per non fissarla su qualcos’altro. Il fatto è che i problemi non se ne vanno solo perchè ci si concentra su pensieri e si hanno una serie di comportamenti tipici del DCA. Restano lì. E, se non li affrontiamo ma continuiamo a nasconderci dietro l’anoressia, aumentano sempre di più.

La frase che ho citato all’inizio del post centra bene il concetto di che cos’è il “ricovero” dall’anoressia: imparare ad affrontare i pitbull faccia-a-faccia. L’anoressia ci permette di evitare i problemi della vita quotidiana che ci spaventano e che pensiamo di non essere capaci di affrontare. Si corre via, il che sul momento può apparire come una “liberazione”, ma poi si finisce inevitabilmente con un bel po’ di morsi nel sedere. Sebbene l’impulso sia quello di voltarsi e correre via quanto più velocemente possibile, quel che bisogna imparare a fare è rimanere ferme ed affrontare i veri problemi.

L’evitamento è, secondo me, uno dei motivi per cui è così difficile separarsi da un DCA. Nel momento in cui canalizziamo tutte le nostre energie nell’anoressia, ogni qualsiasi altro aspetto della nostra vita (problemi compresi, quindi) sfuma. Tutti i pensieri si centrano, a seconda del tipo di DCA, sulla restrizione alimentare, sulle abbuffate, sulle condotte di compensazione, e tutti gli altri problemi sembrano ben meno… problematici. Perché diventano secondari al DCA stesso. Tutti i veri problemi che abbiamo possono essere paragonati ai pitbull: ne fuggiamo via. E loro ci mordono nel didietro. E più corriamo via, più i loro denti affondano.

E non dimentichiamo che la stessa anoressia, inizialmente vista come una “soluzione”, finisce per creare essa stessa dei problemi, dei nuovi pitbull. Si cade tanto più nella spirale discendente di un DCA quanto più si cercando di evitare i problemi che il DCA stesso crea. Perché sembra più semplice evitarli ponendo il DCA stesso in qualità di schermo, che affrontare tutti i casini della nostra vita cercando di fare ordine.

Tuttavia, l’evitamento dei veri problemi dà sollievo a breve termine: sul momento si ha certamente una riduzione dell’ansia, ma quella stessa ansia continua ad accumularsi a monte, e questo innesca una sorta di circolo vizioso che rinforza il DCA per fornire uno schermo ancora maggiore all’ansia, e così via. Affrontare i problemi, quali che siano (relazionarsi con gli altri, accettare il proprio ruolo in una situazione negativa, mangiare quei particolari cibi…) è certamente molto più duro e difficile, però non è un palliativo, a differenza dell’anoressia. Sul momento si sta peggio, ma affrontare quei problemi arrecherà benessere a lungo termine.

Una delle cose più difficili da fare in un percorso di ricovero è smetterla di scappare dai problemi da cui vorremmo solo scappare. L’anoressia non è un modo per cancellare i problemi, è solo un modo per evitarli… e per evitare la vita. Eppure bisogna imparare ad affondare tutto quello che ci ha fatte ammalare. Ed è difficile. Molto difficile. Perché siamo così abituate all’evitamento, che affrontare i problemi e la vita fa un’immensa paura. Eppure, anche questo è un passo avanti sulla strada del ricovero, anche questa e una sfida. E non c’è nient’altro da dire tranne: afffrontiamola a testa alta.

13 commenti:

Wolfie ha detto...

Sono completamente d’accordo con questo post, all’inizio anch’io vedevo il dca come una sorta di “rifugio sicuro”, un qualcosa che avrebbe potuto tenermi al riparo dalle avversità della vita, senza rendermi conto che esso stesso rappresentava un’avversità della vita.
Affrontare i problemi che stanno dietro al dca è tutt’altro che semplice, e del resto se lo fosse non avremmo bisogno del dca per porvi un freno, però alla lunga è davvero l’unica cosa possibile da fare, per quanto difficile, per quanto dolorosa, perché più si va avanti e più le cose si fanno caotiche, e il dca stesso contribuisce ad ingarbugliarle.
Inizialmente il dca appare come una cura a tutto, poi però col tempo diventa esso stesso la malattia da curare. Ne rimaniamo intrappolate soltanto perché continuiamo per molto tempo a contemplarlo come un male minore rispetto al male maggiore che è rappresentato dal dover affrontare gli altri veri problemi.
Ma io, affrontandoli con l’aiuto della mia psicologa, col tempo mi sono accorta che tutti questi problemi che mi parevano insopportabili e inaffrontabili, e che perciò avevo mascherato con la bulimia, non erano poi così enormi come li immaginavo prima di affrontarli. Perciò occorre davvero cercare di affrontare i problemi per renderci conto della loro effettiva entità, e così ci accorgeremo che dentro di noi c’è molto più di un dca, ma c’è tutta la forza necessaria per affrontare i nostri veri problemi e correggere quello che non ci va.

Fabiana ha detto...

Sono d'accordo con te. Basta scappare dai problemi della realtà.
Quando ci si ammala di dca si tende a chiudersi in un proprio mondo, in una dimensione dove il pensiero unico e principale è il cibo...
Io ci sono ancora dentro, ho iniziato un percorso di guarigione, ma posso dire di aver quasi buttato via un mese di questo percorso perché non riuscivo a portare all interno della terapia di gruppo le mie vere problematiche.... adesso mi rimangono due mesi che cercherò di sfruttare al massimo, con l'impegno di non fuggire più dalle mie paure e dai miei problemi, di non rifugiarmi più nel mio mondo ma di affrontare il tutto come una guerriera ...

semper eadem ha detto...

passi da me?

(Mai più)Enigma ha detto...

Ciao Veggie!!
Faccio un po' di pubblicità al nostro spot sui Disturbi Alimentari qui...
Vorrei che lo guardaste tutte! E vorrei sapere la vostra opinione!!!
http://www.youtube.com/watch?v=rrhTCL656ug&feature=youtu.be

GaiaCincia ha detto...

D'accordo al 100%, scappando dai problemi te li porti comunque dietro, quello che prima era un problema delle dimensioni di un topino diventa grande come una balena.

@(Mai più)Enigma: ho aperto il link ma mi dice che il ideo è stato rimosso... :-/

Ho organizzato un "post a catena", ti va di partecipare?
Female Heroes chain-post
Mi piacerebbe sapere quale sia la tua eroina preferita ;)

(Mai più)Enigma ha detto...

a breve ripubblicherò il video ufficiale in HD! vi aggiornerò qui e sul mio blog ;)

Jonny ha detto...

Affrontare i veri problemi sottesi alla stronza di anoressia è un’altra delle cose che rende fottutamente difficile il distaccarsene. Perché ci s’incatena alla schifa di anoressia proprio al fine di non vederli, quei maledetti problemi. Ed è per non vederli che s’indossa la maschera dell’anoressia. E più passa il tempo, più è dannatamente difficile ammettere di fronte a se stesse di non essere ciò che la stronza di anoressia ci ha fatto sempre credere di essere. Io, porca puttana, non riesco neppure a pensare di non essere la persona che ho sempre dipinto fino ad ora. Cazzo se non ci riesco ad ammettere di non essere la più tosta di tutte (fottutamente presuntuosa, come al solito), e soprattutto a smettere di seguire le mie cazzutissime regole di vita, che mi hanno sempre dato quella forza, quella parvenza e sensazione di controllo ed invincibilità. Non riesco ad accettare il fatto di avere delle schife di debolezze, delle fottute paure, delle dannatissime cose irrisolte. Perché, diamine, io sono sempre stata quella forte, quella con i coglioni e i controcoglioni, quella che non si arrende mai, quella che manda tutto il mondo a fanculo, quella stronza che ottiene sempre tutto ciò che vuole. Ma si è trattato soltanto di una merda di maschera, la maschera dell’anoressia. Indossata per chi, poi? Per cosa, cazzo?

(Mai più)Enigma ha detto...

Ecco l'indirizzo dello spot =) http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=8ITpmWtQNM8

justvicky ha detto...

Essendo io un ottimo corridore ho riflettuto un sacco su questo. E personalmente credo che tutti sono portati a darsela a gambe o quanto meno raggirare l'ostacolo. Credo un po' faccia parte dell'essere uomini. SOno pochissime le persone che arrivano di petto immediatamente sulle cose, a meno che non siano costrette, s'intende. Che un dca sia una scappatoia non discuto. però , e qui parlo per me, a volte è solo la stampella che ti da "coraggio" per fare qualcosa. o la valvola di sfogo. Se devo fare un compito in classe molto molto difficile lo faccio. Studio i 3 giorni prima e per non ascoltare la voce "non ce la farai mai, è troppo e tu sei stupida" eccola lì la stampella.Però di fatto poi do il test .
Quando uno inizia a scappare , inizia a rimanere a letto per giorni o dare buca al mondo, quello sì è il vero problema. Però (sempre nella mia esperienza) fa parte delle cose a llungo termine. Sono i risvolti, le pieghe , che prendi solo dopo un po'. E più che scappare, personalmente è un fregarsene vero e proprio . E generalmente avviene quando realizzo quasi del tutto cosa sto facendo e dove mi sono infilata.

Veggie ha detto...

@ Wolfie – Hai scritto delle cose assolutamente giuste… Spesso è proprio il non affrontare i problemi e il rimuginarli che li fa trasformare in ostacoli mentali molto più grandi di quanto non siano poi in realtà all’atto pratico… Ma quando s’incomincia a lavorare su ciò che sta dietro al DCA, ecco che la malattia s’indebolisce automaticamente… e noi troviamo nuove vie per risolvere quello che ci fa stare male… Ti abbraccio…

@ Pulce – Non è mai facile iniziare un percorso d’introspezione… e non è mai facile smettere di scappare dai veri problemi, perché è proprio per questo motivo che abbiamo scelto l’anoressia come strategia di coping… Ma, sai, io non credo che tu abbia buttato via un mese… perché aprirsi all’interno di un gruppo è estremamente difficile… e non è strano che ti ci sia voluto un po’ a scioglierti… Intanto, in questo mese, hai ascoltato e condiviso, e questo è già tanto… adesso ne hai ancora 2 per continuare a lavorare su te stessa… e naturalmente dopo potrai intraprendere una psicoterapia individuale, se lo vorrai, perciò… non arrenderti, guerriera della luce!... Io faccio il tifo per te…

@ semper eadem - Volentieri!...

@ (Mai più)Enigma – Pubblicità più che benaccetta!!... ^___^ Bellissimo lo spot, tra l’altro!... Mi è piaciuto un sacco, dice cose assolutamente vere…

@ GaiaCincia – Come non quotarti?!... Dovremmo, pian piano, cominciare ad affrontarli questi problemi, uno dopo l’altro…

Veggie ha detto...

@ Jonny – Hai ragione, l’anoressia fornisce una maschera funzionale perché permette di celare alla nostra vista tutti quelli che sono i problemi che demandiamo ad un comportamento sintomatico, in cui incentriamo tutto… Ma col tempo ci si rende conto che quella maschera non ci protegge, anzi, ci soffoca… ed è qui che bisogna cominciare a lottare per liberarsene… e bisogna farlo per noi stesse e per nessun altro…

@ justvicky – Sono d’accordo sul fatto che è difficile affrontare i problemi di petto a prima botta… e certamente la mente umana è portata a pensare prima a come aggirare l’ostacolo, e poi a come affrontare il problema… e questo come discorso generale. Però, entrando più nel merito del discorso DCA… indubbiamente il DCA è un’ottima strategia di coping… e può anche parere un modo per aggirare altri tipi di ostacoli… ma questo in genere avviene all’inizio, quando non c’è la piena consapevolezza della malattia con tutti i risvolti, fisici e psicologici, che la malattia comporta… che è un po’ il punto dove siamo noi adesso, direi. A questo punto, io credo che siamo perfettamente consapevoli che il DCA non è un modo per aggirare l’ostacolo, e che la vita ci mette comunque di fronte a quei problemi che prima avevamo cercato di nascondere dietro l’anoressia, ma che alla fin fine sono sempre lì. Per questo penso che, dato il percorso fatto e il livello di consapevolezza, abbia poco senso continuare a scappare… perché alla fine verremo comunque messe spalle al muro da noi stesse. Sono d’accordo sul fatto che l’anoressia possa essere una valvola di sfogo… ma non una stampella. Ho riflettuto a lungo sull’uso di questa parola prima di risponderti, e sono giunta alla conclusione che sia sbagliata. Una stampella è un presidio che ti aiuta a fare qualcosa che da solo avresti difficoltà a fare: non a caso si danno le stampelle alle persone che hanno per esempio problemi d’equilibrio, affinché possano reggersi in piedi da sole e magari anche camminare. L’anoressia non è una stampella: perché quando la usi, soprattutto quando la usi a lungo, ti dà solo limitazioni. Ma – ed è un grande ma – non è totalmente irreversibile. Ed è a questo che credo serva soprattutto arrestare la fuga: a riparare il riparabile…

Anna ha detto...

Affrontare i miei veri problemi è una delle cose più difficili da fare, che non nasconderli dietro al sintomo. Ma capisco che è l'unica cosa possibile da fare se voglio stare meglio.

Unknown ha detto...

Ciao carissima!!! Questo post l'ho letto con grandissimo interesse, penso che nessuno mi batta nell'arte di scappare!! Io sono molto evitante, io lascio le persone, le città, la famiglia, il fidanzato tutto!! Mi faccio la valigia e mi trasferisco a km di distanza, e mi rifaccio il guardaroba nuovo, come se questo mi aiutasse a dare un taglio con tutto ció che ho lasciato in dietro.
Poi viaggio anche molto, ma non è tanto inportante la meta quanto il viaggio stesso, è come una boccata d'aria fresca per me! Non ho ancora capito cosa evito, a volte penso di scappare da me stessa

 
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