Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 2 novembre 2012

Evitare la verità

Sebbene si senta frequentemente parlare del potere della conoscenza, molto spesso l’ignoranza pare comunque preferibile. Soprattutto se si ha un DCA, e si arriva al punto in cui bisogna guardarci in faccia e dirci la verità.

Mi sono chiesta perchè sia così difficile ammettere di avere un DCA e soprattutto raccontarci la verità a proposito di quelli che sono i veri problemi sottostanti che si sono concretizzati clinicamente sotto forma di disturbo alimentare. Sono arrivata alla conclusione che ci siano 3 motivi principali:

1. Ammettere che si ha un DCA richiede un cambiamento di ciò in cui si crede. A ben pensarci, infatti, si ricercano sempre input che confermino quelle che sono le nostre credenze, e si escludono automaticamente quelli che le contrastano.

2. Ammettere che si ha un DCA richiede il successivo compimento di azioni indesiderate. Poiché razionalmente si è consapevoli che il DCA è un qualcosa di pericoloso per la salute, ammetterlo significa, in coscienza, iniziare a combatterlo: andare dai medici, mettere al corrente i familiari, talora andare in clinica… tutte cose estremamente ansiogene. Allora si preferisce continuare a tenere gli occhi chiusi.

3. Ammettere che si ha un DCA ci fa provare emozioni negative. In netto contrasto con tutte le sensazioni emotivamente piacevoli che invece l’anoressia stessa ci aveva fatto provare.

Penso che questi 3 punti, per quanto semplicistici, centrino bene il motivo tale per cui è così difficile iniziare il percorso di ricovero. Per farlo, infatti, bisogna affrontare la verità ammettendo che si è malate, che non si ha il controllo del nostro DCA (e di nessun ambito della nostra vita), che bisognerà iniziare un percorso mirato a porre fine a questi comportamenti alimentari dannosi per la nostra salute. È tanta roba.

Iniziare a percorrere la strada del ricovero significa dover accettare un sacco di verità tutt’altro che piacevoli, e non sempre si è pronte a questo. Il problema è che continuare ad ignorare (o a fingere d’ignorare) la verità, non la rende comunque meno vera.

L’essere umano presenta una sorta di peculiare cecità selettiva verso i problemi che lo riguardano. Da tener presente, peraltro, che questa cecità è individuale, e che gli esterni vendono invece come stanno le cose. Possiamo evitare la verità creandoci il nostro universo alternativo, e talvolta le differenze sono veramente sottili. Non siamo poi così in ritardo, oh, insomma, non troppo in ritardo, oh, insomma, non quando è veramente importante arrivare in orario. E che diamine, in fin dei conti, chi non ha peculiarità riguardo la propria alimentazione? Ci sono un sacco di persone che pesano meno di noi e che sono comunque in salute…. Ma man mano che il DCA procede, l’universo alternativo comincia a diventare sempre più simile alla Zona d’Ombra. Chiunque può mangiare questo gelato senza prendere peso, tranne noi. Il thè verde potrebbe essere calorico, quindi meglio non usarlo. Se si smette adesso di correre di sicuro si prenderà un sacco di peso. E altri pensieri simili.

Se veramente iniziassimo a chiederci quanto davvero sia “normale” il comportamento alimentare di un DCA, e cosa succederebbe se decidessimo di apportarvi un reale cambiamento, dovremo affrontare il fatto che il nostro DCA è molto più problematico di quel che credevano (o volevamo ostinarci a credere) che fosse. Aggiungiamo il fatto che un DCA apporta una buona dose di anosognosia (termine medico che indica l’incapacità d’ammettere che siamo malate), e il nostro cervello potrà continuare a bersi una buona dose di bugie e mezze verità per anni ed anni.

Iniziare a percorrere la strada del ricovero significa ammettere che per tanti anni abbiamo vissuto una bugia. Significa affrontare di petto tutti i problemi che veramente abbiamo dentro e che hanno portato all’insorgenza del disturbo alimentare, e rompere la routine che, per quanto malata, era comunque in grado di lenire l’ansia. Significa entrare nel mondo di ciò da cui per tanto tempo eravamo scappate.

È molto più semplice, perciò, evitare la verità, mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, ed continuare ad ignorare (o a fingere d’ignorare) tutto quanto.

Certo, la verità prima o poi finisce comunque per venire a galla, quando si sta fisicamente/mentalmente troppo male per tirare avanti con l’anoressia. Ma fa così paura che si preferisce evitarla fino all’ultimo.

C’è però un qualcosa che forse molte di voi non sanno, o comunque più che non saperlo non lo concretizzano: affrontare la verità e andare avanti a testa alta non è così terribile come crediamo sia prima di farlo. Ovvio, non è certo piacevole, ma estirpare le bugie che l’anoressia ci fa raccontare agli altri e, soprattutto, a noi stesse, ci dà la possibilità di affrontare la vita per quello che è veramente. E ci fa vedere che possiamo riuscirci e che, perciò, siamo molto più forti di quel che credevamo di essere.

20 commenti:

GaiaCincia ha detto...

Un altro motivo per cui si cerca di nascondere la verità a sé stessi e agli altri credo sia il timore di non essere creduti, o di essere disprezzati per il proprio disagio.
"Con tutti i problemi che ci sono al mondo..!!"
Non sempre i familiari sanno rapportarsi a qualcosa di così *sotterraneo* :)
E poi ci sono i medici che decidono per te, che non ti fanno spiegare nemmeno cosa ti succede, hanno già stabilito di cosa soffri e come intervenire.
Paura di non essere creduti e di non essere capiti.

e in fondo si sta così comodi in questa sorta di copertina di Linus, perché uscirne?

(e poi come i drogati: ma io sono più forte, io smetto quando voglio. La bugia più grossa di tutte)

Anonimo ha detto...

@gaia hai proprio ragione quando dici che a volte si viene disprezzati per il proprio disagio. Quante volte mi sono dovuta sentite frasi del tipo che avevo tutto nella vita, due figli sani, una bella casa, viaggi nel mondo etc e invece di aprezzare tutto cio sto a preocuparmi del cibo. Quante volte ho sentito dirmi di essere un ingrata e di concentrarmi sui problemi veri nella vita. Queste frasi sono veleno per me, mi fanno sentire ancora piu in colpa di quello che gia mi sento di mio.

Alice ha detto...

sai però io credo che sia difficile ammettere di avere un DCA perchè a volte non si crede di averlo. Nel senso, ci si rende conto di avere un rapporto difficile e conflittuale con il cibo, ma magari non ci si rende conto di quanto possa essere grave ...

Wolfie ha detto...

Sono d’accordo sia con quello che c’è scritto nel post, sia con il commento di gaiacincia.
Io sono rimasta a lungo in silenzio riguardo al dca, anche perché con il fatto che avevo un peso sempre nella norma e quindi non c’erano grossi segni esteriori di malattia, e chiunque mi vedesse dall’esterno non avrebbe mai potuto sospettarla, mi reputavo non abbastanza malata da avere il diritto di chiedere aiuto. Naturalmente adesso lo so che questa era tutta una distorsione derivante proprio dalla bulimia, ora lo so che non è il peso che legittima o meno il chiedere aiuto, ma semplicemente il dolore, lo svuotamento, l’abulia interiore che la bulimia produce.
Però ce ne vuole di tempo per concretizzare quali sono i pensieri distorti derivanti dal dca, e per decidere di agire contro di essi.
Inoltre, ammettere di avere un dca significa più ampiamente ammettere di avere un sacco di problemi che non siamo riuscite a gestire, e che quindi li abbiamo riversati sul nostro corpo, e che col tempo il tutto è uscito completamente dalle nostre capacità di gestione. E, quindi, significa dover affrontare quei problemi, proprio dopo che avevamo intrapreso il dca per nasconderceli: non è per niente facile.
Il comportamento alimentare di chi ha un dca, ovviamente, non è per niente “normale”, però il dca t’imbroglia e, dopo tanti anni che segui una nutrizione assolutamente anomala e deleteria, il dca ti fa credere che non ci sia proprio nulla di anormale, e questo è uno degli auto-inganni più grossi che deriva dai dca!!!!!!!!
Bisognerebbe imparare a parlare del dca, per lo meno con i terapeuti, o comunque con chi ci può aiutare, perché così ci si può prima focalizzare sull’aspetto alimentare, e allo stesso tempo cercare di capire quali siano state le cose, e quali siano attualmente i problemi, che hanno portato al dca e che fanno perpetrare il dca stesso, perché forse la strada per migliorare la situazione è proprio quella di affrontare i nostri problemi, senza scaricarli sul cibo e sul corpo.

GaiaCincia ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Annarita ha detto...

Un'analisi, come sempre, ben centrata.

E' tipico dell'essere umano aggirare i propri problemi, mascherandoli per non affrontare la sofferenza o il disagio che essi provocano. Si è disposti a mentire a se stessi e a costruire un universo parallelo che non è quello reale. Salvo a dovere inesorabilmente affrontare la realtà prima o poi.

Il DCA non fa eccezione. Centratissima anche la considerazione di Gaia.

Hai messo a fuoco una grande materia su cui riflettere.

Un salutone a tutte.
Annarita



Vele Ivy ha detto...

E' vero, dev'essere difficile ammettere che per tanti anni ci si è affannati per una bugia. Eppure è il primo passo verso la liberazione.

Wolfie ha detto...

X Gaiacincia:
Grazie per avermi risposto!!!!!!!!!!
Io credo che la gente in generale non sia abituata ad avere a che fare con le malattie mentali ma solo con le malattie fisiche: è per questo che fa caso sempre per prima cosa al sintomo fisico, e se non vede il sintomo fisico non fa un passettino avanti, non gli viene da pensare che non c’è solo il corpo ma anche la psiche, e che anche quella può essere malata. (Questo naturalmente non vale per tutti, ma comunque per molta gente, da quello che ho visto.) Io non sono mai sembrata esteriormente malata perché infatti non sono una “vera” anoressica, però sono una “vera” bulimica. E allora? Non esistono malattie di serie A e di serie B, tutte hanno la stessa dignità perché fanno comunque stare male, la bulimia come l’anoressia, ma molto spesso gli altri non lo capiscono proprio perché non riescono a vederlo!!!!!!!
E invece siamo tutte malate, e abbiamo tutte bisogno dello stesso aiuto; ma io stessa me ne sono resa conto solo quando sono stata così psicologicamente male da darmi il permesso di chiederlo.
In quanto ai blog pro ana però io la penso diversamente, nel senso che non credo che una persona con un dca, che la fa stare veramente male, si metterebbe a scrivere simili cose su internet dove chiunque potrebbe leggerle, rischiando così di tirare nel giro anche qualche altra ragazza che è sull’orlo dell’abisso, perché proprio perché si sa come si sta male con un dca, non vorremmo che nessuno provasse questa sofferenza; quindi secondo me può mettersi a scrivere un blog pro ana solo una persona che si può permettere di “scherzare” con queste malattie perché non le ha vissute e non sa cosa siano veramente, e a cosa ti riducano.

GaiaCincia ha detto...

Aye, Wolfie: una persona che conosce la sofferenza di un dca non si mette a sbandierarla col rischio di far cadere in trappola una persona fragile :) ma credo anche che una persona rimasta totalmente sola, senza nessuno che crede ai suoi problemi, o che peggio li scambi per altro sarebbe sicuramente tentata di trovare qualcuno con cui parlare, sfogarsi...ed identificarsi: dal momento che fisicamente non si vede il disagio, allora si può cercare un'identità che possa esprimere quel disagio invisibile. Poi ci sono le ragazzine in cerca di attenzioni, ma non voglio credere che questa subcultura (??) sia solo frutto di drama-queen che fanno finta di star male...[ho avuto una compagna di classe drama-queen che faceva l'anoressica o fingeva malattie per avere attenzioni, ho un'amica che ha problemi a relazionarsi col cibo e teneva un blog pro-ana perché diceva che i suoi non le avrebbero dato ascolto se avesse detto loro "sono malata, mandatemi da uno psicologo" e cercava conforto in rete]

Credo sia terribile che la gente ti venga in aiuto solo quando sei "ai piedi di Cristo". E magari ti senti anche dire che sei "una ragazza così solare!!" o che "zitta tu, con la tua vita perfetta!! Che ne vuoi sapere dei problemi?", solo perché non si nota, perché non hai le anche che sporgono o perché nonostante tutto cerchi di sorridere, di far finta che tutto sia a posto. I programmi in televisioni straripano di medici che parlano di obesità, ma quanti programmi parlano di anoressia, bulimia, depressione? Manca l'informazione massificata su questi problemi, manca ed è una grave lacuna. Se non sai individuare le spie, se non sai come comportarti quando hai capito che c'è qualcosa che non va, come fai ad aiutare chi ne ha bisogno?
Chissà quante vite si potrebbero salvare...

Anonimo ha detto...

Avete proprio ragione, qurst inferno chiamato dca io nn lo auguro a nessun altra persona su questo mondo! Nn sei piu libera di niente, nn cé piu spontaneita, tutte tue giornate ruotano sul cosa mangiare o nn mangiare, sul nn bere abbastanza, perche anche l acqua fa peso sulla bilancia, su cosa fare di attivita fisica. E guai se qualcuno interferisce nel tuo programma!! Nn esiste!!! Io preferisco andare a nuotare che stare un ora con mia mamma....come potrei volere tirare un altra persona in tutto cio??!!

Anonimo ha detto...

veggie.... questo post l'ho letto e riletto..l'ho sentito particolarmente...una bella botta.. sai quando uno ha la classica "coda di paglia"... ecco..appunto.. (io).
grazie per essere passata da me! ^_^ la tesi la scrivo su una ballerina del primo '900! mah, speriamo bene! non vedo l'ora di finire!
un abbraccio stretto!

Wolfie ha detto...

X Gaiacincia:
Quanto ho scritto in merito ai blog pro ana non voleva essere una superficiale generalizzazione, perciò ti chiedo scusa se ti è suonata come tale. Non conosco nessuna pro ana nella vita di tutti i giorni, quindi in effetti non lo so cosa pensino veramente, e può tranquillamente darsi che tra quelle persone ce ne sia qualcuna che sta davvero male. Però, se diamo uno sguardo generale a questi blog, non si può negare che “la lettera di ana”, “la lettera di mia”, “i dieci comandamenti di ana”, “le leggi di ana”, e tutte quelle cose che ricorrono così frequentemente e che fanno sembrare i blog pro ana tanti fac simile l’uno dell’altro, sappiano quanto meno di una parodia del dca. (credi che la tua amica, quella che ha realmente dei problemi con l’alimentazione, ma che si sente incompresa dai suoi genitori, si metterebbe a dare veramente credito ai “dieci comandamenti di ana”, che le ragazze pro ana sbandierano a destra e a sinistra???????? O che suggerirebbe ad altre ragazze di adottare quell’elenco di metodi assolutamente deleteri su come fare a non mangiare o a vomitare???????).

Comunque sono completamente d’accordo con la seconda parte del tuo commento: c’è un’enorme disinformazione riguardo ai dca. In televisione se ne sente parlare pochissimo (e sono una delle prime cause di morte nell’adolescenza, peraltro!!!!!!!!!!!!), e quel poco è per lo più superficiale e si rifà ad una serie di stereotipi da manuale che poco rispecchiano la realtà della malattia e, soprattutto, tutta l’attenzione è centrata sulle cose più “fisiche” (peso, cibo, ecc…) e non si parla mai delle implicazioni mentali, che sono il grosso di un dca. Ci vorrebbe davvero non solo più informazione quantitativamente parlando, ma anche una migliore informazione qualitativamente parlando, perché non basta solo parlarne per alimentare stereotipi, bisognerebbe anche cercare di parlarne spiegando come stanno veramente le cose, magari facendo parlare persone che hanno vissuto, che vivono l’esperienza di un dca, e che quindi possono riportarla in presa diretta, senza stereotipi, senza filtri!!!!!!

GaiaCincia ha detto...

(la mia amica alla fine ha chiuso quel blog, penso si sia resa conto che faceva male a sé stessa e ad altri, che quando pubblicava i "53 consigli utilissimi" o delle foto di un'attrice bellissima non faceva che alimentare paure che le mangiavano l'aria...però ha scritto quel diario per anni, dopo aver letto tutti i suoi post ho capito che questa specie di filosofia di vita può essere molto più di quello che sembra, e soprattutto che si può essere malate lontano dai sospetti di tutti...non ho pensato che fossi superficiale, anzi ;) però ora se trovo un blog pro-ana lo leggo in modo diverso da prima, e cerco di capire da cosa è spinto chi scrive :) )

Dovrebbero parlarne anche nelle scuole! Invece di venirci a dire sempre "mangiate di meno, mangiate frutta e verdura, muovetevi di più, fra dieci anni sarete tutti obesi!" (che secondo me è una balla, ma vabbè) dovrebbero spiegare ai ragazzi come ci si comporta se scopri che un tuo amico soffre di dca, come difendersi dai bulli... I dca passano per una malattie da "viziatelle che non conoscono il valore del cibo". Solo per fare un esempio, mia mamma crede che una "vera anoressica" vedendo un ciccione direbbe che lui è magro mentre lei invece è grassa (forse per darsi implicitamente conferma che sto bene?). O che le abbuffate si curino con un intervento per ridurre la capienza dello stomaco. Per non parlare di tutti quelli che pensano solo di dover controllare e "integrare" la tua alimentazione ma non smettono certo di mandare messaggi contrastanti, né si preoccupano di come ti senti.

justvicky ha detto...

Ho rimandato questo commento fino all'ultimo (so che oggi aggiornerai) perchè volevo trovare il tempo di ripescare una lettura che avevo fatto e citartela:
"è tanto comodo essere Minorennei!Un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che decide per me slla dieta che mi conviene, io non ho più BISOGNO DI DARMI PENSIERO DA ME.(...)Dopo averli in un primo tempo instupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste docili creature (che erano diventate x sottomissione) OSASSERO MUOVERE UN PASSO FUORI DAL GIRELLO DA BAMBINI IN CUI LE HANNO IMPRIGIONATE, in un secondo tempo mostrano ad esse il pericolo CHE LE MINACCIA TALORA CERCASSERO DI CAMMINARE DASOLE.Ora questo pericolo non è poi così grande come lori si fa credere , poichè a prezzo di qualche caduta essi alla fine imparerebbero a camminare.(...) è giunto perfino ad amarla e attualmente è DAVVERO INCAPACE DI SERVIRSI DEL SUO PROPRIO INTELLETTO non essendogli mai stato consentito di metterlo alla prova.Regole, formule, questi strumenti meccanici di uso razionale o piuttosto di abuso delle sue disposizioni naturali, sono ceppi di un'eterna Minorità."
(Immanuel Kant) (Per minorità non intende anagrafica, ma uno stato imputabile solo a noi stessi a cui ci costringiamo per viltà e codardia, affidando le decisioni e i pensieri a tutori che agiscono per noi).

Questo è uno scritto del 700 di uno dei più grandi filosofi dell'illuminismo. Il concetto chiave è il SAPERE AUDE, abbi il coraggio di conoscere. Cambiando alcuni termini e contestualizzandolo si adatta perfettamente alla situazione di un dca. Nel nostro caso non sono gli altri ad imprigionarci , ma la voce stessa della malattia. Racconta, illude e incatena in una gabbia di formule rigide e regole già scritte. E proietta un mondo(il suo) oltre il quale non esiste niente, oltre il quale si può solo cadere.
Non volevo fare una lezione di filosofia, è che spesso a scuola non si insegnano i testi che servono poi ad affrontare la vita. Questi per me sono stralci di un brano che sento estremamente vicino, uno di quei pochi della filosofia che non tendono al vago e indefinito ma schiacciano la realtà in poche righe.


un abbraccio

(Mai più)Enigma ha detto...

Ciao Veggie =) è una vita che non accedevo a blogger... un saluto e un abbraccio =)

Wolfie ha detto...

X Gaiacincia:
Magari che venisse fatto qualcosa per parlare di bulimia e anoressia anche nelle scuole!!!!!!!!
Perché sono d’accordo con te quando scrivi che sui dca c’è una stigmata non indifferente da parte delle persone che non conoscono la realtà della malattia. Magari per noi è ovvio che una persona cicciona è grassa, e sappiamo anche valutare la nostra corporeità, ma questo non viene percepito dall’esterno. Inoltre, sarebbe anche molto importante cercare di fare interventi mirati sull’interiorità delle persone, non soffermarsi solo sul superficiale peso, ma indagare su come si sente davvero una persona che ha un dca, e cosa la spinge a fare determinate cose.

Veggie ha detto...

@ Gaiacincia – Ti ringrazio per l’insight, effettivamente io a questo aspetto non c’avevo pensato… però riconosco che hai ragione, quindi grazie per la tua integrazione al post!... Credo che per i famigliari sia difficile rapportarsi al DCA perché non ne hanno avuta esperienza diretta… e perché vogliono bene alle persone che ne sono affette, e questo condiziona, nel bene e nel male, il loro comportamento… In quanto ai medici non mi pronuncio perché sarei ovviamente di parte… mi limito a dire che bisogna trovare gli specialisti giusti, perché sono quelli che riescono a dare veramente una mano… e anche se al primo tentativo va buca, non bisogna smettere di cercarli… Hai ragione, la coperta di Linus è comoda… ma, se ci pensi, alla lunga è anche soffocante: non sei più libera, perché è la malattia che controlla te e decide cosa puoi fare e non fare… Altrochè se “smetto quando voglio” è una bugia… una delle tante che l’anoressia racconta…
P.S.= So che io non c’entro niente e che è un discorso che si è sviluppato tra te e Wolfie, comunque, visto che ne avete parlato, aggiungo anch’io la mia… A proposito dei blog pro-ana… Premesso che parlo per linee generali e non mi riferisco a casi di specie (come può esserlo la tua amica che hai menzionato…)… Secondo la mia opinione, le ragazze che tengono dei blog pro-ana non hanno un DCA nel senso proprio del termine. Non me la figuro proprio una persona che conosce l’inferno dei DCA mettersi a istigare altra gente ad abbracciare un qualcosa di così devastante… Tuttavia, ritengo altresì che le ragazze che tengono blog pro-ana abbiano dei problemi. Problemi di rapporti interpersonali, problemi famigliari, problemi affettivi, problemi di autonomia, problemi di autostima… diciamo, in generale, non conoscendo i singoli, problemi psicologici. Una persona che decide di tenere un blog pro-ana è sicuramente, a suo modo, una persona che sta emotivamente male. E poiché è difficile concepire un malessere interiore, ma ben più facile esteriorizzare quello stesso malessere sull’apparenza, e unirsi a quello che può apparire come un gruppo virtuale dei pari, ecco che queste ragazze si attaccano l’etichetta di “pro-ana” o “pro-mia”. Non credo che abbiano un DCA per il semplice fatto che chiunque abbia vissuto un DCA non lo condividerebbe con nessuno in chiave positiva, e perché quello che scrivono spesso mi appare ben lontano dalla mentalità di chi ha un disturbo alimentare. Parodico, appunto, rubando l’espressione di Wolfie. Però credo fermamente che queste ragazze abbiano, se non dei problemi, quantomeno delle difficoltà, e che bisognerebbe che riuscissero ad esternare il loro malessere nella vita reale, con le persone che hanno intorno, per trovarne un’effettiva chiave di risoluzione…

@ Anonima (2 Novembre) – Mi dispiace che tu abbia avuto a che fare con gente così maleducata… Non devi sentirti in colpa, affatto, non c’è nessuna colpa nell’essere malate… semmai è chi si rivolge a te con tanta rudezza che si dovrebbe sentire in colpa per il modo brutale in cui si è comportato con te… Come dice la canzone: “and even if someone had it so much worse, it doesn’t change the facet that you have what you have”…

Veggie ha detto...

@ Alice – Credo che a nessuna persona piaccia il considerarsi una malata… Naturalmente nessuna di noi è scema, chi ha un DCA lo sa bene che ha una condotta alimentare che sta fuori dai crismi… però, proprio perché a nessuna piace attaccarsi addosso l’etichetta di malata, più che altro rifiutiamo l’idea di poterlo essere… In fin dei conti, in realtà, lo sappiamo… ma facciamo orecchie da mercante…

@ Wolfie – Credo non ci sia nessuna dubbio sul fatto che il peso non descrive il dolore, e quindi non determina in alcun modo lo status per ricevere o meno aiuto: deve chiedere (e dovrebbe ricevere) aiuto, chiunque senta di averne bisogno, a prescindere dal suo peso… Poi è ovvio che il DCA devasti la nostra mente e quindi ci metta dei pensieri assolutamente malati… ed è proprio contro questi che bisogna in primis combattere… per poter poi andare ancor più in profondità, lavorando su quelli che sono i veri problemi che si sono estrinsecati nel DCA…
P.S.= Leggi anche il P.S. che ho scritto al commento per GaiaCincia, perché è relativo a cose che hai scritto anche te…

@ Annarita – L’auto-protezione è un istinto fondamentale dell’essere umano, credo… è a questo che si rifà il cercare d’ignorare i problemi, o comunque non relazionarcisi fino a quando non diventano veramente invalidanti… ma priamo o poi quel momento arriva sempre… ed è allora che bisogna iniziare a combattere…

@ Vele/Ivy – Smettere di credere alle illusioni create dal DCA: questo credo sia il primo atto di coraggio che si possa fare per iniziare a percorrere la strada del ricovero…

@ Anonima (4 Novembre) – Altrochè se non lo augurerei mai a nessuno, un DCA!... Non soltanto per l’aspetto strettamente alimentare, che tra tutti quelli del DCA è forse il più facile da arginare perché più meramente comportamentale, ma soprattutto per l’aspetto mentale: tutte le ossessioni e le distorsioni che mette in mente un DCA sono proprio una cosa che non vorrei per nessuno. Però, guarda, per lo meno tu, leggendo il tuo commento, ti rendi conto dell’assurdità della cosa… e questo è già un passo avanti. Perché poichè tu riesci a razionalizzare tutto questo, hai in mano la chiave per lavorarci e per cambiare le cose…

@ loie – Se già ti rendi conto di avere la coda di paglia, hai già fatto un passo avanti in realtà… perché è da qui che puoi iniziare a cercare di evitare di celarti la verità… E ogni volta che riuscirai a superare questo scoglio e ad essere sincera con te stessa, la malattia avrà fatto un altro passo indietro…
P.S.= In bocca al lupo per la tesi!... L’idea è originale, perché mai non dovrebbe andare?!...

Veggie ha detto...

@ justvicky – Figurati se la prendo come una lezione di filosofia, anzi, grazie per aver condiviso qui questo brano di Immanuel Kant… io non ho fatto filosofia alle scuole superiori, quindi non lo conoscevo proprio… E’ vero, decontestualizzando certe parti del brano che hai riportato, viene davvero da pensare all’anoressia…il punto però credo stia in questa parte del brano: “Ora questo pericolo non è poi così grande come lori si fa credere , poichè a prezzo di qualche caduta essi alla fine imparerebbero a camminare.”… ecco, questa è la frase che secondo me racchiude tutta l’essenza, tutta la verità. Perché l’anoressia fa credere che senza di lei sarebbe tutto molto più un casino… e, in questo, non ci si rende così conto che invece è proprio l’anoressia ad incasinarci la vita…

@ (Mai più)Enigma – Ciao bellissima!... Che piacere risentirti!... Grazie per essere passata!!... Tutto okay?... Ti abbraccio stretta...

Anonimo ha detto...

Tutto vero...

 
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