Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 16 novembre 2012

Voler vivere con l'anoressia??

Okay. Sono pronta a scommettere che chiunque legge questo mio blog, ne segue almeno un altro paio che trattano sempre di disturbi alimentari. E che, pertanto, tutte avranno notato che ci sono blog tenuti da ragazze che, pur avendo un DCA, non figurano l’idea di poterlo combattere, in quanto sostengono che il DCA sia parte integrante di se stesse e della loro vita, e/o lo considerano comunque una scelta vantaggiosa. Non sto parlando delle ragazze che si autodefiniscono “pro-ana”, "pro-mia" e cazzatelle affini, mi riferisco piuttosto a quelle persone che utilizzano i propri blog come una sorta di “valvola di sfogo” nel tentativo di buttare fuori un po’ della merda che il DCA quotidianamente riversa nelle loro vite, ma che nonostante la consapevolezza di quanto il DCA sia distruttivo, sono restie ad iniziare un percorso di ricovero. Avrete anche notato che si tratta per lo più di ragazze che hanno l’anoressia, e che invece chi soffre di bulimia o di binge non percepisce positivamente il suo DCA – cosa che trovo piuttosto interessante, ma ci tornerò più avanti.

Dunque, ricapitolando: si tratta di ragazze che hanno un DCA conclamato, diagnosticato, che in taluni casi in passato hanno anche intrapreso percorsi di ricovero che poi però hanno abbandonato, e che nonostante razionalmente si rendano conto della pericolosità dei DCA per la propria salute, per una ragione o per un’altra non si sentono pronte a staccarsi dal loro disturbo alimentare – il che, ad una lettura superficiale, può far pensare che queste ragazze vogliano rimanere malate, ma secondo me le cose non stanno proprio così… comunque, ci tornerò su tra qualche minuto.

Allo stesso tempo, ci sono il mio blog e tutta una serie di blog con contenuti affini, che potrebbero essere indicati come spiccatamente “pro-ricovero”. Insomma, tutti quei blog tenuti da ragazze che parimenti hanno un DCA, ma che sono già fermamente decise a combatterlo. E che, talvolta, rimangono (rimaniamo, mi ci metto anch’io) un po’ stizzite di fronte a quelle che dicono di voler perseverare nel loro DCA.

Osservando questa dicotomia tra blog che trovo molto interessante, mi è venuto inevitabilmente da chiedermi: cosa rende diverse le ragazze che dicono di voler vivere col DCA, da quelle che dicono di volerlo combattere? La mia risposta è stata: NIENTE. Perché sono dell’idea che chiunque scriva che non vuole combattere contro l’anoressia non significa necessariamente che quella persona voglia avere l’anoressia. Se state leggendo questo post e appartenete a coloro che sono dell’idea di voler vivere con il proprio DCA, dopo aver letto questo probabilmente starete pensando: “No no no no no. Hai torto, hai torto. Non ne sai niente di tutto questo, evidentemente non sai cosa significhi avere l’anoressia.” (E invece, purtroppo, lo so fin troppo bene.) Ma lasciate un attimo che vi spieghi. Io credo che il dire di non voler combattere contro l’anoressia non significa desiderare di avere l’anoressia in sé.

Io sono fermamente convinta che l’anoressia sia utilizzata come simbolo di tutte le cose che nella vita di una persona vanno storte. Una strategia di coping, insomma: non è importante in sé, è importante per quello che rappresenta, per quello che va a tappare.

E, ovviamente, a questo punto le persone che stanno leggendo e che non contemplano l’idea di combattere contro l’anoressia, dissentiranno con quanto ho appena scritto, e diranno: “No, ma io voglio davvero essere anoressica. Ce l’ho da così tanto tempo, che ormai fa parte di me, non mi ricordo nemmeno di com’era la mia vita prima dell’anoressia, ma ora l’anoressia è nella mia vita e mi va bene così. Voglio davvero restringere l’alimentazione, perdere peso, bruciare calorie, insomma, voglio davvero continuare a tenere questo comportamento.” Bè, poco ma sicuro, voi davvero DESIDERATE continuare a tenere questo comportamento. Lo desiderate. Lo so. Ma perchè?

Si pone dunque la questione: “Perchè qualcuna vuole davvero questo?”. E le ragioni possono essere estremamente complesse e numerose, variabili da persona a persona, ma una di queste, comune a tutte, credo che sia il fatto che c’è il bisogno di controllo. Nessuna in realtà vuole l’anoressia in sé – ma tutte si vuole la sensazione di controllo che deriva dal riuscire a restringere l’alimentazione. Ha un senso, no? Voglio dire, non penso che chiunque abbia un DCA possa essere completamente in disaccordo con questo. Chi di voi potrebbe dirmi, in onestà, che non vuole sentirsi in controllo? Che non vuole sentirsi come se, controllando l’alimentazione, potesse tenere a bada l’ansia e quindi avere la (illusoria) sensazione di poter controllare ogni ambito della propria vita e piegarlo a proprio piacimento? Chi non vuole sentirsi forte e sicura di se stessa almeno in qualcosa come la restrizione alimentare?

Chiunque, nella vita, ha piacere a sentirsi sicuro di sé in qualcosa, ha piacere a sentire che sta controllando qualcosa. È solo che le persone che hanno un DCA intraprendono una via patologica per ottenere queste sensazioni. Non è il desiderio di controllo in sé ad essere patologico – è il modo in cui esso si manifesta.

Inoltre, ho avuto modo di notare, nessuna delle persone che ha avuto un DCA lo considera come un qualcosa di assolutamente negativo perché, se non altro, è stato “grazie” al DCA che hanno ricevuto l’aiuto di cui avevano bisogno, ma che non avrebbero ottenuto altrimenti – ed è questa, secondo me, un’altra delle ragioni per cui certe ragazze si dichiarano non convinte di voler combattere contro l’anoressia. In fin dei conti, se una ragazza ha un DCA, e tutte le persone intorno sono così preoccupate per la sua perdita di peso, sono così preoccupate per la sua magrezza eccessiva, sono così preoccupate per la sua mancanza del ciclo, sono così terrorizzate all’idea che quella ragazza possa morire, e così via – ecco che vengono ottenute cose che altrimenti non si sarebbero potute avere. Questa è la triste realtà di un disturbo alimentare. Di ogni qualsiasi disturbo alimentare, anche se l’anoressia è il caso più eclatante.

Con un DCA si ottiene la possibilità di poter parlare con uno psicoterapeuta, si ottiene l’attenzione, l’ascolto e l’affetto delle persone che stanno intorno, molto più di quanto quelle persone dedicavano attenzione, ascolto ed affetto prima che il disturbo alimentare esordisse. E, allo stesso tempo, per la maggior parte del tempo, chi ha un DCA dentro di sé non vorrebbe tenere tutti i comportamenti tipici del disturbo stesso… vorrebbe solo ottenere dagli altri le cose che ottiene quando tiene quei comportamenti. E questa, per alcune, può sembrare una valida ragione per non combattere seriamente contro l’anoressia.

Voglio dire, se c’è una ragazza che non si sente presa in considerazione, che ha la sensazione che a chi le sta vicino non interessi niente di lei, che si sente messa in disparte, e poi scopre che se tiene dei comportamenti alimentari erronei allora tutti si preoccupano per lei e le stanno vicini – e lei si sente considerata, sente l’affetto altrui, la loro preoccupazione per ciò che sta facendo – perché non dovrebbe portare avanti quel comportamento alimentare erroneo? È qui che la mente s’auto-inganna.

“Qual è una buona ragione per combattere contro l’anoressia?” è dunque l’altra cosa che si chiedono queste ragazze. E questa domanda è la ragione per cui certe ragazze abbandonano la psicoterapia e si trincerano dietro il proprio disturbo alimentare. È la ragione per cui dicono di non voler intraprendere la strada del ricovero. È perché temono che, migliorando il loro stato di salute, potrebbero venir meno l’affetto e l’attenzione che l’anoressia ha calamitato su di loro. (Al solito, parlo di “anoressia” semplicemente perché si tratta del mio DCA e perciò mi viene più spontaneo, ma ovviamente quanto scritto ritengo valga per ogni qualsiasi disturbo alimentare.)

E la ragione – e qui mi riallaccio con quanto avevo scritto all’inizio del post – per cui l’atteggiamento “non voglio mollare il DCA” è più frequente in chi ha l’anoressia che non in chi ha la bulimia o il binge, è perché spesso chi ha questi ultimi due DCA è normopeso o sovrappeso. E così riceve comunque poche attenzioni da chi gli sta intorno. Inoltre, da quel che ho capito parlando con ragazze che hanno questi due DCA, l’abbuffata e il vomito auto-indotto vengono vissuti come una perdita di controllo, e questo riporta all’altro aspetto di chi ho già parlato. Comportamenti di questo tipo, peraltro, inducono da parte degli altri commenti quali: “Perché non la smetti di mangiare così tanto? Perché non provi a perdere qualche chilo?”. Il che è estremamente sciocco, perché è come dire a una persona che ha l’anoressia: “Perché mangi così poco? Perché non provi a prendere qualche chilo?”. Non è così semplice ed immediato. Non è mai così semplice ed immediato. Se lo fosse, non credete che chiunque abbia un DCA impiegherebbe straordinariamente poco per guarire?!...

Dunque, tirando le somme. Io penso che chiunque affermi di voler convivere con un DCA conclamato, in realtà vuole combatterlo, o potrebbe facilmente essere sul punto di pensare di volerlo combattere. Ha solo timore che, una volta migliorate le condizioni fisiche, tutti gli altri pensino che sta finalmente bene, e che non ha più alcun tipo di problema; visto che la maggior parte della gente che non ha vissuto un DCA tende ad associare la guarigione dall’anoressia al recupero di un peso e di un aspetto decente, e che quindi nessuno possa poi più curarsi di loro, e che quindi tornino esattamente nella situazione di partenza. Ma chi ha vissuto un disturbo alimentare, chi lo vive, sa che la fisicità è solo la cosa più superficiale. E che combattere contro l’anoressia significa molto, molto, MOLTO di più del mero recuperare qualche chilo. Perché i veri problemi che vengono esternalizzati con una strategia di coping quale l’anoressia, sono molto più profondi ed intricati della banale restrizione alimentare.

Se combattere contro l’anoressia significasse essere prese in considerazione, ascoltate, aiutate nei momenti di difficoltà anche senza avere un DCA conclamato e senza tenere i comportamenti alimentari erronei tipici del DCA stesso – avere le stesse attenzioni che si hanno quando si ha un DCA conclamato ma senza bisogno di restringere l’alimentazione/abbuffarsi/vomitare, o qualsiasi cosa ciascuna di noi faccia col cibo – nonché riuscire comunque a sentirsi forti, sicure di sé, in controllo, e speciali, io credo che chiunque vorrebbe combattere contro l’anoressia senza pensarci due volte. Io penso che le ragazze che dicono di non volersi opporre all’anoressia, temano di perdere quelle sensazioni e quelle attenzioni che l’anoressia per la prima volta nella loro vita gli permette di percepire e di ricevere, ed è per questo che dicono di non voler abbandonare la restrizione alimentare. Ma il punto è che abbiamo una voce proprio per esprimere quello che non ci va, anziché proiettarlo sul corpo e lasciare che sia lui a parlare per noi. E che possiamo essere speciali anche senza l’anoressia, perché non è una malattia che può renderci tali, ma solo la nostra personalità e il modo in cui ci rapportiamo alla vita.

Ovvio, questo è solo il mio punto di vista… In ogni caso, se siete o non siete d’accordo con quello che ho scritto, fatemelo sapere nei commenti. Questo è quel che io penso delle ragazze che tengono dei blog o che mi scrivono via e-mail dicendomi che non sono affatto convinte di voler combattere contro l’anoressia. E voi, che ne pensate? Lasciatemi il vostro feedback nei commenti, se vi va!

38 commenti:

Elle V. ha detto...

Gran bel post...

Uno dei "problemi" di non essere più visibilmente anoressica è proprio quello del non destare più preoccupazione in chi mi sta intorno... il mio "vecchio" corpo era diventato uno strumento per mostrare agli altri come mi sentivo, qualcosa che non sarei mai riuscita a dire a parole. Il fatto però è che sì, gli altri si preoccupavano eccome, ma non è che capissero realmente quale fosse il problema... credevano che fossi dimagrita perchè il fatto di non essere magra mi portava alla disperazione. In realtà, più che altro, era il fatto di essere disperata che mi portava a dimagrire...

Ora come ora, agli occhi del mondo, sono - o perlomeno sembro - "guarita". Ma la strada è ancora lunga, anche perchè come sappiamo bene non è che "si guarisce"... si impara ad essere vigili e a rispondere per le rime alle vocine interiori, ma è molto più complicato... e la parte più dura è proprio andare avanti una volta che i numeri "non sono più dalla nostra parte" e si è recuperato un "aspetto normale" (che, ovviamente, vuol dire poco quando si parla di un disturbo mentale) e non ricevere più lo stesso supporto esterno che si aveva all'inizio.

E poi, ahimè, hai centrato il bersaglio (e due! ;P). L'illusione della restrizione come forma di CONTROLLO. Il poter controllare almeno un aspetto della vita, perchè ci sembra che tutto il resto stia andando alla deriva... è la subdola illusione del DCA. L'illusione della perfezione (che non esiste), del controllo (che non c'è), dell'essere "bravi a fare qualcosa" (ma cosa?!). Nel momento in cui crediamo di essere in controllo di noi stessi e del nostro corpo tramite la misurazione di ogni singola caloria... ecco, in quel preciso istante siamo totalmente, pericolosamente FUORI ogni controllo, come marionette controllate, sì, ma da qualcos'altro... qualcosa che ci riempie la testa di bugie. Il vero controllo di noi stessi, paradossalmente, si riacquista solo nel momento in cui si lascia andare ogni controllo.

Insomma, alla fine ho scritto un poema... quello che volevo dire è che sono d'accordissimo. Non è tanto la paura di "non essere più magra" (perchè tanto per il DCA non lo si è mai stati abbastanza... è, come dici tu, un meccanismo di coping, non una questione estetica... infatti non c'è mai un momento in cui uno pensa "Beh ora basta, sono a posto, ciao ciao Anoressia stammi bene!"... eh, magari!), è il terrore di perdere quello che conosciamo di noi...

Bacio. V. :)

Wolfie ha detto...

Anch’io sono totalmente d’accordo sia col contenuto del post, sia col commento di elle v., anche perché mi sembra di capire che mi trovo nella sua stessa situazione: un corpo “normale”, ma una mente che sta ancora strenuamente combattendo contro il dca.
È totalmente vero che il dca è più che altro una valvola di sfogo: il problema non è il corpo in sé, il problema è che si hanno fin troppi problemi ai quali non si riesce in alcun modo a far fronte, e allora ci si rifugia nel dca perché catalizza l’attenzione e quindi non ci fa più pensare a tutti gli altri problemi. Ma quelli non svaniscono, restano lì e sono sempre più grossi, e si assomma un problema ulteriore che è rappresentato dal dca stesso.
Io credo che più che altro le persone che dicono di non voler guarire dal loro dca, più che altro temono che, una volta migliorato il dca, ritornino al punto di partenza, cioè a quello che le ha fatte cadere nel dca, e che si possa reinnescare un circolo vizioso, quindi preferiscono restare dove sono.
Del resto, assecondare le idee malate del dca è ben più semplice del decidersi a combatterlo, perché il farlo significa doversi mettere proprio faccia a faccia ad affrontare quei problemi dai quali si era cercato di fuggire quando ci si era rifugiate nel dca stesso.
Nel mio caso in particolare, credo di aver usato la bulimia anche come una valvola di sfogo, un tampone all’ansia, perché quando mi perdevo nei meandri della malattia era come se mi anestetizzassi, e allora niente di quello che veniva dall’esterno poteva minimamente scalfirmi o ferirmi. Credevo di stare bene perché in quei momenti non provavo più ansia né dolore però, così facendo, mi privavo anche delle cose positive che avrei potuto provare. E tutto solo per la mia paura di affrontare le cose.
Non che adesso il farlo sia facile, ma mi rendo conto che è necessario, se non voglio continuare a rimanere invischiata nelle maglie della bulimia. E spero davvero che chiunque abbia un dca si decida prima o poi a combatterlo, perché è da quando lo faccio che mi sono accorta di avere risorse che nemmeno sospettavo di avere, e che veramente un dca ti condiziona pesantemente la vita e in peggio. Inoltre, mi sono accorta che affrontare i miei reali problemi si, mi mette ansia, però quando mi ci sono scontrata e li ho superati, sono molto più serena di quando tutto quello che facevo era chiudermi in bagno e liberarmi del cibo.
Un bacioneeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!

Mony ha detto...

Ho letto con immenso sollievo e interesse, nonchè commozione, tutti i vostri interventi. Trovo che abbiate una capacità di introspezione superiore alla norma, cosa che peraltro ha sempre condannato anche me e il mio rapporto con me stessa. Sono d'accordo col discorso del controllo. Quando si arriva a controllare la fame, che è un istinto ancestrale, allora ci si può illudere di controllare tutto. Io non so se sono anoressica, bulimica o cosa, sebbene combatti col cibo da sempre e non ricordo di aver mai mangiato qualcosa senza sentirmi in colpa o per il semplice gusto di farlo. Ciò che accade, secondo me, in questi casi, è quello che si può definire un riflesso incondizionato. Abbiamo iniziato a digiunare o ad abbuffarci sull'onda di un'emozione, di qualunque segno, e da allora credo che nella nostra mente si sia andata ad instillare, piano piano, un automatismo. Se sono triste o felice o arrabbiata io lo dimostro solo attraverso il cibo, e a volte capita di dimostrarlo attraverso un'abbuffata, o a volte attraverso il rifiuto di nutrirmi. Il peso, spesso, è solo una scusa per giustificarsi agli occhi di chi non può capire. Sono assolutamente normopeso (se andiamo a vedere le famose tabelle) ma la gente mi ossessiona dicendo che sto dimagrendo, che sto diventando trasparente. Ogni mia emozione viene costantemente recepita attraverso le mie variazioni di peso. Allora mi chiedo, cosa c'entra il peso? Se anche diventassi obesa sarei comunque opaca alla vista degli altri. Tutto si riduce ad un "non dimagrirti troppo!" oppure "eh, no, fai un po' di dieta, ma poca!". E' questo che abbiamo imparato forse. A parlare di noi stesse, delle nostre emozioni, attraverso un corpo, ma abbiamo sempre ricevuto l'effetto contrario in quanto non possiamo più essere noi stesse se non attraverso un corpo che dimagrisce. Avete ragione, quindi, questo sembra essere diventato un modo, forse l'unico, per attirare quelle attenzioni che altrimenti non avremmo. Ma penso anche che questo sia vero in un primo momento. Adesso, a 29 anni, so che non è più così. Odio quando la gente mi chiede "come stai?" perchè sono dimagrita. Vorrei nascondere il mio malessere, elevarmi a non dover più manifestare così palesemente ogni mia emozione e ad essere lasciata in pace. Io non sono solo il mio corpo, ma sono un'unità inscindibile con la mia mente. Non ci si deve intestardire a curare un corpo quando ciò che racchiude è malato. Il corpo è una scorza che prima o poi sfiorirà, ma è quello che ci definisce come noi stesse che dobbiamo coltivare e nutrire. E' questa la lotta che dobbiamo fare ogni giorno. Ciao a tutte, siete davvero meravigliose.

Giulia ha detto...

Nel post e il concetto é chiaro e dritto
L'unica cosa che riesco a dirti é che io é vero....vorrei riuscir a guarire dall'aniressia... Ma poi mi rendo conto che non é così .. Mi ha aiutato a perdere peso a sentirsi più leggera a non sentirmi sola e lo sta continuando a fare
Quando provo a mangiare normalmente é come se mi fossi abbuffata, mi sento in colpa ogni volta che qualche cosa entra nella mia bocca
Penso alle calorie anche del café che mia madre mi prepara la mattina
Mi peso almeno 5 volte al giorno
Il mio umore giornaliero dipende dal mio peso
É vero, sto impazzendo, sono malata
Ma é anche vero che non riesco e non ho intenzione di smettere ... Purtroppo
Anche se vorrei ritornare la ragazza che ero prima

Ti seguo !

Se vuoi passa da me <3

Elisa ha detto...

E' da un po' che seguo il tuo blog ma non ho mai commentato; ora, invece, voglio farlo perché questo post mi sta molto a cuore, dal momento che mi sento parte di quella categoria di ragazze affette da anoressia che non vogliono uscirne. Bè, anzitutto voglio precisare che non è proprio vero che non voglio uscirne, vorrei trovare un equilibrio che mi consenta di vivere più serenamente - cioè senza tutte le ossessioni ed obblighi estenuanti che l'anoressia porta con sè- ma mantenendo il sottopeso. Questo perché essere sottopeso mi fa sentire sicura e mi permette di sentirmi al pari degli altri. Il mio problema sta qui, è per questo che non voglio abbandonare il mio stato di malattia. Per quel che mi riguarda, in realtà, le attenzione, le cure e l'affetto che ricevo ora le ricevevo anche prima, solo che prima mi sentivo inferiore agli altri, sempre in difetto, mentre ora la malattia e, soprattutto, il sottopeso mi fanno sentire meglio e mi aiutano nel rapportarmi con gli altri da pari a pari. Sento la necessità che gli altri vedano la mia magrezza eccessiva, così che capiscano che io sono "forte" in qualcosa- cioè nel controllo del peso.
Però, per quanto mi renda conto che possa essere utopico, vorrei mantenere il sottopeso liberandomi di tutte quelle ossessioni che condizionano la mia vita, non permettendomi di essere serena.
Ogni volta che penso seriamente alla possibilità di recuperare un po' di peso sento di non potercela fare, perché mi farebbe sentire "normale", come se essere normali, per me - e sottolineo solo per quel che riguarda la mia persona - significasse essere in difetto....Mi sentirei a disagio con me stessa.

Bè, ecco, per quanto in maniera forse un po' confusa ho espresso una parte delle mie preoccupazioni e pensieri in merito all'argomento!!!

Un abbraccio, Eli

Fabiana ha detto...

Vorrei lasciare anche io un commento, legato alla mia esperienza...
E' vero che quando sì è malati si hanno molte attenzioni, le persone ti si avvicinano maggiormente, ma secondo me è solo un'apparenza... questo perchè prima, quando si inizia a soffrire di anoressia, la malattia porta a chiudersi sempre di più in se stessi, a evitare le situazioni sociali ansiogene, evitare le uscite con gli amici perchè magari prevedono una cena, o anche solo l'esporsi davanti a troppe persone. Quindi non è che prima di essere nel pieno della malattia non si avevano attenzioni, ma inconsciamente abbiamo voluto negare quelle attenzioni, perchè il fulcro del nostro pensiero era solo il cibo...
Quindi, a mio parere, anche durante il percorso di guarigione, e quando si comincerà a stare meglio, le persone ci staranno vicine lo stesso, ci vorranno sempre bene uguale... quindi è rischioso abbandonarsi alla propria malattia solo per ricevere attenzioni, che si possono avere sempre e comunque...
Un abbraccio grande

Marcella ha detto...

Ohhhhhh cara,carissima Veggie che spero non stia per vegana che mi stanno sulle balle(so che non lo sei perchè su mtv te magnavi er tonno e pure lo yogurt aaahahahaahah)....dicevo,carissimaaaaa Veggie,FINALMENTE si mette da parte quella squallida ipocrisia e autocommiserazione e si legge qualcosa di decente che non dica le solite cazzate su questi problemi.Hai centrato il punto,sono pienamente d'accordo con te,in particolare nelle anoressiche il disturbo si protrare solo perchè godono e vogliono stare al centro dell'attenzione...e guai a dirglielo,si incazzano...penso sia abbastanza squallido voler ricercare la commiserazione,la pietà(perchè è questo ciò che si suscita)negli altri,godere se uno dice "sei magra da fare schifo".È una cosa terribilmente immatura e le anoressiche lo sono,non vogliono crescere così come tante altre.Meno male che c'è chi ha il coraggio di dire in maniera chiara questo concetto...concludo dicendo che a me le anoressiche NON fanno pena,anzi mi fanno un pò rabbia ma di sicuro non scriverò mai un commento consolatorio del genere "poveretta quanto mi dispiace".

Jonny ha detto...

Psicologa da talk show, o-ops, volevo dire, Marcella, a dirla in maniera molto terra-terra, tu di anoressia non ne capisci proprio un cazzo. L’unica cosa veramente squallida è il tuo commento, un concentrato di superficialità e generalizzazioni stereotipate che rivela peraltro una lettura estremamente sbrigativa – o almeno, voglio sperare che sia stata tale, perché se tu avessi scritto un commento del genere dopo esserti concentrata nella lettura, vuol dire che di questo post non hai capito proprio una sega.
Del resto, immagino che non ci si possa aspettare molto da una che dice che le vegane le stanno sul cazzo solo in quanto tali – come se l’essere vegana pregiudicasse il valore umano di una persona, o la sua pochezza.
So che chi non ha vissuto la stronza di anoressia sulla propria pelle non può capire, ma tu ti stai prendendo proprio delle cantonate madornali, e scrivendo puttanate confacenti. Mi piacerebbe sapere se spari così a zero sulle anoressiche perché un’anoressica t’ha fregato il moroso o qualcosa del genere, perché c’hai un accanimento che neanche se t’avessero stuprato tutta la famiglia…! Pulisciti la bocca, non vedi che ti cola la bile? E, a proposito, ma certi luoghi comuni sull’anoressia da dove li hai pescati? Da una trasmissione di Maria De’ Filippi??! Forse il concetto non rientrerà nella tua mentalità ristretta, ma noi anoressiche non facciamo specie a parte, ci piace stare al centro dell’attenzione né più e né meno quanto possa piacere ad ogni qualsiasi altro essere umano, agli altri più che pietà si fa schifo (e basilarmente non ce ne frega una mazza, perché tanto la malattia dà l’illusione di essere comunque delle gran ganze), e si gode non quando ci dicono “Sei magra da fare schifo”, ma le rare volte che si riesce a trovare qualcuno con cui poter chiavare. Sì, esattamente come te. E dunque, se le anoressiche sono immature, il tuo commento rivela che anche tu meriti a pieno titolo di essere descritta da questo aggettivo.
Concludo dicendo che a me tu NON fai rabbia, anzi mi fai un po’ pena, dato che il tuo commento ti rivela come una persona estremamente limitata.
Poveretta, quanto mi dispiace.

Tolto questo sassolino dalla scarpa, passando invece al post.
Niente, sostanzialmente son d’accordo, anche perché io son una di quelle che vuole combattere un giorno sì e uno no. Soprattutto son d’accordo con l’affermazione che la dannata anoressia è nient’altro che una stramaledetta forma di coping. Ed è un coping talmente efficace, a fronte di tutta la merda che non sapresti come gestire altrimenti, che col cazzo te ne stacchi.
L’altro aspetto che mi pare cruciale nel non volersi staccare dalla maledetta anoressia, e che invece non viene menzionato nel post, è quello relativo alla durata. Se passi tanti dannati anni fianco a fianco con la stronza di anoressia, la tua vita si svuota. Rimani solo tu e le tue schife di ossessioni. Se togli pure quelle ossessioni, che cazzo rimane, allora? Niente. È questo è terrorizzante. Perché le fottutissime ossessioni, per quanto bastarde, ti riempiono comunque la testa, e rappresentano perciò qualcosa cui puoi opporti. Ma il niente? Come cazzo si fa a opporsi al niente?

P ha detto...

U know what?
Ritengo che la voglia di perseverare nella malattia, e dunque nell'avere un corpo evidentemente malato, corrisponda al desiderio di gridare al mondo il proprio male, il proprio bisogno di aiuto.
Tutti sappiamo che dietro un disturbo di questo genere ci sono cause recondite e ben nascoste. Dunque la perdita volontaria di appetito è solo un sintomo di qualcosa che sta ben più sotto, e che nella maggior parte dei casi viene ignorato da chi ci sta intorno.
Le costole in evidenza, a questo punto, sono un modo per richiamare l'attenzione degli altri, per riuscire a abbandonare ciò che ci fa male, e che da soli non siamo stati in grado di cestinare.
Lo so che è stupido, ma sotto questo punto di vista l'anoressia è come una sorta di ricerca di guarigione, seppur la peggiore possibile.

Scusate per la lunga assenza, giuro di essere più presente. Mi siete mancati *:
P.

Anonimo ha detto...

Che strano, io non lascio quasi mai commenti ma leggo molti blog su anoressia e dca... e trovo sempre commenti aggressivi e del tutto inutili da questa Marcella. Sembra essere molto interessata all'argomento. E molto 'incattivita', forse da sue esperienze passate, boh. Comunque non fateci caso, c'è chi pensa che 'dicendo la verità nuda e cruda si spronano le persone a reagire' xD e nascondendosi dietro questa perla di saggezza, sparano a zero su tutto e tutti senza il minimo tatto/sensibilità. In questo caso, anche senza un pizzico di cervello.
Cari saluti, complimenti a Veggie per il bel post.
C.

Pupottina ha detto...

il tuo punto di vista Veggie è sempre prezioso. L'unione fa la forza ... sempre

Anonimo ha detto...

È evidente che non puoi fare a meno di abdicare alla tua intelligenza ( ammesso che tu ne sia dotata ). Per lo meno evita di fare interventi di tale bassezza su questo blog e se ti è possibile ignora l'argomento, dato che dimostri di esserne assolutamente estranea.

Anonimo ha detto...

M.M.

Io mi trovo nella situazione di malata ... vera e propria, con tutti i comportamenti e pensieri disfunzionali e molto sottopeso .... e con una battaglia interiore ... costante .... io che voglio uscirne...io che non riesco ad uscirne .... ed è una lotta continua...sebbene abbia la piena consapevolezza della mia situazione...anzi proprio per questo ...
Per quanto mi riguarda ...sono stufa di sentirmi dire ,,ma come sei magra ...e via dicendo .... non è questa l'attenzione che mi serve e che voglio ..anzi tutto il contrario..
Piuttosto, mi piacerebbe sentirmi dire ...ora stai meglio ...
Odio il mio fisico ... ma nn riesco a renderlo meno malato ...
Per questo... a volte mi viene voglia di gettare le armi ... altre, invece ... mi faccio forza .... ma sono ancora troppo debole ... e temo di non farcela ...
Io voglio realmente uscirne ... e la tua esperienza e i tuoi consigli sono per me, la prova che ... se non si risolve del tutto ..quanto meno si impara a convivere ...
Forse la mia paura è perdere il controllo .. ma il controllo di che? Alla fine non controllo nulla..anzi ho perso il controllo in questo vortice.
Allora la paura potrebbe essere ... non sapere cosa potrebbe accadermi cambiando ... ma so che vale la pena provarci ....
Spero che le mie parole ..non rimangano tali ...bisogna agire ...

A presto!
M.

Anonimo ha detto...

Ti leggo da molto e con tanto affetto. Questo è il mio primo timido commento, spero con il tempo di aprirmi di più. Per questa volta non entro nello specifico del mio vissuto, ora lascio solo una citazione che credo rispecchi tutto quello provo e che emerge anche da molti commenti "Io non sono un corpo con un’anima. Sono un’anima con una parte visibile chiamata corpo". Questo vorrei che gli altri notassero di me, e questo vorrei per prima cosa pensare di me stessa. Continuiamo a lottare.
Eliy

Veggie ha detto...

@ Elle V. – Elle, hai centrato perfettamente ogni punto… e l’hai detto molto meglio di quanto non sarei mai riuscita a fare io. Non posso che quotarti in pieno.

@ Wolfie – Hai perfettamente ragione, Wolfie, è affrontandoli che si possono superare i problemi… e così capire che non si ha bisogno del DCA per farlo, anzi… che possiamo risolvere i nostri problemi in maniera diretta e dunque molto meglio senza il DCA…

@ Mony – Direi che anche tu, in quanto a sensibilità ed introspezione, non scherzi, eh?!... Ti ringrazio molto per l’aggiunta di un’ulteriore riflessione, che condivido assolutamente, a questo mio post… non c’avevo pensato, ma in effetti ciò che hai scritto è assolutamente vero e condivisibile. Il nostro cervello è un organo reiterativo… le connessioni neuronali che si stabiliscono sono tenaci. Se per tanto tempo ripetiamo uno stesso comportamento, quello diventa la cosa più spontanea, la prima che facciamo, senza neanche doverci pensare… anche se, magari, questo comportamento, come nel caso del DCA, è fisicamente nocivo… è per questo che, più si va avanti in una certa direzione, più è difficile stroncare i circoli viziosi che s’instaurano… Tu chiedi cosa c’entra il peso… e io ti rispondo che, secondo me, il peso non c’entra niente. Gli altri parlano di peso perché è molto più facile fare commenti sulla fisicità – perché è quel che si tange – piuttosto che andare ad indagare su ciò che stia provando una persona – anche perché questo richiede un’empatia che non tutti purtroppo possiedono… La fisicità è, diciamo, il bersaglio. Quello che veramente non va invece è, ovviamente, quello che teniamo dentro… quello che dovremo imparare, giorno dopo giorno, ad esprimere con la voce e non più attraverso il corpo… Ti abbraccio…

@ Giulia – Giulia, non stai affatto impazzendo. Non sei matta né più e né meno di quanto non lo sia ognuna delle ragazze che scrive qui. Hai una malattia, e perciò nella tua testa ci sono quei pensieri e quella confusione che tipicamente si associano a questa malattia… ma ciò non vuole affatto dire che tu sia matta. Tu non sei pazza. Forse avresti tanto voluto esserlo, non sai quante volte mentre ero ricoverata avrei voluto che fosse davvero così semplice, che bastasse la pasticchina, che fossi sbagliata, punto, un errore clamoroso. Ma non è così. Ed è per questo che è importante combattere: per cercare di impedire che la malattia obnubli per sempre la nostra mente, vi inserisca pensieri disfuzionali che non fanno andare né avanti né indietro, ma fanno rimanere solo imprigionate in un limbo che non ti farà mai stare veramente bene sotto nessun punto di vista, quando invece avresti tutta la capacità e le potenzialità per cambiare la tua vita in meglio. Ti abbraccio…

Veggie ha detto...

@ Elisa – Non ti conosco, quindi posso parlare solo per quel che estrapolo leggendo il tuo commento… E la sensazione che ho avuto leggendolo, è che il disagio con te stessa di cui tu parli, sia primariamente un disagio interiore che tu poi rifletti sull’esteriorità… Infatti non scrivi che è l’essere sottopeso che ti fa sentire a tuo agio, bensì la sensazione che attraverso il tuo sottopeso gli altri percepiscano la tua “forza”… Perciò, faccio un po’ l’avvocato del diavolo, e provo a lasciarti alcuni spunti di riflessione… Non credi che le ossessioni di cui senti di non riuscire a liberarti sia legate proprio al sottopeso? Mi spiego: se una persona non mangia a sufficienza, la produzione nei neurotrasmettitori è parziale… ed è proprio questo che coadiuva la comparsa delle ossessioni… ergo, non ti sembra che l’essere sottopeso e l’essere priva di ossessioni e fisse mentali siano due cose in conflitto tra loro?... Inoltre, credi davvero che la gente, vedendo una persona sottopeso, pensi cose tipo “Ah, ma quanto è forte!”, o “Ah, guarda come si vede che ha autocontrollo!”?... Ti posso assicurare, per esperienza personale, che non lo pensa affatto: mi è stato successivamente rivelato che quando io ero estremamente sottopeso tutti erano dannatamente preoccupati per me perché credevano che avessi un tumore… Quindi, gli sguardi che mi lanciavano e che io percepivo come sguardi d’invidia/ammirazione per come riuscivo a “dimostrare” la mia capacità di avere il controllo, erano solo sguardi di preoccupazione… Il punto, però, lo so, non è questo. Il punto è che quando ne sei dentro la malattia distorce la realtà… e dunque, in quegli sguardi, tu ci vedi davvero quello che hai scritto te. E questo ti basta, perché la malattia è funzionale a se stessa. Ma è un autoinganno. Almeno di questo, siine consapevole. Infine, ultime 2 domande provocanti: 1) Perché per te è così importante dimostrare agli altri la tua presunta “forza”? e 2) Non credi che ci possano essere altri metodi più sani per mostrare la tua “forza”?... Okay, forse anche la mia risposta è un po’ confusa… ma spero che tu possa trarne comunque qualcosa di positivo!... Grazie per essere passata e per aver commentato!...

@ Pulce – Sono perfettamente d’accordo con quello che hai scritto, Pulce… Hai messo in luce un aspetto assolutamente vero di questa malattia… non sempre facile da vedere e da concretizzare… ma certamente vero…

@ Marcella – No no, Veggie non sta per “vegana” (e nemmeno per “vegetariana”…), è semplicemente il diminuitivo del mio nome… ^^” A parte questo… spero davvero che non scriverai mai un commento come “poveretta quanto mi dispiace”, perché nessuna anoressica vorrebbe leggere una cosa del genere… forse non mi sono spiegata bene, mi sa che c’è stato un fraintendimento tra il contenuto del mio post e quello che tu vi hai letto, ma l’intento dell’anoressia non è affatto suscitare pietà o commiserazione, bensì quelle attenzioni in termini di ascolto e considerazione come individuo autonomo che prima della malattia, per i più svariati motivi, non riuscivano ad ottenere… In quanto al discorso del non voler crescere, secondo me è molto soggettivo… nel senso che, sì, magari alcune persone hanno proprio questa tra le tante motivazioni che le hanno spinte verso l’anoressia, mentre per altre questa motivazione è scarda o nulla… insomma, c’è talmente tanta soggettività che non potrei proprio generalizzare su un discorso del genere…

Veggie ha detto...

@ Jonny – Il fatto che l’anoressia sia un’efficace forma di coping (e lo è, assolutamente, inutile negarlo), non vuol dire che sia l’unica possibile forma di coping… Anzi, io credo che sia possibile trovarne altre e molto più salutari… ed è in questo che, in parte, consiste il combattere contro l’anoressia… E per quanto concerne il senso di vuoto… è inevitabile che compaia, quantomeno nei primi momenti… perché sicuramente le ossessioni riempiono, anche se in maniera malata… però è un senso di vuoto momentaneo, perché poi ci sei tu che vivi la tua vita, e che quindi scegli come riempire quel vuoto con tutto quello che puoi fare e che possa farti sentire meglio… ed è un vuoto cui non c’è mai riempimento completo, c’è sempre lo spazio per una nuova passione…!

@ Buster Rant Casey – Ehi, ehi, bentornato!!... Grazie per essere passato di nuovo di qua, e per aver lasciato il tuo commento!... Quello che hai scritto non è affatto studio, anzi, è un pensiero perfettamente condivisibile… un altro modo per esprimere la necessità di ascolto che molto spesso manca… anche se con un mezzo improprio… ma forse solo perché nessuno prima ci ha fatto notare che è possibile utilizzare anche la voce…

@ C. – Ciao!... Ti ringrazio per essere passata di qui ed aver lasciato il tuo commento… Non entro in merito alla questione di Marcella, alla quale ho qui sopra risposto: lascio semplicemente a lei la possibilità di rispondere spiegarsi, se le andrà di farlo. A parte questo, sono pienamente d’accordo con te sul fatto che non è dicendo la cruda verità che si sprona una persona a reagire… non necessariamente, per lo meno. Tutto certamente dipende dal carattere del singolo: ci sono persone che effettivamente hanno bisogno di un pungolo duro, di essere prese a pesci in faccia per riuscire a reagire… Ma per la maggior parte della gente non credo funzioni affatto così, anzi, semmai il contrario… Io credo che per spronare una persona a reagire, la cosa migliore sarebbe cercare di capire perché fa una determinata cosa, ed illustrarle quali sono gli svantaggi della cosa che sta facendo, a fronte dei vantaggi che avrebbe se smettesse di farla… senza voler dipingere scenari idilliaci, restando cioè con i piedi per terra sulle reali difficoltà del percorso, ma mostrando come possa comunque valere la pena l’intraprenderlo… (Inoltre, piccola aggiunta a margine, c’è modo e modo per dire la cruda verità… se lo si fa con educazione e rispetto, magari si ottiene di più che non sbraitandola a male parole…)

@ Pupottina – Grazie!... ^__^

Veggie ha detto...

@ Anonima – Immagino che le tue parole siano rivolte a Marcella… Sentiamo cos’ha da dire se le andrà di passare a spiegarsi…

@ M.M. – Le tue parole non rimarranno solo tali ma si concretizzeranno in fatti, se tu hai la ferma decisione di voler agire per cambiare le cose… Non pretendere tutto e subito, sei ai primi passi del tuo percorso e hai già fatto molto rispetto al punto di partenza, quindi non essere troppo esigente con te stessa, prendi le cose con il tempo che ti è necessario… Hai ragione, l’anoressia non dà il controllo, dà solo l’illusione, la sensazioni di controllo… ed è a questa che è così difficile rinunciare: all’illusione… ma riconoscendo che è tale, ti metti già in una condizione di superiorità rispetto alla malattia… E lo so che può far paura quello cui stai andando incontro, che non conosci… ma sai quello in cui sei adesso. E sai che quello in cui sei adesso è solo deleterio. Perciò, vedila così: non sai se andando avanti potrai stare meglio… ma stare peggio è fisicamente impossibile, quindi non hai niente da perdere e tutto da guadagnare…

@ Eliy – Ciao, benvenuta!... Mi ha fatto davvero piacere leggere il tuo commento… e la tua citazione è davvero molto centrata e assolutamente vera… Non si esiste che nell’unità della nostra interiorità con la nostra esteriorità… e forse combattere significa proprio fare in modo che queste due parti si accettino a vicenda… Non dico “si amino”, perché mi sembra utopistico… ma “si accettino” sì, questo sì, questo credo sia un traguardo assolutamente raggiungibile… Grazie ancora per le tue parole, ripassa pure quando vuoi!... Un abbraccio forte…

marta ha detto...

Non avrei mai pensato di scrivere su un blog, ma oggi avevo un po' di tempo e mi sono messa a leggere tutti i post. Primo, complimenti a Veggie per quanto e come scrive. Secondo, ma possibile che in Italia non ci siano posti dove possono aiutare bene? lo so che è dura (lo provavo 20 anni fa sulla mia pelle), il vero problema in realtà è che le strutture in Italia pensano solo a farti a mangiare, come se quei chili in più contassero qualcosa al benessere della persona, persona che non viene presa in considerazione nella sua sofferenza. Ogni volta che penso a quante ragazze soffrono per un DCA mi viene una forte tristezza...vorrei piombare lì, nelle loro case e spiegare che un mondo diverso è possibile, faticosamente e dolorosamente possibile, tutte le cose che dite sono vere, brutte, ma terribilmente vere. è difficile abbandonare un sintomo che sembra la soluzione a tutti i mali, un corpo che fa sentire orgogliose e che si è faticato tanto ad ottenere, ma vi assicuro che -se volete- anche voi tra 20 anni vi guarderete indietro e vi sembrerà solo un brutto sogno. Ci vuole tempo, coraggio e di sicuro incontrare le persone giuste. Bhè, io adesso sogno solo di poter incontrare qualcuna di voi, perchè dopo aver sofferto tanto e fatto soffrire (mia madre, mio padre, solo ora che sono mamma lo posso capire) ho deciso di fare questo lavoro di aiutare gli altri...

Marcella ha detto...

Rileggendo il mio commento effettivamente mi sono espressa male,non volevo ridurre i dca al desiderio di suscitare pietà e commiserazione e tu che un pò mi conosci sai che non penso questo ma sicuramente credo che sia un modo per mettersi al centro dell'attenzione e manifestare la propria sofferenza in questo modo.E non lo dico da persona esterna perchè come sai ho avuto parecchio a che fare con questa malattia.Credo anche che in un certo senso vogliano la pietà anche se non lo ammetterebbero mai,e per pietà intendo che amano i commenti del tipo "quanto sei dimagita" e se poi mettono su peso odiano qualcuno che gli dica "come stai bene" perchè lo traducono in "grassa".Inoltre riconfermo che penso che sicuramente ci sia una grande vena di infantilismo inteso come desiderio di non voler crescere e a dire questo non sono certo solo io.Ho capito perfettamente quello che hai scritto ho solo sbagliato a scrivere il mio pensiero addizionandolo al tuo senza specificare che era una mia "addizione",ma so che sei una persona intelligente e mi capisci.
Un abbraccio a te.

Marcella ha detto...

Ho letto che hai risposto a vari insulti rivolti alla mia persona affermando che non saresti entrata nel merito della questione ecc...Sappi che mi interessa solo del tuo parere e quindi nemmeno leggo e non mi interessa minimamente spiegarmi o giustificarmi con persone che rappresentano il nulla,per me.

Anonimo ha detto...

(Inoltre, piccola aggiunta a margine, c’è modo e modo per dire la cruda verità… se lo si fa con educazione e rispetto, magari si ottiene di più che non sbraitandola a male parole…)

cara Marcella, questo l'ha scritto Veggie, non noi.
ciao.

Paola ha detto...

Ciao sono Paola ...ho già posto un mio commento qualche settimana fa...poverette le anoressiche???? ma dico io !! E' documentato e posso approvare che sono di una intelligenza e sensibilità non comune!Certo sarà in parte sempre per questo "controllo",per tutto questo "tutto deve essere perfetto altrimenti nn vego considerata"..devo studiare e distinguermi da come sono diversa,mia figlia "gode" quando torno dalle udienze dove non c è un professore che non sia contentissimo di lei, ha imparato il francese in 4 mesi e come dicevo altre 5 materie da lei mai studiate e con tutti 8...sapete cosa vi dico? Io le mie parti di colpe probabilmente le ho,come suo padre,siamo stati separati per 2 anni e lei adolescente ha incassato tutto ...abbiamo sempre cercato di avere il comportamento migliore ,ma probabilmente non era abbastanza. Ci sono persone molto..troppo sensibili e mia figlia è una di quelle ma cosa posso farci,io la amo così,la amavo per come era e la amo ora,certo mi si stringe il cuore a vederla così fragile fisicamente ma sembra una formichina..piano piano arriva ovunque.E' poco che stiamo combattendo circa 8 mesi,mi sembra ieri e mi sembra una vita,l anoressia non è una malattia della mente ma del cuore,è li che è racchiuso tutto. ciao e vi voglio bene ragazze:Paola

Marcella ha detto...

ed è vero,ha ragione,io comunque non pretendevo di dire la verità assoluta ma al massimo la verità per me,poi mi sono resa conto di essermi espressa male e di aver un pò esagerato infatti l'ho detto. Caro anonimo.

Jonny ha detto...

Marcella, non è che se fingi di ritrattare e poi riscrivi le solite identiche cose la figura barbina che ci stai facendo cambia, eh! E non cambia neanche il tuo tasso intellettivo, a quanto vedo, dato che reiteri a ribadire puttanate con un arroganza che sottolinea il tuo IQ ad una cifra. Non hai letto ciò che hanno scritto anche C. e anonima, oltre che Veggie? (Se sai leggere, intendo…) Non ti sei resa conto che qui sei tu l’unica pietosa a scrivere cose del genere? Hai ragione, del resto, a dire certe cose non sei solo tu: le dice chiunque non ci capisca un cazzo di anoressia. Smettila di sparare stronzate con la classica presunzione di chi non ci chiappa una sega nell’argomento in questione, e tornatene nel nulla da cui anche tu sei venuta come tutte noialtre, ragazzina malcagata.

Marcella ha detto...

Senti cosetto, questa è l'ultima risposta che do a te e ai cafoni come te. PRima di tutto non ho ripetuto esattamente le stesse cose, ho detto semplicemente che tra le tante cause che portano al protrarsi dell'anoressia io ci vedo anche quelle ed essendo un paese democratico ed essendo un blog pubblico IO MI ARROGO IL DIRITTO DI ESPRIMERE IL MIO PENSIERO E LA MIA OPINIONE, se tu non sei d'accordo verserò calde lacrime ma continuerò ad esprimere il frutto del mio pensiero libero senza ripetere le solite banalità che probabilmente sono l'unico modo in cui riesci a rapportarti al consorzio civile. Nel secondo commento ho semplicemente detto che mi ero espressa male nel senso che non volevo ridurre la malattia a quelle due cose, assolutamente, ma certamente, a mio parare, sono conseguenze che ne fanno parte. Io non ho alcuna presunzione ma vedo in te una certa aggressività, forse invece di incazzarti tanto per l'opinione di una persona con QI 0 dovresti farti una vita ed evitare di perdere tempo con una ''ragazzina malcagata'' come me. Nel frattempo impara un pò di educazione, di italiano e non solo quello che probabilmente hai appreso spaccando pietre e sviluppando questo senso da paladino della giustizia da 4 soldi che ti compete.
Ora non verrò neanche a leggere gli ulteriori turpiloqui che farai perchè francamente di quello che pensa un villano come te non me ne frega niente e se ti ho risposto è solo per spiegarmi, ancora, verso le persone in grado di ascoltare un'opinione diversa e non solo la propria arroganza e cafonaggine.Sempre se ce ne sono
P.s. Leggiti ''sprecata'' poi vieni a riferirmi se certe cose le dico solo io, sempre se hai mai preso in mano un libro in vita tua,e non solo per usarlo come ripiano del computer.

Wolfie ha detto...

Fin ora mi sono astenuta dall’entrare nella conversazione, ma a questo punto c’è qualcosa che anch’io vorrei dire, a Marcella e a Jonny. (Veggie, spero che non ti dispiaccia se m’intrometto nella discussione.)
Marcella, forse mi sbaglio, ma la mia impressione è che tu ti sia infiammata tanto nella discussione, e soprattutto nel tuo ultimo commento, perché ti trovi messa di fonte ad un qualcosa che non riesci a sondare; ed è questo senso d’impotenza che ti fa arrabbiare, come farebbe del resto arrabbiare chiunque al tuo posto. Non è forse che, perciò, ti arrabbi non tanto per quel che ti è stato risposto, ma perché in fondo ti rendi conto di essere dalla parte del torto, e questo ti ferisce?
Jonny ha certamente usato un tono e delle parole sbagliate rispondendoti (Jonny, credo che l’aggressività non sia mai giustificabile, per quanto possano essere veri i concetti esposti), ma le cose che scrive a proposito dell’anoressia (vedi per esempio la seconda parte del suo primo commento), e che immagino scaturiscano dal suo vissuto personale, non sono affatto sbagliate. Tu invece vedi l’anoressia dall’esterno, e capisco benissimo quanto sia difficile percepire questa malattia se non ci sei passata in prima persona. Scrivi perciò delle cose che, da un punto di vista esterno magari sono condivisibili, ma posso assicurarti per esperienza (bulimia, nel mio caso, ma fa lo stesso) che quando vivi la malattia le cose non stanno come tu hai scritto. Da esterna puoi pensarlo, e ti possono anche sembrare pensieri ragionevoli, ma quando ci sei dentro ti accorgi che non sono verità, semplicemente. È questo che, in maniera più o meno corretta, Jonny ed altre persone hanno cercato di dirti: semplicemente, che ti stai sbagliando.
Trovo per altro molto positivo il fatto che anche una persona come te, Marcella, che è esterna alla problematica dei dca abbia tempo e voglia per leggere questo blog e così cercare di avvicinarsi a questo mondo che è mostruosamente complesso, e perciò è ovvio che ci sono cose che non riesci a permeare, cose che tu pensi in un certo modo, ma che ti posso assicurare che non stanno come dici tu, cose certo difficili da comprendere… ma che, magari, potranno esserti un po’ più chiare se avrai voglia di continuare a leggere il blog e a “parlare” con Veggie, con me, con noi, con chiunque abbia vissuto un dca.

Jonny ha detto...

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH, guarda come t’infiammi Marcella, coda di paglia, eh?!!
Sei ridicolmente prevedibile e infinitamente divertente nella tua pateticità.
E, pozzo di cultura che non sei altro, menomale che ci sei tu che leggi tomi su tomi che ti consentono di maturare il linguaggio aulico che ti permette di scrivere commenti la cui stilistica eclissa l’inconsistenza del contenuto, visto che sei così intelligente e perspicace, nonché profonda nella tua lettura, che hai risposto ad un presunto ragazzo perché non ti sei neanche resa conto che nello scrivere i miei commenti parlo al femminile. Vieni a spaccare pietre con me, sei braccia sprecate all’agricoltura. (E cervello sprecato alla segatura.)



Wolfie, ma un mazzetto di cazzi tuoi no, eh?!

Veggie ha detto...

@ Marta – Ciao Marta, innanzitutto ti ringrazio per essere passata di qua ed aver lasciato il tuo commento… grazie anche per quello che hai scritto sul mio blog, mi ha fatto davvero molto piacere il leggerlo… E’ davvero bello il leggere che un’esperienza dolorosa come un DCA abbia rappresentato per te lo stimolo per fare un lavoro d’aiuto per gli altri… forse è indirettamente la dimostrazione che è vero quando si dice che non tutto il male viene per nuocere… Purtroppo hai ragione quando dici che ci sono strutture che si concentrano solo sul trattamento dell’aspetto prettamente fisico dei DCA, senza rivolgere la giusta attenzione all’aspetto psicoterapeutico… Mi riferisco, ovviamente, alle strutture ospedaliere, i cui reparti di psichiatria spesso e volentieri non sono dotati di personale specificatamente preparato nell’avere a che fare con persone che hanno un DCA… Fortunatamente ci sono le cliniche, dove l’approccio integrato è sfruttato, e dove è possibile fare un percorso più completo…

@ Marcella – Il motivo per cui ho scritto di non voler entrare in merito alla questione è semplicemente perché io non sono l’avvocato difensore/accusatore di nessuno. Io scrivo dei post, ricevo dei commenti, rispondo a questi commenti… se si sviluppano delle discussioni tra lettrici nel contesto di questi commenti, la conversazione è tra voi…
Detto questo, rispondo invece al tuo commento dicendoti che sono d’accordo solo in parte con quello che hai scritto: sono d’accordo con te quando scrivi che l’anoressia è un modo di manifestare la propria sofferenza, perché effettivamente si rivela un canale a suo modo efficace per “sfogare” i problemi e la sofferenza interiore… ma, più che “mettersi al centro dell’attenzione”, io ritengo che l’anoressia rappresenti un mezzo per richiamare l’attenzione di determinate persone (che possono essere o familiari, o amici, etc…) quando non ci si sente ascoltate in altro modo. In quanto al discorso dell’infantilismo, pure inteso come desiderio di non voler crescere, ripeto semplicemente che secondo me è una cosa soggettiva, un tratto caratteriale che chiunque può avere o meno al di là dell’anoressia, e che non si possano fare generalizzazioni a tal riguardo… anche perché considera che l’anoressia non è una malattia limitatamente adolescenziale, ci sono donne che si ammalano anche a 30, 40 anni, quindi è chiaro che i meccanismi sottostanti sono differenti rispetto ad una voglia di non crescere… Infine, rispetto ai commenti ricevuti sulla propria fisicità, se leggi anche quello che hanno scritto diverse ragazze qua sopra, vedi che anche questo è un tratto soggettivo, non tutte amano i commenti, anche se postivi, perché quando hai un rapporto alterato col tuo corpo, quello che vorresti più che altro è che nessuno lo notasse in alcuna accezione…
P.S.= Lo dico a te come a Jonny… Questo è un blog pubblico, verissimo, ognuna scrive ciò che le pare, ed è giusto e voglio che sia così, e io non cancello nessun commento… ma cerchiamo di andarci piano con le parole, per favore…

@ Anonima – Sì, vero, l’ho scritto perché è assolutamente quello che penso, in linea generale, non solo relativamente al discorso anoressia.

Veggie ha detto...

@ Paola – Ciao Paola, grazie per essere ripassata!... Hai ragione, non c’è da dire “poverette” per niente… ogni persona è a suo modo, ogni ragazza può sviluppare l’anoressia per motivi differenti, ma sicuramente ognuna ha la propria personalità, il proprio carattere, e non c’è da commiserare.
Comunque, perdonami se mi permetto di entrare in merito ad una situazione che non conosco… ma secondo me non fai bene a tirarti colpe addosso… voglio dire, credo che sia abbastanza inutile e controproducente… Io credo che tutto quello che tu hai fatto, anche in passato, nei confronti di tua figlia, lo hai fatto con infinito amore. Può darsi che alcune cose lei le abbia recepita in maniera diversa rispetto al messaggio che tu le volevi mandare, ma io sono assolutamente convinta della tua buona fede e dell’enorme affetto che provi per tua figlia… e tutto quello che si fa per amore di qualcuno, è al di là di ogni attribuzione di colpa. Perciò, non stare a torturarti sulle presunte colpe che potresti avere… e impiega invece il tempo per pensare a possibili strategie per aiutare tua figlia a combattere giorno dopo giorno… cosa che, ne sono certa, farà molto più bene ad entrambe…
Faccio un enorme in bocca al lupo a tua figlia e a te che la stai aiutando in questa lotta quotidiana… T’abbraccio…

@ Jonny – A te come a Marcella… Okay esprimere la propria opinione, ed io sono per la politica di non cancellare i commenti, qualsiasi sia il loro contenuto, ma moderiamo i termini, per favore, sennò mi vedrò costretta a censurare perché non credo sia questa la sede dove insultarsi…

@ Wolfie – No che non mi dispiace, figurati… Ognuna ha il diritto di dire come la pensa…

Marcella ha detto...

Scusa Veggie, io mi sono semplicemente ''difesa'' e spiegata, non mi pare di aver utilizzato nè parolacce nè altro quindi la cosa dovrebbe solo essere rivolta a quello.

Jonny ha detto...

Parina lei, si difendeva e basta, povera stellina… difatti dal suo commento del 29/11 non traspariva neanche un briciolo d’aggressività, ci mancherebbe, povero tesoro! Ah, sìsìsì, son io la cattivona…

Veggie ha detto...

@ Marcella & @ Jonny – Allora, ragazze, una volta per tutte. Non m’interessa chi ha torto e chi ha ragione. Non m’interessa il numero di parolacce utilizzate né il registro linguistico impiegato. Non m’interessa chi offende in maniera più o meno subliminale, chi difende e chi attacca, chi aggredisce verbalmente in maniera più o meno aggressiva. Non m’interessa chi ha iniziato, chi ha reagito, chi ha fatto, chi ha detto, né niente del genere. M’interessa solo il fatto che qui la conversazione è degenerata. E questo, scusate, ma non mi piace affatto, perché questo blog non è il mercato del pesce e non voglio lo diventi. Ergo, se volete continuare a battibeccare, fatelo pure, ma per favore fatelo in altra sede. Fine della fiera.

caterina ha detto...

Io faccio parte di questa categoria:"Con un DCA si ottiene la possibilità di poter parlare con uno psicoterapeuta, si ottiene l’attenzione, l’ascolto e l’affetto delle persone che stanno intorno, molto più di quanto quelle persone dedicavano attenzione, ascolto ed affetto prima che il disturbo alimentare esordisse. E, allo stesso tempo, per la maggior parte del tempo, chi ha un DCA dentro di sé non vorrebbe tenere tutti i comportamenti tipici del disturbo stesso… vorrebbe solo ottenere dagli altri le cose che ottiene quando tiene quei comportamenti. E questa, per alcune, può sembrare una valida ragione per non combattere seriamente contro l’anoressia."....quindi cosa proporresti come soluzione per ottenere l'affetto e le cose che ottengo quando adotto quei comportamenti? Sono già guarita una volta e con genitori, soprattutto professori e amici è tornato tutto schifosamente normale.

Veggie ha detto...

@ Caterina – Proporrei una cosa tremendamente banale: dirglielo. Dirglielo faccia-a-faccia, in maniera chiara, diretta, inequivocabile. Dirgli che, a prescindere da quello che può essere il tuo peso attuale, tu stai ancora male. Perché la sofferenza psicologica non è una qualcosa che si può pesare sulla bilancia. Perché un DCA non finisce con il recupero ponderale. Dirgli quello che ti fa stare ancora male, e provate insieme – con i tuoi genitori, con i tuoi amici – a trovare una soluzione che possa essere diversa dalla distruzione fisica e mentale che porta un DCA. Dirgli che hai ancora bisogno di fare psicoterapia per sciogliere i nodi ancora irrisolti, che ti senti messa in secondo piano quando invece senti di aver ancora bisogno di aiuto, che hai delle difficoltà per cui necessiti che loro ti diano comunque ancora una mano, che il tuo DCA era un modo estremo per manifestare la tua sofferenza interiore, ma che quella c’è sempre e ha bisogno di essere sfogata attraverso quantomeno il dialogo. E se la prima volta che provi a dirglielo fanno orecchie da mercante, ripetiglielo. E ripetiglielo ancora. E ancora. E ancora. E fino allo sfinimento, fino a che non sarai stata ascoltata come desideri e meriti. Perché ti è stata data la voce per esprimere tutto ciò che ti tieni dentro e che ti fa sentire a disagio, ti fa stare male: non hai bisogno di utilizzare il corpo per dimostrarlo, fatti capire in maniera esplicita e palese, usa la voce.
Ti abbraccio forte…

Lele ha detto...

Mentre leggevo il tuo posto mi sono chiesto se per caso non riuscissi a legermi nella mente... Dire che hai centrato il nocciolo della mia resistenza é dire poco. Se rileggo certi miei pensieri alla luce del tuo post, le cose mi sembrano un poco piú chiare... vorrei, e spero questa volta di volerlo davvero, che il tuo post possa aver smosso qualcosa dentro di me. Perché i continui pensieri mi sfiancano, ma ancora resto inchiodato nella contemplazione del mucchietto d'ossa che mi ostino a chiamare corpo. Forse sono vicino al ricovero, forse questa seconda volta riusciró a sradicare del tutto la malattia. Forse... e spero che il tuo post possa aver dato una scossa a tutto. Grazie. Emanuele

Lele ha detto...
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Anonimo ha detto...

Rispondo con anni di ritardo...io questa situazione del voler restare così la sto vivendo ora.
A volte penso ci voler eliminare tutte le ossessioni e le paure mantenendo il sottopeso altre invece penso che alla fine con queste paure non ci sto nemmeno troppo male quindi potrei tenere anche loro. Perché vorrei mantenere il sottopeso? Non per dimostrare qualcosa a qualcuno ma semplicemente perché così mi piaccio. Mi guardo allo specchio e mi vedo bene. Non voglio perdere peso ma non voglio assolutamente recuperarlo! Ho una vita normale nonostante il peso che i medici definiscono grave. Vado all'università, ho una vita sociAle e amorosa attive, per mia scelta faccio sport. Sì rispetto alle mie amiche ho più limiti rispetto al cibo, limiti dettati dalla mia mente. A volte li vorrei superare altre volte non mi pesano più di tanto, sono parte di me. L'anoressia è parte di me. Perché cambiare se con 11kg di sottopeso mi piaccio e vivo una vita normale?

 
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