Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 6 marzo 2015

Chiunque abbia l'anoressia ha solo paura d'ingrassare? Possiamo incolpare la società occidentale?

Una cosa che trovo divertente dell’aver posto un tracciante sul mio blog, è vedere quali parole conducono le persone al mio angolo virtuale; l’altra faccia della medaglia è ovviamente rappresentata dal fatto che non posso interagire direttamente con queste persone. Questo post rappresenta dunque, per lo meno in parte, un tentativo di rispondere ad una delle più comuni domande che indirizza le persone verso il mio blog. Domande frequenti sono varianti delle seguenti: “le modelle troppo magre causano l’anoressia?”, “relazione tra anoressia e immagini di modelle eccessivamente magre”, “le foto delle modelle nei giornali causano l’anoressia?”, “anoressia e ragazze che vogliono essere come le modelle”, “il ruolo della società nell’anoressia”, “pensieri dei medici su come le modelle magre causano l’anoressia”, “la società e l’eccessiva magrezza sono da incolpare per l’anoressia?”. Ecco, questo è il punto.

Ho già affrontato questa tematica in diversi post, l’ultimo di questi era quello in cui disquisivo su alcuni Case Report che si occupavano dei DCA in donne non vedenti, ma già in passato avevo parlato di come l’idea – ovvero il luogo comune – che va per la maggiore tra la gente sia quello che la società occidentale promuove un’ideale di magrezza che causa l’anoressia e che le ragazze con questa malattia hanno paura d’ingrassare.

Questo luogo comune, insieme all’idea che i DCA non esistano nei paesi non-occidentali (o che compaiano solo quando essi risentano dell’influenza dei mass media occidentali), come è emerso anche dal commento che Rosa ha lasciato al mio post precedente, è spesso accettato come fosse un dato di fatto.

Rieger e i suoi colleghi, in un loro studio, hanno cercato di esaminare se questi luoghi comuni fossero effettivamente fondati o meno. Più nello specifico, il loro obiettivo era quello di: “Esaminare in maniera critica 2 luoghi comuni sulla correlazione tra società, peso e anoressia: 1) che la preoccupazione per il proprio fisico è una specifica manifestazione occidentale contemporanea della malattia e 2) che la diffusione della cultura occidentale è responsabile dello sviluppo dell’anoressia nei Paesi non-occidentali. [Per condurre] una review della letteratura empirica e teoretica sugli aspetti culturali dell’anoressia nervosa e sulle cartelle cliniche di 14 donne asiatiche trattate per DCA a Sydney, in Australia.” (mia traduzione)

In sostanza, questi ricercatori sostengono che è il desiderio di perdere peso come forma di controllo piuttosto che la paura di prendere peso a rappresentare una caratteristica distintiva dell’anoressia, e che l’interazione della cultura occidentale nei paesi non-occidentali non è la sola, e men che meno la principale, causa di anoressia, ma semmai tutt’al più una delle millemila concause che stanno alla base di una malattia notoriamente multifattoriale.

Il loro non è un articolo di primo piano né una review omnicomprensiva, ma credo che sia comunque una review che dà molto da pensare, e che tira fuori degli aspetti veramente convincenti ed importanti.

Per come stanno le cose ad oggi, una diagnosi formale di anoressia nervosa, usando il DSM, richiede che le pazienti presentino:

• “intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso.” e
• “Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso” Il criterio del peso (“al di sotto dell'85% rispetto a quanto previsto”) e l’assenza di mestruazioni (amenorrea) sono altrettanto controversi (ne ho già discusso in passato in altri post, quindi evito di ripetermi).

Questi criteri sarebbero dovuti cambiare nell’ultima edizione del DSM, e nella fattispecie il criterio dell’amenorrea avrebbe dovuto essere eliminato… in realtà, però, leggendo il DSM-V si vede che detti criteri sono rimasti per lo più invariati:

• “Intensa paura di aumentare di peso o di ingrassare, o comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, nonostante un peso significativamente basso.”
• “Anomalia nel modo in cui è percepito il peso o la forma del proprio corpo; inappropriata influenza del peso o della forma del corpo sulla propria autostima, o persistente perdita della capacità di valutare la gravità della attuale perdita di peso.”

In sostanza, Rieger e i suoi colleghi valutano se questi criteri siano validi (Non esattamente, in effetti, perché quest’articolo è stato pubblicato nel 2001, dunque prima della revisione della corrente edizione del DSM, ma francamente penso che i redattori del DSM avrebbero tratto grosso beneficio dal leggere questo articolo).

Com’era già chiaro dal 1995, quando uno psichiatra inglese, Gerald Russell, scrisse:  
“Può darsi che si stia avvicinando il momento in cui sarà opportuno rivedere i nostri criteri diagnostici per l’anoressia nervosa, perché credo ci sia una falsa precisione nella formulazione attuale.” (mia traduzione)

Tra l’altro, Russell è stato il primo a pubblicare una descrizione della bulimia nervosa (e, sì, il “Segno di Russell” ha proprio preso il nome da lui).  

Natura delle preoccupazioni per il peso nell’anoressia 

Studi cross-culturali suggeriscono che la preoccupazione per il peso è minore nelle pazienti non-occidentali rispetto a quelle occidentali. Per esempio, in uno studio di 70 pazienti cinesi di Hong Kong, meno della metà riportavano preoccupazione per il proprio peso durante la fase più acuta della malattia. Tuttavia, queste donne attribuivano la loro perdita di peso ad inappetenza, epigastralgie o dolori addominali, il che suggerisce che la diagnosi di anoressia nervosa poteva essere del tutto inappropriata: una perdita di peso legata a perdita di appetito (nota bene: nel gergo medico l’ “inappetenza” si traduce con “anoressia” – ma NON “anoressia nervosa”!!) è piuttosto un segno di depressione – non di anoressia nervosa.

Rieger suggerisce che quello che è estremamente comune (universale?) nei casi di anoressia nervosa (“ciò che la distingue da ogni altra condizione patologica”) è la natura egosintonica del disturbo. Più specificatamente, il fatto che “la magrezza estrema non è percepita dalle pazienti come un reale problema: per quanto consapevoli che potrebbero averne dei danni di salute, continuano comunque a perseguirla perché questo le fa stare bene e le fa sentire come se avessero tutto sotto controllo”.

Rieger quota la descrizione di una paziente fatta da Charles Lasègue nel lontano 1873:
[…] soprattutto, lo stato di quiete, potrei quasi dire uno stato di appagamento davvero patologico. Non solo [la paziente] non mostrava alcun interesse nel farsi curare, ma era sostanzialmente soddisfatta della sua condizione, pur comprendendo i potenziali rischi per la sua salute. Comparando questo stato di soddisfazione con l’ostinazione a proseguire un percorso patologico, non credo che arriverò molto lontano. Comparando invece tutto questo con le altre forme di anoressia, non posso che osservare quale enorme divario vi sia. […]” (mia traduzione)

Nota a margine: la parola “magrezza” NON è contemplata nella prima descrizione dell’anoressia nervosa da parte di Lasègue.

Un’altra interessante paziente la troviamo in uno studio condotto da Ciseaux nel 1980: “[…] è come se [la paziente] non capisse cosa significa prendersi cura della propria salute. Sostiene che più dimagrisce, o comunque si mantiene magra, meglio si sente […] orgogliosa delle proprie capacità di controllo […] come se la restrizione alimentare fosse diventata la cosa più importante che abbia mai fatto nella sua vita. […]” (mia traduzione)

Rieger evidenzia altri esempi di pazienti che non contemplano affatto la paura di prendere peso od ingrassare:
 “[…] la restrizione alimentare dà un senso di grande potere, le pazienti provano la sensazione soddisfacente di avere tutto sotto controllo, e questo serve a perpetrare la patologia e a mantenerne la natura egosintonica. […]” (mia traduzione)

Insomma, quello che si evince è che, nelle varie pazienti, la restrizione alimentare e la correlata conseguente perdita di peso viene vissuta come fortemente egosintonica.

Rieger conclude la prima parte dello studio citando Russell: 
La paura di prendere peso sembra essere piuttosto una conseguenza, che non una caratteristica in sé, dell’anoressia nervosa, e non è comunque presente in tutte le pazienti. Quello che invece è costante ed immutabile in tutte le pazienti è il fatto che la natura della patologia è fortemente egosintonica, che è guidata dalla percezione di una sensazione di controllo, e che questo controllo esteso alla propria alimentazione e al proprio corpo permette alle pazienti di venire a capo dei propri conflitti interiori tacitandoli e illudendosi così di averli risolti.” (mia traduzione)

Natura delle preoccupazioni per il peso nell’anoressia in Paesi non-occidentali. 

È stato – e tuttora purtroppo è – luogo comune sui DCA il credere che esistano solo nel mondo occidentale, e che la loro comparsa nelle minoranze di immigrati sia legata all’influenza della cultura e dei mass media occidentali: l’internalizzazione di un ideale di magrezza. Alcuni ricercatori avevano provato ad attribuire la differente prevalenza dei DCA nei vari Paesi non-occidentali al diverso “livello di occidentalizzazione” di suddetti Paesi.

Questo tentativo di attribuzione, ovviamente, non tiene conto dei casi di anoressia che comunque si sono verificati ben prima che il modello di magrezza fosse quello dominante nella società. Quel che è certo è che, quando William Gull e Charles Lasègue descrivevano casi di anoressia, la parola “magrezza” non viene MAI menzionata.

Ad oggi esistono studi che mirano a dimostrare che esiste una correlazione tra modelli proposti dalla civiltà occidentale, preoccupazione per la propria fisicità, e DCA, e allo stesso tempo esistono altrettanti studi che mirano a dimostrate che detta correlazione è inesistente.

Per esempio, uno studio rivela che nelle ragazze asiatiche emigrate in Inghilterra, la restrizione alimentare era correlate a valori tradizionali (e NON occidentali) (Hill & Bhatti, 1995). Questa conclusione è supportata da un ulteriore studio condotto da Mumford e i suoi colleghi nel 1991, che rileva la medesima correlazione. Hoek ed i suoi colleghi, in uno studio del 1998, rivelano che la prevalenza dell’anoressia nella popolazione generale di un’isola caraibica era la medesima dei Paesi occidentali, e uno studio di Apter et al. nel 1994 mostra che in un gruppo di villaggi musulmani le donne mostravano le medesime psicopatologie alimentari di pazienti occidentali affette da anoressia.

Fare studi cross-culturali è, tuttavia, molto difficile: innanzitutto, i test e gli strumenti utilizzati per valutare le pazienti in un Paese, sono applicabili, adeguati e rilevanti per pazienti di un altro Paese? E mentre tali problemi metodologici possono spiegare i risultati contraddittori ottenuti, Rieger suggerisce che questo “può essere dovuto ad una possibilità raramente presa in considerazione: che a prescindere dalla provenienza geografica, l’anoressia può rappresentare comunque una strategia di coping che viene messa in atto a prescindere da tutto.”

Gli autori hanno preso in esame anche le cartelle cliniche di 14 pazienti asiatiche affette da anoressia e bulimia, trattate a Sydney, in Australia. Tutte le pazienti riferivano di aver vissuto la restrizione alimentare come egosintonica, ma solo alcune di esse riferivano di aver paura di riprendere peso/ingrassare. Pur non mostrando particolare paura nei confronti del riprendere peso, alcune delle pazienti si rifiutavano di prendere in considerazione la gravità clinica della loro condizione di sottopeso.

Parlando della mia esperienza personale (quanto di meno scientifico possa esserci, insomma…), effettivamente io non ho mai avuto paura di riprendere peso, ed ero anche consapevole del fatto che il mio regime di restrizione alimentare era insalubre ed avrebbe potuto recare danni alla mia salute: tuttavia avevo talmente tanto bisogno di sentirmi in controllo, che le preoccupazioni sulla salute scivolavano in secondo piano. Non mi interessava il peso in sé (tant’è che non mi sono mai pesata, nemmeno nella fase più acuta dell’anoressia), anzi, avrei preferito poter continuare a restringere l’alimentazione pur mantenendo costate il mio peso (cosa impossibile, ovviamente) affinchè nessuno se ne accorgesse e io potessi continuare a restringere l’alimentazione per sentire il senso di controllo che mi trasmetteva. Infatti non m’interessava il perdere peso, mi interessava solo il meccanismo della restrizione alimentare perché mi faceva percepire questo (illusorio) senso di controllo: l’anoressia era una strategia di coping strettamente connessa al mio patologico bisogno di controllare ogni singolo ambito della mia vita. Difatti nel momento in cui, durante il mio percorso di ricovero, sono arrivata a comprendere a pieno questo (inizialmente ne avevo una consapevolezza molto parziale), seguire l’ "equilibrio alimentare" è diventato relativamente semplice.

Tornando allo studio in questione, Rieger e i suoi colleghi lanciano anche dei suggerimenti per studi futuri miranti a valutare la validità dei loro assunti. In sostanza, dicono che i futuri studi dovrebbero essere più esplorativi e aperti alle più svariate interpretazioni. Dicono che dovrebbero andare oltre i soliti test per DCA standardizzati nei Paesi occidentali, e affrontare la tematica con meno pregiudizi lasciando aperto il campo a tutte le ipotesi possibili: valutare per esempio se anche nei Paesi non-occidentali ci siano degli ideali di magrezza su basi culturali o religiose o tradizionali, perché affezionarsi ad ipotesi sbagliate può in definitiva limitare la comprensione dell’anoressia, per cui è importante esaminare criticamente ogni possibile ipotesi.

Per come la vedo io, la domanda centrale è: qual è la caratteristica distintiva dell’anoressia? E’ la paura di prendere peso, e dunque chi non ha questa paura rappresenta un caso “atipico” di anoressia, o è l’ampiamente applicabile criterio dell’egosintonico desiderio di restringere l’alimentazione? Io voto a favore dell’egosintonia: ritengo che l’egosintonica natura della patologia sia ciò che veramente definisce l’anoressia. E, egosintonicamente parlando, suppongo anche di aver ragione.

Se mi rifaccio alla mia esperienza, infatti, io non volevo affatto dimagrire (ero magra già in partenza), anche perché questo comprometteva le mie prestazioni sportive, però volevo restringere l’alimentazione perché mi faceva sentire in controllo. A suo modo, mi faceva stare bene. E io volevo sentirmi in quel modo. Secondo me, queste sono ragioni profondamente egosintoniche, anche perchè non m’interessava il peso in sé.

E voi, ragazze, cosa ne pensate? Qual è stata la vostra esperienza? Quale pensate sia il ruolo della paura di riprendere peso nell’anoressia? E dell’egosintonia? Se vi va, scrivetelo nei commenti!

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Parte 1:

Riporto il commento che Veggie ha con molta onestà cancellato (perché, cara, so benissimo che un commento può essere cancellato completamente solo dall’amministratore con l’opzione “elimina commento per sempre” - ho due amiche che tengono blog; utilizzando l’opzione “elimina commento” (per amministratore e autore) resta invece traccia):

Per chi è interessata alla polemica, rimando ai commenti dei due post del 27/2 e del 20/2... il succo banalmente è questo:

Punto uno: se confrontate le fotografie di Wolfie sul post dedicato all’incontro con Veggie (12/1/2011: http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.it/2011/01/completamente-diverse-profondamente.html ) e quella del calendario 2010 (pubblicato sul blog il 2/12/2010: http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.it/2010/12/e-allora-dicembre-lo-si-inizia-noi.html , il link alla foto è questo: https://imageshack.us/i/b781616483j) notate che sono state scattate nella stessa occasione (identici gli abiti e la pettinatura di Wolfie, identico lo sfondo).
Dal tono mirabolante del post riguardante l’incontro, io (e penso non solo) posso solo intendere che questo sia stato il loro primo... ma come poteva, già in Dicembre, esistere una fotografia dell’incontro che sarebbe stato solo il mese successivo?
Faccio notare la cosa, e sia Wolfie che Veggie rispondono inviperite che quello era in realtà il terzo incontro, mentre il primo era stato in Ottobre, mese a cui risalgono entrambe le foto citate.
E potrebbe sembrare vero, anche se ciò non giustifica tutta la sbrodolata del post di Gennaio 2011, se era “solo” il terzo incontro.

Punto due: qualcuno (con la pazienza di Sherlock Holmes, o con atteggiamento patologico direbbe Veggie, ma tornerò su questo fra un po’) pesca a questo punto un commento di Wolfie sul blog “Amorecontroana”, datato 18/8/2011 (per confrontare: http://amorecontroana.blogspot.it/2011/08/0.html):

“Ho conosciuto Veggie, prima attraverso il suo blog, attraverso i suoi post, i commenti che vi ho lasciato, le risposte che mi ha dato, poi via e-mail, poi telefonicamente, ed infine finalmente di persona, lo scorso Gennaio (e lei ha dedicato al nostro incontro un post bellissimo che mi fa piangere ogni volta che lo rileggo). Ho letto a più riprese i commenti di vari tizi che, chiamateli come vi pare, cercavano di gettarle addosso biasimo per non so proprio quale motivo. Sinceramente quella gente mi ha sempre fatto piuttosto pena: [e poi va avanti con la sbrodolata per centinaia di righe, scagliandosi contro chi critica Veggie, chissà come mai...]

A questo punto è più che lecito pensare che il primo incontro di persona (“finalmente”) sia stato nel Gennaio 2011... Wolfie contraddice se stessa e Veggie.
Le viene fatto notare, e Wolfie inzia ad arrampicarsi sugli specchi, sparando accuse di superficialità a destra e manca, dicendo che la data “lo scorso Gennaio” si riferirebbe non all’incontro culmine della sequenza blog/email/telefono dei mesi scorsi, ma a un ipotetica frase successiva.
Ma c’è il piccolo problema che “lo scorso Gennaio” non può che riferirsi all’incontro, perché dopo c’è una parentesi - e quando mai una virgola separa un periodo da un altro che sta in parentesi? - e dopo di che c’è un punto. Fine, stop. E si attacca poi con la sbrodolata contro i nemici di Veggie...
Non ci piove: a quanto scrive Wolfie stessa, il primo incontro con Veggie è stato “infine finalmente” a Gennaio 2011, non prima... e quindi le foto “incriminate” restano tali.

Come dicevo, so che a molte di voi sembreranno sciocchezze, scivoloni, che non intaccano il lavoro di Veggie sui DCA.
Vero.
Ma quello che mi dà tremendamente fastidio è che lei spacci questi momenti di “vita vera” quando in realtà sono menzogne, o almeno ci sono gravi indizi.

Anonimo ha detto...

Parte 2:

D’altronde, come tu stessa incazzatissima dici, non sei tenuta a parlare della tua vita sul blog, è anche vero che dovresti avere l’onestà di dire d’accordo, preferisco restare totalmente anonima (come fa ad esempio l’eccellente Trappolapertopi)... ma per chi come me questo blog lo legge a intermittenza da quattro-cinque anni, è fastidioso essere presa in giro: anziché fabbricare fantasie, astieniti del tutto.
E quando scrivi che chi va a ripescare cose dal passato è malato eccetera, ti dico che forse hai ragione - o forse sono solo persone che hanno chiuso gli occhi per troppo tempo, perché questo blog gli serviva per andare avanti... ma non si può far finta di niente in eterno... comunque non mi sembra più malato dell’inventare bubbole totalmente fini a se stesse, perché ripeto, se vuoi tenere un blog scientifico o di auto-aiuto sui DCA puoi farlo anche senza pubblicare le tue foto o le tue cose personali, ma se lo fai non puoi pretendere che nessuno si accorga di stranezze grandi come una casa come quella delle foto di Wolfie.
Sul blog di Viellina, che si lamentava dei commenti cattivi (e veramente molto irrispettosi) ad alcuni suoi stati su Facebook (http://versolaperfezioneedoltre.blogspot.it/2013/09/50s.html), tu hai risposto una volta (ottavo commento, senza contare le risposte di Viellina):

“Mi spiace per la disavventura che ti è successa su FaceBook, effettivamente la persona che ha postato quella cosa ha dimostrato ben poca sensibilità ed ancor meno intelligenza... però, se mi permetti di vedere ambo le facce della medaglia, una cosa mi viene da dirla: Internet è un mondo libero dove gira ogni genere di persona. Nel momento in cui scrivi un post, o pubblichi una foto, o un video, o qualsiasi cosa tu metta in rete, sei perfettamente consapevole che quello che fai potrà essere visto (a meno che tu non lo privatizzi) da chiunque, e sei perfettamente consapevole che quel "chiunque" potrebbe anche essere una persona con molto poco buongusto e con ancor meno neuroni funzionanti. Capisco bene il tuo scazzo, a tutte sarebbero girati i coglioni di fronte ad una cosa del genere, però è stata una tua scelta quella di pubblicare determinate foto con evidenti riferimenti all'anoressia, quindi devi anche mettere in conto il fatto che c'è gente stupida che se ne può approfittare per metterti in ridicolo... Se non vuoi che queste cose succedano, non pubblicare certe foto.Se rivendichi il tuo diritto di pubbicare tutto ciò che vuoi nel tuo spazio Web, ne hai il sacrosanto diritto, però poi non farti troppo il sangue amaro quando succedono cose del genere, perchè purtroppo la mamma dei cretini è sempre incinta...”

E se la tolleranza va bene per chi da cretino offende gratuitamente, non vedo perché non anche per chi fa notare delle stranezze oggettive, senza inventare niente.

Se vuoi davvero apparire imparziale, serena e tranquilla come pretendi di essere, non cancellare questo post, ma permetti a chiunque di leggere e trarre le proprie conclusioni - altrimenti significa che non hai spiegazioni valide.

E infine: se tu per prima dici che la polemica è diretta a Wolfie e quindi lei ne deve rispondere (così come Jonny che, fateci caso, ha cambiato immagine del profilo Twitter e si è data alla macchia quando è stato scoperto il suo fake sulle foto della moda... chissà perché), come mai cancellare il post? Così Wolfie nemmeno può dire la sua - perché finora non ha fatto altro che gridare al complotto, senza entrare nel merito e ignorando le prove a suo carico.
Pensaci su, tu e anche spero le lettrici di questo blog, che hanno il diritto di sapere.
Per il resto, ti rimando alle tue stesse parole per Viellina, che davvero aveva motivo di lamentarsi, visto il tono del commento che le era stato lasciato su FB (fermo restando che sono d’accordissimo che ogni foto o info personale lasciata su internet è alla mercé di tutti... quindi piano con i lamenti).

Marta ha detto...

senti cara anonima, ma non hai proprio niente di meglio da fare nella vita? vuoi qualcosa per perdere tempo? va a leggerti il mio blog che magari ti passa un po' di tempo....www.spazioaiuto.it, e anche se non mi interessa la polemica per
niente, non hai magari pensato che Veggie abbia usato una foto scattata il giorno dell'incontro x il calendario? fatti una manicata di fatti tuoi che vivi meglio, e chiedi le mail private x polemizzare, senza intasare questo prezioso blog!!!

Anonimo ha detto...

Per Marta: non hai capito un'emerita mazza del discorso: come cavolo faceva Veggie ad avere una fto dell'incontro da metter nel calendario UN MESE PRIMA dell'incontro stesso?

Fra parentesi, leggendo da molto tempo questo e altri blog ho notato di come sistematicamente tu cerchi di raccattare clienti... è un comportamento lasciami dire deprecabile, persino in questo momento anziché limitarti a esprimere il tuo parere piazzi l'indirizzo del tuo sito, a cui fra l'altro con grande correttezza hai tolto l'opzione dei commenti... e questo indica grande maturità eh!
Prima di fare la morale agli altri facciamoci un esamino di coscienza.
Nel momento in cui Veggie non vorrà più far intasare il suo "prezioso blog" non dovrà far altro che moderare i commenti... e a questo punto mi aspetto che vengano cancellati pure i tuoi, che sono pubblicità bella e buona.
Il tuo blog l'ho aperto e subito richiuso, grazie.

ButterflyAnna ha detto...

Ciao Vaggie! Questo post mi è piaciuto molto,e mi ha portato a questa conclusiane:senza ombra di dubbio l'egosintonia ha un ruolo principale nella paura di acquistare peso! Per mia esperienza personale almeno è propio questa conservazione dell'io della mia sicurezza del mio controllo il motivo per cui mi spaventa tanto riprendere peso,mi spaventa tornare ad essere insicura e a non avere un controllo sulla mia alimentazione,non tanto il fatto di essere grassa quindi non piacermi più esteticamente! Parlando dell'anoressia nei paesi non occidentali sono d'accordo con te,pero è un discorso diverso da quel commento in cui io stessa ho affermato che in africa non soffrono di anoressia,ma questo commento ovviamente un po buttato li a caso in risposta a quello di rosa non voleva dire che nei paesi non occidentali non si soffra di anoressia,ce non è una questione di regioni geografiche ma più di tenore di vita..come spiegarmi meglio..se prendiamo una persona che vive in paese sviluppato con un certo tenore di vita al di la della societa la moda e cavolate varie,è più probabile che questa adotti l'anoressia come strategia di coping per risolvete i propri problemi; se invece mettiamo questa stessa persona in un contesto di poverta estrema dove i problemi della vita non sono di certo cercare la sicurezza e il controllo sul propio corpo e sulla propia mente per sentirsi più sicuri o insomma per altri motivi che comunque affliggono più che altro i paesi con un piu alto tenore di vita,sicuramente avra meno possibilità di cadere in un disturbo alimentare per il semplice motivo che questa auto conservazione dell'io entrerà in funzione per nutrirsi per sopravvivere senza lasciare spazio a una qualsiasi altra insicurezza! In coclusione per me i dca in generale non sono solo malattie dei paesi occidentali ma malattie dei paese economicamente sviluppati! Si tratta solo di priorità diverse..propio per questo penso che sia ridicolo fare paragoni con le popolazioni dell'africa e sparare cavolate come spesso succede sul fatto che noi malate di dca siamo solo viziate che se sapevano cosa vuol dire davvero fare la fame non ci saremo mai ammalate..è stupido da dire noi siamo nate in condizioni di stabilità economica (chi più chi meno,certo non sono ricca ma non mi è mai mancato un tetto sulla testa e il cibo come penso a nessuma di noi)
Una cosa divertente che spiega il tutto è questa, mia nonna mi ha raccontato che quando ero piccolina e facevo i capricci perché non volevo mangiare qualcosa lei mi diceva"ma lo sai quanti bambini in africa vorrebbero mangiare quello che mangi tu?" E io giustamente una volta gli avevo risposto piangendo " eh ma io che colpa ne ho se non sono nata li!" Questa cosa è divertente però è cosi,insomma non si possono fare paragoni con situazioni che non ci appartengono per niente! Per carità io ho grande rispetto del cibo,cerco sempre di non sprecare nulla e di reciclare gli avanti non è giusto sprecarlo perché sono consapevole di essere molto fortunata ad avere ogni giorno dei normali pasti però sapere che nel mondo la gente muore di fame perché non ha il cibo che io invece rifiuto purtroppo non mi guarisce c'è poco da fare!e questo penso sia un discorso che prende in generale molte malattie mentali,però non ne abbassa comunque il livello di gravità!
P.s. al di la di tutte le pelemiche di questi ultimi post ci tengo a dire che per me questo blog è diventato di grande aiuto,ogni post mi avvicina sempre di più a delle risposte che ho cercato per anni e per questo ti ringrazio tanto! Per quanto mi riguarda può anche darsi che come dice la ragazza anonima ci siano delle ombre oscure in quealche post ma chi non ha delle ombre oscure nella propia vita! Per tanto continua così su questa strada per me stai facendo un ottimo lavoro;)
Un abbraccio..

Ilaria* ha detto...

Ciao Veggie, credo che tutto sia partito dalla risposta di Rosa, (a ciò che io avevo detto in precedenza sulla mia esperienza personale) paragonando l'autismo e la anoressia, dove lei sosteneva appunto che in Africa non c erano casi di anoressia, al contrario di autistici ecc...
Sai, appena ho letto il suo commento ci sono rimasta male. Male perché mi sono sentita quella ragazza viziata, la tipica malata di anoressia che sta "troppo bene" e che non sa cosa significhi davvero patire la fame. Mi sono un pò lasciata fasciare la testa dai soliti luoghi comuni..
Riflettendoci meglio, e grazie al tuo post, si può effettivamente notare come l' anoressia nervosa, o altro DCA, possano sorgere in luoghi diversi dai paesi occidentali. Magari in minor numero, ma ci sono comunque.
Ovviamente se consideriamo solo il continente Africano, i casi di anoressia non ci sono, o sono veramente rari, poichè si tratta di un mondo completamente diverso dal nostro, una vita differente dalla nascita, che porta un bambino/ragazzo/adulto a ragionare in modo diversissimo dal nostro... Abitudini, tradizioni, stile di vita adattati alla estrema povertà, in cui il pensiero principale del giorno è quello di riuscire a sopravvivere, molto diverso dai nostri pensieri quotidiani, molto più leggeri se così si può dire...
Da una parte vediamo chi lotta per vivere, in un mondo povero di tutto, dove si vive con pochissimo, dall' altra una vita frenetica, stressante, dove ci sono mille esigenze, impegni.... È "normale" che una malattia psichiatrica come l' anoressia possa nascere soltanto nel nostro "mondo" ... Ma questo non può farci svalutare i DCA, o qualsiasi altra patologia mentale, non può ottenere giustificazione l' idea che "tutte noi siamo solo delle viziate, ingrate, vigliacche" ... Mi vergogno un pò ad avere una malattia così, rispetto a chi davvero si sognerebbe due fette di pane caldo per vivere, le stesse che a me mettono ansia. Eppure TUTTI, chiunque vive nel mondo del benessere, quantomeno materiale, dovrebbero vergognarsi ogni santo giorno mentre se ne vanno a far la spesa, avendo la possibilità di scegliere tra decine di prodotti, mentre buttano via un avanzo, mentre lasciano nel piatto ciò che non è appetibile al loro palato, mentre fanno la doccia 20 minuti, sprecando acqua preziosa, mentre comprano un alimento senza mangiarlo, lasciandolo lì a marcire....

Per quanto riguarda il discorso del peso, si, l'egosintonia credo sia la caratteristica principale dell'anoressia, non importante quanto la paura del peso.
Nella mia esperienza noto entrambe: sia l'esagerato bisogno di controllo ottenuto con la restrizione, il quale é stato il motivo fondamentale che mi dava forza nelle mie condotte non sane, sia una paura per i kg in più, paura dovuta all' idea del cambiamento, di divenire quella che ero prima in senso prettamente interiore (non esteriore dato che sono sempre stata normopeso) e di perdere il controllo completamente, diventando ciò che mai vorrei essere... (Ritorna il controllo, per cui è tutto correlato nel mio caso, spero di essermi spiegata!)

Ps. Non voglio più entrare in nessuna polemica, di qualsiasi tipo, dato che alla fine ci rimango male...( Ho un carattere assurdo lo so...)
Mi dispiace leggere tutto questo accanimento e le possibili incongruenze...
Mi baso su ciò che scrivo, sul l'ausilio datomi con il tuo blog Veggie, sul conforto delle tue risposte, e quindi continuerò a mantenere stima per te, proprio per tali motivi, indipendemente dal resto (che alla fine mi interessa poco..)

libertà ha detto...

Io penso che la paura di ingrassare sia strettamente collegata al voler avere il controllo totale delle proprie azioni; se la dimostrazione di controllo, espressa tramite il restringimento alimentare, porta ad una perdita di peso allora un aumento sta a significare che il controllo non c'è stato o comunque ci si trova in una situazione inaspettata e quindi non controllata.
Io personalmente ricordo che rimanevo spiazzata dal vedere il peso stabile nonostante digiuni o restringimenti, punendomi tramite l'autolesionismo per il fatto che il mio peso non fosse quello sperato e programmato.
Nonostante questo però penso che la paura di ingrassare venga dopo il desiderio di controllo, che sia quasi una conseguenza che emerge più o meno a seconda anche del livello di egocentrismo e di volontà di dimostrare il proprio controllo (e la propria sofferenza) ad altri e non solo a se stessi.
Detto questo secondo me i canoni di bellezza occidentali contano relativamente pochissimo nelle cause dell'anoressia, la bellezza è del tutto soggettiva anche se lo standard imposto è uno e unico. Io ad esempio ritengo molto più belle le donne formose, ma ciò non mi ha impedito di iniziare a soffrire di DCA.. le modelle magrissima per me rappresentavano semplicemente un esempio di controllo verso il proprio corpo e non certo un canone di bellezza!
Scusa l'intromissione e complimenti per il post, molto molto interessante!

Anonimo ha detto...

Guardate un po' qua:

http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.it/2015/01/lesposizione-alle-foto-di-modelle.html

Se leggete la prima parte del post di Veggie (fino alla parte dei report) notate che scrive costantemente (sbagliando) "Vouge" invece di "Vogue".

Al settimo commento spunta Wolfie, che scrive ovviamente anche lei "Vouge" invece di "Vogue".

Leggete poi questo post sul blog di Mari

http://amorecontroana.blogspot.it/2011/03/petizioni-grottesche-la-sozzani-e-vogue.html

Jonny commenta per undicesima (contando un commento cancellato da Veggie)... e guarda un po', pure lei scrive "Vouge"!!! Strano, visto che una modella di professione dovrebbe ben saper scrivere giusto il nome di una rivista di moda così famosa...

Tanto per dire...

Wolfie ha detto...

Secondo me in questo post ci sono due aspetti associati che invece andrebbero distinti, e mi riferisco alle due domande che compongono il titolo del post.
Per cui, commento separatamente: alla prima domanda, rispondo di no. È vero che io non ho vissuto di base l’anoressia ma la bulimia, quindi credo che il mio punto di vista sia anche per questo un pochino diverso da quello delle ragazze che hanno commentato prima di me, però io non vedo nessun dca come una forma di desiderio di dimagrire e quindi conseguentemente di paura d’ingrassare. Quando io sono caduta nel dca è stato perché avevo dei problemi nella mia vita, non pensavo all’aspetto fisico o a essere più bella, avevo solo bisogno di “incanalare” i miei problemi in un modo che mi potesse permettere di gestirli (anche se ovviamente quello del dca era un modo malato, sbagliato, ma sul momento non la vedevo così e comunque non me ne rendevo conto) e istintivamente li ho incanalati nel dca. Penso che la paura di ingrassare possa insorgere in un secondo momento: perché come dice anche libertà è uno strumento per incanalare il modo in cui gestisci il dca. Io più che altro mi pesavo per vedere se, dopo che mi ero abbuffata e mi ero liberata, avevo commesso qualche “danno irreparabile” o meno, era più che altro una misura di confronto, non un valore assoluto in sé per sé!!!!!!!!!!!! Quindi io non direi proprio che il vero problema di chi ha un dca sia la paura di ingrassare, al contrario penso che questo sia solo un aspetto secondario dei dca, e neanche presente in tutte le persone in modo uguale.
Alla seconda domanda, rispondo ancora di no. Io non penso che ci sia da incolpare la società occidentale, perché comunque come c’è scritto nel post l’anoressia è anche in altri paesi, quindi non è una cosa unitaria della società occidentale. Secondo me ognuna di noi nella sua vita ha i suoi problemi (come tutti gli esseri umani hanno problemi), e noi abbiamo scelto, sbagliando inconsapevolmente, il dca come modo per affrontare questi problemi. In tutto ciò non c’entra la società, è una cosa del tutto personale, avremo potuto scegliere l’alcolismo, oppure la droga, oppure il masochismo, oppure qualche altra forma di dipendenza, e non sarebbe stata comunque colpa della società occidentale, sarebbe stato solo un errore inconsapevole da parte nostra, neanche una colpa, proprio un errore.

Una ragazza che ti segue con affetto ha detto...

Ciao Veggie, come sempre post molto intelligente e ben documentato.
Ammetto che io per prima pensavo che l'anoressia e gli altri DCA fossero quasi inesistenti al di fuori della società occidentale, ma è anche vero che l'ideale della magrezza è relativamente recente anche da noi... le attrici del passato come Marilyn Monroe, Liz Taylor, Anita Ekberg o Sophia Loren erano tutte donne stupende, ma non certo magrissime.
Ma se devo dirti la verità non credo che il punto non sia proprio dimostrare che anche in Africa o in Cina esistono casi di DCA, quanto piuttosto che ogni malattia ha diritto di essere compresa e curata, a prescindere che sia diffusa in tutto il mondo o meno.
Magari in altre parti del mondo un disagio personale si manifesta in altro modo, così come magari nel Medioevo alcuni sviluppavano allucinazioni, la convinzione di comunicare con Dio ecc., e fra l'altro sempre nel Medioevo c'erano moltissime sante e beate che si sottoponevano a restrizione alimentare con il pretesto della fede... alla fine sempre un modo distorto di cercare un significato alla propria vita, di evadere da problemi esistenziali profondi.
Spero che si capisca cosa cerco di dire: ci sono malattie tipiche di alcune aree geografiche, altre diffuse in tutto il mondo... ma sempre malattie sono, fisiche o psichiche, chi ha il diritto di decidere quali sono malattie "serie" e "non"?
Per questo sono rimasta allibita dall'aggressività di Rosa, che secondo me voleva solo sfogarsi, senza nemmeno considerare le tue risposte o quelle delle altre lettrici.
Continua così Veggie, e se qualcuno si diverte a spargere veleno, "non ti curar di lor, ma guarda e passa"!
Ciao
Samantha

Anonimo ha detto...

una domanda off-topic... si può soffrire di anoressia senza essere sottopeso? Nel caso, a chi sarebbe indicato rivolgersi per essere presi in considerazione)

Veggie ha detto...

@ ButterflyAnna – Grazie mille innanzitutto per aver condiviso la tua esperienza e il tuo parere… E sono d’accordo con te su quello che affermi in merito al fatto che è impossibile fare paragoni con Paesi come l’Africa, dove il contesto è sotto ogni punto di vista profondamente diverso… L’esempio di te e tua nonna, in effetti, calza a pennello… nessuno mette in dubbio che gli Africani soffrano… ma anche tu stai soffrendo, anche se è un dolore d’altra matrice. E non si possono fare scale di valore sulla sofferenza… quando si sta male, si sta male e basta, è paritario per tutti.
P.S.= Grazie: il senso del blog vuol essere questo, in effetti… e sono contenta che si capisca. Certo che continuo, altro ci mancherebbe… avanti a tutta, e a testa alta, come sempre. Ti abbraccio…

@ Ilaria* - Cara Ilaria, sì, effettivamente ho piazzato questo post qui proprio in questo frangente per via del commento di Rosa… Avevo già in mente da un po’ di scrivere una cosa del genere, in risposta alle numerose visite al mio blog con certe tag-question, perciò ho approfittato dell’occasione del commento di Rosa per piazzare giù questo post. No, non devi pensare affatto di essere una persona in alcun modo viziata ed egoista solo perché hai un DCA… una malattia come l’anoressia è sinonimo di malessere interiore, non di caratteristiche caratteriali (perdona la pessima associazione di parole)… E nemmeno devi vergognarti se una persona che si è rivolta a te con grande maleducazione (chiedo scusa a Rosa, ma la risposta che ti ha dato è stata veramente sgarbata) ti ha rovesciato addosso la sua rabbia e la sua frustrazione per una propria situazione domiciliare che evidentemente neanche lei sa come gestire… è un peccato, ma non permettere che questo incida in alcun modo su di te, perché tu non sei in alcun modo quello che ti ha detto una ragazza arrabbiata. Tu sai quello che la malattia ha significato per te, e cosa implica: combattila e basta, lascia perdere le malelingue… stai facendo la cosa giusta.
P.S.= Grazie per la stima che, sappilo, è reciproca. Mi fa piacere che tu riesca a vedere la verità oltre i tentativi di calunnia.

@ Libertà – Nessuna intromissione, figurati: anzi, mi ha fatto davvero molto piacere leggere il tuo commento, del quale condivido in larga misura i contenuti. Anch’io infatti sono dell’idea che il dimagrimento sia, al più, la dimostrazione tangibile del controllo che è quello che veramente anima l’anoressia. Credo che il controllo sia il fulcro: poi ognuna di noi ci costruisce sopra il proprio castello… con conseguente emersione a livello del tutto variabile, come giustamente tu scrivi, del desiderio di magrezza. Concordo con te anche in merito a ciò che scrivi sul fatto che i canoni occidentali sono pressoché irrilevanti, e che il concetto di bellezza sia a prescindere del tutto soggettivo. Io non ho mai avuto alcun interesse nella moda né nelle modelle, eppure anch’io mi sono ammalata di anoressia (e, sì, anch’io ho avuto dei problemi di autolesionismo… anche se erano un po’ scollegati dall’anoressia…): evidentemente, quindi, stiamo parlando di una patologia che ha radici ben più profonde del semplice voler rispondere ad un canone di bellezza, o voler assomigliare alle modelle…

Veggie ha detto...

@ Wolfie – Grazie per aver fornito il punto di vista della bulimia su queste tematiche… e chiedo scusa a te e a tutte le ragazze che mi leggono e che soffrono del tuo stesso DCA, se i miei post sono effettivamente sempre più versati sull’anoressia… ovviamente parlo di quello che conosco in prima persona, e mi rendo conto che questo possa risultare significativamente limitativo… ergo, mi fa molto piacere sentire gente che c’è passata e che è in grado di far suonare l’altra campana… è un modo per rendere questo blog più supportivo e più completo… Quello che scrivi ha perfettamente senso, e tiri fuori dei punti che trovo molto importanti e molto veri… sarebbe bello se potessero diventare input per ulteriori studi scientifici in futuro…

@ Samantha – Quello che vuoi dire si capisce benissimo… e sono d’accordo con te, Samantha: quello che conta è dar valore e giuste cure alla persona che ha un DCA… a prescindere dall’area geografica in cui dimora. E sono dell’idea che, in qualsiasi campo della medicina, non esistano malattie serie o non serie… ci sono solo persone che soffrono e, in quanto tali, necessitano di opportuno aiuto e supporto terapeutico…
P.S.= Anch’io penso che Rosa fosse solo arrabbiata per la difficile situazione che sta vivendo, ma senza avercela con nessuno in particolare…

@ Anonima – Avere un DCA non è meramente questione di peso, quindi, sì, si può avere un DCA anche se non si è sottopeso… Nel qual caso, è comunque opportuno rivolgersi a psicoterapeuti e dietisti, a persone competenti ed esperte che possano aiutarti e scegliere il percorso terapeutico più giusto per le tue necessità…

Anonimo ha detto...

L'anoressia è un problema serissimo. Ciononostante molti spesso dimenticano che potremmo fare di più per prevenire il suo dilagare nelle persone che ci stanno intorno. In particolare è importante imparare a riconoscere i sintomi. Ho una parente che si è ammalata di anoressia nervosa dopo essere stata insultata ripetutamente a lavorare per via del fatto che era un po' in sovrappeso. Per fortuna si è salvata prima che fosse troppo tardi. Ho trovato questo articolo ieri sera. Spiega come fare a riconoscere i sintomi dell'anoressia nervosa.

https://www.docplanner.it/blog/anoressia-nervosa-da-quali-sintomi-possiamo-riconoscerla

 
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