sabato 21 maggio 2011
Vivere con/senza l'anoressia
L’anoressia e la bulimia finiscono, a poco a poco, per invadere ogni singolo aspetto della nostra vita, devastando tutto. Così finiscono per farci dimenticare che cosa significhi vivere davvero, intrappolandoci nella nostra stessa mente.
Nel momento in cui s’inizia a percorrere la strada del ricovero, perciò, penso venga spontaneo chiedersi che cosa significhi vivere veramente.
Di certo non significa lottare costantemente contro il cibo, inquadrandolo come un nemico. Non significa fare attività fisica compulsiva mentre si è sopraffatte dall’angoscia per cercare di bruciare presunte calorie assunte in eccesso. Non significa pesarsi tutti i giorni e lasciare che sia il numero che si legge sulla bilancia a dirci quanto valiamo e ad influenzare l’umore quotidiano. Non significa basare la nostra autovalutazione e la nostra autostima sulla taglia di jeans che indossiamo. Non significa evitare ogni qualsiasi rapporto sociale perché non riusciamo a frenare l’ansia conseguente al dover mangiare mente gli altri ci guardano. Non significa piangersi addosso, autocommiserarsi, perpetrare comportamenti distruttivi raccontando a noi stesse la scusa che non abbiamo altra scelta e speranza. Non significa trascorrere più tempo a pensare al corpo che alle amiche. Non significa avere pensieri ossessivi. Non significa essere preoccupate di essere abbastanza magre (ovvero abbastanza malate) per essere notate. Non significa avere segreti e bugie nei confronti di tutte le persone che ci circondano. Non significa pianificare e seguire rigidamente la restrizione alimentare. Non significa perdere così tanto peso da non essere nemmeno più in grado di pensare con chiarezza. Non significa mutilare i nostri sogni e le nostre aspirazioni.
Alla domanda “Che cosa significa vivere?”, di certo ognuna di noi avrà una risposta peculiare e personale da dare; ma sicuramente vivere non significa fare una qualsiasi delle cose indotte dal DCA.
Ragazze, cercate la vostra ragione per vivere. Cercate quello che volete veramente dalla vita. E poi metteteci tutte voi stesse per realizzare il vostro progetto. Continuate sempre ad andare avanti. Rialzatevi dopo ogni ricaduta, e non permettete alla sconfitta di oggi di offuscare la vittoria di domani. Cercate di ascoltare le Vere Voi Stesse, la vostra vera voce, non quella dell’anoressia. Abbiate cura di voi. Prendetevi con ironia. Ridete. Fate scelte e non abbiate rimpianti. Continuate ad imparare. Tenete stretti per mano i vostri amici. Fate quello che amate fare.
Lottate sempre contro l’anoressia, come se ne andasse della vostra stessa vita… perché, in effetti, è proprio così.
P.S.= Per chi fosse interessata, sul sito www.mtvnews.it , sotto l'etichetta "Storie", c'è il topic "Anoressia" in cui, oltre al mio video che ho linkato nel post precedente, potete trovare altri 4 video di persone che raccontano la loro storia e la loro esperienza...
Nel momento in cui s’inizia a percorrere la strada del ricovero, perciò, penso venga spontaneo chiedersi che cosa significhi vivere veramente.
Di certo non significa lottare costantemente contro il cibo, inquadrandolo come un nemico. Non significa fare attività fisica compulsiva mentre si è sopraffatte dall’angoscia per cercare di bruciare presunte calorie assunte in eccesso. Non significa pesarsi tutti i giorni e lasciare che sia il numero che si legge sulla bilancia a dirci quanto valiamo e ad influenzare l’umore quotidiano. Non significa basare la nostra autovalutazione e la nostra autostima sulla taglia di jeans che indossiamo. Non significa evitare ogni qualsiasi rapporto sociale perché non riusciamo a frenare l’ansia conseguente al dover mangiare mente gli altri ci guardano. Non significa piangersi addosso, autocommiserarsi, perpetrare comportamenti distruttivi raccontando a noi stesse la scusa che non abbiamo altra scelta e speranza. Non significa trascorrere più tempo a pensare al corpo che alle amiche. Non significa avere pensieri ossessivi. Non significa essere preoccupate di essere abbastanza magre (ovvero abbastanza malate) per essere notate. Non significa avere segreti e bugie nei confronti di tutte le persone che ci circondano. Non significa pianificare e seguire rigidamente la restrizione alimentare. Non significa perdere così tanto peso da non essere nemmeno più in grado di pensare con chiarezza. Non significa mutilare i nostri sogni e le nostre aspirazioni.
Alla domanda “Che cosa significa vivere?”, di certo ognuna di noi avrà una risposta peculiare e personale da dare; ma sicuramente vivere non significa fare una qualsiasi delle cose indotte dal DCA.
Ragazze, cercate la vostra ragione per vivere. Cercate quello che volete veramente dalla vita. E poi metteteci tutte voi stesse per realizzare il vostro progetto. Continuate sempre ad andare avanti. Rialzatevi dopo ogni ricaduta, e non permettete alla sconfitta di oggi di offuscare la vittoria di domani. Cercate di ascoltare le Vere Voi Stesse, la vostra vera voce, non quella dell’anoressia. Abbiate cura di voi. Prendetevi con ironia. Ridete. Fate scelte e non abbiate rimpianti. Continuate ad imparare. Tenete stretti per mano i vostri amici. Fate quello che amate fare.
Lottate sempre contro l’anoressia, come se ne andasse della vostra stessa vita… perché, in effetti, è proprio così.
P.S.= Per chi fosse interessata, sul sito www.mtvnews.it , sotto l'etichetta "Storie", c'è il topic "Anoressia" in cui, oltre al mio video che ho linkato nel post precedente, potete trovare altri 4 video di persone che raccontano la loro storia e la loro esperienza...
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19 commenti:
ciao Veggie
il tuo è un messaggio importante
bisogna lottare insieme affinché siano sempre meno quelle che decidono di vivere con e sempre più quelle che vivono SENZA
un abbraccio
buon weekend ^____^
Eppure neanche io credo nella predestinazione, figuriamoci! Quello che è certo, è che ora dovrò riflettere di più sull'argomento. E' del tutto nuovo per me non riuscire a tirare fuori frasi e frasi su qualcosa. Non riesco a pensare a nulla. Ma capisci, il mio non è un pensiero razionale. E' piuttosto una parte del mio modo di essere e di vedere le cose che mi fa compagnia da quando sono nata, era solo una parte nascosta da altre decine di cose che a gennaio mi facevano decidere di dare solo un esame all'università perchè tanto a darne di più non ci sarei riuscita. Non è un pensiero razionale, ripeto. E' un modo di vivere...
Questo post è davvero importante soprattutto per chi pensa che non si possa vivere lontani dall'anoressia/bulimia.
Il mio consiglio è quello di riscoprire le proprie passioni magari quelle abbandonate oppure anche di nuove.
L'importante è che sia una passione vostra, che vi faccia dimenticare per un attimo il tempo e anche il cibo.
uscire dall'anoressia? che dilemma.
io non credo sia possibile.
ovviamente io parlo per la mia esperienza, forse non voglio veramente uscirne, forse amo questa malattia, forse forse forse
ma cosa importa quello che penso io? tu ne sei uscita? e allora bene! sono strafelice per te! e provo anche un pizzico di invidia
ma al pensiero di una vita senza tutte le abitudini che questa malattia mi ha dato mi vengono i brividi..
arriverà il mio momento di guarire, magari, in futuro.
lo spero e lo temo.
un abbraccio, virgy
Oh Veggie..vorrei riuscire a farlo completamente..
Ti abbraccio forte forte fortissimo!!
Hai raccontato con estrema chiarezza che cosa significhi "non vivere".
Penso che dentro di sè ogni persona, che si trovi nelle grinfie del DCA, lo sappia.
E' necessario che trovi la forza di liberarsi da quegli artigli rapaci che isolano dal mondo e cercano di annichilire l'anima.
Andrò a vedere i video che hai segnalato.
Un abbraccio
annarita
E' una scelta dura e coraggiosa decidere di VIVERE senza palliativi, senza false amiche che danno un senso distorto di sicurezza... perché si può vivere veramente solo in piena libertà, e la libertà a volte disorienta.
Parole come al solito ricche di verita', Veggie...
Ricominciare a vivere significa spezzare il circolo vizioso in cui si resta imprigionate, ma è impossibile farlo se prima non troviamo un obiettivo, una ragione di vita sul quale investire tutte le nostre energie...
Che poi non significa sconfiggere per sempre la malattia...
Ma perlomeno le si toglie spazio...
Ad esempio, i pensieri fuorvianti, per quanto mi riguarda, ci sono ancora...
Ma riesco a fare in modo che restino tali, e non si trasformino in azioni...
Vivo con la voce della malattia che si fa sentire spesso, ma vivo senza piu' ascoltarla come facevo un tempo...
Grazie anche per il suggerimento delle storie sul sito...la tua mi ha colpita nel profondo, ascoltero' anche le altre!
Un abbraccio!
Dony
Sono tutti traguardi che sto cercando di raggiungere, uno alla volta. Lasciare indietro le ossessioni, i rituali, i pensieri distorti, tutte quelle cose che, per quanto malate, hanno la sconcertante capacità di dare sicurezza, ed è proprio per questo che in certi momenti mi è ancora così difficile distaccarmi dalla bulimia. Però sono fermamente convinta che la vita sia altro. Altro rispetto alle giornate passate a temere il momento dei pasti, a correre in bagno subito dopo, a non sapere mai come vestirsi, a rifiutare di uscire con gli altri per il timore di essere costrette a mangiare qualcosa, altro rispetto a tutti i pensieri ossessivi e malati che il dca incastra in testa e che fanno poi così fatica ad uscire.
Lo capisco adesso che ne sto uscendo, per tanto tempo mi sembrava impossibile, non capivo come avrei potuto fare a vivere senza la consuetudine della bulimia, che ormai era diventata più che altro un appoggio sicuro, una cosa che mi dava una certezza in una vita dove tutto mi sembrava completamente fuori dal mio controllo.
Però poi mi sono resa conto che davvero quella non è vita. Che si sta male e basta. Che si entra in un circolo vizioso che più si va avanti e più si rivela difficile da rompere. Riscoprire le nostre passioni, i nostri desideri, credo sia un passo fondamentale per uscirne, così come circondarci con persone che supportino la nostra scelta di combattere il dca e ci diano una mano nei momenti più duri, perché le guerre non si vincono mai se si combatte da sole.
Sto cercando di ricominciare piano piano a vivere, abbandonando la bulimia, per capire chi è veramente Wolfie e cosa vuole dalla vita. Non è facile, a volte quasi rimpiango la bulimia per certi aspetti, però mi rendo conto che l’unico modo che ho per liberarmi di tutto questo è andare avanti, senza fermarmi.
Ciao Veggie! Allora mi è successa una cosa molto strana! Molti mesi fa approdo su questo sito e leggo la tua storia, quando parli delle T.A.T.U. che ovviamente mi ha colpita. Ieri notte cosa succede? Vado su mtv on demand e vedo un video che parla di anoressia, lo apro e inizio ad ascoltare...a un certo punto la ragazza racconta la stessa storia e io sono rimasta un pò sconvolta! Eri tu! Ti immaginavo completamente diversa e mi ha veramente colpita questo fatto, allora ho iniziato a scrivere su google frasi che ricordavo di aver letto qui e alla fine ti ho trovata ''anoressia after dark''. Che dire....non è strana la vita? Apprezzo veramente quello che fai e credo che ora io sia quasi obbligata a seguirti! Ho ascoltato la tua intervista con molto interesse e mi dispiace per i danni che hai avuto ma è veramente ammirevole il modo in cui ti impegni per aiutare gli altri. Anche io sono con te, anche io sono contro ''pro-ana e pro-mia''. Complimenti, continua così e a presto!
Grazie della risposta, sei stata carina a passare..
Mi aspettavo ne parlassi con dietista e psicoterapeuta, soprattutto vista la tua "missione" di avvicinare le ragazze malate al percorso del ricovero..
Sono contenta tu possa parlare di (quasi) tutto con le persone a te più care, significa che è un rapporto vero e basato sulla sincerità :) almeno credo ihih
Buona settimana, giu
Hai ragione. Credo che il problema sia proprio riuscire a trovare la propria maniera per vivere - per dare un senso quotidiano alla propria vita. Paradossalmente, l'anoressia dà risposta a molte domande. Paradossalmente, nel digiuno e nella magrezza si trova un senso quotidiano. Ma vivere davvero, e trovare un senso al proprio vivere, è tutta un'altra storia.
Questo post me lo salvo, Veggie, accidenti se mi serve, mi serve ogni singolo giorno!!!!
Mi accorgo ogni giorno di più della difficoltà di questo percorso ma anche di quanto ne valga la pena, mi sento realizzata quando durante un'intera giornata con i bambini mi sono dedicata totalmente a loro e ho messo da parte per qualche ora le mie ossessioni, sentire che finalmente dopo anni in cui ero sempre fuori luogo ora c'è un posto dove mi sento a mio agio e sento che è lì che devo stare in quel momento!
Coltivare i nostri hobby, studiare per realizzare i nostri sogni, farsi una passeggiata o fare sport senza contare le calorie che stiamo bruciando, uscire con le amiche, pensare a tutte le cose che dobbiamo ancora vedere, leggere, scoprire, tutto questo non ha niente a che vedere con una vita dentro e fuori dagli ospedali e dalle ville!
A proposito Veggie, la mia psichiatra ti ha vista su Mtv mentre faceva zapping, le sei piaciuta!^^
Ti stringo foooorte!
Sai, a volte ho la sensazione terribile che questi disturbi siano tanto pervasivi e sottili, nell'infilarsi in ogni parte della vita di una persona, che doverci lottare è una cosa a dir poco titanica. O meglio: riuscire a passare dall'altra parte, a vederlo come un disturbo e non come una cosa normale. Una vera impresa.
cara veggie, hai davvero ragione: vivere è così diverso dal lasciarsi esistere...è così diverso avere nella testa e nel cuore un obiettivo vero, che sia fose la felicità, forse la ralizzazione, forse la vita per se stessa, ma non l'autodistruzione. aldi là delle condizioni cliniche più o meno gravi, chi sta nell'anoressia sta nella morte. mi viene in mente una canzone di Vasco che fa così:"Forse alla fine di questa triste storia
qualcuno troverà il coraggio
per affrontare i sensi di colpa,
e CANCELLARLI da questo viaggio....
per vivere davvero ogni momento,
con ogni suo turbamento...." forse è vero che non nascamo che per rinascere...forse è vero che la riste storia che abbiamo vissuto può rappresentare una chiave per aprire finalmente le porte della nostra vita, uscite, fnalmente, ancora sensibili, ma non più bambine, non più ipotenti di fronte al mondo. vive.
@ Pupottina – Ti quoto in pieno!!... ^__^
@ I (h)ate – No, il DCA non è un modo di vivere… è un modo di sopravvivere… per non affrontare quello che pensiamo possa essere più grande di noi… ma questa è un’altra delle bugie che il DCA ci racconta, ed è questo che anche bisogna fare per tornare a vivere: rinunciare a credere all’illusione…
@ AlmaCattleya – Verissimo… bisogna riscoprire quello che ci fa sentire bene al di là delle ossessioni indotte dall’anoressia… e vedere come, un po’ per volta, la nostra parte sana possa vincere su quella malata…
@ Nolly Drunk – Ciao Virgy, bentornata! ^__^ Perché dici che non importa quello che pensi tu? Quello che pensi tu è molto importante, invece, come lo è ciò che ciascuna di noi pensa… in fin dei conti, è proprio sulla base del nostro pensiero che ci fanno tutte le nostre scelte costruendo tutta la nostra vita… Non so se hai letto solo questo o anche altri post del mio blog, comunque, come ho scritto già altrove, io non credo che si possa “guarire” dall’anoressia nel senso canonico del termine, perché l’anoressia è una malattia mentale (che poi ovviamente ha conseguenze sia fisiche che mentali) per la quale non esiste la medicina, la pillola, che scacci via tutto quanto come se fosse un’influenza… Però sono fermamente convinta che si possa imparare a vivere scendendo a patti con l’anoressia, senza più fare in modo che essa ci controlli, ricominciando pian piano a riappropriarci di quegli aspetti della nostra vita che la malattia aveva portato via… E’ normale “innamorarsi” di questa malattia che si sceglie, così come è normale aver paura di uscirne per il distacco dalle consuetudini (anche se forse sarebbe più corretto chiamarle ossessioni) e dall’identificazione di un sintomo che si radica sempre più profondamente… ma proprio per questo credo sia importante iniziare a combattere, perché più lo si fa, più ci si rende conto che all’anoressia c’è alternativa… e che è comunque a suo modo indubbiamente migliore dell’anoressia stessa… Grazie per aver lasciato il tuo commento, ripassa pure quando vuoi, ti abbraccio forte!...
@ ShadeOfTheSun – Ci vuole tempo, pazienza, costanza, determinazione… e 2 palle COSI’!... Ma siccome queste sono tutte cose che tu hai… ce la farai di sicuro. Prima o poi, ce la farai di sicuro…
@ Annarita – Sì, la consapevolezza c’è… e lo si capisce ancor di più quando il timore di rimanere per sempre intrappolate in un sintomo inconcludente si fa più forte della paura di combattere…
@ Vele Ivy – E’ sicuramente molto coraggioso… ma è anche l’unico modo per vivere davvero…
@ Dony – Io non credo che “sconfiggere per sempre” sia possibile… però credo sia possibile, di fatto, ridimensionare. Non essere sopraffatte da tutte le urgenze che l’anoressia impone. Come hai scritto tu stessa, avere la consapevolezza che certe “voci” nella testa ci sono, ma decidere scientemente di non ascoltarle… è in questo che consiste il percorso di ricovero…
@ Wolfie – Tornare indietro sarebbe sempre la cosa più facile… gettarsi nelle braccia del DCA, nella sua falsa sicurezza… Ma purtroppo la cosa più facile da fare non è mai la più giusta… ed è giusto che adesso impariamo a combattere per noi stesse… per conquistare quello che veramente vogliamo… per non rinunciare più alla vita…
@ Marcella – Ciao Marcella, e benvenuta! Ti ringrazio tantissimo per essere passata e per aver lasciato il tuo commento… Ti avevo già letta sul blog di Dony, e sono contenta che tu sia approdata anche qui… e dato che ti definisci contro il fenomeno “pro-ana e pro-mia”… benvenuta nella squadra!... E’ vero, la vita a volte è strana… eppure spesso è proprio dalle coincidenze più fortuite che nascono cose anche molto importanti, no?!... Forse, in un certo senso, anche l’anoressia è una coincidenza… e nel momento in cui si decide d’iniziare a combattere, si può trovare un modo per trasformare qualcosa che ci ha distrutto in un qualcosa con cui si può (ri)costruire…
@ Iwillbe – Penso che parlare del DCA con personale medico competente sia la cosa più giusta da fare, perché solo così si può essere aiutate in maniera mirata… In quanto a tutti gli altri piccoli problemi quotidiani… cosa c’è di meglio degli amici?!... Grazie a te per essere passata, un bacio…
@ Clizia – Sono d’accordo, l’anoressia fornisce un simulacro della vita reale che è ben altro rispetto al vivere davvero… perché nel trovare un rigido diktat anoressico nel vivere, significa in realtà scegliere di non vivere… Ci vuole coraggio per abbandonare la posizione dell’anoressia, molto più coraggio che nel mantenerla… eppure è solo così che s’inizia a trovare un senso a quello che si desidera davvero…
@ Aisling – Ci vuole tempo per staccarsi da tutte le ossessioni dettate dall’anoressia… ci vuole costanza e pazienza, sempre determinazione… Bisogna imparare a riscoprire quello che ci piace fare semplicemente per il gusto di farlo… e farlo, perché è il dedicarci a quello che ci piace l’arma migliore per allontanare le fisse…
P.S.= Thanks a lot alla tua psichiatra!...
@ Coniglia Mannara – Lo sono, Niglietta, hai ragione, lo sono eccome… è per questo che è così difficile staccarsene… non tanto il riconoscere che c’è qualcosa che non va, quella è una consapevolezza abbastanza precoce… il difficile è proprio mettersi a combattere contro questo “qualcosa che non va”, perché è un qualcosa di indotto, di cercato, in un certo senso di voluto… perché, paradossalmente, fa male ma fa bene… è questo il difficile: riconoscere che i “contro” sono maggiori dei “pro”, alla lunga…
@ Leda – Hai detto una cosa che condivido in pieno: “chi sta nell’anoressia sta nella morte”… credo sia esattamente così… è una forma mentis, non una condizione fisica… l’anoressica flirta con la morte, anche se la teme… Forse si rinasce ogni volta che si fa qualcosa per dire “no” all’anoressia…
penso che per chiedersi cosa significhi vivere veramente non occorra per forza aspettare un ricovero.
@ Aurora – Dipende, cara Aurora, dipende… Sì, in linea di massima è vero quel che dici… Però mi sono accorta – sia su me stessa che sulle persone che ho avuto modo d’incontrare sia tramite questo blog che nella vita reale – che a volte per risalire, per reagire, per interrogarsi ponendosi le giuste domande e dandosi le corrette risposte, c’è davvero bisogno di toccare il fondo più fondo e buio che ci sia…
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