venerdì 19 agosto 2011
Lasciar andare il "sentirsi speciali"
Leggendo il commento che Ima Sickone ha lasciato al mio post precedente ("[...]Perchè forse per me il DCA è qualcosa che mi fa sentire speciale. Stupidamente, senza dubbio.. hai avuto anche tu la stessa impressione? [...]"), mi è tornata in mente una puntata del telefilm “Dr. House” – nella fattispecie, mi sono poi documentata, il 12° episodio della 7^ stagione. Non mi piace particolarmente questo telefilm, tuttavia in quest’episodio ho trovato un dialogo che mi ha fatto pensare esattamente alle parole scritte da Ima Sickone.
La trama (molto in breve): la paziente dell’episodio è una cameriera (Nadia) che ha una memoria assolutamente straordinaria, e il team di medici del dottor House cerca di capirne le motivazioni, e cerca di capire come questa “super-memoria” possa essere correlata agli altri sintomi presentati dalla donna. La diagnosi che viene fatta è che questa speciale memoria sia una sorta di forma di OCD (DOC) secondario ad una mutazione genetica. Dopo che la paziente è stata messa al corrente della diagnosi, uno dei dottori (Chase) entra nella sua stanza per parlare con lei. Qui si svolge il seguente dialogo:
Chase: Hai detto che non hai avuto la possibilità di scegliere di essere quel che sei. Adesso, ce l’hai. [Tira fuori un piccolo contenitore di SSRI]. Questi si sono dimostrati efficaci nel trattamento dei disturbi ossessivo-compulsivi.
Nadia: Intendi dire che assumendoli perderò la mia memoria?
Chase: Non del tutto… Avrai una memoria come quella della maggior parte della gente.
Nadia: La mia memoria è l’unica cosa che mi abbia mai resa speciale…
Chase: Sei vuoi essere speciale, sarai sempre condannata alla solitudine. [Lascia le pillole tolte dal contenitore sul vassoio ed esce dalla stanza]
E’ un sentimento che conosco molto bene – e realizzare che la cosa che ci fa sentire speciali è tanto una malattia quanto una cosa che distrugge il resto della nostra vita è una realizzazione estremamente importante.
Quando si è nel pieno dell’anoressia, è facile dimenticare che la restrizione alimentare non è un qualcosa che ci rende davvero speciali. È semplicemente un qualcosa che ci rende malate. Ma siamo solo noi a non capirlo. In fin dei conti, una delle cose più frustranti dell’anoressia è che quando si è nel pieno della malattia non ci si rende conto che questo nostro “sentirsi speciali” – l’unica cosa di cui ci si sente orgogliose, l’unica cosa che sembra essere in grado di dare un senso alla nostra vita – non è in realtà niente di così speciale. È semplicemente uno dei sintomi di una malattia.
Questo “sentirsi speciali” costituisce uno dei maggiori ostacoli all’intraprendere un percorso di ricovero. Perché pur riuscendo successivamente a razionalizzare l’anoressia come una malattia, permane sempre la sensazione che questa fosse l’unica cosa in grado di renderci speciali. In fin dei conti, web e riviste pullulano di diete che la maggior parte delle persone non riesce a seguire. E invece noi siamo brave a farlo, e questo ci illude di essere in qualche modo speciali.
In realtà, però, quello che ci rende veramente speciali è la decisione d’intraprendere la strada del ricovero. L’anoressia ci impedisce di vivere a pieno, e combatterla significa darci una possibilità di relazionarci davvero con il resto del mondo e di raggiungere un equilibrio più stabile e sano. In fin dei conti, ci sono solo 2 possibilità: combattere contro l’anoressia, o morire per lo più per quelle che sono le complicanze fisiche dell’anoressia. Certo, l’illusione di essere speciali indotta dall’anoressia è molto potente e permane a lungo. Se non si restringe l’alimentazione, che resta? Ci si sente come se non valessimo più niente. E così, anche se l’anoressia alla fin fine devasta la nostra vita, si esita a fare un cambiamento perché si ha paura che si torni ad essere insignificanti, prive dell’unica cosa che pensavamo ci rendesse speciali.
Ma, ragazze, noi non siamo speciali perché abbiamo una malattia. Siamo speciali nel momento in cui decidiamo di opporci a quella malattia e al suo pattern erroneo di pensieri. Siamo speciali quando decidiamo di affrontare la nostra vita di petto, con tutte le sue difficoltà, le sue sfide… pur essendo “semplicemente” persone “normali”.
P.S.= Ringrazio di cuore tutte le meravigliose ragazze che mi hanno chiesto come sta andando la mia ricerca del nuovo appartamento... Le acque si sono notevolmente smosse in questi ultimi giorni, ma non vorrei cantare vittoria troppo presto... vi terrò informate al riguardo, ovviamente, grazie infinite per la vostra gentilezza, siete meravigliose!...
La trama (molto in breve): la paziente dell’episodio è una cameriera (Nadia) che ha una memoria assolutamente straordinaria, e il team di medici del dottor House cerca di capirne le motivazioni, e cerca di capire come questa “super-memoria” possa essere correlata agli altri sintomi presentati dalla donna. La diagnosi che viene fatta è che questa speciale memoria sia una sorta di forma di OCD (DOC) secondario ad una mutazione genetica. Dopo che la paziente è stata messa al corrente della diagnosi, uno dei dottori (Chase) entra nella sua stanza per parlare con lei. Qui si svolge il seguente dialogo:
Chase: Hai detto che non hai avuto la possibilità di scegliere di essere quel che sei. Adesso, ce l’hai. [Tira fuori un piccolo contenitore di SSRI]. Questi si sono dimostrati efficaci nel trattamento dei disturbi ossessivo-compulsivi.
Nadia: Intendi dire che assumendoli perderò la mia memoria?
Chase: Non del tutto… Avrai una memoria come quella della maggior parte della gente.
Nadia: La mia memoria è l’unica cosa che mi abbia mai resa speciale…
Chase: Sei vuoi essere speciale, sarai sempre condannata alla solitudine. [Lascia le pillole tolte dal contenitore sul vassoio ed esce dalla stanza]
E’ un sentimento che conosco molto bene – e realizzare che la cosa che ci fa sentire speciali è tanto una malattia quanto una cosa che distrugge il resto della nostra vita è una realizzazione estremamente importante.
Quando si è nel pieno dell’anoressia, è facile dimenticare che la restrizione alimentare non è un qualcosa che ci rende davvero speciali. È semplicemente un qualcosa che ci rende malate. Ma siamo solo noi a non capirlo. In fin dei conti, una delle cose più frustranti dell’anoressia è che quando si è nel pieno della malattia non ci si rende conto che questo nostro “sentirsi speciali” – l’unica cosa di cui ci si sente orgogliose, l’unica cosa che sembra essere in grado di dare un senso alla nostra vita – non è in realtà niente di così speciale. È semplicemente uno dei sintomi di una malattia.
Questo “sentirsi speciali” costituisce uno dei maggiori ostacoli all’intraprendere un percorso di ricovero. Perché pur riuscendo successivamente a razionalizzare l’anoressia come una malattia, permane sempre la sensazione che questa fosse l’unica cosa in grado di renderci speciali. In fin dei conti, web e riviste pullulano di diete che la maggior parte delle persone non riesce a seguire. E invece noi siamo brave a farlo, e questo ci illude di essere in qualche modo speciali.
In realtà, però, quello che ci rende veramente speciali è la decisione d’intraprendere la strada del ricovero. L’anoressia ci impedisce di vivere a pieno, e combatterla significa darci una possibilità di relazionarci davvero con il resto del mondo e di raggiungere un equilibrio più stabile e sano. In fin dei conti, ci sono solo 2 possibilità: combattere contro l’anoressia, o morire per lo più per quelle che sono le complicanze fisiche dell’anoressia. Certo, l’illusione di essere speciali indotta dall’anoressia è molto potente e permane a lungo. Se non si restringe l’alimentazione, che resta? Ci si sente come se non valessimo più niente. E così, anche se l’anoressia alla fin fine devasta la nostra vita, si esita a fare un cambiamento perché si ha paura che si torni ad essere insignificanti, prive dell’unica cosa che pensavamo ci rendesse speciali.
Ma, ragazze, noi non siamo speciali perché abbiamo una malattia. Siamo speciali nel momento in cui decidiamo di opporci a quella malattia e al suo pattern erroneo di pensieri. Siamo speciali quando decidiamo di affrontare la nostra vita di petto, con tutte le sue difficoltà, le sue sfide… pur essendo “semplicemente” persone “normali”.
P.S.= Ringrazio di cuore tutte le meravigliose ragazze che mi hanno chiesto come sta andando la mia ricerca del nuovo appartamento... Le acque si sono notevolmente smosse in questi ultimi giorni, ma non vorrei cantare vittoria troppo presto... vi terrò informate al riguardo, ovviamente, grazie infinite per la vostra gentilezza, siete meravigliose!...
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29 commenti:
Si può essere speciali anche senza sforzi, anche senza vincoli.
Si può essere speciali semplicemente perché lo si è, aperti ad ogni avventura, curiosi come dei bambini e con lo sguardo sempre attento.
Quel "sentirsi speciali", "diverse", "forti" è nient'altro che l'illusoria soluzione ai problemi che l'anoressia promette di dare, diciamo quell'arma a doppio taglio, ecco. La scelta del ricovero, annullando o meglio, mettendo la persona di fronte alle falsità che promette la malattia può senza dubbio mandare in crisi il malato, portandolo appunto a non sentirsi più speciale, forte e positivamente (si parla dal punto di vista del malato) diverso ... ma "banale", fallito e inutile. In fin dei conti, credo che si ritorna sempre al punto cruciale della situazione, ossia trovare la forza di abbandonare la dipendenza verso l'anoressia e riuscire ad affrontare la vita nel modo in cui va affrontata, e non rifugiandosi nelle illusioni del "sentirsi speciali".
ps : Ti ho risposto sul mio blog, altrimenti avrei scritto un commento troppo lungo! ^^
Cara Veggie, mi ha fatto molto piacere ricevere il tuo commento!
Posso solo immaginare come sia stato per te il ricovero tra quei robot, ma conosco bene la sensazione di sentirsi un numero, un codice, un nome identificativo per quei robot. Sarebbe piaciuto anche a me studiare Medicina, ma a causa di molti fattori non potrei. Studio Psicologia però, e la specializzazione che mi interessa è "riabilitazione neuropsicologica" anche se mi interessa la psichiatria: questo perchè anche io vorrei migliorare il ruolo di ciò che rappresenterò, ma uno psicoanalista deve creare la dipendenza (cosa che è stata tentata di fare su di me, e va contro la mia etica), fare la psicoterapeuta non mi realizzerebbe molto e fare la psichiatra vuol dire entrare nel meccanismo del mercato per cui dovrei prescrivere psicofarmaci random, e anche questo va contro la mia etica.
A presto :*
ps: ho visto il video di MTV che hai fatto. Sei fantastica! : )
Ciao Veggie,leggendo il tuo commento al mio post ho riflettuto,ho riflettuto sul fatto che ora che ho incontrato la persona che riesce a farmi stare bene,che riesce a farmi amare la vita non riesco a reagire alle mie ossessioni.....cioè prima non reagivo a nulla per il semplice fatto di non avere bene uno scopo o un obiettivo per cui valeva la pena lottare,ma ora che questo obiettivo ce l'ho mi rendo conto di essere troppo implicato nella malattia,e questo mai come ora mi sta distruggendo.Di questo ho paura e ne soffro enormemente,ma no per me credimi,ma per la persona che ha riposto in me la sua fiducia.....credimi non ci dormo la notte.Più mi ribello e più sento i "tentacoli" dell'anoressia che mi tirano giù....a volte quando penso a questo mi ritrovo con le lacrime agli occhi.
Non so bene perchè ti abbia detto tutto ciò,scusami.Ma davvero non vorrei deludere la persona che più di tutte mi sta aiutando.Grazie e scusami ancora per lo sfogo.
È proprio questa la schifosa fregatura: che la stronza di anoressia ti fa sentire dannatamente speciale. E intanto che tu sei lì presa ad intortarti nelle peggio seghe mentali da delirio d’onnipotenza in piena regola, è lì che ti fa diventare la peggiore feccia. Ti consuma corpo e cervello. E se anche te ne accorgi, concludi che non te ne frega un cazzo perché non sei disposta a rinunciare a quello che credi ti renda speciale. La falla? Post dixit. Che non sei speciale proprio per un cazzo. Sei solo malata. Malata come lo sono tante altre, esattamente come te. E non si è l’élite. Si è solo delle stronze che hanno scelto un’inconcludente scorciatoia. Ma ce ne vuole per concretizzare questo. A me ce n’è voluto un sacco e una sporta. Perché pensavo di voler comunque fare qualcosa – di sano, di malato, di giusto, di sbagliato, di bello, di osceno – per elevarmi sopra tutti gli altri. Per non sentirmi la merda raso terra che mi ero sempre creduta. Ma che io stia sopra o stia sotto, la cosa non cambia: non ho comunque la possibilità di guardare nessuno in faccia, se non mi metto al loro stesso livello. E se loro stanno tutti allo stesso livello e riscono ad essere sereni, e io cerco di sforare il limite e mi danno, magari vuol dire che non ho tutta ‘sta ragione e tutta ‘sta specialità. E che se riesco a rimettermi al passo, magari non sarò mai speciale come avrei voluto, ma avrò una vita almeno semidecente. Semplice, no?! 16 fottuti anni per capirlo, mi ci son voluti. E ancora cerca di tirarmi giù. Proprio speciale, eh, non c’è che dire.
Jonny
Ma non ti devi scusare di niente, anzi hai fatto bene a farmi notare la mia imprecisione, così almeno si è chiarita^^
Tienici informate sulle novità riguardo l'appartamento :)
Un abbraccio!
Che poi siamo speciali solo per noi stesse.
Non c'è nulla di speciale nel non aver mai il sorriso.
E' più importante avere la forza di concentrarsi,di portare a termine i nostri obiettivi quotidiani..che non il riuscire ad opporci al nostro corpo.
Io invece adoro il telefilm “Dr. House – Medical Division”!!!!!! Anche se io non potrei proprio fare il medico…
A parte questo, sono d’accordo sul fatto che, in un certo senso, un dca possa essere un qualcosa che ti fa sentire speciale. Per me la situazione è un po’ diversa, nel senso che la mia anoressia è sfociata quasi subito in bulimia, quindi quel “senso di essere speciale” è durato poco; però, a suo modo anche la bulimia è ingannatrice, perché ti fa credere comunque che fino a che hai un bagno vicino dopo i pasti o le abbuffate, allora sei salva. In realtà non è assolutamente così, perché ti distruggi soltanto, però sul momento la voce del dca è più forte e t’illude e ti convince che le cose stiano così anche se non è vero.
Sto cercando a poco a poco d’imparare quali sono le cose che mi rendono speciale, ma sicuramente la bulimia non figurerà nella lista: è solo una malattia mentale, e io sto cercando d’imparare ad essere più forte di lei. Vorrei poter arrivare a sentirmi speciale perché sono soddisfatta di tutte le cose positive che nella mia vita, col passare del tempo, sarò riuscita a costruire, e non perché ho una malattia che mi farebbe solo perdere la vita.
PS_ Spero davvero che tu possa presto “cantare vittoria” per quanto riguarda il discorso dell’appartamento!!!! Tienimi informata, mi raccomando!!!!!!
mmmmmmmmh
nemmeno io lo vedo con piacere dr house ed anzi continuo a chiedermi cosa ci trovino...
in questo periodo a causa di vari ed indesiderati problemi di salute sono stata costretta a modificare il mio regine alimentare e mi sento un tantino ristretta e limitata ... non mi sento affatto speciale, ma terribilmente sfigata
per sentirsi veramente speciali la strada da seguire è un'altra... se c'è bisogon del ricovero non va evitato, ma intrapreso con la volontà di superare ogni difficoltà
ti abbraccio
Post meraviglioso, davvero.
Mi sento dire che sono speciale, spesso. Che sorrido sempre, sono allegra, scherzosa e so comprendere la gente. Ma nessuno sa come sono dentro. Io per gli altri sono "speciale". Diversa, mi dicono profonda. Che non basa i suoi "giudizi" sulle apparenze.
Sì, è vero. Forse con ciò mi sento un pò speciale. Ma alla fine tutti noi lo siamo, siamo diversi tra di noi (grazie al Cielo..a parte le eccezione >.<) Potremmo rendercene conto solo quando accetteremo noi stesse. E quando capiremo come siamo fatte, chi siamo.
E' vero quando dici "non siamo speciali perchè abbiamo una malattia"!!! Siete speciali perchè ognuno di noi lo è: ognuno di noi ha un mondo dentro di sè, un mondo unico e diverso da tutti gli altri. La malattia può solo che indebolire questo mondo, non certo renderlo più speciale.
tu sei meravigliosa! :P
Io non mi sono mai sentita speciale durante la malattia ma hai ragione, la cosa che ci rende speciali e' proprio la decisione di sconfiggere questo demone!!
Bellissimo post, uno dei migliori che tu abbia mai scritto.
Cosa posso aggiungere veggie?? Hai già detto tutto tu ^.^
Eh già.. l'anoressia ci fa sentire speciali, forti, pronti a tutto... ci da quella carica che ci inganna.
L'anoressia è specializzata a ingannare, non a risolvere i problemi come "dice"...
Eppure chi cade in questo buco nero fa fatica a cambiare idea.. lo può iniziare a pensare eppure c'è sempre quella voce che ti dice che sbagli a pensare così....
Cosa posso aggiungere veggie?? Hai già detto tutto tu ^.^
Eh già.. l'anoressia ci fa sentire speciali, forti, pronti a tutto... ci da quella carica che ci inganna.
L'anoressia è specializzata a ingannare, non a risolvere i problemi come "dice"...
Eppure chi cade in questo buco nero fa fatica a cambiare idea.. lo può iniziare a pensare eppure c'è sempre quella voce che ti dice che sbagli a pensare così....
Questo post lo trovo molto significativo ed intelligente.
Io penso che tutti abbiamo qualcosa di speciale. Io per speciale intendo qualcosa di insolito, di diverso dagli altri, una nostra caratteristica. E non importa smettere di mangiare per essere speciali.
Un abbraccio,
Iza
Ciao Veggie,
grazie per avermi dato attenzione ancora una volta (:
Hai ragione, sarebbe la cosa migliore, lasciare andare via la nostra ostinazione di volersi sentire speciali, in questo modo.
Magari possiamo dimostrare di essere speciali in altri modi, non lesivi.
Oppure, non ce ne accorgiamo, ma siamo già in fondo un po' speciali.
Una cosa è sicura: hai sempre ragione quando scrivi qui (:
Ne ho approfittato per leggere anche il post sul primo giorno della nuova vita, quello del concerto delle t.A.T.u (:
Ps. adoro il modo in cui scrivi.
Si vede che sei una ragazza intelligente e molto brava in italiano.:P
Buona serata,
M.
Grazie 1000 per il consiglio..ho davvero fatto ciò e devo ammettere che ha funzionato :)
Onorata di averti ispirato, Veggie! :D Un altro di quei post da imprimere nella mente.. ragionamenti così limpidi, chissà perchè son tanto difficili da metabolizzare.
Ima
Parole verissime, davvero.
Il problema è che per quanto cerchi di interiorizzarli ogni tentativo si rivela inutile se penso al peso che sale, allo stomaco che si gonfia e alle ossa che spariscono.
Io so quanto tutto questa possa farmi star male, ma senza restringere, senza contare mi sentirei disorientato.
Un dca può fare paura, ma a me fa più paura la sua assenza. Perchè?
P.
Lo vedo sempre dottor House e ho visto anche quella puntata,io penso che tutti noi a loro modo siamo speciali per qualcosa, non abbiamo bisogno del sintomo di una malattia per esserlo e per affrontare le piccoli grandi difficoltà quotidiane, non è facile abbandonare l'anoressia e la bulimia perchè dentro di loro ci sentiamo protette, inattaccabili, il dolore sembra essere alleviato,poi finiamo per ritrovarci sole con le nostre ossessioni, il vuoto e con ancora più problemi di prima che iniziassimo! La forza e il coraggio possiamo averla giorno dopo giorno affrontando la vita senza anestesie...
Tengo le dita incrociate per l'appartamento Veggieeee!!!^^
@ Almacattleya – E, aggiungo, non “si può”, ma SI E’ speciali perché siamo uniche ed irripetibili, e perché possiamo fare tanto e dare tanto… nel momento in cui si sceglie di abbandonare l’anoressia per metterci veramente in gioco…
@ Isibéal – Sì, all’inizio l’anoressia trasmette davvero un sacco di sensazioni positive… è per questo che si porta avanti per così tanto tempo la restrizione alimentare. Ma è un gioco a perdere. Non solo perché, semplicemente, una malattia non ci rende speciali, ma perché veramente ne può andare della nostra vita… e tutto per tagliare un traguardo inesistente. Mettersi in gioco è difficile, in ogni ambito della vita, ma è necessario per andare avanti, per “crescere”, per maturare, per non cristallizzarci in erronee convinzioni che possono solo farci male sotto ogni punto di vista…
P.S.= Passo dal tuo blog, allora!... E scusami se sono stata così dura in quello che ti ho scritto come commento al tuo ultimo post…
@ La bambola rotta – Fai Psicologia?! Che ganzo!... Guarda, anche se non ti conosco, “sento” comunque che sarai un’ottima psicologa… non lo so, forse è una mia erronea generalizzazione, però tendo sempre a pensare che empatizzare è la cosa più importante per chi ha a che fare con i problemi (fisici o psicologici che siano), di altre persone… per questo tendo a fidarmi di urologi incontinenti, ginecologhe mamme, e così via… ed è per questo che penso davvero che tu sarai una buona psicologa. Hai fatto benissimo a scegliere questa branca universitaria se sentivi che era quella che faceva per te… (anche la mia migliore amica, Duccia, studia Psicologia, tra l’altro, sai??!... E si sta pure per laureare!...). Io faccio Medicina, sì, ad Ottobre inizio il 5° anno, però ancora non ho deciso quale specializzazione intraprendere… in ogni caso, credo che conservare la propria umanità a prescindere dal lavoro che si fa, sia il “segreto” per riuscire bene…
P.S.= Mi fa molto piacere che il mio video per MTVnews ti sia piaciuto! Grazie!!... ^__^
@ Julian – Figurati se devi chiedere scusa per lo sfogo, anzi, se senti che hai bisogno di sfogarti passa pure di qui tutte le volte che vuoi… Io credo che il tuo “sentire di non reagire alle ossessioni” sia solo in realtà timore di non riuscire a farlo… perché è normale che, dopo tanti anni che si è stati invischiati in una cosa come un DCA, non si possa pretendere di liberarcene all’istante, sarebbe impossibile… io credo invece che, già aprendoti ad un’altra persona, tu stia reagendo… altrimenti, non avresti fatto neanche lo sforzo di accogliere questa persona nella tua vita… E in quanto alla persona che ti sta accanto, se tu stai combattendo, non credo che tu possa deluderla in alcun modo. Lei sa che ci stai mettendo tutto il tuo impegno, sa quanto questa lotta sia difficile… e non si aspetta che tu cambi tutta la tua vita e il tuo pattern di pensieri dall’oggi al domani. Io credo si aspetti semplicemente che tu non ti arrenda. Se tu continui a combattere, non la deluderai mai… E ricordati che questa persona ha deciso di stare accanto a te perché sei TU, non perché hai l’anoressia… perciò, non ti fare altri problemi e cerca solo di stare meglio… tante mani sono tese verso di te, devi solo afferrarle… Perciò, adesso non è il momento di prenderti cura di chi ti sta intorno: tira fuori un po’ di egoismo sano, quello che possa consentirti di prenderti cura di te stesso. Perché è solo prendendoti cura di te stesso che potrai, di riflesso, prenderti cura anche di tutte le persone cui vuoi bene…
@ Jonny – L’hai detto da sola, ragazza mia. You’ve got it. E ora sfrutta a pieno il potenziale che racchiudi dentro di te…
@ Anonima – Hai proprio ragione… è l’anoressia che ci fa avere una distorta percezione di ciò che possa considerarsi “speciale”… Sicuramente sono molto più importanti le cose che elenchi, ed è da questa consapevolezza che dobbiamo cominciare per combattere…
@ Wolfie – Tu ei così speciale che neanche te ne accorgi… forse non speciale come avresti voluto, non speciale come il DCA, ingannandoti, ti aveva promesso di farti diventare… ma sei ugualmente, davvero, proprio tanto speciale… Ti ho conosciuta anche di persona, quindi so quello che dico… e perciò credimi se ti dico che lo sei, lo sei tantissimo!!... E ti assicuro che è tutto fuorché la bulimia che ti rende tale… Non è il DCA che ci salva… siamo noi che decidiamo di salvarci quando iniziamo a combattere… e non ci fermiamo. Una lotta che dura una vita…
P.S.= Grazie mille, tesoro… lo spero tanto tanto tanto anch’io… Ma certo che ti terrò informata!... Grazie per il tuo supporto…
@ Pupottina – Scegliere la strada del ricovero è incredibilmente difficile… ma anche giusto. Perché, purtroppo, le cose più giuste da fare non sono mai le più facili… però non per questo bisogna arrenderci, perché abbiamo tutte le possibilità e le capacità di raggiungere la vetta… Comunque… mi dispiace di leggere che hai avuto problemi di salute… spero non sia niente di grave, e che ti rimetterai presto… Se hai bisogno di qualsiasi cosa, mandami pure una mail!... Ti abbraccio…
@ Lily – Io credo che tutti coloro che ti dicono quelle cose abbiano assolutamente ragione… Anche se non vedono come sei dentro, mi sembra che abbiano comunque capito tante cose vere di te… e devi credere in quello che ti dicono, perché è così, tu sei speciale per la persona meravigliosa che sei, non certo per la tua malattia. Ci vorrà tempo per accettarci, ma io credo che quando ci riusciremo ci renderemo conto di quanto davvero ognuna di noi possa essere speciale semplicemente per quella che è…
P.S.= Mi fa davvero piacere leggere ciò che hai scritto nel tuo secondo commento… Sono contenta che tu abbia potuto trascorrere una bella serata!...
@ Vele/Ivy – Grazie per le tue parole… trasmettono tanta forza, e sono molto vere… Sei così dolce!... Un abbraccio…
@ cooksappe – Grazie… Anche tu lo sei, eh!... Non te lo dimenticare mai… soprattutto nei momenti in cui ti sembrerà di non esserlo… perché saranno i momenti in cui lo sarai di più…
@ Giulia – Ognuna di noi è una persona a sé e, come tale, ha il suo vissuto emozionale peculiare in merito all’anoressia… però quello che ci unisce è proprio quello che menzioni nel tuo post: la decisione di combattere contro l’anoressia, che non ci rende semplicemente speciali… ma soprattutto ci permette di riappropriarci della nostra vita, e di viverla come davvero merita, e non prese nella schiavitù di una malattia…
@ Anna – Grazie mille, tesoro!... Sei gentilissima, come sempre… Non mollare, mi raccomando!...
@ Sonia – Sei tu che l’hai detto, Sonia… L’anoressia è un’ingannatrice. Le sue promesse non si tramutano mai in un qualcosa di reale. E se si fa fatica a cambiare idea, il che è vero, è semplicemente perché, dopo tanto tempo passato in balia dell’anoressia, dopo tanto tempo passato a farci raccontare bugie in cui si vuole disperatamente credere, è difficile di punto in bianco abbandonare la rete di false sicurezze che ci aveva avviluppate, ed incominciare a combattere… Però, già nel momento in cui inizi a pensare che l’anoressia non è tutta questa meraviglia che sembrava essere, nel momento in cui inizi a dubitare, hai già fatto un grosso passo avanti. La voce dell’anoressia, abituata ad avere la predominanza nella testa, non si quieterà tutt’a un tratto… però, avrà trovato una voce capace di opporvisi: quella della razionalità. Che è quella da seguire veramente se vogliamo ricominciare a stare bene per davvero… Un bacio grande!...
@ Perfection Through Silence/Iza – Ti ringrazio… Sono perfettamente d’accordo con quello che hai scritto… Siamo speciali per quello che si è, per quello che è il nostro carattere, la nostra forza interiore, la nostra capacità di relazionarci al mondo in maniera positiva, non certo per quelle che sono le mere azioni che compiamo…
@ Milen – Figurati, grazie a te per essere passata di nuovo di qua… mi fa sempre molto piacere leggerti… Lasciar andare l’anoressia è estremamente difficile, ma io credo, ma io voglio ancora credere, che ne valga assolutamente la pena. Perché se siamo speciali, non è l’anoressia che ci rende tali… E, tra l’altro, non c’è alcun bisogno di dimostrarsi speciali, né in modi lesivi né in modi non lesivi… Perché noi sappiamo quanto valiamo, e non dobbiamo dimostrare niente a nessuno… Siamo speciali perché siamo noi… tutto qui.
P.S.= Grazie mille… Anche se, in realtà, quando andavo a scuola sono sempre stata più brava nelle materie scientifiche che non in quelle umanistiche… ^^”
@ Ima Sickone– Grazie, carissima!... ^__^ Hai ragione, ci vuole tanto tempo per metabolizzare certe cose… tempo, pazienza, e voglia di lavorare su noi stesse, di scavare a fondo dentro di noi, di “metterci a nudo”, di scandagliare quelli che sono i meccanismi psicologici che ci portano ad avere determinati comportamenti… Naturalmente non dobbiamo e non possiamo fare tutto da sole: è ovvio che sia necessario l’aiuto di persone professionalmente preparate, che ci diano una mano a trovare la rotta e a mantenerla… E poi ci vuole tanto “olio di gomito”, tanta tenacia e voglia di rialzarsi dopo le inevitabili ricadute… Per metabolizzare le cose bisogna viverle, giorno dopo giorno, accorgendoci così che, in realtà, non sono più grandi di noi… ci spaventavano soltanto perché non le avevamo mai affrontate prima… ma che, nel momento in cui si esce dallo stallo e si decide a compiere il primo passo, abbiamo davvero già fatto una gran cosa…
P.S.= Dai un’occhiata anche al commento qui sotto per Buster… è una sorta di continuazione della risposta al tuo stesso commento…
@ Buster Rant Casey – Benvenuto Buster, ti ringrazio per aver lasciato il tuo commento e per aver posto una domanda così interessante… Provo a risponderti, dunque. Facciamo un esempio, che credo sia la cosa più esplicativa… Sono 10 anni che tu ogni mattina vai a lavoro seguendo una determinata strada. È una strada accidentata e pericolosa, però ormai sono tanti anni che la percorri e perciò sai che, se stai ben attento, riesci ad arrivare dalla tua abitazione al tuo ufficio in un’ora. Un giorno qualcuno ti dice che esiste un’altra strada da percorrere che può portarti comunque a lavoro. Ti dice che è una strada abbastanza tranquilla e che il percorrerla ti richiederebbe mezz’ora. Oggettivamente, chiunque capisce che questa seconda alternativa è la migliore. Però. Però sono 10 anni che tu fai un’altra strada. E hai visto che, bene o male, anche percorrendo la tua strada, in qualche modo riesci ad arrivare. Una certezza, per quanto fallace che possa essere, dunque, ce l’hai. (continua...)
(...continua)
Perché barattare questa certezza, se pur raggiunta a fatica, con qualcosa che qualcuno ti dice, ma che tu non hai mai provato? Chi è questo qualcuno per dirtelo? Ma ci sarà da fidarsi? E se poi percorri l’altra strada e ti perdi e arrivi al lavoro in ritardo? E se in quest’altra strada ci fossero dei pericoli di cui nessuno ti ha avvertito? Meglio allora non abbandonare la strada vecchia, ti dici: pur con tutti i suoi difetti, almeno una qualche certezza me la dà. Ecco, io credo che valga lo stesso per l’anoressia: sai che è una strada accidentata e pericolosa, sai che è una scelta a perdere, sai che rischi e che non avrai mai quello che desideri… però, diamine, sono TOT anni che convivi con questa malattia, ormai ti sei accalappiato le tue certezze in quest’errona abitudine. Per questo, pur comprendendo razionalmente che l’alternativa del ricovero sarebbe la strada migliore da percorrere, continui comunque ad esitare: perché è una strada che non conosci, e questo non ti fornisce alcuna certezza cui aggrapparti. Volendola vedere in termini più scientifici, ma buttandola comunque giù semplice (e in questo mi scuso se sei un medico o un mio collega studente di Medicina – e mi scuso anche con tutti i medici e gli studenti di Medicina che dovessero leggere questo post per l’estrema semplificazione di ciò che sto per scrivere – parto dall’assunto che tu non sia né un medico né uno studente di Medicina…), il cervello è abitudinario: se fai sempre una cosa allo stesso modo, si rinforzano le connessioni neuronali che stanno alla base del compimento di quella determinata azione, e si indeboliscono i circuiti che ti consentirebbero di raggiungere lo stesso risultato in altri modi, per cui se ti viene chiesto di raggiungere quel risultato, tu lo raggiungerai sempre facendo la stessa cosa. Questo meccanismo è particolarmente potenziato nei DCA perché la malnutrizione altera la produzione dei neurotrasmettitori, per cui quei pochi che vengono prodotti vengono utilizzati solo per reiterare un meccanismo ormai arcinoto. È per questo che, soprattutto inizialmente, è così difficile staccarsi dall’anoressia: perché il cervello segue i comportamenti e i pensieri indotti dal DCA in modo fisso ed automatizzato. Non a caso, infatti, la prima cosa da fare se si è anoressici, ancor prima d’iniziare la psicoterapia, è recuperare un po’ di peso, poiché sennò la nostra testa non è umanamente in grado di modularsi e quindi di concepire attivamente alternative al comportamento e al pattern di pensieri anoressico. Perciò è ovvio che, dopo tanti anni di anoressia, tu possa sentirti disorientato all’idea di staccartene, è normalissimo che sia così… ma come si fa a spezzare il circolo vizioso? Inizialmente, ci si impone (ovviamente, aiutati da personale medico esperto…). Ci si impone di fare qualcosa di diverso. Ci si impone di andare a lavoro seguendo l’altra strada, anche se ci terrorizza perché non l’abbiamo mai fatta e non sappiamo a cosa andiamo incontro. La prima volta, sarà una cosa allucinante. Avremo un’ansia da far paura, staremo malissimo, ci sentiremo a pezzi e così via. Ma – ed è un grande ma – non ne moriremo. E lo rifaremo una seconda, una terza, una decima, una centesima, una milionesima volta. E ogni volta che lo rifaremo, ci sembrerà un filino meno terribile. Perché il cervello è abitudinario. Nel male ma, per fortuna, anche nel bene.
Spero di averti dato una risposta esauriente e comprensibile… ^^” In ogni caso, per qualsiasi delucidazione in merito o altra domanda, mi trovi sempre qui…
@ Aisling – Grazie tesoro!... E’ vero, inizialmente un DCA appare come una protezione… ma, alla lunga, questa protezione finisce per diventare un qualcosa di soffocante… privandoci non solo delle cose negative, apparentemente, ma soprattutto delle cose positive della vita… Per questo bisogna sempre continuare a combattere: per riprenderci la nostra vita, e per essere tutto quello che si può essere al di là di una malattia…
Ciò che hai scritto nel commento è quanto di più chiaro possa esistere.. è proprio così. Se posso chiedere un parere.. secondo te la presa di coscienza, anche se non sempre seguita dal giusto comportamento, è sintomo di un inizio di guarigione? [Ho provato tanto nei giorni scorsi, ma ho fatto l'errore terribile di pesarmi dopo cena. Quanto devo aspettarmi di ingrassare mangiando normalmente per i primi tempi? Tre chili in dieci giorni mi sembrano davvero troppo.. ma non voglio pensare di essere punto e a capo.. :(]
@ Ima – Risposta alla domanda 1: Secondo me, direi di sì. Capire il perché si fa una determinata cosa, prenderne coscienza, ritengo sia una cosa estremamente importante in ogni caso e sotto ogni punto di vista… Poi è chiaro che questo non è un film né un libro, ma la vita reale. Nei libri e nei film alle rivelazioni seguono grandi cambiamenti da illuminazione… la vita reale è un’altra cosa. Ci vuole tempo, molto tempo per accettare e fare nostre – sia razionalmente che emotivamente – le cose di cui si prende coscienza. Ho preso coscienza che l’anoressia fosse una malattia poco dopo essermi ammalata… sono passati fior fiori di anni prima che io riuscissi a fare un passo avanti, anche solo un passetto piccolino. E procedo tuttora a rilento. Ma se non ci fosse stata quella presa di consapevolezza, a un certo punto, penso proprio che neanche quel passetto piccolino ci sarebbe stato. Se non ci fosse stata quella presa di consapevolezza, non sarei qui a scrivere questo blog. Molto più realisticamente, se non ci fosse stata quella presa di consapevolezza, non sarei più qui e basta.
Risposta alla domanda 2: Non so rispondere. Nel senso che non sono una dietista, solo quando ero al 3° anno feci un misero corsetto di nutrizione nell’ambito dell’esame di Fisiologia, ma proprio niente di che. Per cui non ho le competenze professionali per rispondere alla tua domanda… l’unica cosa che posso dirti è che non tutte si riprende peso allo stesso modo e con la stessa velocità, è una cosa soggettiva… ma non c’è certo bisogno di tanta scienza per dire questo, l’avevi già capito benissimo da sola. L’unica cosa che mi sento di consigliarti è di parlarne con la tua dietista e di girare a lei la domanda che hai fatto a me… di certo non c’è persona più adatta di una dietista per risponderti!...
Grazie mille per le tue risposte, sei sempre gentilissima, trasmetti una grande positività.. :)
Ima
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