venerdì 23 marzo 2012
Prevenzione delle ricadute: Codice Rosso
Anche il miglior piano di prevenzione, talvolta, purtroppo non riesce ad impedire una completa ricaduta. Forse perché certi segnali ci sfuggono, forse perché vogliamo farceli sfuggire, forse perché ne sottovalutiamo l’importanza e pensiamo di potercela fare da sole, fatto sta che talvolta si ricade in pieno nell’anoressia. Il punto qui è identificare concreti, specifici criteri che spronano all’azione evitando di percorrere la china fino in fondo. L’importanza dell’identificazione dei segnali da “Codice Rosso” non sta tanto nel capire quando siamo di nuovo nel pieno dell’anoressia con tutti gli annessi rischi di compromissione fisica. L’importanza sta nel comprendere quando è necessario DARE UN TAGLIO NETTO a qualsiasi cosa stiamo facendo perché ci stiamo infilando nei casini. Significa che la ricaduta ormai c’è stata, e che è necessario (re)agire ADESSO. Non tra una settimana, non tra 3 giorni, non domani: ADESSO.
E’ così anche al Pronto Soccorso: su un paziente “Codice Rosso” bisogna intervenire immediatamente sospendendo ogni qualsiasi altra attività, perché aspettare anche solo 5 minuti potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.
Non è immediato individuare segnali da “Codice Rosso”, specie quando siamo proprio nel pieno dell’anoressia. Si tende a pensare che la situazione sia critica solo quando si scende sotto i XX chili di peso. In realtà, il peso non è un indicatore molto affidabile in tal senso, poiché il DCA è una questione mentale, e si può essere in piena ricaduta pur conservando il normopeso. Quando si ricade, a prescindere dal peso, si ha bisogno di supporto, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Bisogna rimboccarci le maniche e darci da fare nell’immediato.
Fingere d’ignorare i segnali di ricaduta non rende più lieve la ricaduta stessa. E, più importante, non evita la ricaduta. Basta sederci di fronte a una tavolta imbandita per capire che, anche dopo anni ed anni di ricovero, l’anoressia è un qualcosa che non ci abbandonerà mai completamente e – per citare “Malocchio” Moody di Harry Potter – il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza. Perciò, è molto importante non nasconderci dietro a un dito ed ammettere la ricaduta in maniera tale da poter intervenire efficacemente e tempestivamente. Parlare di quello che non va, affrontarlo, agire in maniera adeguata. Significa prendere le distanze dalle bugie che l’anoressia racconta (per esempio che non stiamo poi così male, che non siamo poi così gravi, che abbiamo comunque avuto un peso minore e abbiamo ristretto di più l’aliemntazione, che non abbiamo fame o mangeremo qualcosa di più domani, etc…). Significa essere aperte all’ascolto del parere altrui, perché quando siamo ricadute nel mezzo dell’anoressia non siamo in grado di giudicarci con obiettività.
Questo detto, alcuni esempi di segnali da “Codice Rosso”:
-Restrizione alimentare marcata ed evitamento sistematico di alcuni pasi (spesso merenda e spuntino)
- Significativa perdita di peso
- Rifiuto totale di mangiare in presenza di altre persone
- Nascondere il cibo
- Fare attività fisica eccessiva di nascosto
- Continuare a fare attività fisica anche quando si sente che non ce la si fa più
- Mentire agli altri su quello che facciamo e mangiamo
- Estrema riduzione delle ore di sonno/Insonnia (dipende in parte dal DCA, in parte da altro, ma è comunque un chiaro segnale di ricaduta)
- Iperattività estrema
- Amenorrea conclamata
- Checking sistematico associato a forte ansia
- Vomito autoindotto in maniera sistematica (solo per chi presenta questo tipo di sintomo, ovviamente)
- Attuazione di svariati tipi di condotte di compensazione a seguito dei pasti
- Evitamento di certi cibi ritenuti “ansiogeni”
- Dismorfofobia marcata (solo per chi, naturalmente, presenta questo sintomo)
- Sensazione di freddo (anche quando tutti gli altri stanno bene o hanno caldo)
- Ansia mitigata dalla restrizione
- Ossessività/Impossibilità di guardarsi allo specchio
- Affaticabilità, astenia (non dipendente al 100% dal DCA, ma strettissimamente correlato)
- Mentalità “tanto sono incapace di percorrere la strada del ricovero, quindi chi se ne frega”
- Etc…
(Se vi va, potete aggiungere ai miei esempi generali, i vostri segnali di “Codice Rosso” nei commenti!)
Personalmente, come credo molte di voi stiano facendo, io seguo un “equilibrio alimentare” che mi ha dato la mia dietista che mi aiuta a mantenere più o meno il mio peso attuale, e sto lavorando su me stessa per cercare di acquisire una maggiore flessibilità in maniera tale da poter, un giorno, utilizzare l’ “equilibrio alimentare” non più come una regola, ma piuttosto come una guida. Ora, la stretta aderenza a un “equilibrio alimentare” può essere un segno sia buono che cattivo. Perché cattivo? Ovviamente perché siginifica che l’atteggiamento verso il cibo è innaturale e condizionato. Ma è anche un buon segno: assicura un margine di sicurezza nei confronti nelle ricadute. Io sono consapevole che, se seguo il mio “equilibrio alimentare” con scrupolosa precisione, non perderò né prenderò peso. Pesare gli alimenti costringe infatti a porre più attenzione a quello che mangiamo, a smussare gli angoli, a prenderci cura di noi stesse… a nutrirci.
Cosa fare coi segnali di “Codice Rosso” credo vari in funzione del tipo, della quantità e dell’entità dei segni che si presentano. La loro presenza può siginificare una telefonata immediata allo psicoterapeuta o al dietista per avere supporto psichico ed alimentare, ma anche il chiedere a un’amica di fare insieme a noi colazione/pranzo/cena/spuntino/merenda per aiutarci coi pasti, o il chiedere a un genitore di prepararci tutti i pasti affinché noi non possiamo fare la cresta alle dosi, fino a che non ci saremo riprese abbastanza da poter tornare ad occuparci da sole di noi stesse.
E’ così anche al Pronto Soccorso: su un paziente “Codice Rosso” bisogna intervenire immediatamente sospendendo ogni qualsiasi altra attività, perché aspettare anche solo 5 minuti potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.
Non è immediato individuare segnali da “Codice Rosso”, specie quando siamo proprio nel pieno dell’anoressia. Si tende a pensare che la situazione sia critica solo quando si scende sotto i XX chili di peso. In realtà, il peso non è un indicatore molto affidabile in tal senso, poiché il DCA è una questione mentale, e si può essere in piena ricaduta pur conservando il normopeso. Quando si ricade, a prescindere dal peso, si ha bisogno di supporto, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Bisogna rimboccarci le maniche e darci da fare nell’immediato.
Fingere d’ignorare i segnali di ricaduta non rende più lieve la ricaduta stessa. E, più importante, non evita la ricaduta. Basta sederci di fronte a una tavolta imbandita per capire che, anche dopo anni ed anni di ricovero, l’anoressia è un qualcosa che non ci abbandonerà mai completamente e – per citare “Malocchio” Moody di Harry Potter – il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza. Perciò, è molto importante non nasconderci dietro a un dito ed ammettere la ricaduta in maniera tale da poter intervenire efficacemente e tempestivamente. Parlare di quello che non va, affrontarlo, agire in maniera adeguata. Significa prendere le distanze dalle bugie che l’anoressia racconta (per esempio che non stiamo poi così male, che non siamo poi così gravi, che abbiamo comunque avuto un peso minore e abbiamo ristretto di più l’aliemntazione, che non abbiamo fame o mangeremo qualcosa di più domani, etc…). Significa essere aperte all’ascolto del parere altrui, perché quando siamo ricadute nel mezzo dell’anoressia non siamo in grado di giudicarci con obiettività.
Questo detto, alcuni esempi di segnali da “Codice Rosso”:
-Restrizione alimentare marcata ed evitamento sistematico di alcuni pasi (spesso merenda e spuntino)
- Significativa perdita di peso
- Rifiuto totale di mangiare in presenza di altre persone
- Nascondere il cibo
- Fare attività fisica eccessiva di nascosto
- Continuare a fare attività fisica anche quando si sente che non ce la si fa più
- Mentire agli altri su quello che facciamo e mangiamo
- Estrema riduzione delle ore di sonno/Insonnia (dipende in parte dal DCA, in parte da altro, ma è comunque un chiaro segnale di ricaduta)
- Iperattività estrema
- Amenorrea conclamata
- Checking sistematico associato a forte ansia
- Vomito autoindotto in maniera sistematica (solo per chi presenta questo tipo di sintomo, ovviamente)
- Attuazione di svariati tipi di condotte di compensazione a seguito dei pasti
- Evitamento di certi cibi ritenuti “ansiogeni”
- Dismorfofobia marcata (solo per chi, naturalmente, presenta questo sintomo)
- Sensazione di freddo (anche quando tutti gli altri stanno bene o hanno caldo)
- Ansia mitigata dalla restrizione
- Ossessività/Impossibilità di guardarsi allo specchio
- Affaticabilità, astenia (non dipendente al 100% dal DCA, ma strettissimamente correlato)
- Mentalità “tanto sono incapace di percorrere la strada del ricovero, quindi chi se ne frega”
- Etc…
(Se vi va, potete aggiungere ai miei esempi generali, i vostri segnali di “Codice Rosso” nei commenti!)
Personalmente, come credo molte di voi stiano facendo, io seguo un “equilibrio alimentare” che mi ha dato la mia dietista che mi aiuta a mantenere più o meno il mio peso attuale, e sto lavorando su me stessa per cercare di acquisire una maggiore flessibilità in maniera tale da poter, un giorno, utilizzare l’ “equilibrio alimentare” non più come una regola, ma piuttosto come una guida. Ora, la stretta aderenza a un “equilibrio alimentare” può essere un segno sia buono che cattivo. Perché cattivo? Ovviamente perché siginifica che l’atteggiamento verso il cibo è innaturale e condizionato. Ma è anche un buon segno: assicura un margine di sicurezza nei confronti nelle ricadute. Io sono consapevole che, se seguo il mio “equilibrio alimentare” con scrupolosa precisione, non perderò né prenderò peso. Pesare gli alimenti costringe infatti a porre più attenzione a quello che mangiamo, a smussare gli angoli, a prenderci cura di noi stesse… a nutrirci.
Cosa fare coi segnali di “Codice Rosso” credo vari in funzione del tipo, della quantità e dell’entità dei segni che si presentano. La loro presenza può siginificare una telefonata immediata allo psicoterapeuta o al dietista per avere supporto psichico ed alimentare, ma anche il chiedere a un’amica di fare insieme a noi colazione/pranzo/cena/spuntino/merenda per aiutarci coi pasti, o il chiedere a un genitore di prepararci tutti i pasti affinché noi non possiamo fare la cresta alle dosi, fino a che non ci saremo riprese abbastanza da poter tornare ad occuparci da sole di noi stesse.
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21 commenti:
Ciao Veggie!
Interessanti questi post sulle ricadute.
Di questo mi spaventa un po' la frase "è necessario DARE UN TAGLIO NETTO"...che poi è uno dei miei segnali da codice rosso.
Un abbraccio.
“Codice Rosso” ovvero ultimo post della serie? Eh, mi dispiace, perché mi erano piaciuti molto questi post in serie!
Comunque, per quanto riguarda i miei segnali di “Codice Rosso”, posso dire che ora faccio un po’ più fatica ad individuarli perché (fortunatamente!!!!!!!) è un po’ di tempo che non ho una vera e propria ricaduta nella bulimia (e menomaleeeeee!!!!!!). Tuttavia, pensandoci, direi che i miei segnali rossi sono i seguenti:
- Ricominciare a vomitare dopo ogni pasto
- Prendere lassativi a manetta
- Avere la fobia di andare a fare shopping perché non potei sopportare di vedermi allo specchio mentre provo vestiti nuovi
- Fisse permanenti e stabili
- Alternanza abbuffate-vomito-lassativi-semidigiuni
- Depressione (nel senso che mi sentivo sempre uno schifo)
- Inadeguatezza (mi rifiutavo di uscire)
- Paranoie sul cibo, sul peso, ma anche comunque più in generale
Beh, per ora mi vengono solo questi… se poi mi torna in mente qualcos’altro, aggiorno!!!!!
Comunque sono totalmente d’accordo nel dire che bisogna parlarne subito con nutrizionista o psicologa quando si presentano queste cose, è l’unico modo per attutire la caduta e riprendersi quanto più in fretta possibile!
Un bacione a tutte, ragazzeeeeeeeee!!!!!!!!!!
E' vero, con questi sintomi è importantissimo reagire tempestivamente!! Brava Veggie, come al solito, stai facendo un grande lavoro!!
...sai una cosa? Lo so che non è di certo tua intenzione, ma inevitabilmente mi vergogno di dire determinate cose una volta letti i tuoi commenti. Sto cercando di risolvere il BED in un modo del tutto errato, e ogni volta che leggo i tuoi commenti penso ''Lei ne sta uscendo e io scioccamente mi ci sto quasi buttando dentro volontariamente''. Dico cose stupide, sbagliate, malate, lo so. Insomma, mi dispiace davvero. E' come se io stessi decidendo di drogarmi, e tu che sei uscita dalla riabilitazione ti ritrovi a leggere enormi cazzate su quanto sia bello, quando invece sai che drogarsi è la morte perchè ci sei passata. Dev'essere seccante. Comunque ripeto, so bene che non fai il ''grillo parlante'' e ti limiti a dare consigli quasi materni avendo esperienza sul campo, però ecco, mi è inevitabile immedesimarmi in te e pensare a ciò che puoi provare leggendo certe cose. Mi sembra quasi di deluderti, ecco.
Pensando a quello che mi disse la mia psichiatra ad agosto, questa che lei ha definito ''bulimia'' (ovviamente non nervosa) è dipesa dal fatto che ''scaccio'' via tutti gli altri problemi e mi concentro sul cibo, distraggo la mia mente così. Infatti, questo autocontrollo che sto avendo mi rende serena, più sicura, perchè sento che almeno una cosa la sto portando avanti, la controllo.
Vedo tutto bianco o tutto nero; se mi abbuffo allora barro come fallimento la giornata e continuo a farlo in modo pericoloso (ieri mi sono trovata alle tre di notte in bagno, distesa sul pavimento con un asciugamano bollente sull'addome tanto stavo scoppiando), altrimenti non mangio quasi. Non sono capace di trovare un equilibrio. Al centro per i DCA, la psicologa disse che con impegno avrei potuto portare a termine un buon lavoro, però non mi sono più presentata dato che mi venne detto che avrei dovuto partecipare ad incontri di gruppo. Ho abbandonato un modo sano per imparare finalmente a mangiare serenamente e in modo salutare, e mi sono prefissata il dimagrimento come obiettivo.
Ora, come tu hai detto, è il mio blog e scriverò sicuramente ciò che sto partorendo ultimamente, e chissà per quanto ancora la penserò così. E io stessa ripeterò più o meno le stesse cose alle mie lettrici, cose che loro stesse mi dicono. Però ricorda che non sono pro-ana e derivati. Sono solo a terra, senza un appiglio, sola, con la convinzione di sempre che così come sono (grassa) non potrò essere apprezzata; e avendo certi pensieri non voglio fare l'ipocrita e dire ad altri no quando io dico sì; sarei nel giusto a farlo, ma non riesco.
E dicendoti queste cose, ribadisco, non è perchè io abbia interpretato ciò che hai detto come fastidioso, ma perchè provo molta stima nei tuoi confronti, e mi dispiacerebbe se mi reputassi solo un'adolescente scema che segue questa moda di ''Ana''... so che è una malattia, so cosa comporta e so che non mi aiuto a dire e/o fare certe cose, però ora come ora proseguo così, non riesco a cambiare opinione e non ho intenzione di farlo.
Ti saluto calorosamente e ti abbraccio forte :) :) :)
E cosa devo fare? Come faccio ad impormi di mangiare?
So benissimo che è sbagliato, che è una presa per i fondelli nei loro confronti. Ma d'ora in poi per un bel pò di sere sarò a casa da sola e so benissimo che mi ritroverò a non mangiare. A non mangiare dopo aver passato circa un'ora a pensare se farlo o no e ,nel primo caso, cosa mangiare. Il problema non si risolve. Io non faccio niente per saltarci fuori perchè non ci riesco. E' automatico: mangio solo in certe circostanze, solo se fattori esterni mi obbligano a farlo. Mi sto già chiedendo come farò quando sarò da sola, probabilmente vivrò una vita terribile per tutta l'esistenza, probabilmente avrei bisogno di una bambinaia nonostante i diciotto anni. Probabilmente dovrei andare da qualcuno, dovrei smettere di rimandare. Ma come si fa? chi ce l'ha il coraggio?
Sono una ragazza che e' in cura per uscire dai Dca...vorrei tanto un po' di sostegno...e spero,nel mio piccolo, di riuscire a darne...
Questo e' il mio nuovo blog buttefly91-alla ricerca della felicita'
Ciao, mi sono casualmente "imbattuta" in questo blog ed ho cominciato a leggerlo.
Devo fare i complimenti a Veggie per il lavoro che hai fatto e stai facendo. Sei di grande aiuto.
Io convivo con l'anoressia da ben 20 anni, sono grande e ormai conosco molto bene i meccanismi.
Sono molto consapevole di tutto.
Sto seguendo un percorso, o meglio un ricovero. Sono seguita da psicologi e nutrizionisti e piano piano ne sto venendo fuori.
Certo è molto lungo e duro.
Vorrei provare a partecipare attivamente, portando la mia esperienza.
Intanto comincio dal Codice Rosso.
I segnali, purtroppo, ci sono ma ho la fortuna di poterne parlare con chi mi segue.
Mi capita, quindi, di ricominciare a contare ossessivamente le calorie,a voler restringere il mio piano alimentare, a pesarmi ed ad entrare in crisi per un qualsiasi numero che leggo, a fare attività fisica anche quando veramente non ce la faccio.
Mi vengono in mente questi "segnali", tra l'altro comuni.
Grazie per averci dato questa possibilità di scambio e dialogo.
Che dire??
credo che i miei segnali di codice rosso li hai già elencati tu.
nel codice rosso è findamentale la presenza di qualcuno che dall'esterno ci osservi e ci faccia capire che siamo ritornate nel punto più scuro del burrone, perchè da sole non lo riconosciamo. Dall'esterno invece lo vedono eccome!
E poi si, non bisogna dire "lunedì ho l'appuntamento con la psicologa, non c'è bisogno che la chiami ora... le dirò tutto quando la vedo" perchè le cose si aggrovigliano di più in questo modo.
[Lo so per esperienza...]
Un abbraccio :)
Ciao Veggie, buona domenica!
In fondo sappiamo tutte cosa fare, si sa quali sono le cose giuste e quali quelle sbagliate. Il problema è: ho il coraggio e la forza per agire nel modo corretto?
Sono in grado di fidarmi dell'altro e di lasciare la mia "coperta di Linus"...e fare in modo che tutto finisca?
Siamo inconsciamente molto, ma molto masochiste...forse stà tutto lì.
Un abbraccio,
ファイ
cara Veggie, ho letto e seguito tutto il discorso dal codice verde a il rosso. Personalmente, credo che le sfumature dall'uno all'altro siano quasi impercettibili.Almeno su di me. Dal momento che mi trovo nell'area verde -azzurra, come l'hai nominata, sono in automatico in quella rossa. Dall'oggi al domani, nel giro di qualche ora. E perchè? è il perchè che mi piacerebbe tanto sapere. Perchè è cambiato il vento? perchè piove? perchè c'è la fame nel mondo?
a volte, dopo una giornata serena e senza segnali di pericolo rientro a casa. Basta una parola, un "come va?" che non volevo sentirmi dire, la camera appena in disordine, uno sguardo di troppo o semplicemente niente che scatta una rabbia incredibile. E di qui, non so con quale criterio, posso decidere di avventarmi su tutto o non mangiare niente per giorni. ecco, questo è uno dei passaggi più frequenti da codice verde a codice rosso senza passare nell'intermedio. Ma forse, io non posso nemmeno parlare, perchè infondo sono perennemente in un rosso.
Interessantissimi questi post sulle varie tipologie di codici associati ai vari livelli di ricaduta.
CODICE ROSSO penso sia un riferimento irrinunciabile per chi vuole acquisire piena consapevolezza della propria situazione.
Sei sempre forte, Veggie.
Un caro saluto
Annarita
Mi sento molto in sintonia con quel che ha scritto justvicky. Soprattutto perché moltissimi di quei segnali, che siano verdi gialli azzurri o rossi, possono avere conseguenze terribili anche 'solo' sul piano delle relazioni umane.
Tante volte mi comporto in certi modi, dico certe cose che spaventano il mio ragazzo o peggio lo fanno incazzare di brutto, modi e cose per cui poi mi ritrovo a stare male malissimo perché me la prendo con me stessa e non so uscirne.
Ieri sera, mentre cercavo disperatamente di addormentarmi, l'unica cosa che avevo in testa era "cosa darei per vivere a Milano in questo periodo, e ritrovare la mia psicologa". Ma sono anche stufa di autoanalizzarmi. Da un lato. Dall'altro, invece, la stampella della terapia si fa percepire come un porto sicuro in cui vorrei rifugiarmi di nuovo. Perché ogni volta che si prova a Vivere, senza pensare a 'come-si-fa-a-vivere', si ricade - io ricado. Ricado e mi dico "ma allora non si può vivere senza pensare" e torno a pensare, ma i pensieri si trasformano in seghe mentali e comportamenti sgradevoli.
Mi viene poi continuamente detto che mangio poco, che mangio strano, che non mangio, che cucino troppo, che mi preoccupo troppo di cosa gli altri pensano di me, che "bisogna essere se stessi perché di 'altri' ce ne sono già abbastanza"... ma io, chi sono?
Scusa lo sfogo.
E grazie per il tuo blog, sempre.
Ti leggo, sempre.
♥
@ Kiara – Ciao Kiara, grazie del commento… Sono davvero contenta che questa serie di post la trovi interessante… In quanto all’espressione “dare un taglio netto” – forse non mi sono spiegata bene, chiedo scusa – mi riferivo non in generale, ma specificatamente al comportamento mirato che può essere indice di ricaduta stessa… Ti abbraccio…
@ Wolfie – No, non l’ultimo… Leggi il prossimo post e vedrai!... E’ quello la mia ultima danza… Ma tanto prima o poi ritirerò fuori di certo l’argomento… ^^” A proposito, grazie mille per aver aggiunto i tuoi segnali da Codice Rosso!...
@ Vele/Ivy – Grazie a te, mia cara…
@ Mary Jane – E ti assicuro che non è mia intenzione farti sentire in un determinato modo… D’altronde, credo che se scrivi determinate cose, è perché tu vuoi che chiunque ti commenta scriva quel che pensa… sennò, che senso avrebbe scriverle?... Poi, per carità, ti posso anche scrivere 2 righe di frasi di circostanza, se preferisci, ma mi sembrerebbe una presa per i fondelli nei tuoi confronti e nei confronti della tua intelligenza… Detto questo, io credo che l’unica persona che puoi deludere qui sei tu stessa. Personalmente, non provo delusione né sono seccata da quello che scrivi (altrimenti, non ti leggerei né ti commenterei, se pensassi che tu fossi solo una sciocchina che segue la moda pro-Ana…)… più che altro nei tuoi confronti provo… ecco, tenerezza. In un certo senso, ti sento come se fossi una mia “sorellina”. Hai circa 10 anni meno di me e, per quanto il tuo DCA sia differente dal mio, e le tue motivazioni diverse dalle mie, la sofferenza sottesa credo sia sempre e comunque la stessa. Mi verrebbe voglia di abbracciarti, perché so quanto stai male interiormente e psicologicamente. Col senno di poi, so quanto certe cose che adesso ti sembrano una panacea, in futuro ti si ritorceranno contro e ti faranno molto più male di quanto avresti mai immaginato… e non potrai farci più niente. E, sempre col solito senno di poi (oh, ma perché non è mai il “senno di prima”, mannaggia?!...), mi rendo conto che è possibile raggiungere le stesse cose senza dover passare attraverso questa sofferenza, ma semplicemente facendosi aiutare… e mi fa tristezza pensare al fatto che forse dovrai sbatterci la testa per realizzare. Cosa vorrei? Che tu potessi risparmiarti certi martiri assolutamente inutili. Che tu potessi risparmiarti certi disagi psichici e fisici. Che tu non arrivassi alla mia età pensando che ti sei fottuta un sacco di cose e di possibilità come lo penso adesso io. Voglio essere sincera: se, quando ero nel pieno dell’anoressia, qualcuno mi avesse detto le cose che io dico a te, molto probabilmente io avrei dato le stesse risposte che tu ora stai dando a me. Però a me certe cose non le ha mai dette nessuno. Quindi, in effetti, non lo so come avrei reagito. In definitiva, anche se non so quanto avrebbe effettivamente cambiato, avrei comunque voluto che qualcuno di “interno” alla malattia mi avesse detto certe cose. E’ per questo che io le dico a te, non per fare la rompicazzo, ma semplicemente perché forse vorrei cercare di evitarti cose che io non ho saputo/potuto evitare e che mi hanno disastrata. So quanto ti puoi sentire sola e a terra, ma la strada che hai intrapreso ti porterà sempre più in questa direzione… ti stimerai sempre meno, ti valuterai solo per una mera prestazione di controllo alimentare. Ma tu sei molto più di questo. MOLTO di più. Ed è un peccato che tu ti riduca a così poca cosa. Del resto, ma questo lo sai già anche da sola, è un circolo vizioso: più ti focalizzi su certi pensieri, può darai adito ad un confirmation bias che ti riporterà in quella stessa direzione… ma sai cosa dice una canzone? “Inside the loop there’s always to find the way to get outside”… e io credo sia assolutamente vero. Per me, per te, per tutte.
Ti abbraccio forte anch’io, sorellina…
@ Marceline – Marceline, che ti posso dire se ti sei risposta da sola?!... Nessuno merita di vivere una vita del genere, men che meno te… Non devi vivere una vita terribile per questo… perché è una cosa non dico risolvibile, ma quantomeno migliorabile. E se c’è la possibilità di fare qualcosa, perché non farla?... E’ ovvio che il problema non si risolve… nessun problema si risolve se tu non lo risolvi… non è che i problemi si risolvono da soli come per magia, magari fosse così… E, tra l’altro, io non credo che tu non voglia risolvere il problema… io credo che tu abbia paura di risolverlo. Ma è normale che sia così… perché un DCA è una strategia di coping estremamente efficace… Solo che esistono anche altre strategie di coping, pure efficaci, e non distruttive… è verso queste che dovresti provare ad orientarti… E se in questo momento senti che da sola non ce la fai a mangiare, ma hai comunque da stare da sola perché i tuoi familiari non ci sono… esci a mangiare con un’amica… può essere un modo per iniziare…
@ Butterfly91 – Ciao ragazza!... Sei arrivata proprio nel posto giusto, anche noi qui stiamo tutte combattendo contro i DCA, perciò… diamoci una mano a vicenda, perché l’unione fa la forza!... Ti abbraccio forte forte, benvenuta!...
P.S.= Ho provato a cercare il tuo blog sia dal tuo profilo che da Google, ma non mi trova niente… Potresti lasciami il link diretto, per favore?...
@ Anonima – Ciao, benvenuta!... Ti ringrazio tanto per aver lasciato il tuo commento… Credo che l’aiuto reciproco sotto forma di auto-aiuto nel momento in cui si cerca di lottare contro un DCA possa dare una buona mano, in supporto ovviamente a quelle che sono le indispensabili terapie classiche con gli specialisti che tu stai seguendo… Per quanto comuni, credo che i segnali che hai elencato siano molto importanti… perché, nella loro semplicità, possono precipitare la situazione… ed è importante che tu abbia la possibilità di parlarne con chi di dovere per poterli stemperare sul nascere… perché solo così, poco a poco, potranno andare mitigandosi… So quanto possa essere dura questa battaglia contro l’anoressia… so quanto possa essere difficile combattere contro quella che sembra essere un parte di sé giorno dopo giorno… ma so anche che è l’unica cosa che vale davvero la pena di fare… perché, in un modo o nell’altro, voglio ancora credere che valga la pena il provare a riprendersi in mano la propria vita… Grazie a te per le tue parole, qualsiasi altro tuo contributo a questa piccola comunità sarà sempre gradito… A presto!...
@ Sonia – E’ proprio così, è incredibile quanto cose che si palesano all’esterno rimangano non notate da noi stesse che ci troviamo all’ “interno”… E’ per questo che, in tali situazioni, è importante che il campanello d’allarme ci venga dall’esterno, perché la malattia tacita il nostro campanello d’allarme interiore… Ed è anche per questo che è importante chiedere aiuto subito, senza esitare… perché sennò poi si rischia di scendere di più la china, di peggiorare ulteriormente la situazione, rendendo così ancora più difficile il districarsi dal pantano in cui ci siano infilate…
@ ファイ (Fai) – Io credo che tu quella forza ce l’abbia eccome… Non tanto per fidarti ad occhi chiusi degli altri (questo non lo faccio neanch’io, la fiducia è una cosa seria, come diceva una vecchia pubblicità…), quanto piuttosto, nella consapevolezza di ciò che sia giusto o meno per te, per provare a prenderti cura di te stessa…
@ justvicky – A me sembra già tanto se riesci ad individuare il momento in cui cambia il vento, il momento in cui c’è un qualche segnale esterno che fa virare il tuo comportamento alimentare… comincia da questo. E lavora, agisci su questo. Certo, sarebbe bello conoscere tutti i perché di tutto, ma purtroppo non ci è dato… quindi, piuttosto che perdere tempo a scervellarci sui perché è i percome, cerchiamo semplicemente di agire in maniera tale da evitare troppe ricadute…
@ Annarita – Ti ringrazio Annarita… ^__^
@ Bianca – Ma figurati se ti devi scusare per lo sfogo, scrivi pure tutto ciò che ti passa per la testa quando vuoi… se bisognasse trattenerci anche qui, sarebbe veramente il colmo… Comunque… I codici colore nascono dall’inveterata tendenza che abbiamo noi protomedici di voler classificare, schematizzare tutto, per portarlo a protocollo… poi, ovvio è che la realtà sia ben più sfumata… Quello che mi proponevo con questi post era semplicemente il cercare di stabilire delle “linee guida” in caso di ricaduta, tutto qui. A parte questo… io credo che quello che tu debba fare sia semplicemente seguire il tuo istinto. Se senti che hai bisogno di tornare a fare psicoterapia, fallo… se pensi che stai meglio senza, se vedi che va meglio senza, allora lascia perdere… Non credo ci sia una soluzione univoca giusta per tutte, l’importante secondo me è semplicemente non rimanere nell’inerzia… questo sarebbe l’unico vero errore che si potrebbe fare… per il resto, finché si fa qualcosa, finché si cerca di combattere, va sempre bene… e se il modo in cui stiamo agendo non è corretto, c’è tutto il modo di cercare di aggiustare il tiro… l’importante è cercare di non farsi travolgere dal DCA, o quantomeno provare a non farsene travolgere più di tanto, perché più ci si rientra dentro, più è difficile tirarsene fuori… ma questo credo tu lo sappia benissimo… Io non lo so chi sei, e forse non lo sai neanche tu… Del resto, non credo sia necessario definirsi a tutti i costi… forse, semplicemente, siamo quello che decidiamo di fare della nostra vita…
@ Ilaria – Ti penso forte e ti mando un abbraccio virtuale ma molto stretto, sempre.
quando mi sono ammalata,ricordo che la cosa più faticosa è stata farmi 'accettare' dai miei genitori... così. Ora sono passati cinque anni, e li vedo molto più sereni che all'inizio: credo che questo dipenda dal fatto che ho recuperato dei chili,e (credo) di sembrare sana pur avendo degli atteggiamenti diversi dal normale, veri e proprio segnali da codice rosso. La cosa peggiore,è che a volte mi sembra di essere perfetta così, ma la per la maggior parte del tempo,mi sembra di avere davvero un gran bisogno d'aiuto... un abbraccio!
@ Anonima – Avendo vissuto anch’io, come te, l’anoressia, “da figlia”, mi è difficile (praticamente impossibile) immedesimarmi nei genitori di chi ha un DCA… Però, in linea generale, immagino che per un genitore vedere una figlia che sta male sia un’esperienza devastante… anche soltanto per il grande senso d’impotenza cui la malattia li pone di fronte… Poi, certo, il tempo aiuta sempre a farsi una ragione delle cose… se non ad accettarle, per lo meno a provare a venirci a patti… E si diventa anche più bravi a simulare serenità… anche se, sotto-sotto, credo che a questo punto i tuoi genitori tengano le “antenne drizzate” nei tuoi confronti, dopo quel che è successo… A parte questo… se senti che hai bisogno d’aiuto, e a maggior ragione se senti per la gran parte del tempo che hai bisogno d’aiuto, allora chiedilo. E’ la cosa che ti può essere più utile in assoluto. Nonché un grande segno d’intelligenza e maturità. Chiedilo ai tuoi genitori, ai medici, a chiunque pensi ti possa dare il supporto di cui necessiti… segui una psicoterapia (se non lo fai già), perché l’aiuto professionale è il migliore che si possa ricevere… non sei perfetta così per il semplice fatto che la perfezione non esiste (e menomale, perché una persona teoricamente perfetta sarebbe inevitabilmente condannata alla solitudine…)… ma se ce la metti tutta per combattere quello che ad oggi ti fa stare male, non diventerai perfetta, ma sarai comunque una vincente… e credo che la condizione di vincente sia di gran lunga migliore di quella di perfezione…
Ricambio l’abbraccio con un altro ancora più forte…
salve sono una ragazza di 20 anni che e sta ricadendo sono in normopeso ma riguardando vecchie mie foto vorrei tornare come quellq di prima essere invisibile so che e sbagliato ma ogni giorno me lo ripeto
@ Anonima (18 Giugno 2015, ore: 21.18) - Purtroppo i DCA sono malattie in cui si alternano periodi di remissione con periodi di riesacerbarzione... Perciò, se ti rendi conto che la tua forma mentis si sta pericolosamente riavvicinando a quella che era alcuni anni fa, quando eri nella fase più acuta della malattia, dal momento che adesso invece ti stai accorgendo delle avvisaglie, ti consiglio di parlarne quanto prima con una psicoterapeuta, che ti possa dare una mano ad allontanarti da un possibile loop di pensieri infausti che ti potrebbero portare ad una ricaduta.
Un abbraccio...
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