venerdì 3 maggio 2013
Focalizzare il denominatore
Recentemente ho scoperto una pubblicazione on-line inerente i disturbi alimentari che trovo davvero interessante. Mi riferisco all’ “International Journal of Eating Disorders”. Così, anche ieri mi sono messa a spulciare le novità pubblicate sull’ultima edizione.
Quello che mi ha colpito di più nell’edizione di questo mese è stato uno studio in particolare, non semplicemente per lo studio in sè, ma anche e soprattutto per i commenti che esso ha suscitato in chi lo ha letto, e che sono stati pubblicati dai rispettivi autori.
Cos’è venuto fuori da questo studio
I ricercatori (un gruppo di ricercatori degli U.S.A.) hanno valutato una serie di 942 adolescenti (età compresa tra i 14 e i 18 anni) che hanno afferito all’infermieria della scuola per varie ragioni (eh sì, non è solo una cosa dei telefilm, nelle scuole americane ci sono davvero delle infermierie!). A questi/e adolescenti è stato dato un questionario standardizzato, mirante a valutare (tra le altre cose) se questi/e ragazzi/e potessero avere o meno un qualsiasi disturbo alimentare. Il test cui mi riferisco è il questionario SCOFF, che vi riporto qua sotto. Rispondere “SI” a 2 o più domande è considerato diagnostico della presenza di un disturbo alimentare.
I ricercatori hanno anche valutato il BMI dei/delle ragazzi/e in questione, e se avessero problemi di alcool, droga, o se fossero fumatori. Interessante notare come il BMI fosse associato alla presenza di un qualche DCA, ma forse non nel modo che vi aspettereste: i/le ragazzi/e con BMI > 28 erano quelli/le che risultavano più frequentemente positivi/e al test – per la precisione, 3.2 volte più frequentemente associate alla presenza di comportamenti tipici da DCA rispetto agli adolescenti di cosiddetto “peso normale”.
Soprattutto, i ricercatori hanno osservato che ben il 16% delle persone mostrava segni della presenza di un DCA, e di questi circa il 30% erano maschi. Francamente, penso che questi numeri siano stati un po’ “pompati”, poiché a mio avviso il questionario SCOFF valuta più che altro le difficoltà che le persone possono avere nei confronti del proprio corpo e dell’alimentazione, non tanto la presenza di un DCA conclamato – ma questo esula da ciò che volevo dire in questo post.
Ma qual è il denominatore?
E questa domanda ci riporta ai commenti sottostanti l’articolo che ho letto. Uno in particolare mi ha colpito, ed è quello che dice:
“Trovo molto interessante questo studio relativo alla prevalenza dei DCA tra gli adolescenti di 14 – 18 anni che accedono all’infermieria scolastica. È per me sorprendente vedere che in uno screening di quasi 1000 persone, ben il 16% sono risultate positive per un DCA, perchè a quanto ne sapevo finora, avevo letto dappertutto che l’anoressia interessa circa l’1% della popolazione, la bulimia circa il 3%, e i DCAnas circa il 4%. Dunque, l’incidenza di queste malattie è marcatamente in aumento!!! Inoltre, è assolutamente inatteso per me il vedere che ben il 30% di queste persone sono ragazzi, quando il luogo comune è che i DCA interessino solo lo 0.1% della popolazione maschile. Grazie a questo articolo mi rendo invece conto che anche gli uomini hanno un elevato rischio di sviluppare un DCA.”
(mia traduzione)
Okay, qual è il punto. Il punto è che la popolazione sottoposta a screening non è, a mio avviso, sufficientemente eterogenea da rendere questo studio valido. Pensateci. Sono state screenate SOLO le persone che accedevano all’infermieria. Il che non significa che il 16% degli adolescenti abbia un DCA… significa soltanto che il 16% delle persone che sono finite in infermieria hanno risposto “SI” ad almeno 2 delle 5 domande del questionario SCOFF.
Ripeto: questo studio NON dimostra che il 16% degli adolescenti ha un DCA.
Anche se l’autore del commento che vi ho riportato non lo dice direttamente, in quello che scrive è implicito che crede che il 16% dei/delle ragazzi/e tra i 14 e i 18 anni abbia un DCA. Il fatto è che i ragazzi screenati erano solo quelli che accedevano all’infermieria… e in questa piccola popolazione selettiva e relativamente omogenea, pare abbastanza ovvio che chi va in infermieria possa avere un DCA, dati gli elevati livelli di co-morbidità che un disturbo alimentare comporta, sia da un punto di vista fisico che psichico. Oggettivamente, è molto più facile che finisca in infermieria una ragazza con un DCA piuttosto che una ragazza che si alimenta correttamente; il che rende ragione degli alti numeri riportati in questo studio.
Pertanto, secondo me non c’è alcuna dimostrazione che l’incidenza dei DCA sia vertiginosamente in aumento. Non credo che in precedenza siano mai stati fatti altri studi relativi alla percentuale di adolescenti con un effettivo DCA che si recavano nell’infermieria della scuola, quindi è impossibile dire se i numeri siano in aumento o in decremento rispetto al passato. Inoltre, il campione analizzato conta meno di 1000 persone, non è un lavoro fatto su grandi numeri, quindi mi chiedo come da un campione così numericamente limitato si possano estrapolare conclusioni di una qualche validità scientifica. Io immagino che ad oggi ci sia più informazione in merito ai DCA che non in passato, per cui le persone che ne sono affette sono più inclini a cercare aiuto (o vengono mandate dai genitori da qualche terapeuta, da qualsiasi parte si voglia vedere la cosa) ma, di nuovo, questo non significa che i DCA siano più frequenti che in passato.
Quando si legge un qualsiasi studio scientifico, credo sia sempre molto importante focalizzare qual è il denominatore dello stesso, ovvero la porzione, la “fetta” di popolazione che i ricercatori stanno effettivamente esaminando. Qui, la “popolazione” è quella degli adolescenti che si recano in infermieria. Se il questionario SCOFF fosse stato fatto compilare a pazienti ricoverate in un centro specializzato per il trattamento dei DCA, credo proprio che avremmo trovato il 100% di prevalenza all’interno di quella specifica popolazione... ma questo non significa che tutta la gente del mondo abbia un DCA. Perciò, qualora vi capitasse di leggere questo studio, niente allarmismi sul fatto che così tanti/e ragazzi/e abbiano un DCA, considerate le caratteristiche della popolazione che è stata sondata.
Questo studio lo reputo comunque importante perchè mostra che anche le infermierie scolastiche possono avere un ruolo importante nell’identificare una potenziale persona con DCA. Certo, probabilmente avranno millemila altre cose di cui occuparsi e preoccuparsi, ma è comunque utile saperlo, perché è possibile agire in questa direzione. Tra l’altro, a me non piace il questionario SCOFF (non mi piacciono i questionari in generale, perché penso siano riduttivi quantomeno in campo medico) ma ha per lo meno il pregio di essere rapido e diretto, quindi capisco perché possa essere stato deciso di utilizzarlo per uno studio del genere.
Quindi, penso che certamente questo studio abbia la sua utilità, ma stiamo sempre molto attente quando leggiamo gli studi relativi ai DCA, e siamo sempre molto caute nell’interpretarli, perché occorre prima valutare bene le circostanze che hanno portato a certi risultati.
Quello che mi ha colpito di più nell’edizione di questo mese è stato uno studio in particolare, non semplicemente per lo studio in sè, ma anche e soprattutto per i commenti che esso ha suscitato in chi lo ha letto, e che sono stati pubblicati dai rispettivi autori.
Cos’è venuto fuori da questo studio
I ricercatori (un gruppo di ricercatori degli U.S.A.) hanno valutato una serie di 942 adolescenti (età compresa tra i 14 e i 18 anni) che hanno afferito all’infermieria della scuola per varie ragioni (eh sì, non è solo una cosa dei telefilm, nelle scuole americane ci sono davvero delle infermierie!). A questi/e adolescenti è stato dato un questionario standardizzato, mirante a valutare (tra le altre cose) se questi/e ragazzi/e potessero avere o meno un qualsiasi disturbo alimentare. Il test cui mi riferisco è il questionario SCOFF, che vi riporto qua sotto. Rispondere “SI” a 2 o più domande è considerato diagnostico della presenza di un disturbo alimentare.
I ricercatori hanno anche valutato il BMI dei/delle ragazzi/e in questione, e se avessero problemi di alcool, droga, o se fossero fumatori. Interessante notare come il BMI fosse associato alla presenza di un qualche DCA, ma forse non nel modo che vi aspettereste: i/le ragazzi/e con BMI > 28 erano quelli/le che risultavano più frequentemente positivi/e al test – per la precisione, 3.2 volte più frequentemente associate alla presenza di comportamenti tipici da DCA rispetto agli adolescenti di cosiddetto “peso normale”.
Soprattutto, i ricercatori hanno osservato che ben il 16% delle persone mostrava segni della presenza di un DCA, e di questi circa il 30% erano maschi. Francamente, penso che questi numeri siano stati un po’ “pompati”, poiché a mio avviso il questionario SCOFF valuta più che altro le difficoltà che le persone possono avere nei confronti del proprio corpo e dell’alimentazione, non tanto la presenza di un DCA conclamato – ma questo esula da ciò che volevo dire in questo post.
Ma qual è il denominatore?
E questa domanda ci riporta ai commenti sottostanti l’articolo che ho letto. Uno in particolare mi ha colpito, ed è quello che dice:
“Trovo molto interessante questo studio relativo alla prevalenza dei DCA tra gli adolescenti di 14 – 18 anni che accedono all’infermieria scolastica. È per me sorprendente vedere che in uno screening di quasi 1000 persone, ben il 16% sono risultate positive per un DCA, perchè a quanto ne sapevo finora, avevo letto dappertutto che l’anoressia interessa circa l’1% della popolazione, la bulimia circa il 3%, e i DCAnas circa il 4%. Dunque, l’incidenza di queste malattie è marcatamente in aumento!!! Inoltre, è assolutamente inatteso per me il vedere che ben il 30% di queste persone sono ragazzi, quando il luogo comune è che i DCA interessino solo lo 0.1% della popolazione maschile. Grazie a questo articolo mi rendo invece conto che anche gli uomini hanno un elevato rischio di sviluppare un DCA.”
(mia traduzione)
Okay, qual è il punto. Il punto è che la popolazione sottoposta a screening non è, a mio avviso, sufficientemente eterogenea da rendere questo studio valido. Pensateci. Sono state screenate SOLO le persone che accedevano all’infermieria. Il che non significa che il 16% degli adolescenti abbia un DCA… significa soltanto che il 16% delle persone che sono finite in infermieria hanno risposto “SI” ad almeno 2 delle 5 domande del questionario SCOFF.
Ripeto: questo studio NON dimostra che il 16% degli adolescenti ha un DCA.
Anche se l’autore del commento che vi ho riportato non lo dice direttamente, in quello che scrive è implicito che crede che il 16% dei/delle ragazzi/e tra i 14 e i 18 anni abbia un DCA. Il fatto è che i ragazzi screenati erano solo quelli che accedevano all’infermieria… e in questa piccola popolazione selettiva e relativamente omogenea, pare abbastanza ovvio che chi va in infermieria possa avere un DCA, dati gli elevati livelli di co-morbidità che un disturbo alimentare comporta, sia da un punto di vista fisico che psichico. Oggettivamente, è molto più facile che finisca in infermieria una ragazza con un DCA piuttosto che una ragazza che si alimenta correttamente; il che rende ragione degli alti numeri riportati in questo studio.
Pertanto, secondo me non c’è alcuna dimostrazione che l’incidenza dei DCA sia vertiginosamente in aumento. Non credo che in precedenza siano mai stati fatti altri studi relativi alla percentuale di adolescenti con un effettivo DCA che si recavano nell’infermieria della scuola, quindi è impossibile dire se i numeri siano in aumento o in decremento rispetto al passato. Inoltre, il campione analizzato conta meno di 1000 persone, non è un lavoro fatto su grandi numeri, quindi mi chiedo come da un campione così numericamente limitato si possano estrapolare conclusioni di una qualche validità scientifica. Io immagino che ad oggi ci sia più informazione in merito ai DCA che non in passato, per cui le persone che ne sono affette sono più inclini a cercare aiuto (o vengono mandate dai genitori da qualche terapeuta, da qualsiasi parte si voglia vedere la cosa) ma, di nuovo, questo non significa che i DCA siano più frequenti che in passato.
Quando si legge un qualsiasi studio scientifico, credo sia sempre molto importante focalizzare qual è il denominatore dello stesso, ovvero la porzione, la “fetta” di popolazione che i ricercatori stanno effettivamente esaminando. Qui, la “popolazione” è quella degli adolescenti che si recano in infermieria. Se il questionario SCOFF fosse stato fatto compilare a pazienti ricoverate in un centro specializzato per il trattamento dei DCA, credo proprio che avremmo trovato il 100% di prevalenza all’interno di quella specifica popolazione... ma questo non significa che tutta la gente del mondo abbia un DCA. Perciò, qualora vi capitasse di leggere questo studio, niente allarmismi sul fatto che così tanti/e ragazzi/e abbiano un DCA, considerate le caratteristiche della popolazione che è stata sondata.
Questo studio lo reputo comunque importante perchè mostra che anche le infermierie scolastiche possono avere un ruolo importante nell’identificare una potenziale persona con DCA. Certo, probabilmente avranno millemila altre cose di cui occuparsi e preoccuparsi, ma è comunque utile saperlo, perché è possibile agire in questa direzione. Tra l’altro, a me non piace il questionario SCOFF (non mi piacciono i questionari in generale, perché penso siano riduttivi quantomeno in campo medico) ma ha per lo meno il pregio di essere rapido e diretto, quindi capisco perché possa essere stato deciso di utilizzarlo per uno studio del genere.
Quindi, penso che certamente questo studio abbia la sua utilità, ma stiamo sempre molto attente quando leggiamo gli studi relativi ai DCA, e siamo sempre molto caute nell’interpretarli, perché occorre prima valutare bene le circostanze che hanno portato a certi risultati.
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17 commenti:
Ho una domanda, che spero non disturbi perchè esula dall'argomento trattato nell'interessantissimo articolo, le ragazze che soffrono di anoressia a quale stadio o bmi non me intendo vengono ospedalizzate? e l'alimentazione con il sondino naso-gastrico quando è necessaria? viene applicata?
Scrivo questo perchè vorrei uscirne prima di dover affrontare queste cose che mi spaventano, ma visto che dubito di riuscire ad evitarle vorrei perfavore almeno sapere a cosa vado in contro, perchè sono molto spaventata, nonostante voglia guarire. Grazi in anticipo
Sì, è vero, per quanto sia interessante questa ricerca non può essere presa come esempio assoluto... il campione è troppo ridotto.
Comunque sia, mi sembra che in America gli studenti siano più seguiti all'interno della scuola, rispetto a quanto succede da noi...
A me sembra un po' inutile anche per identificare le persone sofferenti di dca,se a scuola mi dessero un questionario del genere risponderei 'no' a tutto senza nemmeno pensarci!
O.A.S.
Trovo molto interessante questo post, e soprattutto le riflessioni che ne scaturiscono. Io non m’intendo molto di scienza, sono sempre stata molto più portata sulle materie “umanistiche”, come scrivevo anche in un commento qualche post fa, quindi la mia tendenza in generale, quando leggo qualcosa di scientifico, è quella di prendere per buono ciò che trovo scritto considerandolo vero a priori, senza pormi troppe domande.
Questo post invece mi ha fatto pensare che, anche nella scienza, non è tutto esattamente come viene mostrato; ed il fatto che esista uno studio scientifico non è sinonimo del fatto che tutto quello che vi sta scritto è sacrosanto ed incontestabile.
Certamente io penso che gli studi scientifici abbiano comunque una grande valenza ed importanza, perché le competenze in campo scientifico credo sarebbero molto arretrare se non venissero fatti studi in continuazione, però questo post mi piace perché accoglie uno studio scientifico con spirito critico, e credo che la critica, quando è costruttiva, sia sempre buona perché individua i punti deboli di una cosa e mette in luce cos’altro potrebbe essere fatto per migliorarla, e questo è senz’altro utile!!!!!!!!!!!!
Quindi, Veggie, grazie per aver scritto questo post con questo studio e le tue riflessioni, che hanno fatto pensare un bel po’ anche me, e ricordare ancora una volta a me stessa che non bisogna prendere per buono tutto quanto, ma che lo spirito critico, quando non polemico ma costruttivo, è sempre molto importante!!!!!!!!!!!!!!
Un bacioneeeee!!!!!!!!!!!
Il punto principale secondo me è nella natura del questionario. Credo che se chiedessi alle mie amiche se pensano di perdere il controllo rispetto a cosa mangiano, il 95% mi direbbe di si, magari aggiungendo "pensa che ho preso perfino il dessert ieri".
Fra queste ce ne sono sicuramente un po' che hanno perso 5kg per la prova costume, o che ne hanno presi 5 per lo stress pre-esami. 5 kg in tre mesi non mi sembra una cosa così eccessiva.
E per finire, dire che la paura del cibo domina la tua vita è piuttosto soggettivo. Io so che domina la mia vita, ma qualche drama queen di turno che non sa cosa sia un dca direbbe lo stesso. Molte persone a dieta, anche a dieta sana, direbbero lo stesso.
Rispondere sì a due domande può indicare qualche preoccupazione rispetto al cibo, ma da lì a identificare un disturbo alimentare ne passa di acqua sotto i ponti.
Non lo so. Ho come il presentimento che nelle percentuali di ragazzi e ragazze che soffrono di dca, vengano inserite che le persone che magari seguono una e basta...però si sa benissimo che un dca non significa seguire una dieta, in realtà il malessere sta dentro all'individuo.
Questo studio mi lascia un po'perplessa
@ SPERTANZA: non so di preciso bmi o stadio dell'ospedalizzazione, e l'alimentazione meccanica viene sì adoperata quando c'è un pericolo fisico (magari solo x breve tempo). Se hai voglia di parlare più diffusamente ti lascio la mia mail:info@spazioaiuto.it, spero di sentirti!!
Per quanto in medicina gli studi epidemiologici e statistici siano utili e necessari... il tuo post mi ha fatto tornare in mente la citazione Bukowski: "Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media."
Un abbraccio come sempre
Non so, anche secondo me questi studi lasciano un po' il tempo che trovano e anche le domande...mi danno questa sensazione. E poi lo scritto secondo me si può sempre eludere, l'orale è un po' più difficile.
Anche in Italia dovrebbero mettere queste infermerie, credo che un ragazzo come primo passo si sentirebbe più a suo agio ad andare lì piuttosto che dal medico di base...l'infermieria da me consisteva in uno sgabuzzino dove ti portava la bidella se ti sentivi male, pensa te!
Ciao carissima!! Ho trovato questo blog per caso e ti faccio i miei complimenti perchè è davvero molto bello, interessante e incentivante. Come la maggior parte degli utenti che vedo qui, anche io sto intraprendendo una cura a causa del dca che mi ha "preso di mira"..so seguendo una terapia cognitivo comportamentale con la mia nutrizionista, da esattamente due mesi e devo dire che le cose sono migliorate alla grande! Finalmente sto ritrovando il mio equilibrio e il cibo mi è sempre più familiare, mi mette molta meno ansia di prima e ora come ora sto seguendo una dieta che mi permette di aumentare il mio peso in modo mooolto graduale! Ecco a proposito di questo, la mia nutrizionista mi ha fatto presente che, all'incrementare del peso (questione di 4/5 kilo fortunatamente!!) potrebbe accadere (ma non è detto!!) che la mia pancia si gonfi un pochino dato che sono in amenorrea..ma nel momento in cui mi si ripresentassero le mestruazioni tutto ritornerebbe alla normalità!! Ecco il mio timore ora è questo, cioè, ogni giorno purtroppo non riesco fare a meno di controllare la mia pancia e vedere se è piatta o meno, e a volte cado proprio nella paranoia..lo so che magari il gofiore che percepisco io come enorme per un altro potrebbe essere inesistente ma comunque ho paura lo stesso di sentirmi a disagio anche perchè tra poco c'è l'estate e non mi sembra bello avere una pancia (per come la vedrei io) sproporzionata rispetto al corpo..a te per caso è successo un fatto simile? Se si, come l'hai vissuto? Come l'hai superato? Hai dei consigli per far si che io non mi focalizzi troppo sulla mia immagine che comunque ho ancora distorta? Grazie mille un bacione
Per me, lo studio, riportato nell’articolo, è molto semplice e diretto. Il brutto è che la gente “comune” tende poi a generalizzare quando legge o sente uno studio statistico, seppur viene, normalmente o comunque almeno in questo caso, riportato quanto necessario per darne una giusta deduzione logica.
E’ stato dichiarato apertamente su quale tipo di campione (sarebbe comunque interessante vedere il test SCOFF per intero e quali altri dati son scappati fuori … andrò a vedere sul link postato) sono stati reperiti tutti i dati: e non è per nulla uno studio che chiaramente può essere valido per l’intera popolazione, in quanto il campione è decisamente troppo selettivo (solo adolescenti americani e di questi solo coloro che vanno in infermieria all’interno di una struttura scolastica … ma dai, come è possibile dedurre che quelle percentuali siano valide per tutta la popolazione mondiale?!).
Ciò chiaramente non toglie che sia uno studio valido, ma all'interno e per il solo scopo della ricerca effettuata.
Uno studio statistico non è che lascia il tempo che trova, anzi in diversi campi è utilissimo. E’ che deve essere letto per quello che è, senza interpretazioni e aggiunte personali determinate, mediamente, da una mancata o non corretta attenzione.
Insomma, basta prestare solo un poco di attenzione a quello che si legge, evitando per quanto possibile, di cadere nella rete dei classici errori mentali e, l’ideale, sarebbe leggere i dati raccolti dello studio scientifico all’interno di un giornale/sito scientifico piuttosto che su di un giornale qualunque che può far tagli per fare lo “scoop” inficiandone volentieri la reale sostanza.
Bon, ho detto la mia. Un grosso abbraccio a tutte. Orevuà =^_^=
KIRARA
Ciao a tutte. Ciao Veggie. E' un periodo di crisi per me. Ho passato molti anni nell'inferno dell'anoressia, sfiorando la morte con un dito. Era da qualche tempo che tutto sommato andava piuttosto bene, qualche alto e basso, ma diciamo che me la cavavo. Dopo un lutto però sento di star tornando indietro. Dimagrisco, salto i pasti, pianifico. Il problema è che mi sembra di tornare a "casa", tutte sensazioni così conosciute da sembrare giuste. So a cosa si va incontro, non sono ancora al punto del non ritorno, ma mi ci sto dirigendo a grandi passi. Ti ringrazio in anticipo per l'aiuto e scusate lo sfogo. M.
@ speranza – Ciao speranza, ma figurati se la tua domanda disturba!... Anzi, puoi fare sempre tutte le domande che vuoi… a prescindere dall’argomento trattato nel post della settimana… Comunque, rispondendo alla tua domanda… non esiste un BMI specifico al quale viene iniziata la nutrizione enterale col sondino, così come, allo stesso modo, non esiste un peso-soglia che permette (od evita) l’ospedalizzazione… queste decisioni dipendono da quello che è lo stato di salute della persona nel suo complesso, valutato tramite molteplici differenti tipi di esami… Il che significa, per farla semplice, che anche a parità di peso/BMI, una persona può essere ospedalizzata, e un’altra no, perché il peso non è il solo parametro ad essere valutato, ma si valuta come esso correla con lo stato di compromissione fisica della persona. E le stesse considerazioni valgono relativamente alla nutrizione tramite sondino naso-gastrico. In ogni caso… è perfettamente comprensibile che tu possa essere spaventata di fronte a questo genere di cose… per questo motivo, ti consiglio di parlare dei tuoi timori e di chiedere tutte le informazioni che non sai ma che vorresti conoscere al medico che ti segue in questo momento… così potrai avere delle risposte molto più precise e mirate, e credo che alla fine sia la conoscenza che seda i timori. Ti faccio un enorme in bocca al lupo!...
@ Vele/Ivy – Sì, è vero, in U.S.A. c’è molto più interesse verso queste cose nei confronti degli student, forse anche perchè lì malattie come i DCA sono relativamente sdoganate, mentre qui in Italia sono ancora abbastanza tabù o comunque oggetto di pesanti luoghi comuni… In quanto allo studio, ovvio che abbia validità limitata… può essere un punto di partenza, ma occorrerebbe assolutamente lavorarci su…
@ O.A.S. – Dimenticavo di precisare che il questionario veniva proposto alle persone in maniera assolutamente anonima… per cui credo che l’anonimato favorisca la sincerità delle risposte, visto che tanto poi nessuno saprà mai a chi appartenesse quel questionario nella fattispecie… A parte questo, ritengo che – come tutti i questionari – sia un qualcosa di limitativo, nonché insufficiente per fare una diagnosi di DCA… era solo un esempio per porre delle riflessioni su questo studio che è stato fatto, e che non mi sembra abbia proprio tutti i crismi…
@ Wolfie – Grazie a te per il tuo commento, carissima… Certo, col mio post non voglio nulla togliere alla fondamentale importanza degli studi scientifici in genere… sono un’accanita fan degli studi scientifici, sia chiaro! ^__^ … Però dopo aver letto quell’articolo, mi son venuti dei dubbi e delle riflessioni, ed ho voluto condividerle qui… Mi fa piacere che tu abbia apprezzato!...
@ trappolapertopi2 – Ma hai presente tutti i questionari che danno, in generale, anche nelle cliniche o dagli psicologi, sui DCA?... A mio parere, non ce n’è uno fatto a verso… forse perché non è a verso pretendere di fare diagnosi di una malattia sulla base di un questionario… L’unica cosa positiva che riconosco a un questionario è l’omogeneità… ma il rovescio della medaglia è la scarsa sensibilità e specificità…
@ Pulce – A me mi (non si dice!...) lascia parecchio perplessa, in effetti… Non a caso, in questo post ho voluto sottolineare quelli che, a mio avviso, sono alcuni dei punti deboli di questo studio… E quello che hai evidenziato tu è, appunto, un altro di questi punti deboli…
@ Ilaria – Bella questa citazione di Bukowski, non la conoscevo!... Proprio perché l’approssimazione è uno dei limiti delle statistiche, sarebbe stato interessante se questo studio fosse stato svolto su un campione numericamente decisamente più grande… Per quanto poi, ovviamente, uno studio scientifico su un DCA sia molto più difficile da condurre rispetto a quelli relativi alle malattie fisiche, dove le statistiche sono per loro stessa natura più attendibili, perché c’è molto meno peso del fattore “soggettività”…
@ Marcella – Per quel che può valere, nella mia scuola manco lo sgabuzzino c’era, figuriamoci l’infermieria… E, sì, sono d’accordo con te, locali di questo genere sarebbero d’indubbia utilità, anche solo per gestire le “piccole emergenze” che si possono realizzare in ambiente scolastico, o per rilevare segni precoci di malattie e dipendenze, non ultimi appunto i DCA… In quanto al tipo di studio, io credo che le domande con risposte a crocetta siano quanto di più oggettivo ed ineludibile si possa proporre… perché sia nella domanda scritta aperta, sia nell’orale, se voglio raccontare una cosa non vera non ci sono problemi, posso infiorettare tutto come voglio con le parole… le crocette hanno per lo meno il pregio di porre domande secche… poi, certo, se uno vuol mentire, basta che barri la casella opposta a quello che pensa… ma dato che sono questionari anonimi, questo dovrebbe in qualche modo favorire la sincerità… Comunque, effettivamente, nel caso di specie mi pare che le domande poste dallo SCOFF lascino un po’ il tempo che trovano…
@ arilù – Ciao arilù, benvenuta!... Grazie per essere passata di qua ed aver lasciato il tuo commento… E devo dire che mi fa davvero piacere leggere che, grazie all’aiuto della nutrizionista, le cose ti stiano andando decisamente meglio!... Porti una ventata di positività che, inutile negarlo, fa sempre piacere. A parte questo… rispondendo alla tua domanda, secondo me è già gran cosa che tu ti renda conto del fatto che il gonfiore della pancia che ti sembra di percepire potrebbe non essere reale, ma un sottoprodotto della malattia. In effetti, credo sia proprio così. Il fatto che tu riesca a concretizzarlo è l’arma più forte a tua disposizione: ogni volta che ti viene un pensiero negativo a tal riguardo, perciò, la prima cosa che ti consiglio di fare è abdicare alla tua razionalità, e fare presente a te stessa che è solo la malattia che ti fa pensare certe cose ma che, anche se non lo fosse, come ti ha giustamente detto la tua nutrizionista, è comunque un qualcosa di transitorio. A parte questo, altri consigli che posso darti per non focalizzarti troppo sulla tua immagine corporea… togliere eventuali specchi “a parete” dalla tua casa, e tenere solo quelli più piccoli ed alti che inquadrano solo il volto; indossare abiti “morbidi”, non attillati, che non ti rimandino continuamente alle forme corporee; evitare di pesarti/misurarti/fare checking, insomma, evitare qualsiasi cosa ti metta a contatto con dei numeri che definiscano il tuo corpo; indossare qualche indumento o qualche accessorio che ti piace, che ti fa sentire bene, e che svia l’attenzione da quelli che ritieni essere i “punti deboli” del tuo corpo; spostare l’attenzione su un’altra parte del tuo corpo che non ti dà ansia, per esempio i capelli, da acconciare ogni qualvolta ti parte l’assillo per la fisicità; deviare il pensiero in linea generale, cioè, non appena ti rendi conto che ti stai fissando sul corpo, inizia immediatamente a pensare intensamente a qualche altra cosa che non c’entra niente, per esempio il film che hai visto la sera precedente, e rimanici concentrata fino a che l’ansia per altro non si allontana. Son cose semplici e certo non risolutive, ma spero che comunque, nel loro piccolo, possano esserti d’aiuto…
(Postilla: le cose che ti ho appena scritto hanno semplicemente valenza di strategie di auto-aiuto, che non vogliono essere in alcun modo sostitutive di un approccio professionale. Parlare con la tua nutrizionista di questo disagio che hai, e valutare con lei delle strategie da mettere in atto, penso sarebbe comunque la cosa migliore da fare.)
@ KIRARA – E hai fatto benissimo a dire la tua… Senz’altro questo studio ha le sue evidenti limitazioni... tra cui quelle che tu giustamente sottolinei. E senz’altro chi non è avvezzo ad approcciarsi agli studi scientifici, può essere vittima d’erronea interpretazione degli stessi. Lo studio può essere valido, per così dire, nel suo piccolo… ma certo non ha portata tale da permettere di fare alcuna generalizzazione… non per come è stato condotto, per lo meno. Purtroppo è inevitabile che poi chi legge tenda a plasmare i risultati e a leggerci solo quello che in realtà desidera leggere, e non quello che lo studio effettivamente riporta… ma questa è una pecca del lettore, non di chi ha condotto lo studio…
@ M. – Non ti devi scusare di niente M., ci mancherebbe… Ma, piuttosto, sei seguita da una psicologa e da una dietista/nutrizionista, o sei completamente sola a dover affrontare questo momento di difficoltà?... Nel primo caso, ti consiglio assolutamente di parlare con le persone che ti seguono di quello che ti sta succedendo, affinché possiate prendere insieme sin da subito le adeguate contromisure, evitando che la situazione sfugga di mano ulteriormente… Nel secondo caso, invece, ti consiglio di affidarti ad una specialista che ti possa dare una mano quantomeno a superare questo momento di difficoltà… e poi ad intraprendere un percorso di lotta contro il DCA. Se non conosci di specialisti cui rivolgerti, le ASL/USL offrono sportelli gratuiti di psicoterapia presso i quali è garantito completo anonimato… In ogni caso, mi permetto di farti notare una sola cosa: nel tuo commento scrivi che ti sembra di “tornare a casa” perché provi sensazioni che avevi già vissuto, ma scrivi anche che questa volta sai a cosa vai incontro. Ecco, fai tesoro di questa consapevolezza… perché secondo me concretizzare, razionalizzare tutti quelli che sono gli svantaggi dell’anoressia – che, diciamocelo, a voler essere del tutto oneste con noi stesse, sono molti più dei vantaggi – è un non indifferente aiuto per mantenerci concentrate sulla strada del ricovero e non fare troppi regressi. Ti abbraccio stretta…
solo un sacco di informazioni interessanti
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