venerdì 1 novembre 2013
Lasciar andare l'idea del "peso corporeo ideale"
(Premessa: quanto segue deriva in parte dai miei studi, ma in altra parte dai miei ragionamenti e dalla mia opinione personale. Sono assolutamente convinta di ciò che scrivo in merito alla mia opinione, ma questo non la rende comunque ovviamente verità assoluta.)
Leggendo qualsiasi cosa riguardi i DCA – soprattutto l’anoressia – dagli studi scientifici alla letteratura, sembra impossibile riuscire ad evitare le frasi “peso corporeo ideale” e “peso corporeo previsto”. Spesso e volentieri i pesi sono espressi in percentuale rispetto al peso corporeo ideale/previsto. Lo stesso DSM pone come criterio diagnostico per l’anoressia: “peso corporeo al di sotto dell'85% rispetto a quanto previsto”. E anche l’efficacia dei trattamenti viene valutata sulla capacità di ritornare all’ 85%/90%/95% (scegliete quello che preferite) del peso corporeo ideale/previsto.
Posso essere molto terra-terra? “Peso corporeo ideale/previsto” è una frase che DETESTO.
In molti studi i ricercatori calcolano il “peso corporeo ideale” sulla base del 50° percentile del B.M.I. rispetto all’età. Avete presente i percentili su cui si valuta la crescita dei neonati? Ecco, sostanzialmente la stessa cosa. Data una certa età di una persona, e data la sua altezza, è possibile calcolare il “peso corporeo ideale” di un individuo. Questo “peso corporeo ideale” viene spesso considerato il peso che chi è affetta da un DCA dovrebbe raggiungere… perché, cavolo, lo dice il nome stesso che è “ideale”!!
Okay, allora, ragioniamoci un attimo su. Il 50° percentile per il peso o per il B.M.I. è in realtà “ideale” solo per quell’ 1% della popolazione che fisiologicamente, naturalmente, senza aver mai avuto un DCA né problemi di alcun tipo con l’alimentazione, cade su quel percentile. Per il restante 99% della popolazione, il 50° percentile rappresenta una sovra o una sottostima del proprio peso.
Ora, so benissimo che viene fatto un sacco di lavoro da parte dei medici quando si tratta di definire appropriati obiettivi di recupero del peso corporeo per una persona che ha un DCA, e stimare che una persona debba raggiungere il 50° percentile di peso (rispetto alla sua età e alla sua altezza) può essere un punto di partenza non del tutto negativo, in mancanza di altri dati… Ma possiamo almeno ammettere che questa è solo una stima generica, e non un “ideale”?!
Tanto più che il “peso corporeo ideale” corrisponde ad una cifra. Ad un numero ben preciso. Il che è stupido. Basti pensare al fatto che il peso di una qualsiasi donna può variare da alcuni etti finanche ad alcuni chili durante il ciclo mestruale. Inoltre, il peso corporeo di una qualsiasi persona (uomo o donna che sia) può variare in base allo stato di idratazione, al periodo dell’anno, all’assetto ormonale, alla vicinanza dall’ultimo pasto rispetto alla pesata, al fatto di aver svuotato o meno vescica ed intestino… e un sacco di altre cose.
Parlando con alcune ragazze che sono state ricoverate in una clinica specializzata nel trattamento per DCA (della quale non faccio il nome per ovvi motivi), mi è stato detto che al momento del ricovero veniva assegnato loro un “peso corporeo ideale” da raggiungere: quello corrispondente, in funzione della loro altezza, ad un B.M.I. = 19. Cioè, seriamente?? E io che pensavo che fossero le persone con un DCA quelle fissate con il controllo di tutto, oppure quelle fissate con gli obiettivi di peso e di B.M.I. da raggiungere… e pensavo che, viceversa, il compito di una clinica fosse quello di permettere alla persona di fare introspezione e di sviscerare le sue vere problematiche, svincolandosi e mettendo in secondo piano cibo e peso… E invece mi sbagliavo, a quanto pare non solo chi ha un DCA, ma anche alcune cliniche si focalizzano su numeri, peso e B.M.I..
Commento soltanto: BAH.
Inoltre, quando si parla di qualcosa come il “peso corporeo ideale”, trovo veramente ironico l’utilizzo della parola “ideale”. Perché, di quale “ideale” siamo parlando, esattamente? Gli ideali culturali? (Ma non fatemi ridere…) Gli ideali matematici? Gli ideali statistici? Gli ideali di salute? Forse. Ma, nuovamente, non esiste un peso specifico e ben preciso che corrisponde alla “salute”. Ogni persona ha un certo range di peso che per lei può essere comunque considerato associato ad uno stato di salute “ideale”.
Una volta una psichiatra con cui avevo da poco intrapreso un percorso psicoterapeutico mi propose di impostare il mio obiettivo di peso da raggiungere (poiché in quel periodo ero piuttosto sottopeso, in quanto reduce da una ricaduta) chiedendo a me quanto volessi pesare, quale peso fossi stata disposta a raggiungere, considerandolo come se fosse il mio “peso corporeo ideale”. Hmmm, chiedere ad una persona affetta da anoressia restrittiva quanto vorrebbe idealmente pesare mi sembra quantomeno miope, per non dire di peggio. (Per la cronaca: ovviamente mollai questa psicoterapia dopo il quarto incontro o giù di lì.)
Un altro genio assoluto (una nutrizionista, nella fattispecie) era convinta che il “peso corporeo ideale” che avrei dovuto raggiungere era quello previsto dal B.M.I., per cui il target sarebbe stato quello di raggiungere un valore di B.M.I. almeno pari a 18,5. (Sì, ho mollato anche questa nutrizionista, naturalmente.) Certamente il B.M.I. può essere considerato un buon range nella valutazione del peso corporeo, perchè ci sono studi scientifici che dimostrano che le persone che hanno una maggiore aspettativa di vita e una minore incidenza delle malattie, sono effettivamente quelle che hanno un B.M.I. compreso tra 18,5 e 25. Ma questo non è comunque un assoluto, è solo una statistica, e il peso del singolo non risponde alla statistica, bensì risponde al proprio patrimonio genetico. Il set-point di peso corporeo è una cosa assolutamente individualizzata, e sebbene in molti casi cada in quello che il B.M.I. definisce “normopeso”, nulla vita che possa cadere anche sopra o sotto questo range, e che la persona sia comunque in salute, perché è fisiologicamente geneticamente settata su un peso al di fuori del normopeso stimato col B.M.I..
Inoltre, quando si fa una valutazione sul peso di una persona che ha un DCA, credo sia di fatto estremamente difficile determinare quale sia il “peso corporeo ideale” che essa dovrebbe raggiungere. Può infatti sorgere spontaneo il pensiero: il mio “peso corporeo ideale” è quello che avevo prima di ammalarmi di anoressia. Okay… ma questo è solo parzialmente vero. Perché se una ragazza si ammala di anoressia a 10 anni, avrebbe ancora un bel po’ di sviluppo da fare… e – annuncio di pubblico servizio – non è generalmente salutare per una donna pesare quanto pesava quando era una 10enne. Poi, certo, se una si ammala a 25 anni, allora il discorso del tornare al peso precedente alla malattia ha un senso… ma occorre non farci fuorviare da questa considerazione.
Il problema è che l’idea di “peso corporeo ideale” è veicolata da un enorme bagaglio culturale. Fortunatamente, ultimamente mi è capitato di leggere su Internet che ci sono diversi professionisti nel campo dei DCA che cercano di spiegare e di far passare l’idea che si può essere in salute anche se si indossano taglie diverse, che c’è più da puntare sulla terapia degli aspetti mentali dell’anoressia, e non limitarsi a valutare solamente l’aspetto della rialmentazione… e questo mi dà un po’ di speranza, perché vedo che c’è gente che finalmente apre gli occhi.
E dunque, se non usiamo “peso corporeo ideale”, qual è l’alternativa? Peso target? Forse… ma per le adolescenti, in pieno periodo di crescita e sviluppo, i target non sono stazionari. Perciò, penso che dovremo lasciar andare l’idea di “peso corporeo ideale/previsto”, e focalizzarsi invece (oltre che, ovviamente, sugli aspetti mentali della malattia) su qual è il set-point di peso biologico di ciascuna paziente. Fare un discorso assolutamente individualizzato, lasciando perdere le generalizzazioni. Ognuna di noi discende da una certa famiglia, ha la propria genetica, il proprio morfotipo, le proprie peculiarità costituzionali. Ogni persona ha un suo proprio range di peso corporeo che è biologicamente appropriato per lei stessa. Niente a che vedere con i target o con l’idealità, bensì con la genetica, la biologia, e il set-point di ciascuna di noi. Questa è la realtà.
Occorre smetterla di pensare che esista un valore univoco di B.M.I. che definisce lo stato di salute o il “peso corporeo ideale” delle persone. Occorre smetterla di pensare che essere sottopeso sia solo e soltanto sinonimo di avere un B.M.I. < 18,5. Non è così. Ognuna di noi ha il suo set-point fisiologico di peso corporeo, un suo proprio range di “normalità”: si è sottopeso se si scende al disotto di quel proprio ed individuale range. Ma questo range non necessariamente corrisponde a quello del B.M.I.. Per quanto la maggior parte delle persone abbia effettivamente un set-point fisiologico ascrivibile ad un B.M.I. compreso tra 18,5 e 25, ci sono alcune persone che per stare bene hanno bisogno di un peso che corrisponde ad un B.M.I. > 25, e alcune altre persone che sono perfettamente in salute pur con un B.M.I. < 18,5. È la variabilità interindividuale, quella che non può essere assoggettata a nessuna statistica. Per cui, se per esempio c’è una ragazza il cui set-point di peso fisiologico corrisponde ad un B.M.I. = 26, e poi il suo peso cala fino ad arrivare ad un B.M.I. = 23, la statistica dice che è meglio, perché la ragazza è passata da un sovrappeso ad un normopeso… ma, in realtà, rispetto al suo standard fisiologico, la ragazza in questione non è normopeso, bensì sottopeso! E, per lei, quella non rappresenta perciò una situazione di salute. Ragionare per numeri aiuta senz’altro a schematizzare, ma non dimentichiamo che le statistiche non possono trascendere l’individualità. Dobbiamo dunque essere consapevoli del fatto che alcune persone hanno set-point di peso biologicamente appropriati che sono anche al di sopra di B.M.I. = 25, o al di sotto di B.M.I. = 18,5. E va bene così.
In un mondo di circa 7 miliardi d’individui, non esiste alcun assoluto “peso corporeo ideale”. È un qualcosa di assolutamente variabile e soggettivo. Prima accetteremo questo dato di fatto, meglio staremo tutti quanti.
Leggendo qualsiasi cosa riguardi i DCA – soprattutto l’anoressia – dagli studi scientifici alla letteratura, sembra impossibile riuscire ad evitare le frasi “peso corporeo ideale” e “peso corporeo previsto”. Spesso e volentieri i pesi sono espressi in percentuale rispetto al peso corporeo ideale/previsto. Lo stesso DSM pone come criterio diagnostico per l’anoressia: “peso corporeo al di sotto dell'85% rispetto a quanto previsto”. E anche l’efficacia dei trattamenti viene valutata sulla capacità di ritornare all’ 85%/90%/95% (scegliete quello che preferite) del peso corporeo ideale/previsto.
Posso essere molto terra-terra? “Peso corporeo ideale/previsto” è una frase che DETESTO.
In molti studi i ricercatori calcolano il “peso corporeo ideale” sulla base del 50° percentile del B.M.I. rispetto all’età. Avete presente i percentili su cui si valuta la crescita dei neonati? Ecco, sostanzialmente la stessa cosa. Data una certa età di una persona, e data la sua altezza, è possibile calcolare il “peso corporeo ideale” di un individuo. Questo “peso corporeo ideale” viene spesso considerato il peso che chi è affetta da un DCA dovrebbe raggiungere… perché, cavolo, lo dice il nome stesso che è “ideale”!!
Okay, allora, ragioniamoci un attimo su. Il 50° percentile per il peso o per il B.M.I. è in realtà “ideale” solo per quell’ 1% della popolazione che fisiologicamente, naturalmente, senza aver mai avuto un DCA né problemi di alcun tipo con l’alimentazione, cade su quel percentile. Per il restante 99% della popolazione, il 50° percentile rappresenta una sovra o una sottostima del proprio peso.
Ora, so benissimo che viene fatto un sacco di lavoro da parte dei medici quando si tratta di definire appropriati obiettivi di recupero del peso corporeo per una persona che ha un DCA, e stimare che una persona debba raggiungere il 50° percentile di peso (rispetto alla sua età e alla sua altezza) può essere un punto di partenza non del tutto negativo, in mancanza di altri dati… Ma possiamo almeno ammettere che questa è solo una stima generica, e non un “ideale”?!
Tanto più che il “peso corporeo ideale” corrisponde ad una cifra. Ad un numero ben preciso. Il che è stupido. Basti pensare al fatto che il peso di una qualsiasi donna può variare da alcuni etti finanche ad alcuni chili durante il ciclo mestruale. Inoltre, il peso corporeo di una qualsiasi persona (uomo o donna che sia) può variare in base allo stato di idratazione, al periodo dell’anno, all’assetto ormonale, alla vicinanza dall’ultimo pasto rispetto alla pesata, al fatto di aver svuotato o meno vescica ed intestino… e un sacco di altre cose.
Parlando con alcune ragazze che sono state ricoverate in una clinica specializzata nel trattamento per DCA (della quale non faccio il nome per ovvi motivi), mi è stato detto che al momento del ricovero veniva assegnato loro un “peso corporeo ideale” da raggiungere: quello corrispondente, in funzione della loro altezza, ad un B.M.I. = 19. Cioè, seriamente?? E io che pensavo che fossero le persone con un DCA quelle fissate con il controllo di tutto, oppure quelle fissate con gli obiettivi di peso e di B.M.I. da raggiungere… e pensavo che, viceversa, il compito di una clinica fosse quello di permettere alla persona di fare introspezione e di sviscerare le sue vere problematiche, svincolandosi e mettendo in secondo piano cibo e peso… E invece mi sbagliavo, a quanto pare non solo chi ha un DCA, ma anche alcune cliniche si focalizzano su numeri, peso e B.M.I..
Commento soltanto: BAH.
Inoltre, quando si parla di qualcosa come il “peso corporeo ideale”, trovo veramente ironico l’utilizzo della parola “ideale”. Perché, di quale “ideale” siamo parlando, esattamente? Gli ideali culturali? (Ma non fatemi ridere…) Gli ideali matematici? Gli ideali statistici? Gli ideali di salute? Forse. Ma, nuovamente, non esiste un peso specifico e ben preciso che corrisponde alla “salute”. Ogni persona ha un certo range di peso che per lei può essere comunque considerato associato ad uno stato di salute “ideale”.
Una volta una psichiatra con cui avevo da poco intrapreso un percorso psicoterapeutico mi propose di impostare il mio obiettivo di peso da raggiungere (poiché in quel periodo ero piuttosto sottopeso, in quanto reduce da una ricaduta) chiedendo a me quanto volessi pesare, quale peso fossi stata disposta a raggiungere, considerandolo come se fosse il mio “peso corporeo ideale”. Hmmm, chiedere ad una persona affetta da anoressia restrittiva quanto vorrebbe idealmente pesare mi sembra quantomeno miope, per non dire di peggio. (Per la cronaca: ovviamente mollai questa psicoterapia dopo il quarto incontro o giù di lì.)
Un altro genio assoluto (una nutrizionista, nella fattispecie) era convinta che il “peso corporeo ideale” che avrei dovuto raggiungere era quello previsto dal B.M.I., per cui il target sarebbe stato quello di raggiungere un valore di B.M.I. almeno pari a 18,5. (Sì, ho mollato anche questa nutrizionista, naturalmente.) Certamente il B.M.I. può essere considerato un buon range nella valutazione del peso corporeo, perchè ci sono studi scientifici che dimostrano che le persone che hanno una maggiore aspettativa di vita e una minore incidenza delle malattie, sono effettivamente quelle che hanno un B.M.I. compreso tra 18,5 e 25. Ma questo non è comunque un assoluto, è solo una statistica, e il peso del singolo non risponde alla statistica, bensì risponde al proprio patrimonio genetico. Il set-point di peso corporeo è una cosa assolutamente individualizzata, e sebbene in molti casi cada in quello che il B.M.I. definisce “normopeso”, nulla vita che possa cadere anche sopra o sotto questo range, e che la persona sia comunque in salute, perché è fisiologicamente geneticamente settata su un peso al di fuori del normopeso stimato col B.M.I..
Inoltre, quando si fa una valutazione sul peso di una persona che ha un DCA, credo sia di fatto estremamente difficile determinare quale sia il “peso corporeo ideale” che essa dovrebbe raggiungere. Può infatti sorgere spontaneo il pensiero: il mio “peso corporeo ideale” è quello che avevo prima di ammalarmi di anoressia. Okay… ma questo è solo parzialmente vero. Perché se una ragazza si ammala di anoressia a 10 anni, avrebbe ancora un bel po’ di sviluppo da fare… e – annuncio di pubblico servizio – non è generalmente salutare per una donna pesare quanto pesava quando era una 10enne. Poi, certo, se una si ammala a 25 anni, allora il discorso del tornare al peso precedente alla malattia ha un senso… ma occorre non farci fuorviare da questa considerazione.
Il problema è che l’idea di “peso corporeo ideale” è veicolata da un enorme bagaglio culturale. Fortunatamente, ultimamente mi è capitato di leggere su Internet che ci sono diversi professionisti nel campo dei DCA che cercano di spiegare e di far passare l’idea che si può essere in salute anche se si indossano taglie diverse, che c’è più da puntare sulla terapia degli aspetti mentali dell’anoressia, e non limitarsi a valutare solamente l’aspetto della rialmentazione… e questo mi dà un po’ di speranza, perché vedo che c’è gente che finalmente apre gli occhi.
E dunque, se non usiamo “peso corporeo ideale”, qual è l’alternativa? Peso target? Forse… ma per le adolescenti, in pieno periodo di crescita e sviluppo, i target non sono stazionari. Perciò, penso che dovremo lasciar andare l’idea di “peso corporeo ideale/previsto”, e focalizzarsi invece (oltre che, ovviamente, sugli aspetti mentali della malattia) su qual è il set-point di peso biologico di ciascuna paziente. Fare un discorso assolutamente individualizzato, lasciando perdere le generalizzazioni. Ognuna di noi discende da una certa famiglia, ha la propria genetica, il proprio morfotipo, le proprie peculiarità costituzionali. Ogni persona ha un suo proprio range di peso corporeo che è biologicamente appropriato per lei stessa. Niente a che vedere con i target o con l’idealità, bensì con la genetica, la biologia, e il set-point di ciascuna di noi. Questa è la realtà.
Occorre smetterla di pensare che esista un valore univoco di B.M.I. che definisce lo stato di salute o il “peso corporeo ideale” delle persone. Occorre smetterla di pensare che essere sottopeso sia solo e soltanto sinonimo di avere un B.M.I. < 18,5. Non è così. Ognuna di noi ha il suo set-point fisiologico di peso corporeo, un suo proprio range di “normalità”: si è sottopeso se si scende al disotto di quel proprio ed individuale range. Ma questo range non necessariamente corrisponde a quello del B.M.I.. Per quanto la maggior parte delle persone abbia effettivamente un set-point fisiologico ascrivibile ad un B.M.I. compreso tra 18,5 e 25, ci sono alcune persone che per stare bene hanno bisogno di un peso che corrisponde ad un B.M.I. > 25, e alcune altre persone che sono perfettamente in salute pur con un B.M.I. < 18,5. È la variabilità interindividuale, quella che non può essere assoggettata a nessuna statistica. Per cui, se per esempio c’è una ragazza il cui set-point di peso fisiologico corrisponde ad un B.M.I. = 26, e poi il suo peso cala fino ad arrivare ad un B.M.I. = 23, la statistica dice che è meglio, perché la ragazza è passata da un sovrappeso ad un normopeso… ma, in realtà, rispetto al suo standard fisiologico, la ragazza in questione non è normopeso, bensì sottopeso! E, per lei, quella non rappresenta perciò una situazione di salute. Ragionare per numeri aiuta senz’altro a schematizzare, ma non dimentichiamo che le statistiche non possono trascendere l’individualità. Dobbiamo dunque essere consapevoli del fatto che alcune persone hanno set-point di peso biologicamente appropriati che sono anche al di sopra di B.M.I. = 25, o al di sotto di B.M.I. = 18,5. E va bene così.
In un mondo di circa 7 miliardi d’individui, non esiste alcun assoluto “peso corporeo ideale”. È un qualcosa di assolutamente variabile e soggettivo. Prima accetteremo questo dato di fatto, meglio staremo tutti quanti.
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26 commenti:
Il problema è che il set-point di peso individuale è difficile da individuare per quello che tutti si basano sul bmi base.
Esiste in modo semplice per trovare il proprio set-point?
Bacioni
Ti adoro.
Tra l'altro il bmi tiene conto solo di peso e altezza, ma non di età, ossatura (e anche i calcoli che includono la circonferenza del polso sono inaccurati! Che dire di chi ha il polso sottile e il bacino largo e robusto?!), "razza" di appartenenza...
Sono solo altri numeri. E i numeri non hanno anima, possono farmi costruire aerei e palazzi, ma con gli umani non esistono numeri.
Secondo me ha assolutamente senso includere il concetto di calo ponderale nei criteri per oggettivare una condizione di anoressia e l'oggettivazione è imprescindibile per una diagnosi "ufficiale". La forma in cui questa oggettivazione viene fatta (nel nostro caso, il BMI) è discutibile. (L'anoressia spesso inizia con BMI normale e, per fare un esempio, io sono stata 6 mesi in amenorrea con BMI normale, senza scendere sotto i limiti. Ed ero anoressica comunque!). Ma ai fini diagnostici (e, sottolineo, diagnostici) è poi necessario trovare un limite o un intervallo di riferimento numerico (e, sottolineo, numerico) per il calo di peso? Secondo me no, basterebbe aggiungere, in calce al criterio C, che "l'alterazione in cui il soggetto vive il peso (...)" conduce ad calo ponderale auto-inflitto. Punto. Senza mettere numeri.
Per la riabilitazione, però, il concetto è diverso. Dipende da soggetto a soggetto. Se penso al mio caso, i numeri non sono stati presi in considerazione, non sono serviti e, se la devo dire tutta, non so quanto peso nemmeno ora. Ma il peso per me non è mai stato importante, mi pesavo rarissimamente anche in piena anoressia. Immagino però che ci siano ragazze per cui il peso è importante e monitoratissimo, per cui un grammo in più o in meno fa la differenza. Allora in quel caso avere un set point a cui far riferimento (sotto cui non andare) può essere d'aiuto, per prendere coscienza del fatto che quel peso che consente loro di "funzionare". Certo non risolverà l'anoressia, perchè non è recuperando il peso che la si risolve, però potrà essere un punto di riferimento e una presa di coscienza. A volte servono anche quelle. Se ci pensi è un pò lo stesso discorso di quando parli del fatto che ti distacchi poco dal tuo equilibrio alimentare. In qualche modo, ti dà sicurezza, da come ne parli mi sembra che sia un po' la modalità che ti autorizza a mantenere la tua alimentazione su quel livello. Il set point sul peso potrebbe avere lo stesso valore per altri. Certo, ci vuole elasticità. Se poi l'anoressica crede rigidamente ad un numero salvifico ("grammo in più-grammo in meno") e il curante crede altrettanto rigidamente all'esistenza di un numero perfetto...temo che non possa che innescarsi una specie di folie a deux, assolutamente improduttiva e nociva.
Discutendo del fatto che il range BMI possa essere considerato un set point per la riabilitazione...non lo so. Cioè, comprendo quello che dici, il BMI è spannometrico. Penso si possa utilizzare indicativamente, senza troppa rigidità, nè in un senso nè nell'altro. Certo, ci sono persone che, al di sotto del range di BMI stanno benissimo, ma mi riesce difficile pensare a qualcuno che stia poi così bene con un BMI grossolanamente sotto al limite. Stando nell'ambiente sportivo, mi è successo di parlare con persone (guarda caso sempre donne) che mi dicevano appunto che pur avendo BMI bassissimo stavano benissimo. Però poi veniva fuori che erano anemiche, non avevano il ciclo...non erano anoressiche, però "patologicamente" sportive.
Quindi son d'accordo con te nel dire che un utilizzo cieco del BMI sia stupido, che focalizzarsi troppo sul peso target sia controproducente, perché porti a spostare l'attenzione dalla reale causa del problema ad una sua conseguenza.
Però non saprei individuare un criterio oggettivo perfetto. Forse ci son formule migliori, ma appunto formule. Serve un criterio oggettivo? Non so, per me non è servito, ma magari ad altri può essere utile.
Ciao veggie,
non potrei essere piú in sintonia con il contenuto di questo post..
Ho letto di recente di una ragazza "ex malata di anoressia"..
Ex solo in parte, dato che poi é venuto fuori che la ragazza da un sottopeso ora pesa 120 kg ma dal punto di vista mentale, dicono, non é ancora guarita del tutto dall'anoressia.
Ora, io non so la sua storia specifica, se a quei kg ci sia arrivata in altri modi o perché..peró questo credo sia anche il caso di molte persone che, arrivate a un BMI di 18,5, magari mantengono comunque certe caratteristiche di quando erano malate..Puó essere qualsiasi cosa, che sia la fobia del peso, che sia il controllo sull'alimentazione, che sia il check continuo allo specchio che ti impedisce di uscire puntuale di casa per andare al lavoro..
O peggio si possono recuperare tutte queste cose, peró magari si scoprirá che la persona non ha relazioni sociali, non ha una vita soddisfacente o cerca di mantenere un estremo controllo sulle emozioni o sull'ambiente circostante..
Per cui io non sono molto incline a quei posti in cui raggiunto un certo BMI ti spediscono fuori a calci nel sedere definendoti "guarita"..
Anche perché, per fare un'esempio, io sono stata tutta la vita un certo peso, prima di avere i problemi che ho avuto. Il mio peso "ideale"( se cosi lo vogliamo chiamare)sarebbe allora, secondo quello standard, il peso che io mantenevo mangiando quello che mi andava preoccuparmi del peso e senza cercare di controllare cosa o quanto mangio. Per cui uno direbbe, allora il tuo peso era quello prima del dca..Peró anche li é molto variabile, in quanto per esempio, pur mantenendo quell'"X peso" c'erano periodi in cui la mia alimentazione non era per niente sana o lo era "troppo", alternando periodi di controllo a periodi di non controllo totale in cui se mi andava di mangiare solo schifezze lo facevo.
Ovviamente questo non é indice di malattia, e tutti passano fasi di questo tipo saltuariamente senza che sia per questo indice di un problema. Ma era per far capire la questione del peso X o Y.
Ora, secondo il famoso BMI, io sarei "a posto", in quanto si puó considerare 18 come un BMI accettabile anche se non arriva al "18.5" di cui parlavamo. Ma appunto, io generalmente ho sempre avuto un peso un po piú piú alto di questo..(pur essendo perfettamente normopeso e magra.)
Per cui come dici tu, c'é chi potrebbe dare piú importanza a un BMI standard come indice di salute e chi potrebbe ritenere che é meglio ritornare al peso di prima di ammalarsi.
Io (sará che vedo la questione ormai come slegata dal peso), preferisco pensare che si faccia piú attenzione ad altri aspetti del processo di guarigione (perché credo sia un processo, motivo in piú perché non mi va di affidarmi a un numero come quello del bmi).
Preferisco pensare che venga data importanza, per esempio, al fatto che la ragazza oltre ad avere un peso salutare non eserciti piú un controllo sull'alimentazione, passando poi ad esaminare "cosa" voleva controllare controllando il cibo. O esaminare altri aspetti cruciali che hanno contribuito a far mantenere quel peso basso, come puó essere una dismorfofobia o altre questioni legate al corpo o non, che si riflettono sul peso..
Anche perché se no dobbiamo considerare anche la questione dell'amenorrea.
Molte ragazze raccontano di non aver mai perso il ciclo mestruale pur raggiungendo un peso corporeo minore dell'85%.
Molte sono amenorroiche anche ad un peso maggiore ma magari hanno un'alimentazione fortemente squilibrata.
Per cui anche il riacquisto di un ciclo regolare, come quello del BMI, puó essere si un criterio ma che dice ben poco sull'effettivo recupero di una buona qualitá della vita.
Siamo sempre li, ci si focalizza sul numerino..ché é una minima parte della manifestazione del dca..puó essere indice che la persona sta meglio come puó essere che la persona arriva a un determinato peso per uscire dalla clinica e, una volta fuori, rinizia ad attivare i vecchi comportamenti..
Io spesso facevo cosi, mettevo su qualche kg cosi i miei genitori si tranquillizzavano, per poi ritornare a mangiare poco e niente e riperderli in 2 settimane..
Una volta ho letto una frase su un sito sui DCA:
"Il problema puó dirsi giunto a buon punto quando il problema cibo e peso non domina più la vita personale, le attività sociali, i pensieri della ragazza. La malattia è superata se l’individuo riprende una qualità di vita accettabile."
Ecco preferisco questo "criterio", anche se magari per certe persone potrebbe essere necessario un passo indietro, magari non essendo cosi avanti nel processo di guarigione..
Non so se un peso target possa essere usato per monitorare questo processo..mi sembra da solo un po troppo relativo, puó servire un minimo solo se associato anche al monitoraggio del controllo esercitato dalla ragazza nei vari aspetti della vita..
Interessante post Veggie, insomma una questione difficile!
Spero che con i vari studi e ricerche si possa arrivare a stabilire dei criteri efficaci e su misura per ognuno..
Un abbraccione
Cara Veggie,
non mi sono mai sentita sollevata in questo momento. Anche io in passato ho avuto brutte esperienze con nutrizionisti, psicologi, psichiatri. Per questo, quando ho deciso di curarmi l'ho fatto tirandomi su le maniche da sola. È stato difficile, ma ce l'avevo fatta, ero uscita dall'anoressia.
Ora che soffro di bulimia, dopo un anno di libertà, ho timore di una cura medica, di una terapia, per gli episodi precedenti.
Sono perfettamente d'accordo con te con la questione del BMI: in molti centri di cura, non partono con il presupposto di aiutarti a dimenticare le calorie, per loro l'obbiettivo è quello di farti arrivare al "peso ideale"; ed è così che l'90% delle persone affette da DCA dopo aver raggiunto il peso ed uscite dal centro ci ricadono. E tutto questo è stato accertato durante un servizio de Le Iene qualche anno fa.
Il vero peso ideale è quello che si raggiunge una volta che la nostra salute è a posto e soprattutto è quello con cui noi ci sentiamo a nostro agio.
Un abbraccio fortissimo e grazie per questo post informativo ;)
Concordo con te, Veggie.
Il bmi avrà certamente la sua validità ed utilità clinica se è così largamente utilizzato, però è comunque un indicatore parziale ed incompleto, per lo meno nei dca.
Io, per esempio, secondo il bmi sono sempre stata normopeso. Ero normopeso prima di ammalarmi, sono rimasta normopeso anche nei miei primi mesi di malattia, che sono stati di anoressia, perché comunque pur avendo perso un po’ di peso in quei pochi mesi di anoressia, rientravo sempre nella fascia del normopeso, ed ho ripreso tutto il peso perso ma sono comunque rimasta nella fascia del normopeso quando l’anoressia si è trasformata in bulimia. Tutt’ora sono normopeso, stando al bmi. Il che non significa chiaramente che non abbia avuto e che tutt’ora non abbia un dca, e non significa che non abbia avuto le mie problematiche fisiche, alcune tutt’ora residuanti. Ma questo il bmi non lo dice, secondo lui sono sempre stata normopeso, quindi sono sempre stata in perfetta salute. All’inizio, quando la bulimia la faceva da padrona, io stessa mi raccontavo questa bugia: mi dicevo che poiché il bmi era nella norma, allora io non stavo poi così male, quindi non avevo alcun bisogno di curarmi. Mi stavo ingannando, certamente, ma questo ha fatto si che io trascinassi ancora di più la bulimia, e che ritardassi il momento in cui chiedere aiuto.
Ovviamente il bmi è un numero, e come tale ha un valore relativo ed indicativo: della persona con un dca non ci si deve limitare a guardare il peso, bisogna parlare con lei e valutare quelle che sono le sue problematiche. Secondo me è dal colloquio con la persona che puoi fare una diagnosi di dca, non dal suo peso, e i criteri di diagnosi di un dca, pertanto, secondo me dovrebbero essere basati su caratteristiche psicologiche o comportamentali, non tanto sull’aspetto fisico o sul peso o sul bmi.
Cara Veggie, mi permetto una piccola aggiunta personale perchè nel tuo giustissimo discorso intravvedo un pericolo. Credo che il tuo ragionamento sia di base giusto, ma che nasconda un piccolo "trigger" per persone che partono da un peso molto basso e cui viene richiesto di aumentare, e cioè potrebbe innescare il pensiero di "io sto bene anche ad un BMI inferiore al normopeso, non devo aumentare quanto mi dicono i medici. I medici stanno sbagliando". Ovviamente sono certa che questo non è il messaggio che tu volevi far passare, ma vorrei ribadirlo, perchè credo che le persone che sono pienamente in salute sopra o sotto i limiti del "normopeso" siano davvero un'eccezione, anche tra chi ha una storia di DCA. Quindi, soprattutto se siete all'inizio del percorso di ricovero, attenetevi in pieno a quello che i medici vi dicono!
Inoltre mi permetto una piccola partentesi personale: per me la determinazione di un "peso ideale" è stata una vera e propria manna! Quando mi è stato detto dai dottori che io dovrei pesare X kg per essere considerata "magra ma in salute" e non X-10kg che era il mio obiettivo originato da un pensiero malato, io mi sono fidata in pieno e mi sono data un obiettivo più sano che mi ha rasserenata. Ma questa è solo la mia esperienza e deriva dal fatto che io partivo da una situazione di bulimia e binge e la fase anoressica è venuta dopo, inoltre i miei dca erano sorti troppo presto perchè si potesse fare riferimento ad un peso pre-dca.
Le tue osservazioni mi sembrano corrette (per quel poco che ne posso sapere io di nutrizionismo). Però bisognerebbe pensare a un modo per individuare il proprio set-point, e quindi mi ricollego alla domanda di Ela87.
Devo ammettere che non avevo mai letto il bmi sotto questo punto di vista e sono del tutto d'accordo con te. Non esiste un peso giusto ideale, tutti siamo diversi. Il problema è che nelle cliniche e nei ricoveri ospedalieri, si basino sempre e solo sul bmi, e mi ricordo che quando ero ricoverata, ogni volta che mi pesavano, mi dicevano a che bmi ero...era assillante. Ognuno ha il proprio peso nel quale sta bene ed è in forze, ognuno ha la sua costituzione.
Grande osservazione
Complimenti!
Ti abbraccio forte
Non posso che essere d accordo con questo ragionamento e credo che molti specialisti lo siano. Ci siono parecchi dietologi che non si basano sulle tabelle standard del bmi ma costruiscono diete specifiche.la domanda che viene a me è come si possa stabilire a priori il normopeso di una persona. Nel corso del tempo credo si possa apprezzare con lo stabilizzarsi del metabolismo se questa segue un equilibrio alimentare. A lungo termine il peso dovrebbe smettere di avere grossi sbalzi e il corpo credo tenda naturalmente ad una stabilità. Ma che esami o considerazioni di fanno a priori ?
Molti ancora non capiscono che il dca sia una situazione mentale e non di peso della bilancia.. Io nonostante di bmi sia 20 sono molto più diradata sul cibo e le calorie del mio ragazzo che invece e' 56kg x 1,84m, e quindi con un bmi 16..eppure mangia tutto, non pensa mai al peso, se una cosa gli va la mangia, anzi dice su a me se non voglio mangiare qualcosa o sinolo che mi faccio delle pare sulla pizza che avrei potuto evitare o se mi vede li a contare le calorie...
Nelle cliniche dovrebbero guardare solo l'aspetto psicologico, il peso si aggiusta da se...
chiedo scusa, ma lascio ancora un link al mio blog www.spazioaiuto.it/diete-e-disturbi-alimentari/, dove esprimo la mia opinione: lasciamo le tabelle peso negli scaffali degli esperti di statistica...attenzione però, a chi è a rischio, di non accomodarsi troppo su questa convinzione, come dice Caffè Amaro.
Buongiorno a tutte e a tutti!
Immagino quanto sia inutile in molti casi di anoressia andare ad inseguire ciecamente un valore di bmi senza occuparsi minimamente della psicopatologia sottostante che è di gran lunga più importante di un numero senza significato.
A mio avviso però, soprattutto con le pazienti più gravi, la rialimentazione per i primi periodi diventa necessariamente la cosa più importante e per questo ci si rifà molto al bmi.
Credo talvolta sia un male necessario ragionare in termini di peso, ma nelle psicopatologie più gravi annesse ad un quadro clinico compromesso, purtroppo, c'è poco spazio per analizzare la situazione da un punto di vista dinamico.
È un discorso un po' pericoloso. O almeno lo è per quelle come me che passano ore a tentare di soffocare quella vocina nella testa che dice che non è assolutamente necessario raggiungere un bmi di 18,5, perché "da bambina ero magra/ perché ho le ossa sottili/perché ci sono infinite persone che sono sottopeso e stanno benissimo/ ecc"
E non credo di essere l'unica, siamo tutte brave ad illuderci che un peso ovviamente troppo basso sia il nostro peso ideale, ad autoconvincerci che se non ingrassiamo più facilmente è perché il nostro peso attuale è perfetto, anche se siamo scheletrini che camminano, solo che invece di non mangiare come prima,, adesso bariamo solo un po ' sulle porzioni della dietista...
In linea di massima sono d'accordo, una persona il cui bmi non è nel range del normopeso non necessariamente ha bisogno di prendere o perdere peso, ma per una persona con un dca, trovo che il bmi sia uno strumento utile...o almeno per me lo è!
E.
O.T: Sono shockata dal fatto che Marta sia d'accordo con me ;) (è una cosa positiva eh)
Ciao Veggie!!
con questo post mi sono sentita chiamata in causa (dato che sono stata in quella clinica famigerata) quindi mi rifaccio viva :)
tempo fa avevo scritto anche un post a riguardo del "peso ideale" e mi ricordo che avevi espresso un'opinione simile a quella ora qui ripresa.
è un discorso molto delicato e potenzialmente triggering quello del peso. io tendenzialmente la penso come te, ma questo modo di pensare è condizionato dalla voce del mio DCA che mi dice che il BMI è una cavolata e io posso stare benissimo al di sotto i quei parametri.
in clinica ci era stato fatto un discorso molto sensato a proposito del recupero del peso, e io l'avevo accettato, seppur con mille perplessità... e comunque, vorrei dire che il recupero del peso era un criterio, ma non venivi affatto considerata "guarita" una volta raggiunto il fantomatico 19. i medici non sono così ingenui, almeno quelli bravi.
@Raki89: " Nelle cliniche dovrebbero guardare solo l'aspetto psicologico, il peso si aggiusta da se..."
magari fosse così... purtroppo quando sei molto sottopeso non riesci a lavorare sull'aspetto psicologico in maniera afficace, quindi no, il peso non si aggiusta da sé.
Allora chiedo scusa, ma x me era stato così.. Ma ero diventata anoressica da bambina io non x motivi estetici ma psicologici, di stress diciamo x fare prima... E quindi solo dopo essere diventata più forte dentro sono riuscita a mangiare e quindi mettere su peso (e nell'adolescenza mangiavo un mucchio di schifezze che mi hanno portato a un lieve sovrappeso che sto arginando)...
Forse non si può come solito fare "di tutta l'erba un fascio" e va valutato caso x caso
@ ela87 – Il B.M.I. ha senz’altro la sua validità scientifica, poiché come scrivevo nel post la stragrande maggioranza della popolazione ha effettivamente un set-point di peso fisiologico che corrisponde ad un valore di B.M.I. compreso tra 18,5 e 25, e quindi penso sia corretto, in linea di massima, fare delle valutazioni basate sul B.M.I. … ma non credo che questo indicatore abbia una valenza totale, assoluta, e sul 100% della popolazione, tutto qui. Per quanto riguarda la tua domanda, sì, esiste un metodo semplice: mangiare naturalmente, secondo appetito, senza seguire alcun tipo di dieta (insomma, il modo in cui mangia qualsiasi persona che non ha un DCA… il modo in cui mangiavamo anche noi prima di entrare nel DCA…). Così facendo, il peso corporeo si assesta naturalmente intorno ad un certo valore che viene sempre più o meno mantenuto: ecco, quello è il set-point del proprio peso.
@ persephoneen – Io ti adoro!... ^__^ E’ verissimo quello che hai scritto, il B.M.I., come ogni qualsiasi indicatore, tiene conto soltanto di alcune cose… ogni indicatore, del resto, ha i suoi ovvi limiti… Per questo, secondo me, sarebbe opportuno che il dietista che segue una persona con un DCA, più che fissarsi con gli indicatori, cercasse di elaborare un’alimentazione che permetta progressivamente di tornare al proprio set-point di peso, senza prefiggersi obiettivi precisi in partenza, ma variando la prescrizione dell’ “equilibrio alimentare” in funzione della risposta della singola paziente…
@ Valentina – Sì, anch’io penso che possa essere utile considerare il calo ponderale come criterio diagnostico per l’anoressia (anche se, ovviamente, credo che questo dovrebbe essere opportunamente integrato con la concomitante presenza di altri criteri, perché un calo ponderale decontestualizzato si può ascrivere a tantissime malattie…), perché comunque un medico deve poter avere tra le mani qualcosa di oggettivo per fare una diagnosi e progettare una relativa terapia inerente la diagnosi stessa. Detto questo, anche secondo me il B.M.I. è un indice discutibile, soprattutto per la sua inaccuratezza e la sua genericità. Il tuo esempio personale che hai fatto è perfetto per spiegare quello che intendo dire: nonostante il tuo peso “normale” secondo il B.M.I., tu ragionavi con quella mentalità che è tipica dell’anoressia. E lo stesso vale per me: se consideriamo come limite inferiore del normopeso un B.M.I. = 18,5, allora io sono stata sottopeso per tutta la vita. Ma fino ai 14 – 15 anni non ero entrata nel pattern mentale dell’anoressia, e dopo sì. Verissimo il fatto che la cosa è comunque soggettiva. Neanch’io mi sono mai pesata, proprio perché per me la componente fondamentale dell’anoressia era il bisogno di controllo, e me ne fregava meno di meno zero del peso. Però giustamente ci sono persone che hanno un background diverso dal mio, per le quali non è così. Sì, penso anch’io che il B.M.I. possa essere utile quando non viene utilizzato in maniera assolutamente rigida e cieca… il problema viene fuori quando molti (e non solo persone che hanno un DCA, ma anche dei professionisti), si appellano a quello come se fosse un qualcosa di assoluto… perché lì si crea una specie di ulteriore fissa per un altro tipo di numero che credo sia tutt’altro che utile per chi ha un DCA. (continua...)
(...continua) Per quanto riguarda il discorso dell’ “equilibrio alimentare” (ma qui parlo a titolo assolutamente personale) il motivo per cui non mi ci distacco è perché sono consapevole del fatto che, mangiando autonomamente, esiste la possibilità che ricomincerei a restringere, e non è quello che voglio, quindi onde non incorrere in questo rischio – anche perché ora come ora, lavorando, facendo tirocinio e sport, ho bisogno di un corpo che sia al suo massimo di efficienza e di salute fisica – sto aderente al mio “equilibrio alimentare”, che è quello che mi permette di rimanere al mio set-point di peso ed in perfetta salute. Detto questo, anche a me come a te non serve un criterio numerico oggettivo, e difatti non so neanche quanto peso tuttora, e neanche me ne frega. Tanto, a prescindere dal peso, è come sto dentro che conta. Però, come giustamente tu fai notare, magari altre persone ragionano diverso, e gli servono perciò cose differenti. A ognuno il suo.
Eh, un criterio oggettivo perfetto mi sembra un concetto un po’ utopico… forse potremmo trovare in futuro un criterio oggettivo migliore di quelli attuali. Ma, certamente, rimarrà sempre a mio avviso un margine di soggettività che nessun calcolo numerico potrà mai eliminare del tutto.
@ PrettyLittleGirl – Hai ragione: peso, comportamento alimentare e mentalità di una persona non hanno necessariamente una correlazione diretta e lineare… Il peso non inficia direttamente la diagnosi… per questo io penso che i DCA non siano una questione di mero peso, e trovo il solo considerare il peso estremamente limitativo per la malata… Io sono completamente d’accordo con quello che hai scritto relativamente al processo di guarigione… Ovviamente un occhio al peso va dato, però secondo me sarebbe da puntare molto di più sulla psicoterapia e sugli aspetti mentali della patologia… Il discorso dell’amenorrea, poi, è ben più complesso, perché il mestruare non dipende solo e soltanto dal peso corporeo, ma anche da tutta una serie di fattori ormonali che, se in parte sono effettivamente dipendenti dall’alimentazione, in parte fanno capo ad altri meccanismi di regolazione, per cui una persona può avere il ciclo o meno a prescindere dal suo peso… Io son completamente d’accordo con la frase tratta dal sito sui DCA che hai riportato… anch’io penso che la cosiddetta “guarigione” abbia soprattutto a che fare col recupero di una buona qualità della vita, anche se magari un residuato di pensieri tipici dell’anoressia continua a permanere…
@ Born or Die – Non sapevo del servizio de Le Iene di cui mi parli… Hai per caso un link di questo servizio?... M’incuriosirebbe il vederlo… Comunque, a parte questo… Se mi posso permettere… capisco benissimo il tuo timore di una terapia… ma credimi se ti dico che farsi aiutare sia sotto il piano alimentare sia sotto quello psicoterapeutico è l’unico modo per riuscire a tener testa efficacemente al DCA (quale che sia). Lo so che non è bello da dire in modo così terra-terra, ma la verità è che: da sole NON se ne esce. E’ la presunzione della malattia che ci fa pensare così, io credo proprio che tutte quante abbiamo pensato di potercela fare da sole… no, non funziona. Non funziona mai. Al massimo, da sole potremo riuscire a eliminare il sintomo alimentare. Ma se non ci sono basi solide di terapia sotto, ci ricadremo in qualche modo o in qualche altra forma. Per cui, io ti auguro dal profondo del cuore di riuscire a trovare il coraggio e la forza d’intraprendere una terapia, perché sono certa che sarebbe la cosa che ti aiuterebbe più di tutte. Comunque, sono d’accordo al 100% quando dici che il peso ideale di ogni persona corrisponde ad un peso che consente alla persona stessa di vivere in uno stato di piena salute fisica. Un po’ meno d’accordo lo sono sul fatto che sia il peso con cui ci si sente a nostro agio… perché spesso e volentieri questo corrisponde ad un’idea utopistica di peso che è decisamente patologica… Ti abbraccio forte forte…
@ Wolfie – Senz’altro il B.M.I. è un qualcosa d’inaccurato per la diagnosi di DCA… E’ indicativo, questo senz’altro, ma indicativo significa che ci sono comunque dei margini di tolleranza… Ed è ovvio che una persona può avere un DCA a prescindere dal suo peso… perché è la mentalità quella che fa il DCA, non la fisicità… Per cui, sono d’accordo con te sul fatto che la diagnosi di malattia dovrebbe essere più spostata sul versante psicologico che non su quello fisico….
@ caffè amaro – Permettiti ogni qualsiasi aggiunta tu voglia, i tuoi commenti sono sempre più che graditi, qualunque cosa tu scriva!... Hai fatto benissimo a ribadire, perché quello che scrivi è assolutamente vero. Quello che intendevo dire – e chiedo scusa se non si fosse capito bene da quello che ho scritto nel post – è che il set-point di peso fisiologico per ciascuna di noi non è strettamente legato al B.M.I., ma è una cosa prettamente individuale e corrisponde a quel peso in cui l’organismo è perfettamente in salute e funziona nel migliore dei modi possibili. Quale che sia il B.M.I. al quale una persona raggiunge questa condizione di perfetta salute fisica.
Hai fatto benissimo anche a riportare la tua esperienza, e ti ringrazio per averlo fatto: è la dimostrazione che siamo tutte persone diverse, che abbiamo un background differente, e quindi chiunque ci legge può sentirsi più vicina una od un’altra persona, in base a quella che è la sua storia personale… Sì, capisco quello che scrivi… io invece mi sono ammalata di anoressia quando avevo già terminato il mio sviluppo fisico, quindi nel mio caso potrebbe avere un senso fare riferimento a un peso pre-anoressia… (anche se non so quanto esso fosse, perché non mi sono praticamente quasi mai pesata in vita mia, essendo sempre stata di costituzione magra…)
@ Vele/Ivy – Allora ti rimando alla risposta che ho dato a ela87!...
@ Pulce – Secondo il mio parere (nessuna pretesa di verità universale, ci mancherebbe…) è sbagliatissimo dire ad una persona che ha un DCA qual è il suo B.M.I., ergo il suo peso… penso che sia assolutamente controproducente… Un modo per mantenere la fissa dei numeri in chi già che l’ha, e per instillarla in chi prima non l’aveva… Fortunatamente, nella clinica specializzata in cui sono stata ricoverata io, una delle regole era proprio che la dietista ci pesava mentre noi ragazze davamo le spalle all’asticella della bilancia, e niente veniva detto sul peso né sul B.M.I. … una strategia operativa che apprezzo tantissimo…
@ justvicky – A priori, appunto, non si può far altro che usare il B.M.I. … con tutte le limitazioni che a mio avviso ha, e che ho esposto in questo post. Ma se veramente l’unico parametro veridico fosse questo indice, allora non ci sarebbe neanche bisogno dei dietisti: sarebbe sufficiente che la persona si rialimentasse anche autonomamente fino a raggiungere il range del normopeso. L’importanza della figura del dietista nel DCA, secondo me, sta proprio nel fatto che questo professionista, con le sue competenze, riesce ad elaborare un “equilibrio alimentare” personalizzato, al fine di ripristinare la fisiologicità del metabolismo… poi il peso va al suo set-point naturalmente, quando il metabolismo si è assestato, se la persona continua ad alimentarsi regolarmente…
@ Raki89 – Infatti un DCA non si fa sul peso né sul B.M.I. … si fa su come la persona si sente. Anoressia non è quanti panini mangi, è il modo mentale in cui ti approcci a mangiare il panino. Però sono comunque nell’idea che nelle cliniche sia importante curare ambo gli aspetti: sia quello del peso, sia quello psicologico… perché se una persona con l’anoressia non recupera un po’ di peso, non è sufficientemente lucida da rendere produttiva la sua terapia… e, allo stesso tempo, se non si fa terapia, sarà molto più difficile convivere con il fatto che c’è da riprendere peso… quindi, secondo me, nelle cliniche ci vorrebbe un equilibrio tra le due cose… ma, a mio parere, non si dovrebbero mai comunque tirare in ballo i numeri, che mi sembrano un fattore molto triggering…
P.S.= Non devi chiedere scusa di niente a nessuno, altro ci mancherebbe!... Hai espresso la tua personale opinione, valida come quella di chiunque altro, perché basata sulla tua personale esperienza…
@ Marta – Grazie per il nuovo link, Marta!... Condividere opinioni è sempre un piacere!...
@ Anonima (4 Novembre 2013, ore 17.42) – Ciao, grazie per il tuo commento!... La rialimentazione è assolutamente importantissima non solo nei casi più gravi, ma in tutti i casi di DCA… però penso che questo sia solo un piano d’azione… L’altro è ovviamente quello psicologico, e bisogna procedere a mio avviso di pari passo nelle 2 cose, perché se si lavora solo sull’aspetto alimentare senza lavorare sulla psicologia, le ricadute saranno all’ordine del giorno… del resto, è impensabile trarre frutti da una psicoterapia se non ci si rialimenta, perché non si è del tutto lucide (anche se sembra di esserlo…). Però, secondo me la rialimentazione non dev’essere necessariamente mirata sul raggiungere un certo B.M.I. o un certo peso, perché in questo modo si centra il focus sui numeri, che per alcune persone che hanno un DCA rappresentano un trigger, e questo può rendere il processo ancora più difficile… Quindi, secondo me, rialimentazione sì, assolutamente, ma senza mettersi a parlare in termini numerici, che danno ansia e basta…
@ E. – Come dicevo anche ad altre ragazze che hanno commentato prima di te, lungi da me il dire che il B.M.I. sia uno strumento inutile… però non mi sembra neanche uno strumento così accurato da poter essere preso come valore assoluto. Sono d’accordo con te sul fatto che, per una certa porzione di persone che hanno un DCA, il B.M.I. possa rappresentare un qualcosa che percepiscono come utile… e se lo trovano utile per allontanarsi dalla malattia, allora naturalmente fanno bene ad utilizzarlo… però nella consapevolezza che non esiste nessun “numerino magico” al di sopra del quale si “guarisce” dal DCA, e che comunque il “numerino giusto”, cioè quello che corrisponde al set-point di peso corporeo individuale, lo sa il proprio organismo, e non la matematica. Perché focalizzarsi un su B.M.I. di 18,5 rappresenta comunque, per usare le tue parole, una parziale illusione: poiché non è detto che a una persona sia sufficiente questo B.M.I. per essere in salute, perché magari, per esempio, il suo organismo è fisiologicamente tarato su un set-point di peso corporeo che corrisponde ad un B.M.I. di 20,2. O viceversa. (continua...)
(...continua) A parte questo… io credo che se una persona pensa quello che hai scritto tu, ovvero: “che un peso ovviamente troppo basso sia il nostro peso ideale, ad autoconvincerci che se non ingrassiamo più facilmente è perché il nostro peso attuale è perfetto, anche se siamo scheletrini che camminano”, ecco, se una persona pensa così, non ha semplicemente un problema di anoressia, ma c’è dietro anche qualche altra problematica psichiatrica (alla quale non saprei dare un nome clinico, perché non sono una psichiatra), perché io (e parlo ovviamente anche sulla base della mia esperienza) credo che una persona malata di anoressia non è un’idiota. Sa benissimo di essere troppo magra, di aver bisogno di prendere peso perché non è in salute, etc… magari poi non vuole farlo, per una serie di motivazioni che variano da persona a persona, però non è una stupida, lo sa. Per cui, contando sull’intelligenza individuale di chi legge questo blog, non ritengo il mio post “pericoloso”: poiché io credo che chiunque sia malata di anoressia sia in fondo consapevole di avere un peso insalubre e la necessità di ristabilirsi adeguatamente sotto ogni punto di vista. E, allo stesso modo, credo sia consapevole esattamente quanto dimostri di esserlo tu nel tuo commento, di quelli che sono gli inganni posti in essere dalla malattia: se, come dimostri, sei consapevole del fatto che un pensiero tipo “non è necessario raggiungere un B.M.I. di 18,5 perché esistono persone sottopeso che stanno benissimo”, è un pensiero patologico, allora sai perfettamente che è un pensiero che devi accantonare, perché sei consapevole di quelli che sono i veri obiettivi per la tua salute. Un abbraccio…
@ Musidora – Musidora!!... Bentornata!... Che bello rileggerti!!... ^__^ Onestamente non pensavo a te quando ho scritto quella cosa delle cliniche nel post, ma ad un altro paio di persone con cui ho parlato tramite e-mail di recente… comunque, poco sposta. Ti invito comunque a leggere le risposte che ho lasciato all’utente anonima, e ad E., che penso approfondiscano il mio pensiero e possano chiarire al meglio le tue perplessità rispetto a quello che ho scritto. E, sì, hai ragione quando dici che i medici veramente competenti sono perfettamente consapevoli che non basta raggiungere un certo peso per essere fuori dall’anoressia… ma sai qual è il problema? Che mi scrivono un sacco di persone che mi dicono di essere seguite da medici che le dichiarano “guarite” e allentano il programma terapeutico non appena il loro B.M.I. supera una certa soglia… Allora, mi domando: la maggior parte dei medici è incompetente?... O viene ancora ascritto al B.M.I. un valore in merito ai DCA che forse non ha pienamente?...
Io infatti ho detto che ci si può autoconvincere, cioè che c'è una volontà di convincersi di qualcosa che, non essendo stupide, sappiamo non essere vero. Pur di non dovermi costringere ad aumentare di peso, potrei convincermi di qualunque cosa!
Magari non è così per tutte, ma io sono brava ad ingannarmi! -_-
E.
Sono assolutamente d'accordo con te anche se ritengo sia giusto che venga imposto un peso accettabile a chi esce da una clinica..di questo ne sono convinta ma certo il peso da raggiungere non dovrebbe basarsi sul b.m.i. ma su tanti altri fattori che hai detto,in parte,anche tu.
Un bacio,bel post
@ E. – Sicuramente è diverso per ciascuna di noi… siamo tutte persone talmente diverse che sarebbe impossibile valesse la stessa cosa per tutte. Però, se posso permettermi di dirtelo, secondo me ti stai sottovalutando. Dici che sei brava ad ingannare te stessa… ma, secondo me, per quel poco che ho letto, fai dei discorsi troppo intelligenti per essere una che alla fine si frega inconsapevolmente da sola. Penso che dovresti avere più fiducia in te stessa e nella tua capacità di sgamare i tuoi auto-inganni, cosa che dimostri peraltro di saper ben fare… perché dalle tue parole traspare un’acuta intelligenza che credo ti porterà lontano… e senza DCA. Un abbraccio…
@ Marcella – Ti ringrazio, mi fa piacere che ti sia piaciuto questo post… Avrai letto le risposte che ho dato alle ragazze che hanno commentato prima di me, quindi avrai visto che anche secondo me il B.M.I. non è una cosa inutile… però ritengo che ci sia troppa fiscalità a tal riguardo, soprattutto da parte delle cliniche… Io ho visto ragazze uscire dal centro specializzato dove io stessa sono stata ricoverata con B.M.I. anche bassi (è una clinica dove non viene posto l’accento sul B.M.I.), e che ad oggi, fortunatamente, stanno bene sotto svariati punti di vista… ergo resto dell’idea che il valore di B.M.I. con cui si esce da una clinica non sia fattore predittivo per il futuro della persona… lo è molto di più il servizio offerto in toto dalla clinica, in termini di armi (alimentari e psicologiche) messe a disposizione della persona per continuare a combattere il DCA anche fuori dalla clinica, nella vita quotidiana…
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