venerdì 11 aprile 2014
Scendere dalla bilancia: Markers di gravità dell'anoressia non basati sul peso
Penso che chiunque abbia un DCA sia perfettamente consapevole che la propria patologia poggia su basi che hanno poco e niente a che vedere col cibo e con la magrezza, ma che sono essenzialmente rappresentate dalle soggettive problematiche presenti in ciascuna persona affetta da DCA. Sebbene sia perciò grande la nostra voglia di gridare: “Il peso non c’entra una mazza, è solo un mero capro espiatorio, i veri problemi sono ben altri e più profondi!”, è un dato di fatto che, in molti casi, il trattamento dei DCA è basato principalmente sul peso corporeo. Questo è tanto più vero in Paesi come gli Stati Uniti d’America dove la sanità è privata e, addirittura, le persone malate di DCA possono accedere alle cliniche specializzate solo se il loro B.M.I. è inferiore a 18 o superiore a 25. Per quelle ragazze che, pur avendo un DCA con tutti i crismi, si mantengono nel range del normopeso… niente posto in clinica!
Ora, penso che siamo tutte d’accordo nel ritenere che, da questo punto di vista, il Sistema Sanitario Privato degli U.S.A. è veramente marcio. Però, nel fare così, propaganda un’idea che credo non sarà ignota a nessuna di voi: l’idea che se non siete gravemente sottopeso, allora non siete “abbastanza malate” da chiedere aiuto. Idea che, ovviamente, reputo SBAGLIATISSIMA. Non fraintendetemi, non sto dicendo che il peso corporeo sia una fattore di rischio irrilevante nel valutare un DCA (è un dato di fatto scientificamente comprovato che più il B.M.I. è basso, maggiore è il rischio di morire… ma questo non significa che, se il B.M.I. è nel range del normopeso, allora questo rischio è scongiurato!), ma ci sono millemila problematiche fisiche e psicologiche legate ai DCA che rappresentano altrettanti fattori di rischio e potenziali cause di morte anche per persone che hanno un B.M.I. non particolarmente basso.
Questo detto, immaginatevi qual è stata la mia sorpresa quando ho scoperto che, nell’imminente DSM-V, il principale marker di gravità per l’anoressia è… rullo di tamburi… il B.M.I.!!
Cioè, seriamente?
Seriamente.
La bulimia e il binge, in questa nuova edizione del DSM, hanno dei marker di gravità che sono prettamente comportamentali: per esempio, il numero di abbuffate, o il numero di episodi di vomito autoindotto per settimana. È pur vero che, anche nel DSM-IV-TR, i criteri diagnostici di queste due patologie non fanno menzione alle variazioni di peso come invece succede per l’anoressia, ma tant’è.
Ripeto: non penso che il peso, e la perdita di peso, siano irrilevanti nell’anoressia (certo che non lo sono!), ma da qui a dire che sono l’unico marker di gravità dell’anoressia, ne corre di acqua sotto ai ponti! E mi sembra una valutazione estremamente miope, tra l’altro. Fortunatamente, non sono l’unica a pensarla così. Un ampio gruppo di ricercatori ha recentemente pubblicato un articolo su “International Journal of Eating Disorders”, che dimostra come i comportamenti alimentari restrittivi siano un marker indipendente dalla gravità dell’anoressia. (De Young, et al.; 2013).
Per realizzare lo studio su cui è basato l’articolo, i ricercatori hanno reclutato 118 donne cui era stata diagnosticata l’anoressia, e che erano state seguite ambulatorialmente nel Midwest. Queste donne sono state poi suddivise in 2 sottogruppi: il primo comprendente le donne con anoressia di tipo restrittivo (sottotipo 1), il secondo comprendente le donne con anoressia associata a abbuffate/condotte di eliminazione (sottotipo 2).
Alle donne facenti parte dello studio è stato chiesto dai ricercatori quali comportamenti tipici del loro sottotipo di anoressia stessero utilizzando, od avessero utilizzato recentemente, e quanto tempo mentale fosse riversato sul DCA. Il primo risultato di queste interviste è stato rappresentato dall’osservazione che le donne appartenenti al sottogruppo di anoressia con abbuffate/condotte di eliminazione sono quelle con più pensieri ossessivi nei confronti dell’alimentazione, e con più comportamenti disturbati; il che è in linea con i risultati ottenuti in altri precedenti studi simili.
Tuttavia, da questo studio sono stati tratti altri risultati decisamente interessanti.
Le persone affette da anoressia con abbuffate/condotte di eliminazione, pur avendo un B.M.I. tendenzialmente superiore rispetto a quello delle donne affette da anoressia restrittiva, presentavano dei marker decisamente differenti per quel che concerne la gravità del DCA. Il primo gruppo, infatti, presentava:
• un numero maggiore di episodi di abbuffate e condotte di eliminazione per settimana (il che, okay, è ovvio, visto che chi ha un’anoressia di tipo prettamente restrittivo non ha affatto episodi di abbuffate nè condotte di eliminazione.);
• più momenti di digiuno completo;
• più pasti saltati a piè pari;
• maggiore entità di restrizione alimentare ad ogni pasto;
• maggiore dichiarazione di volontà di “mangiare il meno possibile”;
• maggior tempo dedicato ai pensieri ossessivi tipici dell’anoressia;
• maggiori livelli di ansia.
Peraltro, questi comportamenti non venivano riferiti come necessariamente conseguenti ad un’abbuffata (ci sono degli studi che dimostrano che più è repentina e di maggiore entità la restrizione alimentare, più è facile cadere nell’abbuffata), e che, di conseguenza, aggravavano le condizioni fisiche della persona, e dunque erano markers di gravità del DCA, indipendentemente dal peso della persona. In effetti, erano proprio le donne con i valori di B.M.I. più elevati ad avere una maggior quantità di pensieri ossessivi, a digiunare di più, ad abbuffarsi per poi provocarsi il vomito di più, ad avere più pensieri ossessivi e dunque ad essere, in definitiva, molto più preda del DCA, il che ovviamente configura di fatto una situazione di gravità della patologia maggiore.
Gli autori dello studio concludono:
“Per l’anoressia, generalmente il marker di gravità di patologia più utilizzato è il B.M.I..Il peso corporeo è un marker indiscutibile in merito alla gravità da un punto di vista prettamente medico-fisico dell’anoressia, anche perché è strettamente associato con il rischio di mortalità. I risultati di questo studio, tuttavia, indicano che i due sottotipi di anoressia presentano markers di gravità differenti, e che si distaccano dal peso in sé per sé: markers che vanno a valutare i sintomi comportamentali. Ebbene, è proprio la frequenza di questi comportamenti patologici, che può rappresentare un marker di gravità dell’anoressia, indipendentemente dal B.M.I. [...] I professionisti che lavorano clinicamente con le persone affette da anoressia potrebbero dunque valutare e monitorare la varietà di comportamenti con cui le loro pazienti si approcciano all’alimentazione, nonché l’entità e l’ossessività dei pensieri propri del DCA, notando così che la configurazione di questi comportamenti e di questi pensieri può variare a seconda sottotipo e rappresentare un marker di gravità dell’anoressia non basato sul peso.”
(mia traduzione)
Con questo, non voglio dire che il peso corporeo non possa essere considerato come un marker di gravità per l’anoressia, ci mancherebbe altro, però voglio dire che NON DEVE essere considerato come L’UNICO marker. Dire che la gravità dell’anoressia si basa solo su quanto pesa la persona malata, corrisponde al giudicare la gravità di una malattia mentale basandosi su criteri somatici. È una contraddizione in termini, mi sembra ovvio. Nessuno penserebbe mai di fare una cosa del genere per altre malattie mentali come la depressione o l’ansia generalizzata. Per cui, a mio parere, sarebbe molto importante porre l’accento su quelli che sono gli aspetti comportamentali e i pensieri ossessivi tipici del DCA per valutare l’effettiva gravità dell’anoressia, perché queste sono cose che hanno un enorme impatto nella vita quotidiana della persona, e dunque sono importantissimi determinanti della qualità della vita. E questo indipendentemente dal peso. Perciò, è su questi nuovi marker, più che su peso, che dovemmo concentrarci per valutare la gravità dell’anoressia, e per fornire così alla ragazza malata il livello e la tipologia di cure di cui necessita.
Ora, penso che siamo tutte d’accordo nel ritenere che, da questo punto di vista, il Sistema Sanitario Privato degli U.S.A. è veramente marcio. Però, nel fare così, propaganda un’idea che credo non sarà ignota a nessuna di voi: l’idea che se non siete gravemente sottopeso, allora non siete “abbastanza malate” da chiedere aiuto. Idea che, ovviamente, reputo SBAGLIATISSIMA. Non fraintendetemi, non sto dicendo che il peso corporeo sia una fattore di rischio irrilevante nel valutare un DCA (è un dato di fatto scientificamente comprovato che più il B.M.I. è basso, maggiore è il rischio di morire… ma questo non significa che, se il B.M.I. è nel range del normopeso, allora questo rischio è scongiurato!), ma ci sono millemila problematiche fisiche e psicologiche legate ai DCA che rappresentano altrettanti fattori di rischio e potenziali cause di morte anche per persone che hanno un B.M.I. non particolarmente basso.
Questo detto, immaginatevi qual è stata la mia sorpresa quando ho scoperto che, nell’imminente DSM-V, il principale marker di gravità per l’anoressia è… rullo di tamburi… il B.M.I.!!
Cioè, seriamente?
Seriamente.
La bulimia e il binge, in questa nuova edizione del DSM, hanno dei marker di gravità che sono prettamente comportamentali: per esempio, il numero di abbuffate, o il numero di episodi di vomito autoindotto per settimana. È pur vero che, anche nel DSM-IV-TR, i criteri diagnostici di queste due patologie non fanno menzione alle variazioni di peso come invece succede per l’anoressia, ma tant’è.
Ripeto: non penso che il peso, e la perdita di peso, siano irrilevanti nell’anoressia (certo che non lo sono!), ma da qui a dire che sono l’unico marker di gravità dell’anoressia, ne corre di acqua sotto ai ponti! E mi sembra una valutazione estremamente miope, tra l’altro. Fortunatamente, non sono l’unica a pensarla così. Un ampio gruppo di ricercatori ha recentemente pubblicato un articolo su “International Journal of Eating Disorders”, che dimostra come i comportamenti alimentari restrittivi siano un marker indipendente dalla gravità dell’anoressia. (De Young, et al.; 2013).
Per realizzare lo studio su cui è basato l’articolo, i ricercatori hanno reclutato 118 donne cui era stata diagnosticata l’anoressia, e che erano state seguite ambulatorialmente nel Midwest. Queste donne sono state poi suddivise in 2 sottogruppi: il primo comprendente le donne con anoressia di tipo restrittivo (sottotipo 1), il secondo comprendente le donne con anoressia associata a abbuffate/condotte di eliminazione (sottotipo 2).
Alle donne facenti parte dello studio è stato chiesto dai ricercatori quali comportamenti tipici del loro sottotipo di anoressia stessero utilizzando, od avessero utilizzato recentemente, e quanto tempo mentale fosse riversato sul DCA. Il primo risultato di queste interviste è stato rappresentato dall’osservazione che le donne appartenenti al sottogruppo di anoressia con abbuffate/condotte di eliminazione sono quelle con più pensieri ossessivi nei confronti dell’alimentazione, e con più comportamenti disturbati; il che è in linea con i risultati ottenuti in altri precedenti studi simili.
Tuttavia, da questo studio sono stati tratti altri risultati decisamente interessanti.
Le persone affette da anoressia con abbuffate/condotte di eliminazione, pur avendo un B.M.I. tendenzialmente superiore rispetto a quello delle donne affette da anoressia restrittiva, presentavano dei marker decisamente differenti per quel che concerne la gravità del DCA. Il primo gruppo, infatti, presentava:
• un numero maggiore di episodi di abbuffate e condotte di eliminazione per settimana (il che, okay, è ovvio, visto che chi ha un’anoressia di tipo prettamente restrittivo non ha affatto episodi di abbuffate nè condotte di eliminazione.);
• più momenti di digiuno completo;
• più pasti saltati a piè pari;
• maggiore entità di restrizione alimentare ad ogni pasto;
• maggiore dichiarazione di volontà di “mangiare il meno possibile”;
• maggior tempo dedicato ai pensieri ossessivi tipici dell’anoressia;
• maggiori livelli di ansia.
Peraltro, questi comportamenti non venivano riferiti come necessariamente conseguenti ad un’abbuffata (ci sono degli studi che dimostrano che più è repentina e di maggiore entità la restrizione alimentare, più è facile cadere nell’abbuffata), e che, di conseguenza, aggravavano le condizioni fisiche della persona, e dunque erano markers di gravità del DCA, indipendentemente dal peso della persona. In effetti, erano proprio le donne con i valori di B.M.I. più elevati ad avere una maggior quantità di pensieri ossessivi, a digiunare di più, ad abbuffarsi per poi provocarsi il vomito di più, ad avere più pensieri ossessivi e dunque ad essere, in definitiva, molto più preda del DCA, il che ovviamente configura di fatto una situazione di gravità della patologia maggiore.
Gli autori dello studio concludono:
“Per l’anoressia, generalmente il marker di gravità di patologia più utilizzato è il B.M.I..Il peso corporeo è un marker indiscutibile in merito alla gravità da un punto di vista prettamente medico-fisico dell’anoressia, anche perché è strettamente associato con il rischio di mortalità. I risultati di questo studio, tuttavia, indicano che i due sottotipi di anoressia presentano markers di gravità differenti, e che si distaccano dal peso in sé per sé: markers che vanno a valutare i sintomi comportamentali. Ebbene, è proprio la frequenza di questi comportamenti patologici, che può rappresentare un marker di gravità dell’anoressia, indipendentemente dal B.M.I. [...] I professionisti che lavorano clinicamente con le persone affette da anoressia potrebbero dunque valutare e monitorare la varietà di comportamenti con cui le loro pazienti si approcciano all’alimentazione, nonché l’entità e l’ossessività dei pensieri propri del DCA, notando così che la configurazione di questi comportamenti e di questi pensieri può variare a seconda sottotipo e rappresentare un marker di gravità dell’anoressia non basato sul peso.”
(mia traduzione)
Con questo, non voglio dire che il peso corporeo non possa essere considerato come un marker di gravità per l’anoressia, ci mancherebbe altro, però voglio dire che NON DEVE essere considerato come L’UNICO marker. Dire che la gravità dell’anoressia si basa solo su quanto pesa la persona malata, corrisponde al giudicare la gravità di una malattia mentale basandosi su criteri somatici. È una contraddizione in termini, mi sembra ovvio. Nessuno penserebbe mai di fare una cosa del genere per altre malattie mentali come la depressione o l’ansia generalizzata. Per cui, a mio parere, sarebbe molto importante porre l’accento su quelli che sono gli aspetti comportamentali e i pensieri ossessivi tipici del DCA per valutare l’effettiva gravità dell’anoressia, perché queste sono cose che hanno un enorme impatto nella vita quotidiana della persona, e dunque sono importantissimi determinanti della qualità della vita. E questo indipendentemente dal peso. Perciò, è su questi nuovi marker, più che su peso, che dovemmo concentrarci per valutare la gravità dell’anoressia, e per fornire così alla ragazza malata il livello e la tipologia di cure di cui necessita.
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24 commenti:
Ciao Veggie, mi sa che è la prima volta che commento, ma leggo il tuo blog da diverso tempo.
Questo post sembra scritto apposta per me: a volte mi chiedo, persino io, se sono "capricciosa", o se le mie ossessioni mi devono preoccupare veramente. Ho un bmi normopeso, ma sono vittima di un rapporto pessimo con me stessa, restringo e cado in abbuffate, ho il terrore di ingrassare anche di un etto, mi sento sempre fuori posto e a disagio. Mangio di nascosto, mi dispero se un giorno esagero (cioè supero le 1000 calorie), eppure mi voglio così male da non considerarmi seria, da pensare che è solo colpa mia se mi provoco questi pensieri inutili e stupidi ... perché tanto non sarò mai magra e non sarò mai perfetta.
Scusa l'autoanalisi! Il tuo blog è veramente bellissimo interessante e profondo. Un abbraccio!!
Ciao! Leggo spesso il tuo blog, lo trovo interessante perché porti anche nozioni psico - fisiologiche della malattia. I tuoi post sono molto interessanti! Commento per la prima volta perché ciò che hai scritto mi colpisce sul vivo.. e voglio portare il mio piccolo contributo-sfogo. Soffro di questi problemi da 3 anni, all'inizio sono passata da 80 a 55 mangiando una carota al giorno. In 3 mesi. Poi ho avuto un anno di anoressia e quindi sono arrivata alla bulimia. Purtroppo per il dimagrimento repentino ho ancora oggi pelle in eccesso che mi fa apparire fisicamente normale (nel senso che senza questa pelle si vedrebbe che sono scheletrica). Proprio per questo e per il mio bmi normale di circa 19 sono invisibile ai medici..da circa 4 mesi frequento un centro gratuito per i DCA nella mia città, dove circa ogni 10 giorni vengo pesata (a casa non lo facevo mai) e vengo seguita "poco" proprio perché non considerata in "situazione preoccupante". Ciò mi ha fatto cadere ancora più nel baratro. Tanto che sto riprendendo a digiunare per poter raggiungere un peso che possa definirmi abbastanza grave da poter essere presa sul serio. Ero più grave 2 mesi fa a 43 kg, con un pasto e mezzo al giorno e una abbuffata alla settimana, o adesso, a 46 kg con un'abbuffata+vomito al giorno e nessun pasto regolare?? Questi numeri non sono altro che una nuova tortura..personalmente non vedo nessuna utilità in essi! Ce li abbiamo già abbastanza in testa da sole, senza doverne aggiungere di altri, a cui dover addirittura "sottostare" per essere considerati! Scusami lo sfogo personale, ma spero la mia testimonianza possa essere un tassello in più per l'argomento proposto.
Della serie, per rendere l'idea, ti sto scrivendo dal letto, aspettando che i 5 dulcolax facciano effetto e mi svuotino dalla seconda abbuffata di ieri sera a cui non sono riuscita a porre rimedio con il vomito. E per oggi il mio mangiare è stato 1/2 kiwi. Con l'intenzione di digiunare fino a mercoledì almeno (giorno della visita) per perdere un po' di ciò che ho sicuramente messo su questi 10 giorni di quotidiane abbuffate+vomito. Razionalmente SO che non perderò peso così, ma devo farlo. Devo.
P.S. Mi viene in mente ora un fatto a cui non avevo dato molto peso all'inizio, ma della cui spaventosità mi rendo conto ora: per la visita in ospedale avevo l'impegnativa. Ho chiamato un mese fa per prendere appuntamento. L'infermiera ancor prima del nome mi ha chiesto altezza e peso per, questo è realmente ciò che mi ha detto, sapere quanto grave ero per poter basare su ciò la data della visita..
Sto desiderando di peggiorare per poter essere VISTA..
sono completamente d'accordo! anche perché, considerando solo il BMI, si farebbe anche l'errore di considerare una persona che dopo un periodo di riabilitazione alimentate in cui ha preso peso guarita, quando in realtà potrebbe essere totalmente il contrario; mentre una persona ancora sottopeso ma senza più pensieri ossessivi della malattia potrebbe essere scambiata per più grave della precedente!
Quando pesavo 47 chili, mi hanno dato una dieta ingrassante l, come la chiamo io, perché non mi tornava il ciclo mestruale. Ebbene, ho iniziato ad abbuffarmi; mi sembrava di POTERE, FINALMENTE. E non solo potevo: DOVEVO mangiare. Ero terrorizzata all'idea di ingrassare, ma dall'altro lato mi sentivo giustificata. Cosi, ho iniziato ad abbuffarmi. La dottoressa, lo sapevo, aveva intuito del mio rapporto con il cibo, del controllo ossessivo; ma quando, grazie alle abbuffate, ho preso 7 chili in due mesi, mi ha fatto i complimenti. Non si è chiesta come li avessi presi, perché cosi in fretta. Niente di niente. Ero ingrassata=problema risolto. Non l'ho rivista mai piu, non mi ha mai piu chiamata. Ed io? Io sto peggio di prima, sebbene abbia il ciclo regolare. La testa è piu ossessionata. Vorrei morire magra come un chiodo, ecco il risultato.
post molto interessante che fa capire molte cose che fa riflettere me e mote altre persone ...a sottovalutare come si può notare non sono solo le ragazze (che solo perchè hanno un normopeso però stanno male psicologicamente con se stesse credono di stare bene )per esperienza mia personale anche le psicologhe le famiglie ecc. spesso sottovalutano la situazione e non prendono le cose seriamente ..speriamo che proprio attraverso questi studi si inizi a capire seriamente che bisogna aiutare anche le ragazze con normopeso che però stanno male psicologicamente on se stesse...comunque grazie per essere passata dal mio blog e per l 'ottimo consiglio che m hai dato ,ci proverò ..un abbraccio
Mara
Niente di più vero di quello che dici! Molto spesso sia associa all'anoressia il semplice fattore-peso, come se qualcuno potesse essere troppo grasso o troppo magro per avere un disturbo alimentare. Io penso sì che comunque all'interno delle cliniche la prima cosa che interessa è "salvare" la persona da un punto di vista medico, tenerla in vita. Però credo anche che quando una persona con questi disturbi decide di intraprendere una strada per la guarigione e ha bisogno di farsi aiutare, non si può abbandonare questa persona perchè "vabbè tanto è normopeso" quando poi dietro c'è tutta una vita di ossessioni, pianti, crisi, abbuffate ecc. Sono molto delusa da questo!
Se c’è qualcuno che pensa che giudicare la gravità di un dca sulla base del bmi sia assurdo, io sono quella che sta in prima fila!!!!!!!!!!! Anche perché mi sento chiamata in causa, dal momento che io sono normopeso secondo il bmi e di fatto, nonostante le oscillazioni, lo sono sempre stata, anche quando la bulimia la faceva da padrona nella mia vita. E allora, vorreste dirmi che anche nel periodo in cui mi provocavo il vomito mediamente cinque volte al giorno, poiché il mio bmi era comunque nell’intervallo del normopeso, io non ero malata????????????
Bisognerebbe che la classe medica aprisse un attimo gli occhi: i dca sono tema di psichiatria proprio perché classificate come malattie mentali, dunque che senso ha il cercare di applicare un criterio fisico per cercare di valutare la gravità di una malattia mentale???????? Io direi che la gravità di una malattia mentale non può essere in alcun modo quantificata, men che meno con un dato fisico, e comunque è una valutazione soggettiva: è la persona che ha il dca, e che ne attraversa le varie fasi, che sente quanto sta male, ed è in base a come si sente che dovrebbe essere valutata la sua gravità. Una persona che magari è anche normopeso, ma che fa una confusione incredibile con l’alimentazione, che ha la testa piena di pensieri fissi propri del dca, che ha ridotto a zero la sua vita sociale, ha difficoltà nel lavoro o nello studio perché non riesce a concentrarsi e così via, è molto più grave di una persona che può essere sottopeso, ma che tutto sommato si barcamena con l’alimentazione, rende abbastanza a scuola o al lavoro, non è troppo ossessionata dai pensieri del dca, e così via.
Dovrebbe essere fatta una valutazione globale sulla persona e sulla sua vita, è totalmente riduttivo e sbagliato circoscrivere il tutto al peso e all’alimentazione, anche perché i veri problemi di chi ha un dca sono altri, ed è su quelli che si dovrebbe concentrare l’attenzione per dire quanto il dca è effettivamente grave.
C'è una doppia restrizione per l'accesso alle cure, non solo in base alla condizione economica, ma anche in base al peso! Pazzesco. Non solo veicola un'idea sbagliata, ma lascia anche un sacco di persone senza cure.
Il B.M.I. – sigla che notoriamente sta per Bullshit Meaningless Information – è una sostanziale cretinata. Nessuno è così imbecille da pensare che tipo a 35 Kg si possa stare bene, perché è ovvio che è una stronzata, ma questo non vuol dire che non si possa stare male anche con 30 Kg in più. Che cazzo, stiamo parlando di malattie mentali, non ha un cazzo di senso il volerne valutare la gravità con un parametro prettamente fisico. Questo numerino lo vogliono solo gli stronzi in camice bianco, che siccome non hanno neuroni che possono lavorare in maniera coordinata, si attaccano ad una cazzo di statistica che dice che la mortalità è inferiore se pesi tot, e quando sono riusciti a farti pesare tot si sentono i salvatori della patria, che se ne andassero tutti quanti a cagare. E se una citta sta di merda anche se le tabelle dicono che è normopeso, allora, che diamine dicono ‘sti dementi che pensano di essere chissà chi solo perché hanno un pezzo di carta chiamato laurea? Che si è comunque guarite perché il peso rientra nel normale range? Ma facessero una gita di gruppo a Fanculo. Stare meglio con l’anoressia non può essere ridotto ad una volgare questione di peso. Perché è quello che una persona ha nella testa che la rende malata di anoressia, non il suo peso.
"Facessero una gita di gruppo affanculo" ahahahaha, impagabile. Genio!
Mi lasciano sempre più stupita le stronzate che circolano sui DCA... Mi diverto vedere le persone guardare una persona grassa e dire "ma quella è bulimica!"...finchè si tratta di mia nonna, mia zia e gente per cui "dca" è un dipartimento comunale.
Ma addirittura il DSM!
Inoltre io non ho nozioni mediche di nessun tipo se non quello che le mie ossessioni mi fanno avere, ma penso che basare una diagnosi anche solo medica su uno strumento così generalizzato come il B.M.I. è estremamente superficiale. Basta fare tanto sport, avere la capoccia più grande del normale, avere le ossa piccole/ossa grandi per rientrare nella categoria sbagliata del BMI. E non mi pare che tra questi fattori ci sia qualcosa che possano escludere l'anoressia/l'obesità/il binge/la bulimia.
Già ci si basta da sole a vedersi solo come un numero indicato da un display, non servono altri cazzoni che lo facciano al posto mio.
Ever92 (a cui è venuto un colpo quando ha letto.)
Mi è piaciuto molto questo articolo :-) esprimi in maniera chiara un concetto centrale per tutte, credo.
Comunque, secondo me non c'è nulla di più irritante in questo campo dell'ignoranza delle persone che credono non si possa avere un disturbo alimentare "vero e proprio" se non si è al di sotto di un certo peso.
Cara Veggie, ti rispondo sul tuo blog perche mi sembra piu apropriato, ma la risposta sarebbe per il tuo commento sul blog id dony:
mi dispiace se tu pensi ceh io abbia fatto dei commenti sulla tua fisicità, perche nn era mia intenzione, il mio commento era scaturito piu che altro da un senso di sconsolazione, perche a volte penso che non ci sia DEL TUTTO una via di uscita da questaa malattia. Purtroppo è vero che il benessere di una persona malata di dca viene giusdicato dal suo peso, ma non era mia intenzione dare dei giudizi su di te o l altra ragazza di quando in efetti si è o nn si è sottopeso , anche perche come dici tu è molto oggetivo. come ho scritto anche a dony, guardare il video mi ha rattristato , forse perche io stessa non vedo nessuna via d uscita e vedo tutto nero. Ripeto mi dispiace se ti ho tirato in ballo, nn era in senso negativo , ne per dare giudizi.
Tanti cari saluti Miriam
@ Anais N – Ciao Anais, sì, effettivamente è la prima volta che lasci un commento sul mio blog… grazie!... Non ti devi scusare di niente, anzi, mi ha fatto davvero piacere poterti leggere!... Guarda, io credo che i DCA non c’entrino proprio niente con i capricci… semplicemente perché i DCA sono malattie. Malattie che, in alcuni casi, possono essere anche mortali. Direi che già solo questo non ha molto a che vedere col capriccio, no?!... Inoltre, con quello che scrivi, mi sembra che tu ti sia già fornita da sola tutte le risposte… e le risposte sono racchiuse in quel tuo “sono vittima di un rapporto pessimo con me stessa”. Questo è il punto cruciale, e questo è tutto. Il resto sono solo “chiacchiere” sulle tue modalità di utilizzare il cibo come capro espiatorio… ma è evidente che il vero problema è racchiuso in quella tua frase che ho citato, ed ha perciò in realtà poco e niente a che vedere con il peso e con il cibo in sé. E, in ogni caso, Anais: non è colpa tua. Non è colpa tua se stai male, mai e poi mai. Ma è tua responsabilità, nel momento in cui sei consapevole di avere una malattia, di cercare di cambiare la situazione chiedendo aiuto. Perché, per quanto possa essere duro e difficile, è l’unica cosa che può cambiare la situazione, sbloccarti dall’impasse e permetterti di migliorare quel pessimo rapporto con te stessa che dici di avere. Ti abbraccio forte, e ti ringrazio ancora per aver lasciato il tuo commento…
@ Laura C. – No, Laura, non dici stupidate affatto… Io credo che la questione stia in questi termini: il DSM è un manuale psichiatrico, e la psichiatria è una branca della Medicina. Da un punto di vista medico, quello che vai a ricercare a fronte di una malattia è in primis la sistematizzazione: ovvero quei criteri in presenza dei quali tu puoi fare diagnosi di malattia. E dato che la medicina affronta le patologie da un punto di vista somatico, questi criteri non possono che essere basati sui sintomi prettamente fisici. In teoria, questo non sarebbe neanche del tutto sbagliato: come medico, io ho bisogno di sintomi-cardine da riconoscere, per sapere qual è la malattia con cui ho a che fare, e quindi decidere che indirizzo terapeutico intraprendere. Il problema tuttavia sorge nel momento in cui il medico manca di elasticità mentale: okay che i criteri discriminano una malattia, ma un essere umano non è un manuale di medicina… presenterà delle variazioni da quei parametri standard, che lo rendono non perfettamente aderente al manuale, ma comunque ugualmente malato… ecco, e questa è una cosa che non tutti i medici riescono a capire. Molti sono così miopi e così poco sicuri di sé che si attaccano alle sterili definizioni da manuale e valutano la mattia/guarigione di un paziente solo sulla base della sua aderenza ai criteri diagnostici. Ecco secondo me come è venuta fuori questa cavolata all’ennesima potenza del B.M.I. come criterio di gravità… Io dico, va benissimo l’esistenza di protocolli, linee guida, e quant’altro, sennò saremmo tutti allo sbando e sarebbe difficilissimo decidere come comportarsi… però, quando si applica un protocollo, ci vorrebbe anche l’intelligenza di capire la discrepanza tra teoria e pratica… ed agire di conseguenza. Detto questo, sì, capisco benissimo cosa intendi quando parli di “gravità relativa” del DCA… e sono perfettamente d’accordo con te. Io sono dell’idea che l’anoressia NON è QUANTI panini mangi, bensì COME mangi quel panino… non solo, non è tanto il cibo in sé, che rappresenta più che altri un capro espiatorio, sono i problemi che si nascondono dietro quel comportamento esteriore che è l’alterazione ne confronti dell’alimentazione. (continua...)
(…continua) Personalmente (e qui so bene che mi prenderei il biasimo dell’intera comunità degli psichiatri… ma esprimo solo una mia mera opinione personale, nessuna pretesa di verità assoluta) se fossi io a dover indicare cosa utilizzare come markers di gravità di un DCA, non avrei nessun dubbio: l’entità della compromissione della qualità della vita. Questo secondo me sarebbe il vero e corretto marker per valutare la gravità di un DCA (quale che sia). Quando si parla di “qualità della vita”, infatti, si fa contemporaneamente riferimento sia al campo fisico che a quello psicologico: è indubbio che non si possa avere una buona qualità della vita con un corpo fisicamente non in salute (vuoi per il sottopeso eccessivo in chi è affetta da anoressia, vuoi per i danni prodotti dalle condotte di compensazione in chi è affetta da bulimia, vuoi per le abbuffate in chi soffre di binge, etc…), e allo stesso tempo è indubbio che non si possa avere una buona qualità della vita con una mentalità pervasa dal DCA... perché tanto più esso è presente nella nostra testa, tanto più si perde in vita sociale, lavoro, studio, sport, e tutte quelle cose che rendono la nostra vita appunto una vita di qualità. Ergo, secondo me la qualità della vita (e l’entità della sua compromissione) sarebbe il marker ottimale nella valutazione della “gravità” di un DCA, compendiando tutti gli aspetti suddetti, fisici e mentali.
(E sei tu che mi chiedi scusa per la frana di parole?!... E io, allora, che ti dovrei chiedere?... ^_- )
@ Hereisirene – Infatti, l’aver ripreso peso non può, secondo me, in alcun modo, essere considerato l’unico parametro di “guarigione”… Perché la malattia che noi comunemente chiamiamo “anoressia” per brevità, nei manuali è chiamata “anoressia nervosa” od “anoressia mentale”… mentale, appunto. Il che specifica bene che la matrice della malattia è tutt’altro che fisica. E pertanto, come si può pretendere di giudicare la “guarigione” di una malattia mentale basandoci su un parametro somatico?... Si può avere l’anoressia a qualsiasi peso, perché la malattia non è definita dalla fisicità, ma dalla forma mentis…
@ Sybil Vane – Purtroppo molti medici (e non solo, anche molti genitori/amici/etc…) compiono il comune errore di considerare una persona “guarita” da un DCA solo perché ha ripreso peso, cosa che secondo me è ovviamente sbagliatissima… perché l’aspetto esteriore niente dice rispetto al mondo interiore e alla mentalità della persona. Io credo che questo errore sia legato al fatto che la gente non legge nella mente altrui… per cui, l’unica cosa che vedono e che possono “toccare con mano” è la fisicità. E poiché è l’unica cosa che gli balza all’occhio, utilizzano questo parametro per decretare una presunta “guarigione”... cosa che, ribadisco, secondo me è profondamente sbagliata. Sicuramente recuperare un peso adeguato è importantissimo, e questo è un dato di fatto indiscutibile… ma l’anoressia è una malattia che va ben al di là del falso luogo comune del voler-essere-magre-e-belle, per cui è ovvio che non basta aver recuperato un peso adeguato per poter dire che la malattia non c’è più. A parte questo… visto che scrivi che non hai più sentito la dottoressa, non so se tuttora sei seguita da qualcuno… Se così non fosse, io ti consiglio vivamente di guardarti intorno e di trovare qualcuno di decisamente più competente per darti una mano a gestire quei pensieri che senti essere ossessivi… Perché puoi davvero stare meglio, non meramente da un punto di vista fisico, ma anche e soprattutto da un punto di vista mentale… e ne guadagneresti sotto ogni punto di vista. Perciò, prova a chiedere aiuto e fatti supportare nella maniera più opportuna… vedrai che potrai stare davvero molto meglio. Ti abbraccio forte, e grazie per aver lasciato il tuo commento!...
@ Mara – Hai ragione, Mara, sono spesso e volentieri le famiglie e i terapeuti che prendono i DCA sottogamba… proprio perché, appunto, li valutano utilizzando un criterio prettamente fisico… ci vorrebbe molta più attenzione invece per gli aspetti psicologici… che poi sono la colonna portante di queste malattie… perché solo così si potrebbe dare veramente una mano a chi ne soffre…
@ Effe. – E’ vero, è un po’ una delusione che ancora dei medici siano così legati al fattore-peso… Che, ripeto, non dico non sia importante, perché è ovvio che il è… in quanto è umanamente impossibile essere in salute e stare bene quando si è eccessivamente sottopeso. Però, penso semplicemente che la cosa non si dovrebbe esaurire qui: che dovrebbe pertanto essere posta più attenzione in merito agli aspetti psicologici legati alla malattia, perché al di là del peso, anche quelli influenzano in misura significativa la qualità della vita di una persona, pertanto gli interventi dovrebbero essere particolarmente più centrati su questi aspetti…
@ Wolfie – Wolfie, hai perfettamente ragione: anch’io sono dell’idea che la gravità di un DCA dipenda dalla compromissione della qualità della vita, e non dal peso o dall’alimentazione in sé, che sono i meri capri espiatori di chi ha un DCA… Occorrerebbe scandagliare più a fondo, e valutare l’entità dei veri problemi della persona, e come essi, estrinsecandosi sotto forma di DCA, compromettono la sua qualità della vita…
@ Vele/Ivy – Hai centrato proprio il punto, Vele… anche a me questa cosa statunitense sembra pazzesca… e spero per tutte le ragazze che abitano lì ed hanno un DCA, che possa presto cambiare qualcosa…
@ Jonny - ^___^ per l’acronimo di B.M.I.!... L’avevo trovato anch’io da qualche parte su Internet, e la trovo un’interpretazione veramente geniale… Naturalmente è comprensibile che ci voglia un certo peso per stare bene, nessuno infatti sta dicendo che il peso non debba essere considerato manco di striscio… Però, neanche che debba diventare il “parametro di gravità” per eccellenza, questo sembra folle anche a me, visto che considerato che, appunto, in un DCA predominano gli aspetti mentali, e quando si riesce in qualche modo a districare quei nodi, anche il corpo ne beneficia…
@ Marcella - ^__^!!
@ Ever92 – Non potrei essere più d’accordo con quello che hai scritto. Hai riassunto in maniera precisa e concisa quello che intendevo dire col mio post… Non solo valutare la gravità di un DCA esclusivamente sulla base del peso è fuorviante, perché i DCA sono malattie mentali, e quindi sarebbe molto più appropriata una valutazione centrata su parametri psicologici… Inoltre, come tu stessa fai giustamente notare, il B.M.I. è un parametro assolutamente indicativo, che non valuta molte delle variabili che invece sarebbe opportuno prendere in considerazione quando si fa la valutazione, anche solo prettamente fisica, di una persona… Poiché il set-point di peso fisiologico è diverso per ciascuna di noi, e non risponde certo al mero B.M.I. …
@ Leonie Skinny – Ti ringrazio!... E sono assolutamente d’accordo con te sul fatto che le persone che valutano la presenza/assenza di un DCA sulla base del peso sono del tutto “ignoranti” in materia… Molte persone affette da bulimia o da BED sono normopeso o sovrappeso… eppure hanno un DCA e stanno male né più e né meno di chi è esageratamente sottopeso causa anoressia… La gravità di un DCA infatti secondo me non può in alcun modo essere dedotta esclusivamente dal peso, bensì da come la malattia compromette la qualità della vita di chi ne è affetta…
@ Miriam – Nessun problema, non ti preoccupare… ma dato che ero stata chiamata in causa, mi sembrava giusto poter dire la mia… Come ho scritto anche sul blog di Dony, io non penso che ci possa essere una “guarigione totale” dai DCA… Però penso che ci possano benissimo essere delle remissioni totali e durature, con ampio miglioramento della propria qualità della vita… e che è quello cui anche tu dovresti aspirare, e combattere per. È ovvio che se tu auspichi utopisticamente ad una guarigione completa e che poi è tutto rose e fiori, e vedi che le cose non riescono ad andare così, è chiaro che ti prende la sconsolazione… ma perché hai mirato ad un’utopia. Perciò, anziché sconsolarti puntando a cose impossibili, torna un attimo coi piedi per terra e vedi cosa puoi fare adesso, concretamente, per migliorare la tua qualità della vita… perché questo è assolutamente possibile e fattibile… per chiunque, e naturalmente anche per te. Un abbraccio a te…
@ D. - Perdonami se non ti avevo risposto, il tuo commento era finito nella spam, non so perchè...
Ad ogni modo, rispondo al tuo commento con questo mio pregresso post:
http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.it/2011/03/chiedere-aiuto.html
... che penso esprima nella maniera più efficace come la penso riguardo a quello che mi hai scritto in merito all'effettiva idiozia del valutare la "gravità" di un DCA esclusivamente sul peso o sul B.M.I. ...
P.S.= Vorrei soltanto ricordati che, è vero, più dimagrisci e più vieni VISTA... ma questo non significa che verrai comunque GUARDATA, ascoltatata e compresa... starai più male fisicamente e mentalmente, sarai meno in grado di fare qualcosa per te stessa, e gli altri se ne sbatteranno più o meno uguale, magari ti anticiperanno di 2 settimane una visita medica di 10 minuti che purtroppo non ti risolverà nè il DCA nè la vita. Ergo: ne vale davvero la pena?
Ti abbraccio...
Ciao, ho scoperto da pochissimo il tuo blog cercando info per una mia amica a cui é stata diagnosticata l'anoressia nervosa. Scrivo in anonimo perché non ho un account! Volevo dirti che sono assolutamente d'accordo con quello che hai scritto, ti racconto l'esperienza che ho avuto e ho ancora con la mia amica: ha iniziato a fare una dieta normale mesi fa per dimagrire un po' e fin qui tutto bene, dopo qualche mese mi è stato evidente che era un po' troppo magra. Ho cercato di parlarne con lei e da quello che mi diceva mi è subito parso evidente che stesse entrando in questo tunnel eppure per mesi e mesi sono stata l'unica a cercare di convincerla a farsi vedere da qualcuno, nemmeno i suoi genitori le hanno detto nulla. È andata dal ginecologo perché non aveva più il ciclo e lui si è limitato a dire che la vedeva un po' dimagrita e a chiederle quanto pesava e lei ovviamente ha mentito, non l'ha neanche pesata! È andata da altri medici e tutti così a parte uno che l'ha pesata e nonostante le abbia parlato non è che le ha consigliato di farsi vedere in un centro specializzato ma si è limi
..limitato a consigliarle una dieta con più calorie giornaliere. Immagino proprio tutto ciò perché come BMI non è ancora a certi livelli, ma a livello mentale è dentro completamente. Ora per fortuna ha deciso da sola di rivolgersi a un centro specialistico ma io mi domando, possibile che io me ne ero accorta già da mesi e nessun altro nemmeno i medici ci ha fatto caso? Come è possibile? L'altro dubbio che ho è che lei continua a negare di avere problemi a livello interiore, dice solo che avendo iniziato una dieta si è trovata in questo tunnel ma non ci sta nessun problema profondo dietro, è mai possibile? Cmq davvero un bel blog complimenti! Cecilia
@ Cecilia – Ciao!... Grazie per essere passata di qua ed aver lasciato il tuo commento!... La possibilità di scrivere commenti “anonimi” l’ho lasciata proprio affinché chiunque potesse dire la sua… anche chi non ha un account Blogger!... A parte questo… grazie per aver voluto condividere l’esperienza che hai avuto con la tua amica… mi dispiace davvero che questa ragazza sia incappata in una serie di medici così scarsamente competenti… sono la vergogna della professione…Purtroppo, d’altro canto è anche vero che nei 6 anni della facoltà di Medicina (e te lo dico a ragion veduta perché sono anch’io un medico) non viene fatta alcuna formazione per insegnare a trattare con persone con DCA o, più in generale, con persone che hanno patologie psichiatriche… non esiste purtroppo nessun corso che insegna come relazionarsi con i pazienti… e la stessa Psichiatria è un esamino del 6° anno che vale pochissimi crediti e al quale viene attribuita scarsa importanza. Io credo che sia proprio per questo che i medici con cui ha avuto a che fare la tua amica (al di là di una palese scarsa professionalità, se si sono limitati a chiederle quanto pesasse, senza neanche metterla su una bilancia…) si sono dimostrati così poco preparati ed incapaci di captare la malattia… perché già l’Università in effetti non fornisce alcuno strumento per essere in grado di farlo… In quanto invece a quello che ti dice la tua amica, sta deliberatamente mentendo. Ma non perché non si fidi di te e ti voglia dire bugie, ma semplicemente perché è la malattia che spinge a comportarsi in questo modo. Non esiste al mondo una persona che si ammali di DCA e non abbia ben altri veri problemi. Il fatto che lei si ostini a non ammetterli (di fronte a te, ma chissà… forse anche di fronte a se stessa…), non significa in alcun modo che non ne abbia… Se veramente non avesse avuto altri problemi, avrebbe fatto come fa la stragrande maggioranza delle donne: avrebbe fatto una dieta per un po’, perso qualche chilo, e poi non ci avrebbe pensato più. Se invece ha sviluppato un vero e proprio disturbo alimentare, è proprio perché il suo problema non era realmente quello di voler pendere qualche chilo, ma aveva chissà quali e quanti problemi interiori che hanno determinato l’insorgenza del sintomo alimentare.
Comunque, mi fa davvero piacere leggere che la tua amica ha deciso di rivolgersi ad un centro specializzato, perché per esperienza personale so che una cosa del genere può essere veramente di grande aiuto… falle un enorme in bocca al lupo da parte mia!...
Grazie per la risposta! Ora ha appena iniziato il percorso al centro e quello che scrivi su come stare vicino a persone con questi problemi mi è davvero molto utile! Per quanto riguarda la sua negazione di problemi profondi son d'accordo con te, sono sicura che non voglia ammetterlo innanzitutto con se stessa (anche perché io sono a conoscenza di vari suoi problemi in altri ambiti) e spero che la terapia la aiuti a capire quali sono. Ho solo paura che si possa chiudere in se stessa e non riesca a parlare del percorso che sta facendo perché so che è molto duro e la vedo che sta male ma non ho nemmeno voglia di passare le volte che ci vediamo a parlare solo di questo, secondo te quanto è lecito chiedere senza sembrare fissati e quanto parlare di altro? Calcolando che noi ci vediamo una volta a settimana non vorrei ne farle pensare che ora che è al centro me ne disinteresso ne che voglio parlare solo di quello.. Anche perché ne parla solo con me e i suoi genitori ne persone che la frequentano giornalmente sono riusciti fino ad ora anche solo a farsi due domande (cosa che mi ha lasciato molto arrabbiata, cavolo hanno già avuto una figlia anoressica e non si accorgono che anche all'altra è successo? Non riesco a spiegarmelo
@ Cecilia – Grazie a te per essere ripassata di qui!... Sì, pur non conoscendo la ragazza di cui mi parli, come del resto tu stessa mi confermi, a maggior ragione resto dell’idea che chi ha un DCA ha di base ben altri problemi, che poi scarica sul sintomo alimentare che rappresenta più che altro un mero capro espiatorio… Anch’io spero che il percorso psicoterapeutico che intraprenderà nel centro dove andrà possa darle una mano a tirare fuori ed affrontare i suoi veri problemi… del resto, è proprio questo lo scopo della psicoterapia. A parte questo, rispondendo alla tua domanda… Penso sia del tutto sbagliato intraprendere conversazioni con la tua amica focalizzandoti solo sul problema alimentare… vuoi perché già lei ne è ossessionata di per sé, e quindi a parlarne non si fa altro che reiterare una fissa, vuoi perché l’obiettivo di un amico non è quello di fare il terzo grado, bensì quello di aiutare a distrarsi e mostrare che la vita compendia molte altre cose molto più belle ed importanti del DCA. Questo non vuol dire che tu debba far finta di niente e non toccare neanche per sbaglio l’argomento, semplicemente, fallo con discrezione: chiedile come va, se è tutto a posto col suo percorso terapeutico, e stop. Se la tua amica ne vuole parlare più approfonditamente, anche solo per sfogarsi, se tu le lanci dei segnali con queste semplici domande lei coglierà la palla al balzo, e allora potrete parlarne più nello specifico. Se invece lei lascia cadere l’argomento, allora non insistere… ci sono gli psicologi che la seguiranno, per questo. Perciò, se a lei non va di parlarne, lascia correre e mettiti a parlare di quelli che sono i vostri interessi, di tutto ciò che vi pare e piace, perché un modo per allontanarsi dall’anoressia è proprio quello di reintegrare nella propria vita tutte quelle cose che l’anoressia toglie… a partire proprio dalle conversazioni divertenti sui più svariati argomenti con gli amici. Proprio perché l’anoressia è una malattia che porta a chiudersi in se stesse, la tua vicinanza come amica, a prescindere da ciò di cui parlate, può essere preziosa.
P.S.= Lascia perdere i genitori… hanno gli occhi foderati di prosciutti per quel che concerne tutto ciò che riguarda i propri figli…
Grazie mille per i tuoi consigli! Continuerò a seguire questo blog e spero di poter aiutare in qualche modo la mia amica in questo periodo.. Sono davvero contenta di aver trovato questo blog perché come hai scritto anche tu su internet è difficile trovare qualcosa di valido su questo argomento e soprattutto persone con cui condividere questi problemi, anche di riflesso da parte mia che vivo la situazione da esterna. Ho letto i tuoi post rivolti agli amici e parenti e son stati preziosi! Cecilia
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