Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.
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domenica 25 ottobre 2009

Domanda #2: Serrature e chiavi

Oggi rispondo alla domanda di Milly che mi chiede:

“Quando ci si ammala di DCA non c'è mai un solo motivo, ce ne sono migliaia, tra cui alcuni certamente più importanti. Non so se tu ne hai già parlato in questo blog, se non è così allora ti chiedo quali siano state le TUE cause. E... adesso, in tutta onestà, in quale misura definiresti tua la vita che stai vivendo?”

Quand’è che veramente è cominciato tutto, con l’anoressia? E perché?

Sto scavando per trovare una risposta a queste domande. Ha veramente importanza, alla luce di come si sono poi evolute le cose? Non ne sono sicura. Sono bombardata da ricordi che riemergono dalla profondità della mia mente e sembrano suggerirmi qualcosa, senza però riuscire a capire se sono fatti significativi di per sé, o solo alla luce di ciò che mi è successo. Se non fossi diventata anoressica, queste memorie avrebbero veramente avuto importanza? Rammento brevi momenti del tempo in cui non sapevo neanche cosa significasse la parola “anoressia”… ma forse già in quei momenti l’anoressia aveva cominciato a gettare la sua ombra nella mia vita.

Se mi permetto di ritornare indietro nel tempo con la mente, ricordo che sono sempre stata una bambina magra. Questo veniva portato alla mia attenzione non tanto dagli specchi quanto piuttosto dalle persone che erano parte della mia vita di bambina. “Magra” era sempre una bella cosa – un qualcosa di sui essere orgogliosa. “Magra” era un complimento. “Magra” era qualcosa che gli altri avrebbero voluto essere. “Magra” era quello che attirava l’attenzione altrui. “Magra” era quello che mi rendeva speciale.

Quando avevo più o meno 6 anni, andai al compleanno che una mia compagna di classe aveva organizzato in piscina. Non che fossimo amiche, ma i miei genitori conoscevano bene i suoi, quindi pensai che fosse educato partecipare.

Mi ricordo. In costume dal bagno sul bordo di una piscinetta, sette o otto bambine tutt’intorno a me, poi una sorta di “gara”. Ci mettemmo in fila in un ordine preciso: dalla più grassa alla più magra. Non sapevo se sarei stata in cima alla linea, ma mi ricordo che mi sentii sollevata del fatto che mi sarebbe stato risparmiato un non necessario imbarazzo, dal momento che ero magra. Questa parola, ancora una volta. Magra.

Una per una, dovevamo saltare nella piscina in ordine, e la più magra avrebbe saltato per ultima. Tutte dovevano essere d’accordo su quale di noi avrebbe dovuto essere la successiva a saltare, esaminando i nostri corpi in un modo estremamente preciso per delle bambinelle di 6 anni.

Poi…
Due di noi erano rimaste in piedi sul bordo.
Le altre ci guardavano, discutevano, poi la decisione.
Veggie è la più magra.
È l’ultima che deve saltare.


Io avevo vinto.
Io ero speciale.

Com’è possibile che cose del genere accadano davvero?

Com’è possibile che un gruppo di bambinette di 6 anni possa fare una cosa del genere? Com’è possibile che reputino totalmente accettabile e divertente creare una “gara” in cui la partecipante migliore è la più magra? Non essere affatto impressionate, toccate da questa designazione? Non capire da cosa dipenda il fatto di essere più magre o più grasse, ma semplicemente stilare una classifica su questo? Trovare necessario il confronto?

Ripensandoci adesso, mi fa rabbrividire.

Perché ricordi come questo s’imprimono nella mente per essere ripescati singolarmente anni e anni e anni dopo?

La nostra mente è modellata in maniera tale per cui anche episodi apparentemente insignificanti come questo, che avvengono in tenera età, possano fomentare l’anoressia? O la nostra mente è già comunque indirizzata verso una certa direzione? Siamo noi a scegliere, o siamo già state scelte?

Domande, domande, domande. Non penso che, in fin dei conti, la risposta sia importante.

Penso che guardarsi dentro con onestà, imparare da noi stesse, capire cosa fare con quelli che i nostri pensieri SONO – e non ha importanza com’è che sono diventati tali – sia la chiave.

La chiave.

La vera domanda, perciò, diventa: Se hai la chiave, dov’è la serratura? O, più nello specifico, dove sono le serrature?

Abbiamo un sacco di serrature dentro di noi. Alcune appartengono ai nostri comportamenti passati. Alcune alle nostre memorie consce. Alcune alle nostre memorie inconsce. Alcune al nostro vissuto, al nostro background. Alcune al nostro carattere. Alcune all’ambiente in cui siamo cresciute. Alcune alle persone con cui siamo cresciute. Alcune ai sentimenti che abbiamo provato. E così via. Ci sono tantissime serrature.

Quel che richiede così tanto tempo è trovarle tutte – ciascuna di esse senza esclusione – e inserire la chiave. E girarla. E vedere lo spiraglio di luce nel momento in cui si ha un’epifania… o una rivelazione… o semplicemente una certezza che regala un momento di pace.

Pace.

Alcune delle serrature sono nascoste. Ma una volta che, a poco a poco, le avrete trovate tutte, la luce entrerà e vi riscalderà. Non ci sarà più un pantano alla fine del tunnel. Ma solo crescita e consapevolezza ogni giorno maggiore, in un processo che dura per tutta la vita.

È difficile, lo so, sono la prima ad ammetterlo. È dura trovare tutte le serrature e prendere la (coraggiosa) decisione di girare la chiave. Ma è un qualcosa che bisogna cercare di fare. Un qualcosa su cui bisogna cercare di lavorare. Quello che sto cercando di fare anch’io. Per non vivere più una vita a metà.

Ce la faremo.

E un giorno saremo libere.

Se avete qualche altra domanda, postatela pure QUI
 
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Anoressia: after dark by Veggie is licensed under a Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported License.