Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 4 gennaio 2013

Il fascino seducente dello psicoterapeuta "comprensivo e gentile"

Dato che ho appena ricominciato a fare psicoterapia, mi è venuto da pensare che più volte ho ricevuto e-mail da parte di persone che avevano deciso d’intraprendere un percorso di ricovero dall’anoressia, che mi chiedevano come poter fare per trovare uno psicoterapeuta, e/o come capire se lo psicoterapeuta che avevano di fronte fosse stato quello giusto o meno per loro. Altre persone mi hanno scritto parlandomi delle loro psicoterapie, commentando i propri progressi (o la mancanza di progressi) e valutando se continuare od interrompere la terapia, cercando un altro specialista.

Una delle motivazioni a favore del continuare la terapia con un determinato specialista – o, comunque, quello che chi mi scrive dice di cercare in un terapeuta – è che questa persona sia “comprensiva e gentile”.

Credetemi: capisco benissimo questa motivazione. Ci sono passata anch’io. Anch’io volevo qualcuno che fosse comprensivo, gentile, non giudicante, qualcuno con cui poter parlare di cuore. Anch’io volevo qualcuno cui poter confessare I miei pensieri più distorti senza essere etichettata come la pazza di turno. E anch’io pensavo che questa persona potesse essere uno psicoterapeuta. In tutta onestà? Avrei potuto semplicemente adottare un cagnolino.

Il punto è: indubbiamente avere uno psicoterapeuta con cui poter parlare del proprio DCA è d’importanza fondamentale per prendere le distanze dalla malattia e poter iniziare a combattere. Come ho sempre detto, il cuore dei DCA è il silenzio, ed è perciò estremamente importante romperlo. Se ne parliamo con qualcuno, (e a maggior ragione con qualcuno che è uno specialista in materia), la persona che ci sta di fronte certamente ci restituirà un input, e noi potremo trasformare questo input in un insight. Ma un insight non comporta un cambiamento nel nostro erroneo comportamento alimentare. È solo un concreto cambiamento del nostro erroneo comportamento alimentare che comporta un cambiamento del nostro erroneo comportamento alimentare. Il voler essere comprese e non giudicate dalla persona che ci sta davanti non è assolutamente un qualcosa di negativo. Ma spesso la frase “comprensivo e gentile” è una sorta di frase in codice che significa “non mi spinge in realtà ad apportare cambiamenti significativi alla mia vita”.

Con questo non voglio assolutamente dire che un buon terapeuta per essere tale dev’essere un completo stronzo. Ma essere un completo stronzo, per uno psicoterapeuta, non è comunque peggio dell’essere una persona unicamente “comprensiva”, “gentile”, “dolce” e “carina”. Non sto sostenendo – ripeto – che si debba scegliere come psicoterapeuta una testa di cazzo priva del benché minimo tatto e calore umano. Sto sostenendo che, prima di scegliere uno psicoterapeuta, è bene che pensiate a lungo a quello che state veramente cercando da una psicoterapia. Presumibilmente, voi avete un problema. Se state leggendo questo blog, scommetto che questo problema implica anche che voi abbiate un DCA. Perciò, prima di cercare un determinato tipo di psicoterapeuta, potrebbe essere utile che pensiate a cosa volete ottenere dalla psicoterapia in sé.

Forse è un qualcosa come: “Vorrei sentirmi meglio con me stessa”. Ottimo obiettivo. Ora provate a pensare a come, concretamente, questo potrebbe accadere. Combattere contro l’anoressia implica momenti in cui si sta veramente di merda, prima di poter ricominciare a sentirci un pochino meglio. Sentirci un pochino meglio significa che alcune delle ossessioni si smussano, che si ricomincia ad avere degli interessi al di là dell’anoressia, che non si è più eccessivamente perfezioniste ed esigenti con noi stesse. Riuscire ad arrivare a questo, nella stragrande maggioranza dei casi, comporta un lavoro di distacco dal DCA che è durissimo, difficile, e ci fa stare tremendamente male. Ho avuto degli psicoterapeuti così “carini” e “comprensivi” e "gentili" che non mi hanno spinta a questo perché sapevano, in un certo senso, che questo mi avrebbe fatta stare male.

Questo mi fa venire in mente una cosa che mi è successa nel 2008. Era Estate, ed un mio collega doveva partire per le vacanze, e mi affidò il suo gatto affinché me ne prendessi cura nel mese in cui lui non sarebbe stato a casa. Così portai questo gattino a casa mia, e dopo pochi giorni lui scoprì il frigorifero. Gli piaceva saltare sopra il frigorifero. Il problema era che poi non riusciva a scendere. Così iniziava a miagolare a tutto spiano, fino a che io non prendevo lo scaleo e lo tiravo giù. Ma lui dopo pochi minuti risaliva sopra, ed eravamo punto e da capo. Così, a un certo punto, io mi ero veramente rotta di riportarlo giù da quel dannato frigorifero. Perciò, decisi di lasciarlo cuocere nel suo brodo, di sopportare i suoi miagolii e di tirarlo giù solo dopo un ventina di minuti. Il gattino non era affatto felice della mia risoluzione. Anche a me, in fondo, dispiaceva di lasciarlo lassù a miagolare, ma d’altronde io non stavo chiusa in casa 24 ore su 24, e se lui fosse salito sul frigo in mia assenza, non sarebbe stato capace di scendere da solo se io non ci fossi stata, e quindi avrebbe potuto dover rimanere lassù anche per ore. Così, lo lasciavo sul frigorifero per un po’, per fargli capire che, certo, puoi benissimo arrampicarti dove ti pare, ma poi devi anche imparare a scendere. Passati quei 20 minuti, prendevo lo scaleo e lo riportavo a terra.
Ma non ho dovuto farlo per molto. Non mi ricordo neanche se è stato il gatto a smetterla di salire sul frigo o se (più probabilmente) alla fine ha imparato a scendere da solo. Lasciarlo lì sul frigo a miagolare non è stata una cosa “carina” né “comprensiva” nè "gentile" da fare, ma ha funzionato.

Ecco, è un po’ la stessa cosa di quando ci si trova di fronte uno psicoterapeuta “comprensivo e gentile”. Parliamo con lui dei nostri problemi. Gli raccontiamo di quanto l’anoressia ci ha incasinato la vita, e di come ci fa sentire adesso. E lui annuisce, e ci ascolta con studiata attenzione, ed ha l’aria comprensiva, e sembra che empatizzi davvero, e non ci giudica. Poi usciamo dal suo studio, ci reimmergiamo nei nostri casini, e non è cambiato un bel niente. Può sembrare in realtà una buona cosa, perché ci dà l’idea che stiamo lavorando sul nostro percorso di ricovero dal momento che parliamo con uno psicoterapeuta per 60 minuti ogni settimana, e il nostro terapeuta sembra proprio essere comprensivo, si prende cura di noi, e costruisce con noi un rapporto positivo.

 Ma il ricovero, in realtà, rimane stagnante. Non si fanno effettivi passi avanti, così.

Mi viene da pensare ad una frase che ho letto in un libro qualche tempo fa: “People don't change when they see the light, they change when they feel the heat”. Sentire il calore è spiacevole. Può sembrare stronzo insistere affinchè una persona affronti certi aspetti di sè o della propria vita, quando il rivangare certe parti del passato o il far fronte a certi aspetti della propria personalità le fa stare malissimo, e preferirebbero ammazzarsi piuttosto che parlare e lavorare su certe cose. Però lavorare su certe cose serve per progredire.

Questo non vuol dire che essere un bastardo cagacazzi farà di te un buon psicoterapeuta, perché non è affatto vero. Un buon psicoterapeuta è una persona che sa ascoltare veramente, fornisce input che permettano di costruirci con le nostre mani delle strategie funzionali per far fronte ai nostri problemi, è scevro di ogni forma di giudizio, conosce a fondo ciò di cui stiamo parlando, offre una panoramica su dove la terapia andrà a parare, illustra quali sono gli obiettivi, etc… Essere “comprensivo” e “gentile” non è una cattiva cosa, anzi, certamente aiuta a stabilire un buon feeling con i pazienti, ma non è questo che fa si un medico un buon psicoterapeuta.

Io stessa non ho cominciato a combattere veramente contro l’anoressia fino a che non mi sono trovata di fronte ad una psicoterapeuta che mi ha detto chiaro e tondo che non era lì per assecondare le mie stronzate. Mi ha spiegato molto bene quali fossero le “regole del gioco”, e mi ha sempre stimolata ad affrontare quello che mi faceva più male senza più scappare. Lo ha fatto certamente con correttezza, con professionalità, e in un certo senso anche con gentilezza, ma credetemi, non era molto gentile e comprensiva con l’anoressia. Allo stesso tempo, io l’ho rispettata tantissimo. Ho avuto moltissimo rispetto per chi non assecondava la mia “parte anoressica” per comprensione delle mie difficoltà, e mi trattava come una persona intelligente ma in quel momento anche malata, e quindi non in grado di vedere lucidamente determinate cose e, perciò, di gestire adeguatamente certi aspetti della mia vita. Quello che lei mi ha sempre detto è stato: “Tu hai bisogno di regolarizzare la tua alimentazione, e soprattutto di affrontare tutto quello da cui adesso stai fuggendo, e io cercherò di aiutarti a farlo. Non ti piacerà affatto, lo odierai, e in certi momenti odierai anche me, ma è giusto così.”

Dopodichè ho smesso di cercare psicoterapeuti che fossero semplicemente “comprensivi” e “gentili”, e ho cominciato a cercare persone che mi potessero materialmente aiutare a stare meglio. Alcune di queste erano gentili e comprensive – ma non è stato questo che mi ha fatta stare meglio.

In conclusione: ogni persona è una storia a sé, e quello che per me è un buon psicoterapeuta magari può non esserlo per qualcun’altra. Ma, in ogni caso, quando cercate uno psicoterapeuta, non concentratevi solo sulla persona in sé, ma soprattutto su quelli che sono gli obiettivi che volete raggiungere, valutando se la persona che avete di fronte può essere in grado di condurvi ad essi. E arrivarci sarà comunque difficile e doloroso, ragazze, ci vuole tanto olio di gomito. Ma è una qualcosa che tutte voi potete fare. Assolutamente.

15 commenti:

Alice ha detto...

Io ho girato tantissimi terapeuti prima di trovarne quella che mi segue adesso.
Lei è gentile e comprensiva, ma è proprio la sua umanità che mi permette di riflettere su me stessa. Con calma e logica riesce a far vacillare le mie convinzioni ... Penso che uno psicologo debba essere più umano rispetto ad un medico perchè fra paziente e psicologo deve nascere un rapporto - appunto - umano. Infondo, tu parleresti con una persona arrogante, stronza e che magari ti sta pure in culo?
Ti auguro un felice anno!

Wolfie ha detto...

Non lo so. Nel senso che, secondo me, ci vorrebbe una sorta di “via di mezzo”, ovvero un terapeuta che non sia né troppo buono né troppo stronzo.
Sono d’accordo sul fatto che i terapeuti fin troppo gentili alla fine non fanno il nostro bene, e questo lo so perché ci sono passata di persona: nel tempo io ho cambiato diversi terapeuti, e a un certo punto ne avevo una che era veramente “un amore”, gentilissima, carinissima, tutto quanto. Non mi imponeva mai le cose: discutevamo nel suo studio di ciò che c’era nella mia vita che non andava, ma lei non mi dava mai delle “linee-guida” da seguire, non mi diceva mai di fare in un modo o in un altro, mi diceva solo che dovevo affrontare le cose, i problemi, quando mi sarei sentita pronta a farlo. Solo che io utilizzavo questo “quando sarai pronta a farlo” come una scusa per continuare a temporeggiare e a rimandare, perché avevo paura di affrontare quei problemi, e quindi m’ingannavo dicendomi che, infondo, me lo diceva anche la terapeuta di aspettare il momento giusto, quindi se non me la sentivo voleva dire che quello non era il momento giusto, e dovevo aspettare ancora. Se alla fine non avessi chiuso quella terapia, il “gioco” si sarebbe protratto all’infinito. La psicologa sarebbe stata sempre tanto paziente con me, e io mi sarei “adagiata sugli allori” e avrei continuato a tirarla per le lunghe, e di certo la bulimia l’avrebbe fatta da padrona ancora per molto.
Mi trovo molto bene, invece, con la mia psicologa attuale: non è una stronza, ma nemmeno una “mammina”. È una persona che ha il giusto equilibrio. È sicuramente una persona “umana”, però sa anche essere ferma e decisa quando ce n’è bisogno. A volte quando mi parla con molta schiettezza mettendo a nudo i miei “punti deboli” mi arrabbio, in certi momenti arrivo anche a giudicarla “stronza”, però in fondo al mio cuore so che mi serve, che quello che fa lo fa per il mio bene, per permettermi di distaccarmi sempre più dalla bulimia.
Ci vuole quel giusto mix tra “umanità” e “pugno di ferro” che ci permetta di sentirci, allo stesso tempo, accolte ma anche spinte ad affrontare quello che oggi ci fa male, per poterlo superare.

Fabiana ha detto...

Io ho avuto diverse esperienze con psicoterapeuti, e non mi sono mai trovata molto bene . Soprattutto con l'ultima mia psicologa, era come dice Veggie, carina comprensiva, una bella persona diciamo. Ma quanto mi ha aiutata ? Mai . Era solo capace a dire "mi spiace per te ", " cerca di cambiare qualche cosa nella tua vita che ti da noia, cerca qualche nuova attività da fare e valutiamo insieme ". E questo a cosa mi ha aiutato? A cadere sempre più nel baratro perché la mia psico non mi faceva parlare del mio dca, ma di come dovevo passare il mio tempo...
Quindi anche io sono dell' idea che gli psicoterapeuti migliori sono quelli che ti stuzzicano, che ti trattano a volte freddamente, che tifanno ragionare sui tuoi comportamenti errati. Dico questo perché in day hospital i miei psico lavorano così e mi trovo molto bene

Anonimo ha detto...

mmmhh quello della scelta del psicoterapeuta è un bel dilemma... sono d'accordo con te sul fatto che, va bene essere compresi, ma poi bisogna passare all'azione per uscire dal problema e essere eccessivamente assecondati non aiuta. per quello che è la mia esperienza ho notato che, almeno gli psicoterapeuti che ho incontrato io, tendono molto a cercare di non farti prendere decisioni. tendono a farti aspettare all'infinito, a non cambiare le cose. Il consiglio che mi hanno dato più di frequente è : aspetta.ma io non posso aspettare per sempre! cosa poi non è mai stato del tutto chiaro... per questo e per altri motivi ho interrotto la psicoterapia. in questo ultimo periodo stavo pensando di riprenderla... ma ammetto di essere un po' sfiduciata.. forse sono io che ho un carattere per cui non va bene questo tipo di approccio.. non so.. uff che fatica! -.-'

Vele Ivy ha detto...

Non avevo mai pensato a questo aspetto ma devo dire che mi trovo d'accordo. Una persona troppo accomodante non darà mai gli stimoli per un reale cambiamento, bisogna avere molta forza da entrambe le parti.

Anonimo ha detto...

M.M.

Io ho cambiato diversi terapeuti nel corso della mia storia...
Adesso, devo dire di aver trovato quelli giusti ...
Ho intrapreso il ricovero in DH e mi ricordo ... all'inizio, che volevo fuggire ...
La dott.ssa, che si è sempre mostrata "dolce", mi ha messo davanti alla dura realtà ...
Se fino a quel momento mi è sembrata ... come anche la dietista, accomodante, improvvisamente ha mostrato un rigore ed una rigidità che non mi aspettavo ... ma necessari...
Insomma, ritengo che la terapeuta debba essere dolce, che ti debba, ovviamente capire e venirti incontro... ma non deve cedere ai capricci..chiamiamoli così, della malattia.. con la sua obiettività e schiettezza ha il dovere di farti vedere come stanno le cose ...
Solo così ho capito di soffrire di una patologia.
Sino a quel momento nessuno psicologo mi aveva aperto gli occhi.
E soprattutto, mi mancava il percorso parallelo a livello alimentare e psicologico ... devono andare assieme se si vuol fare qualche passo avanti.

grazie Veggie
M.

nenne ha detto...

Io sono pienamente d'accordo con te. Mentre ero in preda all'anoressia, l'unica che ne era a conoscenza era la mia professoressa di scienze che inizialmente mi stava vicina, ma passato del tempo, vedendo che io non facevo niente per uscirne ha agito a mia insaputa e ha convocato un consiglio con preside e i miei genitori per prendendo in mano la situazione e aprire gli occhi ai miei. Addirittura mi mandò una mail con scritto che era dispiaciuta, ma aveva dovuto agire così per il mio bene, non le importava se l'avrei odiata in futuro per il suo gesto. A distanza di tempo posso soltanto ringraziarla, a differenza di psichiatri/psicologi "gentili" che continuavano ad ascoltare in silenzio senza far niente.

caffè amaro ha detto...

Veggie (e tutte le lettrici, se volete) hai voglia di passare a dare un'occhiata al mio nuovo blog? http://whatithinkisperfect.blogspot.it
Ho appena iniziato e mi farebbe piacere avere un feedback, visto che proprio il tuo mi ha dato l'ispirazione e la forza per iniziare.

justvicky ha detto...

è come l'amico che non ti da consigli, ma dice sempre e solo "poverino" oppure "non avevi scelta". Essere accondiscendenti non serve mai a un tubo. a maggior ragione perchè di risposta non si è presi davvero in considerazione. Almeno io reagisco istintivamente così a una persona che mi asseconda anche quando so, nel mio intimo, di star marciando nel marciume e buttando acqua al mulino dei dca. Certo uno poi deve considerare che spesso apre le porte a ragazze\i impauriti -il passo di "chiedere aiuto" è difficilissimo-, ma ancora peggio incazzati come delle iene. Io la prima volta che mi hanno portato di peso da una psic ero incazzata come una bestia. E di conseguenza, a mio parere, per riuscire a farsi "ascoltare" uno specialista deve fare i giusti giri di boa. Se parti a muso duro e ti trovi difronte uno ancora più incazzato tanti saluti e arrivederci.E sicuramente gli approcci DEVONO variare a seconda del soggetto. Mi vine in mente la mia esperienza con i disabili in un certo senso. C'è chi implicitamente "chiede" di essere contenuto, di un atteggiamento molto forte per rimanere sui binari. Se non lo fai crei solo un danno. Invece c'è chi non vole un braccio di ferro, ma ha bisogno più di un orecchio, qualcuno di flessibile e che non lo mortifichi continuamente .Qualcuno che lo conduca mano nella mano verso nuove tappe, anche magari lasciando in sospeso alcuni punti neri per quando "sarà pronto". Io non posso insegnare come allacciare le scarpe se non ti sai mettere i calzini, ecco.Senza contare che non sempre è questione di "insegnare" o nel nostro caso "migliorare". Esiste la stasi, l'accettazione, il periodo lineare che ci è di diritto e un terapeuta non può far altro che accettarlo per un rispetto del ritmo delle cose.Un cambiamento deve venire da se , se una farfalla esce troppo presto dal bozzolo non ha le ali formate .E cade ancora più in basso.



Ti stringo veggie.

La Ely ha detto...

Io sono in cura - per ben altri motivi - da più di un anno ormai ed il mio psicologo (in realtà è psichiatra) è uno tosto. Uno che segue anche casi in trinunale di abusi, stupri di gruppo..robetta così.
Quando deve spingere mi spinge, quando capisce che non è il momento se ne sta più sulle sue.
Devo dire che, con questo atteggiamento altalenante, quel che ho potuto osservare è che spesso è solo quando mi spinge in territori a me sgraditi, su argomenti che a livello razionale riesco a gestire, ma che poi a livello emozionale mi distruggono, ecco, solo allora qualcosa si muove.
Certo, ci sono sedute di "amabile chiacchierata" che vanno benissimo per fare il punto e tirare il fiato, ma credo che l'importante sia essere scossi. Con professionalità e sentendosi sempre al sicuro, ma comunque con qualcuno che ci spinga un po' oltre i nostri limiti, piano piano, ma con fermezza.

PS: Buon Anno Veggie!

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti. Mi Chiamo Mary. E' da un po che cerco un posto dove poter scambiare due chiacchiere con chi capisce questa situazione e dopo tanto mi sembra di aver trovato il posto giusto. Ho letto un po i vostri commenti e mi sembrate tutti molto uniti. Ho sempre tenuto tutto dentro, ho difficoltà nello sfogarmi, ma nella scrittura riesco a levarmi tanti pesi. Vi auguro una bella serata. Un abbraccio a tutti

Veggie ha detto...

@ Alice – Sai che anch’io ho girato millemila terapeuti?!... Adesso ho appena ricominciato, e vediamo un po’ come va con questa nuova persona che ho di fronte… anche se so bene che poi dipende per lo più da me… Comunque, come scrivevo nel post, è ovvio che siamo tutte persone diverse, e quindi cerchiamo cose diverse nei percorsi di psicoterapia che decidiamo di compiere, e nelle persone che ci accompagnano in detti percorsi… e non esiste uno “psicoterapeuta-modello” che vada bene per tutte… La cosa importante comunque è principalmente che tu adesso abbia trovato una persona che senti essere adatta a te, e che riesce a darti materialmente un aiuto nel tuo percorso. Come scrivevo nel post, io sono dell’idea che i “rapporti umani” te li stabilisci con i tuoi amici. Il “rapporto terapeutico” è ben altro… se fosse la stessa cosa, andrei a parlare col mio migliore amico, il che sarebbe anche molto più economico, tra l’altro… Rispondendo alla tua domanda, io non riesco ad aprirmi con chi fa tanto “il carino”, perché mi dà la sensazione che me la stia per buttare nel culo da un momento all’altro. Certo, neanche con le persone che mi stanno sul culo mi apro, però che la persona che mi sta di fronte abbia una sua buona vena di “stronzaggine”, sì, di questo ne ho bisogno… perché io sono una di quelle persone che progredisce solo se viene continuamente sfidata, fatta incazzare, pungolata. O forse, più semplicemente perché, in fondo, anch’io sono discretamente stronza, e quindi ho bisogno di relazionarmi ad un mio pari affinché ne venga fuori qualcosa…

@ Wolfie – Non posso essere che d’accordo con quello che hai scritto… Spiegandolo molto meglio di quanto avrei mai saputo fare io, tra l’altro… ^^”

@ Pulce – Sono perfettamente d’accordo… Anche perché anch’io in delle psicoterapie che ho seguito in passato sono stata trattata molto bene, con molta gentilezza, ma di passi avanti ne ho fatti proprio pochini, se non punti. Ci vuole qualcuno che ti allontani dalla comfort zone dell’anoressia, e poiché questa è a noi così confacente, è ovvio che la persona che cerca di allontanarci debba farlo con determinazione, freddezza e lucidità… il che naturalmente infastidisce, ma poi alla lunga ci si rende conto che è la cosa migliore…

@ loie – Io non sono esperta in materia di psicoterapia spicciola… però so che ci sono varie “correnti di pensiero” anche nella psicoterapia… quindi forse quelle che hai seguito finora non si addicevano al tuo modo di essere… Secondo me faresti bene comunque a tentare un nuovo approccio… anche perché, non perché una cosa non ha funzionato sinora, non significa che non funzionerà in eterno!... Datti un’altra possibilità… è un’altra occasione di successo…

@ Vele/Ivy – Verissimo… A mio avviso, tra terapeuta e paziente si deve creare una strada terapeutica, non una sorta di “amicizia”, perché sennò vengono meno quei presupposti che rendono produttiva la terapia stessa…

@ M.M. – Hai detto delle cose giustissime, M. … perché se non si riesce a recuperare anche da un punto di vista alimentare, non si riescono ad avere le energie mentali necessarie per affrontare la malattia da un punto di vista psicoterapeutico… E il terapeuta che ci sta di fronte, naturalmente deve essere una persona a modo… ma sappiamo bene che chi ha un DCA è bravissima ad infinocchiare gli altri, per cui il terapeuta deve anche riuscire a tirar fuori quel rigore e quella schiettezza che gli consenta di non essere infinocchiato da noi… e che ci renda capaci di mettere in discussione veramente i pensieri malati che ci mette in testa l’anoressia… non con tante chiacchiere, ma con atteggiamento fermo, deciso, e con sapevole di ciò che sta facendo nella sua professionalità…

Veggie ha detto...

@ nenne – La tua professoressa di scienze ha giocato un bell’azzardo, direi… Ma se ti è servito per poter reagire, allora non si può che ringraziare questa persona, per essere riuscita a darti quella “scossa” che ti ci voleva per aprire gli occhi e per cominciare a combattere seriamente…

@ caffè amaro – Ti ringrazio per la segnalazione, certo che passerò!... Un abbraccio forte…

@ justvicky – Sicuramente in cose di questo tipo c’è una componente soggettiva indiscutibilmente importante… perché sennò basterebbe un solo terapeuta “std” che andrebbe bene per chiunque… Parlando ovviamente per quella che è la mia esperienza personale (e quindi del singolo, senza alcuna pretesa di valenza universale e generalizzante) io sono sempre stata quel che dalle mie parti si dice “una capa tosta”, ergo mi son sempre mangiata a colazione gli psicoterapeuti più accondiscenti, più gentili, con un atteggiamento più comprensivo. Ho avuto bisogno di qualcuno che si presentasse a muso duro più di me per abbassare la cresta… Dico questo, ovviamente asserendo anche che non per tutti vale lo stesso, e che proprio per questo il mestiere dello psicoterapeuta credo sia difficilissimo, perché nel giro di poco tempo deve quantomeno farsi un’idea della persona che ha di fronte per capire come rapportarcisi, e questo è tutt’altro che facile… Però credo che anche noi non dobbiamo cadere nella trappola di rimanere con un determinato terapeuta solo perché risponde a certi bisogni di “comprensione, ascolto e dolcezza”, ma di fatto non smuove un piffero nel percorso di ricovero…

@ La Ely – Son perfettamente d’accordo sull’importanza di essere scossi… perché anche per me è così. Ci sono certe cose che si fa tremendamente fatica ad ammettere, ma è importante comunque avere un terapeuta che ci mette face-to-face con esse, perché è questo che ci aiuta a progredire…

@ Mary – Ciao Mary, benvenuta!!... Spero che la scrittura possa essere “terapeutica” per te anche in questo caso, allora!... Se ti va di parlare con me, con noi, sei capitata assolutamente nel posto giusto!... So benissimo quanto sia difficile tirare fuori certe cose, perché risiedono nella parte più segreta del nostro cuore, e parlarne fa male perché significa mettere noi stesse prima di tutto di fronte a delle verità che sarebbe più facile, più comodo, ignorare… eppure sono necessarie, necessarie in quanto ci permettono sempre di progredire, di crescere interiormente, di fare passi avanti… e qui possiamo aiutarci vicendevolmente a farlo insieme. Ripassa pure quando vuoi e scrivi quello che ti va, sarai sempre la benvenuta…! Un abbraccio forte…

Anonimo ha detto...

Grazie di Cuore! e sono davvero felice di essere accettata da voi. Sono felice di aver finalmente trovato un posto dove posso liberare la mia mente da pesi e trovare un grande sostegno morale da voi tutte. Per quanto ne so questo blog è una vera e propria famiglia di progredire tutti insieme con il sostegno che ci trasmettiamo. Non ho mai avuto uno psicoterapeuta, non sono mai andata da dottori, ne psicologi e ne ospedali. Ho sempre combattuto da sola nella segretezza. E' una lotta continua con me stessa e la cosa che amo è che il reagire non manca mai. Amo e odio il cibo contemporaneamente ma vedere il video di Veggie mi ha ridato una speranza. So che con il confronto, il dialogo e la forza che accresceremo insieme arriverò anchio un giorno a dire "Anoressia: Questo è per te".
Grazie di Cuore.
Un Grande Abbraccio!

LaDolly♥ ha detto...

Ciao cara! Ti ringrazio per il commento che hai lasciato sul mio blog. Hai ragione: questa spinta sempre verso qualcosa ci fa andare avanti, ci fa vivere.

Ho letto questo post e mi sono venuti i brividi. Penso sempre a me qualche anno fa e ti giuro che mi sarebbe piaciuto leggere cosa avevo da dire. Credo che lo farò. Credo che scriverò alla me futura, ne ho bisogno. Sono sicura che quando riaprirò la mail inviata da me tra 10 anni non solo capirò tante cose che adesso non capisco ma le vedrò completamente in un'altra prospettiva. Voglio raccontare di me alla me futura.

Anche se non ti avevo mai scritto è davvero tanto tempo che leggo il tuo blog. Mi piacciono i tuoi post, mi piace quello che dici e mi piace la determinazione che hai in ciò che fai. Ti stimo tanto.

un abbraccio

 
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