Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 8 marzo 2013

La verità sulla strada del ricovero

Okay, riconosco che il titolo di questo post è un po’ presuntuoso. Avrei dovuto scrivere “La MIA verità sulla strada del ricovero”, perché è ovvio che quello che penso, che deriva dalla mia esperienza personale, non può avere valenza universale.
Ma, del resto, ogni qualsiasi post presente su ogni qualsiasi blog, essendo stato scritto dalla propria autrice, riflette la soggettività della stessa, e quindi ecco che, necessariamente, queste sono le mie verità.

1) Non si possono fare molti passi avanti sulla strada del ricovero dall’anoressia, se non si recupera un peso decente (non mi riferisco meramente al B.M.I., mi riferisco ad uno standard soggettivo basato sulla corporatura di ognuna), lo si mantiene, e se non si arriva a raggiungere un buono stato di salute fisica. Questo significa seguire un “equilibrio alimentare” prescritto da una dietista/nutrizionista, o comunque un’alimentazione bilanciata, corretta, ricca di tutti i nutrienti, quantitativamente adeguata alle necessità. E questo, a prescindere dal proprio peso. In alcuni casi, il recupero di un po’ del peso può essere ottenuto anche con una dieta da 1200 – 1500 calorie al giorno, e continuando a fare sport. Molte ragazze pensano che questo sia sufficiente, e pensano di poter andare avanti così perché questo sembra andar bene e non è troppo ansiogeno, ritenendo così di aver già raggiunto un buon punto nel percorso di ricovero. Ma lasciate che vi spieghi un attimo il processo metabolico sotteso. Seguire una dieta da 1200 – 1500 calorie al giorno significa seguire una dieta che ha, in realtà, un contenuto calorico decisamente basso rispetto a quello che sarebbe necessario per soddisfare il fabbisogno giornaliero delle ragazze o delle donne adulte. Ergo, per compensare, l’organismo abbassa il proprio metabolismo, il che comporta: A) l’accumulo di ogni singola caloria possibile sotto forma di lipidi, con aumento della sola massa grassa, e B) l’autocannibalismo: il corpo supplisce alla carenza di nutrienti apportati con l’alimentazione “mangiando” i propri muscoli ed organi per permettere al cuore di continuare a pompare sangue. Quindi, la situazione è: un peso vagamente accettabile sebbene sempre piuttosto basso, ottenuto a spese dei vostri muscoli, delle vostre ossa, dei vostri organi interni, con il mantenimento di un elevato rischio di morte per infarto (perché, bè, anche il cuore è un muscolo, quindi prima o poi anche lui viene “auto-mangiato”…). Vorrei sottolineare che 2 persone su 3 affette da anoressia muoiono in conseguenza della stessa anche se sono riuscite a recuperare qualche chilo rispetto al loro peso minimo raggiunto, e anche se questo recupero ha portato ad un peso vagamente accettabile.

2) Non si può percorrere efficacemente la strada del ricovero se si continua a fare attività fisica in maniera eccessiva, anche se si incrementa il quantitativo di cibo mangiato per far fronte alle calorie in più bruciate con detta attività fisica. (E questa non è una mia opinione, è un dato di fatto e, se la cosa potesse interessarvi, sono pronta a linkarvi diversi studi scientifici in cui si dimostra ciò.) Questo perché l’attività fisica avverte l’organismo che si sta utilizzando un quantitativo più elevato di calorie, e il corpo risponde, come ho già detto al punto 1, abbassando il metabolismo. E si ritorna a quello che ho scritto sopra: viene incrementato l’introito calorico, si riprende qualche chilo, viene fatta attività fisica (anche se magari non più in maniera compulsiva) e sembra che le cose vadano meglio, quando in realtà l’organismo si sta compromettendo dall’interno. Okay, mi direte voi, faccio attività fisica, ma mangio anche di più, quindi faccio pari. Eh no, non funziona così. Il nostro corpo è molto attivo quando si ha l’anoressia: cerca di concentrare le poche calorie fornitegli nelle sedi più critiche ad un solo scopo: far continuare le pulsazioni cardiache. Quando si fa attività fisica, si causa un danno minore alla muscolatura, che viene successivamente riparata dall’organismo (questo è il modo in cui gli atleti, allenandosi, incrementano la loro massa muscolare), organismo che allo stesso tempo sta cercando di tenersi in vita. Tra l’altro, spiegatemi come fate a capire esattamente quante calorie vi ci vogliono per compensare quella precisa quantità di attività fisica che fate. Il nostro corpo funziona in maniera molto più complessa di una semplice equivalenza tra calorie (che, tra l’altro, hanno “valore” differente in funzione del tipo di cibo che le fornisce), soprattutto quando, con l’anoressia, è impegnato a cercare di fare diverse cose contemporaneamente per mantenersi in vita.

3) Non è possibile decidere personalmente e a priori quale è il proprio “peso ideale”. Non lo può decidere neanche un calcolo matematico, un grafico di relazione peso/altezza, né un B.M.I., nè un medico. Questo è territorio esclusivo del proprio corpo: esso sa da solo qual è il proprio set point genetico di peso, e continuerà a usare le calorie che s’ingerisce e a “auto-fagocitarsi” fino a che non avrà raggiunto il set point riparando tutti i danni interni. Fino a che una persona decide arbitrariamente quale debba essere il proprio set point, e cerca di mangiare e di fare attività fisica per mantenere il suo peso attorno a quel valore, la sua testa in realtà continua ad essere dominata dall’anoressia, e il suo corpo continua a subire danni che possono accorciare l’aspettativa di vita anche di 20 anni. Una cosa importante per percorrere la strada del ricovero, infatti, ritengo sia lo smettere di applicare processi intellettuali a funzioni biologiche.

4) Non esiste nel DNA un “gene-anoressia”, ma penso possa esistere una predisposizione, una propensione a sviluppare l’anoressia, che si concretizza quando l’individuo viene in contatto con eventi che ne provocano l’innesco. Una volta che il grilletto viene premuto, non si può fermare la pallottola. Quale che sia l’evento che funge da detonatore determinando la comparsa dell’anoressia, l’amigdala identifica erroneamente il cibo come una fonte di ansia, e il cervello riceve un segnale che dice: “Devi restringere l’alimentazione!!”. Il corpo ovviamente non è d’accordo, quindi invia al cervello segnali che dicono: “Ho necessità di mangiare ADESSO”. Sfortunatamente, tanto l’amigdala quanto il corpo parlano un linguaggio non-verbale, perciò è impossibile parlare con essi giungendo ad un compromesso accettabile. Per cui, quando i lobi frontali si trovano a dover far fronte ad una divergenza tra i segnali che giungono dall’amigdala e quelli che giungono dal corpo, forse arrivano ad un’ovvia conclusione: c’è bisogno di perdere (ancora) peso. Quando restringo l’alimentazione mi sembra di poter controllare tutto, così non ho più ansie, mi sento forte, mi sento soddisfatta, sono fiera di me. Devo continuare così perché il controllo è la chiave di tutto. È così che si sviluppa la distorsione più caratteristica dell’anoressia, che poi si può accompagnare alla concomitante presenza di altre patologie psichiatriche: DOC, disturbo di personalità borderline, disturbo di ansia generalizzata, giusto per elencare le più frequenti comorbidità. Alcuni di essi sono conseguenti al DCA, e possono essere opportunamente trattati, ma i farmaci che agiscono su queste condizioni sono scarsamente efficaci su un organismo denutrito. Per cui, l’organismo non risponde al trattamento per le suddette malattie psichiatriche fino a che non viene recuperato un peso decente, e talvolta sono queste stesse malattie psichiatriche ad incrementare le difficoltà connesse al riprendere peso… insomma, un serpente che si morde la coda.

5) La psicoterapia non è poi molto produttiva né efficace finché il peso è ai minimi storici e non ci alimentiamo adeguatamente. Il cervello costituisce circa il 4% del peso corporeo, e utilizza circa il 20% di tutta l’energia fornita al corpo stesso. Affamare il proprio corpo significa affamare il proprio cervello. Per rendere una psicoterapia produttiva e funzionale è necessario che tutti i processi cognitivi si svolgano in maniera adeguata. Sfortunatamente, il riprendere peso comporta il vedere accrescere i propri livelli di ansia conseguenti alla sensazione di perdita di controllo, ma quello che si può fare è lavorarci su grazie alla psicoterapia stessa e cercare d’imparare altre strategie di coping diverse dalla restrizione alimentare, e questo è tanto più efficace quanto più l’alimentazione è adeguata alle necessità. So benissimo che sembra più facile continuare a restringere l’alimentazione perchè i livelli di ansia si abbassano immediatamente, essendo la sensazione di controllo preponderante, ma in realtà quell’ansia c’è sempre, la si sta solo nascondendo dietro un comportamento malato. Per questo è importante imparare, tramite la psicoterapia, a gestirla in altro modo… ed ecco perché penso che la psicoterapia (oltre che l’essere seguire da una dietista, ovviamente) sia molto importante nel percorrere la strada del ricovero.

6) Nella stragrande maggioranza dei casi, l’anoressia ha un decorso “ciclico”: ci sono momenti di remissione, in cui il peso torna ad essere accettabile e spariscono i soliti pensieri ossessivi, e momenti di ricaduta. Anche nel migliore dei casi, si rimane comunque sempre vulnerabili alle insidie dell’anoressia. Una ricaduta può iniziare in maniera subdola, una colazione saltata, un pranzo ridotto, un po’ più di attività fisica, o cose del genere. Ma nel momento in cui l’evento si verifica, si ri-stimola l’amigdala che ricomincia a mandare messaggi erronei al cervello. Il momento giusto per imparare e mettere in pratica le strategie che ci consentano di combattere la ricaduta è il momento in cui si sta fisicamente e mentalmente meglio, in cui si ha perciò maggiore lucidità, NON quando si è già ricominciata la lenta (o rapida) discesa nell’anoressia, discesa che, una volta o l’altra, potrebbe anche essere l’ultima.

18 commenti:

Vele Ivy ha detto...

Come per tutte le dipendenze, il rischio più grande è la ricaduta; solo che, per quanto riguarda l'anoressia, questo rischio come hai giustamente notato può avere conseguenze fatali. Ci vuole tantissima forza di volontà, ma per fortuna il coraggio di molte ragazze dimostra che è possibile farcela.

Musidora ha detto...

Hai scritto molte scomode e purtroppo "vere verità" che non posso che condividere in pieno, anche data la mia esperienza recente...
In particolare il primo punto: anch'io all'inizio pensavo di poter recuperare da sola un po' di peso con una dieta intorno alle 1500-2000 calorie, ma poi mi hanno spiegato bene che tutto ciò non è fattibile e anzi fa più male che altro... Lo spiega molto bene anche questa ragazza nel suo blog, magari lo conoscevi già: http://www.fagocitoergosum.it/2012/06/04/recovery-verso-le-2500-calorie/
Poi quando sei molto sottopeso è praticamente impossibile recuperare da soli, bisogna per forza di cose affidarsi ad una struttura e all'alimentazione meccanica, almeno questa è stata la mia esperienza, perché affrontare una dieta da 2500-3000 Kcal è dura e se in qualche modo non sei "costretta" dalle circostanze - e al contempo sostenuta da una dietista presente - col cavolo che ce la fai...
In più quando devi recuperare il peso meno ti muovi meglio è, ma naturalmente questo crea un'ansia pazzesca nel momento in cui aumenti le calorie ed è a maggior ragione che da sola non ce la fai...
Scriverò anch'io un post che riassuma un po' le nozioni che ho appreso sul ricovero, di cui purtroppo si parla e si sa pochissimo, mentre ispirazioni su come restringere e stare nell'anoressia se ne trovano a iosa, soprattutto nella propria amigdala -.-'



caffè amaro ha detto...

Grazie Veggs, le tue verità, soprattutto se con un taglio scientifico, riescono a scalfire le mie certezze malate. L'ultimo punto in particolare mi ha colpita.
PS: Auguri, sei una donna fantastica ;)

Wolfie ha detto...

Se quelle che hai scritto nel post sono le TUE verità rispetto al ricovero, allora sono anche le MIE. Come scrive Musidora (ed io mi trovo perfettamente d’accordo con lei), quelle che hai riportato sono verità scomode, ma sono indiscutibilmente verità.
Io in realtà tutto sommato un peso decente ce l’ho sempre avuto, però è del tutto vero che quando mangi in maniera inadeguata (o vomiti abnormemente, come ho fatto io) la testa non lavora bene, ed è impossibile riuscire anche solo a pensare lucidamente in certe condizioni. Si, quel che ho imparato è che una corretta alimentazione serve in primo luogo a permetterci di essere lucide di testa, perché solo così si possono inquadrare certi comportamenti sbagliati sotto la giusta luce. Pensa che io ad un certo punto ero così malata che persino vomitare mi sembrava accettabile solo perché mi liberava dall’ansia! Ora so che è un pensiero sbagliatissimo, messo in mente dalla bulimia e basta, ma sul momento non concretizzavo perché il mio fisico (e di conseguenza la mia testa) erano troppo devastati per poter concepire un pensiero razionale e sensato.
Tra l’altro, negli anni in cui stavo più male, ero anche scarsamente consapevole di tutte le nozioni inerenti il metabolismo che ho appreso solo successivamente, quando ho cominciato a voler stare meglio e quindi a farmi seguire dalla nutrizionista (e dalla psicologa), quindi non comprendevo tutti i cambiamenti del mio corpo, e tutto quello che facevo era mirato semplicemente a soddisfare la voce che il dca mi aveva messo in testa.
Tra l’altro, è verissimo che la psicoterapia è più efficace quando il corpo sta meglio: questo lo posso assicurare anch’io per esperienza diretta. Quando stavo male fisicamente, quando ero provata da continuo vomito auto-indotto, percorrevo sempre gli stessi circoli viziosi mentali; poi quando ho cominciato a stare meglio, anche la mia mente si è ripresa e questo mi ha permesso di cercare si gestire attivamente l’ansia in altro modo che non fosse quello di sfogarla sul cibo.
Un’ultima cosa: mi ha fatto venire i brividi la frase: “Una cosa importante per percorrere la strada del ricovero, infatti, ritengo sia lo smettere di applicare processi intellettuali a funzioni biologiche”. Mi ha fatto venire i brividi da quanto è vera. Io più mi fissavo sulle cose, meno mi venivano. E, piuttosto, stranamente (ma forse neanche tanto “stranamente”, in effetti) le cose hanno cominciato a venire da sole quando ho allentato il volerle continuamente monitorare e controllare, solo perché ho smesso di fissarmici.

Anonimo ha detto...

..sentivo la necessità di ribadire sempre che da sola farcela è difficile ..pensavo di esserne uscita ma poi un anno dopo circa, ecco nuovamente questa vocina , questa forza che una parte di te percepisce mentre quell altra lentamente muore. Un chilo in meno di ' grasso ' e uno in più di felicità ..ma realmente così non è. La cura è lasciare i dolori del passato e amare se stesse , per amare la vita anche quando non abbiamo più un obiettivo se non arrivare a quei 34 kg..

Fabiana ha detto...

Io condivido tutto ciò che hai espresso in questo post.
Quando si decide di percorrere il ricovero, bisogna decidersi a sottostare ai medici, perché noi, prive di lucidità mentale, continuiamo a provocarci dei danni...in ricovero ho conosciuto alcune ragazze, che sono state dimesse con me. Ora leggo che sono state di nuovo ricoverate, ma che non rinunciano all'attività fisica neppure in ricovero, che la praticano di nascosto, e che l'unica cosa che le importa è bruciare quelle maledette calorie...
E io, conoscendole bene, soffro molto a leggere le loro parole, perché una ricaduta la posso capire si, e anche io a volte ho pensieri malsani, ma vorrei riuscire a darle la mia forza per affrontare questa malattia... ho paura per loro. Ho paura di perderle...
Un abbraccio a tutte voi ragazze

Anonimo ha detto...

Innanzitutto vorrei ringraziarti tantissimo per la risposta che mi hai dato nel precedente post,che ha innescato in me pensieri che mi stanno facendo vedere la questione da una prospettiva diversa...Positiva, verso la strada del ricovero.

Per quanto riguarda questo post vorrei chiederti una cosa: ma come si fa a stabilire, a prescindere dalle tabelle e dal BMI, qual è il peso "sano", il "set point" per il nostro corpo?

Un abbraccio..

S.

persephoneen ha detto...

Credo che tu abbia ragione su tutta la linea ;) anzi: uno psicologo può essere addirittura dannoso se non riesce ad ascoltare prima di pontificare teorie!

Volevo chiederti: soffro di ovaio policistico, una sindrome per la quale ho la maledetta tendenza ad ingrassare (dovuta a una specie di insulino-resistenza, o "intolleranza ai carboidrati", insomma una specie di pre-diabete mellito x_x), quindi la primaria terapia è: niente zuccheri, pochissimi carboidrati. Vorrei riuscire ad uscire dall'anoressia, ma di fatti questo controllo ossessivo su quello che mangio mi dovrebbe aiutare con il mio problema alle ovaie. Sono così combattuta...(non sono sottopeso, nonostante i miei dca)

Anonimo ha detto...

M.M.

In questo tuo post trovo tutte le mie "verità" e tutte le mie angosce ...
Avrei tanto da dire ...

Lo leggo come un monito, come un rimprovero, come un incoraggiamento ...
Sei molto preziosa ...

Leggo tutti i tuoi post ma non sempre riesco a rispondere ... mi dispiace ... ma mi fanno tutti riflettere ...

Se non ti secca ... mi stamperei qualche "indicazione" ... da sottolineare e tenere sempre a mente ...

Grazie ancora, veramente!
M.

Anonimo ha detto...

stanno facendo degli studi e sembra che possa esserci una specie di gene dell'anoressia, o meglio, un gene della dismorfobia, che poi spesso porterebbe all'anoressia.

è ancora tutto in forse, uno può sperarci o rifiutare l'idea. però pensa: se è vero, e magari fra 50 anni trovano una cura, si potrà prendere una pillola e guarire. ancora meglio, prendere una pillola e guarire dalla dismorfobia! cioè, guardarsi allo specchio e vedersi delle gnocche :)

che bomba :)

Ilaria ha detto...

...ti lascio un abbraccio. Mi sono letta tutti gli ultimi post, per "rimettermi in pari" diciamo, e le tue parole fanno sempre tanto piacere, soprattutto quando - come adesso - la motivazione e la forza di volontà vacillano, e sembra più facile lasciarsi andare e ritornare alle vecchie abitudini...

justvicky ha detto...

"ma in realtà quell’ansia c’è sempre, la si sta solo nascondendo dietro un comportamento malato"
è vero e non è vero. O meglio, l'ansia per quella X cosa c'è, perchè quella X cosa continua ad esistere, è il modo in cui la si affronta che cambia, che SEMBRA attraverso la restrizione dare un senso di potere. La cosa che nessuno capisce mai è l'adrenalina, la forza (malata) che uno sviluppa quando è sotto le sue regole. Certo un potere fittizzio eh...ma lì per lì ti fa sentire un po' dio. Forse perchè è un punto fermo , perchè sai che se anche il mondo crolla e fai cagare a scuola, nel lavoro, finisci come una larva umana in un call center perchè ti sei bruciata tutto...sai che quello ci sarà sempre.Ecco perchè toglie l'ansia in un certo senso. Si dovrebbe cercare un punto fermo nelle persone , non in una patologia.
Hai presente il video che ti ho mandato? è stupido ovviamente. All'inizio, in chiave del tutto ironica, fa vedere quello che succede (almeno a me) difronte a qualcosa. "Non capisci la differenza tra dx e sx?" "Mettiti a dieta!" "non capisci la diff tra pull e push?" "mettiti a dieta" "non capisci la differenza in generale?" "mettiti a dieta". E quello che fa incazzare da morire è che è paradossale...insomma per qualcuno che cerca di incasellarsi una vita tra numeri e controllo scadere in una irrazionalità così banale è quanto meno avilente. tu hai preso in esame l'anoressia , ma infondo è la stessa cosa anche con la bulimia.

Io di verità sul ricovero non posso dirne infondo, però credo in una cosa: che al di là dei pessimismi vari, al di là che forse non sparirà mai del tutto come traccia di fondo, esiste la possibilità di costruire qualcosa. E di vivere. non vivere zoppi e con compromessi.




ti stringo

Veggie ha detto...

@ Vele/Ivy – E’ sicuramente possibile combattere, ed è un qualcosa che tutte possiamo fare… So che è difficile rendersi conto dei rischi fino a che le cose non succedono… però, prima s’inizia a combattere, più si scongiura il pericolo che possano succedere…

@ Musidora – Non vedo l’ora di leggere il tuo post a tal proposito, allora, perché anch’io penso che ce ne sia veramente tanto bisogno… However… in quanto al discorso del riuscire a recuperare peso con una dieta comunque ipocalorica, credo possa essere un errore comune legato al fatto che sembra filare l’equazione: mangio un po’ di più = recupero peso… anche se in realtà, data la complessità degli adattamenti metabolici alla restrizione alimentare, le cose non stanno proprio così… E, sì, il post che hai linkato (sì, conosco Phagosome, e adoro il suo blog!...) lo spiega più che bene… Penso anch’io, anche per quella che è stata la mia esperienza personale, che quando si è estremamente sottopeso sia sostanzialmente impossibile recuperare da sole… anche perché, quando sei molto sottopeso, da sola non hai neanche la “forma mentis” adatta per recuperare peso… ed in questa fase è perciò importante vuoi una struttura specializzata, vuoi comunque l’essere seguite da una dietista che possa prescrivere una dieta mirata… Io non ho seguito la tecnica dell’alimentazione meccanica (c’era stato il tentativo, ma è stato fallimentare su di me…) bensì quella degli incrementi lenti e progressivi (fino a che non sono arrivata ad un “equilibrio alimentare” di mantenimento del peso… che è quello che sto seguendo tutt’oggi)… cosa che, comunque, ti assicuro, è difficile da affrontare… ed anche per questo è importante essere seguite attentamente…

@ caffè amaro – Grazie a te, caffè amaro… Il “taglio scientifico” credo ormai sia intrinseco nella mia precoce deformazione professionale… ^^” No, scherzi a parte, io ho sempre pensato che la razionalità fosse l’arma giusta per boicottare l’anoressia… certo, non sarà la panacea, la soluzione al 100%, ma sicuramente dà dei punti fermi e veri dai quali il nostro cervello non può prescindere…
P.S.= In super-ritardo, ma… auguri anche a te, grande donna!...

@ Wolfie – Ti ringrazio per il tuo feedback… Hai scritto delle cose assolutamente vere, tra l’altro… E io non credo che quel che hai scritto in conclusione del tuo post sia tanto strano, anzi… forse è proprio perché a volte ci si focalizza troppo sulle cose, si punta solo su quelle, che non riusciamo a farle andare a verso proprio perché emotivamente c’investiamo troppo… mentre invece, il lasciarle andare può far sì che esse ritornino a posto spontaneamente…

@ Anonima – Hai ragione quando dici che farcela da sole è difficile… anzi, secondo me è abbastanza impossibile, a meno che una non abbia una forma veramente lieve di DCA… (che, come tutte le malattie, non si presenta in maniera uguale per tutte neanche per quanto riguarda la gravità del disturbo…) … cosa che direi essere più unica che rara… E hai ragione anche quando dici che non è perdere i chili che regala la felicità… se così fosse, sarebbe tutto molto più facile. In realtà, io credo che riversiamo la nostra insoddisfazione interiore sull’esteriorità (che è ben più facile da controllare e monitorare…), ma poiché quello che ci fa stare male è appunto interiore, alla fin fine nessun cambiamento dell’aspetto esteriore riesce mai a soddisfarci…

Veggie ha detto...

@ Pulce – Mi permetto di aggiungere una cosa a quello che hai scritto. A mio avviso, “sottostare ai medici” non significa accettare passivamente tutto quello che ci dicono di fare come fossimo bamboline… bensì avere un dialogo costruttivo con loro, facendoci spiegare perché si comportano in un determinato modo, e perché il nostro iter terapeutico prevede determinate tappe. Credo che la chiarezza nel rapporto medico-paziente stia alla base di un rapporto di fiducia… ed è solo avendo fiducia in chi ci aiuta a combattere contro l’anoressia che possiamo fare passi avanti… Ed è quello che penso dovrebbero fare le tue amiche: parlare con i medici che le seguono. Perché se non riescono ad essere aderenti alla terapia, e perché molto probabilmente non si fidano dei medici… e l’unico modo per acquisire fiducia è dialogare…

@ S. – Grazie a te per avermi scritto di nuovo, S.!... E ti ringrazio anche per la tua domanda… che, per certi versi, è un po’ una “domanda-trabocchetto” perché prima di tutto deve esserci una certa accettazione del fatto che il proprio corpo ha un set-point di peso ottimale, che non è quello previsto dal B.M.I. né dalle tabelle. Detto questo… cercherò di dare una risposta mirata alla tua domanda, comunque, se la cosa dovesse risultare non chiara, ho deciso di approfondire l’argomento nel post che ho scritto oggi (grazie per avermi lanciato l’input!!), quindi dacci un’occhiata!... Comunque… Il proprio set-point corrisponde a quel peso che, una volta raggiuntolo, quel che si mangia non ha alcun effetto su quanto si pesa. Questa frase manda un po’ in confusione, non è vero? Mi spiego meglio. Chiaramente se una persona restringe continuativamente l’alimentazione, perde peso. E chiaramente se poi ha una ri-alimentazione, riprende peso. La chiave per capire la frase che prima ho scritto, si ha aggiungendo una chiarificazione fondamentale: una volta che si è al proprio set-point di peso ottimale, quanto si mangia non ha assolutamente nessun effetto su quanto si pesa. Se ci si trova sotto o sopra il proprio set-point di peso ottimale allora il corpo lavorerà davvero duramente per far tornare a quel set-point. Ergo, se sei sottopeso causa anoressia, stabilisci che sei ritornata al tuo set-point di peso quando, a prescindere da quello che mangi, il tuo peso continua ad oscillare intorno ad un certo numero, ma non sale più come invece ha fatto sino a quel momento. Vale anche il viceversa, ovviamente: se una persona con problemi di binge che l’hanno portata a prendere peso, comincia a togliere le abbuffate e a rialimentarsi regolarmente, comincerà a perdere progressivamente peso fino a che non avrà raggiunto il suo set-point, dopodichè tenderà a rimanere su quei valori. Ultima precisazione: il set-point di peso ottimale è determinato geneticamente… per questo ho scritto che non lo si può prevedere con le tabelle o con il B.M.I.

Veggie ha detto...

@ Persephoneen – Cara Persephoneen… premesso che non sono una ginecologa né un’endocrinologa, né una dietologa (ma solo una studentessa di Medicina che, come tale, ha dato gli esami di Ginecologia, Endocrinologia e Nutrizione…), e che quindi queste sono le figure professionali cui ti devi rivolgere per avere una risposta assolutamente corretta e mirata in merito alle tue perplessità… ti rispondo linkandoti innanzitutto questo articolo pubblicato da una dietista, che penso possa chiarire alcune delle tue perplessità in merito all’alimentazione che è opportuno tenere con la PCOS:
http://dietistasaraparis.com/2013/03/01/alimentazione-e-ovaio-policistico/
Questo già dovrebbe sfatare i miti relativi al non dover mangiare zuccheri e carboidrati… cosa che, come avrai letto nell’articolo che ti ho linkato, non è assolutamente vera, quindi lascia perdere i luoghi comuni…
Ovviamente, questo è un articolo… poi è agli specialisti che ti devi rivolgere per avere informazioni più approfondite e soprattutto mirate al tuo caso di specie…
In ogni caso, una cosa che definisci come “controllo ossessivo” su quello che mangi, non è mai sana di base… quindi forse, in aggiunta, è anche di un aiuto psicoterapeutico che potresti aver bisogno… perché se hai un DCA, devi combattere per uscirne, a prescindere da quelle che sono poi le tue patologie organiche di base… che si possono curare con farmaci mirati, senza che per questo tu ci debba perdere la testa… (anche perché, che io sappia, la PCOS si cura principalmente con l’assunzione della pillola estroprogestinica…)
Ti abbraccio…

@ José Maria – Ehmmm… ????????? (Google traduttore funziona bene solo per le singole parole, per i lunghi discorsi è una ciofeca, sai?!...)

@ M.M. – Perché mai mi dovrebbe seccare?... Stampa pure tutto quello che vuoi!... E non ti preoccupare se non sempre riesci a commentare: l’unica cosa che conta veramente è che, in qualche modo, quello che scrivo possa esserti anche solo un pochino d’aiuto… questo è ciò che è veramente importante. Se poi hai modo e voglia di commentare, naturalmente a me fa molto piacere… ma se non hai modo, non ti preoccupare, quel che conta è solo quello che di positivo questo blog riesce in qualche modo a trasmetterti…

Veggie ha detto...

@ trappolapertopi2 – Allora se anche mi fossi ammalata di anoressia tra 50 anni, non mi sarei salvata, visto che fortunatamente (almeno questa!) non ho problemi di dismorfofobia… No, a parte questo… bè, vediamo dove portano gli studi scientifici nei prossimi anni… (sempre che ne facciano all’estero, perché qui in Italia siamo indietro anni-luce… sigh…) Sai qual è l’unica cosa di cui dubito?... Che considerata l’estrema multifattorialità dell’anoressia, mi sembrerebbe strano che ci potesse essere un unico farmaco in grado di curare ogni qualsiasi persona con questo disturbo… Bè, in ogni caso, si starà a vedere quel che ci riserva il futuro… ^^”

@ Ilaria – Stai facendo un percorso difficile, Ilaria, è normale che in certi momenti tu possa vacillare… Ma io credo che tu abbia tutta l’intelligenza e la forza per superare anche questo difficile momento, e per fare le scelte più giuste per te stessa…

@ justvicky – Preciso solo una cosa: si dovrebbe cercare un punto fermo non in una patologia e neanche nelle persone, ma in noi stesse. Perché anche le persone, per un motivo o per un altro possono passare e uscire dalla nostra vita… e allora, quando esse se ne sono andate, che si fa? Ci si riaggrappa alla malattia?... Per questo penso che il punto fermo va ricercato in noi. Non dico che sia immediato né facile né agevole, perché è ovvio che non è affatto così… però credo che bisognerebbe per lo meno provarci… Ed è così che, come dici anche tu, riusciremo a costruire qualcosa di positivo per la nostra vita.
P.S.= Chiedo venia se io effettivamente parlo sempre di anoressia… posso immaginare che valga lo stesso anche per la bulimia… è che non essendo io personalmente passata da queste secondo DCA, non voglio arrogarmi la presunzione di dire che so che anche per la bulimia vale lo stesso, perché non l’ho vissuta, e quindi la posso immaginare per analogia con l’anoressia, ma in realtà poi non lo so…
Ti abbraccio stretta anch'io, dopo ripondo alla tua mail!!...

Unknown ha detto...

Ciao, ho letto il tuo articolo... Io sono una ragazza di 20 anni... Soffro di dca da 8 e ora di anoressia grave... Sono sottopeso ma comunque assumo 1700 o più kcal... Mi hanno detto che dovrei assumere 3000 per prendere peso visto che sono 1.70cm e studio... Ma io prendo peso già così... E faccio una grande fatica vendendo le persone normali mangiare meno di me e non CAPISCO... volevo chiedere una cosa... La cosa che mi spaventa di più... Il dover ridurre le kcal... Se seguissi una dieta da 2500 e riprendessi il mio peso naturale poi per mantenerlo dovrei mangiare come tutte le mie coetanee? "1500/1400kcal" o posso mantenere con 2500... Io sono molto abitudinaria così come mi costa aumentare adesso dopo mi costerà ridurre.... Grazie se risponderete

Veggie ha detto...

@ Unknown (30 Ottobre 2019, ore 20.21): Ciao, il mio consiglio è quello di non ascoltare ciò che "ti hanno detto" (ma chi, poi?), ma di rivolgerti ad un professionista dietista / dietologo / nutrizionista, che possa aiutarti ad elaborare un regime alimentare che tu possa seguire nel tempo, per recuperare il peso necessario, e poi per mantenere quel set-point di peso corporeo che corrisponderà al tuo peso naturale. Dare consigli sensati ad una singola persone è assolutamente impossibile, a maggior ragione se a distanza e per mezzo di Internet, senza poter fare una visita approfondita ed accurata, poichè ogni persona è diversa dalle altre, ed ha le proprie esigenze e le proprie risposte fisiche. Ergo, non ascoltare nessuno, che la gente è sempre tanto "saputa" e ha chiacchiere da svendere a chiunque, ma che sono prive di reale consistenza. L'unico modo serio e sensato per rispondere ai tuoi dubbi è parlarne con un professionista (vuoi nel privato, vuoi nel pubblico tramite ASL) che potrà visitarti faccia-a-faccia, ed elaborare quella soluzione alimentare che sia esattamente mirata su di te, sana e funzionale specificatamente su te stessa. Il resto, sono solo parole al vento, supposizioni e speculazioni prive di senso: solo un professionista può dare risposte sensate, concrete e mirate ai tuoi interrogativi, e può aiutarti a trovare un equilibrio... alimentare e non.

 
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