Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 23 agosto 2013

Dire di no alla campagna "Just say no (to anorexia)"

Come tutti/e i/le ragazzi/e nati/e negli anni ’80, ricordo molto bene la campagna “Dire di No alla Droga” che era molto in voga (per lo meno dalle mie parti) quando frequentavo le scuole medie. In seconda media mi ero messa anche a distribuire i volantini che erano stati portati dagli psicologi che tenevano questa campagna di prevenzione alle varie classi. Nell’ingenuità dei miei 12 anni, ero convinta che stavo facendo la cosa giusta, che avrei protetto tutti i miei compagni di classe da quei cattivoni dei pusher che avrebbero avuto la meglio su di loro se solo non si fossero messi a Dire di No alla Droga.

Ero una ragazzina tutto sommato aderente alle regole sociali più basilari. L’idea di fare qualcosa di palesemente illegale (a parte il non rispettare mai i limiti di velocità quando guido la macchina) non era nelle mie corde allora come non lo è adesso. Non mi è mai mancata una certa vena ribelle, soprattutto quando qualcuno mi provocava dicendomi che non ero capace di fare qualcosa – nel qual caso ce la mettevo tutta per dimostrare a chi me l’aveva detto che si sbagliava – ma se mi veniva detto che fare una certa cosa non era permesso, alla fin fine non la facevo. O, tutt’al più, trovavo giustificazioni semi-etiche per aggirare l’ostacolo. Ma la Veggie dodicenne non si rendeva conto che la tossicodipendenza era ben più del semplice essersi rifiutati di “Dire di No alla Droga”.

Dopo tutti questi anni, ne ho viste abbastanza per rendermi conto che le campagne di questo tipo non funzionano. Certo, la decisione di assumere sostanze stupefacenti o di bere alcoolici è una scelta, ma una dipendenza non è più una scelta. È ovvio che le persone che hanno maggiore probabilità di diventare dipendenti sono quelle che decidono di provare ad assumere queste sostanze, ed è su questo che agiscono tutte le molteplici campagne “Dire di No” che vengono proposte a scuola – sullo scoraggiare le persone ad assumere certe sostanze ancor prima che lo facciano. Ma la maggior parte delle persone magari inizialmente assume sostanze stupefacenti a cuor leggero, pensando che lo farà solo una volta, che non gli succederà mai di perdere il controllo e diventare dipendente. È qui che questo tipo di campagne falliscono: perché non riescono a far capire veramente quanto sia facile diventare dipendenti, e soprattutto come sia difficile staccarsene e quanto una tossicodipendenza possa devastare la vita.

Questo è noto da anni, non è cosa nuova. E allora perché, acciperbaccolina, esistono ancora persone nel mondo dei DCA che decidono di dar vita a una campagna “Dire di NO all’Anoressia”?!?

Mi riferisco alla campagna “Just Say No (to anorexia)" che è stata varata da un’importnte agenzia di moda brasiliana. Quest’agenzia di moda ha iniziato questa campagna che sta riscuotendo molto interesse. Accanto allo slogan “You are not a sketch. Just say no to anorexia” (“Non sei un disegno. Di’ di no all’anoressia”), appaiono due immagini: il disegno, il bozzetto disegnato da uno stilista, di una donna estremamente magra, affiancato alla fotografia di una modella, trattata col Photoshop in modo da farla apparire emaciata. A parole non rende bene, quindi vi posto l’immagine per farvi vedere esattamente cosa intendo.


Immagine tratta da: http://www.buzzfeed.com/copyranter/alarming-anorexia-ads-via-brazil

(click sull'immagine per ingrandirla)

(Sulla sinistra: il disegno di una donna magrissima. Sulla destra: una modella dimagrita artificialmente grazie al fotoritocco.)

Al di là del fatto che una campagna del genere proposta da un’agenzia di moda mi pare largamente ipocrita – per la serie “predico bene e razzolo male” – e di cattivo gusto, poiché non ha senso che le agenzie di moda si mettano a criticare una fisicità che loro stesse contribuiscono a creare, c’è un problema sottostante ben più grosso, a cui forse nessuno pensa abbastanza: è veramente possibile “Dire di No” in maniera fredda e sciente all’anoressia?

Sia attraverso i 5 ricoveri che ho fatto, sia tramite questo blog, ho avuto modo di conoscere molte persone con un DCA. La stragrande maggioranza di queste ragazze sapevano perfettamente, ancor prima di ammalarsi, quanto anoressia e bulimia fossero malattie pericolose, fisicamente e psicologicamente.

Io stessa, anche se fin dall’inizio ero perfettamente consapevole di quanto fosse anomala e insana la mia progressiva restrizione alimentare, pensavo che comunque andasse tutto bene perché comunque non adottavo nessuna condotta di compensazione, come credevo tutte le anoressiche facessero, perché io non volevo questo, volevo solo avere il controllo. Certo, all’epoca le mie conoscenze relative a quanto le persone con anoressia effettivamente mangiassero/vomitassero/facessero attività fisica compulsivamente/assumessero lassativi, erano senz’altro estremamente limitate, ma non è questo il punto. Anche quando ero proprio nel pieno dell’anoressia, non pensavo che una malattia del genere potesse veramente capitare a me. Pensavo che, se l’avessi deciso, avrei potuto smettere di restringere l’alimentazione in ogni qualsiasi momento e far tornare il mio rapporto col cibo spontaneo com’era prima. Pensavo che non ci sarebbero stati danni psicofisici residui. Pensavo di avere sempre e comunque quel controllo che tanto bramavo, e che l’anoressia stessa illusoriamente mi trasmetteva. Pensavo di essere troppo dannatamente intelligente per lasciarmi controllare dall’anoressia.

Questo è poi un po’ quello che mi hanno detto quelle pochissime persone che mi conoscevano che sono venute a conoscenza della mia anoressia nel momento in cui mi è stata diagnosticata: “Ho sempre pensato che tu fossi troppo intelligente per ammalarti di anoressia” (*). Nessuno lo ha detto con l’intenzione di ferirmi, ma il messaggio era chiaro: avrei dovuto saperlo meglio. Avrei dovuto tirarmene fuori prima. Niente di nuovo rispetto a quello che io stessa mi ero ripetuta millemila volte.

Per un po’ di tempo, l’ho pensato spesso: se solo avessi conosciuto veramente tutte le implicazioni mentali dell’anoressia, se solo avessi saputo cosa significasse avere la mente piena di ossessioni, se solo avessi avuto cognizione di quanto avrei danneggiato la mia salute, se solo avessi avuto la consapevolezza di quanto avrei mandato a puttane la mia vita con questo disturbo alimentare, non avrei mai provato a restringere l’alimentazione come se questo fosse il miglior modo per sentire che avevo il controllo su tutto, fame compresa. Tuttavia, adesso ho smesso di pensarla così. Perché? Perché so benissimo che l’avrei fatto ugualmente a prescindere da quante e quali informazioni avessi avuto. Perché nel momento in cui ho iniziato a restringere l’alimentazione avevo comunque bisogno di avere la sensazione di poter controllare ogni singolo aspetto della mia vita. Perché non si sceglie un male sapendolo tale, ma solo se, per sbaglio, lo si vede come un bene rispetto ad un qualcos’altro che viene percepito come un male maggiore. A scuola avevo assistito anche a delle campagne di sensibilizzazione relative ai disturbi alimentari, per cui teoricamente conoscevo i danni fisici e mentali prodotti dall’anoressia. Cionnonostante, non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata, a poco più di 16 anni, a subire un ricovero coatto a causa della massiva perdita di peso che avevo realizzato nel giro di 2 anni. Pensavo che sarei riuscita in qualsiasi momento a “Dire di No”.

Il punto è: NON SI PUO’ SEMPRE “DIRE DI NO”.

Penso che sarebbe sciocco creare una campagna “Dire di No” alla schizofrenia o al disturbo bipolare. La canzone “Don’t Worry, Be Happy” non è un grido di battaglia anti-depressione, ed è giusto così.

Inoltre, le campagne come questa “Just Say No (to anorexia)" spostano il carico dell’anoressia totalmente sulle spalle di chi ne soffre. Come tutti hanno sempre pensato, il mio problema è stato che non sono stata capace di dire di no all’anoressia. Il problema, dunque, è la malata, non la malattia. Il problema, come ho già scritto più e più volte, non ha niente a che vedere con i cosiddetti “ideali di magrezza” proposti dai mass media, che possono dunque facilmente affrancarsi da ogni qualsiasi contributo gli possa essere ascritto in merito alla patogenesi dei DCA. Il problema è che, se le stesse agenzie di moda elaborano campagne anti-anoressia sul modello di quella di cui ho parlato in questo post, sottolineano il fatto (erroneo!) che l’anoressia sia tutta colpa delle malate che sono state troppo dementi non riuscendo a “Dire di No”.

Ma non è così che funziona un DCA. Perciò, e non sto facendo dell'ironia, se qualcuno riesce a capire l’utilità di campagne come questa “Just Say No(to anorexia)", allora gentilmente me la spieghi, perché io proprio non ci arrivo.


(*) Giusto per mettere i puntini sulle “i”, vorrei chiarire cosa credo pensassero le persone che mi hanno detto una cosa del genere. Io immagino che queste persone volessero dire che loro pensavano che, dal momento che io ero consapevole di quanto fosse pericolosa l’anoressia, avrei dovuto prevenirla e non ammalarmene. E che per loro era frustrante il vedere quanto fossi malata, consapevole di esserlo, e allo stesso tempo incapace di uscirne fuori. Per chi non abbia vissuto l’anoressia sulla propria pelle, sembra ovvio che se restringere l’alimentazione comprometteva la mia salute fisica e mentale, io avrei dovuto smettere di farlo, punto e basta. Ma un DCA non è matematica. Mentre parlavamo utilizzando frasi del genere, non credo che né io né gli altri avessimo smesso di pensare all’anoressia come ad una scelta totalmente sciente.

37 commenti:

ela87 ha detto...

Concordo con te

Anonimo ha detto...

Ciao
Il binomio "Moda / anoressia" è indubbio; il punto, però, è che si rischia di cadere nel clichè che vuole il DCA come malattia di certi "comparti sociali e lavorativi". Che il DCA dilaghi in certi contesti non significa che certi contesti siano il capro espiatorio (idem per gli stupefacenti: che in discoteca molti si "facciano" delle peggiori sostanze, non significa che la discoteca in sé sia un luogo di perdizione e una raffineria di cocaina!). Il DCA della modella mandata in passerella, magari, anzi certamente, ha avuto origine in un contesto familiare, magari a causa di un evento traumatico. Continuare a parlare di moda e DCA equivale a negare la ricerca della vera causa del problema. Però è anche vero che la prima difficoltà, nell'affrontare il problema, è di ordine familiare. I genitori, i fratelli e le sorelle non accettano che tutto sia accaduto sotto i loro occhi; quindi, la prima reazione, quasi di difesa, è lo "scaricabarili": quindi" sei così intelligente e malgrado tutto ti sei ammalata"; oppure "La tua amica si è ammalata, tu hai visto a cosa porta la malattia e malgrado tutto non ti sei tenuta fuori" etc....Il punto è che entrare nella spirale dei DCA è facile, uscirne un pò meno. Il percorso di rinascita è ad ostacoli e non mancano le ricadute; questo spiega perché i ricoveri possono essere plurimi. Magari il primo ricovero fallisce perché la struttura non è adeguata; però dobbiamo pensare che gli altri ricoveri falliscono perché al corpo recuperato non corrisponde una mente sana. QUindi lasciata la clausura del ricovero, la mente torna a comandare, con le sue logiche malate. Gli ultimi ricoveri o tentativi di guarigione danno, al contrario, i frutti sperati.
La cosa più difficile da comprendere è che il numero sulla bilancia, finché ammallate, non darà pace, quale che ne sia la consistenza. E in questo aspetto si annida la terribile forza devastante della malattia: l'anoressica non indietreggia neppure di fronte a 26 chili; la bulimica non si ferma neppure di fronte al vomito misto a sangue; l'iperfagica non si ferma neppure di fronte all'edema ortostatico di giornate trascorse tra cucina/frigo e pc.
Io sono guarita, però ho tanta paura ad eseguire gli esami del sangue; temo, cioè, che malgrado gli sforzi, il binge alternato all'anoressia, mi abbia lasciato malattie metaboliche.

Fabiana ha detto...

Ciao Veggie...
Campagne contro i dca fatte dalle agenzie di moda, ce ne sono, anche tante, ma non hanno mai avuto un risvolto positivo, anche perché nei fatti le modelle continuano ad essere magre ecc... ma tolto questo, si possono avvertire le persone si, ma quando si è sul baratro e si sta per cadere, nonostante tutte le conoscenze che si possono avere, secondo me ci si ammala. Proprio perché è un malessere interiore.
Io concordo con tutto ciò che hai scritto!

Wolfie ha detto...

Concordo con quanto scritto nel post, e mi schiero con l’opinione che campagne anti-dca di questo tipo siano veramente poco utili. Io apprezzo le buone intenzioni che senz’altro ci stanno dietro a chi promuove una campagna del genere, sicuramente chi cerca di sensibilizzare nei confronti di un determinato problema è sicuramente encomiabile, però secondo me bisogna farlo anche nel modo giusto e, mi dispiace, ma secondo me questa campagna non lo fa nel modo giusto.
Secondo me è sbagliata per vari motivi: per prima cosa, il fatto che venga proposta da un’agenzia di moda che, allo stesso tempo, fa sfilare modelle magrissime (per curiosità dopo aver letto il post ho cercato il sito di questa agenzia di moda, e le affiliate sono modelle molto magre) quindi c’è un’evidente contraddizione in termini che non rende il messaggio passato molto credibile. E’ come se, per fare un esempio inventato, io fumassi tutto il giorno e poi facessi la paternale a chi tira fuori il pacchetto di sigarette: sarei ben poco credibile, credo, sembrerei piuttosto ipocrita. Un’altra cosa secondo me sbagliata di questa campagna è che si presenta con delle immagini che, anche se sono frutto di fotoritocco, possono essere comunque devianti, per lo meno per certe persone. Non mi sembra che anche l’immagine riportata in questo post sia “sana”, poi magari la vede qualcuna che è dentro la malattia, la interpreta male, e pensa che deve digiunare di più per dimagrire così. Non mi sembra proprio un messaggio buono verso persone che si trovano in una condizione di particolare debolezza psicologica. Infine, un altro “deficit” di questa campagna secondo me è rappresentato dal fatto che si punta molto sull’esteriorità, ma niente viene fatto per mettere in luce gli aspetti interiori che sono ben più importanti e pesanti di quelli esteriori.
Io penso che nessuna è scema, che quando si ha un dca ci se ne rende comunque conto che la cosa non va, e che se fosse così facile dire di “no”, allora guarire dai dca sarebbe una cosa facilissima, perché basterebbe semplicemente dire di “no”. Più volte quando ero una ragazzina a scuola ci sono venuti degli psicologi a parlarci dei dca, per cui sapevo cosa fossero, però alla fine questo non mi ha disincentivato, perché conoscere le cose in teoria ma poi viverle sulla propria pelle segna un divario grandissimo.
Più che fare campagne “contro” l’anoressia o comunque i dca in generale, secondo me bisognerebbe che fossero fatte campagne per aiutare chi ha già un dca a chiedere aiuto e a venirne fuori.

persephoneen ha detto...

Ho giusto linkato l'articolo al mio compagno, l'unico con cui abbia parlato del mio "problema".

Campagne pubblicitarie del genere mi mettono il nervoso come quelli che ti considerano un debole perché non riesci ad uscire da una dipendenza, che ti dicono frasi come "ma smettila di essere così depressa!", "mangia, cosa c'è di tanto difficile?!", "smettila di dimagrire, non voglio che diventi anoressica", "se la smetti di abbuffarti forse un fidanzato lo trovi!" e altre amenità. Non hanno senso.

Oltre tutto non si considera il risvolto negativo: magari proprio attraverso queste campagne scopro che cosa chi soffre di dca e comincio a sperimentare questi "trucchi" (sono scivolata più profondamente in un disturbo che già avevo scoprendo l'universo "proana" proprio grazie a un video che tentava di mettere in guardia da questo "stile di vita")

PrettyLittleGirl ha detto...

Io credo sia verissimo quello che dici "non si sceglie un male sapendolo tale ma, se anche per sbaglio, viene visto come un bene rispetto a qualcos'altro che viene percepito come un male maggiore".
Io credo di essere consapevole razionalmente che restringere non risolve i problemi, non è una cosa che ti porta gioia e concordo con chi una volta guardandomi mi ha detto "ma perche lo fai?Non capisci che ti fai solo del male?"
Certo, forse un lato di me dice "lo so che fa male", ma emotivamente è come se non lo "registrassi" , perche forse mi sembra meglio questo che altre cose.
Concordo anche che non basta conoscere un male per evitarlo..se bastasse a un certo punto dire"non restringo perchè sono contro l'anoressia" guariremmo tutti molto prima e senza ricadute.
Mi ricordo i primi miei discorsi in seduta" Ma non si preoccupi, smettetela tutti di preoccuparvi! Tanto io, vedendomi allo specchio, saprò quando sarò troppo magra!" Lei mi rispose: e come pensa di saperlo? Se non controlla piu niente ormai".
Tuttora noto che faccio fatica a notare la differenza tra prima e dopo, mentre tutti mi dicono eri magrissima..
Un altra cosa che a volte continuo a pensare è di poter smettere quando voglio. Ora ho smesso veramente ma noto come fossi stupida a pensare"smetto e tutto va a posto", si ho smesso di restringere ma sono ancora ossessionata dal volermi vedere le ossa sotto la pelle, di voler dimostrare che posso arrivare al mio peso minimo" E quando mi sono stufata e ho detto "ora basta", non risucivo a smettere da sola come pensavo. Il cervello mi frulla sempre, sempre, intorno alla magrezza".
Mi rendo conto di quanto sia un sintomo fuori dalla logica quando vedo la campagna di Toscani con Isabelle Caro pelle e ossa:
Penso "Poverina. Mi spiace tanto che sia morta per questo schifo di assurda malattia." Penso: Povera mostra tanto dolore. Povera, non vorrei arrivare a quel punto, perche in fondo non è bella cosi ossuta. Eppure penso per prima cosa: Io vorrei essere cosi forte da arrivare li. Perchè vorrebbe dire che ho avuto volonta e sono riuscita a raggiungere l'obbiettivo."
E li mi dico non è logico, è assurdo!Chiunque mi direbbe ma sei scema?
Ora..io ti dico come ho inteso questa campagna quando l ho sentita.
Io l ho intesa come puro tentativo di "sensibilizzazione" come se si volesse dire "la droga fa male." "L anoressia fa male". Non cascateci. Cercate di non "desiderarla" se non siete ancora dentro.
Insomma l ho intesa come una specie di avviso quasi a voler dire" Ehi, ragazze sovrappeso che dicono "Wow, che bello essere cosi magre come le anoressiche" VI STATE SBAGLIANDO.
C' è gente che pensa che l'anoressia sia un modo per essere magre, per essere "modelle". Che le anoressiche siano fortunate perche magari possono perdere kg mentre c e chi fa fatica a seguire una dieta.
Apparte che, io credo che gia un pensiero del genere sia un pensiero da allarme.
O meglio, io noto che ho sempre detto "Massi ovvio che uno ammiri chi è magro e le modelle. In fondo sono una donna e ho dei modelli"
Si, peccato che prima il mio modello femminile era non so, una bella ragazza magra ma nella maniera giusta. Ora guarda caso la cosa verte su soggetti pallidi e malati con ossa di fuori o estremamente sottopeso ed eteree.
Per cui io credo questa campagna non sia rivolta a gente che gia soffre il problema. Credo sia il tentativo di fermare razionalmente una cosa enigmatica e irrazionale come l anoressia.
Un bacio

Jonny ha detto...

Applauso all’essere anonimo ma senziente che rivela un barlume d’intelligenza superiore rispetto a quella dell’italiano medio, mettendo nero su bianco che tutte le stronzate che impazzano tra i decerebrati che amano dire che l’anoressia è colpa della moda e la tossicodipendenza è colpa della disco, solo per trovare un facile capro espiatorio deresponsabilizzante, sono effettivamente tutte e solo una grande barcata di puttanate. Provato&Confermato personalmente. Ambo le cose.
A tutti gli idioti che si abbarbicano ancora tenacemente a ‘sti luoghi comuni del cazzo: e ci voleva tanto a capirlo? Continuerete a pensare coi cliché che v’inculcano dall’esterno, o spenderete il vostro prossimo stipendio per compravi un paio di neuroni anziché una nuova applicazione per l’iPhone?
Anyway, senza girarci tanto intorno: la Star Models voleva farsi pubblicità e attirare l’attenzione dei media, e ha ben pensato di farlo mettendo in piedi ‘sta ridicolaggine assurdamente patetica della campagna contro l’anoressia. Una stronzata che si vede lontano un miglio che è tale. Non ci prendiamo per il culo, please. È di un’inutilità talmente assoluta, che non vale nemmeno il poco tempo che sto sprecando a scrivere queste parole.
Tutte le campagne-anti-anoressia, per come vengono comunemente impostate, son puttanate. Perché fanno leva unicamente sulla conoscenza di un comportamento esteriore, che è la cosa meno caratterizzante di un disturbo alimentare. Ed è assolutamente inutile che con queste coglionate di campagne continuino a dirci che l’anoressia fa male e bla bla bla cazzate varie ed eventuali bla bla bla, perché l’anoressia non è il dimagrimento o la restrizione alimentare, anche se campagne deficienti di questo tipo la vogliono far passare come tale perché è più comodo.
C’è stato un momento della mia vita in cui io avevo bisogno dell’anoressia, della restrizione alimentare, perché necessitavo del senso di controllo che mi trasmetteva, e non avrei potuto farne a meno. Ed ero adulta e vaccinata, tutte le menate sull’anoressia le conoscevo a menadito, ma hai voglia ad avere consapevolezza, non serve a un cazzo, perché un disturbo alimentare non è consapevole, è coping, è istintivo. E queste iniziative del cazzo che vogliono razionalizzare una malattia che è negazione del razionale, si possono pure fottere: restano fini a se stesse, e se mostrano qualcosa è solo tutta l’idiozia di chi ha creato stronzate del genere.

Sarah995 ha detto...

Io sono dell'opinione che chiunque entri nel vortice di un DCA non lo fa mai per scelta ma ne viene risucchiato a causa di altre problematiche perciò non vedo proprio il senso di questa campagna di prevenzione.
Inoltre, poche volte le persone che soffrono di disturbi alimentari ne soffrono perché vogliono inseguire un ideale di bellezza dettato dalla moda e dagli stilisti del momento perché non si rendono mai conto di quanto sono realmente magre.
Io non ho mai seguito un ideale di bellezza e il fatto di restringere e di fare attività fisica compulsiva molte volte sembra quasi la normalità perciò, non credo sia facile dire semplicemente "no al l'anoressia".

Anonimo ha detto...

Anch'io come l'Anonima sono dell'idea che queste campagne non vogliano essere esaustive sul problema né hanno la presunzione di salvare qualcuno.Spero siano un monito per gli addetti ai lavori e per chi non ne soffre, perché non sostengano e rinforzino chi invece esprime così un problema più profondo.
Io soffro di anoressia da 4 anni e ho lavorato, e lavoro, saltuariamente, nel campo di moda e fotografia di moda. Premetto che il mio DCA ha avuto esordio prima di questo, che sono seguita in terapia, che non è la voglia di fare la modella che mi ha spinta alla restrizione. Però in questo ambito ho ricevuto per il mio sottopeso sempre e solo rinforzi positivi. Per i medici un BMI inferiore al 18,5 e assenza di ciclo è un allarme per la salute? bene, per loro il mio 16- 17 di BMI è perfetto. Anzi "noi siamo contro le modelle troppo magre","tu stai benissimo". per me questo è fonte inesauribile di ambivalenza e frustrazione.
Da studentessa di psicologia mi sento di fare un appunto: se è vero che non è SOLO la cultura a provocare un problema individuale, nemmeno è vero il contrario: i modelli culturali influenzano tantissimo a livello individuale la percezione di sé e i modelli di relazione che instauriamo. Noi non possiamo percepirci se non in relazione a ciò che gli altri rispecchiano di noi. E si, l'Altro è anche la rivista. La televisione. Internet. Il negozio di abbigliamento che ha solo taglie 38-40-42. L'intervista alla modella che ti parla della sua dieta, la sfilata proposta sul più comune dei settimanali(corredato di consigli per star bene, dimagrendo, stare in forma, dimagrendo, drenare,purificare,tonificare,tornare alla taglia perfetta ecc,ecc).
Tanto che ogni cultura ha le sue forme di manifestazione del disagio psicologico: l'anoressia è propria delle culture occidentali: l'accento sul corpo e l'identificazione perfezione-magrezza porta chi è già fragile a convogliare su QUESTA perfezione il suo disagio e a fare del corpo l'unica teatro dei suoi conflitti: non è il metro dell'immagine quello che la nostra società utilizza?
Essere influenzati dalla società non è segno di debolezza o superficialità. è inevitabile per chiunque non viva in modo autistico!!

LookingforM

Anonimo ha detto...

*intendevo come prettylittlegirl scusate;-)
LookingforM

PrettyLittleGirl ha detto...

Che poi mi fa pensare anche ad altre campagne, tipo quelle che propongono modelle "taglie morbide" contro l'anoressia: ce n'era una una volta che proponeva modelle tagli 44 per "mostrare" che la bellezza non é solo la "taglia 0" (come la chiamerebbero in USA).
Secondo me, puó essere un invito a dire "NO" alla magrezza estrema, no alla mercificazione del corpo, al corpo "sketch"come lo chiama qui, al corpo "oggetto" che vorrebbe la donna quasi come oggetto sessuale o come manichino (quasi "solo corpo", guscio vuoto
Forse la proposta di modelli piú sani puó essere un contributo a cercare di non far scattare la miccia del DCA..
Peró quello dell'anoressia come sintomo/malattia é un seme che giá é presente. E' giá sofferenza interiore, che poi puó sfociare o no in pieno DCA.
credo non solo non possa considerarsi una cosa rivolta a persone affette da anoressia, ma nemmeno a chi "sta per entrarci"..In quanto non basta, come hanno detto molte di voi, crecare di "non entrarci" appena si notano i campanelli d'allarme. Si puó chiedere aiuto il prima possibile, ma putroppo, non sempre si é coscienti di vivere "un pericolo"..
E anche quando lo si nota, non sempre si riesce "a dire NO" e fare il meglio per se stessi.
Notare poi che, una volta uno stilista parlava di come "le taglie" estremamente piccole da affibbiare alle modelle, a volte, vengano scelte solo in base a "una questione pratica" non tanto estetica (cosi diceva lui, poi non so se sia vero): in pratica perché é piú facile creare vestiti su modelle "senza forme" e farle apparire slanciate ed eteree..
Se solo pensiamo a quanto questo sia rischioso per adolescenti nel pieno del processo della costruzione della propria identitá che trovano in queste immagini modelli su cui costruire la loro idea e percezione di se stesse..e imparano (senza nemmeno accorgersi)che il successo e la stima altrui sono associati molto spesso, non a capacitá e qualitá personali, ma a parole come "magrezza", "autocontrollo", a ideali che comunque non esisteranno mai..
Si puó costruire una societá piú sana e consapevole forse, ma non ci si deve ingannare pensando che L'anoressia sia esclusivamente un problema di taglia a magrezza e che, mostrando modelle piú "in carne", questo basti a eliminare un dolore ché si esprime in un corpo emanciato (uguali a mille altri)ma nasce prima come dolore interiore e soggettivo..
Ps= scusa il poema!!

Anonimo ha detto...

Io ho iniziato a restringere giusto nel periodo in cui mia sorella stava in clinica di recupero per anoressia. Quante volte mi sono sentita dire e dare della stupida perche mi dicevano ma come ci sei cascata pure tu, nn ti é bastato vedere tua sorella come si é ridotta?? Miriam

Ilaria ha detto...

Al di là di tutte le critiche all'immagine - che peraltro condivido al 100% -, per rispondere all'ultima frase del post, io credo che un lato positivo queste campagne ce l'abbiano: far parlare del problema.
Mi spiego meglio: forse (anzi, sicuramente) una campagna non impedisce ad una persona di ammalarsi, ma è un'occasione per parlarne. Riportando una citazione, "Bene o male, l'importante è che se ne parli".
Parlando per assurdo, se non avessero fatto quella campagna, tu non avresti scritto questo post, nei commenti non ci sarebbe stato un confronto, un dialogo, e sarebbe quindi mancata un'occasione VERA e SERIA per riflettere sui DCA.
Delle campagne globali, rivolte a un pubblico aspecifico, con un messaggio visivo o al massimo con una "frase ad effetto", non potranno mai prevenire malattie così potenti da mettere ancora in ginocchio la Medicina stessa. Ma forse possono essere uno spunto di riflessione per informarsi, per cercare notizie più approfondite (e trovarne, così, anche di più serie e credibili).
Certo, la campagna, da sola, non risolve assolutamente niente. Ma è comunque un'opportunità in più per dire "Questo problema esiste"!!

Dark Fairy ha detto...

È tutto assolutamente vero quel che dici... Ma è molto più facile far la colpa alla debolezza delle ragazze che ne soffrono (che, se mi permettete, le anoressiche sono tutto fuorché deboli!) piuttosto che cercare il vero motivo scatenante della malattia!

Vele Ivy ha detto...

Bè, il punto è sempre quello. L'anoressia viene vista dai media come voglia di raggiungere un corpo perfetto, da modella, e invece sia tu che le altre ragazze di cui ho letto testimonianze in questo blog avete dimostrato che le motivazioni sono ben diverse (prima fra tutte la volontà di controllo). E' chiaro che, se fatta con le premesse sbagliate, una campagna non possa funzionare. E fatta da un'agenzia di moda, poi!! Questa cosa mi ha shockata o___O

Unknown ha detto...

Beh io credo che per prima cosa si possa dire anche che si cerca una perfezione, un essere perfetta a tutti i costi, è poi avere il controllo su se stessi, sul cibo, sul poter controllare tutto di te.
soprattutto non credo che ci sia di mezzo la debolezza, anzi all'incontrario perchè ci vuole una forza per portare a termine ciò che ti sei prefissata che ci vuole una grande forza.. Comunque io credo che non ne abbiano parlato per fare del bene, perchè altrimenti si darebbero da fare diversamente, le parole siamo bravi a dirle tutti, ma tra il dire e il fare c'è qualcosa di più grande..

Unknown ha detto...

Beh io credo che per prima cosa si possa dire anche che si cerca una perfezione, un essere perfetta a tutti i costi, è poi avere il controllo su se stessi, sul cibo, sul poter controllare tutto di te.
soprattutto non credo che ci sia di mezzo la debolezza, anzi all'incontrario perchè ci vuole una forza per portare a termine ciò che ti sei prefissata che ci vuole una grande forza.. Comunque io credo che non ne abbiano parlato per fare del bene, perchè altrimenti si darebbero da fare diversamente, le parole siamo bravi a dirle tutti, ma tra il dire e il fare c'è qualcosa di più grande..

Anonimo ha detto...

Sono la madre di una ragazza malata di anoressia. Ritengo che campagne come queste siano inutili se non dannose, perché alimentano nell'immaginario collettivo la falsa idea, peraltro molto diffusa, della anoressia legata all'aspetto fisico, il quale rappresenta viceversa solo un sintomo di un disagio interiore. Se volessero davvero impegnarsi in qualcosa di utile le agenzie di moda dovrebbero, silenziosamente ma con tenacia, contribuire a dare una immagine corretta delle donne e del corpo femminile, usando modelle "normali" e non scheletriche ed i negozi esporre manichini "normali" e non finte Barbie filiformi. Diciamo NO alle finte, inutili o dannose campagne contro l'anoressia.

Unknown ha detto...

Ma è stato solo per farsi un po' di publicità

Unknown ha detto...

Non so se è inerente al post che hai scritto veggie, ma ho bisogno di scrivere.
Solitamente sono le situazioni nuove a spaventare maggiormente, in verità non è così, sono le circostanze che non puoi controllare che mettono la tua persona in uno stato di agitazione, il sentirsi in gabbia, il vederti privata della libertà di andare dovevuoi, di fare ciò che vuoi, il controllo che possono avere gli altri su di te, è una sensazione bruttissima quando sono gli altri ad avere il controllo su di te, quando ti ritrovi a fare cose che non vorresti fare, ma non hai nessun potere per rifiutarti.
Ti trovi la tua mente manipolata in agitazione con mille pensieri che ti girano in testa, pensare che ci sia un motivo per tutto questo, ma in realtà non c'è nessun motivo e che la vita ti mette di fronte a questi innumerevoli passi vuoti, e tu non sai minimamente come reagire di fronte a questi eventi.
A volte si vorrebbe fuggire, fuggire da chissà che cosa, un qualcosa che nemmeno tu sai, avresti voglia di chiudere tante porte e girare le spalle senza voltarti indietro, nasconderti, smettere di pensare di dire, di agire, inveceno, so tutte li, le porte aperte che ti aspettano come volerti ricordare cose che avresti solo voglia di dimenticare, cose che vorresti che appartenessero soltanto al passato, l'unica cosa che vorrei in questo momento e riuscire a dimenticare tutto, riuscire ad attraversare quella porta misteriosa aperta da poco, in cui non so cosa troverò, in realtà forse immagino cosa posso trovarci, visto che sento così tanto parlare di questa realtà, che adesso infondo è anche la mia realtà.
Ho inziato ad ascoltare cose che non avrei dovuto ascoltare, è adesso dentro di me ci sono pensieri che riescono a spegnere la mia mente a cose positive, e non riesco ad impedire che questi pensieri che pensieri mi capovolgono tutto ciò su cui avevo fatto per stare bene, tutto questo mi spaventa ma allo stesso tempo mi da la forza perchè penso e dico a me stessa che finalmente io posso avere il controllo su me stessa, anche se non so per quanto tempo io possa resistere, forse mi sono messa in questi pasticci solo per dimostrare che sono grande, che posso decidere io della mia vita, o forse adesso voglio solo capire cos'è la vera perfezione, oppure ho solo bisogno di capire fin dove le mie energie possono arrivare, ma vorrei anche trovare alla fine una via d'uscita.

Unknown ha detto...

In realtà non so nemmeno cosa mi stia succedendo, mi sembra anche strano che io parli di perfezione, di controllo, o di autocontrollo di me stessa, l'unica cosa che vorrei e poter decidere da sola, cosa fare della mia vita, ma questo non mi è concesso, allora cosa puoi fare per far si che tu possa avere almeno uno dei controlli della tua vita, quella sul cibo, si, esattamente come dicono tutti gli altri, avere finalmente il controllo di poter fare ciò che vuoi, almeno fino a quando qualcuni si accorgerà di quello che stai facendo, e allora riprenderanno di nuovo il controllo su di te, senza chiederti minimamente che cosa vuoi fare della tua vita.
In questo momento mi sento smarrita, sono in continuo affanno alla ricerca di una risposta che so che mai arriverà, mi chiedo la vita cos'è? Che cosa significa vivere? Quello che so e che io non vivo ma sopravvivo!
La vita potrei chiedermi infinite volte cos'è, ma non troverei mai la risposta giusta, non riesco a trovare un senso a questa infinita parola, nasciamo e passiamo una vita intera a pensare, a sognare, e poi ti ritrovi ad un tratto a non poter più sognare, perchè è la vita stessa che ti deluderà mettendoti davanti innumerevoli difficoltà, già oltre alle persone a dover prendere in mano la tua vita, poi ci si mette la vita stessa a prendersi gioco di te, allora nella tua insana mente inizia a nascere qualcosa dentro che pensi si, finalmente avrò io in mano la mia vita e potrò decidere io cosa il mio corpo ha bisogno, sarò io l'artefice della mia vita, nessuno potrà più dirmi cosa fare e cosa non fare.
Non so se ho spiegato bene ciò che volevo dire, se non fosse chiedo scusa a tutti, scusami veggie, per aver rubato spazio.

PrettyLittleGirl ha detto...

Beh io non so se ho capito quello che volevi dire ma mi sembra che abbia un suo senso..
Io a volte ho l'impressione di avermici messa da sola in questo casino con il cibo per "dimostrarmi" che ne potevo anche uscire..
In quel momento stavo vivendo altre situazioni che non riuscivo a risolvere e su cui avevo capito che "non avevo più nessun potere" e per quanto mi sforzassi di uscirne, non sapevo come..
Dopo questa presa di coscienza ho iniziato quasi a crearmi dei guai "più gestibili", pensando quasi" se inizio questa "dieta"potro distrarmi da questi pensieri e allo stesso tempo è solo una dieta per cui quando diventerà pericolosa, al massimo smetto.
E allo stesso tempo pensavo se ce la farò a smettere sarà anche un ulteriore prova di come io , in realtà, posso avere il controllo sulla mia vita.
Poi sotto a questo pensiero c'erano ben tante altre cose..ma credoche sul momento quella fosse una dimostrazione a me stessa che non ero cosi "inerme" davanti alla vita, davanti agli eventi.

Mi scuso anche io!io sto rubando spazio per la 3 volta:-/

justvicky ha detto...

Come tantissime volte ho detto e scritto, non sono completamente d'accordo sull'imputare alla moda la diffusione dei dca. è un sillogismo "modella-moda-anoressia" che tendo a sfatare semplicemente invitando a una riflessione: una persona può essere anoressica a 70 kg , perchè l'anoressia banalmente spiegata è come tu mangi un panino. Non Quanti panini ti si possono contare sulle chiappe. E al contrario...una modella può perdere x kg per entrare in quel vestito...ma non perforza in quei x kg ci vede la sua vita (che poi questo sia moralmente giusto o sbagliato è un discorso a parte che apre una mega parentesi).
Senza cadere nella banalità delle cose...le case di moda offrono un ideale, un sogno se vogliamo. L'utopia della modella con la pancetta , della modella "umana" non si realizzerà mai...ed uscendo dal moralismo comune e privo di critica, non piacerebbe a nessuno .Tutti bravi a dire "bisognerebbe che le modelle assomigliassero alla mia vicina che va a fare la spesa per i sui 3 figli" ma dai...davvero chi lo dice ci crede?

Chiudo parentesi e torno al succo della questione. Un dca non è una scelta mai completamente senziente e per me è un presupposto intoccabile. Di qui, tutto il discorso sull'intelligenza , l'informazione ecc è di troppo. essere coscenti dei danni, rischi e sintomi può essere utile per un'eventuale corsa ai ripari , ma non a prevenire. Una campagna di prevenzione la vedo molto più che inutile. Non è questione di scegliere un giusto partito , e questione che uno un bel giorno si trova a fare scelte fondamentali e dire "ma cazzo , non sono libero di decidere come pare a me perchè qui siamo in due". Nessuno sa cosa vuol dire anoressia , cosa vuol dire dca. Probabilmente non lo so nemmeno io PER TE cosa vuol dire.
E sai , la questione inteligenza l'hanno girata anche a me. E a volte credo sia vero, altre credo semplicemente che la gente non sa di che parla. E per togliere un altro luogo comune, non credo sia nemmeno questione di ipersensibilità. é il modo di incamerare le cose,
quel farsi mali maggiori di quelli che il mondo mai si azzarderà a provocarti che da un senso di controllo, una sorta di vaccino



ti stringo forte forte

Marcella ha detto...

Bah secondo me è inutile come sarebbe inutile qualsiasi campagna contro l'anoressia. Quello che potrebbe funzionare è semplicemente sensibilizzare gli altri su cosa sia, far capire cosa succede e basta. Io, personalmente, credo che ci sia un punto in cui si sceglie se continuare a suicidarsi oppure provare a smettere, di questo ne sono convinta perché nei miei periodi peggiori me ne sono sempre tirata fuori prima che la situazione diventasse grave sul serio...però, che io sappia, sono la sola ad averlo fatto quindi non so da cosa dipenda. Anche le campagne per la droga e tutto i resto lasciano il tempo che trovano, io credo sia un qualcosa che non possa essere prevenuto con uno spot pubblicitario, ci vuole ben altro dietro e questo può essere dato solo da una sana visione di se stessi, del corpo femminile, della società...e un'altra serie di cose che la tua famiglia può insegnarti ma non è detto che tu le recepirai o pur recependole non è detto che non ti ammalerai ugualmente.

Anonimo ha detto...

Ciao Veggie,
Non fare troppo caso al fatto che tu hai scritto un articolo su una cosa e io risponda solo a un dettaglio...mi prenderò tempo di riflettere sul tutto, solo che ora non posso (devo andare a studiare...) e quindi rimando.
Però c'è una cosa che mi ha colpita, perché ci pensavo proprio questa mattina, prima di leggere il tuo articolo: le persone che ti dicevano che sei troppo intelligente per l'anoressia. È successo anche a me, anche a me hanno detto quelle cose. Me le hanno dette prima ancora che dicessi apertamente che di quello di cui soffrivo, anzi, avevo appena accennato a dire che avevo dei disturbi alimentari. Ho detto così, in maniera generica. La risposta è stata: come quelle che non mangiano? No, non tu.
È strano come la spiegazione che ci siamo date sia diversa. Tu hai pensato alla discrasia che c'è tra l'avere le basi di conoscenza e intelligenza sufficienti per capire il danno e farsi del male comunque. Io invece ho avuto la sensazione che dietro al loro "non tu" ci sia ancora il retaggio di quella concezione che vuole le anoressiche ragazzine stupide che van dietro alle modelle. Almeno, è quello che ho visto dietro a quelle parole.
Così non sono andata oltre. Anzi si, dopo il commento ho detto "si, ho avuto dei disturbi, ma niente di grave. Ho risolto".
Più o meno, diciamo.
Kim

Anonimo ha detto...

Approfitto di una pausa dallo studio. Vediamo...
Da un lato, le campagne di prevenzione e il loro senso. Ne hanno, non ne hanno? Personalmente, credo che dipenda da come si svolgono. Trovo che sia un controsenso che queste cose vengano dal mondo della moda, dato che il modello di fisicità proposto dagli stilisti poi è il supermagro superbello. Ma, al di lá del controsenso, trovo che sia pericolosamente riduttivo: come se le anoressiche anelassero tutte a quel modello. Come se bastasse un cartellone a dire che non è tutto rosa e fiori. Come se fosse poi quello, il vero problema.
D'altro canto, penso che campagne di prevenzione un pò più serie se ne potrebbero anche fare; più serie e più profonde. È vero che, mediamente, le persone che diventano anoressiche sapevano già più o meno, mentre restringevano l'alimentazione, quello che facevano e le conseguenze. Però, e qui parlo per me, a me mancava un pezzo di comprensione, che poi penso sia quello che manca anche alla maggior parte delle persone che questo disturbo non lo vive in prima persona: l'anoressia non è un disturbo che ha origine dal cibo. Pensate sia ovvio? Per me non lo è stato, ci son voluti anni prima di riuscire a comprendere veramente che il mio sentirmi grassa non fosse legato al fatto che lo fossi, al fatto che mangiassi quel tanto o quel poco che bastava a sopravvivere. Ci ho messo tempo per capire che se anche avessi potuto non mangiare mai più -e comunque sopravvivere - io non sarei stata quello che volevo, non mi sarei sentita come credevo, ma avrei sempre avuto me stessa tra i piedi. Forse è stata una carenza mia, ma non avevo veramente realizzato che stavo anelando a qualcosa che non c'era, perchè dentro avevo un enorme disagio. Mi ci è voluto tempo per capire che il cibo non poteva curarlo, non era la soluzione ed anche questo step verso la comprensione non mi ha aiutata a svincolarmi dal controllo sul cibo, pur avendomi dato delle carte in più da giocare per uscire dalla patologia.
Questo magari mi avrebbe fatto bene saperlo. Perché sì, si dice che l'anoressia è una malattia complessa, ma non che quella magrezza, che quel rapporto con il cibo sono solo...un dettaglio. Scusate se offendo qualcuno definendolo "dettaglio": non intendo dire che sia poco importante (anzi, fa stare malissimo, io stessa ho pianto più volte mangiando, è un dettaglio anche potenzialmente mortale...), ma che un anoressico resta anoressico anche quando ricomincia a mangiare. Anche quando segue una dieta normale lo rimane, se non va in fondo al problema.
Ecco, questo è quello che vorrei che fosse detto nelle campagne di prevenzione: non tanto che "non mangiando si muore" o che "le anoressiche sono così brutte, così magre" per dissuadere le ragazzine. Vorrei che si dicesse che nell'anoressia il cibo c'entra, ma non è tutto.
È penso che questo potrebbe servire anche a tutti i non anoressici. Per evitare di arrivare al punto da pensare che una persona sia troppo intelligente per diventare anoressica. Perché quando l'intelligenza è un fattore protettivo? Solo quando si pensa che la causa della malattia sia un condizionamento acritico dall'esterno.
Kim

Veggie ha detto...

@ ela87 – Grazie!...

@ Anonima (23 Agosto 2013, ore: 17.46) – Concordo pienamente con te sulla constatazione che c’è questo fortissimo cliché sul binomio modella-anoressia… cliché che, come tale, non corrisponde a realtà effettiva. Proprio grazie a questo blog, ho avuto modo di conoscere 3 ragazze che lavorano per l’appunto come modelle (un paio delle quali hanno anche commentato questo post, peraltro ^^”)… e anche parlandone con loro è venuta fuori la medesima cosa: loro mi hanno confermato che un numero veramente esiguo di modelle ha realmente un DCA, e che quelle pochissime che ce l’hanno, o ce l’avevano già da prima, o comunque lo sviluppano non per il lavoro, ma per altre problematiche che hanno con loro stesse. A dimostrazione di quanto sia falso il luogo comune “fare la modella=ammalarsi di anoressia”. (E, sì, credo anch’io che analogo discorso valga per la tossicodipendenza: troppo facile puntare il dito sulle discoteche, troppo superficiale… penso che se una persona matura questo tipo di dipendenza, le motivazioni siano ben più personali e profonde di un banale “Voglio ballare senza sentire la stanchezza fino all’orario di chiusura della discoteca”…) E hai totalmente ragione anche quando scrivi che non è il peso che conta: il numero sulla bilancia può essere uno qualsiasi, quello che poi conta è come ci si sente interiormente… e questo non a niente a che vedere col peso…
P.S.= Se posso permettermi di fare l’impicciona… Capisco il tuo timore nel sottoporti agli accertamenti. Però pensa che, nella remota eventualità (facciamo corna!!...) in cui venisse fuori che c’è qualcosa che non va, sapendolo potrai prendere gli opportuni provvedimenti per evitare ulteriori danni… quindi, secondo me qualche controllino ti converrebbe farlo. (Ma questa è solo la mia opinione, si capisce, semplicemente quello che penso, poi è ovvio che sei padronissima di fare tutto ciò che vuoi della tua vita…)

@ Pulce – Sì, penso che l’aspetto un po’ ipocrita di queste campagne non le renda molto credibili… Cioè, se campagne del genere vengono fatte, nulla da eccepire, alla fin fine male non fanno… però non mi sembra neanche possano servire a granché. Secondo me è proprio l’impostazione delle campagne cosiddette “preventive” che dovrebbe essere differente… e magari anche mirata ad altro target quale le famiglie… per insegnare ai genitori a riconoscere i segnali premonitori di un DCA… e per spiegargli come interagire con una persona che ha un DCA…

@ Wolfie – Non potrei essere più d’accordo con quello che hai scritto, hai fatto delle osservazioni davvero giuste. E sono d’accordo anche sul fatto che l’attenzione dovrebbe essere puntata non semplicemente sulla prevenzione dell’anoressia, perché ciò è cosa assai ardua, ma soprattutto sulla diagnosi precoce dei DCA e sul dedicare loro cure appropriate…

@ persephoneen – No che non hanno senso frasi del genere… o meglio, hanno senso solo nell’ottica di persone superficiali che badano soltanto all’esteriorità e non si rendono conto di quanto profondamente affondino invece le loro radici malattie come i DCA… Se bastasse meramente mangiare normalmente per guarire da un DCA, forse non sarebbero neanche malattie… Inoltre, la tua testimonianza rivela la duplice faccia della medaglia delle campagne di prevenzione per i DCA… Sono patologie complesse, che non si possono liquidare con un paio d’immagini e frasi a effetto che rimangono fini a se stesse…

Veggie ha detto...

@ PrettyLittleGirl – Quello su cui questa campagna si focalizza è l’apparenza… che è ben lontana dal nucleo centrale del DCA, che è quello che tu ben estrinsechi col tuo commento. Un nucleo che per certi aspetti è legato a delle scelte personali… scelte personali che però non sono necessariamente guidate da una consapevolezza di un bene o di un male intesi in senso assoluto… La campagna di Olivero Toscani poco la tollero (con tutto il rispetto dovuto ad Isabelle Caro e alla sua sofferenza) perché mi pare un ulteriore modo per mettere il focus sull’esteriorità dei DCA, il che lo reputo erroneo… però, anche se non mi ha trasmesso le stesse sensazioni che ha trasmetto a te, capisco cosa intendi dire. Senz’altro i messaggi di sensibilizzazione possono essere importanti… credo però che dovrebbero percorrere altri canali rispetto a quello meramente visivo, che non può che centrarsi su apparenza ed esteriorità… Poi, son d’accordo con te sul fatto che queste campagne cerchino di spiegare razionalmente un qualcosa che non è veramente del tutto razionale…
P.S.= Scusa di che?... Ben vengano i tuoi poemi, quello che scrivi è sempre molto interessante!... (Tra l’altro, sono totalmente d’accordo con l’ultimo paragrafo del tuo secondo commento…) Non rubi mai spazio, figurati!!...

@ Jonny – Anch’io non credo all’efficacia di questo tipo di campagne… Credo che dovremmo puntare sulla diagnosi precoce piuttosto che sulla prevenzione, perché credo che potrebbe essere, a suo modo, più efficace… E invece, quante campagne di diagnosi precoce dell’anoressia esistono?... Non saprei dire, non me ne viene nessuna, e già questo è significativo… Sono d’accordo con te sul fatto che l’anoressia sia una strategia di coping che risponde a un bisogno profondo… e che non basta sapere astrattamente teoricamente quali ne saranno le conseguenze per evitarla…

@ Sarah995 – No, è tutt’altro che facile… Io credo che, chi entra nell’anoressia, scelga scientemente il sintomo – la restrizione alimentare – ma non certo la malattia – tutte le complicanze psicofisiche conseguenti all’anoressia. Per questo non è neanche tanto chiaro a cosa bisognerebbe effettivamente dire di no… Dopo tanti anni di malattia, è ovvio che i comportamenti patologici finiscano per sembrare quasi normali… proprio per questo credo sia importante rompere il circolo vizioso ed adottare nuove abitudini da sostituire a quelle malate… perché se è vero che il nostro cervello è un organo reiterativo per le cose negative, lo è anche per quelle positive…

@ LookingForM – Penso che il tuo commento, nel raccontare la tua esperienza, renda benissimo l’idea dell’ipocrisia e dell’ambivalenza scaturita da una campagna del genere quando proposta da una agenzia di moda… perché, giustamente, se da una parte ti dicono che vai benissimo con un B.M.I. di 16 – 17, e dall’altra tirano fuori slogan contro l’anoressia, il messaggio che passa è assolutamente contraddittorio e conflittuale. E questo mina la chiarezza del messaggio che invece dovrebbe passare. È come dire a qualcuno di smettere di fare qualcosa che noi per prime stiamo facendo: la persona ne rimarrà inevitabilmente confusa. Sul fatto che una campagna del genere dovrebbe essere un monito per gli addetti ai lavori siamo d’accordo… ma all’atto pratico, sia da quello che scrivi tu, ma anche altre persone che condividono la tua occupazione, mi sembra che questo presunto monito venga all’atto pratico completamente ignorato…
P.S.= Non dico che quello che viene proposto dai mass-media non abbia assolutamente nessuna influenza su nessuna persona… però sono e resto dell’idea che la loro influenza sia relativa solo ad una ristretta percentuale delle persone che hanno un DCA, e che comunque non sia il motore primo della patologia, ma solo una delle tantissime concause che ne determinano la comparsa clinica, e credo neanche la più importante… Perché il messaggio veicolato dai mass-media è lo stesso per tutte le persone. Se solo una minima percentuale si ammala di DCA, evidentemente non vi è relazione diretta tra le 2 cose…

Veggie ha detto...

@ Miriam – E la gente che te l’ha detto, non si è resa conto di quanto fosse sciocca a dirti una cosa del genere?... Se bastasse vedere una cosa per evitarla, allora le campagne come quella che ho illustrato in questo post sarebbero efficacissime… e invece no è così, a dimostrazione del fatto che gli input che ci arrivano dall’esterno non sono tutto… anzi, spesso e volentieri sono proprio poco e niente…

@ Ilaria – Quel che dici sul parlarne è giusto… però penso che l’impostazione della campagna dovrebbe comunque essere diversa: perché in una persona che non ha vissuto un DCA, una campagna di questo tipo secondo me spinge a discutere più che altro sugli aspetti esteriori (cibo-corpo-peso) del DCA, mantenendo l’attenzione delle masse in superficie, rinforzando degli stereotipi… senza riuscire di fatto a far breccia sulla vera natura del problema…

@ Dark Fairy – Penso anch’io che sia quantomeno più facile scaricare la colpa sul singolo… perché questo permette anche, nella fattispecie, una sorta di lavata di mani collettiva… Se è la persona singola che si ammala, e se è sua la responsabilità, allora chiunque altro se ne tira fuori e non si sente più nessun fardello sulle spalle. Ora, se è vero che il primus movens dell’anoressia è senz’altro individuale, credo sia altrettanto vero che alle concause che portano all’anoressia contribuisca comunque tutto il background di situazioni ed interazioni che la persona si è trovata ad affrontare nel corso della propria vita… ed è solo scavando nel passato che si può ritrovare dove la malattia affonda le proprie radici.

@ Vele/Ivy – Vero che fa un po’ strano?!... E non fa altro che riconfermare un luogo comune diffusissimo, ovvero la falsa correlazione moda-anoressia… il che non facilita affatto chi ne soffre, perché si vede di nuovo rappresentato da un consueto falso cliché…

Veggie ha detto...

@ barde live – Certo che anche se è solo per farsi pubblicità, mi sembra riprovevole il farla speculando sulla salute altrui… Senz’altro, comunque, una campagna del genere, quale che ne sia stato l’intento primario, lascia un po’ il tempo che trova… e sono d’accordo con te quando dici che l’azione dovrebbe essere organizzata e anche mirata in maniera differente, per poter acquisire un’efficacia maggiore… Inevitabilmente, io credo che l’anoressia sia effettivamente la malattia del controllo, che nasce da un bisogno ben più profondo di controllare tutto, alimentazione compresa… eppure, poi, si rivela un’arma a doppio taglio, perché quello che all’inizio sembrava di poter controllare, alla fine è ciò che ci controlla in misura spietata. E credo che questa sia un po’ anche la risposta al tuo secondo commento. Io penso che, nella vita, sia impossibile dimenticare quello che ci è successo… nel bello e nel cattivo tempo… però, se è vero che non possiamo dimenticare, è altrettanto vero che c’è una cosa che possiamo fare: reagire in maniera costruttiva a tutto quello che, in passato, ci ha fatte stare male. Nella vita non devi dimostrare niente a nessuno se non a te stessa… e l’ “essere grande” non dipende da quello che fai, ma da una maturazione interiore che cresce con l’età e con le esperienze di vita, facili o difficili che siano, che riusciamo ad affrontare in maniera positiva. La vita non è una favola, barde live. Non è vero che succedono i peggiori pasticci, ma poi tanto alla fine “tutti vissero felici e contenti”. Queste sono le favole, sono i film. Nella vita reale non funziona così. Nella vita reale devi cercare di evitare i casini, perché quando ti ci infili sono cazzi e basta, non c’è nessun eroe che viene a salvarti, devi fare tutto da sola, e più cadrai in basso, più starai male e più sarà difficile uscirne. È tutto qui. La “perfezione”, pure, è un concetto da telefilm americano: nella vita reale non esistono persone perfette, ma solo persone che si fanno il mazzo per arrivare a fine giornata. Persone che combattono, e che per questo sono delle vincenti. Non perché non cadono, ma perché si rialzano. Nessuno si accorgerà mai di quali sono i tuoi problemi fino a che tu non prenderai il coraggio a due mani e ne parlerai esplicitamente. Nessuno ti darà mai una mano fino a che non chiederai aiuto. I riflettori non sono puntati su di te, perciò se vuoi qualcosa… bè, datti da fare e prenditela. Se vuoi distruggerti fisicamente e psicologicamente, dipende tutto da te. Ma anche se vuoi rialzarti e combattere, e dimostrare a te stessa quanto tu possa essere veramente forte, anche questo dipende da te: ed è proprio questo che farà di te una vincente. Essere artefici della propria vita non significa decidere quanto e cosa mangiare: questa, anzi, è la peggiore schiavitù in cui tu ti possa rinchiudere, perché farai dipendere tutta la tua vita da una cosa che te la rovinerà. Essere artefici della propria vita significa viverla senza condizionamenti esterni, ascoltando te stessa, cercando di fare quello che ti rende serena. Perché la vita non ha un senso, sei tu che devi viverla e trovargli il tuo significato. Ti abbraccio…

@ La mamma di una ragazza con anoressia – Sono completamente d’accordo: una campagna di questo tipo è fuorviante. Penso che le agenzie di moda dovrebbero fare il loro lavoro stando fuori da questo pseudo-impegno civile, e che invece dovrebbe essere la sanità ad avviare campagne serie oltre che di prevenzione anche e soprattutto di diagnosi precoce…

Veggie ha detto...

@ justvicky – Sono perfettamente d’accordo con te su ambo le questioni. Sulla prima, perché credo di aver detto e ridetto millemila volte che l’anoressia è una malattia mentale e non fisica. Ma purtroppo, essendo il fisico la prima cosa che balza all’occhio, che è esterno alla patologia continua a vedere sempre e solo quello… e allora giù di luoghi comuni sulla moda, la società, e quant’altro… Forse un po’ anche perché fa comodo incolpare questi “fattori collettivi” (anche se credo che chiunque, riflettendoci un attimo, capirebbe che se veramente dipendesse dalla moda, TUTTE le persone avrebbero un DCA, perché TUTTE sono sottoposte alla stessa stimolazione mediatica…) perché è un qualcosa che deresponsabilizza… Anche sulla seconda parte del tuo commento sono d’accordo, anche perché ogni persona è una storia a sé, e quindi dire cose come “tutte le persone con anoressia sono intelligenti” o “tutte le persone con anoressia sono ipersensibili”, rappresenta una generalizzazione che mal tollero, perché fa fare di tutta l’erba un fascio… Ci sta benissimo che si ammalino alcune ragazze particolarmente intelligenti e sensibili… ma non è una cosa valida in assoluto. Da qui, secondo me, l’importanza della diagnosi precoce più che della prevenzione… e, soprattutto, credo sarebbero importanti campagne di sensibilizzazione della gente al problema, affinché i primi segnali della malattia su una ragazza possano essere più facilmente individuati ed agiti da chi le sta intorno… Un abbraccio forte forte anche a te…

@ Marcella – Son d’accordo sul fatto che per problemi come i DCA (ma anche la tossicodipendenza ed affini…) è estremamente difficile (per non dire impossibile…) agire efficacemente da un punto di vista preventivo… e che ci vorrebbe un qualcosa di diverso a monte, nell’educazione dei bambini/e fin dalla prima infanzia… E senz’altro, anche in questo son d’accordo con te, sarebbe importante sensibilizzare le persone sulla problematica… ma facendo una campagna di sensibilizzazione seria, non le solite 2 cavolate che si sentono in TV… In quanto alla tua considerazione sul tirarsene fuori prima che diventi una cosa troppo seria…io non lo so da cosa dipenda, a naso direi però che dipende dal background individuale…

Veggie ha detto...

@ Kim – Dato che hai lasciato 2 diversi commenti, ti rispondo anch’io separatamente…
Per quanto riguarda il 1° commento… Bè, se è il dettaglio che ti ha particolarmente colpito, direi che hai fatto bene ad incentrare il tuo commento su quello… poiché, alla fine, la nostra mente è estremamente selettiva: ti tutte le stimolazioni che costantemente le giungono, prende ed elabora coscientemente solo quelle che reputa più importanti. A parte questo… penso che sia la mia che la tua spiegazione siano altrettanto valide… anzi, direi complementari. Cioè, io credo che possano essere vere ambo le considerazioni… perché è verissimo che purtroppo ancora oggi circolano tantissimi falsi luoghi comuni sull’anoressia, che la gente esterna alla patologia proietta su chi conosce e ne soffre, ed è vero anche che c’è un gap tra consapevolezza sciente e emotività… per cui, penso che siano assolutamente vere e valide ambo le spiegazioni, e penso che in quel “Non tu” detto dalla gente siano presenti entrambe le cose.
Per quel che concerne il 2° commento… Sono completamente d’accordo su ciò che scrivi relativamente alla considerazione che c’è modo e modo per presentare una medesima cosa, e che una campagna del genere proposta da un’agenzia di moda fa sia pensare “ma da che pulpito viene la predica?!”, sia consolidare il falso luogo comune che le persone con anoressia sono delle scemotte con la fissa di voler fare le modelle. E concordo al 100% con la tua considerazione che il cibo sia un “dettaglio” (nel senso che lo intendi tu), perché sono ben altre le cose che si cercano nell’anoressia, e che è una patologia che ti rimane dentro a prescindere dal tuo peso… Io non ho avuto il tuo stesso vissuto, però anche per me l’anoressia non è mai stata affatto la patologia del cibo o del peso, bensì la patologia del bisogno di controllo assoluto. Per cui, non posso che concordare con tutto quello che hai scritto a proposito della necessità di fare campagne, sì, preventive, ma che giocano su tutt’altre cose. Un abbraccio…

Unknown ha detto...

Scusami veggie credi che io non sappia bene che la vita non è una favola? Credi che io non sappia che nella vita reale non succede mai e vissero tutti felici e contenti?
Non mi sembra di aver detto cose molto errate sulla perfezione, io non credo nella perfezione.

BlackBird ha detto...

ho letto solo adesso il tuo post...
quanto è vero! quante volte ho sentito quella frase!
quante volte mi sono sentita dire che dovrei impegnarmi un po' e mangiare, quante volte mi hanno detto che è stupido tenere alla magrezza più che alla vita!
ma non è una scelta!

Veggie ha detto...

@ barde live – La tematica della perfezione l’ho menzionata perché l’hai portata te per prima nei tuoi commenti… ed è comunque un bene che tu non ci creda, perché non esiste… E se non credi che la vita sia una favola, lascia perdere tutte le illusioni sulla possibilità di controllare la tua vita (e men che meno attraverso l’alimentazione…), perché la vita è, purtroppo o per fortuna, una cosa che non si controlla per antonomasia… e cerca d’impegnarti con tutta te stessa, giorno dopo giorno, per fare cose che possano renderti serena…

@ BlackBird – E’ una scelta il sintomo, ma certo non è una scelta la malattia… non una scelta consapevole, per lo meno… non una scelta totalmente razionale, e della quale dunque si può avere piena facoltà di recedere in qualsiasi momento…

Raki ha detto...

Già, non sopporto quando dicono che là causa dell'anoressia siano i mass media, quando invece non e' così! Pure mia nonna una volta che stavamo ascoltando in tv parlare di anoressia ha detto "adesso gambo capito che e' una forma di disturbo alimentare derivati dalla psiche, una volta semplicemente pensavano fosse inappetente e là ingozzavano a forza e veniva isolata come malata, neanche troppo intelligente"
Ma parla di anni in cui i masa media non c'erano neanche!

Veggie ha detto...

@ Raki89 – Bè, è inevitabile che in passato ci siano stati dei preconcetti sui DCA… E’ più “grave” che ci siano tuttora, e che venga veicolata un’informazione sbagliata…

 
Clicky Web Analytics Licenza Creative Commons
Anoressia: after dark by Veggie is licensed under a Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported License.