venerdì 5 settembre 2014
L'anoressia NON è una questione di peso
Sebbene il termine “anoressia nervosa” stereotipatamente rievochi immagini di adolescenti emaciate, DCA caratterizzati da restrizione alimentare o perdita di peso possono verificarsi – e di fatto si verificano – a qualsiasi peso. Tuttavia, proprio perché l’anoressia è stereotipatamente associata al sottopeso, i medici sono meno propensi a diagnosticarla in ragazze che sono normopeso o sovrappeso, anche se queste hanno tutti gli altri sintomi dell’anoressia.
Ovviamente, ciò crea un problema.
Innanzitutto, non vi è alcuna evidenza clinica che i DCAnas (DCA Non Altrimenti Specificati) – diagnosi che viene ascritta a coloro che non rispondono pienamente a tutti i criteri diagnostici per anoressia e bulimia – siano meno gravi o meno pericolosi della vera e propria anoressia. Come ho scritto in alcuni post precedenti, le persone malate di DCAnas hanno tassi di mortalità comparabili e analoghi livelli di psicopatologia di chi ha l’anoressia o la bulimia.
In uno studio del 2010, Rebecca Peebles ed i suoi colleghi hanno scoperto che “le adolescenti che perdono più del 25% del loro [precedente] peso, ma che sono comunque al di sopra del 90% del peso medio per la loro età, hanno perso una percentuale maggiore del peso corporeo e ad una velocità maggiore, se comparate ad adolescenti affette da anoressia nervosa che hanno un B.M.I. corrispondente ad una condizione di sottopeso”. Inoltre, molto importante, questo studio rivela che le adolescenti in questione “sono molto più medicalmente compromesse delle pazienti che di partenza avevano un peso corporeo inferiore”.
Analogamente, tra le donne adulte, è il delta della variazione di peso (cioè la differenza tra peso attuale e peso più elevato raggiunto) che “corrisponde ai sintomi più severi di anoressia nervosa, e ad una maggiore incidenza di comorbidità con binge, bulimia, depressione, ansia e anomalie mestruali” (Berner et al., 2013).
Da notare che, poiché i DCA in persone normopeso vengono diagnosticati meno frequentemente, o comunque considerati meno gravi, queste persone ne soffrono per un lasso di tempo maggiore prima di ricevere cure appropriate. Questo è particolarmente preoccupante perché la diagnosi precoce e una breve durata della fase acuta del DCA sono i migliori predittori di successo terapeutico e remissioni stabili e durature.
Partendo da queste considerazioni, Jocelyn Lebow e i suoi colleghi (Lebow et al., 2014) hanno deciso di esaminare la prevalenza di normopeso e sovrappeso in adolescenti e donne che hanno chiesto aiuto per un DCA di tipo restrittivo.
Per poterlo fare, hanno esaminato i dati clinici forniti da una clinica specializzata nel trattamento di DCA, ed inerenti tutte le pazienti che vi erano transitate nel giro di 6 anni. Hanno ovviamente escluso dalla ricerca le persone che erano state ricoverate per bulimia o binge (tutte colore che non avevano un regime alimentare prettamente restrittivo, insomma).
Escludendo quindi queste persone, i ricercatori hanno lavorato su 179 pazienti di età compresa tra i 10 e i 20 anni. E dunque, cos’è saltato fuori?
Risultati principali
• Circa il 36% delle ragazze che erano state ricoverate per un comportamento alimentare di tipo prettamente restrittivo erano originariamente sovrappeso. [Mia considerazione collaterale: da notare che dunque circa BEN il 63% delle ragazze ricoverate in conseguenza della restrizione alimentare erano originariamente già normopeso o sottopeso!!]
• Circa la metà delle ragazze originariamente sovrappeso rispondeva completamente ai criteri diagnostici per l’anoressia, l’altra metà era ancora normopeso.
• Non c’erano differenze significative in termini di presenza di amenorrea (assenza di mestruazioni) tra le ragazze in oggetto di studio.
In media, se comparate con la media delle ragazze originariamente già normopeso o sottopeso, le pazienti originariamente sovrappeso:
• Avevano una più lunga storia di malattia prima di chiedere aiuto (20 mesi VS 11 mesi!)
• Avevano perso in valore assoluto più peso rispetto alle altre (un delta di di B.M.I. di 5,4 VS un delta di B.M.I. di 3,6!)
• Avevano la medesima quantità di sintomi fisici
• Avevano la medesima tipologia di sintomi psicologici
E’ importante osservare che, dal momento che questo studio è stato basato su cartelle cliniche di pazienti ricoverate, i dati ottenuti sottostimano la reale incidenza di DCA restrittivi, poiché non considerano tutte quelle persone che vengono seguite ambulatorialmente, e non fanno mai un ricovero in clinica. Inoltre, poiché alle pazienti veniva chiesto di riferire a proposito del peso più alto che avessero mai raggiunto e dei sintomi presentati, non si può avere le certezza che le risposte siano state del tutto e sempre sincere.
In breve, da questo studio si evince che di tutte le persone che chiedono aiuto per un DCA caratterizzato da comportamento alimentare restrittivo, solo circa il 36% era effettivamente sovrappeso originariamente. Anche se queste persone originariamente sovrappeso, al momento della richiesta di aiuto, avevano raggiunto il normopeso, ed erano quindi all’apparenza fisicamente “normali”, presentavano comunque sintomi fisici (per esempio: astenia, intolleranza al freddo, problemi dentali, stipsi, osteoporosi, bradicardia, capelli fragili, lanugo, etc…) e psichici analoghi a quelli delle ragazze sottopeso rispetto al range del B.M.I. o palesemente emaciate.
Implicazioni cliniche
Come gli autori affermano:
“Queste scoperte sottolineano il pericolo di fare una diagnosi di anoressia nervosa basandola principalmente sul peso corporeo, e l’importanza di considerare invece i sintomi fisici e psichici, piuttosto che il peso, come indicatori dello stato di salute di una persona. […] I medici dovrebbero essere capaci di riconoscere una persona affetta da anoressia nervosa a prescindere dal suo B.M.I. […] Eliminando il falso luogo comune che il sovrappeso o il normopeso non possono essere associati ad un DCA prettamente restrittivo come l’anoressia, i medici potrebbero cominciare ad incrementare le diagnosi precoci di DCA nelle pazienti di qualsiasi peso corporeo, senza commettere l’errore di minimizzare il sostanziale impatto negativo sotto ogni punto di vista di questi DCA in pazienti che hanno un peso che pare essere salutare.”
(mia traduzione)
Fortunatamente, pare che nell’ultima edizione del DSM-V sia stato eliminato il criterio del peso in termini assoluti, considerando invece il delta, ovvero l’entità complessiva della perdita di peso. In ogni caso, solo il tempo potrà dirci se queste variazioni potranno permettere di riconoscere meglio DCA restrittivi in pazienti che non risultano essere sottopeso secondo il B.M.I.
Non è peraltro chiaro (almeno, per me non lo è) come i medici potranno applicare queste nuove linee guida (e, peraltro, quanti di loro ne conoscono l’esistenza?). Io credo che un miglioramento della capacità di riconoscere l’anoressia anche in persone non sottopeso non dipenda semplicemente da un aggiornamento delle linee-guida sui DCA, ma soprattutto dalla capacità dei medici di ampliare la loro comprensione di queste malattie e delle persone affette da queste malattie… nonché dal cambiamento della percezione da parte della gente in generale dell’anoressia, cancellando lo stereotipo della falsa equazione che magrezza = anoressia. L’anoressia è una malattia mentale: ergo, se la matrice psicologica è presente, la malattia è tale a qualsiasi peso corporeo.
P.S. = Vi ricordo il "P.S." del post precedente, e ne approfitto per ringraziare le ragazze che hanno già contribuito!... Grazie mille!
Ovviamente, ciò crea un problema.
Innanzitutto, non vi è alcuna evidenza clinica che i DCAnas (DCA Non Altrimenti Specificati) – diagnosi che viene ascritta a coloro che non rispondono pienamente a tutti i criteri diagnostici per anoressia e bulimia – siano meno gravi o meno pericolosi della vera e propria anoressia. Come ho scritto in alcuni post precedenti, le persone malate di DCAnas hanno tassi di mortalità comparabili e analoghi livelli di psicopatologia di chi ha l’anoressia o la bulimia.
In uno studio del 2010, Rebecca Peebles ed i suoi colleghi hanno scoperto che “le adolescenti che perdono più del 25% del loro [precedente] peso, ma che sono comunque al di sopra del 90% del peso medio per la loro età, hanno perso una percentuale maggiore del peso corporeo e ad una velocità maggiore, se comparate ad adolescenti affette da anoressia nervosa che hanno un B.M.I. corrispondente ad una condizione di sottopeso”. Inoltre, molto importante, questo studio rivela che le adolescenti in questione “sono molto più medicalmente compromesse delle pazienti che di partenza avevano un peso corporeo inferiore”.
Analogamente, tra le donne adulte, è il delta della variazione di peso (cioè la differenza tra peso attuale e peso più elevato raggiunto) che “corrisponde ai sintomi più severi di anoressia nervosa, e ad una maggiore incidenza di comorbidità con binge, bulimia, depressione, ansia e anomalie mestruali” (Berner et al., 2013).
Da notare che, poiché i DCA in persone normopeso vengono diagnosticati meno frequentemente, o comunque considerati meno gravi, queste persone ne soffrono per un lasso di tempo maggiore prima di ricevere cure appropriate. Questo è particolarmente preoccupante perché la diagnosi precoce e una breve durata della fase acuta del DCA sono i migliori predittori di successo terapeutico e remissioni stabili e durature.
Partendo da queste considerazioni, Jocelyn Lebow e i suoi colleghi (Lebow et al., 2014) hanno deciso di esaminare la prevalenza di normopeso e sovrappeso in adolescenti e donne che hanno chiesto aiuto per un DCA di tipo restrittivo.
Per poterlo fare, hanno esaminato i dati clinici forniti da una clinica specializzata nel trattamento di DCA, ed inerenti tutte le pazienti che vi erano transitate nel giro di 6 anni. Hanno ovviamente escluso dalla ricerca le persone che erano state ricoverate per bulimia o binge (tutte colore che non avevano un regime alimentare prettamente restrittivo, insomma).
Escludendo quindi queste persone, i ricercatori hanno lavorato su 179 pazienti di età compresa tra i 10 e i 20 anni. E dunque, cos’è saltato fuori?
Risultati principali
• Circa il 36% delle ragazze che erano state ricoverate per un comportamento alimentare di tipo prettamente restrittivo erano originariamente sovrappeso. [Mia considerazione collaterale: da notare che dunque circa BEN il 63% delle ragazze ricoverate in conseguenza della restrizione alimentare erano originariamente già normopeso o sottopeso!!]
• Circa la metà delle ragazze originariamente sovrappeso rispondeva completamente ai criteri diagnostici per l’anoressia, l’altra metà era ancora normopeso.
• Non c’erano differenze significative in termini di presenza di amenorrea (assenza di mestruazioni) tra le ragazze in oggetto di studio.
In media, se comparate con la media delle ragazze originariamente già normopeso o sottopeso, le pazienti originariamente sovrappeso:
• Avevano una più lunga storia di malattia prima di chiedere aiuto (20 mesi VS 11 mesi!)
• Avevano perso in valore assoluto più peso rispetto alle altre (un delta di di B.M.I. di 5,4 VS un delta di B.M.I. di 3,6!)
• Avevano la medesima quantità di sintomi fisici
• Avevano la medesima tipologia di sintomi psicologici
E’ importante osservare che, dal momento che questo studio è stato basato su cartelle cliniche di pazienti ricoverate, i dati ottenuti sottostimano la reale incidenza di DCA restrittivi, poiché non considerano tutte quelle persone che vengono seguite ambulatorialmente, e non fanno mai un ricovero in clinica. Inoltre, poiché alle pazienti veniva chiesto di riferire a proposito del peso più alto che avessero mai raggiunto e dei sintomi presentati, non si può avere le certezza che le risposte siano state del tutto e sempre sincere.
In breve, da questo studio si evince che di tutte le persone che chiedono aiuto per un DCA caratterizzato da comportamento alimentare restrittivo, solo circa il 36% era effettivamente sovrappeso originariamente. Anche se queste persone originariamente sovrappeso, al momento della richiesta di aiuto, avevano raggiunto il normopeso, ed erano quindi all’apparenza fisicamente “normali”, presentavano comunque sintomi fisici (per esempio: astenia, intolleranza al freddo, problemi dentali, stipsi, osteoporosi, bradicardia, capelli fragili, lanugo, etc…) e psichici analoghi a quelli delle ragazze sottopeso rispetto al range del B.M.I. o palesemente emaciate.
Implicazioni cliniche
Come gli autori affermano:
“Queste scoperte sottolineano il pericolo di fare una diagnosi di anoressia nervosa basandola principalmente sul peso corporeo, e l’importanza di considerare invece i sintomi fisici e psichici, piuttosto che il peso, come indicatori dello stato di salute di una persona. […] I medici dovrebbero essere capaci di riconoscere una persona affetta da anoressia nervosa a prescindere dal suo B.M.I. […] Eliminando il falso luogo comune che il sovrappeso o il normopeso non possono essere associati ad un DCA prettamente restrittivo come l’anoressia, i medici potrebbero cominciare ad incrementare le diagnosi precoci di DCA nelle pazienti di qualsiasi peso corporeo, senza commettere l’errore di minimizzare il sostanziale impatto negativo sotto ogni punto di vista di questi DCA in pazienti che hanno un peso che pare essere salutare.”
(mia traduzione)
Fortunatamente, pare che nell’ultima edizione del DSM-V sia stato eliminato il criterio del peso in termini assoluti, considerando invece il delta, ovvero l’entità complessiva della perdita di peso. In ogni caso, solo il tempo potrà dirci se queste variazioni potranno permettere di riconoscere meglio DCA restrittivi in pazienti che non risultano essere sottopeso secondo il B.M.I.
Non è peraltro chiaro (almeno, per me non lo è) come i medici potranno applicare queste nuove linee guida (e, peraltro, quanti di loro ne conoscono l’esistenza?). Io credo che un miglioramento della capacità di riconoscere l’anoressia anche in persone non sottopeso non dipenda semplicemente da un aggiornamento delle linee-guida sui DCA, ma soprattutto dalla capacità dei medici di ampliare la loro comprensione di queste malattie e delle persone affette da queste malattie… nonché dal cambiamento della percezione da parte della gente in generale dell’anoressia, cancellando lo stereotipo della falsa equazione che magrezza = anoressia. L’anoressia è una malattia mentale: ergo, se la matrice psicologica è presente, la malattia è tale a qualsiasi peso corporeo.
P.S. = Vi ricordo il "P.S." del post precedente, e ne approfitto per ringraziare le ragazze che hanno già contribuito!... Grazie mille!
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25 commenti:
Bellissimo post. È incredibile come anche alcuni medici si facciano influenzare da "luoghi comuni" nonostante dovrebbero essere i primi a smentirli. Il delta peso credo potrebbe essere un criterio davvero molto importante per diagnosticare un disturbo alimentare anche a persone normopeso,che appunto sapendo di non essere ancora emaciate/estremamente sottopeso faticano ancora di più ad ammettere di avere un problema, per la paura di non essere credute.
I tuoi post sono davvero belli, e ben documentati, dimostrano che non parli per fare aria alla bocca e confermi come gli stereotipi siano sbagliati basandoti su studi realmente eseguiti; meriterebbero una maggiore divulgazione, più delle notizie sui siti pro ana di sicuro!
Un abbraccio
Purtroppo il fatto che la diagnosi di anoressia sia così legata al peso spinge molte ragazze a non ritenersi degne di essere prese in considerazione e di essere curate, sia a livello fisico ma sopratutto psicologico in quanto loro stesse non riconoscono la malattia come tale.
L'anoressia dovrebbe essere una malattia diagnosticata solo dal punto di vista mentale: insomma ci sono persone tranquillamente sotto peso senza essere malate, magari non sono l'immagine della salute ma mentalmente stanno bene.
Grazie ancora per i tuoi posto, ci fanno aprire gli occhi su cose che non sappiamo o che non vogliamo sapere
Ti abbraccio
Ho sempre pensato a questa cosa del delta... Io sono arrivata ad un peso molto basso, ma solo perché sono partita da un BMI già corrispondente al sottopeso! Ho perso meno peso rispetto alla maggior parte delle ragazze che girano qui su blogger, le quali però si sentono "meno degne di cure" per il semplice fatto di non pesare tot chili.
Questa cosa del delta del peso mi sembra francamente una bellissima idea: penso che sia molto più saggio valutare la perdita di peso in termini relativi che non in termini assoluti, per quel che riguarda l'anoressia.
Per quel che riguarda la bulimia, penso che anche qui bisognerebbe apportare dei cambiamenti ai criteri diagnostici, perchè comunque una cosa che ho notato è che chi è ammalata di bulimia tende a considerarsi meno grave di chi è malata di anoressia perchè non pesa così poso.
Io ho attraversato una fase così: poichè ero normopeso, come sempre lo sono stata del resto, nonostante fossi evidentemente bulimica, tenevo lontana l'idea dell'essere malata proprio perchè mi dicevo che non ero sottopeso, e dunque tutto sommato non ero "particolarmente grave". Tutto ciò con che nella fase peggiore della malattia sono arrivata anche a vomitare diverse volte ogni singolo giorno, eppure visto che non ero sottopeso mi intestardivo a non considerarmi un caso grave.
Per cui, direi che decisamente debba essere fatto qualcosa per far passare in secondo piano il criterio del peso quando si parla di dca, perchè le cose da cui si dovrebbe valutarne la gravità sono ben altre.
Un abbraccione!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ciao!
Condivido a pieno il tuo post!
Purtroppo i DCA vengono sempre correlati all'aspetto fisico.
In fondo basterebbe riconoscere che i DCA sono di natura prettamente psicologica, il problema nasce dalla mente e poi si ripercuote in maniera più o meno visibile sul corpo...ma il nocciolo della questione risiede nel cervello!!!
Sembra invece che quando bisogna diagnosticare un DCA si parta prima dal corpo e poi si guardi in un secondo momento la psiche e le dinamiche che intercorrono al suo interno. Ciò porta inevitabilmente ad accrescere il luogo comune secondo cui una persona sottopeso ha un DCA mentre una normopeso non ce l'ha, sebbene quest'ultima possa avere dei pensieri più distorti o dello condotte alimentari più nocive della persona sottopeso.
Secondo me x diagnosticare un DCA sarebbe necessario partire dall'analisi delle dinamiche mentali e comportamentali e considerare in un secondo momento la situazione fisica e le ripercussioni che tali pensieri e comportamenti hanno sul corpo e sulla vita sociale del soggetto.
Non dare perciò valore assoluto al peso, alla mancanza di ciclo e partire semplicemente da lì...nel corso della mia vita mi è capitato spesso di incontrare persone che avevano un brutto rapporto con il cibo ma che non si consideravano "malate" semplicemente perchè non erano sottopeso...manifestando però tutti quelli che sono i comportamenti più tipici degli anoressici.
Credo però che ci vorrà del tempo x cambiare l'approccio diagnostico e soprattutto molto ma molto moltissimo tempo x modificare i luoghi comuni sui DCA...
e mi dispiace perchè chi ce l'ha veramente una malattia del genere sa che il problema è nel cervello e che limita tutto nella vita ...non solo il rapporto con il cibo ( almeno a me sta malattia di merda mi ha riempito di ossessioni e compulsioni tante delle quali non centrano proprio un tubo col cibo e mi limitano in tutto...lavoro vita sociale ...facendomi sentire inadatta, inadeguata, diversa e portandomi così all'autoesclusione)...mentre la società (grazie anche ai famosi siti pro-ana...che mi continuo a chiedere come facciano ad esistere perchè io li vieterei e che continuano a dare un'immagine irreale dell'anoressia) pensa che nasca semplicemente dalla voglia di non avere la cellulite!!!!
Ciao Veggie e ciao a tutte !
Raffa
Io ho un vago ricordo , che "butto lì" e magari è un stronzata:
All'ospedale s. Orsola di bologna, dove risiede un importante centro dell'emilia romagna per i dca, ricordo che uno dei fattori per la diagnosi( e l'indirizzamento al percorso di ricovero più adatto) era appunto il nr di kg persi (credo 15), non il bmi.
Per qul che riguarda la bulimia ...vedo un po' diversamente da Wolfie a livello generale : ho notato che molte ragazze più che a vedersi meno malate tendono a vergognarsi e quindi tapparsi la bocca ed essere più reticenti nel rivolgersi a un centro. O meglio ancora...hanno una concezione molto diversa della malattia e della sua gravità. Parlando con una ragazza bulimica da anni, sembrava quasi concepisse questo disturbo come grave, limitante, ma vergognoso. Sia per l'atto stesso, sia per una sorta di gerarchia tra "disturbi alimentari più belli e importanti di altri" . Come se la bulimia fosse la sorella sbagliata della bellissima anoressia .
(Wolfie ovviamente questa è una mia visione e impressione generale che non vuole mettere in discussione la tua esperienza personale)
Infine , ogni volta che leggo post come questi, mi faccio sempre un viaggio su come sarebbe il mondo ideale, con i terapisti ideali e i criteri diagnostici ideali. E in un modo o nell'altro, mi rendo conto che forse le cose potrebbero essere migliorate , ma non ne sono nemmeno del tutto certa. Nel senso che è un capo
1.sconosciuto
2. intelegibile: come molte ricordano, è una "malattia dell'anima" , o0 se vogliamo in senso più pratico è una malattia mentale che ci siamo accorte, anche solo confrontandoci, che non risponde a precisi e netti parametri (infatti vd Dcans)
e quindi finisco sempre a chiedermi COSA si potrebbe verosimilmente fare con i ritmi, i budget e le strutture della nostra sanità per non lasciare a se stesse persone bisognose.
ti stringo
Per justvicky: Mettimi pure in discussione, non ho certo la pretesa di dire sempre la cosa giusta!!!!!!!!
Quella che ho raccontato nel commento precedente è la mia esperienza personale, e sottolineo "mia", per cui è ovvio che non sia vera in assoluto e che non possa valere per chiunque.
Io dico sempicemente come l'ho vissuta io: mi auto-illudevo di non essere abbastanza malata, e se una parte della mia mente spingeva per dimostrarmi il contrario, io le rispondevo "ma il mio peso è nella norma, e comunque io mangio, quindi non posso essere grave". Poi è ovvio che lo fossi, e ancor di più perchè mi auto-ingannavo con un pensiero del genere. Eppure sul momento cercavo davvero disperatamente di auto-convincermi che non mangiare affatto fosse ben più grave che mangiare e poi vomitare. E questo auto-inganno purtroppo ha funzionato per anni.
Poi, sicuramente c'è una vergogna, un senso di pudore che trattiene dall'ammettere di avere un dca, ma io penso che questo possa valere per tutti i dca.
Un abbraccione!!!!!!!!!!!!!!!
concordo pienamente con te ...purtroppo come ho già detto altre volte i medici spesso si soffermano solo sul peso ...come è capitato a me ...spero con tutto il cuore che e cose ambino ,ma non solo per me ma anche per altre ragazze che ne soffrono e che purtroppo non vengono ascoltate solo perché sono ad un normopeso o in sovrappeso ....
un abbraccio
Ciao a tutte!
Ti chiedo scusa veggie se uso il tuo blog x questo intervento ma ho bisogno di fare una domanda a persone come me...
Ho superato da diversi anni la fase acuta dell' anoressia ma vivo con costanti ricadute,prigioniera di ossessioni e compulsioni che limitano la mia vita sociale e lavorativa....inoltre sottopongo il mio corpo ogni giorno ad attività fisica eccessiva (dalle 3 alle 6 ore sette giorni su sette) no riesco a fermarmi...sto pensando di accettare un ricovero di tre quattro mesi in una struttura specializzata.
Cosa che mi terrorizza...
Qualcuno ha vissuto questa esperienza?
Si trova in una condizione simile alla mia?
O sa darmi qualche consiglio?
Aiutatemi...
Grazie...
R.
...un' ultima cosa riguardo il commento di prima...qualcuno ha esperienza di villa margherita a vicenza o ne ha sentito parlare e sa dirmi qualcosa?
Ciao Veggie sono Noah.. Credo di aver deciso di chiedere aiuto. Anche se non so da dove partire.
Comunque bellissimo post , anche se mi spaventa un po.
Penso che se si decida di prendere in considerazione il delta, sarebbe un enorme passo in avanti per diagnosticare e curare sempre prima i dca...
Ovviamente ci vogliono dei medici preparati, e purtroppo tanti si basano solo sul fattore peso, se sei normopeso non sei abbastanza malata.
Anche gli psicologi... io mentre perdevo peso ero seguita da una psicologa che fino a quando non sono scesa al sottopeso non ha mai preso in considerazione il fattore disturbo alimentare ma sono un po ' di fissazione sul cibo, anche se io praticamente avevo atteggiamenti tipici della luna di miele con l anoressia...
Ottimo post! Come sempre:)
Già è stupefacente come persone che non sanno niente di medicina possano essere così cieche da non rendersi conto che una persona ha un DCA solo perché è sottopeso, se in più ci mettiamo pure il fatto che molti medici tendono a non riconoscerlo... Purtroppo è così, si tende a guardare sempre di buon occhio una ragazza in carne che "mangia poco" perché ha bisogno di dimagrire, senza tentare di vedere oltre.
Ciao Veggie, innanzitutto scusa se quello che scrivo non è attinente al post, peraltro molto interessante perché coglie un aspetto di cui si parla ben poco, purtroppo.
La faccio breve: potrebbe aver senso, secondo te, un progetto da proporre alle scuole (sono una psicologa) sulla fenomenologia pro ana?
Si fanno spesso progetti relativi ai disturbi alimentari, ma non si parla mai di questo fenomeno..
La mia paura è che alcune ragazzine ignare possano incuriosirsi e scoprire questo mondo a loro svantaggio.. Senza cogliere l'aspetto fondante del progetto, che sarebbe quello di promuovere coscienza critica e senso della responsabilità. Credo infatti che una grande differenza tra il soggetto anoressico e "pro ana" stia proprio nella mancanza di senso di responsabilità rispetto alla propria influenza sull'altro (in poche parole, se io voglio distruggermi non consiglio agli altri come farlo, non voglio essere responsabile del loro suicidio).
Spero che la questione che ho posto sia chiara,
scusa il disturbo in ogni caso!
S.
@ Hereisirene - Ti ringrazio per le tue parole, Irene... E' vero, anche i medici purtroppo talora si fanno influenzare dagli stereotipi... è pur vero che durante i 6 anni di Medicina non viene data alcuna formazione specifica in merito ai DCA, per cui è intuibile che anche i medici possano andare incontro alla maturazione di pregiudizi. Il delta del peso mi sembra un criterio assolutamente più intelligente di quelli usati finora, vediamo se poi verrà effettivamente applicato...
@ Killer - Io penso che, come sempre, ci vorrebbe una giusta via di mezzo: l'intelligenza umana nel momento in cui si vanno ad applicare i criteri diagnostici. Se un medico si affida al mero criterio, necessariamente scazzerà le sue diagnosi... perchè ci vuol un po' di elasticità mentale, soprattutto perchè l'anoressia è una malattia mentale, appunto... Quindi, un criterio come quello del delta di peso proposto dallo studio mi sembra ragionevole, da un punto di vista prettamente fisico... ma è assolutamente da integrare al pattern mentale della persona, prima di poter fare o meno diagnosi di anoressia...
@ Viellina – In quanto alla perdita di peso, ho vissuto la tua stessa identica esperienza, e potri dire esattamente le stesse cose… Per questo penso che il discorso del delta sia da prendere in seria considerazione… Un valore assoluto, a mio avviso, non potrà mai essere tanto significativo quanto una variazione, perché non contempla termini di confronto…
@ Wolfie – Hai pienamente ragione… e io spero che anche riguardo la bulimia venga prosto apportato qualche cambiamento…
@ Raffa – E’ vero, Raffa… il fatto è, secondo me, che guarare il fisico è infinitamente più facile che “guardare” la psiche… Ergo, come punto di partenza purtroppo spesso e volentieri vengono presi parametri fisici… perché il male fisico è riconoscibile a colpo d’occhio da parte di tutti, mentre il malessere psichico viene purtroppo ancora oggi spesso e volentieri considerato una secondarietà… Ovvio che per malattie come i DCA in realtà valga a tutti gli effetti l’esatto contrario… Ma ci sono veramente tanti pregiudizi e luoghi comuni, associati a ben poca voglia di ascoltare la verità, perché è più difficile da comprendere e più dolorosa, che è veramente difficile far passare le idee corrette sui DCA…
@ justvicky – Il fatto di considerare il delta peso, piuttosto che il valore assoluto del peso, mi sembra una buona idea… però, messa come il centro che citi, secondo me ha una limitazione: non è esattamente la stessa cosa perdere 15 chili se parti dall’obesità o se parti dal sottopeso… inoltre, bisognerebbe vedere anche il lasso di tempo impiegato a perdere quei 15 chili, perché non è la stessa cosa perderli in 2 mesi o in 2 anni… però, l’idea di base resta buona, e se il centro che citi applica anche i criteri che ho appena enunciato, allora è ottima. Sì, forse in un mondo ideale le cose andrebbero meglio… magari ci sarebbero comunque delle limitazioni o delle imperfezioni… certo è che con una sanità cui sono state anche recentemente tagliate altre risorse economiche, non è che ci si possa aspettare di fare chissà quali passi avanti…
@ Mara – Mi spiace che tu abbia beccato medici scarsamente competenti, e focalizzati pertanto solo sulla fisicità… Però non arrenderti: continua a cercare, perché ti assicuro per esperienza personale che non sono tutti così, e che ci sono anche persone in gamba in grado di vedere oltre il mero peso… e con i quali puoi fare un vero e serio percorso psicoterapeutico. Un abbraccio a te…
@ R. - Non devi scusarti di niente, figurati!... Se il mio blog può servire anche a questo, ben venga!, non mi fa che piacere... Credo che condividere le nostre esperienze sia il modo migliore per aiutarci e supportarci tra di noi che abbiamo vissuto/viviamo un DCA... Comunque, rispondendo al tuo commento, ti dico come la penso io... Ovviamente è semplicemente la mia opinione, opinabile per definizione, ergo nessuna pretesa di snocciolare verità assolute... Secondo me, quindi, tentare l'esperienza del ricovero in una struttura specializzata è un'ottima idea. Io ho fatto diversi ricoveri in una clinica specializzata, che si sono rivelati utili, quindi è senz'altro un'esperienza che consiglio... O, per lo meno, ti consiglio di fare il tentativo: una clinica non è un carcere, se ci vai e poi vedi che ti trovi male, o che il percorso non ti giova e non ti aiuta nella tua lotta contro l'anoressia, sei liberissima (se sei maggiorenne... ma dato che lavori, immagino che tu lo sia) di firmare la dimissione, tornartene a casa, e provare con un'altra struttura o con un altro tipo di percorso. Insomma, in fin dei conti tu stessa scrivi che la tua vita è ancora molto limitata dalla malattia, quindi penso che tu non abbia niente da perdere se provi con un percorso di ricovero in clinica. Se poi ti rendi conto che non fa per te, sei in tempo in qualsiasi momento a firmare la dimissione ed andartene... altresì, potresti scoprire una risorsa inaspettata che ti sarà molto utile nel tuo percorso, e quando ti guarderai alle spalle non potrai che ringraziarti per averlo fatto. In ogni caso, io credo che fare un tentativo valga sempre la pena... perché fare un ulteriore tentativo significa darsi un'ulteriore possibilità... e poi, sulla base di come va, decidi cosa fare. Ad ogni modo, quale che sia la strada che tu decidi di percorrere (ricovero in clinica o meno) ti consiglio comunque di farti seguire da uno psicoterapeuta (e magari anche da un dietista), che ti aiuti a lavorare su te stessa e a risolvere i tuoi veri problemi che adesso sfoghi nel DCA... Ti faccio un enorme in bocca al lupo per il futuro!...
P.S.= No, non conosco la struttura che nomini… io sono stata ricoverata da un’altra parte…
@ Noah – Ciao Noah!... Benvenuta!... Innanzitutto COMPLIMENTI per il coraggio, l’intelligenza e la maturità dimostrata nella scelta che hai fatto. Ci sono molti modi per partire… Te ne suggerisco qualcuno, vedi un po’ te cosa puoi trovare più congeniale… 1) Ricovero in una struttura specializzata per il trattamento dei DCA; 2) Day Hospital in riferimento alla medesima struttura specializzata; 3) Trattamento ambulatoriale sia psicoterapeutico che nutrizionale; 4) Consultorio offerto dalla ASL (è gratuito e garantisce l’anonimato)… Okay, queste sono le principali… ovviamente dovresti informarti presso il tuo medico di famiglia, in maniera tale da poter avere il nome di qualche struttura specializzata presente nella tua area (e magari convenzionata con la tua ASL, così il ricovero è gratis), oppure il nome di qualche specialista che puoi contattare privatamente, o ancora per informarti sugli orari del Consultorio… Ti faccio intanto un enorme in bocca al lupo, qualsiasi sia il percorso che deciderai d’intraprendere!...
@ Pulce - Sì, credo che sarebbe quantomeno una prima presa di consapevolezza che è altro rispetto al peso in sè che va a definire la malattia... il delta, e poi tutte le misure di correzione ad esso inerenti, ovviamente... Nonchè gli aspetti mentali che, non dimentichiamolo, vanno in prima fila essendo l'anoressia una malattia mentale... Mi dispiace che tu abbia incocciato una prima psicologa poco competente... menomale che poi hai perseverato e hai trovato delle persone in gamba, in grado di sostenerti ed aiutarti concretamente!
@ Elle; - Da parte dei medici è ancora peggio che da parte delle persone che non hanno queste competenze, dal momento che un medico dovrebbe essere “educato” professionalmente a determinate competenze…
@ S – Nessun disturbo, figurati!...Ti sei spiegata benissimo, don’t worry!... L’idea di un progetto è interessante… il fatto è che, secondo me, tutto dipende dai termini in cui tale progetto viene posto… Il problema, per come la vedo io, non sta tanto in QUALE progetto venga fatto, ma nel COME il progetto viene svolto. Mi spiego. Quando io ero una studentessa delle scuole medie/superiori (eh, son passati diversi annetti, ormai… sigh…), progetti come quelli che tu citi erano impensabili: gli unici che venivano fatti erano quelli sulla droga, peraltro nettamente malorganizzati. Per cui, quando ho saputo che erano stati introdotti dei progetti sui DCA per le scuole, inizialmente ho trovato la cosa positiva. Poi però mi sono informata su come fossero condotti detti progetti, ed il quadro emerso è stato ampiamente desolante: venivano fornite solo informazioni sugli aspetti più tecnici di anoressia/bulimia (sarebbe bastato leggere il DSM, non c’era bisogno di fare un progetto, allora…), la focalizzazione era prettamente esteriore e veniva considerato principalmente il quadro fisico delle malattie, venivano sciorinati una massa di falsi luoghi comuni sulla (presunta) influenza della società/moda/Mass-Media/etc, nonché altri luoghi comuni più generali ed altrettanto falsi su generalità caratteriali, fattori causali, famigliari, rapporto con cibo/peso/fisicità e chi più ne ha più ne metta. Focus sugli aspetti mentali dei DCA (che secondo me dovrebbero essere il fulcro in quanto i DCA sono malattie prettamente mentali): pari a zero. Testimonianze dirette di persone malate di DCA: meno di meno zero. Ma se togli aspetti mentali e testimonianze, in un DCA, cosa resta? Superficialità e cliché. In breve: progetti miranti a fomentare nelle menti dei giovanissimi una miriade di luoghi comuni dei DCA, facendone così dei futuri adulti destinati ad ampliare la massa di coloro che sono convinti che i DCA siano capricci adolescenziali di ragazzine che vogliono fare le modelle, e comunque malattie legate solo all’alimentazione e al peso. Allora, a mio avviso: se si devono fare dei progetti così, che fanno più danno della grandine, meglio non fare niente. Idem dicasi per un progetto fatto sul fenomeno pro ana: se il progetto viene condotto in maniera seria, approfondita, realistica, spogliata dai soliti luoghi comuni, ben venga! Ma se dev’essere sterile quanto quelli relativi ai DCA di cui ho sentito parlare finora, meglio evitare. Tutto questo per dire in sostanza che: personalmente sono assolutamente favorevole ad ogni qualsiasi progetto inerente i DCA (compresa la fenomenologia pro ana) purché venga condotto con tutti i crismi ed in maniera seria. Se la cosa dev’essere affrontata con la consueta superficialità, meglio evitare di sprecare tempo e soldi. (continua...)
(...continua) In quanto al discorso della responsabilità, penso sia ben più complesso… La mia personale opinione è che la differenza tra il soggetto pro ana e il soggetto malato di anoressia (NON “anoressico”: l’anoressia è una malattia che si HA, non un qualcosa che si E’!), è l’assenza/presenza di malattia stessa. Se tu vivi sulla tua pelle un DCA, e nel momento in cui lo vivi ti rendi conto di quanto ti devasta la vita, ti viene istintivo tenerti la cosa per te. Non lo augureresti neanche alla tua peggiore nemica, ergo non ti passa neanche per l’anticamera del cervello di metterti a consigliarlo a qualcuno. Nel momento in cui lo vai a consigliare, è perché non sai cosa comporta e come fa sentire: ovvero, non hai la malattia. La mia opinione è che le ragazze che si definiscono pro ana hanno problemi personali di svariato genere e a svariati livelli, e sono problemi che senz’ombra di dubbio gli causano disagi e malesseri e per i quali dovrebbero essere aiutare e supportate anche psicoterapeuticamente, ma non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire vivere con l’anoressia, semplicemente ne emulano i comportamenti esteriori (restrizione alimentare/attività fisica eccessiva/vomito autoindotto/etc…), ma sono del tutto prive delle sovrastrutture mentali psicopatologiche, che sono poi in realtà l’unica cosa che rende l’anoressia tale in quanto malattia. Se ci fai caso, infatti, moltissime lettrici nel mio blog dicono di rispecchiarsi in quello che scrivo a proposito di “mentalità” della malattia… eppure in quanto a comportamenti esteriori io posso pure essere diversa anni-luce da chi mi legge. Dunque, quello che unisce chiunque abbia un DCA, è l’impianto mentale, non il sintomo in sé. Viceversa, ciò che unisce coloro che si dichiarano pro ana, è l’attuazione di una serie di comportamenti esteriori… ma mai in questi blog ho letto niente che, mentalmente parlando, mi rimandasse all’anoressia/bulimia. Il discorso della responsabilità allora io lo sposterei non tanto sulla consapevolezza o meno di malattia, quanto sul far capire che qualsiasi cosa venga scritta si Internet, di qualsiasi tipo essa sia, può essere letta da tutti e, a prescindere dalle primigenie intenzioni, può in qualche modo condizionare chi legge – posto che, naturalmente, chi legge abbia un substrato psicologico tale da essere condizionabile. Questo sì, dovrebbe essere sottolineato, sono assolutamente d’accordo. Ma è discorso ben più ampio che va al di là del solo DCA.
(Scusami per il poema, spero che tu non ti sia addormentata dopo aver letto le prime 10 righe…! Un abbraccio e grazie mille per il tuo commento!...)
Grazie mille per la risposa, hai colto bene la questione, molto complessa peraltro... Sai, anch'io ho sofferto per tanti anni di dca, per questo, sapendo cosa significhi, mi faccio un sacco di problemi quando si tratta di avere a che fare con questi aspetti. per esempio, per ora, non mi occupo di pazienti affetti da dca. Tuttavia mi sono trovata allibita, alcune anni fa, di fronte alla scoperta del fenomeno pro ana,soprattutto dopo aver scoperto che in ambito accademico non se ne parla per niente!
Comunque, rispetto al progetto, hai ragione: sta tutto nel "come" viene fatto, a prescindere dal progetto in sé :)
grazie di nuovo!
S.
Confermo pienamente. Poiché ho sofferto per anni di anoressia, nonostante avessi un peso considerato normale dal punto di vista del BMI. Motivo per il quale la mia malattia non è mai stata presa sul serio. O per il quale ritenevano che non avessi bisogno di cure. Adesso che invece sono effettivamente sottopeso, ho paradossalmente una vita qualitativamente migliore di prima. Ciò per dire che il peso conta veramente poco per stabilire il tuo livello di salute.
@ S. - Grazie a te per il feedback!...
@ Roberta Oresti – Ti giuro che mi si drizzano i capelli in testa ogni volta che sento qualcuno ribadire la triste realtà del fatto che, pur stando obiettivamente male, il fatto di essere normopeso ha impedito di afferire alle cure necessarie… è una vergogna, e non ci sono altre parole per dirlo. Detto questo, io sono dell’idea che il peso e la salute abbiano comunque una correlazione: poiché è scontato che un peso eccessivamente alto od eccessivamente basso non siano in alcun modo salutari. Però certo non c’è una correlazione universale e generalizzabile, ma è una situazione che varia da persona a persona…
Come faccio a confrontarmi con Veggie?
@ Eli – Scrivimi qui sul blog o tramite mail all’indirizzo: veggie.any@gmail.com
Hai ragione.
E oserei dire che la maggior parte delle future anoressiche partono da una condizione-base di sovrappeso o addirittura di obesità.
Quando passano gli anni e si sta ancora peggio e il fisico cambia si viene ancora più ignorati...è una sofferenza atroce essere in un corpo che non ti appartiene più e agli occhi altrui stare ormai bene...invece si sta peggio...Cristina
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