venerdì 26 settembre 2014
On the other side of the fence
On the other side of the fence. 2008 – 2014. Perché gli anni passano, ma le emozioni rimangono. E quelle sì che sono indelebili. Più provi a cancellarle, più ti restano dentro.
È la milionesima volta che provo a scrivere questo post: arrivo più o meno alla terza frase, poi cancello tutto perché mi sembra che non vada bene. Sto scoprendo che nel provare a raccontarvi quello che mi è successo la parte più difficile – una delle parti più difficili, per lo meno – non è tanto riuscire a metterci tutto, quanto mettere tutto al posto giusto.
Uno degli incarichi che i medici del 118 devono ricoprire è quello di fare assistenza medica alle gare sportive di ogni qualsiasi tipo. L’ultimo weekend mi è dunque capitato di essere assegnata come medico per la 7^ edizione del Rally di R. Questo è stato per me un incarico strano ed emozionante allo stesso tempo, dal momento che, prima di passare “dall’altra parte” e di prendere parte a questa gara in qualità di medico d’emergenza, vi avevo preso parte come pilota.
Il potente mezzo – Giugno 2008
(Questa foto è c/o i fotografi di IdeaImmagine (e potete trovarla anche sul loro sito), fotografi ufficiali del Rally di R., che realizzarono questa bellissima foto della “mia”* altrettanto bellissima auto durante la corsa.)
*[“mia” tra le dovute virgolette, poiché in realtà l’auto era di proprietà del mio navigatore, io ne ero solo la pilota.]
Il potente mezzo – Settembre 2014
E mi è venuto da pensare che questo mio “stare dall’altra parte” non vale solo per il Rally, ma anche per l’anoressia. Mentre stavo sull’ambulanza a guardare le automobili sfrecciare su strada, dicevo a me stessa: “Quest’anno sto dall’altra parte”, ed immediatamente il pensiero dell’anoressia mi si è piantato in testa. Ognuna di noi si sveglia ogni mattina e ce la mette tutta per affrontare la giornata che la attende e andare avanti, un giorno alla volta, un passo dopo l’altro… e questa successione di giorni si trasforma in una vita. Gli eventi accadono, le interazioni con gli altri si realizzano, si incontrano persone, si fanno esperienze, e il mondo continua a ruotare intorno al proprio asse. Poi un giorno ci si guarda indietro, e si capiscono tutte quelle cose che era impossibile comprendere nel momento in cui sono accadute.
“Adesso gira a sinistra!”
“Quale delle due sinistre?”
La bega di fare da navigatore ad una pilota ambidestra.
Io sono sempre stata una fautrice dell’idea “se potessi tornare indietro cambierei”. Non sono una stoica, e non vedo perché dovrei esserlo. Io ho sempre detto che, se potessi tornare indietro nel tempo mantenendo però le consapevolezze attuali, non risceglierei mai la restrizione alimentare, per come mi ha devastato la vita. C’è chi dice invece che comunque rifarebbe anche l’esperienza del DCA perché, nonostante tutto il dolore arrecatole, se è diventata quella che è, è anche merito del fatto che ha vissuto questo tipo di esperienza, che ha contribuito a farla maturare sotto ogni punto di vista, e a renderla sotto certi aspetti una persona migliore, più empatica. Bene, tutto il rispetto per chi la pensa così, ma io sono sempre appartenuta all’altra fazione, ed ho sempre in fondo creduto che chi la pensava altrimenti volesse solo giustificare (ed autogiustificarsi) un proprio errore. Eppure, quest’esperienza del Rally vissuto sotto 2 differenti punti di vista, mi ha fatto capire che anche nell’altra posizione qualcosa di sottilmente vero c’è.
Rabbia. Tranquillità. Terrore. Coraggio. Dolore. Indifferenza. Vuoto. Ribellione. Felicità. Tristezza. Completezza. Lacerazione. Realtà. Simulazione. Forza. Volitività. Amicizia. Odio. Dietro una porta sbarrata ai ricordi che s’insinuano tra le fessure… si ritrovano tutti i sentimenti.
Ho imparato a guidare quando avevo poco più di 15 anni. Sono andata avanti, a 18 anni ho preso ufficialmente la patente, ed ho scoperto la possibilità di fare la pilota nei rally. Non me la sono mai cavata male, ma non sono neanche mai salita sul gradino più alto del podio. Però mi piaceva quello che facevo, era bello correre. Neanche tanto arrivare: era proprio bello il correre in sé. Poi gli impegni col karate e con l’Università mi hanno portato a smettere di partecipare ai rally, ed io mi sono sentita come un uccellino cui avevano tarpato le ali. Eppure sono andata avanti.
Ho fatto per la prima volta il medico in una gara sportiva per un piccolo campionato di ciclismo locale. È stata la prima di tutta una serie di gare sportive di diverso tipo. Adesso ogni tanto vengo chiamata quando ce n’è bisogno, come al Rally di R. E guardo da spettatrice quelle corse cui avevo preso parte. Magari un po’ di rammarico c’è, a fronte di quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Eppure, sto andando avanti.
Quando avevo circa 14 – 15 anni, ho sviluppato un disturbo alimentare che i medici hanno definito come “Anoressia Nervosa – Sottotipo 1”. Sono andata avanti, sono passati anni, ho vissuto diversi ricoveri in clinica, ho perso anni di scuola, mi sono alimentata seguendo un “equilibrio alimentare”, ho fatto tanta psicoterapia, a tratti sono stata meglio e poi ho avuto delle ricadute e poi mi sono rialzata, e adesso sono arrivata fin qua. In remissione da circa 6 anni, tengo un blog di lotta contro l’anoressia, realizzo video su YouTube, scrivo frasi positive su Twitter, mi sono laureata, lavoro come arbitro ed istruttrice di karate nonché come medico, e cerco nel mio piccolo di supportare chiunque stia lottando contro il proprio DCA. Insomma, sono passata da una parte all’altra. E sto andando avanti.
“Tutti quelli che corrono in macchina sotto sotto cercano quella cosa lì.”
“Quale cosa lì?”
“Morire.”
“Se pensassi al peggio dovrei smettere di correre.”
(Eppure ho sempre corso come se non ci dovesse essere un domani.)
Se tento di comprendere la mia vita a ritroso, non posso che sorridere di fronte alle realizzazioni che si sono presentate. Se penso ai momenti difficili, a quelli dolosi, a tutti i disagi, mi rendo conto che stavo percorrendo una strada che mi ha portata dritta fino ad oggi. Adesso riesco a vedere le opportunità che brillavano attraverso le avversità.
Se non avessi imparato a guidare in anticipo sui tempi, forse una volta 18enne non sarei mai stata capace di fare la pilota. Se non avessi studiato Medicina, forse non averi avuto la possibilità di lavorare per il 118. Se non mi fossi ammalata di anoressia – con tutto che mi ha devastato la vita, e che desidererei non ci fosse mai stata, e che se per assurdo potessi tornare indietro nel tempo la cancellerei dalla mia vita – forse il mio carattere non si sarebbe forgiato come ha fatto. Sono sempre andata avanti… e adesso, a ritroso, mi accorgo di ciò che sul momento mi era impossibile vedere.
Forse tutto quello che mi è successo, nel bene e nel male, ha il suo senso. E io devo solo viverlo per scoprirlo ed attribuirgli il mio significato. Forse c’è qualcosa che deve ancora succedere. Un giorno. In qualche modo. Dopo anni trascorsi da pilota, adesso ho un futuro da medico. Dopo anni di anoressia, adesso ho un futuro di remissione. Perché è possibile fondere passato e futuro. Dunque, magari arriverà ancora qualcosa di positivo. Suppongo che lo saprò solo vivendo.
P.S.= Chiedo scusa a tutti i miei amici, quelli attuali e quelli che avevo quando ero pilota: in un modo o nell’altro, vuoi correndo vuoi come medico, ho sottratto alle nostre vite un sacco di weekend per colpa dei rally. Ma ho sempre pensato di vincerlo insieme a voi, ragazzi, il rally della vita.
È la milionesima volta che provo a scrivere questo post: arrivo più o meno alla terza frase, poi cancello tutto perché mi sembra che non vada bene. Sto scoprendo che nel provare a raccontarvi quello che mi è successo la parte più difficile – una delle parti più difficili, per lo meno – non è tanto riuscire a metterci tutto, quanto mettere tutto al posto giusto.
Uno degli incarichi che i medici del 118 devono ricoprire è quello di fare assistenza medica alle gare sportive di ogni qualsiasi tipo. L’ultimo weekend mi è dunque capitato di essere assegnata come medico per la 7^ edizione del Rally di R. Questo è stato per me un incarico strano ed emozionante allo stesso tempo, dal momento che, prima di passare “dall’altra parte” e di prendere parte a questa gara in qualità di medico d’emergenza, vi avevo preso parte come pilota.
Il potente mezzo – Giugno 2008
(Questa foto è c/o i fotografi di IdeaImmagine (e potete trovarla anche sul loro sito), fotografi ufficiali del Rally di R., che realizzarono questa bellissima foto della “mia”* altrettanto bellissima auto durante la corsa.)
*[“mia” tra le dovute virgolette, poiché in realtà l’auto era di proprietà del mio navigatore, io ne ero solo la pilota.]
Il potente mezzo – Settembre 2014
E mi è venuto da pensare che questo mio “stare dall’altra parte” non vale solo per il Rally, ma anche per l’anoressia. Mentre stavo sull’ambulanza a guardare le automobili sfrecciare su strada, dicevo a me stessa: “Quest’anno sto dall’altra parte”, ed immediatamente il pensiero dell’anoressia mi si è piantato in testa. Ognuna di noi si sveglia ogni mattina e ce la mette tutta per affrontare la giornata che la attende e andare avanti, un giorno alla volta, un passo dopo l’altro… e questa successione di giorni si trasforma in una vita. Gli eventi accadono, le interazioni con gli altri si realizzano, si incontrano persone, si fanno esperienze, e il mondo continua a ruotare intorno al proprio asse. Poi un giorno ci si guarda indietro, e si capiscono tutte quelle cose che era impossibile comprendere nel momento in cui sono accadute.
“Adesso gira a sinistra!”
“Quale delle due sinistre?”
La bega di fare da navigatore ad una pilota ambidestra.
Io sono sempre stata una fautrice dell’idea “se potessi tornare indietro cambierei”. Non sono una stoica, e non vedo perché dovrei esserlo. Io ho sempre detto che, se potessi tornare indietro nel tempo mantenendo però le consapevolezze attuali, non risceglierei mai la restrizione alimentare, per come mi ha devastato la vita. C’è chi dice invece che comunque rifarebbe anche l’esperienza del DCA perché, nonostante tutto il dolore arrecatole, se è diventata quella che è, è anche merito del fatto che ha vissuto questo tipo di esperienza, che ha contribuito a farla maturare sotto ogni punto di vista, e a renderla sotto certi aspetti una persona migliore, più empatica. Bene, tutto il rispetto per chi la pensa così, ma io sono sempre appartenuta all’altra fazione, ed ho sempre in fondo creduto che chi la pensava altrimenti volesse solo giustificare (ed autogiustificarsi) un proprio errore. Eppure, quest’esperienza del Rally vissuto sotto 2 differenti punti di vista, mi ha fatto capire che anche nell’altra posizione qualcosa di sottilmente vero c’è.
Rabbia. Tranquillità. Terrore. Coraggio. Dolore. Indifferenza. Vuoto. Ribellione. Felicità. Tristezza. Completezza. Lacerazione. Realtà. Simulazione. Forza. Volitività. Amicizia. Odio. Dietro una porta sbarrata ai ricordi che s’insinuano tra le fessure… si ritrovano tutti i sentimenti.
Ho imparato a guidare quando avevo poco più di 15 anni. Sono andata avanti, a 18 anni ho preso ufficialmente la patente, ed ho scoperto la possibilità di fare la pilota nei rally. Non me la sono mai cavata male, ma non sono neanche mai salita sul gradino più alto del podio. Però mi piaceva quello che facevo, era bello correre. Neanche tanto arrivare: era proprio bello il correre in sé. Poi gli impegni col karate e con l’Università mi hanno portato a smettere di partecipare ai rally, ed io mi sono sentita come un uccellino cui avevano tarpato le ali. Eppure sono andata avanti.
Ho fatto per la prima volta il medico in una gara sportiva per un piccolo campionato di ciclismo locale. È stata la prima di tutta una serie di gare sportive di diverso tipo. Adesso ogni tanto vengo chiamata quando ce n’è bisogno, come al Rally di R. E guardo da spettatrice quelle corse cui avevo preso parte. Magari un po’ di rammarico c’è, a fronte di quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Eppure, sto andando avanti.
Quando avevo circa 14 – 15 anni, ho sviluppato un disturbo alimentare che i medici hanno definito come “Anoressia Nervosa – Sottotipo 1”. Sono andata avanti, sono passati anni, ho vissuto diversi ricoveri in clinica, ho perso anni di scuola, mi sono alimentata seguendo un “equilibrio alimentare”, ho fatto tanta psicoterapia, a tratti sono stata meglio e poi ho avuto delle ricadute e poi mi sono rialzata, e adesso sono arrivata fin qua. In remissione da circa 6 anni, tengo un blog di lotta contro l’anoressia, realizzo video su YouTube, scrivo frasi positive su Twitter, mi sono laureata, lavoro come arbitro ed istruttrice di karate nonché come medico, e cerco nel mio piccolo di supportare chiunque stia lottando contro il proprio DCA. Insomma, sono passata da una parte all’altra. E sto andando avanti.
“Tutti quelli che corrono in macchina sotto sotto cercano quella cosa lì.”
“Quale cosa lì?”
“Morire.”
“Se pensassi al peggio dovrei smettere di correre.”
(Eppure ho sempre corso come se non ci dovesse essere un domani.)
Se tento di comprendere la mia vita a ritroso, non posso che sorridere di fronte alle realizzazioni che si sono presentate. Se penso ai momenti difficili, a quelli dolosi, a tutti i disagi, mi rendo conto che stavo percorrendo una strada che mi ha portata dritta fino ad oggi. Adesso riesco a vedere le opportunità che brillavano attraverso le avversità.
Se non avessi imparato a guidare in anticipo sui tempi, forse una volta 18enne non sarei mai stata capace di fare la pilota. Se non avessi studiato Medicina, forse non averi avuto la possibilità di lavorare per il 118. Se non mi fossi ammalata di anoressia – con tutto che mi ha devastato la vita, e che desidererei non ci fosse mai stata, e che se per assurdo potessi tornare indietro nel tempo la cancellerei dalla mia vita – forse il mio carattere non si sarebbe forgiato come ha fatto. Sono sempre andata avanti… e adesso, a ritroso, mi accorgo di ciò che sul momento mi era impossibile vedere.
Forse tutto quello che mi è successo, nel bene e nel male, ha il suo senso. E io devo solo viverlo per scoprirlo ed attribuirgli il mio significato. Forse c’è qualcosa che deve ancora succedere. Un giorno. In qualche modo. Dopo anni trascorsi da pilota, adesso ho un futuro da medico. Dopo anni di anoressia, adesso ho un futuro di remissione. Perché è possibile fondere passato e futuro. Dunque, magari arriverà ancora qualcosa di positivo. Suppongo che lo saprò solo vivendo.
P.S.= Chiedo scusa a tutti i miei amici, quelli attuali e quelli che avevo quando ero pilota: in un modo o nell’altro, vuoi correndo vuoi come medico, ho sottratto alle nostre vite un sacco di weekend per colpa dei rally. Ma ho sempre pensato di vincerlo insieme a voi, ragazzi, il rally della vita.
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26 commenti:
Guarda. Anche con quel discorso delle cicatrici, a volte penso che cosa sarebbe successo se in passato avessi fatto altre scelte. Il punto è che allora non avevo la concezione di adesso.
Ci sono delle volte quando sono particolarmente giù dove desidero essere una stupida ignorante di certi accadimenti della mia vita.
Eppure sono qua e non posso farci niente quindi eccomi a dipingere e recitare e altro. Però a volte ci penso a quei "fantasmi del passato". Ma nonostante questo, ho fatto dei gran cambiamenti rispetto al passato.
Questo post è bellissimo.
Sei una speranza.
Wow pilota di rally sei stata??? Ti avesse conosciuto il mio ex ti avrebbe sposata all'istante xD
Io sono della parte "il mio passato ha forgiato il mio presente" ma é ancora più ipocrita chi dice che non cambierebbe niente col senno di poi, xke é ovvio che con la consapevolezza del futuro tante cose non le avrei fatte.. Xo mi consolo dicendo che se non avessi fatto ciò che ho fatto non sarei la io di adesso, alla fine é vero che si impara dagli errori e che gli errori sono fondamentali nella vita..
A volte fa bene vedere le cose "dall'altra parte" :)
Non me la sono mai cavata male, ma non sono neanche mai salita sul gradino più alto del podio. Però mi piaceva quello che facevo, era bello ... il correre in sé.
In questa frase trovo una gemma preziosa di verità.
Penso che una delle lezioni più importanti che il ricovero - e quindi, in un certo senso, la malattia - ci dà sia proprio questa:
correre per noi stesse
amarci per noi stesse
vivere per noi stesse...
...perché ci fa stare bene
...perché dà un senso al nostro vivere
...perché ci rende quello che siamo.
Uniche, belle e imperfette.
Uniche e belle perché imperfette.
Tanto per cominciare da un dettaglio frivolo: ho anch'io quella cover con le cinquecento! L'ho comprata a Roma, sulle bancarelle lungo il Tevere!
Tornando ad argomenti più seri, anche io non faccio parte della categoria che considera il DCA una scuola di vita. Certo, forse senza quel trascorso non sarei così comprensiva e ben disposta nei confronti degli altri (ogni volta che incontro uno stronzo non mi riesce di non pensare "magari sta combattendo contro chissà quale dissidio interiore, capiamolo") ma credo che comunque non ne sia valsa la pena. Mi sono bruciata anni che nessuno mi darà indietro ed essere un po' più saggia è una magra consolazione, quand'anche lo fosse.
Comunque che figata essere stata pilota di rally! Io sono una grande appassionata di formula uno, anche se non ho mai pensato di entrare nel mondo delle corse, sono un'appassionata passiva, mi piace guardarle più che prendervi parte (anche perché in formula uno sarebbe davvero difficile...), ma ho costretto il mio fidanzato volontario in croce rossa a seguire il corso per andare con la CRI a Monza! :)
Un abbraccio!
Sono in ritardo per proporre due soggetti per infographics?
La prima immagine che vedo è quella di una sagoma di donna, vuota.
La riempirei di tante cose diverse: ogni oggetto, una passione: un libro, un pallone da calcio, una matita, pennelli, ago e filo, un rossetto, un bolide da rally... tutto quello che ci interessa e ci piace fare nella vita.
In mano, una mela: simbolo di quel nutrimento che è necessario per potersi dedicare a quanto ci appassiona davvero, e che è pure il primo segnale di guarigione, o meglio, il più superficiale, pur nella sua importanza.
Lascerei soltanto uno spazio bianco.
E completerei il quadro con una caption di questo tono:
Forse non riuscirai mai a colmare del tutto quel vuoto.
Ma il cambiamento sta proprio in ciò che fai per riempirlo.
Il secondo soggetto è più ironico, e ha come bersaglio le pro-ana...
Vedo una ragazzetta abbacchiata, i capelli spioventi sulla testa, spalmata allo schermo del pc, che è l'unica fonte di luce nella stanza buia.
Sul tavolo, disordine: un pacchetto di snack aperto, una lattina di Coca light.
La frase che di primo acchito mi viene alla mente suona pressapoco così:
Se sei insoddisfatta di come sei, Ana NON è la soluzione. Esci, conosci gente, trovati un hobby, leggiti un libro...
E se proprio proprio vuoi perdere in modo SANO qualche chilo, alza il CULO dalla sedia e fatti una bella passeggiata...così hai senz'altro più chances!
Questo post mi ha fatto venire i brividi, te lo giuro. Anche se sono soltanto parole scritte, non so come spiegarlo ma, si sente la tua passione per le auto e per i relly che trapela da ogni singola frase, una passione che non si spegne anche se il momento di correre i rally finisce.
Io penso che siano proprio queste passioni che ci tengono vive, che ci fanno apprezzare quello che facciamo, e che ci danno la ragione per non arrenderci al dca, ma cercare di andare avanti perché aldilà del dca ci sono queste altre cose che vale la pena di vivere in pieno.
Io onestamente non sono una grande appassionata di automobilismo, però ho altri tipi di passioni e di interessi, ovviamente, e mi rendo conto che è anche grazie a questi che sono arrivata fin dove sono adesso, perché mi hanno dato una ragione, un interesse, per non cedere alla bulimia.
Poi, anch’io sono della “corrente di pensiero” che sarebbe stato meglio non ammalarsi, ovviamente, perché comunque “grazie” alla bulimia ho trascorso degli anni veramente d’inferno, un sacco di tempo sprecato, tolto a cose che avrebbero potuto arricchire la mia vita e renderla migliore, e se anche da quest’esperienza di vita avessi guadagnato qualcosa in termini di “forgiatura del carattere”, penso che comunque non valga tutto quello che ho perso, perché tutto quello che ho perso è così tanto che nessuna competenza-forza-carattere-empatia che mi è derivata dalla bulimia riesce e riuscirà mai ad andare in pareggio. Però il passato non lo posso cambiare, per cui sono comunque contenta di essere dove sono, di essere la persona che sono, e quello che posso fare è provare a cambiare almeno il futuro: da un futuro di malattia, a uno di salute.
Grazie per questo post così bello, che trasmette così tanto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ho letto il tuo bellissimo post tutto d'un fiato.
Sai che ti posso capire. Anche io la penso come te. E se potessi vorrei cancellare tutta quella sofferenza. Non l'avrei mai voluta conoscere. Ma alla fine e' una cosa quasi matematica, noi siamo oggi il risultato di quello che e' stato nel passato, delle nostre esperienze e di quello che abbiamo provato vivendole.
E forse oggi tu hai tanta voglia di fare anche per tutto quel dolore che ti ha incatenata per tanto tempo. E se anche cosi' non fosse, io voglio pensare che quel dolore si possa essere tramutato in qualcosa di positivo. E quel qualcosa oggi sei tu!
Un abbraccio forte forte.
Veggie!! ma che figata!! non sapevo fossi stata anche pilota di rally!!
Complimenti per tutto =D
Firmo la petizione di chi dice che, tornando indietro, manderebbe a fanculo l'anoressia, e col cazzo che la lascerebbe entrare nella propria vita. La mia vita è andata ulteriormente a puttante con l'anoressia, e tornassi indietro mi soffocherei con un sacchetto di plastica in testa piuttosto che vivere quello che ho vissuto e che vivo.
Non so se un domani troverò qualcosa per cui poter apprezzare anche la stronza di anoressia. Per il momento, è un domani molto, molto remoto.
Il P.S. di questo post è di una forza incredibile, comunque.
Perdonami Veggie, sono ancora io.
Stavo rileggendo questo tuo bellissimo post, e riflettevo.
E' valsa la pena di vivere l'anoressia? O è solo una meschina consolazione per quanto si è perso a causa sua?
Non ho una risposta al riguardo, ma volevo condividere con voi due citazioni da libri che ho letto di recente:
...avevo bisogno che, dovunque mi fossi trovata in quel giorno e a quell'ora...le cose non fossero andate diversamente... La sola idea che avrei potuto evitare la sorte che mi era toccata mi faceva impazzire.
(Luce D'Eramo - Deviazione)
...posso amare la vita e sopportare il dolore allo stesso tempo. Penso addirittura che il dolore possa migliorare tutto il resto, come una buona montatura dà miglior risalto a un diamante.
(Stephen King - Cose Preziose)
Credo che l'anoressia peggiori la vita, se la si rapporta a un'ideale esistenza controfattuale. E' ovvio.
Ma penso che la migliori in relativo, come una - in questo caso brutta, bruttissima - montatura fa spiccare una gemma.
"Cosa sarebbe successo se..." è un pensiero che ho imparato a bandire sempre più dalla mia mente, al pari dei cattivi consigli che dà la malattia... forse è davvero vigliaccheria, ma se mi dessi al gioco delle alternative penso che non ne uscirei viva.
Scusate ragazze per questo ennesimo commento, ma ho sentito davvero il bisogno di condividere i miei pensieri con altre che mi capiscano.
Questo post mi ha fatto riflettere tantissimo Veggie..
Anche io molte volte ho pensato tanto, pur non avendo avuto un esperienza devastante magari in ospedali vari come altre, magari mi ritrovavo a pensare al "perché". Cioé perché tutto questo?Che senso ha?
Ho letto questa tua frase e mi ha colpito molto:"Forse tutto quello che mi è successo, nel bene e nel male, ha il suo senso. E io devo solo viverlo per scoprirlo ed attribuirgli il mio significato."
Mi sono ricordata a quando in terapia mi é stato detto "Magari non é il senso che credi tu, ma un senso ce l'ha". Mi sono resa conto che molte volte ho voluto dare un senso a priori, un po come se volessi "consolarmi" di qualcosa dandogli un finale migliore, un finale che volevo io, una logica che volevo pilotare io. Invece ha un suo senso, e magari io il senso del mio dca la sto capendo man mano..magari non lo chiameró piú dca perché usciranno altri elementi nuovi durante questo percorso e magari scopriró che stavo male per tante cose, o per una sola..
Chissá..alla fine come tu dici si va avanti ed é vero, anche io a volte dico ci ho perso, altre volte invece sono anche io tra quelle che dice beh sono maturata, delle volte me ne "vantavo pure" perché magari capivo delle cose che uno che non l'aveva vissuto mi sembrava non potesse capire..
Peró questi sono momenti, poi mi rendo conto che le cose seguono il suo corso al di lá della luce che gli attribuisco io..
Peró quello che credo, é che man mano che mi avvicino a me stessa, ai significati che avevo nascosto dietro queste parolone ("cibo", "dca", "corpo"...)mi sento liberata. Mi sento piú leggera. Questo é sempre ció che mi ha spinto ad andare avanti. A non chiudere la mia visione a "ho un dca" ma a cercare di dargli una forma, un senso, seppur a parole, seppur al momento "privo di senso"...
Un abbraccione Veggie, é bello entrare in blogger e ritrovarti:)
Se tornassi indietro rifarei tutto.
Io sono quella che lo dice.
Semplicemente, perchè la considero dal pv di tornare indietro senza le consapevolezze attuali.
E in più aggiungo: magari tornare indietro , con altre coincidenze e incroci di vita, non percorrerei più la strada del dca. Ma un'altra altrettanto dannosa, altrettanto devastante. Il dca in sè credo sia un'espressione come un'altra.
Ricordi il video che postai un paio di mesi fa? Quello di steve jobs? esattamente. Il connecting the point di cui lui parlava. è impossibile unire i puntini guardando avanti, si può solo a giochi fatti. E credo, che a livello generale, non sia tanto un discorso riferito a " anche se fai male credici e vedi che andrà bene". Le cose non vengono bene a caso. Semplicemente, credo che sia necessario prendere consapevolezza e congedo con quello che succede ogni giorno. Senza predestinarsi , senza scriversi romanzi da attuare . Se tu ti fossi romanzata la vita , data la tua esperienza, non credo avresti fatto un quarto di tutto questo. E prendo d'esempio te come chiunque altro.
Come credo anche che uno possa distruggere tutto in un paio di colpi di scopa. E non bastano le belle parole o una vita indirizzata molto bene...a distruggere tutto bastano veramente pochi pretesti e pochi attimi.
Io credo, e lo credo davvvero perchè ti conosco, che tu correrai ancora molte corse, su molti mezzi differenti e con ancora più esperienze alle spalle.
Il tuo è un bel traguardo di vita, ma non è il tuo. Questa è solo una tappa.
Per Christiane: Ciao Christiane, volevo solo dirti che mi ha molto colpito il tuo ultimo commento. Le citazioni che hai riportato mi hanno fatto pensare all’ “effetto farfalla”, ovvero quella teoria che dice che piccolissime variazioni nelle condizioni iniziali producono enormi variazioni a lungo termine. Ecco, se dovessi scegliere un’immagine per rappresentare il mio percorso con la bulimia, credo che sceglierei questa: una perturbazione iniziale che è stata rappresentata dal dca, a cui sono conseguite una serie di modificazioni a catena sempre più grosse che hanno disegnato il corso della mia vita fino ad arrivare ad oggi. E leggendo le tue parole, mi viene da pensare che siano vere entrambe le cose (per lo meno per me stessa): non si può negare che la bulimia abbia peggiorato la mia vita, per cui effettivamente da un certo punto di vista cerco di sedare l’insoddisfazione per quanto mi sono persa a causa sua dicendomi che comunque ho avuto qualcosa di buono in esperienza di vita e in carattere; però effettivamente è anche vero che sarebbe potuta andare molto peggio, che ora potrei stare molto peggio, e che comunque l’aver vissuto dei momenti che rabbrividisco al solo ripensarci mi permette oggi di apprezzare maggiormente quello che con fatica sono riuscita a riconquistarmi. Il gioco dei “se”, hai ragione, è malato: con i “se” si diventa solo più tristi ad immaginare come la vita avrebbe potuto essere e non è stata (che poi, ma chi ce lo dice che anche senza dca la nostra vita sarebbe stata questa cosa tutta rose e fiori????????), per cui è meglio impegnare la nostra mente col pensiero di quello che ad oggi ci fa stare meglio e ci dà una ragione per andare avanti, anziché diventare malinconiche per quello che abbiamo perso.
Grazie per lo spunto di riflessione!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Un abbraccione!!!!!!!!!!!!!!!!!!
@ Wolfie: Ciao Wolfie, grazie per il tuo commento...l'immagine dell'effetto a farfalla che citi secondo me è davvero esplicativa di come procede la nostra vita, per scelte, tutte a loro modo decisive - anche quelle apparentemente più insignificanti, che interrompono in modo irreversibile certi percorsi, senza che noi ce ne rendiamo conto... ma altrettanti ne aprono, e impegnarsi a scoprirli, secondo me, è l'unica soluzione per continuare a vivere, per quanto il nostro sentiero sia accidentato...
Questo post è bellissimo. Traspare la vera te, il lato umano che solitamente metti da parte per concentrarti su dati e fatti più "tecnici"...
Ciao veggie ! Complimenti x il post e il rally!!!...ti chiedo solo un chiarimento...cosa intendi x "in remissione da sei anni"? Cioè...sei in remissione xché seguì un piano alimentate da sei anni o perché non rientri più nei criteri diagnostici dell' anoressia? Tipo hai un peso ok e il ciclo?
@ AlmaCattleya – Io credo che l’importante sia rappresentato dal fatto che, in un modo o nell’altro, sei riuscita ad andare avanti… Nella vita possono esserci anche momenti di buio… quel che conta è che riusciamo a fare scelte che possano privilegiare la luce. E, su lunga gittata, poterci guardare alle spalle e sapere che, a prescindere dagli errori commessi in passato, siamo diventate quel che avevamo bisogno di essere…
@ Mary – Grazie mille!...
@ Curvula – Grazie Curvula!...
@ Raki – Inevitabilmente, per chiunque, il passato forgia il presente… perché quello che siamo è inevitabilmente conseguenza di quello che siamo state. Ciò non toglie che, a poter tornare indietro nel tempo, io certe scelte non le rifarei, a costo di non essere la persona che sono oggi, perché non avrei vissuto certe esperienze. Però, al punto in cui sono arrivata, ci vedo un continuum tra il mio passato, il mio presente e il mio futuro, che capisco che è solo così che può funzionare… che io posso essere io. È altrettanto inevitabilmente vero che gli errori servono per imparare qualcosa… ed è per questo che si dovrebbe cercare di vedere anche in essi un’opportunità.
@ Christiane – Non ti devi scusare di niente, figurati, la condivisione qui è più che benaccetta!... E’ il senso stesso di questo blog, in fondo. A proposito di quello che scrivi, il primo libro che hai citato non lo conoscevo… il secondo sì, invece, perché credo di essermi letta praticamente tutto di Stephen King! ^__^” … E, sì, in ogni caso riconosco che c’è del vero in quelle frasi… La vita è una strada a senso unico, si fanno delle scelte che sono irreversibili, perciò tutto quello che possiamo fare è andare avanti, e non guardare indietro, neanche dallo specchietto retrovisore… Il fatto è forse, semplicemente, che le alternative sarebbero infinite… infinite le vite parallele che avremmo potuto vivere senza il DCA… ma non le abbiamo vissute, e non potremo mai viverle… tutto quello che possiamo vivere è la nostra esistenza attuale, e perciò tutto quello che possiamo fare, perché ce lo dobbiamo, è trarne il meglio e cercare di creare il meglio possibile da ora in poi…
Le parole finali del tuo primo commento sono così belle che sembrano una poesia… e, in effetti, a ben pensarci a loro modo lo sono. E, nel loro piccolo, racchiudono una verità enorme. Sono pienamente d’accordo con te sul fatto che quello dovrebbe essere il senso della strada del ricovero che si percorre quotidianamente… una strada in cui godersi il viaggio è più importante che raggiungere la meta… una strada in cui essere è più importante che fingere… una strada che percorriamo per noi stesse, e per arrivare a noi stesse. Grazie infinite per le tue preziose e bellissime parole…
P.S.= Non sei assolutamente in ritardo per le infographics, figurati… Le sto ancora raccogliendo, quindi prenditi pure tutto il tempo che vuoi per realizzare i 2 soggetti proposti, e poi mandameli… se vuoi partecipare al “post di gruppo” sulle infographic, sei la benvenuta!... Ti aspetto eccome, più siamo e meglio è!... In ogni caso, pensavo che la tua prima proposta sarebbe un’ottima idea anche per un video, e mi piacerebbe realizzarlo… ovviamente, saresti creditata come autrice dell’idea!... Fammi sapere se ti va!...
@ Euridice – Le automobili sulla cover del cellulare sono Maggiolini modello 1938 della Volkswagen!... ^__^ A parte questo… sono d’accordo con te su ciò che hai scritto a proposito del DCA… anch’io sono dell’idea che gli anni che ho vissuto in balìa dell’anoressia ormai siano andati… magari vivrò in futuro anni belli, mai dire mai, però questo non mi restituirà quello che ho perso… e, col senno di poi, credo sarebbe stato meglio – senz’altro io sarei stata meglio! – se quegli anni fossero andati in altro modo. E questo ovviamente non per piangere sul latte versato, è una mera constatazione.
Anche a me la F1 piace un casino… seguo sempre le gare in TV quando posso… Quando ero una bambina e mi chiedevano: “Che cosa vuoi fare da grande?”, io rispondevo sempre che volevo fare la pilota di F1… ^__^” Però, sì, credo che questo fosse il classico sogno di bambina, irrealizzabile all’atto pratico, ma indubbiamente bello perché all’epoca pensarci mi faceva stare bene… e quindi era giusto così. Ganzo se il tuo fidanzato riuscisse a fare quel corso e ad andare poi a Monza… anche solo vedere le corse di F1 in prima fila, sarebbe una vera figata!...
@ Wolfie – Sì, hai ragione, i nostri interessi, le nostre passioni, comunque tu voglia chiamarle, e quali che siano per ciascuna di noi, sono un enorme propellente che ci spinge a stare meglio… perché ci mostrano che c’è altro oltre il DCA, e cosa. E ci illustrano senz’ombra di dubbio che questo altro è sicuramente migliore del DCA stesso… e che vale la pena di tener duro anche solo per poterlo assaporare…
@ dialoghiincucina - E' inevitabile che quello che siamo ad oggi sia il prodotto di tutto ciò che abbiamo vissuto, nel bene e nel male... Ciò ovviamente non toglie quella pulce nell'orecchio che ci dice che quel che c'è stato di male sarebbe stato meglio evitarlo... e penso che, in un certo senso, sia normale che sia così. In ogni caso, quel che è statao non si cambia, e le persone che saremmo diventate se non avessimo avuto il nostro passato sono persone che non saremo mai... Ma possiamo essere quello che siamo adesso, prenderci come punto di partenza ed andare avanti. Anch'io ho in fondo la speranza che anche da quello che di negativo c'è stato si possa trarre qualcosa di positivo... "Beauty from pain", come dice la canzone... e ce lo dirà solo il futuro. Un abbraccio forte a te...
@ (Mai più)Enigma – Grazie Enigma!... Ormai è passato qualche annetto da quando correvo, in effetti, ma è un qualcosa che ricordo sempre con immenso piacere… quelle esperienze che ti segnano in positivo, e ti restano sempre dentro…
@ Jonny – Grazie…! E spero che invece quel “domani” sia più prossimo di quel che credi…
@ PrettyLittleGirl – Sì, io credo che questa attribuzione di senso a priori sia, a suo modo, una necessità… o, per lo meno, lo è per le “malate di controllo” come me… ma la verità è che il senso si dispiega da solo, e prescinde dalle nostre soggettive interpretazioni. Detto questo, senz’altro man mano che si va avanti col nostro percorso, più si svelano le verità che stanno dietro il sintomo… le vere problematiche che nascondiamo dietro questo capro espiatorio… ed è affrontando quelle che si può essere veramente libere di andare avanti… e non solo di attribuire un qualche significato al DCA, ma di darlo a tutto quello che nella nostra vita viene dal DCA in poi…
@ justvicky – Credo che, se tornassimo indietro “vergini”, necessariamente rifaremmo tutto… perché ci ritroveremmo a vivere le medesime situazioni senza alcuna cognizione del poi, e dato che l’essere umano è fondamentalmente autoconservativo, io penso che a suo modo anche la scelta dell’anoressia sia stata una scelta autoconservativa… Ergo, se tornassimo lì senza sapere niente, è naturale che la sceglieremmo di nuovo, perché in quel momento ci sembrava (pur erroneamente) il minore dei mali, o addirittura la soluzione dei mali… Sì, tornando indietro senza consapevolezze, ci ritroveremo di fronte gli stessi problemi e, non sapendo, tenderemmo d’istinto a riadottare le medesime soluzioni… Mi ricordo bene il video di Steve Jobs, e credo verissimo quello che lui afferma: il senso si dà sempre a posteriori, mai a priori… ciò non toglie però, secondo me, che una possa avere dei rimpianti per come sono andate le cose, e che possa dire che se tornasse indietro (con determinate consapevolezze, ovviamente…) sceglierebbe diversamente… l’importante penso sia non farsi sommergere da questi rimpianti, non fare in modo che essi abbiano la meglio… perché i rimpianti credo possano parimenti devastare una vita… Avere la consapevolezza che poteva andare diversamente ma è andata così, e l’incrollabile certezza che abbiamo davanti ancora tanto su cui costruire.
P.S.= Grazie per le tue bellissime parole… non sai quanto.
@ Viellina – Sì, è una mia scelta... Ogni tanto posso parlare di cose più personali, ma in maniera limitata perché comunque la mia vita privata sia chiama così proprio perché tale deve rimanere… Per cui tendenzialmente questo è un blog per parlare dei DCA e per condividere la propria esperienza di malattia… e di percorso di ricovero.
@ Anonima (02 Ottobre 2014, ore 19.23) – Mi riferisco al tempo intercorso dall’ultima mia ricaduta nell’anoressia. Sono in remissione perché è da 6 anni che non adotto più nessun comportamento proprio dell’anoressia (nel mio caso di specie, è da 6 anni che non restringo più l’alimentazione… visto che questo è sempre stato il mio unico comportamento patologico), ovvero, l’ultima ricaduta nell’anoressia l’ho avuta 6 anni fa, dopodiché non è più risuccesso… Un piano alimentare lo seguo – in maniera più o meno aderente in conseguenza delle numerose ricadute che ho avuto, durante le quali ovviamente mi sono discostata dall’alimentazione prescrittami dalla dietista perché ricominciavo a restringere – ormai da circa 12 anni… e il ciclo mi è sempre tornato spontaneamente quando il mio peso ritornava sopra i XX chili, e mi rispariva quando scendevo sotto, quindi ho avuto periodi altalenanti di amenorrea… ma ormai è da molto che ho di nuovo il ciclo, perché fortunatamente è da molto che non riscendo sotto i XX chili.
Mai avrei potuto scrivere un post così!
Io mi vedo guardo dentro e si mi accorgo di essere cambiata,ma come? Sono + vecchia ma ora lavoro...conosco gente diversa i miei hobby sono evoluti! ma piango acora x il mio passato perduto!
Mai avrei potuto scrivere un post così!
Io mi vedo guardo dentro e si mi accorgo di essere cambiata,ma come? Sono + vecchia ma ora lavoro...conosco gente diversa i miei hobby sono evoluti! ma piango acora x il mio passato perduto!
@ mirta Luna – Ciao mirta Luna, perdonami se mi permetto di fare un’illazione… ma dopo aver letto il tuo commento, mi viene da pensare che quello che stai facendo adesso tu lo faccia “per dovere”, ma che non ti piaccia veramente. Leggendo le tue parole ho come la sensazione (molto probabilmente erronea, per carità!...) che tu ti sia lasciata più che altro trasportare dagli eventi, trovando un lavoro, conoscendo gente nuova… cosa che sono necessariamente successe, ma che non hai pienamente scelto tu, con passione e con volitività. Forse, mi permetto di dire, è per questo che rimpiangi il passato: perché questo tuo presente che non hai particolarmente scelto non ti piace un granché. Io credo che per non rimpiangere quello che è stato, occorra avere ad oggi una vita soddisfacente e scaturita dalle nostre scelte personali, e dal nostro impegno per raggiungere determinati risultati che ci siamo prefissate. Per cui, se senti che ad oggi il tuo presente non ti soddisfa, cerca di cambiare le cose. Ne hai tutto il potere, la tua vita è sempre nelle tue mani, e può diventare ciò che vorrai… Ergo, se il tuo presente non ti soddisfa, cambia le carte in tavola. Saluta il sopravvivere, ed apri le porte al vivere… perché dipende tutto solo da te. Ti abbraccio forte…
Ke fake odioso!!
Meta dei commenti sn profili ke si scrive lei...
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