Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

domenica 25 ottobre 2009

Domanda #2: Serrature e chiavi

Oggi rispondo alla domanda di Milly che mi chiede:

“Quando ci si ammala di DCA non c'è mai un solo motivo, ce ne sono migliaia, tra cui alcuni certamente più importanti. Non so se tu ne hai già parlato in questo blog, se non è così allora ti chiedo quali siano state le TUE cause. E... adesso, in tutta onestà, in quale misura definiresti tua la vita che stai vivendo?”

Quand’è che veramente è cominciato tutto, con l’anoressia? E perché?

Sto scavando per trovare una risposta a queste domande. Ha veramente importanza, alla luce di come si sono poi evolute le cose? Non ne sono sicura. Sono bombardata da ricordi che riemergono dalla profondità della mia mente e sembrano suggerirmi qualcosa, senza però riuscire a capire se sono fatti significativi di per sé, o solo alla luce di ciò che mi è successo. Se non fossi diventata anoressica, queste memorie avrebbero veramente avuto importanza? Rammento brevi momenti del tempo in cui non sapevo neanche cosa significasse la parola “anoressia”… ma forse già in quei momenti l’anoressia aveva cominciato a gettare la sua ombra nella mia vita.

Se mi permetto di ritornare indietro nel tempo con la mente, ricordo che sono sempre stata una bambina magra. Questo veniva portato alla mia attenzione non tanto dagli specchi quanto piuttosto dalle persone che erano parte della mia vita di bambina. “Magra” era sempre una bella cosa – un qualcosa di sui essere orgogliosa. “Magra” era un complimento. “Magra” era qualcosa che gli altri avrebbero voluto essere. “Magra” era quello che attirava l’attenzione altrui. “Magra” era quello che mi rendeva speciale.

Quando avevo più o meno 6 anni, andai al compleanno che una mia compagna di classe aveva organizzato in piscina. Non che fossimo amiche, ma i miei genitori conoscevano bene i suoi, quindi pensai che fosse educato partecipare.

Mi ricordo. In costume dal bagno sul bordo di una piscinetta, sette o otto bambine tutt’intorno a me, poi una sorta di “gara”. Ci mettemmo in fila in un ordine preciso: dalla più grassa alla più magra. Non sapevo se sarei stata in cima alla linea, ma mi ricordo che mi sentii sollevata del fatto che mi sarebbe stato risparmiato un non necessario imbarazzo, dal momento che ero magra. Questa parola, ancora una volta. Magra.

Una per una, dovevamo saltare nella piscina in ordine, e la più magra avrebbe saltato per ultima. Tutte dovevano essere d’accordo su quale di noi avrebbe dovuto essere la successiva a saltare, esaminando i nostri corpi in un modo estremamente preciso per delle bambinelle di 6 anni.

Poi…
Due di noi erano rimaste in piedi sul bordo.
Le altre ci guardavano, discutevano, poi la decisione.
Veggie è la più magra.
È l’ultima che deve saltare.


Io avevo vinto.
Io ero speciale.

Com’è possibile che cose del genere accadano davvero?

Com’è possibile che un gruppo di bambinette di 6 anni possa fare una cosa del genere? Com’è possibile che reputino totalmente accettabile e divertente creare una “gara” in cui la partecipante migliore è la più magra? Non essere affatto impressionate, toccate da questa designazione? Non capire da cosa dipenda il fatto di essere più magre o più grasse, ma semplicemente stilare una classifica su questo? Trovare necessario il confronto?

Ripensandoci adesso, mi fa rabbrividire.

Perché ricordi come questo s’imprimono nella mente per essere ripescati singolarmente anni e anni e anni dopo?

La nostra mente è modellata in maniera tale per cui anche episodi apparentemente insignificanti come questo, che avvengono in tenera età, possano fomentare l’anoressia? O la nostra mente è già comunque indirizzata verso una certa direzione? Siamo noi a scegliere, o siamo già state scelte?

Domande, domande, domande. Non penso che, in fin dei conti, la risposta sia importante.

Penso che guardarsi dentro con onestà, imparare da noi stesse, capire cosa fare con quelli che i nostri pensieri SONO – e non ha importanza com’è che sono diventati tali – sia la chiave.

La chiave.

La vera domanda, perciò, diventa: Se hai la chiave, dov’è la serratura? O, più nello specifico, dove sono le serrature?

Abbiamo un sacco di serrature dentro di noi. Alcune appartengono ai nostri comportamenti passati. Alcune alle nostre memorie consce. Alcune alle nostre memorie inconsce. Alcune al nostro vissuto, al nostro background. Alcune al nostro carattere. Alcune all’ambiente in cui siamo cresciute. Alcune alle persone con cui siamo cresciute. Alcune ai sentimenti che abbiamo provato. E così via. Ci sono tantissime serrature.

Quel che richiede così tanto tempo è trovarle tutte – ciascuna di esse senza esclusione – e inserire la chiave. E girarla. E vedere lo spiraglio di luce nel momento in cui si ha un’epifania… o una rivelazione… o semplicemente una certezza che regala un momento di pace.

Pace.

Alcune delle serrature sono nascoste. Ma una volta che, a poco a poco, le avrete trovate tutte, la luce entrerà e vi riscalderà. Non ci sarà più un pantano alla fine del tunnel. Ma solo crescita e consapevolezza ogni giorno maggiore, in un processo che dura per tutta la vita.

È difficile, lo so, sono la prima ad ammetterlo. È dura trovare tutte le serrature e prendere la (coraggiosa) decisione di girare la chiave. Ma è un qualcosa che bisogna cercare di fare. Un qualcosa su cui bisogna cercare di lavorare. Quello che sto cercando di fare anch’io. Per non vivere più una vita a metà.

Ce la faremo.

E un giorno saremo libere.

Se avete qualche altra domanda, postatela pure QUI

23 commenti:

marco ha detto...

Buongiorno dolcissima Veggie:-) ogni tuo post trapassa l'anima... con tutto il bene che ti voglio ti auguro di cuore una felicissima domenica:-)
Marco

Bradipa_feroce ha detto...

la prima parte del post avrei potuto scriverla io!! anche io come te sono bombardata (in senso buono) da ricordi che riaffiorano alla memoria e sembrano pretendere la mia attenzione come fatti significativi che abbiano influenzato la mia vita di oggi...ma mi chiedo, è veramente così? tutti questi avvenimenti sono stati davvero così determinanti?...nel mio caso ne dubito, ma tento comunque di analizzare questi ricordi e di trarne in qualche modo una conclusione..
in quanto all'episodio della piscina e alla magrezza durante l'infanzia...ora che mi ci fai pensare anch'io sono sempre stata magra, soprattutto nel periodo delle scuole medie, quando le altre ragazze iniziavano a sviluppare e assumere forme più femminili io continuavo a essere magrissima (non ero ancora anoressica eh, mangiavo con spontaneità e mi piaceva mangiare)...e mi sono capitati molti episodi in cui la mia magrezza veniva sottolineata come un fatto positivo, sia da amiche e coetanee che da persone adulte...senza dubbio questo ha avuto un effetto negativo in seguito, quando anch'io ho cominciato ad avere un corpo più femminile ho vissuto questa trasformazione come la perdita di una caratteristica che mi rendeva speciale...comunque riflettendoci ho concluso questo, che forse è una banalità, la magrezza in sé non è una caratteristica negativa finchè c'è la salute...nel mio caso pur essendo magrissima ero in perfetta salute e credo che per questo anche l'ambiente esterno sottolineasse la mia magrezza come un fatto positivo...questa cosa infatti non è più capitata quando la magrezza era dovuta ai disturbi alimentari ed era evidente che ero tutto fuorchè sana....questo era per dire..è vero che chi ci circondava ci ha mandato un determinato messaggio, ma se fosse stata la nostra interpretazione a rendere in seguito questo messaggio così distruttivo?
un abbraccio (è in arrivo una mail con le foto x il calendario^^)

Pupottina ha detto...

è un post veramente introspettivo!!!
l'origine del male c'è sempre ed è solo dentor di noi che possiamo trovarlo...
buona domenica
^______^

`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`··.Giusy·`·. ̧ ̧.· ́ ́ ̄`· ha detto...

Ciao dolce stella...perdonami se non sono molto presente ultimamente qui da te...Questo post è fantastico!sempre unica...dolce..espressiva.Ti amiro tesoro...come sempre.Una carezza ed un abbraccio sincero.

Maya ha detto...

Ciao Veggie!!!!! Questa modalità d'espressione interattiva è fantastica. Bellissimo comunicare così!!!
L'episodio della piscina mi sembra quasi la scena topica di un film di Kubrick. Una di quelle cose così semplici e inevitabili ma che ti segnano a vita, semplici, dirette, e allo stesso tempo sconcertanti e indecifrabili.
Cosa motiva il comportamento di un bambino? Io non lo so nello specifico, ma provo ad immaginare. Un bambino riprende gli schemi sociali dei grandi e ci gioca. Ci gioca per farli propri. E nel far questo si avvicina con curiosità e senza malizia. Proprio per questo essere magri o grassi, a quell' età e per quel gioco, va bene. Va così bene che anche chi è grasso accetta di buon grado la classificazione. Poi però si forma una fila, si forma un'ordine, e ci si rende conto che questo schema adottato dai grandi impone una classifica. I bambini vogliono attenzione, vogliono essere il centro del mondo, e si è il centro solo se si è primi. E in quel caso, in mezzo a tutta quella innocenza, essere primo sognificava essere magri. PRIMO=MAGRO, immagazinato nel background del bambino che ricollegherà la magrezza al successo e ad un ricordo felice.
Ovvio che non è necessariamente così per tutti. Devi avere una predisposizione sia per sensibilità, fragilità ed eventi esterni. Ma ecco appunto qual'è lo schema di "successo" presentato ad una bambina più suscettibile, ecco su cosa si muove il mondo di oggi. Ecco in cosa viene canalizzata l'ambizione....

Anonimo ha detto...

Cavolo Veggie.. Ho i brividi.. .Il tuo racconto mi ha risvegliato un sacco di ricordi sopiti e mi ha dato modo di riflettere ancora di più su me stessa perché in qualche modo ho vissuto esperienze un po’ simili. Il mio desiderio di magrezza è iniziato per la voglia di rimanere “Piccola”. Questa è la mia parolina magica, fin dalla nascita sono sempre più piccola rispetto ai miei coetanei, alle recite venivo sempre messa davanti, tutti mi coccolavano, le altre bambine mi prendevano in braccio per giocare,gli adulti usavano vezzeggiativi quando mi chiamavano e io ero felice, felice di essere piccola, di dimostrare meno anni per la mia età , di mangiare tanto e di rimanere sempre magra. Verso la fine della seconda superiore però, è giunto anche per me il momento di crescita fisica, mi è spuntato il seno, mi sono alzata di statura e soprattutto ho visto quel benedetto 50 sulla bilancia.. Continuavo a essere magra per il mio metro e sessantacinque, a dimostare sempre un paio d'anni in meno della mia età (ancora oggi questo), però vedevo il mio corpo ingombrante e a scuola c’era una ragazza più magra di me e mi ricordo che la guardavo con grande ammirazione perché era sempre curata in ogni minimo dettaglio, aveva un modo di parlare molto fluido, aveva un ragazzo, un sacco di amiche.. Contemporaneamente non ero più la ragazzina allegra che viveva nel suo mondo fantastico ma ero diventata un’adolescente apatica e poco serena.. Avevo perso del tutto la capacità di sognare, ero razionale al 100 per cento, così ho iniziato a desiderare di ritornare “Piccola” e felice come un tempo, con le mie ossicine così carine,le mie ballerine ai piedi e la gente che mi apprezzava... Da lì sono iniziati i primi digiuni, l’attività fisica portata all’eccesso e le fissazioni..L’ansia e la balbuzie invece ci sono sempre stati (balbetto dall’età di 3 anni, ora sto seguendo un corso e va un po’ meglio comunque). Ancora oggi, è inutile che lo neghi, una buona parte di me desidera questo..Penso che ci sia una predisposizione che porta ai disturbi alimentari, non vengono dall’oggi al domani ma rimangono latenti per anni e poi esplodono… Alcuni dicono che ci si può cadere anche con una dieta ma credo non ci siano vere e proprie “Colpe” perché il desiderio di dimagrire (questo è solo il mio parere ovviamente) è solo un sintomo, dentro c’è qualcosa di più profondo.. A scuola c’è una ragazza soprappeso che sta seguendo una dieta sana ed equilibrata da un dietista e i risultati si vedono, sta raggiungendo il suo obiettivo senza ammalarsi e con grande serenità,mentre una mia compagna delle medie soffre di obesità e non intende dimagrire di un etto, dice che sta bene così anche se fa fatica a salire le scale e le manca sempre il fiato. Secondo te è anche quello un disturbo alimentare? Riguardo al diario alimentare, ne parlerò con la psichiatra che mi segue, è molto interessante però il tuo punto di vista, non avevo mai pensato all’altra faccia della medaglia, cioè che potesse alimentare l’ossessione.Forse un giorno riuscirò ad apprezzare il fatto che non si possa programmare la vita.. Un forte abbraccio! Aisling

Michiamomari, e ha detto...

hai ragione Veggie, ci sono tante chiavi e tante serrature ma forse ogni domanda è solo una sfumatura, nient'altro che un dettaglio della domanda che le riassume tutte... quella che è inutile cercare, perché va "scalata", appunto, da più lati.. Una domanda che farei io è: ma perché deve essere così necessario sentirsi "speciali"? .. perché dobbiamo desiderare di essere speciali in un modo per cui qualcun altro NON lo è?
Lo so, è una domanda che nn serve a niente. E' come dire: perchè ci sono le guerre? eppure serve: almeno a decidere che noi possiamo NON partecipare più a questo diktat. Forse questo può aiutarci a cercare la nostra unicità non in contrapposizione agli altri... in fondo io lo so che nn è difficile come sembra, basta iniziare a percepire se stessi e gli altri come più VICINI: è partecipare al dolore e alle gioie altrui che fa cadere le fantasie per cui gli altri sono sempre più forti, dagli altri bisogna difendersi, perfino "fargliela vedere"... finendo per avere sempre l'obiettivo di dover essere "migliori" di qualcun altro. Questa nn è cattiveria ma schiavitù, è una forma di cecità e di debolezza che, come sempre, deriva dalla paura. Quel cha ha soccorso la mia vita è stato scoprire che tutta questa paura è malriposta, è una perdita ai rubinetti, nn difende da niente e nn serve a niente.

Vele Ivy ha detto...

Ciao Veggie, in effetti l'idea delle bambine che gareggiano su chi sia la più magra mi ha fatto rabbrividire.
Anch'io da piccola ero molto esile, ma chi mi circondava non considerava questa cosa un valore, anzi! Spesso mi dicevano che ero pelle e ossa e dovevo mangiare di più e io mi sentivo inadeguata!
Poi da grande ho oscillato un po', soprattutto quando sono andava via di casa e ho imparato a cucinare: ho messo su qualche chilo e tutti a dirmi che stavo ingrassando troppo!! In effetti il giudizio degli altri può essere snervante. Però ho presto trovato il mio equilibrio, per fortuna. Ammetto che da allora il peso non è mai stato un problema per me, ma devo dire che anche le persone considerate "sane" possono scontrarsi con queste difficoltà.

Anonimo ha detto...

Ciao sono Sara. Anch'io ero magrissima da bambina, le reazioni erano +simili a quelle ke dice Vale/Ivy ma mi piaceva lo stesso. Rispetto alle bambine grasse ricordo un senso forte di partecipazione alla lorofatica, dal nn sentirsi carine al nn riuscire ad arrampicarsi sulla pertica mi dispiaceva sempre xloro xciò mi trovo d'accordo con Mary . Già all'asilo ero timidissima e ne soffrivo molto! poi è stata decisiva la scoperta keanke gli altri banbini erano timidi e anke +di me, perfino quelli ke mi sembravano sicurissimi e capirlo ha cambiato tutto. La maggior parte della gente accetta degli skemi sbagliati ma se vogliamo star bene dobbiamo smetterla di competere xcose ke nn fanno onore a nessuno. Ciao sara.

Anonimo ha detto...

Ti penso tanto anche io Veggie..spero che la tua vita stia procedendo nella grande svolta.

..Bea.. ha detto...

Quelle "gare" non esistono solo a 6 anni... perché forse a 6 anni succede senza accorgersi, e anche se magari per noi è scioccante pensarci, per delle bambine equivale a fare una gara su chi ha i capelli più lunghi o è più alta...
queste gare si fanno alle superiori, in spogliatoio, quando ci si cambia. e se tu non ci stai, se non ti va di commentare e sentir commentare le altre, allora sei "out". Chissà quale scempio nascondi sotto a quei vestiti, se non vuoi partecipare alla competizione settimanale!
e adesso che dopo anni potrei davvero vincerla, quella gara del cavolo, non posso partecipare. non posso spogliarmi. "niente educazione fisica beatrice, o svieni. niente educazione fisica beatrice, o il tuo cuore si sforza troppo. niente educazione fisica beatrice, il tuo fisico non la regge".
io la vinco tutte le settimane quella gara: ma nessuno lo sa.

Anonimo ha detto...

Provo anch'io a cercare di aprire qualche serratura.
Sono stata una bambina timidissima, la prima della classe che pero' rimaneva sempre in disparte, ad attendere che fossero gli altri a coinvolgerla nei giochi e nelle varie iniziative; una bambina silenziosa, che silenziosamente subiva le derisioni e i soprusi dei bulletti della classe.
Una bambina inappetente, mia madre mi teneva seduta a tavola per un tempo infinito, pur di riuscire a farmi mangiare in maniera sufficiente.
Poi sono cresciuta, mi sono sviluppata in fretta.
A 12 anni ho subito molestie sessuali da parte di un adulto, sventate in tempo prima che si trasformassero in qualcosa di peggio.Anche se ormai il danno era fatto: il mio inconscio ha reagito facendomi agire nell'intento di imbruttirmi, quindi ecco l'iperfagia che mi fece aumentare di parecchi kg,e che caratterizzo' la mia adolescenza, trascorsa nascondendo il mio corpo sotto abiti informi, come un maschiaccio.
A complicare le cose ci si misero altri eventi catastrofici( calamita' naturali) che mi lasciarono due volte senza una casa, costringendomi a crescere troppo in fretta, piu' del dovuto.
Tanto che all'inizio dell'eta' adulta cominciai a rimpiangere tutto cio' che mi era stato negato per forza di cose, e provai un immenso desiderio di tornare indietro, di nuovo bambina.
Ecco l'anoressia, che duro' un breve periodo, perche' diventai bulimica dopo pochi mesi, e lo restai per parecchi anni, fino all'anno scorso.
Non sono cambiata molto dall'infanzia ad oggi: timida lo sono ancora, magari sul lavoro riesco meglio a camuffarlo, ma nella mia vita privata, in mezzo alla gente, conosciuta o meno, cerco sempre di scomparire.
Mi contraddico con la mia immagine, ai limiti dell'esibizionismo, che serve a celare cio' che realmente sono, ma non mi riesce piu' di tanto.
E nel frattempo i DCA stanno lì, mia ancora di salvezza a cui aggrapparmi quando rincorro un sogno senza crederci abbastanza perche' si realizzi;quando vedendo il peso che scende sulla bilancia, mi sento meno irrisolta;quando mi sento perfino meno inutile, sapendo di avere un obiettivo, per quanto possa essere distruttivo, da raggiungere.
E perche' quando mi sento abbandonata da tutti, loro sono lì, gli unici che non mi abbandonano mai...
Dopo questa autoanalisi del cavolo, ti auguro un buon inizio di settimana visto che la domenica ormai volge al termine, e colgo l'occasione per ringraziarti pubblicamente delle istruzioni operative sui linkaggi che sono andate a buon fine.
Un abbraccio

Leda ha detto...

bellissimo questo post...
bellissimo veramente...
beh, non so che altro dire...
sei di una saggezza straordinaria...non solo...a volte da come parli direi veramente che più che una persona sei un angelo...
non mi sono mai imbattuta in una persona come te...purtroppo non ho la fortuna di conoscerti dal vivo, ma...non so se tu sei riuscita ad aprire tutte, o almeno una larga parte, delle tue serrature: so solo che qui siamo in tanti abbagliati dalla tua luce.

Anonimo ha detto...

Magra, grassa, non sono che parole. La verità è che mi sono sempre vista sbagliata. Al punto in cui non aveva più importanza se fossi magra o grassa, purché io mi vedessi giusta. No. Purché io mi sentissi giusta. Ho fatto tutte le stronzate che si potessero fare per diventare un po’ più giusta. Ma non è servito a un cazzo. Resto comunque sbagliata. La mela marcia. Non è questo stupido, inutile corpo il problema. Il problema sono io. Le miriadi di porte che stanno alle mie spalle sono sbarrate ai ricordi. Non voglio vedere. Non voglio sentire. Non voglio pensare. Non voglio accettare la consapevolezza che ho mandato a puttane tutto. Io, che ho sempre cercato di essere la migliore in tutto. E allora, a fanculo. Questo stupido corpo che diventa un mezzo. Un tramite. L’unica maledetta cosa che piegata alla mia volontà che non fallisce mi ricorda quanto tutta la mia vita non sia stata che un enorme, immenso, dannatissimo fallimento.
Che buffo, quando ero bambina volevo essere buona ma non sono mai riuscita ad esserlo. E se non sei del tutto buona, i buoni ti getteranno ai lupi. Così, tanto vale essere cattiva. Tanto vale essere stronza. Sì, forse essere cattiva, essere stronza è il mio destino. Come il fare tutte le cazzate che ho fatto e quelle che sto facendo.
Non ho potuto evitarlo.

Jonny

La Ely ha detto...

Mi ritrovo molto in quanto scrive Jonny.
Anche io ho sempre voluto sentirmi "giusta" ed ho combattuto contro chi non mi faceva mai sentire "abbastanza", contro chi sottolineava le mie mancanze e passava quasi sotto silenzio le mie vittorie.
Io sono sempre stata grassoccia. Da piccolina mi prendevano spesso in giro ed ho collezionato una serie inenarrabile di figuracce. Per me "magra" era sicuramente una condizione invidiabile, qualcosa cui aspirare. Eppure non sono mai "riuscita" a farne una malattia.
Sin da piccola sono stata strana, tanto che ero spesso sola e ricordo di essermi in qualche modo sempre sentita diversa. In parte è stato per via dei miei genitori poco permissivi, in parte sono stata io a cercare di coltivare la mia diversità: non potendo omologarmi, ho deciso di costruire la mia strada nella direzione opposta, a costo di non essere spesso accettata.
Così, forse, anzichè scivolare in un atteggiamento autodistruttivo o restrittivo di controllo, mi sono autoghettizzata, ho ampliato il divario fra me ed il resto dei miei coetanei, tanto da essere stata spesso definita, appunto, strana e, a volte, snob.
Ognuno si difende come può insomma, ognuno crea l'immagine di sè stessa e si fa scudo di tale immagine.
Mi sento fortunata, in questo, perchè per molto tempo sono riuscita a stare in equilibrio e, anzi, ho potuto migliorarmi credo, e distinguermi in modo costruttivo.
Certo, ho sempre avuto pochi estimatori e per lo più ancora più particolari di me..e dai 16 anni in poi sono stata solo con ragazzi più grandi perchè per i coetanei ero "troppo profonda", ma almeno stavo a galla.
Sono ancora una ragazza in carne - anzi, è decisamente venuto il momento di mettermi a dieta! - ma sono anche il frutto della mia reazione a quel disagio infantile, a quel mio cercare consensi attraverso qualcosa di diverso, attraverso la mia strada, che spesso mi ha condannata alla solitudine, ma che è MIA, che mi distingue e mi definisce, quanto, probabilmente, definiscono i DCA.
Come dici tu però, ognuno di noi ha la chiave per la svolta, per invertire la rotta. E se si ha la forza per costringersi entro la gabbia dell'anoressia, ad esempio, si ha sicuramente la forza anche per rompere quelle catene. Il punto è trovare la serratura, volerla trovare, ed avere il coraggio di aprire la porta.

Pupottina ha detto...

buon lunedì ^________^

DARK - LUNA ha detto...

...tesoro...si arriva a quel punto...solo dopo che dentro si sono scatenati diversi fattori...tutte conseguenze di disagi che giungono da vari fronti...
....esprimi anche i miei pensieri!
Non è nemmeno facile (ed è anche doloroso) fare un percorso a ritroso nella propria memoria e nel proprio dentro....Ma chissà...magari se si conosceva ogni causa da sempre, riuscivi anche a non ammalarti....e forse, questo è accaduto proprio perchè, purtroppo, tutto sfugge di mano!
un abbraccio grande!

sorridente ha detto...

Il mio rapporto con il cibo è sempre in qualche modo legato ai rapporti sentimentali e affettivi (oltre che al livello di stress). L'assenza o abbondanza di cibo nella mia vita sono sempre proporzionali alla presenza/assenza di comprensione delle persone che ho intorno. Quando sto male somatizzo in questo modo. E' come se il dolore così diventasse tangibile e riconoscibile, e spaventasse un pò meno.

Pagliuzza ha detto...

E' inquietante... caspita...
sai cos ho pensato però come prima cosa? Ho pensato che almeno tu qualche volta sei stata la + magra.. io nn sarei mai potuta saltare per ultima dalla piscina.. ti invidio.

Veggie ha detto...

@ Marco – Ciao Marco, grazie per le tue parole… Spero che anche tu stia passando un buon periodo… non mollare mai e vai sempre avanti, eh!...

@ Francesca – Penso che la risposta al tuo ultimo interrogativo sia SI… Nel senso che messaggi di tutti i tipi ci arrivano sempre e comunque da tutte le parti… e arrivano a tutte… Ma non conta quello che è il messaggio in sé per sé, quanto la soggettiva interpretazione che noi diamo a questi messaggi… Certo, probabilmente nel nostro passato ci sono state millemila cosa che ci hanno fatto prendere questa direzione piuttosto che un’altra… Ma credo che, oltre che sviscerarle, sia importante anche concentrarci su quello che è il nostro presente, e vedere come le nostre attuali convinzioni ci influenzano e come, quindi, noi possiamo lavorarci su per cambiarle… Un abbraccio fortissimo, grazie per la foto!!

@ Pupottina – Già, è per questo che non bisogna smettere mai di scavare…

@ Frufrupina – Ma lo sai che tu sei sempre la benvenuta… non ti preoccupare… ogni volta che vuoi, mi trovi qui… Un abbraccio grande…

@ Samantha – Sono davvero felice di leggere che finalmente sei riuscita a parlare di questo col tuo ragazzo… perché sono certa che lui potrà darti concretamente una mano nella tua battaglia… Proprio perché è una persona “esterna” e certe cose non le può capire perché non le ha vissute, forse lui può fornirti una chiave di lettura del DCA che tu, proprio perché “interna”, da sola non riusciresti ad afferrare… Fatti aiutare da lui…
E, tesoro, solo una cosa… Non devi avere paura di perdere. Perché nel momento in cui scegli l’anoressia, hai già perso in partenza. Io l’ho scoperto troppo tardi, quando ormai le conseguenze erano tali da essere inarrestabili. Non voglio fare “terrorismo psicologico” quindi eviterò di elencare la sfilza di “effetti collaterali” che mi porto dietro, anche perché credo che chiunque s’impressionerebbe alla sola idea… Su quelle persone tu non hai preso nessuna rivincita per il semplice fatto che quella gente se ne sbatte di te… lo so che è brutto da dire ma è così, se ne è sempre sbattuta… E, guarda, hanno comunque vinto di nuovo loro: perché adesso loro stanno bene, e tu sei vittima di un’ossessione distruttiva… Se davvero non vuoi perdere, inizia a combattere per te stessa. Come? Proprio come hai detto tu: amandoti. Facendo quello che non hai mai avuto il coraggio di fare: prendendoti cura di te. Gli altri, intendiamoci, continueranno a sbattersene, perché la gente pensa a noi molto meno di quanto crediamo, anzi, non ci pensa praticamente mai, è questa la verità… Ma se tu continui a sbatterti da sola, stai pur certa che la situazione non migliorerà… Non sai spiegartelo, no, perché quando siamo dentro il vortice tutto viene distorto… ma quand, pian piano, comincerai ad uscirne, vedrai che ti sarà tutto molto più chiaro…
Un abbraccio forte forte…

@ Milly – Vero?! Piace molto anche a me, trovo che sia davvero efficace… Ad ogni modo, sono perfettamente d’accordo con la tua visione della cosa… Un bambino accumula tantissimi input… e gli output che ne escono sono sempre imprevedibili… Frutto del carattere e delle esperienze, io credo… Certo, questo non è che un esempio… Non so neanche quanto significativo, in realtà… Ce ne potrebbero essere tanti altri così, come differenti ma con lo stesso denominatore comune… Forse servono solo per provare a riflettere e rielaborare…

Veggie ha detto...

@ Aisling – Vedi, ognuna ha le proprie esperienze e il proprio vissuto… possono essere anche diversissime tra di loro, ma poi s’intrecciano con il nostro carattere e il nostro background, e possono portare comunque all’evoluzione di un DCA… Penso anch’io che ci sia una sorta di “predisposizione” ai DCA, sebbene questo sia un discorso molto più complesso… I DCA sono estremamente multifattoriali, penso che ci siano un mucchio di cose che, incastrate insieme e combinate con un particolare tipo di personalità, portano alla fine alla comparsa del DCA… se tutta la mia vita (o la tua) l’avessero vissuta altre persone, probabilmente a parità di eventi non sarebbero comunque diventate anoressiche perché il loro carattere era differente… Anch’io non penso che la dieta c’entri molto con l’insorgenza di un DCA… anche perchè saprai come e meglio di me che quello che si cerca veramente non è la magrezza fisica, ma un qualcosa che va ben oltre, un qualcosa che è basato sulle sensazioni e sulla fisicità molto più che sull’esteriorità… Come tu stessa hai scritto, infatti, se una persona è veramente sovrappeso e vuole dimagrire, va da una dietista, non è che improvvisa una dieta così su 2 piedi… ci vuole ben altro che faccia scattare la molla del DCA… E lo dico per esperienza personale, visto che quando ho iniziato con la mia restrizione alimentare ero perfettamente normopeso, quindi non avevo certo un problema o un’effettiva necessità di dimagrire… In quanto alla tua amica obesa che non vuole dimagrire, secondo me le cose possono essere 2: o sta veramente bene con se stessa in quel modo, perché è sempre stata così e non riuscirebbe a riconoscersi in un’altra tipologia di corpo; oppure non si piace ma fa “buon viso a cattiva sorte” perchè l’idea di dover fare un sacrificio le fa comunque più paura dell’accettare la situazione attuale, e quindi mette in atto una sorta di “meccanismo di difesa”… ovvio, queste non sono che ipotesi… non conoscendo la persona, ci sta anche che le cose atiano tutte in un altro modo, dovrei conoscerla per farmi un’idea più precisa e verosimile… Inoltre, molto spesso persone fortemente obese lo sono perché hanno problemi ghiandolari/ormonali, quindi anche volendo, anche seguendo una dieta prescritta da una dietista, non riuscirebbero a perdere particolarmente peso, e comunque ne risentirebbero molto…
Un baciotto!

@ Mari – Nessuna domanda è inutile, tutte sono importanti per guardarsi dentro e per scoprire la nostra propria verità. Io credo che la paura sia una grande chiave/serratura per tutte noi… perché è una cosa che ci muove moltissimo… Dobbiamo perciò imparare ad affondare questa paura, e a canalizzarla in maniera tale da poterla utilizzare in positivo…

@ Vele/Ivy – penso che i condizionamenti altrui siano un qualcosa che pesa sulla vita di chiunque, a prescindere dal peso… E riuscire a trovare un equilibrio è fondamentale… Anche perché la gente è sempre pronta a giudicare… sta solo a noi tentare di non lasciarci influenzare troppo e tenere ben chiaro cosa pensiamo noi di noi stesse… che è la cosa più importante…

@ Sara – Ciao Sara, benvenuta! ^__^ Ti ringrazio per le tue parole e per il tuo commento… Penso che tu abbia ragione… E’ importante trovare un equilibrio con noi stesse senza metterci in competizione con gli altri, che tanto con la competizione non si arriva mai a niente perché, come si suol dire, “non c’è un bravo se non c’è un meglio”… e quindi di finisce per sfiancarci e per fare solo del male a noi stesse… La tua piccola scoperta è davvero una grande scoperta… tienitela stretta, perché è come un piccolo faro che può illuminare i momenti più neri… Ti abbraccio…

@ Aileen – Lo sai che ti sono sempre vicina, vero?! In qualsiasi momento, in qualsiasi situazione, puoi contare su di me… Scrivimi, e mi troverai sempre qui per te… Ti abbraccio forte…

Veggie ha detto...

@ Bea – Tu l’hai già persa quella gara. Lo sai, vero?! L’hai persa da un pezzo. Proprio come, quando avevo la tua età, l’ho persa io. Perché nel momento in cui non possiamo fare ed. fisica, nel momento in cui non possiamo fare sport, che credo sia una delle cose più belle della vita, allora abbiamo già perso. Nel momento in cui non possiamo fare quello che sarebbe “normale” e divertente per ogni ragazza della nostra età, abbiamo già perso. Abbiamo perso tutto. Abbiamo perso la possibilità di fare qualcosa che arricchirebbe la nostra vita e le permetterebbe di essere chiamata tale. Sì, l’hai già persa quella gara. E lo sanno tutte. Forse l’unica a non saperlo ancora sai tu. Ma, in realtà, credo invece che tu lo sappia. È per questo che hai bisogno di ripetere a te stessa che vinci ogni settimana.

@ Evaluna – Innanzitutto, ti ringrazio davvero tantissimo per aver deciso di aprire queste tue serrature proprio qui… non sai quanto è importante per me… e mi fa veramente felice la tua fiducia, nonché il tuo coraggio e la tua determinazione che stimo tantissimo… Non voglio commentare le tue parole relativamente alla tua esperienza personale nell’infanzia/adolescenza perché credo si commentino da sole e meritino tutto il rispetto. Tanto di cappello, ti dico solo questo. Aggiungo solo una nota a margine relativamente ai tuoi ultimi pensieri… Dici che i DCA non ti abbandonano mai… Ma non ti sei accorta che ti hanno già abbandonata da un pezzo? Che ti hanno abbandonata, tradita e fregata nel momento in cui non ti hanno portato niente di tutto quello che ti avevano promesso? Perciò, non permettergli più di prendersi gioco di te: adesso abbandonali tu. Dagli un bel calcio laddove meritano. E riprenditi la tua vita… che ce la puoi fare tranquillamente. Ti abbraccio forte…
P.S.= Grazie di che? Mi fa davvero piacere esserti stata utile e averti potuto dare una mano con i linkaggi!...

@ Leda – Ma hai già detto tutto, tesoro… E, tra l’altro, non è mica detto che un giorno non riusciamo a vederci di persona… magari! Di che parte dell’Italia sei? In quanto alle serrature… io piano piano cerco di aprirle… perciò, se lo faccio io, è certo che lo puoi fare anche tu… E vedrai che le nostre luci si fonderanno l’una nell’altra, e sarà un abbraccio caldo e bellissimo… (e, magari, anche dal vero…)

@ Jonny – Ma chiudere una porta in faccia al passato, alla fine non serve… perché i ricordi non cessano d’esistere solo perché facciamo finta che non ci siano… Dietro a quelle porte, loro ci stanno comunque… E bussano. E quel suono finisce per farti impazzire… Perciò, prima o poi dovrai comunque farci i conti… perciò, non abbassare la guardia… e non usare il tuo corpo come scudo, non servirà a niente… E in quanto al destino… io non credo che esista, che sia già scritto. Credo che il destino sia il nostro carattere, e che quello che ci riserva il futuro dipende solo e soltanto da noi…

Veggie ha detto...

@ La Ely – Quello che siamo è inevitabilmente il prodotto di una condizione che abbiamo subito e dalla quale abbiamo, in un modo o nell’altro, cercato di difenderci, al fine di non esserne soffocate… In alcuni casi è andata bene, in altri è rimasta sull’orlo, in altri ancora è andata peggio… Non possiamo recriminare il passato, perché comunque quello che è stato non si può cambiare… Però, possiamo lavorare sul futuro… sulle nostre personali serrature e chiavi… Per evitare che il passato si reiteri… Certo, è e sarà sempre la cosa più difficile da fare… ma io credo che ne valga la pena… ne deve valere la pena…

@ DarkSecretInside – Di sicuro, visto che i DCA sono patologie multifattoriali… In questo post, infatti, ho fatto solo un esempio relativo alla mia esperienza personale, ma avrei potuto farne molti altri… Di certo guardare indietro e scavare ne passato è doloroso e difficile… ma penso sia anche indispensabile per spezzare le catene che ad esso ci legano… Un abbraccio anche a te!

@ sorridente – E’ importante che tu abbia tirato fuori questa chiave ed aperto questa serratura… perché potrà tornarti utile in futuro… Certo, non sarà una soluzione definitiva… Ma ti porterà a guardare in prospettiva a molti tuoi comportamenti, e magari a non ripetere alcuni errori…

@ Pagliuzza – M’invidi perché mi sono dannata la vita passando anni ed anni a fare dentro-fuori una clinica per ragazze con DCA, perdendomi tutte le opportunità, i divertimenti, le cose che una ragazza avrebbe potuto avere? Credimi, non c’è proprio niente da invidiare… Se il prezzo da pagare per essere saltata per ultima nella piscina era quello dell’anoressia, credimi, mi sarei tuffata subito senza neanche stare a guardare le altre…

 
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