Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 20 gennaio 2012

Nessuna qui è un fallimento

Vorrei dire a tutte le ragazze che commentano su questo blog e a quelle che mi scrivono via e-mail definendosi talvolta un fallimento che, semplicemente, non lo sono affatto. Non perché qualcuna ha una ricaduta, ciò significa che sia un fallimento. Combattere contro l’anoressia è come imparare a camminare. All’inizio si striscia (si comincia a pensare alla possibilità di combattere contro l’anoressia). Poi si utilizzano sostegni che possano aiutarci a reggerci in piedi (si contattano centri specializzati, dietisti, medici). Poi si comincia a camminare sulle nostre gambe e infine a correre, e anche se si può scivolare, ci si rialza (si diventa capaci di riprenderci da ogni ricaduta). CI SARANNO ricadute lungo la strada del ricovero che decideremo di percorrere. E quando ricadremo, immediatamente la voce dell’anoressia ci dirà che, se non siamo riuscita a stare in piedi, allora abbiamo fallito. Ma se continuiamo a seguire la sua linea di pensiero, ritorneremo inevitabilmente dentro la malattia. Io credo fermamente nella capacità che ciascuna di noi ha di stare meglio. Di combattere contro l’anoressia a pieno. Ci vuole molto tempo? Sì. È facile? No. In ogni caso, anche il peggior giorno del nostro percorso di ricovero è comunque preferibile al miglior giorno con un DCA.

Dire a voi stesse che siete un fallimento non aiuta, anzi, rinforza il pensiero dicotomico (tutto o niente, bianco o nero) che è tipico di chi ha un DCA. Se non riusciamo a fare tutto come avremmo dovuto, se non riusciamo a seguire in toto il nostro “equilibrio alimentare” o a limitare l’attività fisica in eccesso, etc, ciò non significa che siamo un fallimento. C’è una zona grigia. Quando riusciamo a fare qualcosa di positivo, quando ci rialziamo dopo ogni ricaduta, quando combattiamo contro l’anoressia, stiamo vincendo battaglie. Continuiamo a farlo, e vinceremo la guerra.

Ad ogni modo, avere una ricaduta ed aver bisogno d’aiuto non è sinonimo di fallimento. Penso che chiunque di noi abbia avuto almeno una ricaduta nel suo percorso di ricovero. La strada del ricovero non è dritta e facile da percorrere come la Route 66. E’ una strada difficile, stretta ed intricata, e si può andare avanti solo per tentativi. E io credo pienamente nella capacità di ciascuna di noi di fare questi tentativi.

Ridefinite il vostro concetto di “fallimento”. Poiché state combattendo, poiché ci state provando, poichè ce la state mettendo tutta, poiché cercate di allontanare i pensieri indotti dall’anoressia, allora siete tutto meno che un fallimento. Non dovete percorrere la strada del ricovero sempre alla perfezione per essere comunque, un giorno, perfettamente in grado di contrastare l’anoressia.

25 commenti:

AlmaCattleya ha detto...

Provate a pensare a un animale, magari un cucciolo. Vuole acchiappare la sua prima preda, ma l'inesperienza fa brutti scherzi e forse la prima volta non ci riesce. Magari ci rimane male però continua e impara che per non farsi sentire deve essere silenzioso e rapido per impedire che la preda scappi. Non pensa di stare fallendo, ma sta imparando come affrontare quel "problema". Ci vorranno diversi tentativi e anche aiuti da parte di esterni per capire come fare e sa che è una cosa necessaria per vivere. Dopo un po' di tentativi andati male, alla fine tutto gli sembra più semplice. Ce l'ha fatta! Forse senza quei tentativi andati male e senza un aiuto esterno non avrebbe mai capito come fare.

Stefounder ha detto...

La zona grigia. Penso sia un'area in cui non sono mai entrata. Sono molto estremista. Forse quello che andiamo cercando è un bisogno di purezza. Nel mio caso, visto che devo dimagrire, se la mia dieta non è perfetta mollo tutto e ricomincio da capo, non deve esserci uno sgarro, non deve esserci una sbavatura. Ogni regola deve essere seguita per filo e per segno.
Tu parli di imparare a camminare, l'ultimo dietologo da cui sono stata mi disse che seguire la dieta era come imparare a scrivere. Non si può pretendere di avere una calligrafia perfetta al primo tentativo. Si sbaglia, si sbava, è un allenamento costante.
Credo che rialzarmi dalle cadute sia una cosa che non ho MAI imparato a fare. Se cado io cambio cavallo, e quello che mi ha fatto cadere lo abbatto! Ed ogni volta ricomincio con un cavallo nuovo con cui trovare confidenza e fiducia.... stupido no?

Unknown ha detto...

Un abbraccio..
dandelìon

Wolfie ha detto...

A volte è molto difficile non sentirsi un fallimento, però effettivamente col tempo mi sono accorta di una cosa: si può davvero stare meglio.
Mi sembra un po' sciocco scriverlo così, adesso, perchè mi fa ripensare a qualche anno fa, quando provavo a muovere i miei primi passi (e a mietere i miei primi insuccessi) fuori dalla bulimia. All'inizio non è che avessi molta fiducia, pensavo che in fondo sarei sempre tornata lì, chiusa dentro un gabinetto.
E a volte ci sono tornata, certo, a volte sono ricaduta, però non ho mai perso la speranza che le cose potessero cambiare. Ed infatti, poco a poco, grazie all'aiuto degli affetti e dei medici che mi sono stati vicini e che mi hanno costantemente aiutata ed incoraggiata, le cose hanno cominciato progressivamente a migliorare. E' stata una cosa in sordina, c'è voluto molto tempo, ma se mi guardo indietro mi accorgo che adesso le cose vanno indubbiamente molto meglio di prima.
Ciò non significa ovviamente che io non abbia più avuto ricadute o che non ci siano mai momenti in cui mi sento un fallimento, perchè in effetti ci sono, però mi rendo conto che questo fa anche parte di un discorso più generale, "il discorso della vita", e che quello che mi deve far sentire una fallita o una vincente non si limita al cibo, ma a tutte le scelte che sono capace di fare nella mia vita per me stessa, perchè alla fine saranno le mie scelte che decideranno se sono un fallimento o se sono una che ce la può fare.

Sonia ha detto...

Non sentirsi un fallimento è una missione ardua... soprattutto per chi, come me, non accetta vie di mezzo. O è bianco o è nero, il grigio non esiste nella mia mente contorta.
Si, nell mia mente tutto è matematico: un minimo e apparentemente insignificante errore e hai sbagliato l'espressione.
Ma la vita non è come la matematica ha mille sfumature. Sfumature che dobbiamo imparare accogliere.



Ho letto anche il tuo post precedente, e devo dire che mi stupisco quando leggo cose del genere. Non penserei mai che delle misure di sicurezza antincendio potessero essere applicate nel percorso del ricovero.
Ma ecco qui Veggie che mi apre gli occhi ^^

..without soul.. ha detto...

grazie..
riesci sempre a far aumentare la fiducia verso di me.
ciaociao

sorridente ha detto...

Sono pienamente d'accordo con te: si ricade mille volte, la vita è sempre pronta a metterci davanti una trappola che ci farà cadere, ma ciò che conta è sapersi riprendere e continuare a camminare. Un abbraccio e...grazie per il sostegno!

justvicky ha detto...

il problema è che , per quel che mi riguarda, il fallimento non è per essere ricaduta. Il fallimento
è aver toppato un compito, non essere riuscita a dare il massimo, un attacco di panico. è l'impossibilità a superare questa matassia di nervi, rabbia, ansia,frustrazione. Ecco il fallimento. Che poi da questo degeneri in abbuffate\vomito\digiuni è un altro paio di maniche che mi interessa relativamente meno e per il quale non mi considererei mai un fallimento. Questo per quel che mi riguarda ovviamente non ne faccio un discorso generale.
un bacio e grazie per il sostegno , diretto (commenti) e indiretto (con questi post) che mi dai.
=)

Alice ha detto...

cadere fa parte del percorso, credo. Anzi, sicuramente. Bisogna metterlo in conto. Sai, io più che una zona grigia, direi che oltre al bianco e al nero esistono anche tanti colori. Credo il cibo stesso sia fatto di colori, sapori, calore e sensazioni. Secondo me è questo che dobbiamo imparare a fare! Riconoscere i colori del mondo anche attraverso il cibo che è un alleato, non un nemico...
ma quanto è difficile!!
ti mando un bacione!!

Triste ha detto...

Io mi sento una perdente se riesco ad aumentare di peso!:-(
e poi la sensazione di fallimento deriva da tutt il resto anche...:lavoro che non c'è,litigate coi medici, famiglia,doveri mal fatti o evitamenti vari...tutte cose che vanno al di là della malattia.non esiste solo il ricovero nella vita....vorrei qualcosa di più per me che non malattia o contro-malattia!:-( possibile che si incentri tutto lì?
grazie e abbracci

Anonimo ha detto...

purtroppo ancora sono ben lontana dal provarci. anzi, proseguo nel verso opposto: più mi abbuffo, più digiuno. più digiuno, più spero che digiunare mi tenga lontana dall'abbufarmi. ma tant'è, capita di nuovo. e così via.
un rapporto di totale dipendenza dal cibo, sempre avuto... e mi chiedo: quanto durerà?
purtroppo per me è un problema secondario. dico purtroppo per il semplice motivo che ho altre questioni da risolvere, e non se ne parla ormai più del mio rapporto con il cibo con la psicologa di questa situazione. sono così disperata che è la mia unica consolazione, l'unico porto saldo. ma fa male ogni chilo di più, fa male.
mi piace sperare che risolvere i problemi maggiori conseguentemente mi aiuti a risolvere anche questo, ma non so. è sempre stato un grosso problema per me, dall'infanzia... ho paura di pensare che sia un organo a sè stante.

kjk ha detto...

grazie grazie grazie! quello che scrivi riesce sempre a darmi tanta fiducia! ^_^
e non solo a me! sei proprio forte! ti abbraccio stretta! <3

Anonimo ha detto...

E sai dov’è che la dannata anoressia ti frega? Laddove ti fa credere che il fallimento è altro da lei.
Laddove ti fa ricordare che lei è stata il tuo primo successo. Perché se sei una persona che è riuscita solo a incasinarsi e a mandare a puttane la vita o – e il che forse da un certo punto di vista è pure peggio – se sei una persona semplicemente mediocre, il riuscire a restringere l’alimentazione e a controllare – che poi in realtà credi di controllare, ma l’illusione è fine a se stessa e perciò vissuta come reale – tutto quello che ti sta intorno, ti fa sentire una vincente. Le alte non riescono a farlo, le altre sgarrano, tu sei la migliore. In realtà sei solo una fottuta perdente perché non controlli un cazzo e un dannato panino al prosciutto ha più controllo sulla tua vita di quanto non ne abbia tu stessa, ma la schifa di anoressia dissocia la razionalità dalla sensazione e ti fa sentire la numero uno. Sguazzi nella merda, e ti sembra di essere a fare il bagno nella piscina della più bella suite di un hotel a 5 stelle. Se si percepisse l’anoressia come un reale fallimento – non tanto razionalmente, proprio emotivamente – non sarebbe così difficile distaccarsene. E se tanto più il distaccarsene presuppone la possibilità di una ricaduta, a maggior ragione il senso di fallimento si ripercuote. Cazzo se è difficile. Soprattutto, è difficile venire a patti col fatto che ormai sono una donna – non più una bambina, ragazzina, adolescente, ma donna – e che, comunque mi muova, che scelga la stramaledetta anoressia o che scelga di combatterla tra le infinite ricadute, ho mandato ai maiali un sacco di anni senza combinare una minchia nella mia cazzo di vita. È questo che mi fa più che altro sentire un lurido fallimento.

Jonny

Vele Ivy ha detto...

Brava Veggie! Finché si combatte, niente è perduto... il vero fallimento è smettere di lottare.

cindylou ha detto...

Mi sento così un fallimento che non credo di essere degna nemmeno della visita dallo psichiatra che dovrei vedere una volta al mese......mi decido a vederlo solo quando sono sicura di essere sottopeso, altrimenti mi rifiuto di farlo...è una tortura e mi sento sempre più sola e senza speranza..

Ef wants to be thin. ha detto...

Leggere queste cose...
i commenti...
Siamo tutte nella stessa barca,
chi più chi meno.

Dobbiamo essere forti.
E stop.

Ti abbraccio.
Ef.

Veggie ha detto...

@ AlmaCattleya – Hai fatto un paragone veramente bellissimo… e assolutamente azzeccato. In fin dei conti è proprio il provare e riprovare che ci permette d’inquadrare gli errori e ci aiuta a non commetterli una seconda volta…

@ Stefinder – Mi piace quello che ha detto il tuo ultimo dietologo… la penso proprio come lui. E mi sa tanto che la pensi così anche tu, in realtà. Perché cadi da cavallo e cambi cavallo. L’hai scritto tu. Non rimani a terra o cambi sport. Cambi cavallo: vuoi arrivare allo stesso risultato, ma prendi una strada leggermente diversa… questo va bene. E’ solo che stai cercando la strada più adatta a te. E fai bene a fare tanti tentativi… l’importante è non darsi per vinte e smettere di farne. Dici che ogni regola dev’essere seguita per filo e per segno… ma chi le stabilisce queste regole?... Te stessa... E’ così, no?!... Perciò, abbassa lo standard: quello che conta è il risultato finale, non il tempo che impieghi per raggiungerlo. Vinci la partita di calcio se hai segnato più goal dell’altra squadra nei 90’ di partita, non se fai un goal nei primi 5’ di gioco…

@ dandelion67 – Ricambio l’abbraccio!...

@ Wolfie – E io sono assolutamente certa che tu sei una che ce la può fare. E che non sei in alcun modo un fallimento, neanche quando ti senti così. Non sei perfetta, bè… e chi lo è?!... Nessuno, mai. Ma sei te stessa, e questo è essere molto più che perfette… è essere tutto meno che un fallimento. Continua sempre a mettercela tutta, tesoro… Ti abbraccio…

@ Sonia – Brava, hai scritto una cosa giustissima: la vita non è come la matematica. La matematica è, a suo modo, rassicurante, perché tutto ha un risultato certo, preciso, inequivocabile… la vita non è così. Non va così. Cambiando l’ordine degli addendi, il risultato cambia eccome… ma, forse, proprio qui sta tutto il bello. Nel provare tutte le possibili infinite combinazioni che la vita ci pone davanti… nel prendere tante strade, e vedere poi quale vale davvero la pena di percorrere… La dicotomia va di pari passo con l’anoressia… ma io credo che, a poco a poco, possiamo cominciare anche a vedere le vie di mezzo… e ad apprezzarle.

@ ..without soul.. – Mi fa piacere… ma devi averne di più, di fiducia in te… perchè sei davvero una persona meravigliosa…

@ sorridente – Grazie a te per le tue parole… Tieni sempre duro, e vedrai che non ci sarà mai una caduta così brutta da impedirti di rimetterti in piedi… e ricominciare a camminare, con più grinta e determinazione di prima!...

@ justvicky – Grazie a te per passare sempre di qui, invece!... In quanto al tuo commento… è indubbio che un compito andato male o una prestazione incompleta possano far innervosire… siamo umane, credo che questo succeda a chiunque… Ma se ci pensi, il compito lo puoi rifare, e la prestazione se ripetuta può essere migliore… e se tu insisti sui vari fronti hai sempre e comunque un margine di miglioramento. Più che fare delle cose pericolose per te stessa in risposta, perciò, forse potresti provare a canalizzare il tuo senso di fallimento in maniera diversa… in rabbia di reazione, per impegnarti di più e fare di meglio la prossima volta. Saresti un fallimento se una volta che ti è andata male una cosa ci mettessi una pietra sopra e neanche riprovassi… finché ti dai una possibilità, non sei mai un fallimento…

Veggie ha detto...

@ Alice – Sicuramente, sì!... E il tuo commento è bellissimo, trovo che tu abbia perfettamente ragione… Ed aggiungo che, per quanto possa essere effettivamente difficile… abbiamo tutta la forza, la volontà e la determinazione necessaria per farcela…

@ Triste – Bè, dire che il lavoro in questo periodo c’è, credo sia arduo per chiunque… se si dovesse sentire fallito chiunque non abbia lavoro, si sentirebbe tale mezza Italia… e vorrei anche trovare chi non litiga mai con medici o familiari… un robot, presumibilmente, che fa a macchinetta tutto quello che gli viene detto di fare… perché sennò è normale che in una qualsiasi relazione ci possano essere momenti migliori e litigi… E quella che si sente una fallita se prende peso, non sei tu: è la tua parte malata che ti fa sentire tale, tutto qui. Se così non fosse, non avresti una malattia e non saresti qui leggere e a commentarmi. E’ normale che tu voglia qualcosa per te stessa che sia più di una malattia… ma finché non risolvi la malattia, è difficile riuscire a vedere oltre. E lo dici anche da sola, se ci pensi: chiudi il commento dicendo che vuoi più della malattia… ma lo apri dicendo che ti senti un fallimento se prendi peso. Ti sei contraddetta nello spazio di 10 righe. Ma non perché sei sciocca, ma proprio perché hai una malattia. Potrai certo avere molto altro nella vita rispetto alla malattia stessa… ma solo nel momento in cui, grazie ovviamente all’aiuto dei medici competenti, avrai quantomeno risolto almeno in parte gli aspetti preponderanti della malattia.
Grazie a te per essere passata di qui… un abbraccio…

@ Mary Jane – Non sono in grado di dare risposte certe alle tue domande, poiché ovviamente ogni persona è una storia a sé, ed ha il suo background e il suo percorso… In linea generale, posso dirti che ritengo che sicuramente il risolvere parte dei nostri problemi possa aiutarci nel risolvere anche il problema più strettamente alimentare… proprio perché, come dici tu, il rapporto distorto col cibo ora ti sembra l’unico porto saldo, se risolvi quei problemi che hai trovando altre strategie di coping più funzionali, non avrai a quel punto bisogno di ricorrere al coping legato all’alimentazione… Poi è chiaro che c’è da lavorare su tutte e 2 le cose… un po’ come percorrere 2 binari paralleli, ecco… risolvere una cosa aiuta a migliorare anche l’altra e viceversa… Non posso parlare del caso specifico, ripeto, ma secondo me in generale è un po’ così…
P.S.= Una considerazione certamente abbastanza ovvia e banale… ma che mi è venuta nel leggere la prima parte del tuo commento… E’ normale che digiuni e abbuffate siano strettamente correlati tra loro. Se ti deprivi in maniera repentina di cibo per un certo lasso di tempo, è normale che poi scatti il meccanismo dell’abbuffata…. che a sua volta fa scattare i sensi di colpa… che a sua volta inducono a ricominciare il digiuno… e così via, ciclicamente… (almeno credo che l’iter sia questo, non ci sono passata personalmente, ma una ragazza che ha avuto questo tipo di problema mi fece un discorso del genere…). Forse è da qui che bisognerebbe cominciare: a spezzare il circolo vizioso…

Veggie ha detto...

@ kjk – Grazie a te per le tue parole sei sempre così dolce… Sono felice di sapere che riesco ad esserti almeno un po’ d’aiuto!…

@ Jonny – Il tempo che abbiamo sprecato con l’anoressia, è vero, non ce lo può rendere nessuno… non possiamo farci più niente… non possiamo toccare quel che c’è rimasto alle spalle. Però possiamo fare qualcosa per il nostro futuro… possiamo provare a fare in modo che non sia come il nostro passato. E non importa attraverso quante sensazioni di fallimento dovremo passare… che poi, sono più che altro, come tu stessa scrivi, sensazioni illusorie dettate dall’anoressia… perché la posta in gioco vale la fatica che dovremo fare… Perché nel momento in cui oggi ci sentiamo un fallimento, possiamo lavorarci su in maniera tale da trasformare questa sensazione di fallimento in un progetto di successo…

@ Vele/Ivy – Non potrei essere più d’accordo!...

@ cindylou – Ciao cindylou! Leggendo il tuo commento mi è venuto da pensare subito a questo post che ho scritto un po’ di tempo fa…
http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.com/2011/03/chiedere-aiuto.html
Dacci un’occhiata, perché credo che il suo contenuto possa essere la migliore di tutte le risposte che potrei darti… Un abbraccio forte forte…

@ Ef. – Sicuramente siamo tutte sulla stessa barca… poi è anche ovvio che stiamo vivendo momenti differenti del nostro percorso di ricovero… ma la strada che si percorre è certamente la stessa. Ed è vero che bisogne cercare di essere forti… ma se ci siamo una mano a vicenda, il carico si ripartisce… e possiamo essere più forti, insieme…

Scric. ha detto...

Ciao,io sono nuova,o meglio..ho creato il mio blog solo ieri.Durante questi ultimi mesi che i miei classificano come i più stupidi della mia vita ho letto molto i post che hai pubblicato.Per caso sono arrivata nel tuo blog e continuando a navigare ho letto molto di ragazze che non riescono più a rialzarsi.
trovo molto bello e utile quello che fai,scrivere di possibile vie d'uscita ..far capire almeno che un'uscita c'è. Io è da poco che ho ricominciato davvero a mangiare,con tanta costanza sto cercando di risollevarmi da sola anche se quella vocina spregevole nella mia testa mi incita di fermarmi. E' difficile non sentirsi un fallimento quando non sai da che parte vuoi davvero stare.

Veggie ha detto...

@ Scric. – Benvenuta, Scric.!... Io non credo che ci siano mesi “stupidi” della vita… ma solo periodi più facili e più difficili… e quel che fa di noi delle vincenti o delle perdenti, è il decidere se affrontare o meno queste difficoltà… Non è il riuscire o meno a rialzarsi… e il volersi o meno rialzare che fa la differenza. E se tu stai percorrendo i tuoi primi passi sulla strada del ricovero… sarai presto in cima alla vetta, e sicuramente non sarai un fallimento… perché anche il solo combattere è già una vittoria!... Ti abbraccio forte, spero di rileggerti presto…

Anonimo ha detto...

Di chi ho letto in questo blog non ce n’è una che reputo un fallimento, caso mai una vincitrice o una combattente, solo che alcune di voi non lo sanno, in parte perché si autoconvince di non esserlo e in parte perché è la malattia a dirvelo, ma la malattia non siete voi, voi siete persone splendide, tutte, con i vostri pregi e i vostri difetti, solo non consapevoli di esserlo perché vedete solo i vostri difetti (in voi - alcuni veri, altri probabilmente inventati) e solo i pregi (negli altri - veri e di fantasia pure qui); vedete solo un pezzo di una persona (voi comprese) non tutta la persona. TUTTI abbiamo i nostri pregi e i nostri difetti, TUTTI non siamo perfetti, nessuno escluso.
Si, non vi conosco nella realtà, nessuna di voi, ma posso metterci la mano sul fuoco che non siete affatto delle fallite e son sicura di non scottarmi. Se pensate di essere fallite (a chi non è mai capitato di pensarlo?) è tutto solo nella vostra testa, vi credete fallite perché lo pensate non perché lo siete!
...to be continue KIRARA

Anonimo ha detto...

Dite che siete anoressiche, bulimiche, etc. e per questo che siete delle fallite? Bon, ritenete che anche un cieco è un fallito per il suo essere tale? No, vero? Non lo è affatto, così come non lo siete voi e comunque, non è vero neanche che siete, ma soffrite di, siete malate di, e che è, uno è un fallito perché soffre del morbo di Parkinson, di ipoglicemia, di cancro, di raffreddore, etc.? No, vero? E allora perché vi dovreste sentire fallite? Semplicemente non ha senso, soffrite di una malattia che porta a pensarlo, ma è la malattia, non voi.
Alcune di voi hanno meno determinazione, altre di più, alcune cadono più volte, altre di più, ma tentate e/o volete prendere in mano la vostra vita, tutte, e solo questo è ammirevole data la condizione di partenza. In quanti non pensano alla strada più facile, alla strada ove si è trasportati piuttosto che alla strada più difficile ma più vera, quella dell’arrivare a prendere in mano la propria vita e viverla? E’ difficile per chiunque non tanto per prendere in mano la propria vita, assaporarla, renderla vera, quanto per trovare la chiave per farlo. E’ solo che la malattia vi ha nascosto un po’ più bene e un po’ meglio la chiave, ma la volete trovare e chi vuole si è già aperto la strada per ottenere.
...to be continue KIRARA

Anonimo ha detto...

Io trovo veramente difficile considerarvi delle fallite, ma il termine esatto sarebbe impossibile (si pure in quelle che ogni tanto mollano, e chi non lo fa nella vita? Si cade, si rialza, ci si fa trasportare per un po’, si ricade e così via, è normale); trovo molto più facile ammirarvi stando virtualmente e silenziosamente vicine nella vostra battaglia, nelle vostre sconfitte e nelle vostre vittorie.
Non vi sentite troppo forti perché vi paragonate forse ad altri pensando che gli altri siano chissà chi. Lasciate che vi dica una cosa: tutti hanno i loro alti e bassi, tutti ogni tanto mollano, come voi, si sentono soli, come voi, e tutti ritornano a vivere, come voi! E mica siete delle aliene, non siete differenti dagli altri, anche voi avete tutte le potenzialità di tornare a vivere, potete anche voi assaporare la vita semplicemente per quel che è con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti! Gli altri nella loro imperfezione riescono a rialzarsi e anche voi avete questa capacità per il semplice fatto che anche voi siete esseri umani, nulla più, nulla meno. Levatevi dalla testa la perfezione, la vita solo di un colore, tutte le vite, tutti noi abbiamo tante e tutte le sfumature possibili.
...to be continue KIRARA

Anonimo ha detto...

Mi rendo conto che alcune di voi hanno probabilmente avuto esperienze più brutte di altre, altre meno sostegno, etc., ma nella vita l’unica a percorrere la propria strada è la persona stessa, sei TU, nessun altro. Sei tu che decidi della tua vita, non fare che sia la malattia a decidere della tua vita, perché non sei la malattia né, tanto meno, la malattia è tua amica. La DCA è una malattia ed il bello, si il bello, è che ognuna di voi, nessuna esclusa, ha la forza per tornare su dal punto esatto in cui v’ha atterrato perché è questo che fa la malattia, vi trascina giù, è vostra nemica, null’altro, non un’amica, vi crea illusioni, vi fa delle promesse che solo Pulcinella riesce ad essere sua pari in tale impresa, pur di manipolarvi e tenervi tra le sue fila, null’altro. Combattere questa malattia non è certamente facile, ma non è un buon motivo per rinunziarvi perché il premio che otterrete è vivere, non vivere nell’illusione, ma vivere in toto. Il toto non vi piace? Attualmente lo vedete scuro, troppo scuro? Non vi piace come gira il mondo? Fate in modo di essere voi le fautrici della vostra visione di come dovrebbe essere il mondo. Non vi piacete voi stesse? Mettetevi un paio d’occhiali, non quelli che vi offre la malattia, createvene un paio tutto voi, un pezzetto alla volta. C’è caso che la malattia ve li può nascondere, ve li può rubare, ma voi avrete sempre la possibilità di farne degli altri. Una, dieci, cento, mille possibilità, ci sono sempre, basta volerlo e quelle possibilità diverranno la vostra nuova realtà, anzi, la realtà. L’oscurità ci sarà sempre, non vi illudo, ma vedrete anche la luce. La vita non è fatta solo di oscurità, così come non è fatta solo di luce, ma è fatta di tantissime sfumature di tutti i colori chiari e scuri. Con una DCA gli occhi si tengono inevitabilmente chiusi, ovvio che si vede solo oscurità; combattere la DCA significa tornare a vedere: aprite gli occhi!
Ho scritto di getto, ma spero si capisca quel che volevo comunicare e quel che sento.
Un grosso abbraccio a tutte
KIRARA

 
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