Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.
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venerdì 20 gennaio 2012

Nessuna qui è un fallimento

Vorrei dire a tutte le ragazze che commentano su questo blog e a quelle che mi scrivono via e-mail definendosi talvolta un fallimento che, semplicemente, non lo sono affatto. Non perché qualcuna ha una ricaduta, ciò significa che sia un fallimento. Combattere contro l’anoressia è come imparare a camminare. All’inizio si striscia (si comincia a pensare alla possibilità di combattere contro l’anoressia). Poi si utilizzano sostegni che possano aiutarci a reggerci in piedi (si contattano centri specializzati, dietisti, medici). Poi si comincia a camminare sulle nostre gambe e infine a correre, e anche se si può scivolare, ci si rialza (si diventa capaci di riprenderci da ogni ricaduta). CI SARANNO ricadute lungo la strada del ricovero che decideremo di percorrere. E quando ricadremo, immediatamente la voce dell’anoressia ci dirà che, se non siamo riuscita a stare in piedi, allora abbiamo fallito. Ma se continuiamo a seguire la sua linea di pensiero, ritorneremo inevitabilmente dentro la malattia. Io credo fermamente nella capacità che ciascuna di noi ha di stare meglio. Di combattere contro l’anoressia a pieno. Ci vuole molto tempo? Sì. È facile? No. In ogni caso, anche il peggior giorno del nostro percorso di ricovero è comunque preferibile al miglior giorno con un DCA.

Dire a voi stesse che siete un fallimento non aiuta, anzi, rinforza il pensiero dicotomico (tutto o niente, bianco o nero) che è tipico di chi ha un DCA. Se non riusciamo a fare tutto come avremmo dovuto, se non riusciamo a seguire in toto il nostro “equilibrio alimentare” o a limitare l’attività fisica in eccesso, etc, ciò non significa che siamo un fallimento. C’è una zona grigia. Quando riusciamo a fare qualcosa di positivo, quando ci rialziamo dopo ogni ricaduta, quando combattiamo contro l’anoressia, stiamo vincendo battaglie. Continuiamo a farlo, e vinceremo la guerra.

Ad ogni modo, avere una ricaduta ed aver bisogno d’aiuto non è sinonimo di fallimento. Penso che chiunque di noi abbia avuto almeno una ricaduta nel suo percorso di ricovero. La strada del ricovero non è dritta e facile da percorrere come la Route 66. E’ una strada difficile, stretta ed intricata, e si può andare avanti solo per tentativi. E io credo pienamente nella capacità di ciascuna di noi di fare questi tentativi.

Ridefinite il vostro concetto di “fallimento”. Poiché state combattendo, poiché ci state provando, poichè ce la state mettendo tutta, poiché cercate di allontanare i pensieri indotti dall’anoressia, allora siete tutto meno che un fallimento. Non dovete percorrere la strada del ricovero sempre alla perfezione per essere comunque, un giorno, perfettamente in grado di contrastare l’anoressia.

venerdì 28 ottobre 2011

Faking it or making it?

Non siete mai sole nella lotta contro l’anoressia. Io sto combattendo insieme a voi.

Percorro la strada del ricovero, ma certi giorni è talmente difficile che non so nemmeno dove sto andando. L’anoressia ha riempito così tanti anni della mia vita, mi ha rubato così tante cose, è stata l’unica cosa che mi ha definita, rassicurata e resa felice, che a volte temo di abbandonare questa strada e fare inversione di marcia. Non sono sempre motivata e convinta al 100% che la scelta del ricovero sia quella giusta… so soltanto che quella dell’anoressia è la scelta sbagliata.

Scegliere la strada del ricovero è decidere di darsi una possibilità. In fin dei conti, provate a pensare che non avete nulla da perdere nel fare un tentativo. Non è molto, lo so, ma è abbastanza. Dovete solo trovare una ragione per intraprendere questo percorso, e rinnovare giorno dopo giorno la vostra motivazione.

La strada del ricovero è in salita: dura e difficile. Chiunque vi dica il contrario vi sta mentendo. Ma, come si suol dire, “Fake it until you make it!”. (Che, tra l’altro, è la new entry tra le frasi scritte sui Post-It che ho applicato sull’armadio della mia camera). In altre parole, capiterà inevitabilmente di cadere. Bene, quello che dobbiamo fare è rialzarci dopo ogni caduta, e ripartire, riprovare, continuare a camminare fino a meta. Osare ricominciare a sognare. E sarete stupite nel vedere come il rialzarsi dopo ogni caduta fa aumentare il coraggio, la forza e la speranza.

FAKE IT UNTIL YOU MAKE IT!
(Giusto per tenerlo ben presente)

E arriverà il giorno in cui non avrete più bisogno di rialzarvi, perché sarete abbastanza salde sulle vostre gambe da non cadere più.

Non preoccupatevi per eventuali ricadute, e soprattutto non deprimetevi, non sentitevi delle fallite, non rimproveratevi se ce ne sono: sono assolutamente naturali nel percorso del ricovero. Tenete solo a mente che non c’è ricaduta così terribile da non potersi rialzare. Che avete tutta la forza per potervi rialzare. E che se state percorrendo la strada del ricovero, qualsiasi siano i vostri tempi o il numero delle vostre ricadute, state andando BENE.

FAKE IT UNTIL YOU MAKE IT!
(Ripetere e ripetere e ripetere)

E un giorno ce la farete. Perché quando avete capito questo, avete capito tutto: la ricaduta è parte integrante e fondamentale del percorso di ricovero. Serve per imparare a non ripetere gli stessi errori. Un giorno vi guarderete indietro, e rimarrete meravigliate di quanta strada avrete percorso tra uno scivolone e l’altro.

FAKE IT UNTIL YOU MAKE IT!!!

martedì 14 aprile 2009

Ricadere nella ricaduta

Le ricadute ci sono spesso. Io stessa ne sono l’esempio più evidente. E non c’è niente di male, niente di sbagliato in questo. Le ricadute sono parte integrante del ricovero. Davvero.

E allora, come venirne a capo e rialzarsi?

Punto n°1: Imparate a non sentirvi frustrate o arrabbiate con voi stesse se vi capita di riadottare alcuni comportamenti disfunzionali: siete umane, la perfezione non esiste. Ogni tanto ricadere capita, e va bene. Va davvero bene. Ve lo assicuro.

Punto n°2: Tenete sempre presente il fatto che se avete una ricaduta, ciò non significa che siete tornate al punto di partenza. Ogni progresso che avete fatto, ogni piccola cosa che siete riuscite a conquistare, non svaniscono solo perché c’è stata una ricaduta, ma rimangono sempre a costituire il vostro background. Tutti i vostri progressi NON sono negati, NON sono mandati a puttane dalla ricaduta. Anzi, potete utilizzarli come basi per ripartire nel vostro processo di ricovero, in maniera tale da prendere consapevolezza di quello che vi ha fatto ricadere, imparando così ad evitarlo. Imparando a stare più attente. Usate i vostri progressi. Vi porteranno esattamente dove volete arrivare. Potrà volerci molto tempo. Potrà essere dannatamente difficile. Ma ci arriverete.
Le cose contro cui state combattendo si riveleranno alla fine le più remunerative. La vostra vita è IMPORTANTE, e voi state combattendo per la salute e per la felicità, adesso… e quando raggiungerete la vostra meta… sarà fantastico.

Punto n°3: Non arrendetevi. Trovate il coraggio e la forza di rialzarvi anche se la caduta è stata brutta. Se avete bisogno d’aiuto, non vergognatevi a chiederlo. Avere l’umiltà di ammettere di essere in difficoltà è segno di vera intelligenza. Certe volte rialzarsi sarà particolarmente duro, ma non mollate. Ne vale la pena, alla fine. Perché la fine può essere il vostro nuovo inizio.

domenica 30 novembre 2008

Paura di fallire

Penso sia semplicemente naturale, dopo aver passato l'anoressia, temere di ricaderci… ma la cosa importante è che, se ciò dovesse accedere, adesso sappiamo di avere le armi per combatterla. Quel che è stato parte di noi non cesserà mai completamente di esistere, ma si può essere più forti e riuscire a sopravvivere. Riuscire a conviverci senza che l'anoressia abbia la meglio.

Lo so, a volte pensare di intraprendere un processo di ricovero fa paura. Ma la paura è solo una scusa per non affrontare le cose. Ci vuole molto tempo per liberarsi dei fantasmi del proprio passato, specie se questi ci hanno infestato a lungo. Ma le ricadute sono normali, e bisogna cercare di non scoraggiarsi. È una lotta difficile, lo so, ma possiamo farcela, tutte quante. Ci saranno giorni buoni e giorni cattivi. Bisogna solo non perdere mai di vista il traguardo, ciò che ci vuole veramente dalla vita. Se si riesce a tenere la testa alta, a rialzarsi dopo ogni caduta, siamo già ad un buon punto della strada.

I giorni cattivi sono inevitabili, giorni in cui tutto si tinge di nero e viene voglia di mollare perché sembra che la vita si chiuda e allora si teme di non essere più capaci di affrontare ciò che ci aspetta. La paura che arriva, allora, può far venire voglia di riadottare quei comportamenti sbagliati del passato. Rituffarsi in quelle dinamiche che, per quanto negative e distruttive, davano comunque sicurezza. Bè, anche se è doppiamente difficile, è proprio in momenti come questi che bisogna continuare a combattere.

La paura lega al passato. Al non lasciar la strada vecchia per la nuova. Talvolta andare incontro ad un futuro sconosciuto fa così paura che sembra essere preferibile quello che è stato in passato, per quanto distruttivo potesse essere. Per questo lasciare il passato è così difficile. Perciò bisogna cercare semplicemente di muovere un passo dopo l’altro, piccoli passi, giorno dopo giorno. Ma siamo tutte umane, perciò, si sa, le ricadute ci sono. Il fatto che ci siano non significa che tutto il duro lavoro che si è fatto per arrivare fino a quel punto è stato inutile o è andato distrutto. Non significa che bisogna ricominciare tutto di nuovo da capo, perché quello che è stato fatto, in qualche modo, resta. Può essere usato come “rampa di lancio” per ripartire. Partendo da un’esperienza come l'anoressia è maledettamente difficile raggiungere un traguardo positivo, perciò è naturale avere delle ricadute. Dunque bisogna semplicemente riconoscerle come tali e non demoralizzasi ma cercare di superarle. Se si capisce quel che si è fatto di sbagliato, si potrà evitare di rifarlo in futuro. Ci si potrà rialzare e dire “ricomincio da qui”.

Pensatela un po’ così: se volete andare da Milano a Napoli e, dopo aver percorso 300 Km, la vostra auto ha un guasto e si ferma, non è che dovete ritornare a Milano e ripartire di nuovo da capo per Napoli! Siete e rimanete a 300 Km dal punto di partenza. Ed è da lì che ripartirete non appena la vostra auto sarà stata riparata. Poi, può darsi che durante il viaggio si guasti nuovamente e dobbiate fermarvi ancora, oppure è probabile che abbiate sete o dobbiate andare in bagno e decidiate di fermarvi ad un Autogrill, e più volte vi dovrete fermare, più lungo sarà il viaggio, ma non dovrete mai ricominciarlo da capo! Si tratta solo di risalire in macchina e ripartire. Prima o poi arriverete sicuramente. E lasciate che vi dica una cosa: non c’è niente di male nel fermarsi quante volte lo vogliate.

Credete più in voi stesse che nei fantasmi del vostro passato. E non abbiate paura di fallire ancora. Rialzarsi è sempre possibile, qualora lo vogliate.
 
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