Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 8 febbraio 2013

Modi infallibili per farmi incazzare

Come ormai saprete, andare a spulciare articoli e studi pubblicati in merito alla tematica dei DCA è un qualcosa che trovo molto interessante. Essi rappresentano l’apogeo e il perigeo di quello che ho modo di leggere in merito all’argomento “disturbi alimentari”. Alcune recenti ricerche scientifiche che sono state fatte relativamente alle valutazioni patogenetiche e terapeutiche dei DCA rappresentano sicuramente un apogeo di tutto ciò che leggo. Il perigeo? Cose come questo articolo, intitolato "Modi infallibili per far ammalare le vostre figlie di DCA".

I “suggerimenti” dati ai genitori per far ammalare di anoressia la propria figlia, redatti dall’autrice del blog in questione, Michelle Lewis, sono cose come:

• Siate sempre critici e disapprovate ogni iniziativa personale delle vostre figlie
• Abusate di loro
• Richiedete sempre la perfezione, e mostratevi delusi se le vostre figlie sono da meno
• Non lottate contro il vostro proprio DCA
• Siate distaccati e anaffettivi, evitando il dialogo, e non ascoltando mai le vostre figlie se vogliono parlarvi di qualcosa o di qualche problema 
• Usate il cibo come ricompensa o punizione
• Etc…

Al contrario, ecco cosa dice la letteratura scientifica in merito ai “modi infallibili” per far ammalare vostra figlia di anoressia/bulimia:











Esatto: NIENTE. Cercate pure quanti più studi scientifici volete: tutti quanti vi diranno che non esiste una sola causa precisa e definita che è responsabile della comparsa di un DCA. Certo, certe dritte comportamentali possono aiutare a ridurre il rischio che una ragazza si ammali di anoressia… ma non lo elimineranno. Questo è vero anche per altre malattie come per esempio i tumori. Se fumate un pacchetto di sigarette al giorno per anni ed anni, certamente il vostro rischio di sviluppare un microcitoma polmonare aumenterà considerevolmente (così come l’eccessiva esposizione ai raggi solari e alle lampade abbronzanti correla positivamente con l’incremento della possibilità di sviluppo di alcuni tumori cutanei), ma comunque fumare 20 sigarette al giorno non è un “modo infallibile” per beccarsi un cancro al polmone. Un sacco di gente fuma anche per 50 anni della sua vita, e non si prende comunque un tumore… altresì, i microcitomi polmonari possono colpire anche soggetti non-fumatori.

In sua difesa, in risposta ad un commento che viene lasciato a questo suo post, Michelle Lewis dice che, in effetti, intendeva elencare atteggiamenti genitoriali che promuovono insoddisfazione relativa alla propria fisicità e alimentazione disordinata, non disordini alimentari. Ora, un’affermazione del genere è ciò che non manca mai di farmi incazzare, questa fusione tra insoddisfazione per la propria immagine corporea e DCA. La stragrande maggioranza delle persone che conosco sono insoddisfatte di qualcosa relativamente al proprio aspetto fisico (e, del resto, vi sfido a trovare qualcuno che sia pienamente soddisfatto in tutto e per tutto del proprio corpo!!), ma finchè quest’insoddisfazione non interferisce con la propria qualità della vita, non c’è ragione di considerarla patologica. Sarebbe fantastico se chiunque, guardandosi allo specchio, fosse soddisfatto in toto di ciò che vi vede riflesso, ma specchiarsi e vedere che non ci si piace non fa sì automaticamente che quella persona abbia un DCA.

Altra cosa che mi irrita a proposito di questo post scritto da Michelle Lewis è il fatto che l’autrice dà per assunto che i genitori giochino un ruolo predominante e fondamentale nel successivo sviluppo o meno di un DCA da parte della propria figlia. Cioè, se leggete il suo post che vi ho linkato, quello che si evince è che: se una ragazza ha un disturbo alimentare, allora, ipso facto, ha avuto dei “cattivi” genitori, o comunque dei genitori disfunzionali. Ora, io non voglio screditare la terapia familiare, perché credo che ci siano certe situazioni in cui lavorare su tutta la famiglia possa essere benefico per chi ha un DCA, ma attraverso la terapia familiare ci sono passata personalmente e, per quel che può valere il parere del singolo, nel mio caso di specie è stata una perdita di tempo, salute e soldi.

La verità: Fare i genitori è il mestiere più difficile del mondo.
La verità: Alcune ragazze che sviluppano un DCA hanno alle spalle famiglie disfunzionali.
La verità: Alcune ragazze che sviluppano un DCA hanno alle spalle famiglie veramente in gamba.
La verità: Il fatto che una ragazza sia affetta da un DCA non dice niente relativamente alla qualità della famiglia da cui essa proviene.

E’ un nonsense, è un totale nonsense dare per assunto che i genitori siano la singola o tantomeno la maggiore causa di DCA nei propri figli. Peraltro, la dottoressa Julie O’Toole, in una delle sue pubblicazioni, parla proprio del trattamento di bambine denutrite provenienti da famiglie disfunzionali (sì, genitori che trattavano le figlie proprio come dice Michelle Lewis). Nel momento in cui queste bambine venivano ospedalizzate, riprendevano a mangiare normalmente (bè, è quello che normalmente ci si aspetterebbe da bambine denutrite…). Queste bambine non avevano l’anoressia… nonostante fossero stata trattate come pezze da piedi dai loro genitori.

Post come quello di Michelle Lewis non mi piacciono affatto, insomma… e non mi piace pensare al fatto che alcuni genitori, leggendolo, possano pensare di essere loro la causa maggiore od unica del DCA delle proprie figlie. Tutt’al più, una delle millemila concause, ma non certo l’unica causa, e men che meno la causa dominante (nella stragrande maggioranza dei casi, per lo meno, non voglio fare di tutta l’erba un fascio!).

17 commenti:

ParanormalMorning ha detto...

Che tristezza. Capisco benissimo la tua frustrazione a riguardo! Il fare ironia - anche in argomenti delicati come i dca - deve sempre essere un qualcosa di corretto, e in questo caso non lo è stato.
:*

Anonimo ha detto...

Sono d'accordissimo con te, Veggie. Infatti mi colpisce come nei blog che ho letto di ragazze anoressiche si incolpino molto i genitori... voglio dire, la maggior parte delle ragazze parla con rabbia e a volte addirittura odio di madri e padri. I commenti sono spessi sullo stesso tono; ragazzine che si spalleggiano a vicenda, insultando le madri.

Io, forse per età, mi identifico anche con questi poveri genitori che sono dipinti come 'mostri' ma che sicuramente soffriranno e si danneranno per la malattia delle figlie.

Pensi che sia parte della malattia questo prendersela così tanto con i genitori?

Carlotta

Hellie_ ha detto...

Capisco quello che vuoi dire: facile scrivere un articolo senza cognizione degli studi in materia, individuando una serie di ragioni che dovrebbero deterministicamente portare allo sviluppo del disordine. Mi permetto di dire che nel mio caso, i genitori sono in gamba. Spesso il problema non è nei genitori, ma nelle dinamiche: Persone in gamba possono sviluppare tra loro rapporti disfunzionali. Ma di certo questa condizione non costituisce una regola,quanto piuttosto una una possibile concausa (se di "causa" si può parlare, e non credo si possa) di una situazione molto più complicata.
Ti abbraccio Veggie

Fabiana ha detto...

Secondo me, in alcuni casi, la famiglia favorisce notevolmente lo sviluppo di un dca nei confronti della propria figlia, ma altre volte ciò che sta dietro a questo disturbo è lontanissimo dalla famiglia...
Durante il mio percorso che sto compiendo di day hospital, tante ma tante ragazze ostinano a dare la colpa ai loro genitori, e quando si accorgono che la famiglia non è causa assoluta, o che ha contribuito solo in piccola parte alla malattia, vedono il mondo caderle addosso...
Io penso che dietro un dca ci siano talmente tante cause, che non è possibile dare la colpa ai genitori, anche se loro stessi molte volte si incolpato per la malattia della propria figlia... potranno aver agevolato la caduta in quel tunnel, ma i problemi a volte sono davvero altri.
Solo che a volte è più facile trovare i problemi fuori da noi, piuttosto che attuare un'introspezione e ricercarli nel nostro essere ...

Marcella ha detto...

Secondo me,come dici tu,i DCA nascono da mille concause.La responsabilità,se vogliamo usare questo termine,è personale.Nella mia famiglia siamo 3 sorelle,abbiamo ricevuto la stessa educazione eppure siamo tutte e tre completamente diverse,questo per dire che un conto è lo stimolo che ricevi e un altro la tua reazione che sarà diversa per ognuno.C'è per chi non è un problema che gli vengano fatte battute sull'aspetto fisico,c'è chi come me lo disturba enormemente.Perchè dici che la terapia familiare per te è stata solo uno spreco di soldi?
Bah comunque....in psicologia si tende a dare troppo spesso la colpa ai genitori,addirittura c'erano teorie che sostenevano che il figlio poteva nascere autistico se la madre non lo desiderava.Fai tu.Michelle vatti a fare un frappè in Congo,offro io,si intende!

Wolfie ha detto...

Per Carlotta: Vorrei rispondere alla tua domanda dicendo che accusare i genitori del proprio dca non è per niente una parte della malattia!!!!!!!!!! Io ho un dca, ma non mi sognerei mai di accusare i miei genitori di esso, al contrario, i miei mi sono stato molto d’aiuto quando la cosa è venuta alla luce del sole, quindi altro che accusarli, se mai li ringrazio per come hanno cercato di aiutarmi quando è venuta fuori la mia bulimia!!!!!!!!!!! È vero che ci sono ragazze che accusano i genitori per il loro dca, ma secondo me lo fanno solo perché non hanno voglia di cercare di capire quali sono le vere cause che le hanno spinte nel dca, e quindi si limitano a “puntare il dito contro” i genitori che sono la concausa più superficiale e quindi più facile da individuare, senza bisogno di fare introspezione e capire a pieno tutte le motivazioni che le hanno portate al dca.

Passando a commentare il post, vorrei dire che sono d’accordo sia con quello che c’è scritto, sia con ciò che hanno scritto le ragazze che hanno commentato prima di me.
Ho letto il post scritto da Michelle Lewis, che mi sembra un’assurda banalizzazione della reale problematica dei dca. È assurdo pensare che basti seguire da parte dei genitori quelle “dritte” affinchè la loro figlia si ammali di dca, e che quindi sia sufficiente evitare certi comportamenti per evitare alle proprie figlie un dca. Questo è assurdo perché così sembra che tutto il dca dipenda da come si comportano i genitori, come se noi ragazze fossimo delle bambocce senza cervello che rispondono passivamente a una serie di stimoli forniti dai genitori. Ma non è così, ognuna di noi ha un proprio carattere e una propria personalità, e perciò risponde agli stimoli dati dai genitori in modo diverso; dire che il dca dipende dal comportamento dei genitori equivale a dire che noi ragazze non abbiamo alcuna capacità di auto-determinazione. Con questo non voglio dire che i genitori non c’entrano niente col dca, giocheranno la loro parte, in alcuni casi di più e in altri di meno, ma non è che abbiano un ruolo così predominante!!!!!!!
I miei genitori sono presone in gamba, può darsi che in qualche modo anche loro abbiano giocato un ruolo nel mio diventare bulimica, ma sicuramente è stato un ruolo molto marginale: facendo psicoterapia a poco a poco mi sono resa conto di quelli che erano (e sono) i miei veri problemi, e non è che c’entri la famiglia. Io non credo che abbia senso colpevolizzare i genitori, perché infondo il dca è una scelta individuale e determinata da tantissime cose, che è assurdo pensare che possa dipendere così tanto dai genitori, perché non è così!!!!!!!

Noemi ha detto...

Cara Veggie,
trovo molto interessante quello che scrivi sul blog, e posso capire se non rispecchiarmi in tuoi post.
Anche io ho sofferto di DCA (anoressia, bulimia e binge) per sette anni e da uno ho ripreso il mio peso e la mia vita.
Sto lottando con tutte le mie forze e con tutto il mio cuore per aiutare anche altre persone che ne soffrono.
Scrivo per un blog di cucina, in quanto io sono sempre stata amante della cucina e scrivere mi ha anche aiutata molto. Non è il solito blog di ricette in cui leggi "sono guarita dall'anoressia e oggi vi presento un piatto molto light senza questo e quell'altro, a base di solo brodo" perché ne esistono veramente tanti.
Il mio blog è rivolto a tutti, in particolare a chi come noi, ha lottato contro i DCA e chi sta lottando, ma senza prese in giro, perché ci crede veramente.
Stimo la tua forza Veggie, veramente.
Passerò spesso per dire la mia sui tuoi post.
Ammalarsi di DCA, comq, non è da farne una colpa ai genitori: ognuno ha la sua storia e le sue motivazioni inconscie.

Un abbraccio

Noemi

www.bacididama-blog.com

Vanessa ha detto...

Cara Veggie,
concordo con te sul fatto che l’anoressia sia una malattia multifattoriale e che, pertanto, non possa essere ricondotta sistematicamente ad un rapporto disfunzionale madre-figlia, come invece affermano i sostenitori della teoria psicoanalitica.
L’essere umano, con la sua complessità, non è di certo un’equazione matematica, per cui non è vero che “date certe condizioni di partenza” si ottenga sempre lo stesso risultato.
Viceversa, possiamo ottenere lo stesso risultato (una ragazza che si ammala di anoressia) anche a partire da condizioni diverse, che esulano dall’ambiente familiare e che possono trarre origine, ad esempio, da altri tipi di interazioni sociali, o da traumi, o dalla comorbilità con altre patologie, o da una personalità “perfezionistica” ecc…

Nell’anoressia, infatti, si riconoscono una miriade di fattori “predisponenti”, che possono o meno essere presenti prima della manifestazione della malattia, ma che richiedono poi altrettanti fattori precipitanti (ad esempio un grosso trauma, una morte improvvisa, una delusione amorosa o scolastica ecc…) affinchè la malattia si manifesti. Tra le cause predisponenti vengono ad esempio annoverati fattori genetici e neurologici; alcuni tratti della personalità (come ad esempio la bassa autostima, o la tendenza ad avere comportamenti perfezionistici o ossessivi, che, portando spesso ad un senso di inefficacia in altri ambiti della vita, si estrinsecano nel bisogno compulsivo di controllare il peso e la propria forma fisica); l’appartenenza al sesso femminile; la mentalità del tipo “tutto o nulla”; il desiderio di "controllo assoluto" da parte della ragazza anoressica, che si aspetta sempre il massimo dalla sua attività scolastica o lavorativa, dalle sue relazioni sociali e dal suo aspetto fisico; la dipendenza dell’autostima dall’approvazione altrui; la dismorfofobia; eventuali situazioni traumatiche dell’infanzia ecc…

Purtroppo, è anche vero che statisticamente è stato riscontrato che i DCA si manifestano con maggior frequenza all’interno di famiglie in cui i genitori (anche inconsapevolmente) nutrono eccessive aspettative nei confronti della figlia, o esercitano troppe pressioni sulle sue scelte contrastandone le reali aspirazioni, o non sono in grado di esprimere apertamente i propri sentimenti o negano quelli reali della figlia (a questo proposito non so se hai letto il libro “La gabbia d’oro” di Hilde Bruch).
Ma ciò che ritengo sbagliato è fare “il processo ai genitori”, primo perché non è detto che in alcuni casi siano davvero corresponsabili della malattia della figlia (che pur sempre ha le sue responsabilità), e secondo perché, anche se avessero commesso degli errori (di cui spesso sono del tutto inconsapevoli e quindi non possono essere demonizzati!), lo scopo dell’intervento terapeutico non deve essere quello di “trovare dei colpevoli”, ma anzi di creare nel nucleo familiare un nuovo clima di amore e di fiducia: solo in questo modo genitori e figlia potranno intraprendere insieme un percorso di maturazione nel quale, mettendosi in discussione, saranno in grado di operare una crescita sia personale che collettiva.

Quindi, a mio avviso, è giusto fare “prevenzione” sui futuri genitori in modo tale da fornire loro gli strumenti più adeguati per l’educazione dei figli, ma è a dir poco distruttivo colpevolizzarli, anche perché si rischia di generare nella ragazza anoressica soltanto un enorme senso di rabbia e di frustrazione. Ecco perché ritengo che le strategie terapeutiche più efficaci siano quelle che, anziché creare del “vittimismo”, siano orientate a dare alle pazienti con DCA suggerimenti concreti su come fare ad uscire da questo tipo di malattie.

Vele Ivy ha detto...

In più: non solo può colpevolizzare alcuni genitori, ma può "assolverne" altri, o meglio indurre a credere che basti non assumere certi comportamenti per eliminare il rischio di far ammalare la propria figlia di anoressia. E' un post molto pericoloso e anch'io non lo condivido, nel modo più totale.

Lucy May ha detto...

è vero che i genitori sono un tasto dolente per molte di noi, ma questo non vuol dire che siano loro i diretti responsabili delle nostre malattie, anche se spesso vi concorrono senza dubbio! una volta lessi che non tutti possono ammalarsi di anoressia, che esiste un gene malato che ne è responsabile.
Di disturbi alimentari si parla tanto e spesso a sproposito, anche perché quasi solo chi ci è passato, secondo me, può capire davvero. Per questo mi arrabbio un sacco quando mi capita di trovare atteggiamenti poco carini fra noi ragazze problematiche. Se non siamo solidali e comprensive nemmeno fra di noi, come possiamo poi anche lontanamente rammaricarci di un mondo in cui ci sentiamo incomprese? Un bacio a tutti/e!

justvicky ha detto...

Leggendo la prima parte del post mi è venuto in mente immediatamente l'esempio del cancro con le sigarette che tra l'altro hai fatto subito dopo.
Che dire, è vero. Così come è vero che ogni dca ha una "sua vita" assolutamente differente da soggetto a soggetto. Ci possono essere linee comportamentali comuni ma poi basta guardare anche solo il piccolo panorama offerto dal blog per capire che ognuno si perde in sfumature differenti.
Personalmente credo che la famiglia fornisca un base di fondo, una sorta di traccia fossile che in qualche cosa verrà sempre fuori nella vita. Ma essendo noi molteplici e con varie sfaccettature sarebbe triste andare ad additare l'ambiente famigliare al 100%. Perchè c'è sempre la componente della scelta personale in primis, della propria psiche e capacità di elaborare le cose, dell'ambiente esterno (scuola\sport\amici) e delle esperienze che volenti o nolenti ci travolgono. Questo insieme di cose possono condurre a un dca. Poi certo spulciando caso per caso, mi viene in mente la storia di Isabel Caro e lì bè....la madre ha avuto un gran peso su quella ragazza.
Però come non esistono ricette per evitare a un figlio un dca, non esiste nemmeno il protocollo del genitore sbagiato.
E io forse la penso così per un motivo di fondo molto piu triste e disarmnte: credo che una persona dentro di se le cose se le tiene e se le cova da sempre e che saltino fuori (in un modo o nell'altro) è solo questione di tempo, occasioni, casus bellis.

ti stringo

Ivory ha detto...

Capisco benissimo il tuo punto di vista e mi trovo d'accordo con te: io non faccio parte di una famiglia perfetta e sicuramente il rapporto con mia madre non é buono, ma non mi sognerei mai di dire che lei é la causa di tutti i miei problemi. Non esistono cause assolute in psicologia, al massimo può esserci una maggioranza statistica, che però ci dice ben poco sull'individuo.
Spero che la prossima volta questa signora spenda un po' di tempo a ragionare prima di postare un articolo simile...
Un abbraccio
EsseCi.

Veggie ha detto...

@ Elle; - La cosa peggiore è che l’autrice del post che ho linkato non credo volesse fare ironia sull’argomento, anzi, penso proprio fosse assolutamente convinta delle sue parole… (E già qui io obietto, perchè non credo nelle convinzioni granitiche, poichè quello che si scrive deriva dal proprio pensiero personale, e quindi è soggettivo per definizione…) Solo che, a mio avviso, lo cosec he ha scritto non sono proprio proprio corrette…

@ Carlotta – Trovo veramente interessante la domanda che poni, Carlotta. Mi piacerebbe che fossero le ragazze che tu citi all’inizio del tuo commento a risponderti, giusto per vedere qual è la loro opinione, dato il loro accanimento nei confronti dei propri genitori. (Tra l’altro, se c’è qualcuna che sta leggendo questo e s’identifica nella categoria, e vuole dare una risposta, è la benvenuta.) In attesa di una risposta più mirata, ti dico come la penso io… Io credo che la tua domanda possa avere 2 risposte. 1) Data la spiccata soggettività dei DCA, ritengo sia difficile parlare di questo comportamento come di “parte della malattia” come se si trattasse di un qualcosa di codificato… Dal momento che, però, non tutte le persone con un DCA si accaniscono contro i genitori, direi che, no, non è un tratto specifico della malattia (sennò sarebbe comune a tutte…) ma un fatto soggettivo di determinate persone che hanno questa malattia. 2) A nessuno piace sentirsi in colpa. A nessuno piace constatare il fatto che sta mandando a puttane la propria vita, e che questa è la conseguenza di scelte personali erronee. A nessuno piace fare introspezione e riconoscere le proprie responsabilità, addossandosele. Questo vale in generale, perché siamo umane. Viceversa, viene molto più semplice e spontaneo spostare l’attenzione verso l’esterno, fare scaricabarile, affibbiare la colpa a qualcuno, perché così c’è qualcuno con cui arrabbiarsi che non sia se stesse, e questo rende le cose più facili. Il fatto che una persona abbia un DCA non dipende dagli altri, dipende prettamente da lei. Ma siccome ammettere questo fa dannatamente male, è estremamente difficile, e richiede un grosso lavoro su se stesse, è molto più easy rigettare tutto sui genitori, utilizzandoli così come capro espiatorio.
(Questa è solo la mia opinione, se qualcun’altra la pensa diversamente e le va di dirlo, è la benvenuta!!)

@ Hellie – Paradossalmente, l’autrice del post che ho linkato è una psicologa… però, mi sembra, a giudicare dal contenuto del suo post, una psicologa che ha studiato tanto sui libri, ma che ha ben poca esperienza pratica… perché magari esistessero modi infallibili per far ammalare una persona di DCA: basterebbe conoscerli, comportarsi in maniera esattamente contraria e… et voilà!: non esisterebbero più i DCA!... In ogni caso, sono assolutamente d’accordo con te quando dici che la disfunzionalità può stare nei rapporti piuttosto che nei singoli, e che questa può essere una concausa… lo penso anch’io. Metterla come assoluto, come ha fatto Michelle Lewis… no, proprio non ci sta…

Veggie ha detto...

@ Pulce – Sicuramente ciò che porta allo sviluppo di un DCA è estremamente soggettivo, quindi non si possono fare generalizzazioni… certamente, da persona a persona, la propria famiglia avrà giocato un ruolo più o meno rilevante nello sviluppo del DCA, ma di certo non è l’unica né la più importante cosa che ha permesso lo sviluppo della malattia. Io credo che ci siano molte altre cose, nella vita del singolo, ben più rilevanti del quadro familiare (e comunque sempre variabili da individuo ad individuo) che fanno scendere la china dell’anoressia…

@ Marcella – Sono completamente d’accordo con quello che hai scritto: sia sul fatto che i DCA hanno millemila concause, sia sul fatto che, a prescindere dalla famiglia che è sempre la stessa, fratelli e sorelle possono essere pure diversissimi tra di loro, perché comunque lo sviluppo, la crescita di una persona, non dipende solo ed esclusivamente dall’educazione genitoriale che ha ricevuto, ma anche e soprattutto dal proprio carattere individuale, e quindi da come gli input prodotti dai genitori vengono integrati nella personalità del singolo… e, soprattutto, da come gli input che il mondo, la vita di tutti i giorni, mandano al singolo, vengono da lui/lei vissuti ed elaborati… Assurdo pensare che un bambino possa nascere autistico perché la madre non lo desidera!... Menomale che nel frattempo (immagino che la teoria che tu citi sia un po’ vecchiotta, giusto??!) è stato scoperto che l’autismo è una malattia a tutti gli effetti, e che niente c’entra il desiderio o meno della madre…

@ Wolfie – Son d’accordo con te: i genitori possono dare un indirizzamento, ma come le loro “dritte” vengano vissute, come vi si risponde, è una cosa prettamente individuale. E credo che un DCA sia condizionato davvero solo in minima parte dai genitori, per lo meno nella maggior parte dei casi. Un genitore può semmai influenzare il decorso di un DCA, agendo in maniera più o meno opportuna nei confronti della propria figlia (cosa che è comunque soggettiva, perché non a tutte danno noia/fanno piacere gli stessi tipi di atteggiamenti genitoriali), ma non penso proprio che abbia tutta questa rilevanza causale…

@ Noemi – Ciao Noemi, benvenuta!!... Ti ringrazio per essere passata di qui ed aver lasciato il tuo commento… Mi ha fatto molto piacere leggere che, nonostante tutti gli anni di vita che i DCA ti hanno impezzato, adesso stai finalmente dando battaglia e le cose ti stanno andando decisamente meglio… sei veramente un esempio positivo, e non sai quanto c’è bisogno di persone forti e combattive come te!... Ripassa pure quando vuoi dal blog, e commenta tutto quello che ti pare scrivendo quello che vuoi: sarai sempre la benvenuta qui. Ti abbraccio stretta…

Veggie ha detto...

@ Vanessa – Bè, direi che nella stragrande maggioranza dei casi, con l’anoressia si ottiene lo stesso risultato (ovvero la malattia stessa) a partire da condizioni completamente diverse… Di tutte le ragazze con problemi di DCA che ho conosciuto, sia durante i miei ricoveri sia tramite blog, infatti, non ce n’è mai stati una uguale ad un’altra, ognuna con la propria storia, il proprio carattere ed il proprio background… quindi direi che in questo caso non si possono proprio fare equazioni, perché l’esperienza mi ha dimostrato che si arriva all’anoressia anche a partire da substrati completamente diversi… E questo sottolinea il fatto che per ogni persona i fattori predisponenti e scatenanti (tra cui quelli che elenchi tu, e molti, molti altri) sono differenti rispetto a quelli di tutte le altre persone… ed è perciò impossibile elencarli tutti, e men che meno cercare di ricondurre il tutto all’unico “fattore genitori”. Sono d’accordo con te quando scrivi che è sbagliato fare il processo ai genitori, anche perché secondo me, in generale, quando si va a trattare un DCA, l’attribuzione di colpe e proprio un qualcosa che dovrebbe essere evitato, vuoi perché è una cosa fine a se stessa e quindi, in definitiva, inutile, vuoi perché può peggiorare ulteriormente la situazione in quanto crea un circolo vizioso di sentimenti negativi che possono spingere a legarsi ancora di più al DCA. Certo, si cresce tutte in una famiglia, quindi questa ha inevitabilmente un’influenza, non lo nego, ma ciò è ben lontano dal poter affermare, come fa Michelle Lewis, che il comportamento genitoriale è la causa prima dei DCA. Senz’altro la cosa migliore da fare sarebbe essere supportivi sia nei confronti di chi è malata, sia nei confronti della sua famiglia… anche perché è cooperando reciprocamente che, in generale, si riescono ad ottenere sempre i migliori risultati.
P.S.= No, non ho letto il libro “La gabbia d’oro”… anni fa ho letto qualche libro sui DCA, ma mi sono accorta che questi libri sono un fattore che mi “tira” verso l’anoressia stessa (perché comunque c’è un certo tasso d’identificazione in chi scrive, trattandosi dell’aver vissuto la medesima patologia), quindi ho smesso di farlo, perché era controproducente per il mio percorso di ricovero.

@ Vele/Ivy – Hai assolutamente ragione, anche perché se un genitore non assume quei comportamenti e poi la sua figlia si ammala lo stesso di anoressia, allora, come la mettiamo??!...

@ Lucy May – Possono concorrervi, ma esattamente come vi concorrono altre millemila cose, ne più e né meno, quindi non mi sembra proprio il caso di crocifiggerli… Comunque non so dove hai letto quella cosa relativamente al gene-anoressia, ma immagino sia un qualcosa di vecchiotto, perché questa teoria ad oggi è stata ampiamente smentita… In ogni caso… perché ti definisci “ragazza problematica”?... Quando ci siamo conosciute di persona, non mi hai dato affatto l’impressione di essere tale. Potrei dire tante cose di te, ma non direi che sei problematica… quindi, perché ti attacchi quest’etichetta da sola?... Certo, si può avere un problema, e questo problema nel nostro caso di specie può essere l’anoressia, ma… chi non ha problemi nella propria vita?... Da questo punto di vista, ogni qualsiasi persona al mondo, allora, è una persona problematica… Per cui, si possono anche avere dei problemi… ma questo non fa di noi delle persone problematiche. Perciò, non essere tu la prima a vederti tale, se non vuoi che gli altri ti vedano così e ti facciano muro… Ti abbraccio anch’io…

Veggie ha detto...

@ justvicky – Non conosco le vicende di Isabelle Caro nel dettaglio (so chi è per via della “campagna pubblicitaria anti-anoressia” che ha fatto con Oliviero Toscani…), quindi non entro in merito perché scriverei sicuramente qualche sfondone… In linea generale, quindi, mi limito a dire che senz’altro il peso della famiglia relativamente allo sviluppo di un DCA è variabile da persona a persona, per alcune è un fattore più prominente, per altre lo è ben poco… ma da qui a dire che c’è un “libretto delle istruzioni” per genitori per non far ammalare le proprie figlie di anoressia, ce ne corre di acqua sotto i ponti!... Certo, la famiglia ci fornisce senz’altro un backgound… ma noi siamo esseri umani con capacità di autodeterminazione, quindi come ci relazioniamo ad esso e quanto lasciamo che esso c’influenzi, dipende esclusivamente da noi, non dai nostri genitori… Per quanto riguarda il tuo discorso finale, non saprei… io non credo che si nasca con la malattia latente… credo piuttosto che essa sia il frutto del modo in cui il singolo vive ogni evento che accade nella sua vita, come lo interpreta ed elabora, unito al proprio carattere (che, d’altronde, si sviluppa in relazione agli eventi succitati…). Ti abbraccio forte anch’io…

@ EsseCi – Guarda, io non credo che esistano famiglie “perfette” se non nella pubblicità del Mulino Bianco… Quello che voglio dire è che è normale che ci siano delle incomprensioni, delle incompatibilità, dei litigi tra figlie e genitori… ma questo non significa che tutto ciò va a fomentare un DCA, sennò tutte le adolescenti del mondo avrebbero un DCA… Come dicevo, la famiglia può essere una concausa, ma ben lungi dall’essere la prima o la maggiore…

Veggie ha detto...
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