venerdì 31 ottobre 2014
La ricetta della positività
“Essere positivi è un’arte.” (cit.) dice qualcuno. Io invece credo che la positività, un’arma estremamente importante quando si decide di combattere contro l’anoressia, non sia un qualcosa che cade dal cielo, e che viceversa sia necessario imparare ad essere positive.
A volte, guardandosi intorno, può sembrare che ci siano delle persone che sono spontaneamente dei veri e propri artisti della positività, sanno affrontare tutte le sfide con un sorriso, e rendono la loro vita serena, ottimistica, e persino un po’ magica. Sono le persone di cui tutti vorrebbero circondarsi, che emanano una luce che attira gli altri come falene, che rappresentano una fonte di ispirazione. Magari in questo momento avete vicino a voi qualche persona del genere, e gli volete bene, e siete curiose di capire come riescono a vivere la loro vita, e forse talvolta cercate anche di essere come loro.
Bè, io credo che la positività sia un gioco aperto a tutti. Non è riservato ad un ristretto manipolo di persone, anzi, io penso che la tela per l’arte della positività sia rappresentata dal mondo intero, e che dunque chiunque possa fruirne, a maggior ragione se si sta cercando di tenere testa all’anoressia. Per trovare la positività occorre cominciare a cercare dentro di noi, per poi portare quello che troviamo verso l’esterno… e ci accorgeremmo che, in realtà, non è esattamente un gioco da ragazzi. Io credo che la positività sia come una ricetta che contempla:
Un pizzico di elasticità mentale
Una manciata di fiducia in se stesse
Un bel po’ di auto-ironia
Una goccia di accettazione
Un sacco di occhi nuovi con cui guardare le stesse cose
Un cucchiaio di determinazione
Gratitudine q.b.
Quando si segue la ricetta della felicità, si produce una monoporzione: cibo per noi stesse, e solo per noi stesse. Ma se si tiene fede al programma dell’intero pasto, possiamo essere in grado di alimentare anche gli altri.
Splittiamo dunque la ricetta nei suoi singoli ingredienti.
“Un pizzico di elasticità mentale” è il primo ingrediente perché senza di esso finiremmo inevitabilmente per essere giudicanti, o comunque prive di empatia. Anche se l’elasticità mentale può sembrare non correlata alla positività necessaria per combattere l’anoressia, io credo che sia uno dei componenti-chiave. Ritengo sia impossibile avere una visione positiva del mondo e delle persone che ci circondano senza quel pizzico di elasticità mentale. Pensate a chi non ha vissuto un DCA sulla propria pelle: guardandoci potrebbe pensare che siamo solo delle ragazzine superficiali che vogliono dimagrire per fare le modelle. Una visione di questo tipo, rigidamente aggrappata a falsi stereotipi, senza il benché minimo accenno di elasticità mentale, fa sì che le persone saltino a conclusioni affrettate, e che se la prendano con noi senza neanche un briciolo di positività. Possono riversarci addosso miriadi di falsi luoghi comuni sull’anoressia, fare commenti inappropriati, scaricare su di noi la loro frustrazione di fronte a un qualcosa che non capiscono… e di tutto ciò ne risentiamo negativamente anche noi, che accumuliamo rabbia e sentimenti negativi verso chi si comporta così.
Però, metteteci dentro un pizzico di elasticità mentale, e vedrete quando meno influente sarà sul vostro umore l’opinione che la gente ha sui DCA, e i commenti che ricevete. Se vi fermate a mettere in atto l’elasticità mentale necessaria per pensarci, infatti, vi renderete conto che chi dice cose del genere parla per cliché, non ha alcuna esperienza diretta e dunque, in sostanza, non sa cosa sta dicendo. E chi parla per sentito dire, necessariamente è di una superficialità estrema. Per cui, quanto può buttarvi davvero giù il commento di una persona che parla perché ha la bocca, ma non sa niente? E lo stesso vale per la frustrazione altrui. Forse coloro che vi si rivolgono scortesemente e fanno commenti impropri sul vostro DCA stanno vivendo una giornataccia. Magari hanno avuto problemi sul lavoro, o non hanno proprio un lavoro. Magari hanno qualcuno che sta male in famiglia. Magari hanno litigato con un caro amico. Magari hanno perso una competizione sportiva. Magari sono bocciati ad un esame universitario, o hanno preso un brutto voto ad un compito in classe. Queste persone saranno comunque scortesi con voi, e vi faranno dei commenti sgradevoli, ma un pizzico di elasticità mentale cambia VOI, ragazze, non queste persone. Quando c’è l’elasticità mentale di comprendere che dietro ad un luogo comunque che vi viene sbattuto addosso o dietro ad un commento inappropriato c’è superficialità, ignoranza, o problemi personali, si smette di dare tanto peso a determinate parole, e così non si lascia spazio alla negatività che quelle parole potrebbero ingenerare. Rimane la positività. E, se siete fortunate, la vostra positività potrebbe anche trasmettersi alla persona che vi ha giudicate con superficialità.
“Una manciata di fiducia in se stesse” è il secondo ingrediente, perché credere nelle proprie capacità è il modo migliore per trovare il coraggio di iniziare a fare le cose, di iniziare a combattere contro l’anoressia, e di proseguire conseguendo pregevoli risultati. La fiducia in se stesse rende l’impasto più forte, perché non importa se nella vita ci si pongono di fronte delle difficoltà: se abbiamo fiducia in noi stesse, possiamo superarle mantenendo la positività. Pensateci: se la fiducia in sé non esistesse nella ricetta, tutte le difficoltà che inevitabilmente si presentano nel corso della vita finirebbero per sommergerci, e la negatività regnerebbe sovrana.
“Un bel po’ di auto-ironia” è il terzo ingrediente, perché se non riuscite a sorridere di voi stesse la positività non può attecchire. Gli artisti della positività lo sanno: per loro tutto è divertente. Può essere divertente svegliarsi la mattina e pensare alla giornata che stiamo per affrontare, possiamo trovare il lato divertente in tantissime piccole cose, e il divertimento rappresenta una grade sorgente di positività. La capacità di fare auto-ironia non è un qualcosa di superficiale, ma scava molto a fondo dentro di noi. Ci insegna che la vita non è meramente un gioco cui giocare, ma un regalo da assaporare a fondo.
L’auto-ironia è quello che ci fa sorridere anche quando apparentemente non c’è proprio niente di cui sorridere. La vita non è un qualcosa che va tollerato, è un qualcosa di cui va goduto. Non sarà mai tutto rose e fiori, momenti difficili accadranno e non potremo farci niente, ma l’ironia rimarrà sempre lì, pronta a togliere il pungiglione che sta iniettando veleno. Talvolta dobbiamo solo cercarla. L’ironia, il divertimento non sono semplicemente un qualcosa che si apprezza all’esterno, ma stanno anche dentro di noi. Le cose spiacevoli che ci succedono nella vita possono provocarci una di queste 3 reazioni: sconvolgerci lasciandoci impotenti, affogarci nella negatività e nell’autocommiserazione, o cercare il lato ironico della situazione. Solo coloro che hanno la terza reazione scelgono di mantenere una visione positiva, per cui la positività è un’arte che può risollevare anche nei momenti più difficili – risollevare voi stesse in prima battuta, e magari anche qualcun altro. Citando: “Il domani può arrecare dolore, ma non può rubare la tua gioia”. Si tratta di trovare le rose che crescono dal letame, anche quando quel letame sembra solo merda.
“Una goccia di accettazione” è l’ingrediente successivo, e non può essere sostituito. Penso che vada a braccetto con l’auto-ironia, peraltro. Riuscire ad ironizzare su tutto è una gran cosa, in teoria, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E, allora, ecco che arriva l’accettazione a giocare la sua parte. Per poter vivere con positività, occorre accettare il fatto che, a differenza di quanto l’anoressia vorrebbe farci credere, non possiamo controllare i tornadi che si abbattono nella nostra vita. Spesso e volentieri, non possiamo neanche prevenirli. Di conseguenza, non possiamo essere preparate ad affrontarli. Accettare che i momenti difficili esistono significa non focalizzarsi sulla loro negatività e cercare ogni risorsa possibile per superarli ed andare avanti. L’accettazione è quel che aiuta ad attraversare il peggio puntando verso il meglio. L’accettazione può essere molto difficile. È una parola correlata alla pazienza, un altro concetto non molto maneggevole.
Accettazione significa che non dobbiamo rimanere impotenti, impantanate nella negatività di una situazione. Non possiamo cambiare il vento, è vero, ma possiamo dirigere le vele. Non possiamo scegliere cosa ci accade nella cita, ma abbiamo tutta la possibilità di scegliere come reagire a ciò che ci accade nella vita. E questo è parte della positività. Possiamo scegliere di rimanere positive alla faccia delle difficoltà, del dolore, della tristezza, ed è molto difficile il farlo – ma se davvero lo vogliamo, abbiamo tutte le capacità per farlo. E le cose andranno veramente meglio, se siamo in grado di scegliere di reagire, e come farlo.
“Un sacco di occhi nuovi con cui guardare le stesse cose” continua la lista degli ingredienti. Perché la vita non cambia, però possiamo cambiare noi. Fino a che continueremo a guardare le cose sotto l’ottica malata dell’anoressia, avremo in punto di vista del tutto parziale nonché patologico. Ed è perciò estremamente difficile essere positive quando tutta la nostra vita è condizionata da una malattia. Però, se anche le cose non cambiano, noi possiamo scegliere il punto di vista da cui guardarle, ed influenzare così la visione che abbiamo di esse. Si tratta di imparare a guardare ambo le facce di una stessa medaglia, in maniera tale da potersi focalizzare sull’alternativa più sana e più positiva.
“Un cucchiaio di determinazione” è il sesto ingrediente, perché quando si decide di combattere contro l’anoressia è molto importante avere la possibilità di essere seguite da specialisti, psicologi e dietisti, per combattere efficacemente contro la malattia. Ma tutti gli specialisti più quotati del mondo non potranno fare un bel niente per noi, se noi per prime non decidiamo di voler tenere testa all’anoressia. E la decisione di combattere contro l’anoressia è un qualcosa che va rinnovato giorno dopo giorno. Per cui sta a noi decidere se continuare a combattere. E più combattiamo, più ci allontaniamo dall’anoressia, più riscopriamo di poter avere una vita di qualità. E questo indirettamente aumenta la nostra positività, perché vivere sempre più a pieno ci permette di vedere quante cose che valgono sono presenti nella nostra esistenza.
“Gratitudine q.b.” è l’ultimo ingrediente della ricetta della positività. Non avremo mai troppa gratitudine, per cui non c’è bisogno di misurarla. Basta mettercela dentro. La gratitudine cambia un sacco la prospettiva. Trasforma i disastri in opportunità, le perdite in guadagni, e i sogni in realtà. Coltivare la gratitudine dovrebbe essere un obiettivo da raggiungere, e quando ci riusciamo è tangibile il modo in cui cambia la vita.
La gratitudine fa la differenza in una prospettiva positiva, è rende più solida la positività. Chiunque avrà eventi spiacevoli nel corso della propria vita, ma l’attitudine alla gratitudine è quello che può tenere lontane dalla negatività. Se vi alzate una mattina, con l’intenzione di prendere la vostra automobile per andare al lavoro/a scuola perché piove stile remake del diluvio universale, e appena arrivate di fronte alla vostra macchina vi accorgete che qualche cretino vi ha rotto uno specchietto laterale, anziché incavolarvi come scimmie, la gratitudine vi permette di vedere l’accaduto sotto un altro punto di vista: “Il cretino che mi ha rotto lo specchietto merita tutte le infamate del mondo… ma, per lo meno, ho comunque un’auto funzionante che mi permetterà di arrivare a lavoro/a scuola senza bagnarmi da capo a piedi”.
Un altro modo per alimentare la gratitudine è non dare mai niente per scontato. Avete parcheggiato l’auto mezza storta nell’unico buchetto di mezzo parcheggio che siete riuscite a trovare? Siate grate del fatto che avete trovato comunque da parcheggiare. Avete un giorno di ferie in pieno Agosto in cui avevate programmato di andare in piscina, e piove con tanto di tuoni e fulmini per tutto il giorno? Siate grate che non dovete lavorare all’aperto con quel maltempo. Vi sembra di non riuscire più a controllare la vostra vita come invece illusoriamente vi sembrava di essere capaci di farlo con l’anoressia? Siate grate per aver recuperato salute psicofisica. Vi siete svegliate anche stamattina? Siate grate per avere di fronte a voi un giorno da riempire con tutti i colori della vita. E questi sono solo dei banali esempi, ovviamente, delle cose che possiamo dare per scontato nella vita di tutti i giorni. Ci dà subito fastidio il naso chiuso quando ci prende il raffreddore, e la febbre quando abbiamo l’influenza, ma forse non ci eravamo ricordate di essere grate quando stavamo bene ed eravamo piene di energia.
La ricetta della positività è relativamente semplice e non necessita di niente che la insaporisca. Non va mai fuori moda, e non perde mai il suo appeal. È una ricetta per una sola persona – ciascuna di voi, singolarmente – che può però anche nutrire chi vi sta intorno. Con la positività diventate luce, e potete illuminare anche qualcun altro. Sì, la positività a suo modo è un’arte… perciò, quando la utilizzate, fate in modo che diventi il vostro capolavoro.
Bè, io credo che la positività sia un gioco aperto a tutti. Non è riservato ad un ristretto manipolo di persone, anzi, io penso che la tela per l’arte della positività sia rappresentata dal mondo intero, e che dunque chiunque possa fruirne, a maggior ragione se si sta cercando di tenere testa all’anoressia. Per trovare la positività occorre cominciare a cercare dentro di noi, per poi portare quello che troviamo verso l’esterno… e ci accorgeremmo che, in realtà, non è esattamente un gioco da ragazzi. Io credo che la positività sia come una ricetta che contempla:
Un pizzico di elasticità mentale
Una manciata di fiducia in se stesse
Un bel po’ di auto-ironia
Una goccia di accettazione
Un sacco di occhi nuovi con cui guardare le stesse cose
Un cucchiaio di determinazione
Gratitudine q.b.
Quando si segue la ricetta della felicità, si produce una monoporzione: cibo per noi stesse, e solo per noi stesse. Ma se si tiene fede al programma dell’intero pasto, possiamo essere in grado di alimentare anche gli altri.
Splittiamo dunque la ricetta nei suoi singoli ingredienti.
“Un pizzico di elasticità mentale” è il primo ingrediente perché senza di esso finiremmo inevitabilmente per essere giudicanti, o comunque prive di empatia. Anche se l’elasticità mentale può sembrare non correlata alla positività necessaria per combattere l’anoressia, io credo che sia uno dei componenti-chiave. Ritengo sia impossibile avere una visione positiva del mondo e delle persone che ci circondano senza quel pizzico di elasticità mentale. Pensate a chi non ha vissuto un DCA sulla propria pelle: guardandoci potrebbe pensare che siamo solo delle ragazzine superficiali che vogliono dimagrire per fare le modelle. Una visione di questo tipo, rigidamente aggrappata a falsi stereotipi, senza il benché minimo accenno di elasticità mentale, fa sì che le persone saltino a conclusioni affrettate, e che se la prendano con noi senza neanche un briciolo di positività. Possono riversarci addosso miriadi di falsi luoghi comuni sull’anoressia, fare commenti inappropriati, scaricare su di noi la loro frustrazione di fronte a un qualcosa che non capiscono… e di tutto ciò ne risentiamo negativamente anche noi, che accumuliamo rabbia e sentimenti negativi verso chi si comporta così.
Però, metteteci dentro un pizzico di elasticità mentale, e vedrete quando meno influente sarà sul vostro umore l’opinione che la gente ha sui DCA, e i commenti che ricevete. Se vi fermate a mettere in atto l’elasticità mentale necessaria per pensarci, infatti, vi renderete conto che chi dice cose del genere parla per cliché, non ha alcuna esperienza diretta e dunque, in sostanza, non sa cosa sta dicendo. E chi parla per sentito dire, necessariamente è di una superficialità estrema. Per cui, quanto può buttarvi davvero giù il commento di una persona che parla perché ha la bocca, ma non sa niente? E lo stesso vale per la frustrazione altrui. Forse coloro che vi si rivolgono scortesemente e fanno commenti impropri sul vostro DCA stanno vivendo una giornataccia. Magari hanno avuto problemi sul lavoro, o non hanno proprio un lavoro. Magari hanno qualcuno che sta male in famiglia. Magari hanno litigato con un caro amico. Magari hanno perso una competizione sportiva. Magari sono bocciati ad un esame universitario, o hanno preso un brutto voto ad un compito in classe. Queste persone saranno comunque scortesi con voi, e vi faranno dei commenti sgradevoli, ma un pizzico di elasticità mentale cambia VOI, ragazze, non queste persone. Quando c’è l’elasticità mentale di comprendere che dietro ad un luogo comunque che vi viene sbattuto addosso o dietro ad un commento inappropriato c’è superficialità, ignoranza, o problemi personali, si smette di dare tanto peso a determinate parole, e così non si lascia spazio alla negatività che quelle parole potrebbero ingenerare. Rimane la positività. E, se siete fortunate, la vostra positività potrebbe anche trasmettersi alla persona che vi ha giudicate con superficialità.
“Una manciata di fiducia in se stesse” è il secondo ingrediente, perché credere nelle proprie capacità è il modo migliore per trovare il coraggio di iniziare a fare le cose, di iniziare a combattere contro l’anoressia, e di proseguire conseguendo pregevoli risultati. La fiducia in se stesse rende l’impasto più forte, perché non importa se nella vita ci si pongono di fronte delle difficoltà: se abbiamo fiducia in noi stesse, possiamo superarle mantenendo la positività. Pensateci: se la fiducia in sé non esistesse nella ricetta, tutte le difficoltà che inevitabilmente si presentano nel corso della vita finirebbero per sommergerci, e la negatività regnerebbe sovrana.
“Un bel po’ di auto-ironia” è il terzo ingrediente, perché se non riuscite a sorridere di voi stesse la positività non può attecchire. Gli artisti della positività lo sanno: per loro tutto è divertente. Può essere divertente svegliarsi la mattina e pensare alla giornata che stiamo per affrontare, possiamo trovare il lato divertente in tantissime piccole cose, e il divertimento rappresenta una grade sorgente di positività. La capacità di fare auto-ironia non è un qualcosa di superficiale, ma scava molto a fondo dentro di noi. Ci insegna che la vita non è meramente un gioco cui giocare, ma un regalo da assaporare a fondo.
L’auto-ironia è quello che ci fa sorridere anche quando apparentemente non c’è proprio niente di cui sorridere. La vita non è un qualcosa che va tollerato, è un qualcosa di cui va goduto. Non sarà mai tutto rose e fiori, momenti difficili accadranno e non potremo farci niente, ma l’ironia rimarrà sempre lì, pronta a togliere il pungiglione che sta iniettando veleno. Talvolta dobbiamo solo cercarla. L’ironia, il divertimento non sono semplicemente un qualcosa che si apprezza all’esterno, ma stanno anche dentro di noi. Le cose spiacevoli che ci succedono nella vita possono provocarci una di queste 3 reazioni: sconvolgerci lasciandoci impotenti, affogarci nella negatività e nell’autocommiserazione, o cercare il lato ironico della situazione. Solo coloro che hanno la terza reazione scelgono di mantenere una visione positiva, per cui la positività è un’arte che può risollevare anche nei momenti più difficili – risollevare voi stesse in prima battuta, e magari anche qualcun altro. Citando: “Il domani può arrecare dolore, ma non può rubare la tua gioia”. Si tratta di trovare le rose che crescono dal letame, anche quando quel letame sembra solo merda.
“Una goccia di accettazione” è l’ingrediente successivo, e non può essere sostituito. Penso che vada a braccetto con l’auto-ironia, peraltro. Riuscire ad ironizzare su tutto è una gran cosa, in teoria, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E, allora, ecco che arriva l’accettazione a giocare la sua parte. Per poter vivere con positività, occorre accettare il fatto che, a differenza di quanto l’anoressia vorrebbe farci credere, non possiamo controllare i tornadi che si abbattono nella nostra vita. Spesso e volentieri, non possiamo neanche prevenirli. Di conseguenza, non possiamo essere preparate ad affrontarli. Accettare che i momenti difficili esistono significa non focalizzarsi sulla loro negatività e cercare ogni risorsa possibile per superarli ed andare avanti. L’accettazione è quel che aiuta ad attraversare il peggio puntando verso il meglio. L’accettazione può essere molto difficile. È una parola correlata alla pazienza, un altro concetto non molto maneggevole.
Accettazione significa che non dobbiamo rimanere impotenti, impantanate nella negatività di una situazione. Non possiamo cambiare il vento, è vero, ma possiamo dirigere le vele. Non possiamo scegliere cosa ci accade nella cita, ma abbiamo tutta la possibilità di scegliere come reagire a ciò che ci accade nella vita. E questo è parte della positività. Possiamo scegliere di rimanere positive alla faccia delle difficoltà, del dolore, della tristezza, ed è molto difficile il farlo – ma se davvero lo vogliamo, abbiamo tutte le capacità per farlo. E le cose andranno veramente meglio, se siamo in grado di scegliere di reagire, e come farlo.
“Un sacco di occhi nuovi con cui guardare le stesse cose” continua la lista degli ingredienti. Perché la vita non cambia, però possiamo cambiare noi. Fino a che continueremo a guardare le cose sotto l’ottica malata dell’anoressia, avremo in punto di vista del tutto parziale nonché patologico. Ed è perciò estremamente difficile essere positive quando tutta la nostra vita è condizionata da una malattia. Però, se anche le cose non cambiano, noi possiamo scegliere il punto di vista da cui guardarle, ed influenzare così la visione che abbiamo di esse. Si tratta di imparare a guardare ambo le facce di una stessa medaglia, in maniera tale da potersi focalizzare sull’alternativa più sana e più positiva.
“Un cucchiaio di determinazione” è il sesto ingrediente, perché quando si decide di combattere contro l’anoressia è molto importante avere la possibilità di essere seguite da specialisti, psicologi e dietisti, per combattere efficacemente contro la malattia. Ma tutti gli specialisti più quotati del mondo non potranno fare un bel niente per noi, se noi per prime non decidiamo di voler tenere testa all’anoressia. E la decisione di combattere contro l’anoressia è un qualcosa che va rinnovato giorno dopo giorno. Per cui sta a noi decidere se continuare a combattere. E più combattiamo, più ci allontaniamo dall’anoressia, più riscopriamo di poter avere una vita di qualità. E questo indirettamente aumenta la nostra positività, perché vivere sempre più a pieno ci permette di vedere quante cose che valgono sono presenti nella nostra esistenza.
“Gratitudine q.b.” è l’ultimo ingrediente della ricetta della positività. Non avremo mai troppa gratitudine, per cui non c’è bisogno di misurarla. Basta mettercela dentro. La gratitudine cambia un sacco la prospettiva. Trasforma i disastri in opportunità, le perdite in guadagni, e i sogni in realtà. Coltivare la gratitudine dovrebbe essere un obiettivo da raggiungere, e quando ci riusciamo è tangibile il modo in cui cambia la vita.
La gratitudine fa la differenza in una prospettiva positiva, è rende più solida la positività. Chiunque avrà eventi spiacevoli nel corso della propria vita, ma l’attitudine alla gratitudine è quello che può tenere lontane dalla negatività. Se vi alzate una mattina, con l’intenzione di prendere la vostra automobile per andare al lavoro/a scuola perché piove stile remake del diluvio universale, e appena arrivate di fronte alla vostra macchina vi accorgete che qualche cretino vi ha rotto uno specchietto laterale, anziché incavolarvi come scimmie, la gratitudine vi permette di vedere l’accaduto sotto un altro punto di vista: “Il cretino che mi ha rotto lo specchietto merita tutte le infamate del mondo… ma, per lo meno, ho comunque un’auto funzionante che mi permetterà di arrivare a lavoro/a scuola senza bagnarmi da capo a piedi”.
Un altro modo per alimentare la gratitudine è non dare mai niente per scontato. Avete parcheggiato l’auto mezza storta nell’unico buchetto di mezzo parcheggio che siete riuscite a trovare? Siate grate del fatto che avete trovato comunque da parcheggiare. Avete un giorno di ferie in pieno Agosto in cui avevate programmato di andare in piscina, e piove con tanto di tuoni e fulmini per tutto il giorno? Siate grate che non dovete lavorare all’aperto con quel maltempo. Vi sembra di non riuscire più a controllare la vostra vita come invece illusoriamente vi sembrava di essere capaci di farlo con l’anoressia? Siate grate per aver recuperato salute psicofisica. Vi siete svegliate anche stamattina? Siate grate per avere di fronte a voi un giorno da riempire con tutti i colori della vita. E questi sono solo dei banali esempi, ovviamente, delle cose che possiamo dare per scontato nella vita di tutti i giorni. Ci dà subito fastidio il naso chiuso quando ci prende il raffreddore, e la febbre quando abbiamo l’influenza, ma forse non ci eravamo ricordate di essere grate quando stavamo bene ed eravamo piene di energia.
La ricetta della positività è relativamente semplice e non necessita di niente che la insaporisca. Non va mai fuori moda, e non perde mai il suo appeal. È una ricetta per una sola persona – ciascuna di voi, singolarmente – che può però anche nutrire chi vi sta intorno. Con la positività diventate luce, e potete illuminare anche qualcun altro. Sì, la positività a suo modo è un’arte… perciò, quando la utilizzate, fate in modo che diventi il vostro capolavoro.
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11 commenti:
credo di non aver niente da dire, aggiungere su questo post.
Sai, lo stavo pensando proprio alcuni giorni fa. Se uno mi chiedesse se sono ottimista o pessimista, io risponderei: "Sono fiduciosa."
Questo post é bellissimo! Trasmette una fiducia e positività davvero ad altissimi livelli. Non é facile vedere le cose così anche nella vita di tutti i giorni e anche in assenza di un dca( ti parlo da esterna a questo mondo) Penso che quello che hai descritto é alla base di una vita serena ma che per chi combatte é davvero un punto difficile si da conquistare ma che può essere un punto di forza per lottare giorno per giorno.Grazie!
Io sono una pessimista convinta e lo sono a più livelli, dal livello più ampio ed esistenziale a quello quotidiano. Penso sempre che, se qualcosa può andare storto, andrà storto. Sono una gran disfattista e spesso questo lato di me irrita il mio fidanzato e gli amici più cari. Paradossalmente alle persone che conosco meno, invece, so sempre l'impressione di essere una persona solare e allegra, chissà come mai. Forse perché, come dice Jep Gambardella nella Grande Bellezza, "diamo sempre il meglio con gli sconosciuti" o forse perché sono me stessa con poche e fidate persone.
Comunque da anni provo a intervenire su questo lato del mio carattere ma non ho ottenuto grandi risultati, benché di ricette ne abbia provate tante e benché abbia accanto l'esempio di un'amica che è esattamente il prototipo dell'ottimista che non si scoraggia mai e che illumina anche gli altri con la sua radiosità.
Insomma, diciamo che mi applico ma per ora con scarsi risultati. Il lato positivo - ecco, ci provo - è che ho un ampio margine di miglioramento!
Che sia una torta, un primo piatto od un secondo piatto, voglio provare anch’io ad applicare questa ricetta della positività!!!!!!!!!!
In generale, mi reputo una persona abbastanza positiva, però anch’io ho i miei momenti in cui mi scoraggio, e in cui mi vengono degli “attacchi di negatività”, che a volte sono veramente difficili da ricacciare indietro. E allora sai cos’ho fatto? Mi sono appuntata gli ingredienti di questa ricetta, scrivendoli sulla mia agenda, così che se mi dovesse capitare un momento di scoraggiamento, posso andare a rileggermeli all’istante e vedere se c’è qualcosa che posso fare per tornare a galla più rapidamente.
Questo post già da solo trasmette veramente tanta positività nel leggerlo, e voglio aggiungere un ultimo ingrediente per la positività, che magati può essere la “ciliegina sulla torta”: io ci metterei anche una ciliegina di concentrazione su quello che di bello la vita ci offre in questo momento. Io mi accorgo che a volte tendo al futuro, che quello che ho non mi basta, e che investo le mie speranze di un futuro cosiddetto “migliore”, senza sapere neanche bene come migliore. E così non mi concentro su quello che di bello ho in questo momento, che a pensarci è davvero tanto. Perciò, io credo che anche questo possa contribuire a vedere le cose con positività!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sono letteralmente innamorata di questo post Veggie!
Ti faccio tanti complimenti perché esso rappresenta un messaggio di speranza per chiunque. Ovviamente me lo sento cucito addosso, nel senso che sto cercando di mettere in pratica questa magnifica ricetta per sfuggire dall' anoressia.
Credo che gli ingredienti siano perfetti, uno essenziale per l' altro, combaciano tutti in maniera armoniosa.
Prenderò come modello questo post è, se non ti dispiace, lo attaccherei in camera, dietro la porta, così ogni mattina mi ricordo "cosa devo fare".
La positività É un modo di vivere dei combattenti, dei coraggiosi, di quelli che non gettano mai la spugna... É molto difficile essere ottimisti essendo circondati dal buio... Ma una piccola luce c'é sempre, che sia luminosa, offuscata, lontana, c é comunque.
Un abbraccio!
Mi piace molto questa ricetta... come tutte le cose reali e vere, è semplice nel concetto... e un bel po' più dura da seguire.
Io penso che un ottimo legante per tutti questi ingredienti potrebbe essere volersi bene.
Mi riporta alla mente una frase bellissima ascoltata tempo fa durante una trasmissione in cui ero casualmente incappata - non ricordo il titolo; credo l'abbia pronunciata una psicologa, ma non ne sono certa... a senso:
Non cercate di essere migliori; chiedetevi piuttosto quanto vi costa non essere voi stessi.
Se stiamo bene con noi stesse, adottare uno sguardo più positivo riesce naturale, secondo me.
Credo che questo post sia, oltre che molto bello per quello che esprime, anche vero.
Quella veritá che deriva dall'aver fatto un certo percorso e dal capirne man mano le sfumature..come quello che stai facendo tu.
Certe cose possono sembrare "scontate", nel senso che molte delle cose che hai scritto spesso "si sanno" ma il difficile é riconoscerle all'interno della propria esperienza e a dare loro un proprio "posto" , capirne i significati e applicarle nella vita di tutti i giorni, farle proprie.
Si sente che tu lo stai facendo, che quello che scrivi sono parole vere che stai facendo man mano tue. E di questo non potrei essere piú felice!Per cui beh, complimentissimi!!:)
Io penso che leggerle sia un grande spunto per ricordarcene soprattutto nei momenti in cui é facile smarrirle, vuoi a causa della negativitá che le sovrasta vuoi per altre cose..
Per quanto mi riguarda, credo che alterno un po i vari ingredienti..mi sa che il piú difficile é sempre questo:"non possiamo controllare i tornadi che si abbattono nella nostra vita. Spesso e volentieri, non possiamo neanche prevenirli. Di conseguenza, non possiamo essere preparate ad affrontarli. Accettare che i momenti difficili esistono significa non focalizzarsi sulla loro negatività e cercare ogni risorsa possibile per superarli ed andare avanti."
Sono tra quelle che cerca di cambiare il vento perché pensa sia meglio che dirigere le vele, per intenderci.
Ho ancora il residuo di convinzione di poter prevenire le cose prima che accadano..
A volte mi impelago un po su questo punto, ma forse sono un po migliorata.
Ti stringo
Oh Veggie, questo è un post da leggere ogni giorno, ma non solo per affrontare i dca, ma per rendere ogni giornata migliore, più “saporita”. Quanto hai ragione! Spero di riuscire a prendere esempio da quanto scrivi, e lottare quotidianamente perché gli ingredienti della ricetta, ad uno ad uno, siano parte di me! Grazie, un abbraccio forte
@ AlmaCattleya – E’ una risposta semplicemente geniale…! ^__^
@ AAA – Grazie a te per essere passata, e grazie per il tuo commento!... E’ vero che non è facile vedere le cose così nella quotidianità… infatti questo post è ovviamente frutto di una riflessione, e parla di quello che secondo me sarebbe buono poter fare per acquistare un po’ più di positività… poi è ovvio che tra il dirlo e il metterlo costantemente in pratica nella vita quotidiana possa esserci un certo gap… Però, questo non c’impedisce comunque di tentare!... Grazie ancora per le tue parole!...
@ Euridice – Adoro gli ampi margini di miglioramento!... Credo siano proprio ciò su cui è importante lavorare… nessuno nasce imparato, io credo, nessuno (o, per lo meno, più unici che rari) è un soggetto che nasce positivo a bestia… come per tutte le ricette, pere imparare a cucinare bene, bisogna provare e riprovare, metterla in atto più e più e più e più volte fino allo sfinimento… solo così possiamo sperare di ottenere un risultato, non dico buono, ma quantomeno decente… Poi, certo, ognuna di noi ha il proprio carattere, questo è imprescindibile… ma credo che provare ad allargare le proprie vedute inglobando altro non faccia mai male…
@ Wolfie – Grazie per la tua preziosa aggiunta, Wolfie!... Ogni nuovo ingrediente è sempre il benvenuto!... In fondo, sono proprio le variazioni dalla base che rendono le ricette ancora più sfiziose…
@ Ilaria – Grazie mille, Ilaria!... Mi fa molto piacere che il mio post ti sia piaciuto così tanto, e naturalmente sentiti liberissima di farne quel che credi: se ti serve di attaccarlo nella tua camera, benissimo!... Anch’io nella mia camera ho una pin-board in cui attacco, tra le altre cose, frasi positive che mi ispirano e mi aiutano a mantenere la motivazione, quindi è una tecnica che conosco bene e che apprezzo molto, perché la trovo funzionale… Detto questo, come tutte le ricette certamente non è perfetta né di facile applicazione… ma io credo che un tentativo valga sempre la pena. Cambiasse anche solo di un briciolo la nostra vita in meglio… è comunque un briciolo in avanti. Un abbraccio a te!...
@ Christiane – Mi piace molto la frase che hai citato… soprattutto perché ha 2 chiavi di lettura, e tutto quello che racchiude in sé un certo dualismo mi intriga sempre moltissimo… Non a caso nella mia e-mail appare “Any”, che potrebbe sembrare una sorta di cognome-fake, ma che in realtà è semplicemente una parola inglese che, in base al contesto in cui è inserita, può significare sia “tutto” che “niente”… Ecco, lo stesso dualismo lo ritrovo nella frase che hai riportato, e che proprio per questo motivo mi piace un sacco. Le parole sono quelle… sta a chi legge scegliere quale chiave di lettura affidargli… Grazie per il tuo commento…
@ PrettyLittleGirl – Ma sì, infatti, io sono consapevole di aver scritto delle cose abbastanza scontate, tutt’altro che chissà quali rivelazioni… e, per carità, neanch’io ci sono focalizzata sempre al 100%, ci mancherebbe… magari fosse così!... E’ solo uno spunto di riflessione, servisse anche per una singola volta, magari è pur sempre meglio di niente… In quanto al discorso del cambiare il vento… io credo che possiamo illuderci di quello che vogliamo… ma poi la realtà ci metterà sempre e comunque faccia a faccia con la verità dei fatti, prima o poi. Per cui, prima di prendere musate, forse possiamo imparare a tutelarci… ed io credo che tu abbia ben ampio margine di miglioramento… Un abbraccio…
@ Anais N – Io penso che, in fin dei conti, questi ingredienti sono già parte di te… devi solo imparare a tirarli fuori… un poco alla volta. E poi cercare di applicarli, pr quanto possibile, nella tua quotidianità… Non è semplice, non è immediato, purtroppo no… ma credo che almeno il fare un tentativo valga la pena… Un abbraccio forte a te…
Tra tutti i post che hai scritto, questo è uno dei miei preferiti. Riuscire a mettere in pratica tutti questi punti è una cosa abbastanza impegnativa per tutti e penso per chi abbia da combattere ogni giorno contro un dca sia un po ' più difficile... ma non per questo impossibile. Devo ammettere che io sono molto pessimista, quindi già solo essere fiduciosa per me sarebbe una grande cosa. Comunque ci proverò. Non so questo post ha tolto un po ' di nebbia dalla mia vista
Ti abbraccio
Grazie!
No no scusa Veggie..quello che volevo dire non era che fossero scontate, tutt'altro...ma che spesso si ha pure una certa conoscenza di come fare le cose "in teoria" e quindi si dice dovrei essere ottimista, dovrei migliorare questo aspetto della mia vita ecc ecc..ma un conto é avere la conoscenza di una cosa prima che accada un conto é sperimentarla e trarne frutto..che era quello che (x lo meno per il poco che leggo) vedo in te..scontate non lo sono per niente anzi!
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