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venerdì 3 agosto 2012
Fatica decisionale
Ogni giorno siamo messe di fronte a milioni di decisioni da prendere, e nella maggior parte dei casi non siamo affatto sicure di ciò che scegliamo. Scarpe da ginnastica o ballerine? Calzini bianchi o rossi? Vetro o plastica? E così via. Non tutte queste decisioni sono ovviamente vere e proprie decisioni – il nostro cervello ama prendere scorciatoie. Se è nevicato, sicuramente metteremo le scarpe da ginnastica piuttosto che le ballerine. Non c’è bisogno di compiere una vera e propria scelta. Queste scorciatoie sono indispensabili per risparmiare energie – il nostro cervello è una risorsa limitata. Può pensare solo fino ad un certo punto. Dunque, per risparmiare tempo (ed energie) ciascuna di noi ha le proprie abitudini, i propri pattern. Utilizziamo sempre la stessa strada per andare al lavoro. Apparecchiamo la tavola sempre nello stesso ordine. Scegliamo più o meno sempre gli stessi gusti di gelato. Perché le decisioni sono difficili da prendere.
Ecco perché, in definitiva, siamo creature abitudinarie. Semplicemente perché è più facile.
Alcuni scienziati hanno dato un nome al perchè si è così stanche dopo aver preso una decisione importante: fatica decisionale. Che, peraltro, è stata oggetto anche di un articolo sul New York Times che ho reperito su Internet:
"[…] La fatica decisionale ci spiega perchè ordinariamente le persone sensibili si arrabbino con familiari e colleghi, ci mettano tanto a decidere come vestirsi, comprino cibo-spazzatura al supermercato, e non riescano a resistere alle offerte speciali. Non conta quanto un soggetto possa essere razionale ed intelligente, non si possono prendere decisioni su decisioni senza pagare un prezzo in termini biologici. È diverso dalla normale fatica psichica – quando non si è coscienti dell’affaticamento stesso – c’è piuttosto un abbassamento dell’energia mentale. Più scelte si fanno durante la giornata, più diventa difficile per il cervello farne di ulteriori, per cui esso cerca di ricorrere a scorciatoie che possono essere usate in due differenti modi. La prima modalità consiste nel diventare imprudenti: comportarsi impulsivamente piuttosto che spendere energie per pensare alle conseguenze delle proprie azioni. (Ma certo, adesso posto questa foto su FaceBook! Che cosa mai potrebbe andare storto, in fin dei conti?). La seconda modalità consiste nell’estremo risparmio energetico: non decidere. Non fare niente. Anzichè agonizzare nell’indecisione, evitare di prendere la decisione. Evitare di prendere una decisione in un determinato momento, spesso genera grossi problemi a lungo termine, ma per il momento allevia la stanchezza mentale. Si comincia a resistere ad ogni possibilità di cambiamento, ed il rischio di reiterare errori commessi per la mancata presa di decisione aumenta. […]"
(La traduzione ed il grassetto sono miei)
Questo articolo descrive bene un meccanismo di default comune a tutti: quando si è stressate, quando la nostra energia mentale declina, si shifta in ansiosi rituali d’indecisione. L’anoressia è un modo per evitare ogni scelta. Se si ha un DCA non si ha bisogno da fare una scelta: tutto è ritualizzato, noto. Quando s’inizia a restringere l’alimentazione, la discesa continua. Niente che viene dall’esterno può cambiare il pattern che abbiamo adottato.
L’anoressia inoltre, secondo me, è anche un modo per evitare la fatica decisionale. Quando si è nel pieno della restrizione alimentare, le decisioni da prendere sono estremamente limitate. Cercare di ridurre poco a poco l’apporto di cibo è l’unica opzione. Dire di “no”. Pesarsi frequentemente (o non pesarsi affatto). E fare tutto questo di nuovo, giorno dopo giorno, reiterando il circolo vizioso. Nessuna decisione da prendere – solo direttive da seguire. Si è messo il pilota automatico, e questo limita sicuramente la fatica decisionale.
Non c’è più da affrontare l’ansia nel decidere cosa e quando mangiare, perchè tanto l’unica cosa che conta è restringere. Non bisogna più decidere in che posto andare a mangiare, perché tanto si può mangiare solo a casa propria. Non bisogna più decidere con chi andare a mangiare, perché tanto si può mangiare solo da sole. Ecco che la vita diventa prescritta e circoscritta dall’anoressia. È una vita del cavolo, una vita estremamente limitata… ma, indubbiamente, è una vita semplice.
Ancor prima di essere faticose, infatti, le decisioni da prendere sono ansiogene. Certo, alcune di esse sono relativamente semplici: se anche si indossassero un paio di calze che fanno a pugni col colore delle scarpe, tutt’al più sembreremmo buffe, ma questo non ci scompone più di tanto. Il problema delle decisioni – di quelle decisioni che mettono ansia, intendo – è che rappresentano un punto di svolta. Nel momento in cui si è acquistato un’automobile e la si è pagata, è difficile tornare indietro. Nel momento in cui si è deciso di traslocare e si è preparato tutti i bagagli, è difficile decidere di restare.
L’anoressia è, in definitiva, una non-decisione. Permette di evitare tutto. Certo, sul momento risparmia dall’ansia di prendere una decisione, ma anche questo ha un suo costo non indifferente. Intraprendere la strada del ricovero significa affrontare l’ansia connessa al prendere decisioni e accettarla come parte di una vita normale. Io credo che molte di noi reiterino comportamenti anoressici proprio per evitare l’ansia (e la presa di decisioni), ma la nostra vita è molto più di questo schema che preclude ogni possibilità stessa di vivere.
Vi è mai capitato di cadere in simili trabocchetti a causa del vostro DCA? Qualcuna di voi ha elaborato strategie per combattere la fatica decisionale? Fatemi sapere nei commenti!
Ecco perché, in definitiva, siamo creature abitudinarie. Semplicemente perché è più facile.
Alcuni scienziati hanno dato un nome al perchè si è così stanche dopo aver preso una decisione importante: fatica decisionale. Che, peraltro, è stata oggetto anche di un articolo sul New York Times che ho reperito su Internet:
"[…] La fatica decisionale ci spiega perchè ordinariamente le persone sensibili si arrabbino con familiari e colleghi, ci mettano tanto a decidere come vestirsi, comprino cibo-spazzatura al supermercato, e non riescano a resistere alle offerte speciali. Non conta quanto un soggetto possa essere razionale ed intelligente, non si possono prendere decisioni su decisioni senza pagare un prezzo in termini biologici. È diverso dalla normale fatica psichica – quando non si è coscienti dell’affaticamento stesso – c’è piuttosto un abbassamento dell’energia mentale. Più scelte si fanno durante la giornata, più diventa difficile per il cervello farne di ulteriori, per cui esso cerca di ricorrere a scorciatoie che possono essere usate in due differenti modi. La prima modalità consiste nel diventare imprudenti: comportarsi impulsivamente piuttosto che spendere energie per pensare alle conseguenze delle proprie azioni. (Ma certo, adesso posto questa foto su FaceBook! Che cosa mai potrebbe andare storto, in fin dei conti?). La seconda modalità consiste nell’estremo risparmio energetico: non decidere. Non fare niente. Anzichè agonizzare nell’indecisione, evitare di prendere la decisione. Evitare di prendere una decisione in un determinato momento, spesso genera grossi problemi a lungo termine, ma per il momento allevia la stanchezza mentale. Si comincia a resistere ad ogni possibilità di cambiamento, ed il rischio di reiterare errori commessi per la mancata presa di decisione aumenta. […]"
(La traduzione ed il grassetto sono miei)
Questo articolo descrive bene un meccanismo di default comune a tutti: quando si è stressate, quando la nostra energia mentale declina, si shifta in ansiosi rituali d’indecisione. L’anoressia è un modo per evitare ogni scelta. Se si ha un DCA non si ha bisogno da fare una scelta: tutto è ritualizzato, noto. Quando s’inizia a restringere l’alimentazione, la discesa continua. Niente che viene dall’esterno può cambiare il pattern che abbiamo adottato.
L’anoressia inoltre, secondo me, è anche un modo per evitare la fatica decisionale. Quando si è nel pieno della restrizione alimentare, le decisioni da prendere sono estremamente limitate. Cercare di ridurre poco a poco l’apporto di cibo è l’unica opzione. Dire di “no”. Pesarsi frequentemente (o non pesarsi affatto). E fare tutto questo di nuovo, giorno dopo giorno, reiterando il circolo vizioso. Nessuna decisione da prendere – solo direttive da seguire. Si è messo il pilota automatico, e questo limita sicuramente la fatica decisionale.
Non c’è più da affrontare l’ansia nel decidere cosa e quando mangiare, perchè tanto l’unica cosa che conta è restringere. Non bisogna più decidere in che posto andare a mangiare, perché tanto si può mangiare solo a casa propria. Non bisogna più decidere con chi andare a mangiare, perché tanto si può mangiare solo da sole. Ecco che la vita diventa prescritta e circoscritta dall’anoressia. È una vita del cavolo, una vita estremamente limitata… ma, indubbiamente, è una vita semplice.
Ancor prima di essere faticose, infatti, le decisioni da prendere sono ansiogene. Certo, alcune di esse sono relativamente semplici: se anche si indossassero un paio di calze che fanno a pugni col colore delle scarpe, tutt’al più sembreremmo buffe, ma questo non ci scompone più di tanto. Il problema delle decisioni – di quelle decisioni che mettono ansia, intendo – è che rappresentano un punto di svolta. Nel momento in cui si è acquistato un’automobile e la si è pagata, è difficile tornare indietro. Nel momento in cui si è deciso di traslocare e si è preparato tutti i bagagli, è difficile decidere di restare.
L’anoressia è, in definitiva, una non-decisione. Permette di evitare tutto. Certo, sul momento risparmia dall’ansia di prendere una decisione, ma anche questo ha un suo costo non indifferente. Intraprendere la strada del ricovero significa affrontare l’ansia connessa al prendere decisioni e accettarla come parte di una vita normale. Io credo che molte di noi reiterino comportamenti anoressici proprio per evitare l’ansia (e la presa di decisioni), ma la nostra vita è molto più di questo schema che preclude ogni possibilità stessa di vivere.
Vi è mai capitato di cadere in simili trabocchetti a causa del vostro DCA? Qualcuna di voi ha elaborato strategie per combattere la fatica decisionale? Fatemi sapere nei commenti!
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