Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 12 agosto 2011

Il mito della motivazione

Il titolo di questo post è anche il titolo che è stato dato alla Conferenza Internazionale sui Disordini Alimentari 2010, tenuta dal clinico britannico Glenn Waller. Ho letto diversi articoli a proposito di questa conferenza, nonché visto alcuni video in cui parlava il Dottor Waller, e devo dire che, sebbene non sempre concordi col suo punto di vista, sicuramente fornisce degli input molto stimolanti.

Nella sua dissertazione, il Dottor Waller tratta anche della difficoltà di trovare la motivazione al ricovero nelle donne che stanno vivendo un DCA. È un discorso spinoso ma molto importante in questo campo, perché trovare e soprattutto mantenere nel tempo la motivazione a percorrere la strada del ricovero è un problema davvero comune con cui credo chiunque combatta contro l’anoressia si sia trovata almeno una volta a dover far fronte. È strettamente correlato alla natura intrinseca dei DCA: l’anoressia è un problema ma, paradossalmente, è anche una soluzione. È una malattia, ma è anche una cura. Arreca tanti svantaggi, ma porta anche dei vantaggi. Questa credo sia la principale ragione per cui i DCA sono così incredibilmente difficili da trattare.

Quando ho cominciato a percorrere la spirale discendente dell’anoressia, non vivevo la cosa come un problema. Anzi, mi sentivo benissimo: forte, soddisfatta, in controllo, sicura di me stessa, migliore del solito, in una parola: onnipotente. Quale mai avrebbe potuto essere, perciò, il problema? Perché mai avrei dovuto intraprendere la strada del ricovero? Come poteva l’anoressia essere una malattia? Semplice: quando non si mangia a sufficienza la salute, fisica e mentale, comincia poco a poco a risentirne. In ultima battuta, sono le limitazioni funzionali e mentali che l’anoressia a poco a poco c’impone che possono essere utilizzate in psicoterapia dai medici per aiutarci a cambiare il nostro atteggiamento.

Il problema è che la motivazione è spesso, per citare le parole del Dottor Waller, un “manifest statement”: è quel che vogliamo fare, piuttosto che quello che avremo effettivamente intenzione di fare (o siamo capaci di fare). Lui compara la dichiarazione dell’orientamento verso la strada del ricovero alle campagne politiche di promesse – non vogliono dir nulla di concreto, e restano solo parole fintanto che non vengono messe in atto. Molto spesso chi ha un DCA si comporta come un politico: alle parole non seguono i fatti.

La risposta del Dottor Waller a questo è una sorta di “aprire gli occhi”. Lui dice agli psicoterapeuti di cercare di smettere di essere parte del problema nella scarsa motivazione al ricovero puntando troppa enfasi sulle dichiarazioni d’intraprendere la strada del ricovero. Facendo così, lo psicoterapeuta ascrive importanza all’anoressia, non alla paziente. “L’anoressia aspetta soltanto che qualcuno gli dia importanza, per sopravvivere” dice il dottore, “e la motivazione d’intraprendere una psicoterapia/percorrere la strada del ricovero non eguaglia l’effettiva motivazione al cambiamento”.

Il fattore che limita maggiormente il cambiamento è l’ansia dell’ignoto. Il non lasciar la strada vecchia per la nuova, perché al DCA in fondo siamo abituate, fa male ma lo sappiamo gestire, è prevedibile, mentre una vita senza anoressia non riusciamo neppure ad immaginarla, e ci spaventa. Inoltre, soprattutto all’inizio, è difficile riconoscere di avere un problema, e questo limita ulteriormente la motivazione al cambiamento ed al ricovero.

Statistiche alla mano, è impressionante vedere quante persone iniziano un percorso di ricovero e poi abbandonano la psicoterapia. Il Dottor Waller non spiega esattamente come mai questo accada, ma io credo sia perchè il supporto ricevuto non è tale e quale alle aspettative, o perchè la troppa fretta di vedere i risultati acceca la consapevolezza che il ricovero dall’anoressia è un processo estremamente lento e fatto di tanti piccolissimi passi.

Penso che trovare e mantenere la motivazione sia un passo fondamentale del ricovero dall’anoressia. Il Dottor Waller dice che il lavoro sulla motivazione dev’essere incessante per tutta la durata della psicoterapia, e che devono essere a poco a poco acquisite strategie che consentano di mantenere autonomamente la motivazione, imparando a limitare i pensieri che ci ricatapultano dritte dritte dentro la mentalità dell’anoressia. Inoltre, aggiungerei che la motivazione è un qualcosa che, col tempo, può vacillare e addirittura scomparire del tutto, per questo non può essere trattata superficialmente e poi messa via, ma bisogna lavorarci su continuamente.

Certo, poi ci sono anche cose che il Dottor Waller ha detto e su cui io non mi trovo d’accordo, per esempio la sua convinzione che le pazienti che non decidono di fare un cambiamento, scelgono di rimanere malate. Questo può essere anche vero nella maggior parte dei casi, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Talvolta può accadere che la paziente non scelga di per sé di rimanere malata, ma semplicemente non trova intorno a sé un ambiente che le fornisce un adeguato supporto al cambiamento.

A parte questo, comunque, penso che il Dottor Waller, con le sue parole, fornisca degli input molto importanti, sia a chi sta combattendo contro un DCA, sia aglio psicoterapeuti, in modo che entrambe le figure possano muoversi sinergicamente mantenendo la motivazione sulla strada del ricovero.

17 commenti:

NaturAlì ha detto...

Su una cosa sono certamente d'accordo, e cioè sul fatto di cercare di non enfatizzare troppo "la strada del ricovero" proprio perchè così facendo si dà troppo spazio al DCA, lo si rende protagonista. Protagonista della nostra vita.. e quindi impossibile da abbandonare!
Certamente non è facile, ma se penso a quello che ha funzionato con me.. è stato proprio il fatto di spostare l'attenzione dal DCA, dal corpo e dalle calorie, ad altro.
Pensare ad altro, distrarmi il più possibile iniziando dalle piccole cose e non -come avrei sempre voluto fare- con la perfezione come obiettivo; ma semplicemente il mio benessere. Anche solo momentaneo. Effimero. Cosa che non mi ero mai DAVVERO concessa in tanti anni di malattia.

Ima Sickone ha detto...

[Alice, forse il trucco è proprio questo, distrarsi, pensare ad altro.. scacciare l'ossessione senza dare troppo spazio al DCA, come dici tu :) Ma al momento mi sento più "una politica". So cosa è meglio per me ma non riesco a intraprendere questa strada. Forse sono una di quelle che decide di rimanere malata, come dice il Dottor Waller. O che non riesce a cambiare, aggiungo io.]
Veggie, vorrei farti una domanda.. come hai superato la paura dell'ignoto? Di ritornare "normale"? Perchè forse per me il DCA è qualcosa che mi fa sentire speciale. Stupidamente, senza dubbio.. hai avuto anche tu la stessa impressione?
Ima

Wolfie ha detto...

Penso anch’io che “distrarsi” sia un punto cruciale nel “ribellarsi” a un dca. Si comincia ad uscirne quando ci si rende conto che nella vita c’è molto di più rispetto al dca, che la vita stessa è molto di più rispetto al dca, e che davvero ci sono tante cose che fanno stare bene, e che non hanno niente a che vedere con le ossessioni che bacano la testa quando si è pienamente in balia della bulimia.
È vero, la motivazione a volte è un po’ intermittente, va e viene, però credo che, anche quando mi sento che sto per ricadere, l’importante è concentrarsi su tutta la strada che ho percorso finora e non arrendermi: ricordarmi sempre, quando sto per mollare, il motivo per cui ho tenuto duro per tutto questo tempo.
L’inizio di un percorso di ricovero è certamente il momento più difficile perché non si sa dove si va a parare, adesso che ci siamo abituate al dca sembra quasi impossibile lasciarlo andare, però è solo correndo inizialmente quello che ci appare come un rischio, che si può arrivare ad apprezzare tutto ciò che di bello la vita ci può offrire, lontane dal dca.

Vele Ivy ha detto...

Effettivamente è un problema spinoso, che merita di essere affrontato. Se l'anoressia è vista come una soluzione, come dici tu, da dove può venire la motivazione a combatterla? Sicuramente ci vuole tanta forza di volontà.

Ilaria ha detto...

Sento tutto questo più lontano che mai. Esco da un ricovero sofferto, e senza capirne il motivo continuo a odiare quello che dovrei amare e viceversa...
è così difficile riemergere.

Willow ha detto...

Sono sempre qui, ti leggo e traggo consigli preziosi per il mio cammino, sempre più convinta che ne valga la pena perchè nonostante i vantaggi che l'anoressia sembra darci,alla fine ci toglie noi stesse, siamo NOI le protagoniste della nostra vita, non lei!
Grazie per essermi sempre vicina, Veggie...

Novità sulla casa?????

Ti abbraccio forte forte!!!!

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con quello che dice Alice, anche se credo che molto spesso non basti soltanto spostare l'attenzione dal DCA ad altro proprio perchè a lungo andare (suona terribile, lo so) la nostra vita diventa un DCA, quindi abbandonarlo significherebbe, in un certo senso (malato) abbandonare la NOSTRA vita. E' davvero difficile intraprendere il ricovero, soprattutto agli inizi suppongo, piuttosto che restare a "lasciarsi cullare" dalla malattia, che è la strada più semplice ...
ps : Sto iniziando a leggere quel libro sul digiuno ... ma è praticamente assurdo! Penso che ne pubblicherò qualche piccolo estratto.
pps : Hai risolto il problema della casa?
Un abbraccio grande grande!

Michiamomari, e ha detto...

ciao Veggie, prima di tutto ciao :-)))
nn passo da un pezzo, hai visto... ma come sempre trovo cose interessanti da te; anche i post precedenti.. grazie per la segnalazione sul libro dei topolini! credo proprio che me lo andrò a cercare..
Grazie anche di non dimenticarmi - come dimostrano i tuoi commenti. Un grandissimo abbraccio!

Carolìn ha detto...

Cara Veggie,sarò pure ripetitiva,ma non posso omettere di complmentarmi con te per il lavoro che fai con questo blog.
Hai presentato un articolo interessante e oltremodo stimolante.Mi trovo concorde con la tesi generale circa il concentrare gli sforzi sulla motivazione e l'elaborazione di strategie che aiutino a mantenerla salda.
Credo ,inoltre, che il discorso sia valido tanto per l'anoressia quanto per la bulimia.Un'amica di vecchia data,affetta da bulimia, è riluttante al ricovero,ma come tu dici,in quel caso,credo che manchi non tanto la motivazione interiore,quella proprio del soggetto,piuttosto un ambiente che sia in grado di enfatizzare quella motivazione,di concentrare ivi le attenzioni,e non sul momento in cui la mia amica si alza da tavola e corre in bagno...
Ti saluto,Veggie.Grazie per gli spunti di riflessione che mi offri.

La bambola rotta. ha detto...

Toc toc? E' permesso? Ti ricordi di me? Sono tornata, qui, nel blog.

NaturAlì ha detto...

[Ima, si decide di rimanere malati quando si ha tanta paura di quello che succederà cercando di uscirne. Non ti conosco ma posso dirti di non cercare una scusa per restare ferma in mezzo al fango. Tu PUOI cambiare, e dire a te stessa che "forse sei una di quelle che decide di rimanere malata" è uno dei migliori modi per bloccare qualsiasi progresso. Non pensare "a priori" se riuscirai ad uscirne o meno. Inizia! Svuota la testa da ogni domanda, prendi un foglio bianco e inizia.
:)
Spero di non averti offesa o irritata con queste parole. Sono solo un tentativo (forse vano) di darti una piccola spinta ;)
Ah, e un'altra cosa.. Senza DCA non si torna "normali" ma esce la parte limpida e DAVVERO SPECIALE che c'è in noi.
Un abbraccio ^^]

Veggie, spero di non aver fatto troppo spam! Perdonami!! ;)

Michiamomari, e ha detto...

arieccomi. Veggie sono imperdonabile..! mi sono accorta oggi di non aver mai risposto a una tua vecchia mail che era finita sotto una montagna di altri messaggi e spam vari.. ma in un certo senso ti rispondo qui: http://amorecontroana.blogspot.com/2011/08/0.html
..no comment sul tuo video, altrimenti dovrei sbrodolarmi per 2 ore a farti complimenti - ti dico solo: sei grande - as usual :-)))

Wolfie ha detto...

A Ima Sickone:

Non permettere alla paura del fallimento di avere la meglio sulle tue possibilità di guarigione!!!!
Guarda, leggendo il tuo commento mi è venuto da pensare a quella storia della volpe e dell'uva, la conosci? La volpe va in un vigneto, tenta di afferrare i grappoli d'uva che vuol mangiare, fa due o tre tentativi ma non riesce ad acchiappare l'uva, e allora se ne va dicendo "Va beh, tanto era acerba". Ma in realtà l'uva non era acerba... solo che la volpe aveva visto i suoi primi tentativi andare a vuoto, e aveva timore che non sarebbe mai riuscita a prendere l'uva, allora fa finta di niente e se ne va. Ma, chi lo sa, se avesse continuato magari ci sarebbe riuscita. Ecco, è questo che voglio dire a te: continua a tentare. Anche se i tuoi primi tentativi di uscire dal dca sono andati a vuoto e ora hai paura a provare di nuovo perchè temi di andare incontro ad un altro fallimento, raccogli tutto il tuo coraggio e tenta ancora: perchè è solo facendo un altro tentativo che ti darai la possibilità di riuscirci. Non rinunciare a ciò che potresti avere solo per la paura di non ottenerlo, perchè puoi fare molto più di quel che credi. Abbi più fiducia in te. Perchè sono convinta che sei una ragazza dolcissima, e non meriti di trascorrere il resto della tua vita intrappolata in questa orribile malattia.

Veggie ha detto...

@ .Alice – Penso che sia importante dare alla strada del ricovero il giusto peso… quella “via di mezzo” che bisognerebbe trovare in tutte le cose e che, purtroppo, è così difficile da trovare… Quel che tu definisci “il distrarsi”, penso sia esso stesso parte integrante della strada del ricovero… E’ normale ricercare anche nel ricovero la perfezione – perché comunque credo che la maggior parte delle ragazze anoressiche sia, di base, perfezionista… E forse anche questo è importante: renderci conto che la perfezione, anche nel ricovero, non esiste. Che va bene anche ricadere, ma che l’importante è rialzarsi e non arrendersi…
P.S.= Ma figurati se hai fatto spam, anzi, mi ha fatto davvero piacere leggere la tua risposta a Ima… mi piacerebbe che davvero questo potesse essere il mio blog: una piattaforma in cui si può dialogare tutte quante, confrontarsi e, in questo modo, darci una mano… perciò, grazie mille per il tuo secondo commento!...

@ Ima Sickone – Io credo che tutte s’inizi in maniera “politica”… tanto fumo e poco arrosto… E’ andando avanti pian piano che si cominciano a trasformare le promesse in realtà effettive… che poi, molto spesso, quelle realtà risultano essere pure differenti dalle promesse… ma orientate nella giusta direzione, non più verso la distruzione, ma più che altro verso la (ri)costruzione di noi stesse… Io credo sia già importante che tu abbia una consapevolezza relativamente al DCA. Forse ti sembra poco, ma ti assicuro che invece è molto più di quanto credi… perché acquisire pensiero critico rispetto ad una determinata cosa, è il primo passo per distanziarsene. Dici che ancora non riesci a distaccarti… però almeno sei in grado di vedere che c’è qualcosa da cui è bene distaccarsi. Hai già fatto un bel passo. E nel fare questo passo, hai implicitamente deciso che non vuoi rimanere malata, altrimenti avresti continuato a vivere il sintomo in maniera egosintonica, senza porti alcun dubbio al riguardo. Non è vero che non riesci a cambiare: devi solo credere di più in te stessa, darti più fiducia. Perché tu sei assolutamente in grado di fare qualsiasi cosa tu voglia fare.
In quanto alla tua domanda… credo che questo mio post possa risponderti!... ^^”
http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.com/2011/06/freni-al-ricovero-sentirsi-normali.html
Grazie per essere passata di qui e per aver lasciato il tuo commento… Torna pure quando vuoi e scrivi tutto ciò che vuoi, sarai sempre la benvenuta!...
P.S.= Come avrai visto, on sono stata l’unica a risponderti… l’hanno fatto anche .Alice e Wolfie… Leggi anche le loro parole, perché hanno tanta ragione…

@ Wolfie – Il primo passo è sempre il più tosto… perché il DCA, per quanto distruttivo, pare fornire comunque una qualche parvenza di sicurezza, non fosse altro che per la sua costanza e ripetitività… per questo è così difficile lasciarsi andare… Però, è davvero la solita storia del primo passo: una volta che hai fatto quello, il resto della strada è più semplice… perché quello che inizialmente ti faceva paura, te la faceva solo perché non sapevi che stavi andando incontro a qualcosa di meglio… E’ difficile, è faticoso, tutt’altro che una passeggiata… ma ne vale comunque la pena.

Veggie ha detto...

@ Vele/Ivy – La forza di volontà innanzitutto, s’intende… E’ vero, l’anoressia per certi versi si presenta come una soluzione… la spinta a combatterla può però venire dall’accorgersi che, col tempo, a questa che sembrava una soluzione, si affiancano tantissimi e ben più gravi problemi… E dalla consapevolezza che non esiste mai una sola soluzione alle difficoltà che ci attanagliano, e che è perciò possibile trovarne di diverse attraverso vie differenti, che non ci facciano del male…

@ Ilaria – Sì, è difficile, niente da dire. Eppure, per quanto dura possa essere, è su questo che dobbiamo concentrarci… Forse senza neanche tanto soffermaci ad arrovellarci nel tentativo di comprendere i perché e i percome… C’è una canzone che dice “No matter how you feel, it’s what you do that matters”, ed io credo che sia assolutamente vero. A volte ci perdiamo in seghe mentali inaudite cercando di trovare chiavi che crediamo in grado di aprire determinate serrature, come se queste fossero la panacea, come se bastassero le risposte per eliminare il problema di fondo… Questo può essere certamente vero, in parte… In parte, però, a volte serve semplicemente agire e basta. Senza chiedersi perché amiamo ciò che dovremo odiare e viceversa, semplicemente, sforzandoci di fare quello che sappiamo essere giusto. Stringendo i denti. Mi dirai che non siamo robot… e hai ragione. Ma siamo intelligenti abbastanza da “spengere” i pensieri che ora come ora ci fanno stare male… nella consapevolezza che si può stare meglio… e che la leva del cambiamento sta nelle nostre mani.

@ Aisling – Anch’io resto convinta che, nonostante tutti gli sforzi, la fatica, le ricadute, i momenti di pessimismo, ne valga la pena, in fondo… Perché adesso è arrivato il nostro momento di essere, il nostro momenti di riprenderci indietro tutto ciò che l’anoressia ci aveva rubato… e di costruire qualcosa di nuovo e di positivo… Grazie a te per le tue parole, e per essere sempre vicina a me, altroché!... In quanto all’appartamento, si sono smosse le acque… ti racconterò tutto non appena avrò qualche certezza in più!... Ti abbraccio fortissimo…

Veggie ha detto...

@ Isibéal – Io credo che ti sbagli su un punto: il DCA non è affatto la nostra vita… NOI siamo la nostra vita. Il DCA è un’(inutile)appendice che ad un certo punto è entrata a farne parte… Ma non è che noi non potremmo vivere senza il DCA, anzi, viceversa, è il DCA che non può vivere se noi non gliene diamo la possibilità… per questo credo proprio che abbia ragione .Alice quando sottolinea l’importanza del distrarsi… non distrarsi inteso come palliativo, come uno “spostare l’attenzione” su qualcos’altro per non pensare all’anoressia… Distrarsi inteso nel senso di dedicarci a ciò che veramente ci piace e ci rende serene… perché solo così si può iniziare un distacco dalla malattia… Hai ragione, rimanere nell’anoressia è molto più semplice che decidere di combatterla… ma purtroppo, la cosa più giusta da fare non è mai la più semplice…
P.S.= Credo sarebbe molto interessante, se ti va, pubblicare sul tuo blog estratti del libro che stai leggendo… Mi piacerebbe molto poterli leggere e condividere con te le mie opinioni…
P.P.S.= Grazie per avermelo chiesto… diciamo che probabilmente c’è qualcosa in ballo, ma… “mai dire gatto finché non l’hai nel sacco”, quindi attendo conferme prima di avanzare…

@ Mari – Ciao bellissima, grazie per essere passata, mi fa sempre tanto piacere leggerti!... Spero che riuscirai a trovare il libro citato nel post precedente, è davvero una chicca, nel suo genere… Grazie a te per essermi sempre vicina…

@ Carolìn – Sì, penso anch’io che il discorso sia valido per ambo i DCA, che non sono altro che le 2 facce della stessa medaglia… Penso che la motivazione sia il punto cruciale per elaborare una strategia che consenta di contrastare un DCA, perché nessun obiettivo viene realmente raggiunto e mantenuto, se la costruzione dello stesso non poggia su salde fondamenta… Inoltre, penso sia davvero importante l’essere circondate da un ambiente supportivo, per il semplice fatto che già il combattere un DCA in per sé è una cosa estremamente impegnativa e difficile, e a volte anche un piccolo incoraggiamento da chi ci sta vicino più essere un valido rinforzo…
Grazie a te per le tue parole…

@ La bambola rotta – Bentornata!... Sono felice che tu sia di nuovo qui, sei sempre la benvenuta!... Ma certo che è permesso!... Tutte le volte che vuoi!... Ti abbraccio forte forte forte…

Ima Sickone ha detto...

Grazie a tutte per le risposte, sono qui davanti al pc a commuovermi perchè qualcuno ascolta le mie parole. Sono i miracoli di Internet..

 
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