Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 2 agosto 2013

Le cose che possono rimpiazzare l'anoressia

Scoprendo l’acqua calda, una delle cose che credo possa aiutare di più nella lotta quotidiana contro l’anoressia, è il trovare qualcosa che sia per noi interessante e coinvolgente come lo è stata a lungo l’anoressia stessa. Nel momento in cui si decide di combattere contro l’anoressia, infatti, c’è bisogno di avere per lo meno una ragione che mantenga la nostra motivazione. È relativamente facile rimanere “recovery-oriented” fino a che siamo ricoverate in una clinica, non lo è altrettanto quando ci troviamo, al momento della dimissione, a re-immergerci nella nostra vita quotidiana. Una delle cose che rende più difficile il mantenere la motivazione nel momento in cui si viene dimesse è l’improvviso venire meno del supporto fornito sia da tutti i medici che lavorano nella clinica, sia dalle altre ragazze ricoverate. L’altra cosa che manca, spesso, è un qualcosa di concreto per cui poter dire che vale la pena combattere contro l’anoressia. Ed è questo qualcosa che sarebbe importante riuscissimo a trovare.

In parole povere: occorre cercare di dare più importanza ad altre cose, quali che siano, e cercare poco a poco di costruirsi una vita autonoma al di là dell'anoressia, poiché nel momento in cui si arriva ad avere una vita che compendia numerosi interessi “sani” e positivi, ci si rende conto che l’anoressia non ci serve più poi così tanto.

Non fraintendetemi, non penso che questa sia la cura tout-court per l’anoressia. Anzi, credo che pur trovando interessi che non hanno niente a che vedere col DCA, si abbiano comunque ricadute più o meno pesanti (per lo meno, questa è stata la mia esperienza). Trovare cose da fare che derogano completamente dall’anoressia non è la bacchetta magica della guarigione né la panacea, ma penso che possano aiutare ad allontanare la testa da certi pensieri ossessivi, nonché a scoprire un angolo di mondo che ci offre opportunità positive che ci possano far sentire che allora vale veramente la pena il cercare di distaccarsi quanto più possibile dal DCA per poterci dedicare ad altro. Trovare un qualcosa che ci faccia sentire che, ributtandoci del tutto nell’anoressia, avremmo qualcosa da perdere. Trovare qualcosa che ci stia veramente a cuore. Perché questo può fare una significativa differenza.

Personalmente, il mio lavoro come istruttrice ed arbitro di karate, e i miei studi e tirocini universitari, si sono col tempo rivelati cose in grado di prendere il posto dell’anoressia. Vuoi perché mi hanno dato qualcosa da pensare al di là del DCA, vuoi perché sono attività che mi hanno veramente interessata e presa molto. In poche parole, sono cose che mi piace tantissimo fare, e che mi danno soddisfazione.

Penso che questa possa essere universalmente considerata una buona cosa.

Tuttavia.

(c'è sempre un "tuttavia" in tutto ciò che faccio... ^__^")

Fin da piccola ho sempre avuto un carattere molto “quadrato”, analitico e tendente al controllo, ben prima dell’anoressia. E ho avuto un carattere “quadrato”, analitico e tendente al controllo durante il periodo peggiore dell’anoressia. Per cui, penso che nessuno si sorprenderà se dico che sono ancora oggi fatta così.

La differenza sta nel fatto che prima concentravo tutti questi miei aspetti caratteriali solo ed esclusivamente sull’anoressia, rinfocolando continuamente la malattia, adesso ho la possibilità di spaziare su cose decisamente più sane.

La principale difficoltà del trovare interessi che non abbiano niente a che vedere con l’anoressia sta nel fatto che siamo noi a dover decidere tutto, come se fossimo delle lavoratrici freelance: siamo noi a dover ripartire i nostri impegni durante la giornata. Certo, se una persona studia ci sono delle date in cui si svolge la sessione di esami (o il compito in classe, o l’interrogazione), e se una persona lavora ci sono delle scadenze da rispettare, ma in generale si è libere di scegliere come ripartirci quel che c’è da fare quotidianamente. E qui può nascere un problema, ovvero il non aver abbastanza da fare. Perché non si lavora/studia/fa sport 24 ore su 24, e quindi rimangono dei tempi morti in cui il DCA torna all’attacco.

L’anoressia non muore, non svanisce come per magia, bisogna tenerle testa.

Ed è proprio quando l’anoressia ci suggerisce di restringere l'alimentazione, che essa si sta mangiando noi, la nostra vita, la nostra libertà. E in quei momenti in cui non si ha niente da fare, perciò, tornano i soliti pensieri, il timore che non saremo mai abbastanza, che prima o poi manderemo tutto a puttane e ricadremo in pieno nel DCA, che lo studio finirà e non sapremo più come riempire il tempo. Perciò, dobbiamo acquisire la consapevolezza che questi sono solo pensieri indotti dal disturbo alimentare: capire che non siamo destinate a niente, ma siamo noi che ci costruiamo il nostro futuro giorno dopo giorno. Capire che quegli spazi ancora vuoti possiamo riempirli con qualcos’altro, perché l’unica cosa veramente vuota è l’anoressia stessa.

L’unica cosa cui bisogna stare attente è che il lavoro/lo studio/lo sport non prenda il posto dell’anoressia anche per quello che concerne gli aspetti negativi: perché se l’ansia che prima riversavamo sull’anoressia finiamo per riversarla sull’attività che la sostituisce, il lavoro/lo studio/lo sport diventerà un inferno e non sarà di alcun aiuto. Bisogna approcciarci ad altre attività/hobby NON con la smania di dedicarsi ad esse come delle ossesse, e di ottenere solo i risultati migliori possibili, perché sennò non se ne scaturiranno altro che frustrazioni; occorrerebbe piuttosto scegliere cose che ci interessano e che svolgiamo con piacere, cercando di non fissarci sui risultati.

Non voglio dire che questo sia facile, anzi, tutt’altro: io per trovare cose che veramente m’interessassero e potessero fornirmi una valida alternativa all’anoressia ci ho impiegato anni ed anni, con un bel po’ di ricadute in mezzo. Però alla fine sono riuscita a trovare delle cose che quotidianamente mi motivano a non mollare la presa, e a continuare a combattere contro l’anoressia, perché se mi arrendessi ora avrei veramente tanto da perdere. Per cui quel che dico, semplicemente, è che non è facile, ma ne vale la pena. 

È lontanissimo dall’avere una bacchetta magica, ma io credo che impegnarci per ricercare cose che c’interessano e dedicarci ad esse, è una cosa che TUTTE possiamo fare, nessuna esclusa. Non cambia la vita, non fa sparire l’anoressia dall’oggi al domani, ma sicuramente è una cosa che aiuta: provato & confermato.

20 commenti:

Sarah995 ha detto...

Bellissimo post questo!!!
Io, infatti, ho avuto il "coraggio" di inserirmi in una lista d'attesa per un ricovero solo adesso e perchè mi sono realmente resa conto di quanta vita e di quanti hobby l'anoressia si sta portando via...
Ero brava a fare ju-do e equitazione ma ho dovuto smettere a causa del peso che continuava a scendere. Se adesso volessi farmi una corsetta non potrei neanche perchè non ne avrei la forza.
Quindi tutti i sogni da "sportiva" se li è portati via.L'unica cosa che non si è inghiottita è la scuola ma ho paura che fra un po' si prenderà anche quella.
Però la mia convinzione è di arrivare prima di lei e anche di riprendermi tutto quello che ho perso. Magari ci vorranno anni, ricadute, pianti e tanto altro ancora ma il mio futuro lo voglio sicuramente molto diverso da questo presente.

Sarah995 ha detto...

p.s.; scusate se il mio commento non è prorpio giustissimo dal punto di vista grammaticale ma mi stavo un po' sfogando.

Fabiana ha detto...

Bellissimo post, nel quale mi rivedo appieno...purtroppo.
Scuola, lavoro, sport...tutto questo mi serve per scaricare la malattia su queste cose...devo essere perfetta a scuola, devo prendere voti alti, devo essere perfetta nel lavoro, non sbagliare mai, farmi vedere sicura...e tutto questo mi porta ad accumulare molto stress e di conseguenza a pensare sempre di più ai pensieri malsani.
Come dici tu Veggie, devo trovare un hobby, ik problema è trovarne uno.
Adesso spero di riuscire a trovare qualcosa di spiacevole, che mi allontani dai brutti pensieri e dai comportamenti disfunzionale.
Bel post, molto vero!
Un abbraccio forte

Wolfie ha detto...

Come hanno detto le ragazze che hanno commentato prima di me, anch’io sono d’accordo nel riconoscere quanto questo post sia vero. Anche per me è stato molto importante trovare attività “alternative” che riuscissero ad allontanarmi dal dca, e questa non è stata una guarigione (tutt’ora mi capita di attraversare momenti difficili, e la ricaduta è sempre dietro l’angolo) però sicuramente il trovare interessi ben lontani dalla bulimia ha influito su di me in maniera positiva. Non solo gli interessi, ma anche il riscoprire amicizie che con la bulimia avevo del tutto tagliato fuori dalla mia vita: poi, quando ho cominciato a stare meglio, ho smesso di isolarmi, e questo mi ha permesso di fare nuove amicizie, di trovare un fidanzato, e anche di ritrovare alcune “vecchie” amiche con cui mi ero allontanata proprio a causa del dca, e con le quali sono riuscita a riavvicinarmi. Come il fare delle attività che non c’entrano nulla col dca, anche il poter uscire con persone a cui voglio bene e che mi sostengono è stato molto d’aiuto per me: adesso so che quando sto male ho sempre qualcuno a cui poter anche solo telefonare, per non ricadere nei pensieri della bulimia, ma farmi distrarre. E poi, senz’altro anche l’università mi ha aiutato, perché ho frequentato una facoltà (lingue e letterature straniere) che mi è piaciuta tantissimo dal primo all’ultimo esame; come tutte le università è stato un impegno, però in un certo senso è stato anche uno “svago”, una deroga dai soliti pensieri del dca, perché mi concentravo sulla preparazione di un esame, pensavo a quello che dovevo studiare, e magari mi divertivo anche perché mi piaceva, e questo allontanava la mia mente dalla bulimia. E adesso che ho da poco concluso gli studi universitari, spero di trovare anche un lavoro che rimanga nello stesso campo dei miei studi (sono in cerca, speriamo!!!!!!!!), perché sono del tutto certa che una cosa del genere, un lavoro che mi piace, mi sarebbe ancora più d’aiuto per potermi dedicare ad altro che non sia il dca!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ilaria ha detto...

...E' un problema se la mia "attività alternativa" è (e sarà, si spera!!) una professione direttamente implicata proprio nei DCA?!
Insomma, leggendo il post mi sento un po' un pesce fuor d'acqua... perché attualmente sto facendo esattamente tutto ciò che tu sconsigli... :(
Mi devo preoccupare? Un abbraccio

Jay ha detto...

Nella mia esperienza personale, ho notato spesso che, effettivamente, i momenti di tempo "libero da doveri" (università, studio, lavori di casa etc.) coincidono con le mie fasi peggiori di attività fisica compulsiva. Il problema è che con la mia fissazione, il mio senso di colpa, mi impedisco di fare qualsiasi cosa mi interessi, anche leggere un libro... Davvero la prova che l'anoressia e qualsiasi altra occupazione sono inversamente proporzionali: più prevale uno dei due, meno spazio ha l'altro.
Mi ritrovo molto nella tua affermazione sul rischio di riversare il controllo assoluto su qualche altra attività, perché è stato proprio questo che mi ha portato all'ossessione del dimagrimento: dal darmi completamente agli studi sono passata al darmi completamente al controllo del cibo. Penso che, a questo punto, la soluzione non sia solo cercare qualcos'altro su cui concentrarsi, ma anche trasformare la tendenza al controllo in un'energia positiva invece che autodistruttiva e autolesionista.

Jonny ha detto...

A Ilaria:

Posso esprimere un’opinione totalmente superficiale e decontestualizzata? (Classica domanda retorica del cazzo che fai quando sai che sei comunque libera di scrivere quel che vuoi.)
Se ho ben capito leggendo tra i post di Veggie e i tuoi commenti, tu studi (o lavori) come dietista. Ammesso e non concesso che abbia inteso bene, non credo tu ti debba preoccupare, però rifletterci almeno 2 volte, questo sì.
Ti racconto la mia esperienza, che in realtà non c’entra un cazzo con la tua, ma credo ci siano delle affinità.
Ho un passato di tossicodipendenza. A un certo punto della mia vita m’era saltata in testa la balzana e astrusa idea di poter in qualche modo lavorare o collaborare con qualche comunità (eh sì, incredibile ma vero! - presente i miracoli? Uguale.). Come volontaria o qualcosa del genere, si capisce, perché io e lo studio non ci siamo mai sopportati. Lì per lì mi sembrava l’idea strafiga del secolo, perché mi auto-prendevo per il culo dicendomi che volevo dare un senso all’inferno che avevo vissuto per smettere di farmi, e che volevo essere d’aiuto come testimonianza positiva di persona che era riuscita ad uscire dal giro, perché avendo vissuto certe cose sulla mia pelle potevo essere più empatica di quei soliti coglioni che gestiscono le comunità. (Il fatto che mi fossi staccata da una dipendenza per attaccarmi immediatamente ad una peggiore che tuttora persiste – l’anoressia – in quel momento non mi faceva manco vento.) Com’è andata a finire? Non ne ho fatto di niente. Perché mi sono guardata allo specchio e mi sono detta la verità. Quelle che mi contavo per giustificare la mia presunta voglia di impiegarmi presso una comunità erano tutte balle. La verità era che la roba era stata per tanto tempo – riesumando un espressione che ho proprio letto qui in un vecchio post di Veggie – la mia “coperta di Linus”, e anche se non mi facevo, non ero comunque in grado di staccarmici del tutto, perché seppure in modo distorto era stato il centro della mia vita adolescenziale fino a quel momento, e non riuscivo neanche a concepirmi in una vita in cui in qualche modo non ci fosse roba. Volevo solo un modo per rimanere attaccata alla roba, pur non facendomi personalmente. Avevo anche la presunzione di poter riuscire a “curare” gli altri, pur non essendo neanche stata pienamente in grado di curare me stessa, l’ego di ergermi un passo sopra gli altri, perché ero riuscita a fare un passettino in più in avanti, solo per sentirmi un po’ meno feccia di come sempre mi ero sentita. Era solo una scusa ben congegnata per rimanere in un qualche modo entro il problema. Inoltre, conoscendomi, non escludo affatto che, se in qualche modo fosse girata roba, dato l’ambiente, un po’ avrei pure resistito, ma poi avrei ricominciato a farmi – perché la falena può stare 2, 3, 4 volte lontana dalla luce, ma poi se viene costantemente posta di fronte al suo trigger preferito, prima o poi si scotta. E allora mi son detta: Ragazza mia, stai per fare l’ennesima puttanata. E mi son sdata.
Non sto dicendo che la mia esperienza sia assoluta e che altrettanto lo siano le mie verità, anche perché ognuna di noi è diversa, e il fatto che il mio cervellino sia bacato è cosa nota, però comunque puoi farci su un pensiero, oppure dire: Ma che cazzo vuole ‘sta demente che non sa una sega di me e si mette a scrivere tutte ‘ste stronzate, ma che vada a fanculo! – il che è più che legittimo (ed è sicuramente quel che farei io a ruoli invertiti.)

Ilaria ha detto...

A Jonny:
Altro che "opinione superficiale e decontestualizzata", mi sa che hai capito alla perfezione la mia situazione!!
In realtà anche io mi sono chiesta mille volte (e tutt'ora me lo chiedo, a fasi alterne) se la decisione di fare la Dietista non fosse in realtà una semplice giustificazione per poter, diciamo, "continuare a vivere nel DCA" ma in modo legittimo.
Da un lato probabilmente è vero... è un modo per non staccarmi mai del tutto dall'ossessione per il cibo, per le calorie, per il controllo. E ci sarebbero mille motivi per mollare tutto - su questo nulla da ridire.
Ma se in un certo senso ho scelto questa facoltà in modo egoistico (cioè appunto per poter studiare il cibo e le diete in santa pace senza che nessuno mi potesse affannare vedendo in me un DCA - perché se una persona qualunque è fissata col cibo la gente osserva/giudica, se invece lo è una dietista, tutto è considerato normale! - ), dall'altro lato ho avuto dei risultati che non avevo previsto...
Non potrò mai dimenticare l'espressione di una paziente "conosciuta" durante il Tirocinio, quando le ho detto "Lo so che non mi credi, ma capisco come ti senti"... Quegli occhi lucidi da parte di quella che poi mi è stata descritta come "una paziente difficile che non segue la terapia, non s'impegna, non capiamo nemmeno perché continui a venire alle visite se tanto non gliene frega niente" sono il motivo per cui mi alzo al mattino con il pensiero che forse posso fare qualcosa di buono come Dietista...

Anonimo ha detto...

Ciao! Innanzitutto complimenti per il post, che come sempre mi ha colpita per la schiettezza e l'autenticità delle tue parole. Mi sono ritrovata in quello che hai scritto, soprattutto quando parli del tuo carattere "prima dell'anoressia". Anche io sono sempre stata "quadrata", come dici tu, e soprattutto perfezionista e molto esigente con me stessa. Fin da piccola non ho mai digerito l'idea di non riuscire a soddisfare le aspettative, in qualsiasi campo, dalla scuola allo sport. Le aspettative di chi, poi? Le mie. Sì, perchè la mia indole del tipo "o sono perfetta o non sono nessuno", non è frutto di pressioni da parte di genitori o parenti vari (so che a volte capita di avere genitori fissati con la media del 10 a scuola, per esempio: nulla di tutto ció vale per me!). È come se fin da bambina io sia stata ossessionata dall'idea della perfezione ad ogni costo, e penso sia questo che alla fine mi ha portata a cadere nella spirale dell'anoressia. E cavolo se è difficile uscirne... Ti abbraccio

Jonny ha detto...

A Ilaria:

Non dubito in alcun modo che tu possieda quelle capacità di empatia proprie di chi ha un determinato vissuto sulle spalle, un’empatia che deriva dall’esperienza vissuta e non da una fredda lettura di testi universitari, e che permette di permeare realmente a fondo il sentire delle proprie pazienti. (Anche se qui mi verrebbe da fare l’avvocato del diavolo e chiederti: ma dopo aver versato lacrime di coccodrillo, quella “paziente difficile” l’ha poi seguita veramente la dieta?) Non dubito neanche che tu sia una ragazza studiosa e sveglia, e dunque in grado di apprendere in maniera brillante e di svolgere la propria professione in piena competenza.
L’unico dubbio che ho è se, a lungo termine, il lavoro che hai intrapreso possa vincolare e far ruotare gran parte della tua vita intorno alla malattia, nonché (corna al ferro, cazzo!) favorire ricadute.
(Non sono qui per farti la morale, figuriamoci!, io che nella mia stupida vita ho dannatamente sbagliato più di tutte le persone che scrivono si questo blog messe assieme, di certo sto prendendo un’altra madornale cantonata – e lo spero proprio.)
In ogni caso, mi pari una ragazza intelligente, e confido nel fatto che, qualora un domani dovessi accorgerti che nello scegliere questo mestiere hai fatto una stronzata, avrai tutte le capacità di cambiare strada. Scrivi che stai facendo tirocinio, ne evinco che sei giovanissima: hai davvero tutto il tempo che vuoi per far chiarezza dentro di te e capire se hai scelto un vincolo alla malattia, o la tua vera strada di vita.
Ti auguro tutto il meglio – perché quali che siano state le ragioni alla base della tua scelta, il tuo intento è nobile, e questo è tangibile.

Ilaria ha detto...

A Jonny:
Ti ringrazio davvero della tua opinione :)
A volte serve davvero il punto di vista di qualcuno "da fuori", perché dall'interno della situazione è difficile fare chiarezza!!
Alla storia delle possibili (probabili?) ricadute lavorando in ambito DCA ci penso anch'io... e ti assicuro che sono pronta a mollare e darmi all'agricoltura nel caso in cui il mio vissuto possa in qualche modo danneggiare chi invece vorrei/dovrei aiutare!!
Grazie ancora per la tua opinione, ti auguro il meglio nel tuo percorso contro i DCA (da come scrivi, sei una grande!!) :)
ps: scusa Veggie se ho "invaso" il blog con un dialogo personale!! ;)

PrettyLittleGirl ha detto...

Trovo molto bello e veritiero quello che dici in questo post. Penso che la miglior cura per qualsiasi cosa dannosa e nociva sia la costruzione di interessi sani e che diano piacere, che ci facciano sentire bene con noi stesse e con gli altri.
E anche come dici tu, occupazioni, cose che ci facciano anche crescere e maturare come puó essere un lavoro o un tirocinio..
Penso che questo sia uno dei miei maggiori fattori di mantenimento di certi miei comportamenti (ahi!tasto dolente!): il sentire di non avere abbastanza o di avere grandi mancanze in certi ambiti della mia vita da "doverli riempire con qualcosa" che dia un senso e una direzione alla vita, e di solito si tende a scegliere qualcosa di potente che possa occupare piú spazio mentale possibile (vedi appunto i dca).
Tutto questo almeno nel mio caso trova la maggiore difficoltá, come dicevi tu, nel fatto che in genere chi ha bisogno di riempitivi emotivi puó facilmente spostare l'attenzione dall'anoressia/bulimia ecc a una qualsiasi altra attivitá che sia in qualche modo connessa e che dia la stessa sensazione.
Molte volte mi é capitato di regolarizzare l'alimentazione e di diventare, d'un tratto,esageratamente sportiva o studiosa ..Tutto aiutato molto dal fatto che avendo una mentalitá perfezionista stile "o tutto o niente" appena cercavo di spostare l'interesse dal cibo ad altro cercando di iniziare a fare qualcosa di nuovo (es un attivitá/hobby)utilizzavo su di essi la stessa mentalitá, per cui dovevo essere la migliore anche in queste cose per ricavarne un piacere o placare le ansie che placavo prima col cibo.
Posso dire, per quanto mi riguarda, che per evitare di cadere in queste trappole, mi sta aiutando molto coinvolgere altre persone in questo processo..nel senso che se con un attivitá posso mettere in atto vecchi meccanismi il condividere interessi e passioni, imparare ad aprirmi agli altri condividendo pensieri ed emozioni, il crearmi una buona rete di amici e persone che mi supportano ed essere "ricettiva e aperta a quello che succede intorno a me", mi ha aiutato un pochino a trovare anche un equilibrio dentro di me. In modo da non incappare in certi vecchi copioni.
E poi beh ascoltarsi e accettarsi interamente in ogni nostro pregio e difetto, mantenere una sorta di contatto con noi stessi e coltivare cose che ci facciano stare bene..penso che per me sia uno dei maggiori antidoti.
Questo post mi ha ricordato un tuo vecchio post in cui dicevi che bisognava "riempire la vita".
Non so magari dico una stupidaggine ma, credo che chi scelga inconsciamente un dca, senta un tale vuoto dentro ma abbia anche una grande voglia di vivere e di riempire quel vuoto di cose "che saziano". Per cui non posso che essere d'accordo che la guarigione non puó prescindere dalla ricerca di cose profonde che ci riempiano in modo non distruttivo, nonché dall'imparare a esprimere questa sofferenza/voglia di vita in modi sani e non solo attraverso il corpo e il sintomo.
Dici che hai trovato cose positive, nonostante le ricadute: mi fa un enorme piacere leggere questo perché credo te lo meriti e poi credo riempa un po tutti il cuore di speranza..mostra che é davvero possibile!
Sicuramente sei l'esempio di come nonostante le difficoltá e le paure, la guarigione richiede coraggio ed é una scelta, ed é una scelta di vita. Spero sempre piú persone possano decidere di intraprendere questo cammino.
Grazie!:)

PrettyLittleGirl ha detto...

Ps=E ovviamente grazie di nuovo per tutti i tuoi consigli nella mail e aver condiviso la tua esperienza e opinioni=)sei sempre molto disponibile e carina..ora mi informo un pochino in giro anche nella mia asl..
Buona giornata Veggie e un abbraccio!

Ivory ha detto...

Ciao Veggie, sono di nuovo a casa! :)
Anch'io, come tante altre persone, ho questo problema: quando cerco di dedicarmi ad un hobby o allo studio poi non riesco ad accettare il minimo errore. "Naturalmente" al primo di essi lascio perdere tutto e ritorno ad ossessionarmi con il fattore primo, ovvero il cibo. In realtà anche durante i periodi scolastici o pieni di altri impegni ho il classico pensiero fisso che non mi dà tregua. Il problema é l'equilibrio, mi sa.
Però non posso dire che ciò che scrivi non sia vero: quante volte capita di vedere delle persone raggiungere obbiettivi che sembravano irraggiungibili, grazie a un altro desiderio? C'è un programma tv di cui adesso non ricordo il titolo, in poche parole un personal trainer aiuta ragazzi/adulti obesi a riprendere in mano le proprie vite ed il proprio peso in un anno. Non riesco a tenere il conto degli episodi in cui il desiderio di fare una maratona/praticare un determinato sport/cantare o suonare davanti ad un pubblico abbia aiutato a tenere i partecipanti "in riga". Il desiderio più forte dell'ossessione negativa...che sia questa una chiave?
Baci
EsseCi.

Veggie ha detto...

@ Sarah995 – Penso che la sensazione di aver toccato il fondo e non aver più nulla da perdere, possa rappresentare una forte molla per iniziare a combattere contro l’anoressia… perché è proprio quando ci si rende conto di quanto l’anoressia in effetti ci toglie che si capisce che, invece, c’è molto da perdere se non la si combatte… Io credo che, se ti metti fin da subito a combattere contro il tuo DCA (e, tra l’altro, credo tu abbia fatto benissimo ad inserirti in quella lista d’attesa per un ricovero…!), potrai poco a poco riappropriarti di tutte le cose che l’anoressia ti ha portato e ti sta portando via… perché, sì, prima lo sport, poi la scuola… alla fin fine l’anoressia si prende tutto… però il modo per riconquistarci queste cose c’è, ed è proprio quello di opporci al DCA. Perchè tu potrai riavere tutto quello che desideri e ricostruirti poco a poco la tua vita… non succederà dall’oggi al domani, non sarà facile, non sarà divertente… ma ce la puoi fare.
P.S.= Non ti preoccupare per la grammatica (a parte che mi sembra corretta, comunque…), non siamo mica a scuola…!

@ Pulce – Io non credo che tu debba necessariamente trovarti un hobby… alla fine, credo che anche scuola, sport e lavoro, se quello che fai ti piace, vadano benissimo… Cioè, quel che voglio dire è che non devi per forza cambiare le cose che stai facendo, se comunque stai facendo cose che ti prendono… devi semplicemente – poco a poco – cercare di cambiare il tuo atteggiamento verso quelle determinate cose. Perché allora quello che c’è di malsano si allontana, e rimangono gli aspetti positivi di quell’attività…

@ Wolfie – Premesso che ti auguro di cuore di trovare un lavoro confacente ai tuoi studi e ai tuoi interessi… Sì, hai ragione, anche l’amicizia è senz’altro un toccasana per la lotta contro il DCA… perché senza dubbio gli amici hanno un forte potere distrattivo… quindi, ben venga la possibilità di una telefonata o di un’uscita con gli amici… tutto quello che toglie potere al DCA è assolutamente positivo!...

Veggie ha detto...

@ Ilaria – A mio avviso non esistono soluzioni universali che vanno bene per tutte quante… per cui io naturalmente posso parlare per quella che è stata la mia esperienza, ma è ovvio che quello che scrivo non sia oro colato… alla fin fine, stiamo parlando di cose molto soggettive. Se tu senti che, in qualche modo, quello che stai facendo, pur essendo strettamente correlato all’alimentazione, ti permette comunque – o ti serve proprio – a rimanere distaccata dall’anoressia, allora ben venga quello che stai facendo… In fin dei conti, soltanto ognuna di noi può sapere cosa sia meglio per se stessa… Se quello che studi, a suo modo, ti aiuta a tener testa al DCA, allora non ti devi preoccupare affatto, anzi, devi continuare ad andare per la tua strada a testa alta. L’importante è che adesso, che hai piena consapevolezza della malattia, tu faccia molta attenzione, e separi la tua vita professionale da quella personale… detto questo, se quello che studi ti fa stare meglio, allora è tutt’altro che sbagliato. Ti dico una cosa che forse ti rammenterà qualcosa… ^_^” Non esiste un modo universalmente giusto per smettere di fumare. Ci sono persone che, per riuscirci, hanno bisogno di eliminare di punto in bianco le sigarette dalla loro quotidianità. E ci sono altre persone che, invece, per riuscirci hanno bisogno di scalare poco a poco il numero di sigarette fumate, per arrivare a zero nell’arco di mesi. Non c’è un metodo più giusto e un metodo più sbagliato: ognuno sa qual è il metodo “più giusto” per se stesso… semplicemente perché è un qualcosa di assolutamente soggettivo. L’obiettivo è comune, solo che ognuno, in base alla propria personalità, lo raggiunge in maniera differente. Ma va bene comunque. E lo stesso vale per i tuoi studi che un domani diventeranno il tuo lavoro… nel tuo percorso di lotta contro l’anoressia, per come sei fatta tu, ti sei accorta che intraprendere degli studi di questo tipo potrebbe esserti utile a suo modo per tenere a bada la malattia… perciò, se davvero questo è… allora non c’è niente di cui preoccuparsi né niente di sbagliato. Dal momento in cui sei sincera con te stessa e conosci le motivazioni di quello che fai, e sono motivazioni sane, allora continua a farlo… Ti abbraccio forte…
P.S.= Scusa di che?... Altro ci mancherebbe, il blog è qui anche perché sia possibile il confrontarsi l’una con l’altra, non soltanto con me!...

@ Jay – La tua ultima frase è… bè, semplicemente giustissima. La quoto in pieno. Secondo me, la cosa migliore da fare sarebbe cercare di procedere con gradualità: prima trovarsi una serie di attività (che possono andare dallo studio, al lavoro, allo sport, agli hobby… a qualsiasi cosa piaccia ed interessi una persona) che deroghino dall’anoressia e premettano di riempire il tempo altrimenti libero in altro modo… poi cercare di lavorare sul nostro approccio a quelle attività, per farlo diventare differente da quello che è stato l’approccio all’anoressia…

@ Jonny – Ho un background molto diverso dal tuo, e fortunatamente non ho mai avuto problemi di tossicodipendenza… eppure, come dire, ogni parola di quello che hai scritto mi risuona perfettamente se al posto di “tossicodipendenza” metto la parola “anoressia”.

@ 48 Stars – Penso che le proprie stesse aspettative – che siano perfezionistiche o meno – siano sempre quelle più difficili da soddisfare, nonché quelle cui miriamo maggiormente a soddisfare. Io fortunatamente non sono mai stata una “perfezionista”, però ho sempre avuto l’idea dello standard “del mio meglio” che mi ha comunque messo addosso una certa pressione… standard assolutamente auto-prodotto, anche nel mio caso, peraltro… Forse sarebbe importante capire che, se anche qualche volta non riusciamo a raggiungere quello che vorremmo, non cade il mondo, e può andare bene comunque… Grazie per quello che hai scritto sul post!…

Veggie ha detto...

@PrettyLittleGirl – Come scrivevo anche a Wolfie, sono d’accordissimo sul fatto che cercare di avere una maggiore vista sociale, nel senso di uscire più spesso con gli amici, possa rappresentare un grande distrattivo dal DCA… perché si sta in un gruppo che non ha niente a che fare con l’anoressia, per cui essa stessa viene necessariamente accantonata a favore di quelli che sono gli interessi del gruppo… Dati certi tratti di personalità, credo sia inevitabile che anche in attività differenti rispetto al DCA riversiamo determinate caratteristiche caratteriali… l’importante, in tal senso, è razionalizzare, rendersene conto, e cercare pian piano di modificare il nostro atteggiamento nei confronti di quell’attività, che è comunque possibile continuare a fare, se ci piace, cercando però di non riversarvi tutto l’accanimento che prima avremmo riversato sulla restrizione alimentare… Non è una cosa che viene facile né immediata, ovviamente, bisogna lavorarci su (magari con l’aiuto di uno psicoterapeuta…), però credo che sia assolutamente possibile, col tempo, imparare a lasciare quel freno a mano che l’anoressia ci faceva tenere tirato, e dedicarci sempre di più ad attività sane… E poi, sì, io credo che percorrere la strada del ricovero sia una scelta, una scelta che dobbiamo rinnovare quotidianamente… perché il ricovero non è un veneto, bensì un processo. Una strada che TUTTE possiamo scegliere, e percorrere… Ti abbraccio stretta…
P.S.= Grazie a te!!...

@ EsseCi – Bentornata, EsseCi!... ^__^ E, sì, io credo che tu abbia scelto una buona chiave di lettura del post… Penso che avere un obiettivo sano (quale che sia, dal voler fare un certo lavoro/università, al voler avere figli, al voler raggiungere risultati nello sport, etc…) possa rappresentare un ottimo supporto per allontanarci dal DCA, perché permette di trovare qualcosa cui ascriviamo una valenza maggiore (e positiva) che non all’anoressia stessa. E penso che questo possa permettere di fare grossi passi avanti…

Anonimo ha detto...

a me ha dato forza mio figlio....dopo anni di vomito e digiuno forse ho la giusta motivazione x venirne fuori...sono seguita da una psichiatra...anni fa se avesse funzionato lanciarsi sull'autostrada, forse non sarei a scrivere.l'approccio alimentare di ki ha addosso un camice bianco xò, continua a darmi fastidio...l'ultima volta mi ha mandata da un dietologo...dicendo che ho bisogno DI UNO SCHEMA!no...io ho bisogno di non avere paura di essere oppressa (il mio compagno non accetta che vada da un professionista)e di trovare un equilibrio.digiuno da quando avevo 14 aa, vomito dai 17. ho passato xiodi senza fare nessuna delle 2 cose e xiodi in cui vomitavo tt....ho 30 aa.NON VOGLIO ritrovarmi cn 2 dita in gola davanti a mio figlio.non se lo merita.

Anonimo ha detto...

per la cronaca....ANKE IO HO STUDIATO COME DIETISTA e la rabbia di non trovare lavoro mi porta alle dita.

Veggie ha detto...

@ Anonima (08 Gennaio 2014, ore: 02.36) – Cara Anonima, non se lo merita tuo figlio e, soprattutto, NON TE LO MERITI TU. Dal tuo commento mi sembra di capire che, al di là del DCA, stai attraversando una fase molto difficile della tua vita, ed è purtroppo inevitabile in momenti come questi che le cose negative si sommino, facendo sembrare il tutto come ancora più insopportabile… Però, Anonima, è una fase. Una fase. Non è l’eternità. È una fase perché si spera che l’economia possa girare e garantire più possibilità d’occupazione per tutti – anche se questo certo non sarà imminente – ed è una fase perché tu, nel tuo piccolo, puoi cercare di darti da fare per cambiare almeno un pochino le cose. Un passo avanti mi sembra tu l’abbia già fatto decidendo intelligentemente e coraggiosamente di farti seguire da una psichiatra. Questa trovo sia una cosa fondamentale, e penso che tu sia una grande per aver preso tale decisione, che stimo molto. Poi, certo, dalle tue parole intuisco che nella tua vita privata ci sono altre problematiche che trascendono il DCA, come per esempio il rapporto col tuo compagno… Non mi permetterei mai di giudicare situazioni e persone che non conosco, ma l’idea che il tuo compagno non vorrebbe che tu andassi da un professionista mi pare rasenti l’assurdo. Il tuo compagno – la persona che presumibilmente ti dovrebbe amare più di ogni altra al mondo – non accetta il fatto che tu cerchi di stare meglio, che tu cerchi di curarti per poter stare bene? Non vuole il tuo bene? Mah, non mi sembra una cosa a verso. Mi sembra che anche lui i suoi problemini ce li abbia, se non accetta la tua psicoterapia. Però so bene che dietro alle tue poche parole c’è certo una situazione molto più complessa e articolata, ed il mio è solo un commento estremamente superficiale, quindi mi fermo qui, forse ho già detto fin troppo, e chiedo venia. In ogni caso, tu vivi per te stessa (e anche per tuo figlio, ovviamente): tu sei consapevole del fatto che la psicoterapia ti serve per poter stare meglio, per te e per tuo figlio, che è una strada difficile ma non ci sono scorciatoie, e quello che fai è esclusivamente per poter avere un futuro migliore. Tu sei consapevole di questo. Perciò, non permettere che il parere altrui – neanche quello del tuo compagno – influenzi la tua determinazione nel fare del bene a te stessa. Continua per la strada che ha intrapreso, perché è quella giusta, per te e per tuo figlio, e tu lo sai. In quanto allo schema alimentare… bè, sei una dietista, quindi ne sai sicuramente più di me: e sai bene perciò che un corretto “regime alimentare” è necessario per ritrovare un peso corretto ed un equilibrio in merito all’alimentazione… che, col tempo, si ripercuoterà anche sul resto della tua vita. Continua il percorso che hai iniziato. Non mollare. Non sarà facile, non sarà immediato, non sarà divertente. Sarà una lotta quotidiana. Ma tu hai tutte le carte in regola per vincere. Ti faccio un enorme in bocca al lupo…!

 
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