Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 6 settembre 2013

L'altra faccia della medaglia della sensazione di fame: la sensazione di pienezza

Quando sono stata ricoverata in clinica sentivo un sacco parlare nella necessità per chi ha un DCA d’imparare a gestire la sensazione di fame. Non dico che parlare di questo sia inutile, assolutamente, ma ritengo che non sia l’unica variabile in gioco. La sensazione di pienezza rappresenta l’altra faccia della medaglia della sensazione di fame, eppure non riceve la medesima attenzione. Eppure io ho sempre trovato la sensazione di pienezza decisamente più difficile da gestire.

Uno dei più noti luoghi comuni che circolano a proposito dei DCA è che le persone affette da anoressia non abbiano fame. Non è difficile crederlo, poiché una frase che viene comunemente ripetuta dalle ragazze che hanno questo DCA, soprattutto quando la malattia è agli esordi, è: “No grazie, non ho fame adesso”. Penso che tutte non l’abbiamo detto almeno una volta, non è vero?!

Un’altra cosa interessante dei DCA, è che molte persone affette da anoressia riportano spesso, durante il loro percorso di riabilitazione nutrizionale, di avvertire la sensazione di sazietà precoce.

Partendo da questo dato di fatto, sono stati condotti numerosi studi di imaging cerebrale, ed è venuto fuori che esiste una base neurale che determina la comparsa di questa sensazione; non è dunque sorprendente il fatto che molte persone affette da DCA non riescano a percepire correttamente le sensazioni di fame e di pienezza.

Se ci pensate, vi accorgerete che quando si inizia un percorso di riabilitazione nutrizionale, la sensazione di fame si ripristina in tempi relativamente brevi. Questo non significa che si diventi rapidamente in grado di rispondere adeguatamente a questa sensazione: molto spesso infatti il senso di controllo indotto dall’anoressia è tale che anche se si sente la fame ci si impone di non mangiare. Sul non assecondare pensieri indotti dall’anoressia è naturalmente necessario lavorare con la psicoterapia. Il punto è che, a prescindere dal fatto che l’assecondiamo o meno, la sensazione di fame ricompare in modo relativamente rapido.

Viceversa, per quanto riguarda la sensazione di pienezza le cose sono più complesse. Per molto tempo si avverte una sensazione di sazietà precoce, che in un primo momento ha una base fisica perché il nostro apparato digerente è disabituato ad alimentarsi normalmente e regolarmente, poi ha senz’altro una base neurologica, e io credo che in parte abbia anche una base psicologica: il sentirsi piene giustifica lo smettere di mangiare senza sentirsi troppo in colpa perché non si sta seguendo l’ “equilibrio alimentare”: non mangio altro non perché non voglia seguire lo schema, ma perché davvero sono piena e non ce la faccio a mangiare nient’altro. Ovviamente, è un pensiero generato dall’anoressia: non si è veramente sazie, è solo che il DCA altera il senso di sazietà sia a livello fisico che a livello mentale.

Il problema è questo: anche dopo aver mangiato poco ci si sente come se avessimo già mangiato abbastanza. In realtà, non ci rendiamo veramente conto di quanto abbiamo mangiato: la sensazione di sazietà che si avverte non risponde ad un bisogno fisico, ma a uno stimolo mentale (patologico).

Questa tipologia di sensazioni può rendere molto difficile seguire il proprio “equilibrio alimentare” prescritto dalla propria dietista/nutrizionista, per cui, secondo me, quello che dobbiamo fare quando ci troviamo in una situazione del genere è cercare di ascoltare la parte razionale della nostra testa: in fin dei conti, sappiamo benissimo che il nostro schema alimentare è tarato perfettamente su di noi, è elaborato da una professionista ed è individualizzato, per cui quello che vi è scritto, quello che dobbiamo mangiare, è esattamente quanto ci serve per recuperare il peso perso (in un primo momento), o per mantenere il peso raggiunto (in un secondo momento). Non neghiamo le sensazioni di fame/sazietà che proviamo, ci sono e non ha senso ignorarle, però mettiamole momentaneamente da una parte, e ritiriamole fuori durante la psicoterapia, quando avremo modo di sviscerare con la nostra psicoterapeuta quali sono i problemi e le difficoltà che effettivamente nascondiamo dietro queste sensazioni correlate all’alimentazione. Mentre mangiamo, cerchiamo di far prevalere la razionalità, e di mangiare tutto quanto prescritto dal nostro “equilibrio alimentare”, anche perché più ci si riabitua a mangiare normalmente, meno queste sensazioni disagevoli si fanno sentire.

Quella che ho appena scritto è la mia opinione personale. Per la cronaca, il gold standard per la riabilitazione nutrizionale nelle prime fasi di un DCA quando c’è bisogno di recuperare peso è l’alimentazione meccanica, mentre il gold standard per l’alimentazione quando bisogna mantenere il peso raggiunto è la cosiddetta intuitive eating (alimentazione intuitiva). Su di me, nessuna delle due cose ha funzionato. E immagino di non essere la sola. Tuttora io seguo uno schema alimentare di mantenimento del peso che mi ha prescritto la dietista che mi segue. Se fossi lasciata a fare di testa mia, molto probabilmente ricomincerei a restringere. Non volontariamente, non intenzionalmente, ma credo proprio che lo farei. Ho bisogno di seguire il mio schema per avere un corpo sano. Questo è ciò che funziona su di me. So anche essere flessibile se è necessario, ma preferisco comunque, quando posso, mangiare seguendo il mio schema.

In realtà non ci sono ancora risposte scientifiche del tutto certe sulle sensazioni di fame e sazietà durante la riabilitazione nutrizionale. In ogni caso, resta il fatto che viene molto meno sottolineato (per lo meno, così mi è parso) l’aspetto della gestione della sazietà precoce rispetto all’aspetto di gestione della fame. Io penso che ambo le cose siano importanti, perché possono entrambe creare difficoltà a chi ha un DCA.

E voi cosa ne pensate? Avete mai avuto difficoltà nel riconoscere correttamente le vostre sensazioni di fame/sazietà? Come riuscite a gestire la vostra alimentazione? Se vi va, fatemi sapere come la pensate nei commenti.

35 commenti:

Anonimo ha detto...

M.M.

Da anoressica restrittiva... così sono stata diagnosticata.... ho sempre avvertito la fame .... ho sempre desiderato mangiare di più rispetto a quanto mi imponevo... e sono sempre rimasta con la fame ....avevo terrore di sentire il mio stomaco pieno.
Cominciando l'alimentazione prescritta, ovviamente mi "riempivo" subito e non la rispettavo mai per intero ...
Poi poco alla volta, con una forza che ho trovato in me stessa.... mi sono "affidata" a quanto prescrittomi... ed ho cominciato a seguire seriamente il mio schema alimentare.
Certo ... mi era "scomoda" quella sensazione di pienezza ... ormai sconosciuta .... e soprattutto difficile da accettare quella fame che poco a poco avvertivo perchè stavo abituando il mio fisico alla "normalità"...
Adesso riesco a capire ed ad assecondare la mia fame .... ma preferisco ancora restare nel rispetto del mio schema perchè so che , da sola,ancora non mi so orientare e tornerei a restringere come ho sempre fatto.
Questa è la mia esperienza ... che sto vivendo .. non è un capitolo chiuso ... ma certamente .... ne ho fatti di passi avanti, nonostante le ricadute, ma sono fiera del percorso...

Lottare, lottare e vincere!!!

Grazie Veggie!!!

Sarah995 ha detto...

Io non sono mai riuscita a seguire un programma alimentare perchè finisco comunque per restringere quello che mangio. Infatti, ne ho giusto uno nuovo da 2 giorni ma solo il pensiero di dover aggiungere 2 frutti, 10g di pasta e 2 cucchiaini d'olio a quello che già mi sforzo di mangiare giornalmente mi terrorizza!
E' anche per questo che ho deciso di mettermi in lista d'attesa per il ricovero perchè almeno lì dovrò seguire le indicazioni dei medici e poi, magari, riuscirò anche a seguirle a casa.

p.s.: alla fine ho trovato il coraggio di scrivere al mio amico che soffro di anoressia nervosa da 4 anni e che avevo deciso di andare in clinica. Devo dire che sono rimasta davvero sorpresa quando mi ha detto che aveva notato che ero un po' magra ma che non mi lascerà sola con i miei problemi...così almeno adesso non dovrò più inventarmi scuse se non mi va di mangiare un determinato cibo o se sono sempre impegnata in visite dai medici. Inoltre, mi supporta e cerca anche di comprendere. Sono davvero felice perchè, in passato, colore che avevano saputo dei miei problemi se l'erano data, il più velocemente possibile, a gambe!
Adesso dovrò solo trovare il momento per dire le stessa cose anche alla mia migliore amica...non vorrei mai che lo venisse a sapere da terzi e poi verrebbe comunque fuori tra qualche mese quando mi ricovereranno...

(Mai più)Enigma ha detto...

A volte io nn distinguo nemmeno la fame dalla sete ^^'

Comunque...per quanto mi riguarda: io non peso e non seguo più nessun tipo di dieta.
Mangio tutto quello che mi va ;)

E' anche vero che se a casa con me non c'è nessuno tendo a non mangiare un tubo...
Ma da quel punto di vista credo di stare davvero bene ora=)

La mia alimenteazione varia in base al mio stato d'animo. Ma non ha più nulla a che fare con i sensi di colpa che ho avuto per anni..

Anonimo ha detto...

Ciao cara, da quanto nom ti leggevo. Indirettamente hai risposto ad una domanda che mi ponevo da tempo. Nei miei periodi piu bui, mi sentivo piena anche dopo una foglia di lattuga. Mi sentivo pesante, nauseata da "tutto quel cibo", avevo i crampi allo stomaco! Non sapevo cosa pensare: o mi si era "chiuso lo stomaco" o era tutta una questione psicologica. E quest ultima è la piu accreditata. Tuttora, a volte, mi rendo conto di "non saper mangiare", non capisco se ho davvero fame o solo sfizi, non capisco se sono sazia, non riesco a distinguere la fame nervosa dalla fame reale. Anche adesso vado avanti a diete ristrette ma noto che la mente è libera -piu o meno-
Un bacio <3

* Viellina * ha detto...

Io invece mi sono resa conto che spesso quella sensazione perenne di pienezza diventa una "non pienezza".
Ok, è complicato ed assurdo, me ne rendo conto.
Cerco di spiegarmi : io ho avuto il problema inverso, in passato.
Quando ho ripreso a mangiare mi sentivo subito piena, è vero, ma il fatto che mi sentissi SEMPRE piena ha fatto sì che non me ne rendessi neanche più conto. Quella sensazione era diventata la normalità, quindi era come se non fossi mai realmente piena. Solo abbuffandomi mi sentivo piena, solo se riempiendomi fino a scoppiare.
Mi sentivo piena sempre ma, al contempo, mai.

Non so se mi sono spiegata, mi rendo conto che è una cosa piuttosto strana e difficile da comprendere XD

ela87 ha detto...

Effettivamente ormai da tempo non riesco più a capire la sensazione di fame e invece mi capita spesso di sentirmi subito piena anche dopo aver mangiato pochissimo
Però razionalmente so che ho mangiato poco
Ma la mia mente poi inizia a pensare "avrò questa sensazione perché oggi ho lo stomaco un po' chiuso ecc ecc"
Insomma in qualche maniera giustifico la sensazione di pienezza così da fermarmi nel mangiare

Però me ne rendo conto dopo..dunque cerco di mangiare qualcosa

Però é davvero complicato...

Inoltre penso che quando mangio é più per golosità che per vera fame..perché spesso devo per forza mangiare schifezze e non qualcosa x saziarmi


Boooo

XD

Wolfie ha detto...

Anch’io per molto tempo ho avuto grosse difficoltà a distinguere le mie sensazioni di fame e di sazietà. Questo credo dipendesse soprattutto dal fatto che, dopo anni di dca, mi approcciavo all’alimentazione in maniera “cerebrale”, cioè non ero più capace di ascoltare veramente il mio appetito, ma applicavo spontaneamente il meccanismo dettato dal dca che mi diceva quanto e cosa mangiare, per cui ci ragionavo di testa, non era più la cosa spontanea che dovrebbe essere in tutte le persone che non hanno un dca.
Adesso, dopo altrettanti anni di alimentazione “normale”, (nel senso che ho uno schema che mi ha dato la nutrizionista da seguire), ho riacquistato un po’ più di spontaneità nell’alimentarmi, però ad essere del tutto sincera non sono ancora proprio veramente spontanea. Magari ci penso meno rispetto a prima, però comunque un approccio un po’ “ragionato” all’alimentazione ce l’ho sempre. È difficile far disimparare alla testa a ragionare sul cibo, quando per anni è stata sempre concentrata su quello. Forse è proprio per questo che diventa così difficile riconoscere la fame e la sazietà, perché quando si pretende di comandarle a bacchetta, poi non funziona che basta pensare di smettere di farlo, eh no, c’è sempre quell’impulso a far decidere la testa che cosa mangiare, piuttosto che il corpo.

Eugenia ha detto...

Ciao Veggie!
Sono bulimica da 13 anni e ho da sempre un grosso problema con la percezione del senso di fame e sazietà -probabilmente ancora da prima che iniziassi a procurarmi il vomito.
Non so spiegarmi come mai, ma il senso di fame è qualcosa di cui non riesco nè a comprendere il funzionamento, nè tanto meno a controllare. Ho fame in ogni momento. Sempre, ovunque.
Nel corso di questi lunghi anni ho passato fasi di anoressia, e tuttavia proprio la mia incapacità a sopire e a soffocare il senso di fame, ha fatto sì che non sia mai stata in grado di diventare anoressica. E questo -haimè- per una bulimica è la più grande sconfitta.
Non essendo in grado di contenere il mio costante senso di fame ho finito per passare tutti questi anni vomitando dalle 5 alle 10 volte al giorno. Per tutti questi anni ho sempre pensato che il vomito fosse un buon compromesso per non mettere su peso, e allo stesso tempo per non rinunciare a ingozzarmi come un maiale. Ho scoperto solo qualche tempo dopo che avrei pagato questo ''compromesso'' sulla pelle, compromettendo la mia salute, ma questo è un altro discorso.

Il senso di sazietà è qualcosa che ho sempre associato al senso di colpa. Non c'è mai stata una sola volta, in tutti questi anni, che non abbia provato un vago senso di sconforto dopo mangiato.
La sensazione di pienezza mi ha sempre destabilizzata: in passato sono anche arrivata a vietarmi di bere acqua, per non sentirmi 'piena'.
la soluzione per ovviare a questo odioso problema è sempre stata quella di vomitare dopo i pasti. Ricordo che, dopo il vomito, molto spesso avevo tremori, non mi reggevo in piedi e avevo un'improvvisa e incredibile voglia di carboidrati: solo allora sapevo di essermi davvero 'svuotata' di tutto.

Scusa Veggie, probabilmente sono andata un po' off topic con la risposta, ma mi sono lasciata prendere la mano.
Eug.

Vele Ivy ha detto...

Non ci avevo mai pensato, in effetti c'è poca informazione. Ed è vero, anch'io tendevo a pensare che chi soffrisse di anoressia non soffrisse la fame. Chissà poi perché. Però c'è bisogno di informazione per aiutare le ragazze che soffrono, soprattutto durante la terapia del ricovero!!

Anonimo ha detto...

Ciao Veggie, ti seguo da molto ma non ho mai avuto il coraggio di postare commenti, però questo post mi tocca da vicino. Sono anoressica, con condotte di eliminazione, cioè quando non ce la faccio più a privarmi di tutto faccio delle abuffate che finiscono inevitabilmente col vomito. Ho traversato varie fasi, alti e bassi, mma i miei recuperi sono stati contrassegnati da una fame spaventosa, tenuta a bada con grandi sacrifici (per non ricadere nel trip), e il senso di sazietà per me è molto più emozionale (senso di colpa per avere mangiato, o soddisfazione per aver rispettato lo schema). Mi chiedo se il mio corpo sarà mai capace di sentire non una fame furiosa, ma il classico "languorino, e il senso di pienezza che ormai ho dimenticato, che vanno di pari passo, secondo me, con l"assaporare" la vita.

Anonimo ha detto...

Durante il mio ricovero in clinica cera una ragazza che dopo aver mangiato il piatto con le porzioni regolari (quelle consigliate dalla nutrizionista) diceva che lei aveva ancora fame,allora si alzava e prendeva ancora un po, ma continuava ad avere fame anche se in realta lo stomaco era pieno....ma la dietologa ci diede questa spiegazione: quando il corpo ê sottopeso anche se lo stomaco é pieno ha bisogno ancora di cibo. Lei cmq doveva cercare di mantenere le razioni di cibo consigliato perche se l aumento di peso era troppo rapido il rischio di ricaduta é piu grande. Sl miriam

Eugenia ha detto...

@Anonimo
Anche io ricordo una ragazza fortemente sottopeso che, sebbene mangiasse tutto quello che aveva nel piatto, a fine pasto faceva il giro delle camere per chiederci un po' di cibo in più. Ricordo che appena entrata era scheletrica a livelli impressionanti. Dopo qualche settimana passata a mangiare di continuo la pancia le era diventata gonfissima, sebbene braccia e gambe continuassero a rimanere scheletriche.

Personalmente, più volte ho messo mano alla scorta di crackers della mia compagna di stanza novantenne o mi sono fatta portare cibo in reparto corrompendo altri pazienti in libera uscita -_-'

Terri ha detto...

Ciao Veggie!
Io purtroppo ancora non riesco a distinguere il senso di fame da quello di sazietà...
Infatti ultimamente che sto cercando di riprendermi (nessuna ricaduta da 3 settimane!!!) mangio più del dovuto o mangio pochissimo...proprio perchè non riesco a capirlo ancora :(
La cosa importante è che mangio anche io quello che mi va quando mi va, senza farmi più problemi...e anche se non riesco ancora a mettere un etto, mi vedo meglio...
Speriamo bene...

MEGGHI ha detto...

CIAO SONO MARGHERITA...E' PARECCHIO TEMPO CHE SEGUO (SOLO LEGGENDO) IL TUO BLOG...ANORESSICA PER CIRCA TRE ANNI, SEGUITO PSICOTERAPIA ECC..DA META' APRILE DAL DIGIUNO ASSOLUTO (MANGIAVO SOLO IL SABBATO O LA DOMENICA), SONO INIZIATE DA UN GIORNO ALL'ALTRO LE ABBUFFATE (SENZA COMPENSAZIONI).SONO INGRASSATA DA 24 KG A PIU' DI 50 NEL GIRO DI POCHI MESI..TUTT'ORA SONO SEGUITA DA UNA PSICOTERAPEUTA.NON CREDO DI ESSRE GUARITA MA SOLO DI ESSERE PASSATA DA UN DISTURBO ALL'ALTRO.LA GENTE PENSA CHE AVENDO PRESO TANTO PESO IO STIA BENE, MA NON E' COSI'.DA UN MOMENTO ALL'ALTRO HO INIZIATO AD ABBUFFARMI PRATICAMENTE TUTTI GIORNI, COME SE AVESSI UNA FAME ATAVICA NON IN GRADO DI GESTIRLA.
SOFFRO MOLTO PER QUESTO E L'UNICO PENSIERO AD OGGI E' CHE PER RIDIMAGRIRE DOVREI RICOMINCIARE A NON MANGIARE MA IL CONTROLLO DEI TEMPI ORA NON CE L'HO PIU'. E NON SO ASSOLUTAMENTE QUANDO MANGIO PER FAME O QUANDO INVECE E' SOLO PER RIEMPIRE VUOTI..E' DIFFICILISSIMO TROVARE L'EQULIBRIO.
TU COSA NE PENSI?

Ilaria ha detto...

Personalmente, penso che anche la sensazione di pienezza - come, del resto, il 99% di quello che riguarda i DCA - un fattore abbastanza soggettivo.
Sono stati fatti alcuni studi cronobiologici sulla sensazione di fame in pazienti con Anoressia nervosa, e i risultati sono stati "contraddittori" (se così si può dire), nel senso che, se effettivamente il famogramma di alcune di loro aveva picchi molto bassi (come ci si aspettava, appunto, nelle anoressiche), in alti casi questi picchi erano altissimi, protratti e molto numerosi, tanto che è il grafico stato definito "famogramma iperoressico" [Non ricordo gli estremi dell'articolo, ma era uno studio dell'Università di Perugia!].
Credo che questa soggettività sia trasportabile anche nel senso opposto, cioè alla sensazione di pienezza "irreale"... io stessa, ad esempio, non ho mai sofferto di questo, in regime di ri-alimentazione...
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

ciao cara! - scusa se è da un po' che non mi faccio sentire e non commento in questo splendido blog.

ma adesso ci sono, e mi riconosco molto in questo post. stranamente - visto che quando si parla di fame/pienezza anoressia e bulimia dovrebbero comportarsi in maniera completamente diversa. o almeno verrebbe da pensare così.

ho sempre avuto moltissimi problemi a gestire la sensazione di pienezza. è una sensazione che mi mette molto più a rischio di crisi bulimiche piuttosto che la fame.

ovviamente non si parla di vera pienezza, ma solo della sensazione, che spesso non corrisponde alle vere condizioni del mio stomaco. condivido con la tua definizione di stimolo patologico. il quale, aggiungerei, è sicuramente rafforzato dalle varie difficoltà di digestione che arrivano come conseguenze del dca, e che quindi fanno sentire pieni/gonfi prima di quanto si dovrebbe.

alla fine credo che la sensazione di pienezza abbia lo stesso effetto su persone affette da anoressia e da bulimia: causa ansia, che quindi fa sorgere l'istinto di mettere in atto i propri comportamenti malati.

quasi quasi mi verrebbe voglia di scrivere un articolo simile dal punto di vista di una persona affetta di bulimia. sempre che non ti dia fastidio.

fammi sapere come stai! un abbraccio

Marcella ha detto...

Molto interessante questo post.
Io seguo un regime alimentare ma quando devo mangiare cose che secondo la mia testa ''sforano'' inizio a fare calcoli su calcoli, attività fisica eccessiva, salto i pasti antecedenti alla, per esempio, pizza e poi la sera magari ne mangio metà e mi ritrovo ad essere sotto ciò che mi serve. E il tutto per non sentirmi in colpa, per non fare calcoli ecc...ecco ne parlerò con il dietista. Quindi di certo non posso dare il buon esempio ma a parte queste cose lo seguo il più attentamente possibile perché mi fa stare bene.

Dark Fairy ha detto...

Effettivamente fame e sazietà sono cose abbastanza difficili da comprendere per chi soffre o ha sofferto di DCA... per quanto mi riguarda confondo l'acidità di stomaco, la rabbia, la noia ed il nervosismo con fame, la stanchezza o il rifiuto con sazietà,... troppe emozioni che nulla hanno a che fare con le necessità del corpo. Chissà se un giorno smetterò di mangiare perchè "sono a posto" e non perchè "ora basta"....

justvicky ha detto...

Io credo di avere sempre fame. Sempre. Ho fame prima dopo e durante un pasto, ho fame mentre scrivo ,mentre studio, mentre sono in auto, quando parlo con la gete. Io ho sempre fame. E la fame è la cosa che devo combattere, è il"gioco segreto" che mi rende differente\forte rispetto al resto del mondo, è la forza ivisibile e perenne che so di riuscire controllare. Questa è la fame per come la vedo io. La fame è brutta, personalmente l'associo più alla bulimia, alla perdita di controllo , a qualcosa di selvaggio e idomabile. (ovviamente sto parlando senza filtrare i pensieri, lo so che sono ragionamenti sbagliati)
La fame è negativa, l'appetito è positivo, è bello. Quando è l'ultima volta che hai avuto appetito ?Io non me lo ricordo .


Molto bello questo post Veggie
un abbraccio <3

Veggie ha detto...

@ M.M. – Sì, direi proprio che di passi avanti tu ne abbia fatti eccome!... E non ci sono limiti di tempo… per cui, hai tutto il tempo che vuoi per riuscire a migliorare ancora la tua situazione attuale… Certo, gli inizi sono sempre i momenti più difficili… poi, man mano che vai avanti, impari nuove abitudini, magari anche più sane… che sostituisci a quelle vecchie e malate dettate dal DCA… So bene cos’hai passato e cosa stai passando, perché anch’io ho avuto la tua stessa diagnosi clinica… perciò, so quanto sia difficile capire se si abbia fame o meno, cercando di non assecondare più i pensieri dell’anoressia… io, onestamente, ancora non sono in grado di capire e assecondare la mia fame, per questo preferisco continuare a seguire lo schema che mi ha dato la dietista… Ma, come dicevo, di tempo ce n’è per tutte… dobbiamo solo imparare a darcelo. Ti abbraccio…

@ Sarah995 – Se tu pensi che la maggior coercizione che comporta un ricovero possa aiutarti a rispettare un piano alimentare autonomamente nel periodo successivo, allora hai fatto benissimo a farti inserire in lista d’attesa… E ti auguro davvero che questo tipo di percorso possa esserti utile… Intanto che aspetti il ricovero, perché non ti fai dare una mano dai tuoi familiari per cercare di seguire un po’ più alla lettera il piano alimentare che ti è stato dato?!...
P.S.= Mi fa piacere che il tuo amico abbia preso bene la cosa e abbia detto che ti vuole supportare e stare vicino… ti auguro di cuore che il tempo dimostri che non erano solo parole, ma che si traducano in fatti concreti… E spero che lo stesso possa valere anche per la tua migliore amica, naturalmente…

@ (Mai più)Enigma – Credo che l’obiettivo di chiunque di noi sarebbe cercare di arrivare a quello cui sei già arrivata te, per lo meno parlando da un punto di vista prettamente alimentare… Poi, certo, ci sono tutti gli altri problemi, quelli veri che stanno dietro le anomalie del comportamento alimentare, e che vanno affrontati in psicoterapia, perché sono duri a morire… Però, il fatto che tu abbia tutto sommato normalizzato da un punto di vista alimentare, credo sia un bel passo importante… complimenti!!...

@ SkinnyBitch – Al di là delle domande indirette… se hai qualche domanda diretta fammela pure: nei limiti delle mie non eccellenti competenze, cercherò di risponderti. Quella di cui parli nel tuo commento è effettivamente una situazione che compendia l’aspetto fisico e quello psicologico: c’è sia una resistenza mentale all’alimentazione, sia il fatto che, dopo un lungo periodo di restrizione alimentare, l’apparato digerente si disabitua all’alimentazione normale, e falsa le sensazioni di fame/sazietà… quindi, entrambe le variabili – fisica e psicologica – sono implicate e concorrono a dare il medesimo risultato…

@ Viellina – Sì, capisco cosa vuoi dire… e il tuo ragionamento mi sembra corretto, perché la sensazione di pienezza può salire anche ad un livello psicologico tale per cui ti è possibile sublimarla e renderti conto quanto ci sia di fisico e quanto di mentale… ed agire di conseguenza, cercando di mangiare correttamente a prescindere dalle sensazioni…

@ ela87 – Penso che un po’ dipenda dal fatto che, come dicevo a SkinnyBitch, a forza di mangiare poco l’apparato digerente si disabitua al cibo… e quindi la sazietà è precoce, anche quando razionalmente sai di non aver mangiato granché… La qual cosa ovviamente non è positiva, perché una sazietà precoce effettiva in un percorso di restrizione alimentare, è indicativa di involuzione dell’apparato digerente e, insomma, non è proprio una cosa salutare… Penso che sia normale, in certi momenti del DCA, trovare delle scuse per non mangiare oltre… però è anche importante che tu ti renda conto che sono solo scuse, perché così puoi sempre scegliere di fare la cosa giusta…

Veggie ha detto...

@ Wolfie – Hai ragione, l’applicare processi mentali a processi biologici, li scombina… Ed è perciò ovvio che non si possa pretendere di ricominciare a mangiare come se niente fosse dall’oggi al domani… questo è parte del percorso di ricovero, ed è un qualcosa di lungo… comunque penso che già il fatto che riesci a seguire un’alimentazione più regolare secondo lo schema della nutrizionista possa esserti d’aiuto… Magari è uno step che ti serve per poter riacquistare un po’ più di autonomia un domani…

@ Eugenia – Ciao Eugenia, nessun off-topic e niente di cui scusarti, non ti preoccupare… su questo blog, purché nel rispetto reciproco, ognuna è liberissima di scrivere tutto ciò che vuole… per cui, lasciati “prendere la mano” ogni volta che vuoi, don’t worry!... Io non ho vissuto la bulimia, quindi ovviamente non mi rendo veramente conto di cosa possa significare quello che tu racconti… il mio vissuto alimentare, per quanto altrettanto deleterio per la mia salute, è stato relativamente più “tranquillo” del tuo, senza essere accompagnato da sensi di colpa o da destabilizzazione psicologica… Per curiosità (solo se ti va di rispondere, ovviamente, perché è comprensibile che tu non possa aver voglia di rispondere a domande personali su un blog pubblico), sei attualmente (o sei mai stata in passato) seguita da una dietista/nutrizionista?... Come scrivevo nel post, il fatto che io adesso segua un “equilibrio alimentare”, non mi ha aiutato molto in termini di percezione di fame/sazietà… però mi aiuta tantissimo nell’avere un’alimentazione equilibrata ed adatta alle mie esigenze fisiche… sotto questo punto di vista, l’ho trovato importantissimo… E poiché altre ragazze con problemi di bulimia che ho conosciuto sia tramite questo blog, sia nella vita quotidiana, mi hanno detto che seguendo un’alimentazione regolare prescritta da una specialista sono riuscite a mangiare correttamente riducendo così il craving e la frequenza delle abbuffate… mi chiedevo se non potesse valere altrettanto per te…

@ Vele/Ivy – Forse, banalmente, perché sull’anoressia circolano molti luoghi comuni… alcuni sembrano essere tutto sommato senzienti e quindi convincenti, perciò magari uno li prende per buoni senza pensarci troppo… Però non sono verità… e diffondere più informazioni sarebbe la cosa da fare per abbattere i luoghi comuni…

@ Anonima (08 Settembre 2013, ore: 22.37) – Ciao, benvenuta, ti ringrazio per aver lasciato il tuo commento e condiviso la tua esperienza… Io fortunatamente non ho mai avuto il problema delle condotte di eliminazione, tuttavia credo che quello che ci accomuna un po’ tutte sia comunque la difficoltà di percepire fame/sazietà, perché come tu stessa scrivi, tendiamo a razionalizzare queste sensazioni, a volerle “leggere” con la testa piuttosto che con l’istinto… e questo ovviamente non facilita le cose. Io non so se e quando sarà possibile ritornare ad avere queste sensazioni in maniera del tutto naturale… ovviamente la speranza c’è sempre, però oggettivamente non lo so… però penso che seguire uno schema alimentare aiuti molto in questo… non so quanto possa ripristinare queste sensazioni, però aiuta sicuramente ad avere un approccio migliore e più sano nei confronti del cibo…

@ Miriam – Penso che la dietologa abbia fornito una valida spiegazione di quel comportamento… anche se non del tutto completa, ovviamente, perché i comportamenti legati ad un DCA ovviamente non rispondono soltanto ad uno stimolo fisico (se così fosse, i DCA sarebbero una malattia meramente fisica, e guarirne sarebbe estremamente più facile…), ma anche e soprattutto ad uno stimolo psicologico… quindi credo proprio che dietro il comportamento di quella ragazza, al di là della “fame arretrata”, ci fossero anche e soprattutto tanti problemi psicologici… (che le auguro abbia potuto affrontare con gli psicoterapeuti e, magari, risolverli…)

Veggie ha detto...

@ Taiyou – Ciao bella!... Innanzitutto, complimenti per le 3 settimane senza alcuna ricaduta!... Direi che si tratta di un ottimo inizio, che ti auguro abbia un’altrettanto ottima prosecuzione… E non ti preoccupare se ancora non riesci a percepire fame/sazietà: credo sia un processo lungo, questo, e non possiamo certo pensare che accada dall’oggi al domani… Tu naturalmente cerca di tenerti alla larga da ricadute (anche se lo so che è molto più facile a dirsi che a farsi…) e di alimentarti regolarmente… poi penso che piano piano la situazione migliorerà… Ti abbraccio…

@ MEGGHI – Ciao Megghi, benvenuta sul blog!... Io penso che devi darci dentro con la psicoterapia, cosa che reputo importantissima per fronteggiare adeguatamente un DCA… e che devi affiancare alla psicoterapia delle visite da un dietista/nutrizionista, che possa monitorarti molto da vicino da un punto di vista strettamente alimentare, in maniera tale da aiutarti anche sotto questo punto di vista. Proprio perché, come tu stessa a ragione scrivi, è difficilissimo trovare un equilibrio, è fonamentale lavorare fianco a fianco con dei professionisti che ci possano aiutare sia da un punto di vista psicologico, sia da un punto di vista più strettamente alimentare.

@ Ilaria – Innanzitutto grazie per la segnalazione sullo studio dell’Università di Perugia… andrò a vedere se riesco a trovarlo in rete!… Sono sempre curiosa relativamente a ricerche di questo tipo… A parte questo, sì, credo anch’io che ci sia una componente soggettiva… anche perché, considerato quanto ogni persona con un DCA razionalizza ciò che concerne l’alimentazione, le sue sensazioni di fame/sazietà non sono mai prettamente fisiche, ma comunque risultato di una qualche rielaborazione razionale… e quindi inevitabilmente influenzate da quello che è il vissuto del singolo…

@ trappolapertopi2 – Bentornata!... Bello rileggerti, qui e sul tuo blog!... A parte questo… hai scritto delle cose verissime: a falsare le sensazioni di fame/sazietà, concorrono sia fattori fisici (tutti i problemi digestivi scaturiti dal DCA), sia fattori psicologici… che concorrono a razionalizzare queste sensazioni rendendole molto meno istintive di quanto naturalmente dovrebbero essere… Non mi dà nessunissimo fastidio che tu voglia scrivere un post simile visto dalla parte della persona affetta da bulimia, anzi, penso che potrebbe essere un’interessantissima integrazione a ciò che ho scritto, dato che io ovviamente non posso che vederlo solo dalla parte dell’anoressia… Se e quando scriverai un post del genere, mi lasceresti un commento con il relativo link?!... Thanks!...

@ Marcella – Sì, penso proprio che parlarne col dietista sia la cosa più saggia da fare… anche perché, essendo lui la persona che ti segue professionalmente, di certo ti saprà suggerire la maniera più giusta per gestire le emozioni e i comportamenti cui vai incontro in certi momenti… Che poi, le defaillances ci stanno tutte e per tutte quante… non c’è mica la pretesa di essere perfette… piuttosto, l’importante è cercare di fare sempre del proprio meglio… Un abbraccio…

Veggie ha detto...

@ Dark Fairy – Difficili non solo da comprendere, ma anche da gestire, direi… ci vuole molto, molto tempo affinché le cose possano migliorare… poiché, come tu stessa hai giustamente scritto, parte del problema sta proprio nel fatto che s’investe una sensazione fisica di un grosso carico emotivo… per questo è così difficile gestirla… Io non so se un giorno riuscirai ad arrivare al traguardo che desideri, ma… lo spero, e te lo auguro.

@ justvicky – La lotta con la fame credo rappresenti uno dei vissuti tipici di chi ha un DCA: la sensazione di fame, la capacità di resistere alla sensazione di fame… che è quello che ti fa sentire in controllo, e che tira avanti il gioco dell’anoressia (non so come funzioni la bulimia, ti parlo ovviamente solo per quel che posso parlare, e cioè solo per quell’anoressia che fa parte del mio vissuto…), e che ti fa sentire illusoriamente forte. Poi si può anche ricominciare a mangiare più regolarmente, si possono seguire tutti gli “equilibri alimentari” di questo mondo, ma la sensazione rimane sempre lì, sulla pelle e poco sotto. Ma la lotta che dobbiamo compiere non è quella con il cibo, con la sensazione di fame. La lotta che dobbiamo compiere è la quotidiana accettazione di noi stesse, disarmoniche, contro mille e poi mille resistenze. È la corsa forsennata verso farfalle che non si lasciano acchiappare. Tra pietre e farfalle, pur di cercare di ancorarci a quel controllo che pare illusoriamente tanto rassicurante, si possono raccogliere pietre all’infinito, riempirsi di immobilità e di morte all’infinito, in fondo sono più accessibili, non volano via, sono molto più rassicuranti. Ma la vita è qualcosa che sguiscia, che vuole essere inseguita, è qualcosa di leggero e fragile, solo sfiorarle un’ala può comportare la fine del suo volo. Eppure la morte non riempie mai. Lascia un vuoto simile al buco allo stomaco. Credo che sia la vita ciò di cui si ha fame.

aspidiske ha detto...

Ciao Veggie, attualmente non sono seguita da un nutrizionista. Premetto che ho 24 anni e sono in cura da psicologi/psichiatri da quando ne ho 15. Sono stata ricoverata per un anno in clinica verso dai 19 ai 20 anni, e nemmeno lì ero controllata più di tanto (potevo vomitare praticamente tutte le volte che volevo). In seguito ad un ricovero in spdc avevo iniziato a metter su peso. Mi abbuffavo senza vomitare e sono arrivata a prendere circa 30kg. Avevo iniziato perciò ad andare da una dietista. Mi aveva dato una dieta da seguire e dovevo tenere un diario alimentare. In realtà ci sarò andata per 4/5 mesi: non riuscivo a calare di un etto, al contrario, aumentavo solamente di peso. Poi dopo un mesetto o due ho iniziato a restringere con l'alimentazione come mai avevo fatto prima, e nel giro di 3 mesi ho perso circa 35 kg. Ultimamente la mia psichiatra mi sta consigliando sempre più spesso di farmi seguire anche da un nutrizionista, però non lo so, non sono molto motivata a farlo. Banalmente, continuo ad esser sicura che riuscirò ad uscire da sola da questa malattia, anche se ci sono dentro da 11/12 anni.

Veggie ha detto...

@ aspidiske – Ciao aspidiske, guarda, io ti rispondo, ma credo che in realtà il tuo commento contenga già da solo tutte le risposte che probabilmente stai cercando altrove ma che, in realtà, mi pare di capire che già hai ben chiare dentro di te… Dalle tue parole traspare infatti una grande consapevolezza della tua situazione e delle tue problematiche, nonché una spiccata intelligenza… che si evince dal fatto che anche dopo tanti anni di malattia continui a metterti in discussione in psicoterapia, e questa credo sia cosa che solo le persone intelligenti e motivate riescono a fare. Perciò, io credo che dentro di te tu sappia benissimo che farti seguire da un nutrizionista/dietista sarebbe la cosa migliore da fare… anche solo per il fatto che (e questo te lo posso dire per esperienza personale) se la tua alimentazione e il tuo peso si regolarizzano, anche la tua testa lavora meglio e la psicoterapia diventa significativamente più utile in quanto più produttiva. Credo anche che tu in fondo sappia benissimo che non ne uscirai da sola – anche se capisco bene quanto quella briciola d’orgoglio che ti fa pensare di poterlo fare sia dura a morire… Del resto, banalmente, se fossi in grado di uscirne da sola non ti saresti torturata così tanto, e non saresti neanche a scrivere qui, perché a questo punto ti saresti già rotta di 11/12 anni di malattia, e ne saresti già uscita senza troppi problemi. Ma purtroppo le cose non vanno così… e se facciamo resistenza al crederlo, è solo perché è tremendamente difficile ammettere che quello che credevamo di controllare è invece ciò che ci controlla in misura spietata. Perciò, no, non ne uscirai da sola – ma non siamo qui per scriverci banalità, questo tu lo sai già benissimo. Naturalmente la vita è tua, e tue solo le scelte… lungi da me il voler venire qui a dirti cosa fare/non fare, non ne avrei peraltro nessuna autorità. Posso dirti semplicemente che per me l’aiuto della mia dietista è stato di fondamentale importanza nel mio percorso: ci sono stati periodi in cui è andata peggio e periodi in cui è andata meglio, naturalmente, ma adesso ho fortunatamente raggiunto una sorta di stabilità (per quanto lo consenta una vita in continua evoluzione… ^^”) e devo riconoscere che ciò è stato possibile anche grazie all’aiuto della dietista (affiancata alla psicoterapia… e soprattutto alla mia forza di volontà, ovviamente, che è sempre il primus movens…). Per cui, semplicemente, il mio consiglio è quello di provare a farti seguire da un nutrizionista: innanzitutto, perché se anche la prima volta non è andata come ti aspettavi, non è detto che debba sempre andare così. Non è assolutamente detto che se hai avuto un’esperienza negativa con uno specialista, allora ce la riavrai per forza con chiunque altro del ramo. In secondo luogo, perché ogni volta che ti dai una possibilità… HAI una possibilità. Magari vai dal nutrizionista, e non cambia nulla, o ti ci trovi male. Bene, sei sempre in tempo a smollare baracca e burattini. Però magari questa volta trovi una persona con cui ti trovi bene, e le cose iniziano a girare. Non puoi saperlo prima di provare. In fondo non hai niente da perdere… perciò, un tentativo tanto vale la pena di farlo.
In ogni caso… in bocca al lupo, qualsiasi strada deciderai d’intraprendere!!...

PrettyLittleGirl ha detto...

Ciao Veggie!
Beh, ti dirò che per me i concetti di fame, sazietà, pienezza, vuoto(dello stomaco), sono concetti un po confusi e "complessi da capire..
Da sempre sono stata una che vantava di un' "equilibrio"con il cibo assurdo. Mai un'alimentazione sregolata, peso sempre uguale, mai un minimo di sovrappeso o oscillazioni.
Magra il giusto, non ho mai avuto problemi di dieta o di fame incontrollata(in senso fisico) e la fame per me, prima dei miei problemi, era per dirla stupidamente "mi brontola lo stomaco/sento fame= mangio." Senza nessun dubbio, senza ragionarci sopra.
Ora mi rendo conto di come la fame "fisica/ fisiologica" e la fame più legata all'"appetito" in senso di voler soddisfare un piacere (mentale, emotivo..non so x intenderci quando vuoi un dolce anche se hai lo stomaco pieno o quando mangi un'altro panino pur sapendo di essere sazia) si siano confuse. Magari anche un po sovrapposte..
So per certo che alla nascita se i bisogni del bambino non vengono interpretati correttamente (per dire, se la madre da cibo sempre quando il bambino piange, o ne da poco), da "adulti" il bambino non saprà riconoscere i propri bisogni.
Questo mi è stato spiegato in terapia e, da che io ho memoria, mi hanno sempre dato cibo a qualsiasi capriccio (anche quand'ero più grandicella).
Per cui non so dirti se questa difficoltà sia dovuta a queste"radici" o se, anche grazie ai problemi col cibo, le sensazioni di fame, sazietà ecc abbiano poi preso una strada distorta che ha sviato dalle sensazioni normali che dovrebbedarci il nostro corpo..
Quel che è certo è che penso di "confondere" certi bisogni con la fame, usando il cibo come "riempimento" talvolta o per altri scopi che poco centrano col saziarsi a livello fisiologico.
Tante volte il cibo è un conforto, una "compagnia" (soprattutto quando cerco certi cibi o mi abbuffo)..mentre l'"avere lo stomaco vuoto" , nel mio caso, è associato più ad una "sensazione di tranquillità interiore"( del tipo tutto va bene perchè ho mangiato solo tot cose).
Per cui credo che, dopo aver usato il cibo per tanto come un qualcosa di emotivo o comunque che ha altre funzioni oltre a quelle del nutrimento corporeo, la sensazione di fame e pienezza/sazietà sia seriamente compromessa.
Per farti un esempio durante un abbuffata continui a mangiare "fino alla nausea" o fino a vomitare. A volte sentendo che sei già piena, ma ignorando il segnale.
Mentre 2 anni fa era più una cosa "mentale" ..Provo a spiegarmi: se io decidevo che il mio pranzo era un caffè, quello era. Ma non mi sono mai posta il problema se ero piena o no. Era la regola, punto. Nemmeno uno sgarro sarebbe stato concesso.
Mi viene da chiedermi se il "sognare cibo" ad occhi aperti guardando le vetrine fosse dovuto a reale fame o a "voglie" , golosità diciamo. Mi sembrava di avere sempre fame e di ignorarlo. C'erano volte in cui avrei voluto solo mangiare, eppure mi rendo conto che volevo magari una certa categoria di cibi, magari avrei mangiato un intero scaffale di carboidrati, per dire..
Faccio ancora fatica a capire quando ho fame e quando ho dei "cravings" (diciamo delle "voglie", sfizi).
Per quanto riguarda la situazione attuale, credo razionalmente di sapere che uno yogurt o un insalata non mi saziano ma quando me lo impongo non sento"fame", perchè è una cosa che ho deciso io e quello mi da"la forza" per resistere con quel poco.
Credo che questo si sia accentuato col tempo, diciamo piu si va avanti, meno fame si sente. Mentre al contrario diminuisce lo stimolo a mettere in pratica il comportamento(dico x il mangiare poco)..almeno x me..
Al contrario noto che quando "allentavo il controllo su me stessa", percepivo piu correttamente la fame, potendo di conseguenza, notare la sensazione (vera) di pienezza dello stomaco, e non quella "dettata dalla testa".
Ti abbraccio!

Anonimo ha detto...

mi sembra di aver toccato il fondo. impazzisco non solo se sono piena, ma anche se semplicemente non ho fame. la fame è stranamente calmante e, in qualche modo, riempie. nella mia follia riesco a stare bene solo digiunando, quindi perchè soffrire col cibo? ho paura di eventuali guarigioni, perchè a breve termine so che soffrirei molto più che restringendo. probabilmente finirò fra gli artisti morti giovani.

Veggie ha detto...

@ PrettyLittleGirl – Penso che tu abbia fatto una gran bella auto-analisi… Necessariamente, soprattutto in una persona che ha un DCA, la fame risente della regolazione a doppio binario fisiologica – psicologica… E quando si dà per tanto tempo più importanza alla seconda, è veramente difficile risettarci sulla prima… perché se si razionalizza sul cibo per tanto tempo, poi la razionalizzazione diventa la risposta di default al posto dell’istinto…

@ Anonima (28 Settembre 2013, ore: 22.35) – Finché non muori, non hai toccato il fondo, perché hai sempre almeno una possibilità: quella di reagire. Certo, il farlo o meno è una tua scelta. Parlo di reagire, non di “guarire” – termine nei confronti del quale resto personalmente molto scettica, ma questa è solo la mia opinione e comunque un altro discorso. Non impazzisci perché sei piena o perché non hai fame, impazzisci perché hai dei problemi. Non ti conosco e perciò non so quali siano i tuoi problemi, ma di certo ne hai, se utilizzi il cibo come capro espiatorio per evitare di vedere quello che veramente ti sta facendo male. Puoi cercare di conformare quello che senti a fame/sazietà all’infinito, ma non ti colmeranno né ti calmeranno mai veramente, fino a che non avrai il coraggio di sbirciare cosa ci sta veramente dietro al palliativo del cibo, o dell’assenza di esso. Tu mi chiedi: “Perché soffrire con il cibo?”, e io ti rispondo: “Perché soffrire con un disturbo alimentare?”. È verissimo, a breve termine percorrere la strada del ricovero è ben più difficile e fa ben più soffrire che perseguire la restrizione alimentare, meccanismo che dopo un TOT di tempo passato in balìa dell’anoressia diventa quasi naturale. Ma, a lungo termine, percorrere la strada del ricovero è l’unica cosa che vale veramente la pena. Perché è l’unica cosa che può permetterti di vivere, e non soltanto di sopravvivere. L’unica che può permetterti di non impazzire sul serio. Non so se morirai giovane o meno, naturalmente dipende solo da te. Ma un’artista che muore giovane rimane nell’immaginario comune come l’icona di una persona di successo, piena di potenzialità, brillante, stroncata precocemente da eventi avversi… e di qui alla mitizzazione, il passo è breve Un’anoressica che muore giovane rimane nell’immaginario comune come una mediocre cogliona. E da qui al dimenticatoio è tutt’uno. Ma, bè, del resto, immagino che quando una persona è morta non gliene importa poi più così tanto di cosa penseranno gli altri di lei.

Anonimo ha detto...

per quanto mi riguarda il senso di fame è stato una costante nel corso del mio disturbo.inizialmente provavo piacere nel contrllarlo e la forza che sentivo nel farlo mi dava la carica per continuare, più il controllo era impeccabile, più ero "spinta"poi però la fame ha iniziato a sfinirmi, ha reso la mia vita impossibile.questa fame perenne mi accompagnava costantemente, la sopportavo rassegnata tutto il giorno e a volte mi impediva di dormire.mi sono capitati anche molti episodi in cui mi sentivo sazia subito e sentivo di non poter ingerire nulla di più, non so se fosse una cosa fisica o psicologica,comunque il senso di fame è stato molto più presente di quello di pienezza. mi è capitato anche di mangiare un pasto "normale" e non sentirmi sazia come lo sarebbe un' altra persona e in quei casi sentivo dentro come una fame immensa, che non avrei potuto placare con nulla(anche questo non so di che natura sia). vi è mai successo?

Veggie ha detto...

@ Anonima (17 Ottobre 2014, ore 13.03) – Ciao, rispondo alla tua domanda con la mia personale esperienza… che, ovviamente, essendo una singolarità, non fa in alcun modo statistica, né tantomeno è verità assoluta: è ovvio che essendo tutte persone differenti, i vissuti tra l’una e l’altra sono necessariamente diversi. Personalmente, ho provato la sensazione della fame all’inizio del mio percorso di restrizione alimentare… e, sì, anch’io quando vi resistevo mi sentivo bene, perché anch’io avevo la sensazione di riuscire ad avere tutto sotto controllo… Poi, man mano che la restrizione alimentare è andata avanti (preciso che la mia è stata una restrizione alimentare estremamente lenta e graduale), la sensazione di fame è andata poco a poco a sparire del tutto: quello che mangiavo era diventato rispondente ad una mia logica malata, e non aveva niente a che fare con gli stimoli fisici, che si erano completamente soppressi (che la mente aveva completamente soppresso, cioè…).
In quanto a quello che scrivi tu, io penso che sia la componente fisica che la componente psicologica siano implicate… perché, alla fine, in tutto quello che facciamo siamo necessariamente una commistione di corpo e mente.
Un abbraccio, e grazie per aver lasciato il tuo commento!...

Anonimo ha detto...

grazie per avermi risposto veggie!si credo di capire quello che mi dici e comunque hai ragione quando affermi che in tutto ciò sono implicati corpo e mente.io credo di non distinguere più quando parla l' uno e quando parla l' altro..soprattutto credo che il meccanismo fame/sazietà sia alterato.sinceramente non credo neppure di rendermi conto di quanto effettivamete mangio e di come una persona normale dovrebbe mangiare.un abbraccio anche a te!

Veggie ha detto...

@ Anonima (18 Ottobre 2014, ore 13.13) – Grazie a te per la risposta!... Hai pienamente ragione quando scrivi che nei DCA le sensazioni di fame/sazietà sono alterate… non è meramente quello che credi tu, è un dato di fatto dimostrato da studi scientifici. Per dirla in poche parole, quando subentra un DCA, lo stimolo fisiologico all’appetito che qualsiasi persona spontaneamente ha, viene sostituito dai meccanismi cerebrali propri della malattia… per cui il corpo non risponde più ad uno stimolo biologico, ma va a rispondere a un diktat razionale. Per questo poi, come giustamente tu scrivi, è difficile rendersi conto di quanto/come una persona normale dovrebbe mangiare… perché pretendiamo che sia la mente a comprendere una funzione biologica del tutto istintuale che pertanto non ha niente di razionale. Ed è proprio per questo motivo che io, ormai da anni, mi faccio seguire da una dietista, che mi aiuta appunto sotto il profilo alimentare…

Anonimo ha detto...

Pensi che in generale possa essere utile avere un piano alimentare da seguire? Io sono stata da uno psicologo ma avevo evitato il dietologo, forse per paura..ora però dopo un periodo di tranquillità sto ricadendo nei miei schemi che non credo siano giusti. .mi consiglieresti quindi di provare?un abbraccio!

Veggie ha detto...

@ Anonima (19 Ottobre 2014, ore 14.50) - Premesso che, ovviamente, questa è solo la mia mera opinione personale (dunque senza alcuna pretesa di verità assoluta), secondo me, sì, l'aiuto di un dietista/dietologo è di grande importanza in un percorso di ricovero... ovviamente affiancandolo con la psicoterapia, si capisce. Penso che un approccio che integri sia gli aspetti psicologici sia gli aspetti alimentari sia il più completo, e dunque il più corretto e più utile, che si possa fare. (Non mi farei seguire sia dalla psicologa che dalla dietista, se non la pensassi così, d'altronde...) Per cui, sì, io ti consiglio di provare assolutamente. Con la consapevolezza che non tutti i dististi/dietologi hanno lo stesso approccio e la stessa competenza, per cui potresti dover avere la pazienza di provare più e più volte prima di trovare lo specialista che fa al caso tuo (io ho cambiato 3 dietiste prima di approdare a quella che mi segue attualmente...). Detto questo, credo che provare valga in ogni caso assolutamente la pena: perchè non hai niente da perdere. Scrivi che pur avendo la consapevolezza che non sono giusti, stai comunque ricadendo nei tuoi schemi... ergo, le cose non stanno andando bene. Se provi a contattare un dietista, può darsi che vada male comunque... ma può anche darsi che vada meglio. Dunque non hai nulla da perdere, ed eventualmente tutto da guadagnare. Peraltro, un tentativo non è un obbligo: se ci provi e vedi che nonostante tutto le cose peggiorano, nulla ti vieta di dire al dietista "arriverderci e grazie", e di cambiare rotta. Se invece il dietista riesce ad aiutarti, sarà tanto meglio per te. Se fai un tentativo, ti apri alla possibiità che le cose possano andar meglio... se non ci provi neanche, sicuramente non cambierà niente. Ergo, se hai il niente a fronte di una possibilità, fosse anche una soltanto, secondo me ti conviene scommettere sulla possibilità.

Anonimo ha detto...

Grazie per i consigli!

 
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