Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 15 novembre 2013

Sottotipi di anoressia basati sulla personalità

Come, ne sono certa, la maggior parte di voi che mi leggete saprà, il DSM distingue 2 sottotipi di anoressia. Citando detto manuale:

Sottotipo 1: con restrizioni (restricting type). Nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto non ha presentato regolarmente episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o clisteri) 
Sottotipo 2: con abbuffate/condotte di eliminazione (binge eating/purging type). Nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o clisteri).

Per abbreviare, il sottotipo 1 viene indicato come AN-R (Anorexia Nervosa – Restricting) e il sottotipo 2 come AN-BP (Anorexia Nervosa – Binge/Purging) – dato che gli psichiatri sembrano amare gli acronimi tanto quanto amano chiedervi del vostro rapporto con la vostra mamma. Da un punto di vista comportamentale, questa sottoclassificazione pare scontata. Ma in realtà lo è meno di quanto sembri.

Nuove ricerche, infatti, stanno mostrando che questi 2 sottotipi comportamentali non sono il miglior modo per distinguere tra le varie tipologie di anoressia. Difatti un numero sempre maggiore di psicoterapeuti stanno facendo notare come le differenze caratteriali, di personalità, tra le persone affette da anoressia siano ad oggi più significative rispetto alla dicotomia AN-R e AN-BP, come è stato notato in uno studio condotto da Wildes et, al nel 2011.

 Alcuni studi longitudinali hanno dimostrato infatti che ci sono delle differenze tra AN-R e AN-BP sia riguardo all’efficacia delle varie tecniche terapeutiche, sia riguardo al tempo necessario per fare passi avanti sulla strada del ricovero, sia rispetto alla frequenza delle ricadute, sia in merito alla mortalità. Inoltre è stato osservato come una certa percentuale di soggetti AN-R, tenda a sviluppare dopo un lasso di tempo più o meno lungo AN-BP, mentre la restante percentuale rimane fissa sull’AN-R.

Volendo riassumere lo studio di cui vi parlavo: i ricercatori hanno studiato i profili di personalità di numerose persone affette da DCA, ed utilizzando queste differenti caratteristiche caratteriali, hanno diviso le persone affette da anoressia e da bulimia in 3 principali gruppi.

Tratti di personalità nei 3 gruppi: 

Supercontrollatrici (termine originario: Overcontrolled): Le supercontrollatrici estendono la loro necessità di controllo ben al di là del meno cibo, cercando di riuscire virtualmente a controllare ogni qualsiasi ambito della loro vita. Tendono ad essere rigide, affidabili, ottime leader, ma non hanno in realtà idea di cosa vorrebbero veramente per se stesse e dalla loro vita.
Sottocontrollatrici (termine originario: Undercontrolled – perdonate le pessime traduzioni, ma non credo esistano parole equivalenti in italiano): Le sottocontrollatrici hanno frequenti perdite di controllo che riguardano non solo l’ambito alimentare. Le persone appartenenti a questo gruppo sono spesso impulsive, emotive, molto sensibili, fortemente empatiche e dotate di una brillante intelligenza, ma tendono a soffocare la propria rabbia nei confronti degli altri rivolgendola su se stesse.
Perfezioniste (termine originario: Perfectionistic): Al di là dell’ovvio perfezionismo connesso al nome stesso della categoria, le appartenenti al gruppo delle perfezioniste sono persone molto precise, corrette, puntuali, propositive, gentili ed educate, ma con una certa tendenza alla depressione.
 (Suddivisione tratta da Westen & Harnden-Fischer, 2011) 

In questo studio iniziale lo scopo non era semplicemente quello di valutare le differenze di personalità nei DCA, ma anche quello di capire come questi tratti caratteriali potessero influenzare e quindi predire l’efficacia del trattamento. Credo che non vi sorprenderà il sapere che le persone che miglioravano più rapidamente dopo l’inizio di psicoterapia + riabilitazione nutrizionale erano le perfezioniste, seguite dalle supercontrollatrici, ed infine le sottocontrollatrici. In ogni caso, questo è semplicemente un esempio, e lo studio in questione peraltro era uno studio retrospettivo.

Viceversa, i ricercatori erano interessati ad uno studio prospettivo, per cercare di capire come questi tratti caratteriali influenzassero il percorso di ricovero, e come si modificassero nel corso dello stesso.

Alcune settimane fa, dei ricercatori hanno pubblicato il loro studio su “Behaviour Research and Therapy”. Questo studio si è basato su 116 donne affette da anoressia (alcune con AN-R, altre con AN-BP) che seguivano una psicoterapia e una riabilitazione nutrizionale di tipo ambulatoriale, per valutare la relazione tra la loro personalità e i sintomi clinici presentati (Lavender et al., 2013) Per prima cosa, i ricercatori hanno somministrato a queste donne una batteria di test di personalità e di questionari sui DCA. Dopo 2 settimane di terapia, hanno chiesto a queste donne come si sentissero in quel momento, e quali fossero stati gli eventuali cambiamenti nei comportamenti tipici del loro DCA, in 6 diversi momenti del giorno. Le partecipanti allo studio, in base alla loro personalità, erano state divise in supercontrollatrici (14,7%), sottocontrollatrici (47,4%) e perfezioniste (37,9%).

Le componenti dei 3 sottogruppi di personalità non differivano in termini di età, B.M.I., epoca della diagnosi di DCA. Le persone affette da AN-BP non differivano neanche per numero delle abbuffate, induzione del vomito, iperattività fisica giornaliera. Non sorprendentemente, le ragazze appartenenti al gruppo delle perfezioniste avevano quasi tutte comorbidità quali disturbi d’ansia, DOC o depressione, le persone con AN-BP appartenevano quasi tutte al gruppo delle sottocontrollatrici, le persone con AN-R quasi tutte al gruppo delle supercontrollatrici.

Gli autori hanno concluso:

“[…] Questi risultati suggeriscono che possa essere utile sottosuddividere le persone con un DCA ina base alla loro personalità per poter tipizzare il trattamento, e che le differenze di personalità possono rappresentare una valida strategia di classificazione delle persone affette da disturbi alimentari.” 
(mia traduzione) 

In soldoni: la propria personalità, il proprio carattere, ha molto a che fare con il modo in cui una persona si comporta, ben più dell’attuale sottotipizzazione diagnostica basata esclusivamente sui sintomi. D’altro canto, la tipologia di personalità non permette di distinguere i vari pattern di DCA in maniera tanto schematica da permettere una diagnosi secondo i dettami del DSM. L’importanza di questa suddivisione basata sulla personalità sta nel fatto che varia la risposta ai diversi approcci terapeutici, e quindi è possibile scegliere delle terapie più mirate sulla base del carattere del singolo.

Fortunatamente, questa ricerca è stata ripetuta su 154 ragazze ricoverate in una clinica per DCA (lo studio di Wildes cui avevo accennato). In questo caso i ricercatori hanno valutato tramite opportuni test la personalità delle ragazze al momento dell’ammissione in clinica. L’età media delle partecipanti allo studio era di 25 anni, e l’età media della durata di malattia era di 8 anni.

Anche in questo caso, i ricercatori hanno suddiviso le pazienti nei 3 gruppi di personalità: supercontrollatrici (20,8%), sottocontrollatrici (42,9%) e perfezioniste (36,4%). Di nuovo, anche in questo caso le partecipanti allo studio erano simili tra loro per età, B.M.I., anni di durata della malattia, ad indicare che i tratti della personalità non sono predittivi rispetto alla severità o alla durata di un DCA.

Tuttavia, i 3 gruppi hanno avuto, dopo il ricovero, risultati significativamente differenti. Le perfezioniste sono quelle che se la sono cavata meglio, le sottocontrollatrici quelle che hanno avuto i risultati peggiori: esito sfavorevole alla dimissione, dimissione contro il parere medico, più frequenti ricadute durante i successivi 3 mesi di follow-up. Nella fattispecie, il gruppo delle sottocontrollatrici aveva una probabilità di esito sfavorevole della terapia 3,56 volte maggiore rispetto alle supercontrollatrici, e addirittura 11,23 volte maggiore rispetto alle perfezioniste.

Quando i ricercatori hanno invece analizzato i risultati basandosi sulla suddivisione proposta dal DSM tra persone AN-R e persone AN-BP, è risultato soltanto che al momento della dimissione le ragazze con AN-BP avevano raggiunto risultati peggiori rispetto a quelle con AN-R, ma non c’erano differenze al termine dei 3 mesi di follow-up. Non proprio la stessa cosa, no?!

Dunque, cosa significa tutto questo per noi che abbiamo un DCA? 

Per prima cosa, c’è da considerare che questa suddivisione in 3 gruppi è basata su cluster di personalità. Sebbene alcune persone abbiano tratti caratteriali che le fanno rientrare perfettamente in uno di questi 3 sottogruppi, altre possono avere tratti di personalità comuni a 2 o addirittura a tutti e 3 i sottogruppi. I ricercatori hanno diviso le ragazze sulla base di quale gruppo rispecchiasse maggiormente il loro carattere, ma ovviamente non c’era un’aderenza assolutamente perfetta. Un altro aspetto da considerare è che i questionari schematizzano la personalità di una persona, ma non la rappresentano in toto, e soprattutto fotografano la personalità di una ragazza nel preciso momento in cui essa si sottopone al test. Non tengono conto del fatto che la personalità di quella ragazza possa essere stata ampiamente modificata dal DCA. Sebbene certamente alcuni aspetti basilari del nostro carattere rimangano invariati per tutta la nostra vita, ci sono tratti caratteriali che sono più malleabili, per cui non solo cambiano con l’arrivo del DCA, ma cambiano anche in funzione della nostra crescita e delle nostre esperienze di vita.

Inoltre, c’è da considerare anche il fatto che la risposta immediata ad un ricovero in clinica non è direttamente proporzionale all’entità della remissione dall’anoressia che il singolo può conseguire nel corso della propria vita. Infatti Wildes scrive:

“[…] una possibile spiegazione è che quei fattori che permettono di predire, inizialmente, la risposta alla terapia, differiscono da quelli associate ai risultati a lungo termine. Per esempio, una personalità supercontrollatrice consente di tollerare meglio l’ambiente della clinica rispetto ad una sottocontrollatrice, che avrà più difficoltà a far fronte ai propri impulsi. Tuttavia, nel lungo termine, una personalità supercontrollatrice mal tollera il controllo esercitato dall’esterno, e quindi è più facile che abbia delle ricadute per la sua spasmodica necessità di riacquisire quello che percepisce come il proprio controllo. […]” 
(mia traduzione) 

Il che ricalca perfettamente la mia esperienza personale. Il gruppo delle supercontrollatrici mi calza a pennello, in quanto a personalità (e, non a caso, il mio disturbo alimentare è AN-R). Tralasciando il mio primo ricovero, coatto perchè ero minorenne e quindi totalmente improduttivo, durante gli altri 4 ricoveri sono riuscita ad avere buoni risultati nell’immediato, riuscendo a seguire senza particolare fatica od ansia lo schema alimentare che mi veniva somministrato, e riuscendo a limitare le mie manie di controllo su tutto. Ma questi progressi si esaurivano rapidamente dopo la dimissione. È per questo che ho avuto una montagna di ricadute. Percepivo il controllo su tutto come talmente necessario che riuscire a ridurlo è stata un’impresa che mi ha richiesto un sacco di tempo e di fatica, e su cui comunque sto ancora lavorando.

Ma io credo che la nostra personalità non sia frutto del destino. Scegliere un’Università che mi piaceva e trovare un lavoro che ho fin da subito adorato, sebbene non abbia arrestato le ricadute, mi è stato comunque estremamente d’aiuto per smorzare certi sintomi. Grazie alla psicoterapia, inoltre, sto cercando di lavorare sulla mia personalità, e credo che questa possa essere una cosa utile a chiunque abbia un DCA: cercare di lavorare su se stesse, per cambiare quegli aspetti di noi che perpetrano il disturbo alimentare. Okay, ho sempre una spiccata tendenza a voler controllare le cose, e probabilmente questo tratto di personalità mi accompagnerà sempre, ma ci sto lavorando su per fare in modo che non sia questo controllo a finire per controllarmi la vita.

14 commenti:

Raki ha detto...

Più chiara non potevi essere! Mi pace che oltre a cercare di guarire stai anche facendo molte ricerche in merito, sai bene che e' unn percorso lungo ma xo ne vuoi sapere di più e non ti basta quello che ti dicono i medici o i vari lui comuni, tu ti impegni su tutti i fronti!

Anonimo ha detto...

complimenti, interessantissimo post!

Wolfie ha detto...

Post davvero molto interessante, concordo con le altre ragazze che hanno commentato prima di me!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sai per caso se esiste qualcosa del genere anche relativamente alla bulimia???????? Cioè, mi spiego meglio, sai se esistono degli studi relativi a classificazioni secondo varie tipologie di personalità anche per quanto riguarda la bulimia, oltre che l’anoressia??????
Io penso che una classificazione basata sulle caratteristiche caratteriali sia molto migliore rispetto a quella basata sul comportamento nei confronti del cibo, anche se capisco che forse il dsm, essendo un manuale, ha bisogno di criteri più pratici, più materiali per fare una classificazione, che non delle caratteristiche caratteriali, che sono comunque delle cose molto più variabili e sulle quali è molto più difficile classificare.
Tuttavia rimango d’accordo con l’idea che è importante classificare e valutare un dca più che altro in base alla personalità, perché personalità diverse possono rispondere in maniera differente ai vari approcci terapeutici, quindi valutando la personalità di una ragazza sarebbe più facile indirizzarla verso la tipologia di terapia che le è più adatta proprio in base al suo carattere.
Mi piace questa classificazione basata sulla personalità anche perché sposta l’accento dal cibo, facendo capire che il vero problema del dca non è tanto l’alimentazione in sé, quanto il modo in cui una persona in base al suo carattere interagisce col mondo circostante e in alcuni casi crea le basi per il proliferare del dca stesso.
È positivo che facciano questo tipo di ricerche e di studi, io spero che prendano più campo, perché potrebbe essere un ottimo modo per studiare il dca non basandosi sempre sul cibo, ma su altre cose come la personalità che spingono verso il dca molto più del cibo stesso.
Un abbraccione!!!!!!!!!!!!!!!

Michiamomari, e ha detto...

Ciao veggie, carissima..!
graize per essermi venuta a trovare :-)
e il tuo blog, sempre più professionale, vedo..
scusa se non faccio una ricerca approfondita ora e prendo la scorciatoia: vorrei sapere se hai confezionato dei documenti, con tutte le tue osservazioni e ricerche, magari su alcuni temi in particolare..
vaneggio?

FrancescaAsia ha detto...

sei sempre molto chiara e tecnica.
I tuoi post mi aiutano molto a vedermi dal di fuori e a riflettere su di me interiormente.
spero che un giorno non ci sia più bisogno di parlare di tutto questo,di fare ricerche,spero che queste malattie si estinguano e lascino il posto a libertà e felicità.
ti abbraccio piccola! ti sostengo!
francescaAsia

Vele Ivy ha detto...

Brava Veggie, mi è piaciuta molto la conclusione del post. E' la volontà personale la molla che può far cambiare le cose e fa accettare anche di essere aiutati.

GaiaCincia ha detto...

Le etichette che mettiamo (o ci lasciamo mettere) sono sempre delle coperte troppo corte o completamente sbagliate rispetto alle situazioni che viviamo.

Grazie :*

Anonimo ha detto...

Cara Veggie,
ottimo questo post! Ma veramente!!
Precisa nei minimi dettaglia.Una documentazione interessante sopratutto nuova per alcune persone.
Bravissima !
Un abbraccio enorme
continua così che guarirai tesoro :) :)

Lisbeth ha detto...

Ciao Veggie! Sebbene gli studi da te citati mi sembrino molto interessanti, come psicologa non amo molto quelli che creano nuove classificazioni quando se ne possono utilizzare altre peraltro molto più accurate. Limitandomi a prendere in considerazione il manuale da te citato, DSM-IV, di fatto è vero che la diagnosi relativa ai DCA è molto limitata e rigida (limite peraltro estendibile a tutte le diagnosi psichiatriche), ma è anche vero che solitamente nelle valutazioni psicodiagnostiche si somministrano anche scale che si rifanno all'Asse II del DSM, ovvero l'asse che consente di diagnosticare i tratti e i disturbi di personalità. Mi viene in mente, ad esempio, che molto probabilmente il gruppo delle ipercontrollatrici sarebbero rientrate in un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, le sottocontrollatrici in un disturbo borderline o passivo aggressivo di personalità e le perfezioniste in un DOC/depressivo di personalità. Personalmente (sia come psicologa che come paziente) credo fermamente che sia utilissimo integrare la diagnosi del DCA con la diagnosi dei disturbi di personalità e che senza questa integrazione non sia assolutamente possibile iniziare a risolvere alcunchè del sintomo alimentare. Io posso ritenermi fortunata perchè, sebbene la terapia che frequento non sia specifica per i disturbi di personalità, è aperta a molti ambiti che riguardano la personalità delle pazienti con DCA, in particolare bulimiche, e che di fatto poi vanno a sostanziare quasi tutti i criteri presenti nel disturbo borderline di personalità (che è quello che si verifica in maggiore probabilità in co-diagnosi con la bulimia e infatti è quello che personalmente mi riguarda).
Comunque fa sempre piacere leggere ricerche nuove che cerchino di approfondire questa tematica così complessa!

Veggie ha detto...

@ Raki89 – Ti ringrazio!... Sono contenta che il mio post risulti chiaro, pensi sia una caratteristica molto importante quando si vogliono trasmettere informazioni. Perché, sì, penso che l’informazione, tanto quella fornita dai medici, quanto quella ricercata individualmente, rappresenti un aspetto importante della lotta all’anoressia, perché permette di razionalizzare molti aspetti della malattia. E poi io ho un po’ il pallino della ricerca scientifica, perché mi piacerebbe poter lavorare proprio nel campo della ricerca, in futuro…

@ Quod est – Grazie mille!... Spero che anche gli altri post ti paiano altrettanto interessanti…!

@ Wolfie – Non so se esista qualcosa del genere anche relativamente alla bulimia… comunque do un’occhiata, e se trovo qualcosa d’interessante ti mando il link tramite mail!... Comunque sono del tutto d’accordo con ciò che hai scritto… Il DSM ha bisogno naturalmente di criteri medici di classificazione, essendo un libro di psichiatria… tuttavia, sono anch’io dell’idea che la personalità è un elemento da valutare molto più importante rispetto alla modalità con cui la ragazza ammalata interagisce col cibo…

@ Mari – Ciao Mari!... Grazie a te per essere ripassata da me, altroché!... Rispondendo alla tua domanda, sì, ho scritto anche altri post inerenti a studi scientifici sui DCA, però non li ho riuniti, li trovi sparsi sul blog… In ogni caso, se t’interessano i post relativi alla ricerca ti possono mandare i rispettivi link tramite e-mail… Fammi sapere!!...

@ FrancescaAsia – Ti ringrazio, e sono davvero contenta che i miei post ti possano aiutare in qualche modo… Io non so se i DCA mai scompariranno del tutto, ma poiché la vedo ardua cosa, penso sia di fondamentale importanza privilegiare la ricerca in tal senso… Ti abbraccio forte forte…

@ Vele/Ivy – Io credo che la volontà personale sia la chiave di volta quando si decide di combattere contro un DCA… certo, poi conta tantissimo l’aiuto medico e il supporto che si riceve, ma la volontà dev’esserci alla base…

@ GaiaCincia – Senz’ombra di dubbio!!... Proprio per questo mi piace molto di più la stratificazione secondo personalità rispetto a quello secondo sintomo… Grazie a te…

@ BornOrDie – Mi fa piacere aver potuto condividere anche con te qualcosa che non conoscevi… condividere non insegnare, per carità, non ho la pretesa di essere insegnante di nessuno… ^^” Sono contenta che ti sia piaciuto questo post, comunque, perché mi piace molto trattare gli aspetti più scientifici…

Veggie ha detto...

@ Lisbeth – Guarda, secondo me più ricerche vengono fatte in merito ai DCA (quale che ne sia l’aspetto approfondito), meglio è, perché magari si comincerebbe ad avere informazioni più precise, che potrebbero essere utilizzate per elaborare migliori strategie terapeutiche… A parte questo, io non sono né psicologa né psichiatra, in tal senso sei dunque tu la persona più esperta a tal riguardo… Io penso che la “rigidità” delle diagnosi del DSM serva per favorire l’inquadramento diagnostico… poi sta alla competenza dello psichiatra/psicologo capire la complessità in toto della persona che ha di fronte, e progettare una linea terapeutica individualizzata su quella stessa persona… Io, come medico, forse sotto certi punti vi vista preferisco la flessibilità, perché è un qualcosa che in medicina è necessaria… sai quante volte mi è capitato che 2 persone con la stessa patologia organica di fondo presentassero sintomi non uguali?!... Quindi, ben mi adatto a nuove classificazioni e nuovi punti di vista, e non sono affatto restia a contemplarli… Comunque sono totalmente d’accordo sul fatto che tra tipologia di personalità di un individuo e il suo DCA ci sia una correlazione, e che dunque sia molto importante lavorare non solo restringendo la terapia all’ambito del DCA, ma anche allargandola alla personalità del singolo…
Già che ci sono, poiché alcune cose che hai scritto nel tuo commento mi hanno incuriosita, ne approfitto per farti alcune domande… ^^”
1) Che differenza c’è tra DOC e disturbo ossessivo-compulsivo (che citi come possibili associazioni a 2 personalità)?... Io pensavo fossero la stessa cosa, che “DOC” fosse l’acronimo di Disturbo Ossessivo-Compulsivo… Invece, a quanto intuisco dal tuo commento, sono cose diverse che si ascrivono a personalità diverse, giusto?!...
2) Cosa sono le “scale” per le “valutazioni psicodiagnostiche” che citi nel tuo commento?...
3) Hai scritto che il gruppo delle ipercontrollatrici potrebbe essere ascritto ad un disturbo ossessivo-compulsivo di personalità… Io, come ho scritto anche nel post, sono indubbiamente un’ipercontrollatrice… però non rispondo ai criteri del disturbo ossessivo-compulsivo di personalità elencati dal DSM-IV… quindi, secondo te, che correlazione può esserci tra le 2 cose?...

Lisbeth ha detto...

Ciao Veggie!
Allora, con "DOC" intendevo proprio il disturbo ossessivo compulsivo di personalità! L'ho scritto così solo per comodità :D
Con "scale per le valutazioni psicodiagnostiche" mi riferisco, nel caso del mio commento, alla SCID-II che è l'intervista necessaria alla diagnosi dei disturbi di personalità secondo l'asse II del DSM-IV... però ne esistono moltissime altre per qualsiasi aspetto specifico o globale della personalità che uno voglia testare!
Infine, l'aspetto del legame tra "ipercontrollatrici" e "DOC di personalità" me l'ha fatto venire in mente ciò che hai scritto nel tuo post, in particolare "Le supercontrollatrici estendono la loro necessità di controllo ben al di là del cibo, cercando di riuscire a controllare ogni qualsiasi ambito della loro vita" mi fa venire in mente l'aspetto descrittivo iniziale del quadro DOC dove si dice "Un quadro pervasivo di preoccupazione per l'ordine, perfezionismo e CONTROLLO MENTALE E INTERPERSONALE". Poi: "Tendono ad essere rigide, affidabili, ottime leader" mi ha fatto venire in mente i criteri 1) Attenzione ai dettagli, le regole, le liste, l'ordine; 2) Mostra un perfezionismo che interferisce con il completamento dei compiti; 4) Esageratamente coscienzioso; 6) E' riluttante a delegare compiti o a lavorare con altri, a meno che non si sottomettano esattamente al suo modo di fare le cose.
Ora, non credo proprio che tutte le ipercontrollatrici abbiano un DOC di personalità, ma di sicuro una buona percentuale ha almeno qualche tratto! Infatti anche la letteratura sull'anoressia sottolinea spesso la comorbidità con questo disturbo...

Musidora ha detto...

Ho sempre qualche problema con le definizioni, nonostante le trovi in certa misura utili, soprattutto per chi si occupa di ricerca...

Per quanto riguarda il mio sintomo io faccio parte del sottotipo 2: AN-BP, a cui dovrebbe corrispondere una personalità "sottocontrollante" e in effetti mi ritrovo nella descrizione caratteriale associata.

Tuttavia, il mio modo di rispondere alla terapia non è conforme, in quanto ho avuto sì le mie grane ad adattarmi in clinica, ma alla fine ho portato a termine il percorso raggiungendo gli obbiettivi che erano auspicati dai medici.

Tornata a casa però ho avuto una pressoché immediata ricaduta, che prosegue tuttora.

Quindi, non so che dire, per me il controllo sul peso e il cibo - la fedeltà al sintomo, è l'unica cosa che mi fa essere "funzionante" nella disfunzione...

Veggie ha detto...

@ Lisbeth – Grazie per le delucidazioni!!... A Medicina non esiste un esame di Psicologia propriamente detto, esiste solo quello di Psichiatria che però, per lo meno per come viene fatto nella facoltà della città in cui io ho studiato, è una barzelletta, il classico esamino che superano tutti ad occhi chiusi… ecco perché sono un po’ ignorante in materia…
Sì, conosco i test che citi (e, personalmente, li aborro e li trovo totalmente inutili – ma questa è un’altra storia…), ma non sapevo che fossero chiamati “scale per le valutazioni psicodiagnostiche”…
Sono d’accordo sul discorso dei tratti di personalità: anche se non c’è sovrapposizione completa (che immagino si realizzi soltanto negli effettivi casi documentati di comorbidità…), sicuramente ci possono essere dei tratti caratteriali comuni alle 2 patologie…

@ Musidora – Penso che le classificazioni siano utili a fini medici e statistici… poi è ovvio che noi siamo esseri umani e non statistiche, quindi ritengo normale che non ci sia una perfetta aderenza tra classificazione e individuo… Su questo punto, sono perfettamente d’accordo con te quando dici che ci si può ritrovare nella classificazione caratterialmente ma non come risposta alla terapia, o viceversa… che poi, per inciso, forse mi sono spiegata male nel post quando ho parlato di ricadute post-ricovero in clinica, quindi metto i puntini sulle “i”: per tutte le persone appartenenti alle 3 sottoclassi di personalità c’è una certa percentuale di ricaduta al termine del ricovero, solo che questa percentuale è più elevata per le “supercontrollatrici”… il che non significa che sia inesistente per le “sottocontrollatrici”!...
Se posso permettermi, però, secondo me la frase “la fedeltà al sintomo, è l'unica cosa che mi fa essere "funzionante" nella disfunzione”, è profondamente condizionata dal DCA, in quanto cerca di giustificarne la presenza nella tua vita… Per questo mi trovo in disaccordo per quanto riguarda la tua ultima affermazione: quando si ha un DCA non si è mai veramente funzionanti. Si tira avanti, si simula, in qualche modo si sbarca… ma questo non è essere funzionali, a mio avviso, questo è l’illusione della funzione, ovvero il cavarsela alla meno peggio. Si diventa veramente funzionanti quando il DCA non controlla più prioritariamente la nostra vita… perché è solo a quel punto che possiamo viverla senza essere pesantemente condizionate dalla malattia…

 
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