sabato 28 maggio 2011
Tutto da perdere... e da riprendere
Cos’è che l’anoressia ci fa perdere?
Ci fa perdere la possibilità di raggiungere quello che avremo potuto raggiungere.
Ci fa perdere la salute fisica (e mentale).
Ci fa perdere il nostro amore per le cose che ci piaceva fare.
Ci fa perdere il corpo “perfetto” che avevamo prima d’introdurci nella spirale discendente dell’anoressia.
Ci fa perdere energia.
Ci fa perdere speranza.
Ci fa perdere integrità e identità.
Ci fa perdere l’amicizia.
Ci fa perdere molte esperienze.
Ci fa perdere anni di studio/lavoro.
Ci fa perdere opportunità.
Ci fa perdere rispetto per noi stesse.
Ci fa perdere autostima.
Ci fa perdere il controllo.
Ci fa perdere la fiducia nel futuro.
Ci fa perdere il desiderio di cambiare le cose.
Ci fa perdere tempo.
Ci fa perdere l’innocenza.
Ci fa perdere la serenità.
Ci fa perdere la capacità di accettarci ed apprezzarci per quello che siamo.
Ci fa perdere la volontà di vivere.
Ci fa perdere una corretta percezione della bellezza.
Ci fa perdere sogni ed obiettivi.
Ci fa perdere la concentrazione.
Ci fa perdere ogni direzione.
Ci fa perdere il desiderio di vivere spensieratamente e in modo divertente.
Ci fa perdere di vista quello che conta veramente nella vita.
Ci fa perdere noi stesse.
Io ci sono passata. Sto ancora combattendo. Ho perso talmente tanto me stessa, nel tentativo di essere quella che non ero, che quando ho ottenuto quello che desideravo mi sono accorta che non era ciò di cui avrei avuto veramente bisogno. E che quindi, in definitiva, avevo perso tutto senza ottenere niente.
Se abbracciate ancora la vostra anoressia e non volete lottare, preparatevi a perdere molto, MOLTO più che qualche semplice chilo. Preparatevi a perdere TUTTO. Preparatevi a perdere. Poiché è questo che è in realtà l’anoressia: una scelta a perdere.
Se invece state combattendo insieme a me, ragazze, bè, allora considerate che tutto quello che l’anoressia si è presa non ce lo renderà indietro… ma che, se lottiamo, giorno dopo giorno, noi possiamo provare a ricostruire qualcosa di nuovo. Qualcosa di veramente nostro. La libertà.
Ci fa perdere la possibilità di raggiungere quello che avremo potuto raggiungere.
Ci fa perdere la salute fisica (e mentale).
Ci fa perdere il nostro amore per le cose che ci piaceva fare.
Ci fa perdere il corpo “perfetto” che avevamo prima d’introdurci nella spirale discendente dell’anoressia.
Ci fa perdere energia.
Ci fa perdere speranza.
Ci fa perdere integrità e identità.
Ci fa perdere l’amicizia.
Ci fa perdere molte esperienze.
Ci fa perdere anni di studio/lavoro.
Ci fa perdere opportunità.
Ci fa perdere rispetto per noi stesse.
Ci fa perdere autostima.
Ci fa perdere il controllo.
Ci fa perdere la fiducia nel futuro.
Ci fa perdere il desiderio di cambiare le cose.
Ci fa perdere tempo.
Ci fa perdere l’innocenza.
Ci fa perdere la serenità.
Ci fa perdere la capacità di accettarci ed apprezzarci per quello che siamo.
Ci fa perdere la volontà di vivere.
Ci fa perdere una corretta percezione della bellezza.
Ci fa perdere sogni ed obiettivi.
Ci fa perdere la concentrazione.
Ci fa perdere ogni direzione.
Ci fa perdere il desiderio di vivere spensieratamente e in modo divertente.
Ci fa perdere di vista quello che conta veramente nella vita.
Ci fa perdere noi stesse.
Io ci sono passata. Sto ancora combattendo. Ho perso talmente tanto me stessa, nel tentativo di essere quella che non ero, che quando ho ottenuto quello che desideravo mi sono accorta che non era ciò di cui avrei avuto veramente bisogno. E che quindi, in definitiva, avevo perso tutto senza ottenere niente.
Se abbracciate ancora la vostra anoressia e non volete lottare, preparatevi a perdere molto, MOLTO più che qualche semplice chilo. Preparatevi a perdere TUTTO. Preparatevi a perdere. Poiché è questo che è in realtà l’anoressia: una scelta a perdere.
Se invece state combattendo insieme a me, ragazze, bè, allora considerate che tutto quello che l’anoressia si è presa non ce lo renderà indietro… ma che, se lottiamo, giorno dopo giorno, noi possiamo provare a ricostruire qualcosa di nuovo. Qualcosa di veramente nostro. La libertà.
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sabato 21 maggio 2011
Vivere con/senza l'anoressia
L’anoressia e la bulimia finiscono, a poco a poco, per invadere ogni singolo aspetto della nostra vita, devastando tutto. Così finiscono per farci dimenticare che cosa significhi vivere davvero, intrappolandoci nella nostra stessa mente.
Nel momento in cui s’inizia a percorrere la strada del ricovero, perciò, penso venga spontaneo chiedersi che cosa significhi vivere veramente.
Di certo non significa lottare costantemente contro il cibo, inquadrandolo come un nemico. Non significa fare attività fisica compulsiva mentre si è sopraffatte dall’angoscia per cercare di bruciare presunte calorie assunte in eccesso. Non significa pesarsi tutti i giorni e lasciare che sia il numero che si legge sulla bilancia a dirci quanto valiamo e ad influenzare l’umore quotidiano. Non significa basare la nostra autovalutazione e la nostra autostima sulla taglia di jeans che indossiamo. Non significa evitare ogni qualsiasi rapporto sociale perché non riusciamo a frenare l’ansia conseguente al dover mangiare mente gli altri ci guardano. Non significa piangersi addosso, autocommiserarsi, perpetrare comportamenti distruttivi raccontando a noi stesse la scusa che non abbiamo altra scelta e speranza. Non significa trascorrere più tempo a pensare al corpo che alle amiche. Non significa avere pensieri ossessivi. Non significa essere preoccupate di essere abbastanza magre (ovvero abbastanza malate) per essere notate. Non significa avere segreti e bugie nei confronti di tutte le persone che ci circondano. Non significa pianificare e seguire rigidamente la restrizione alimentare. Non significa perdere così tanto peso da non essere nemmeno più in grado di pensare con chiarezza. Non significa mutilare i nostri sogni e le nostre aspirazioni.
Alla domanda “Che cosa significa vivere?”, di certo ognuna di noi avrà una risposta peculiare e personale da dare; ma sicuramente vivere non significa fare una qualsiasi delle cose indotte dal DCA.
Ragazze, cercate la vostra ragione per vivere. Cercate quello che volete veramente dalla vita. E poi metteteci tutte voi stesse per realizzare il vostro progetto. Continuate sempre ad andare avanti. Rialzatevi dopo ogni ricaduta, e non permettete alla sconfitta di oggi di offuscare la vittoria di domani. Cercate di ascoltare le Vere Voi Stesse, la vostra vera voce, non quella dell’anoressia. Abbiate cura di voi. Prendetevi con ironia. Ridete. Fate scelte e non abbiate rimpianti. Continuate ad imparare. Tenete stretti per mano i vostri amici. Fate quello che amate fare.
Lottate sempre contro l’anoressia, come se ne andasse della vostra stessa vita… perché, in effetti, è proprio così.
P.S.= Per chi fosse interessata, sul sito www.mtvnews.it , sotto l'etichetta "Storie", c'è il topic "Anoressia" in cui, oltre al mio video che ho linkato nel post precedente, potete trovare altri 4 video di persone che raccontano la loro storia e la loro esperienza...
Nel momento in cui s’inizia a percorrere la strada del ricovero, perciò, penso venga spontaneo chiedersi che cosa significhi vivere veramente.
Di certo non significa lottare costantemente contro il cibo, inquadrandolo come un nemico. Non significa fare attività fisica compulsiva mentre si è sopraffatte dall’angoscia per cercare di bruciare presunte calorie assunte in eccesso. Non significa pesarsi tutti i giorni e lasciare che sia il numero che si legge sulla bilancia a dirci quanto valiamo e ad influenzare l’umore quotidiano. Non significa basare la nostra autovalutazione e la nostra autostima sulla taglia di jeans che indossiamo. Non significa evitare ogni qualsiasi rapporto sociale perché non riusciamo a frenare l’ansia conseguente al dover mangiare mente gli altri ci guardano. Non significa piangersi addosso, autocommiserarsi, perpetrare comportamenti distruttivi raccontando a noi stesse la scusa che non abbiamo altra scelta e speranza. Non significa trascorrere più tempo a pensare al corpo che alle amiche. Non significa avere pensieri ossessivi. Non significa essere preoccupate di essere abbastanza magre (ovvero abbastanza malate) per essere notate. Non significa avere segreti e bugie nei confronti di tutte le persone che ci circondano. Non significa pianificare e seguire rigidamente la restrizione alimentare. Non significa perdere così tanto peso da non essere nemmeno più in grado di pensare con chiarezza. Non significa mutilare i nostri sogni e le nostre aspirazioni.
Alla domanda “Che cosa significa vivere?”, di certo ognuna di noi avrà una risposta peculiare e personale da dare; ma sicuramente vivere non significa fare una qualsiasi delle cose indotte dal DCA.
Ragazze, cercate la vostra ragione per vivere. Cercate quello che volete veramente dalla vita. E poi metteteci tutte voi stesse per realizzare il vostro progetto. Continuate sempre ad andare avanti. Rialzatevi dopo ogni ricaduta, e non permettete alla sconfitta di oggi di offuscare la vittoria di domani. Cercate di ascoltare le Vere Voi Stesse, la vostra vera voce, non quella dell’anoressia. Abbiate cura di voi. Prendetevi con ironia. Ridete. Fate scelte e non abbiate rimpianti. Continuate ad imparare. Tenete stretti per mano i vostri amici. Fate quello che amate fare.
Lottate sempre contro l’anoressia, come se ne andasse della vostra stessa vita… perché, in effetti, è proprio così.
P.S.= Per chi fosse interessata, sul sito www.mtvnews.it , sotto l'etichetta "Storie", c'è il topic "Anoressia" in cui, oltre al mio video che ho linkato nel post precedente, potete trovare altri 4 video di persone che raccontano la loro storia e la loro esperienza...
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sabato 14 maggio 2011
On stage...
MTV news, 13 Maggio 2011
Per me, per voi... per tutte noi.
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sabato 7 maggio 2011
Smetterla di contare le calorie: alcuni trucchi
Fortunatamente, nonostante la mia anoressia, quello di contare le calorie non è mai stato un mio problema perché non l’ho mai fatto. Tuttavia, parlando durante i miei vari ricoveri con altre ragazze nella mia stessa condizione, mi sono accorta che il conteggio ossessivo delle calorie è un problema che riguarda molte ragazze anoressiche.
Trovo perciò che un primo fondamentale passo per straccarsi da quelle che sono le compulsioni che in alcuni casi possono essere proprie dell’anoressia, un primo step per rompere il circolo vizioso in cui l’anoressia ingabbia, possa essere, per chi soffre di questo problema, quello di smetterla di contare le calorie. Questa può diventare infatti un’abitudine ossessiva di cui è difficile liberarsi, ma che non fa altro che reiterare il loop distorto del DCA.
Penso che il percorso di ricovero preveda il provare a riavvicinarsi al cibo sforzandosi di non vederlo come un “mucchietto di calorie”, ma come un qualcosa che ci cerve per nutrirci – e quindi per prenderci cura di noi stesse.
Voglio perciò provare a darvi qualche consiglio su come riuscire a smettere di contare le calorie. Ovvio, nessuna pretesa di soluzioni a prova di bomba. Solo un tentativo che spero possa esservi utile.
1 – Bevete latte/succhi di frutta/etc… da bicchieri di differente forma e volume. Usate un bicchiere di cui non conoscete il volume, e riempitelo secondo quanto avete sete, senza pensare a quante calorie possa contenere quel TOT di bevanda.
2 – Togliete le etichette informative non appena comprate il cibo, scegliendolo secondo i vostri gusti e non secondo l’ammontare delle calorie scritto sull’etichetta. Non conoscere le calorie di quello che si assume non ne cambia l’apporto, e aiuta un sacco da un punto di vista psicologico. Provare per credere!
3 – Cucinate cibo in abbondanza in modo che vi sia sufficiente per alcuni giorni, senza stare a misurare gli ingredienti. Quando il tutto è pronto, fate delle porzioni a occhio e mettetele nel frigorifero. Così saprete più o meno quello che mangiate, senza però conoscerne l’esatto ammontare calorico.
4 – Chiedete a una vostra amica di cucinarvi qualcosa che lei mangia abitualmente. Questo può far paura, lo riconosco, ma se poi mangiate insieme questo può darvi un idea di cosa significhi tornare a mangiare “normalmente”, e la presenza di un’altra persona può distrarvi dall’ansia.
5 – Il cibo non è un nemico. Pensate al cibo come se fosse la vostra medicina: calorie, nutrienti, vitamine e sali minerali vi aiuteranno a riparare il danno che l’anoressia ha inflitto al vostro corpo.
Per esempio: il calcio rinforza le ossa; i carboidrati sono la primaria fonte di energia; i lipidi sono necessari per la protezione termica, per la riserva di energia, per sostenere gli organi, per avere il ciclo, e per migliorare il tono della pelle; etc…
6 – Ricordate che comunque il calcolo delle calorie nelle etichette informative è sempre inaccurato, e che questo può portarvi a fare scelte alimentari scorrette e illogiche. Inoltre 100 calorie di carne non equivalgono a 100 calorie di burro.
7 – Se anche avete imparato a mente le tabelle nutrizionali e conoscete le calorie associate ad ogni singolo alimento che ingerite, la cosa più importante da fare è non sommarle per calcolare il totale. Se vi rendete conto che lo state facendo, cercate di distogliere immediatamente l’attenzione concentrandovi su una qualsiasi altra cosa. Per esempio, un segnale di STOP.
8 – Quando vi vengono dei pensieri relativi alle calorie del cibo e provate ansia, dite a voi stesse: “Ho il diritto di nutrirmi (senza pensare all’apporto calorico!) e di non farmi del male”.
Ragazze, avete sempre una scelta. Fate la scelta giusta, che purtroppo non è mai quella più facile, ma è inevitabilmente quella necessaria. Per smettere di contare le calorie. E per smettere di contare sull’anoressia.
Trovo perciò che un primo fondamentale passo per straccarsi da quelle che sono le compulsioni che in alcuni casi possono essere proprie dell’anoressia, un primo step per rompere il circolo vizioso in cui l’anoressia ingabbia, possa essere, per chi soffre di questo problema, quello di smetterla di contare le calorie. Questa può diventare infatti un’abitudine ossessiva di cui è difficile liberarsi, ma che non fa altro che reiterare il loop distorto del DCA.
Penso che il percorso di ricovero preveda il provare a riavvicinarsi al cibo sforzandosi di non vederlo come un “mucchietto di calorie”, ma come un qualcosa che ci cerve per nutrirci – e quindi per prenderci cura di noi stesse.
Voglio perciò provare a darvi qualche consiglio su come riuscire a smettere di contare le calorie. Ovvio, nessuna pretesa di soluzioni a prova di bomba. Solo un tentativo che spero possa esservi utile.
1 – Bevete latte/succhi di frutta/etc… da bicchieri di differente forma e volume. Usate un bicchiere di cui non conoscete il volume, e riempitelo secondo quanto avete sete, senza pensare a quante calorie possa contenere quel TOT di bevanda.
2 – Togliete le etichette informative non appena comprate il cibo, scegliendolo secondo i vostri gusti e non secondo l’ammontare delle calorie scritto sull’etichetta. Non conoscere le calorie di quello che si assume non ne cambia l’apporto, e aiuta un sacco da un punto di vista psicologico. Provare per credere!
3 – Cucinate cibo in abbondanza in modo che vi sia sufficiente per alcuni giorni, senza stare a misurare gli ingredienti. Quando il tutto è pronto, fate delle porzioni a occhio e mettetele nel frigorifero. Così saprete più o meno quello che mangiate, senza però conoscerne l’esatto ammontare calorico.
4 – Chiedete a una vostra amica di cucinarvi qualcosa che lei mangia abitualmente. Questo può far paura, lo riconosco, ma se poi mangiate insieme questo può darvi un idea di cosa significhi tornare a mangiare “normalmente”, e la presenza di un’altra persona può distrarvi dall’ansia.
5 – Il cibo non è un nemico. Pensate al cibo come se fosse la vostra medicina: calorie, nutrienti, vitamine e sali minerali vi aiuteranno a riparare il danno che l’anoressia ha inflitto al vostro corpo.
Per esempio: il calcio rinforza le ossa; i carboidrati sono la primaria fonte di energia; i lipidi sono necessari per la protezione termica, per la riserva di energia, per sostenere gli organi, per avere il ciclo, e per migliorare il tono della pelle; etc…
6 – Ricordate che comunque il calcolo delle calorie nelle etichette informative è sempre inaccurato, e che questo può portarvi a fare scelte alimentari scorrette e illogiche. Inoltre 100 calorie di carne non equivalgono a 100 calorie di burro.
7 – Se anche avete imparato a mente le tabelle nutrizionali e conoscete le calorie associate ad ogni singolo alimento che ingerite, la cosa più importante da fare è non sommarle per calcolare il totale. Se vi rendete conto che lo state facendo, cercate di distogliere immediatamente l’attenzione concentrandovi su una qualsiasi altra cosa. Per esempio, un segnale di STOP.
8 – Quando vi vengono dei pensieri relativi alle calorie del cibo e provate ansia, dite a voi stesse: “Ho il diritto di nutrirmi (senza pensare all’apporto calorico!) e di non farmi del male”.
Ragazze, avete sempre una scelta. Fate la scelta giusta, che purtroppo non è mai quella più facile, ma è inevitabilmente quella necessaria. Per smettere di contare le calorie. E per smettere di contare sull’anoressia.
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domenica 1 maggio 2011
Educazione e prevenzione (?)
In quanto protomedico, sono una decisa fautrice della prevenzione, che ritengo sia uno strumento d’importanza fondamentale onde limitare l’insorgenza di determinate malattie. Eppure, non ritengo quest’arma particolarmente efficace nel ridurre i casi di anoressia.
E’ bello cullarsi nell’idea di poter prevenire i DCA. Non sto dicendo che non lo dovremmo fare o che non potremmo provare, mi chiedo soltanto come, insegnando alle bambine ad “amare il proprio corpo” e illustrando loro la pericolosità, i danni fisici e mentali che l’anoressia può apportare, si possa effettivamente evitare la comparsa di un DCA.
Recentemente ho letto un articolo scritto dalla terapeuta Judith Brisman, in cui scrive:
* E’ importante parlare a proposito dei DCA e della loro pericolosità. Parlarne nello stesso modo in cui si parla della pericolosità del fumo in quanto adiuvante di neoplasie polmonari – o della possibilità di fare incidenti se ci si mette alla giuda ubriachi. Un DCA è altrettanto pericoloso, non può essere ignorato.
* Aiutate i vostri figli a fare attenzione alla loro vita interiore. Quali sentimenti provano quando mangiano un gelato, o quando saltano la colazione o il pranzo? Siate genuinamente curiosi in merito alle loro paure, sentimenti e timore in merito al loro corpo. Ed educateli al riguardo: insegnategli che saltare pasti alla lunga distrugge il loro metabolismo.
* Insegnate ai vostri figli ad avere un alimentazione responsabile. Questo non significa non permettergli di mangiare snack. Per esempio, può andar bene mangiare della torta – ma quante volte al giorno? E quanta? Parlatene, mostrate curiosità, e fate attenzione. I bambini devono sapere che se entreranno in un DCA non avranno più la possibilità di concentrarsi sullo studio o di fare sport con buoni risultati. I bambini devono temere un DCA come una tossicodipendenza, un alcoolismo cronico. Devono inoltre sapere che ci sono molti supporti che possono fin da subito ricevere, se dicono di avere dei problemi col proprio corpo e con l’alimentazione.
Okay, non penso che ciò che dice questa terapeuta sia sbagliato al 100%. Anzi, la comunicazione tra genitori e figli è molto importante per ogni qualsiasi cosa, ed è ovvio che un genitore debba insegnare ai propri figli come alimentarsi correttamente, così come deve fargli notare quanto possa essere sbagliato fumare o abusare di alcool e stupefacenti.
Ma la mia domanda è: tutto questo potrebbe veramente servire a prevenire l’insorgenza di un DCA?
Credo che la stragrande maggioranza delle ragazze che sviluppa l’anoressia abbia una conoscenza, ovviamente teorica, al riguardo. Io sapevo benissimo che la restrizione alimentare era pericolosa per il mio organismo nel momento in cui ho deciso di adottare questo comportamento, ma questa consapevolezza non mi ha certo fermata: primo, perché l’idea era che comunque tutte quelle complicanze e quei danni fisici non sarebbero toccati proprio a me, secondo, perché le sensazioni positive (in termini di senso di controllo, forza, soddisfazione, sicurezza, etc…) che la restrizione alimentare mi dava, sul momento mi sembravano più importanti e necessarie della consapevolezza che il mio comportamento alimentare, alla lunga, avrebbe potuto essere molto dannoso.
Penso certamente che molte bambine (e donne!) dovrebbero essere messe al corrente dei danni fisici che una restrizione alimentare “fai-da-te” può provocare, e di come invece affidarsi ad una dietista/nutrizionista qualificata possa permettere di perdere ugualmente peso ma in maniera sana, graduale ed equilibrata. Penso che dovrebbero essere date dritte su quale dovrebbe essere un’alimentazione corretta. E vorrei certamente che molte più persone avessero idee più precise sull’attivista fisica – troppa/troppo poca che sia. Penso che tutto questo, in un certo qual modo, potrebbe aiutare.
Ma spiegare a qualcuno quanto l’anoressia possa essere dannosa, non credo ne prevenga l’insorgenza in quei soggetti che, comunque, per quello che è il loro background, vi sono predisposti. Semplicemente perché la prevenzione di cui io sono tanto fautrice è quella inerente le malattie fisiche... ma l’anoressia è una malattia mentale. Sarebbe come dire che se si informa la gente che la depressione può essere pericolosa perchè compromette la qualità della vita, le relazioni sociali, il lavoro, e può portare anche al suicidio, allora il numero di casi di depressione nel mondo si riduce drasticamente. Sarebbe una bella cosa, ma non è così che la depressione funziona. E lo stesso vale per l’anoressia.
I DCA sono sconcertanti e, in un certo senso, terrorizzanti, e probabilmente è bello pensare che se facciamo un po’ di informazione e se diciamo alle piccole Pinca e Pallina che l’anoressia può uccidere, allora sicuramente loro non saranno così stupide da iniziare una restrizione alimentare. Ma non è così. Dopotutto, una volta mi è stato detto (ed in tutta serietà) che nessuno avrebbe mai pensato che sarei diventata anoressica perché ero troppo intelligente per fare una cosa del genere. Perciò, se sapevo che era una cosa sbagliata e pericolosa, e se ero così intelligente, perché ho comunque percorso la strada dell’anoressia?
Perché non sapevo di stare percorrendo la strada dell’anoressia. Quello che si sceglie è il sintomo, la restrizione alimentare, non la malattia, l’anoressia. Non si vuole diventare anoressiche quando si decide di restringere l’alimentazione, ci si vuole sentire forti, in controllo, soddisfatte, sicure di noi stesse. Ci può essere tutta l’educazione alimentare e la consapevolezza razionale del mondo – ed è giusto che ci sia, se fatta adeguatamente – ma questo non previene comunque l’insorgenza dell’anoressia. Perché la scelta dell’anoressia non è una scelta logica. E’ una scelta malata.
E’ bello cullarsi nell’idea di poter prevenire i DCA. Non sto dicendo che non lo dovremmo fare o che non potremmo provare, mi chiedo soltanto come, insegnando alle bambine ad “amare il proprio corpo” e illustrando loro la pericolosità, i danni fisici e mentali che l’anoressia può apportare, si possa effettivamente evitare la comparsa di un DCA.
Recentemente ho letto un articolo scritto dalla terapeuta Judith Brisman, in cui scrive:
* E’ importante parlare a proposito dei DCA e della loro pericolosità. Parlarne nello stesso modo in cui si parla della pericolosità del fumo in quanto adiuvante di neoplasie polmonari – o della possibilità di fare incidenti se ci si mette alla giuda ubriachi. Un DCA è altrettanto pericoloso, non può essere ignorato.
* Aiutate i vostri figli a fare attenzione alla loro vita interiore. Quali sentimenti provano quando mangiano un gelato, o quando saltano la colazione o il pranzo? Siate genuinamente curiosi in merito alle loro paure, sentimenti e timore in merito al loro corpo. Ed educateli al riguardo: insegnategli che saltare pasti alla lunga distrugge il loro metabolismo.
* Insegnate ai vostri figli ad avere un alimentazione responsabile. Questo non significa non permettergli di mangiare snack. Per esempio, può andar bene mangiare della torta – ma quante volte al giorno? E quanta? Parlatene, mostrate curiosità, e fate attenzione. I bambini devono sapere che se entreranno in un DCA non avranno più la possibilità di concentrarsi sullo studio o di fare sport con buoni risultati. I bambini devono temere un DCA come una tossicodipendenza, un alcoolismo cronico. Devono inoltre sapere che ci sono molti supporti che possono fin da subito ricevere, se dicono di avere dei problemi col proprio corpo e con l’alimentazione.
Okay, non penso che ciò che dice questa terapeuta sia sbagliato al 100%. Anzi, la comunicazione tra genitori e figli è molto importante per ogni qualsiasi cosa, ed è ovvio che un genitore debba insegnare ai propri figli come alimentarsi correttamente, così come deve fargli notare quanto possa essere sbagliato fumare o abusare di alcool e stupefacenti.
Ma la mia domanda è: tutto questo potrebbe veramente servire a prevenire l’insorgenza di un DCA?
Credo che la stragrande maggioranza delle ragazze che sviluppa l’anoressia abbia una conoscenza, ovviamente teorica, al riguardo. Io sapevo benissimo che la restrizione alimentare era pericolosa per il mio organismo nel momento in cui ho deciso di adottare questo comportamento, ma questa consapevolezza non mi ha certo fermata: primo, perché l’idea era che comunque tutte quelle complicanze e quei danni fisici non sarebbero toccati proprio a me, secondo, perché le sensazioni positive (in termini di senso di controllo, forza, soddisfazione, sicurezza, etc…) che la restrizione alimentare mi dava, sul momento mi sembravano più importanti e necessarie della consapevolezza che il mio comportamento alimentare, alla lunga, avrebbe potuto essere molto dannoso.
Penso certamente che molte bambine (e donne!) dovrebbero essere messe al corrente dei danni fisici che una restrizione alimentare “fai-da-te” può provocare, e di come invece affidarsi ad una dietista/nutrizionista qualificata possa permettere di perdere ugualmente peso ma in maniera sana, graduale ed equilibrata. Penso che dovrebbero essere date dritte su quale dovrebbe essere un’alimentazione corretta. E vorrei certamente che molte più persone avessero idee più precise sull’attivista fisica – troppa/troppo poca che sia. Penso che tutto questo, in un certo qual modo, potrebbe aiutare.
Ma spiegare a qualcuno quanto l’anoressia possa essere dannosa, non credo ne prevenga l’insorgenza in quei soggetti che, comunque, per quello che è il loro background, vi sono predisposti. Semplicemente perché la prevenzione di cui io sono tanto fautrice è quella inerente le malattie fisiche... ma l’anoressia è una malattia mentale. Sarebbe come dire che se si informa la gente che la depressione può essere pericolosa perchè compromette la qualità della vita, le relazioni sociali, il lavoro, e può portare anche al suicidio, allora il numero di casi di depressione nel mondo si riduce drasticamente. Sarebbe una bella cosa, ma non è così che la depressione funziona. E lo stesso vale per l’anoressia.
I DCA sono sconcertanti e, in un certo senso, terrorizzanti, e probabilmente è bello pensare che se facciamo un po’ di informazione e se diciamo alle piccole Pinca e Pallina che l’anoressia può uccidere, allora sicuramente loro non saranno così stupide da iniziare una restrizione alimentare. Ma non è così. Dopotutto, una volta mi è stato detto (ed in tutta serietà) che nessuno avrebbe mai pensato che sarei diventata anoressica perché ero troppo intelligente per fare una cosa del genere. Perciò, se sapevo che era una cosa sbagliata e pericolosa, e se ero così intelligente, perché ho comunque percorso la strada dell’anoressia?
Perché non sapevo di stare percorrendo la strada dell’anoressia. Quello che si sceglie è il sintomo, la restrizione alimentare, non la malattia, l’anoressia. Non si vuole diventare anoressiche quando si decide di restringere l’alimentazione, ci si vuole sentire forti, in controllo, soddisfatte, sicure di noi stesse. Ci può essere tutta l’educazione alimentare e la consapevolezza razionale del mondo – ed è giusto che ci sia, se fatta adeguatamente – ma questo non previene comunque l’insorgenza dell’anoressia. Perché la scelta dell’anoressia non è una scelta logica. E’ una scelta malata.
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