Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.
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sabato 28 maggio 2011

Tutto da perdere... e da riprendere

Cos’è che l’anoressia ci fa perdere?

Ci fa perdere la possibilità di raggiungere quello che avremo potuto raggiungere.
Ci fa perdere la salute fisica (e mentale).
Ci fa perdere il nostro amore per le cose che ci piaceva fare.
Ci fa perdere il corpo “perfetto” che avevamo prima d’introdurci nella spirale discendente dell’anoressia.
Ci fa perdere energia.
Ci fa perdere speranza.
Ci fa perdere integrità e identità.
Ci fa perdere l’amicizia.
Ci fa perdere molte esperienze.
Ci fa perdere anni di studio/lavoro.
Ci fa perdere opportunità.
Ci fa perdere rispetto per noi stesse.
Ci fa perdere autostima.
Ci fa perdere il controllo.
Ci fa perdere la fiducia nel futuro.
Ci fa perdere il desiderio di cambiare le cose.
Ci fa perdere tempo.
Ci fa perdere l’innocenza.
Ci fa perdere la serenità.
Ci fa perdere la capacità di accettarci ed apprezzarci per quello che siamo.
Ci fa perdere la volontà di vivere.
Ci fa perdere una corretta percezione della bellezza.
Ci fa perdere sogni ed obiettivi.
Ci fa perdere la concentrazione.
Ci fa perdere ogni direzione.
Ci fa perdere il desiderio di vivere spensieratamente e in modo divertente.
Ci fa perdere di vista quello che conta veramente nella vita.
Ci fa perdere noi stesse.

Io ci sono passata. Sto ancora combattendo. Ho perso talmente tanto me stessa, nel tentativo di essere quella che non ero, che quando ho ottenuto quello che desideravo mi sono accorta che non era ciò di cui avrei avuto veramente bisogno. E che quindi, in definitiva, avevo perso tutto senza ottenere niente.

Se abbracciate ancora la vostra anoressia e non volete lottare, preparatevi a perdere molto, MOLTO più che qualche semplice chilo. Preparatevi a perdere TUTTO. Preparatevi a perdere. Poiché è questo che è in realtà l’anoressia: una scelta a perdere.

Se invece state combattendo insieme a me, ragazze, bè, allora considerate che tutto quello che l’anoressia si è presa non ce lo renderà indietro… ma che, se lottiamo, giorno dopo giorno, noi possiamo provare a ricostruire qualcosa di nuovo. Qualcosa di veramente nostro. La libertà.

domenica 27 dicembre 2009

Il plateau infinito

Generalmente, percorrere la strada del ricovero è come andare sulle montagne russe: un tragitto pieno di salite e discese, curve e giri della morte. Lo sappiamo. Lo capiamo. Lo sentiamo. Lo viviamo. C’è, tuttavia, una meno nota parte di ogni percorso di ricovero che io chiamo “il plateau”.

Il plateau è quello che mette veramente alla prova la nostra resistenza. Inevitabilmente, durante un percorso di ricovero, arriva un momento in cui tutto sembra avere un andamento costante – non va peggio ma non va neanche meglio – e questo continua per un bel po’ di tempo. Ciò ci fa sentire come se fossimo… in un punto di stallo.
E questo fa montare un incredibile nervoso.
Fa domandare se ci sia un posto dove possiamo avere una vista migliore, o se abbiamo già raggiunto la vetta.

Be, lasciate che ve lo dica, adesso: non l’abbiamo raggiunta. Arrivare al plateau è una buona cosa sotto un sacco di punti di vista, poiché raggiunto quel punto svanisce la costante preoccupazione di poter avere una ricaduta da un momento all’altro. Svanisce l’idea di poter tornare al punto di partenza come se tutti i progressi fatti sparissero come neve al sole. Non si è più unicamente focalizzate sul tenerci sulla giusta strada giorno dopo giorno. Abbiamo raggiunto un primo traguardo. Abbiamo fatto progressi. Stiamo andando bene.

Tuttavia…

Ogni giorno adesso sembra uguale a tutti gli altri. Stiamo OKAY, ma non stiamo BENE. Non ci sentiamo veramente libere. E la cosa peggiore in tutto questo è che più niente sembra poter cambiare. Per quanto possiamo affannarci, per quanto possiamo pensare a qualcosa da fare per smuovere la situazione, continuiamo a sentirci le stesse giorno dopo giorno. E s’inizia a chiederci: che senso ha? E’ QUESTO ciò per cui sto lavorando? E’ QUESTA la meta finale della strada del ricovero?

NO.

Nelle migliori storie, “tutti vissero felici e contenti”… perciò, se non siete felici e contente, questa non è ancora la fine.

La strada del ricovero non ha una meta. Non potrete mai dire di essere arrivate. È un percorso che dura tutta la vita. È così lunga che non potete vedente il termine a occhio nudo. Ma quando vi troverete a comparare, per esempio, il giorno 88 con il giorno 1749, vedrete che c’è una netta differenza. Capire cosa intendo dire? Le differenze non possono essere notate su base giornaliera, paragonando ieri e oggi, ma a lunga gittata vi accorgerete che le differenze ci sono. Ci sono eccome.

Il plateau non è eccezionale. Ma è stabile. E per fortuna. Credetemi. Non sarà la massima realizzazione, ma lasciate che ve lo dica: è un ottimo risultato rispetto all’essere immerse fino al collo nell’anoressia in ogni momento del giorno e della notte. E alla fine di quello che sembra essere un plateau infinito… quando l’avrete percorso tutto… troverete una discesa. E tutto quello che dovrete fare sarà saltare dentro la libertà che questa potrà darvi. Niente montagne da scalare. Niente buche da saltare. Solo una discesa. E sicuramente avrete modo di guardarvi intorno e di notare le meraviglie che la vita vi mette accanto ma che l’anoressia v’impediva di vedere.

Abbiate pazienza con voi stesse, e continuate a combattere. Il plateau è solo una parte della strada del ricovero. Non è già tutto finito… il meglio è quello che deve ancora venire!!

giovedì 23 aprile 2009

Tenere duro

Più continuerete a tenere duro, più il percorso del ricoverò diventerà una strada meno in salita. Cose che oggi vi riescono difficili, le troverete un domani spontanee e naturali. Man mano che procederete per la vostra strada, scoprirete parti di voi che non avevate ancora visto. Imparerete su voi stesse da voi stesse. E arriverete come desiderate, anche se questo avrò richiesto un sacco di tempo e di sforzi.

E sicuramente di sforzi adesso ne state facendo un sacco. E probabilmente state pure pensando: “Quando potrò fare un po’ meno fatica?” o “Quando sarò libera da tutto questo?”. Bè, ricordatevi sempre che la strada del ricovero è una strada che dura per tutta la vita, ma che il meglio deve ancora venire. Che voi potete farcela. Perché avete tutte le carte in regola. E che le cose in futuro saranno davvero più semplici.

Le ricadute accadranno inevitabilmente. Ma tenete duro. Non lasciate che interrompano del tutto il vostro percorso.

Non lasciatevi condizionare dai pareri e dagli sguardi altrui. Non lasciate che qualcuno vi dica come dovete essere e cosa dovete provare. Appartenete solo a voi stesse. Non pensate neanche per un attimo che i vostri insuccessi passati pregiudichino i vostri successi futuri. Avete un mondo davanti, e tutte le armi per affrontarlo, se solo vi decidete a tirarle fuori. Se solo lo volete veramente. Perciò, tenete duro e scegliete il ricovero. Ripeto, qualsiasi significato abbia per voi questa parola, che si tratti di ricoverarvi in una clinica, di farvi seguire settimanalmente da uno psicoterapeuta, di consultare un dietista/nutrizionista o di lottare da sole. Se avete la determinazione di scegliere il ricovero in piena convinzione, siete già a metà strada. Se invece sentite che la vostra motivazione al ricovero vacilla, fate di tutto per rinforzarla. Se sentite che ci sono un sacco di cose che non vanno bene nella vostra vita, provate a cambiarne una. Cambiare una cosa può servire a cambiarne molte altre, in una sorta di reazione a catena senza fine.

Certo, scegliere il ricovero non significa andare su una strada in dicesa dove tutto andrà a meraviglia. Ma significa che voi cercherete di fare di tutto affinché le cose vadano più a meraviglia possibile. Non preoccupatevi di quanti contro l’anoressia può farvi venire in mente per impedirvi d’iniziare un processo di ricovero: i pro saranno sempre più numerosi e, soprattutto, più importanti. Starete meglio, vi sentirete meglio, imparerete a vivere di nuovo. Se avete un perché per vivere, sopporterete qualsiasi come.

Tenete duro. Vi voglio bene.

giovedì 1 gennaio 2009

Si ricomincia...

Il 2009 è un nuovo inizio. Un anno nuovo di zecca che sta solo aspettando quello che noi decideremo di farne. Perciò è una buona occasione per decidere di fare qualcosa di diverso da tutto quello che abbiamo fatto in passato e che non ci ha rese felici, se non di quella felicità effimera e destinata inevitabilmente a crollare. Vale la pena di fare un tentativo. E quello che v’invito a fare, ragazze. Non avete niente da perdere e tutto da guadagnare. Okay, quello che ho appena scritto può essere ansiogeno. Dunque dimenticate per un attimo queste mie parole e concentratevi su voi stesse. Dentro avete molto di più di quanto potrà mai essere detto con le parole.

Cosa vi aspettate da questo 2009? No, non compilate la solita lista di buoni propositi per l’anno nuovo. È una delle peggiori cose che si possano fare, perché se poi per qualche motivo non riusciste a raggiungere tutti gli obiettivi che vi eravate proposte, vi sentirete fallite, o incomplete, o avrete la sensazione di non aver vissuto al 100%. Perciò, anziché mettere giù una lunga lista d’intenzioni, scegliete semplicemente una cosa. Una cosa che significa veramente qualcosa per voi stesse. Soltanto una. Una cosa positiva. E cercate di realizzarla nel corso dell’anno. Ma non preoccupatevi se non ci riuscirete. Non commettete l’errore di focalizzarvi unicamente su quella cosa. Certo, raggiungere un obiettivo è bello. Ma se ci si concentra solo sull’obiettivo, si rischia di perdere tutto quello che di altrettanto bello può esserci intorno. Per questo non è indispensabile andare sempre fino in fondo: c’è così tanto di meraviglioso in mezzo! Il 2009 ha un sacco da offrire a ciascuna di voi, perciò non fissatevi su una sola cosa. Semplicemente, tenetela a mente e lavorateci su quando potete. Sarete stupite da quello che riuscirete a fare senza pretendere troppo da voi stesse.

E, un’altra cosa… quest’anno, provate ad imparare da voi stesse.
Semplicemente questo. Non dissezionate al microscopio ogni vostro singolo comportamento. Non provate ad emulare gli altri. Non cercate di trovare per forza una risposta a ogni domanda che vi ponete. Semplicemente, imparate… da voi stesse. Non dai libri di scuola o da quello che gli altri vogliono farvi credere, ma unicamente da voi stesse. C’è molto da imparare. E il primo passo per imparare è ascoltare. Perciò, ascoltatevi. Anche se vi sembra che certe cose non abbiano senso, ascoltatevi. Imparatevi.

Perché è vero… tutto inizia da voi.

Il nuovo anno è come un libro con 365 pagine vuote… fate di ogni giorno il vostro capolavoro, usate tutti i colori della vita, e mentre scrivete… SORRIDETE!!

giovedì 23 ottobre 2008

Here I go

Scritta due anni fa.

Spero che le cose stiano andando quanto meglio possibile per tutte voi...

Exit – here I go,
I’m leaving like a flash of light
That shone once and was gone.
Safer to go than to stay,
Better to learn than to wait,
I’m going. I’m flying.

Exit – here I go,
I’m leaving and I’m coming back
A new myself.

Out of my life and into my dreams,
Born once again,
I’m running away.

Exit – here I go,
I’m leaving like a gust of wind
You feel only for an instant.
I’m ready to jump,
I’m ready to fall,
I’m ready to go.

Exit – here I go,
I’m leaving and I’m coming back
A new myself.

To care for myself,
To leap into the unexpected,
To grow like a flower in the rain.

Exit – here I go,
I’m leaving like the moon leaves
In the morning light.
Like rain that falls from full clouds,
My thoughts cascade and flow
Into carved paths time digs into the ground.

Exit – here I go,
I’m leaving and I’m coming back
A new myself.

Leaves fall and bloom again in spring;
So do our spirits fall, only to again
Be replenished with happiness.

Exit – here I go,
I’m leaving like the seeds
Leave the swaying trees.
Like a seed, bursting from earth
So I have grown too,
A flower not yet fully blossomed.

Exit – here I go,
I’m leaving and I’m coming back
A new myself.

Promise is there
The promise to experience
With a face upturned toward the sun.

Exit – here I go,
I’m leaving like yesterday
That turns into tomorrow.

Exit – here I go,
I’m leaving and I’m coming back
A new myself.

[Esco – me ne vado,/me ne vado come un lampo di luce/che ha brillato e si è spento./E’ più sicuro andarsene che restare/e meglio imparare che aspettare,/me ne sto andando. Sto volando./Esco – me ne vado,/me ne vado e tornerò/una nuova me stessa./Fuori dalla mia vita e dentro i miei sogni,/nata un’altra volta/sto correndo via./ Esco – me ne vado,/me ne vado come un soffio di vento/che senti solo per un istante./Sono pronta a saltare,/sono pronta a cadere,/sono pronta ad andare./Esco – me ne vado,/me ne vado e tornerò/una nuova me stessa./Per aver cura di me/per balzare nell’inatteso/per crescere come un fiore dopo la pioggia./Esco, me ne vado,/me ne vado come se ne va la Luna/alla prima luce del mattino./Come la pioggia che cade dalle nubi gonfie,/i miei pensieri scrosciano e fluttuano/nei sentieri che il tempo ha tracciato sul terreno./Esco – me ne vado,/me ne vado e tornerò/una nuova me stessa./Le foglie cadono e rinascono in Primavera;/perciò, se la nostra essenza cade, è solo affinché/possiamo rimpiazzarla con qualcosa di migliore./Esco – me ne vado,/me ne vado come i semi/se ne vanno dagli alberi che oscillano./Come un seme, dipartendosi dalla terra/così anch’io dovrò crescere,/un fiore non ancora del tutto sbocciato./Esco – me ne vado,/me ne vado e tornerò/una nuova me stessa./Questa è la promessa/la promessa di tentare ancora/con la faccia rivolta verso il sole./Esco – me ne vado/me ne vado come il passato/quando diventa futuro./Esco – me ne vado,/me ne vado e tornerò/una nuova me stessa.]

domenica 19 ottobre 2008

V'invito a vivere

Il mondo sta aspettando nient’altro che voi. Vi aspetta a braccia aperte e con un sorriso. Tutto ciò che dovete fare è vivere.

Anche se vivere può essere la più semplice e meravigliosa cosa che possiate fare, è anche molto probabilmente la cosa più difficile che vi capiterà mai di fare. Okay, potrete pensare di stare vivendo, adesso. E forse lo state facendo davvero. Insomma, avete le pulsazioni… come mi hanno ripetuto un’infinità di volte durante i più disparati corsi universitari, è questo il criterio basilare che identifica la vita. Ma posso dirvi che se non vi sentite “vive davvero” allora non state vivendo. Se non state nutrendo le vostre emozioni, la vostra immaginazione, la vostra essenza, non state vivendo. Se non siete oggettivamente oneste con voi stesse, non state vivendo. Se vi odiate, non state vivendo. Se non respirate riuscendo a sentire voi stesse nel profondo, non state vivendo. Se tutto quello che vi circonda è nero, non state vivendo. Forse vi state costruendo una favola, o forse state sguazzando nella depressione, ma non state vivendo.

Certo, non voglio dire che “vivere” significa essere felici al 100% ed in ogni qualsiasi momento di ogni giorno. Penso che questo sia impossibile per chiunque. Le vite perfette ci sono solo nelle favole. Vivere la vita, perciò, significa piuttosto alternare i momenti facili a quelli difficili, le esperienze positive a quelle negative, il sorriso alle lacrime… ma con la costante sensazione che il futuro c’è e che le cose possono andare esattamente come voi volete, e che c’è sempre tempo per far volgere la vita al meglio. Se così non è, allora non state vivendo. Forse state provando a vivere, forse vi state raccontando balle per tirare avanti un altro giorno, ma non state vivendo.

Non confondete l’esistere con il vivere. Sono due cose completamente diverse.
È vero, talvolta tutti ci dimentichiamo di vivere. Di vivere davvero. È difficile spiegare come questo succeda, ma a volte inevitabilmente accade. Per quanto mi riguarda, mi accade fin troppo spesso. E prima di rendermene conto, mi sono già fregata da sola, persa nella folla, nei dubbi, nei pensieri negativi, nell’anoressia, nell’autolesionismo… persa in quella vita che si pensa sia vita solo perché è realtà. Forse non ve l’ha mai detto nessuno, ma… se le cose non stanno andando come vorreste, voi avete la forza di cambiare la vostra realtà.

V’invito a vivere.
 
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