venerdì 28 marzo 2014
Quest'immagine potrebbe essere dannosa per la tua salute
Come ho già scritto più e più volte, NON credo che i mass-media siano responsabili dell’anoressia. NON credo che vedere le immagini di modelle particolarmente magre possa causare un DCA. È pur vero che, se queste cose non sono determinanti nella comparsa dell’anoressia, di certo non sono comunque utili né positive per chi ha un disturbo alimentare (ma anche per che non ce l’ha, se è per questo). E certe immagini non le possiamo evitare, per quanto si tenti: riviste, TV, cartelloni pubblicitari ci stanno sotto gli occhi tutti i giorni. E non è infrequente – soprattutto nelle riviste più modaiole e molto lette per lo più da un pubblico giovane di sesso femminile – trovare fotografie di modelle opportunamente ritoccate con qualche programma di elaborazione digitale.
Personalmente, non ho nulla in contrario ad un moderato uso di Photoshop per cancellare qualche imperfezione cutanea o per far risaltare determinati colori o cose del genere. La fotografia è una forma di arte, dopotutto.
Ma quando questi software vengono utilizzati per ritoccare pesantemente l’immagine delle modelle, quando queste diventano più digitali che umane, quando non c’è alcun modo che certi capi d’abbigliamento presenti in un’immagine possano riflettere ciò che effettivamente succede quando un reale essere umano li indossa, ecco, questo secondo me è scorretto (per non usare una parola più offensiva, che inizia sempre per “S”…). E’ nient’altro che pubblicità ingannevole. E il vedere delle immagini del genere incasina non poco le nostre sinapsi neuronali.
L’immagine di una modella esageratamente magra ci dice, indirettamente, che è possibile arrivare in tranquillità ad avere un peso del genere. Perché il nostro cervello non è programmato per pensare al fotoritocco, ma solo per esaminare le immagini che gli vengono poste di fronte: se vede una ragazza sorridente ad un peso improbabile, il pensiero di fondo sarà quello che è possibile essere felici quando si è estremamente sottopeso. È un’enorme cavolata, ovviamente, ma è così che rudimentalmente funziona la nostra mente. Pochi esseri umani hanno un sottopeso fisiologico, e neanche coloro che sono fisiologicamente magri si avvicinano alla magrezza di certe modelle che si vedono nei giornali o nei cartelloni pubblicitari.
Scrivono la ricercatrice Marika Tiggemann e i suoi colleghi in un articolo sulla rivista “Body Image”:
“[…] Anche sfogliando distrattamente una qualsiasi rivista modaiola, sarà possibile notare una vasta pletora di ragazze giovani, alte, con gambe lunghissime, occhi grandi da cerbiatto, pelle liscia come una pesca, tratti somatici tipicamente caucasici. Queste stesse immagini mostrano modelle estremamente magre. Non sono semplicemente donne naturalmente magre, ma le moderne tecniche di modificazione digitale sono ad oggi utilizzate di routine per allungare le gambe, togliere peso e centimetri dalla vita, dai fianchi, dalle cosce, ed eliminare ogni qualsiasi difetto. (Bennet, 2008). Così presentati, gli standard fisici proposti dai mass-media diventano ancor più irrealistici ed irraggiungibili per la donna media. […]”
(mia traduzione)
È luogo comune diffuso che questi modelli di eccessiva magrezza proposti dai mass-media giochino una parte importante nella genesi dei DCA. Come sapete, io la penso diversamente. Io non credo che cose del genere abbiamo il potere di far nascere un disturbo alimentare in un soggetto che non ha alcun altro fattore predisponente per questo tipo di malattia. Non credo che possano essere una significativa causa nemmeno in chi ha fattori predisponenti. Però credo che senz’altro il vedere immagini di questo tipo non faccia bene a nessuno, non sia in alcun modo d’aiuto, soprattutto per chi sta combattendo contro il proprio DCA.
Alcuni Paesi hanno proposto di varare una legge che imponga a chiunque pubblichi foto di modelle, di segnalare con apposita etichetta quelle che sono state alterate con programmi di fotoritocco. L’idea di base è che, se si è consapevoli che quelle immagini sono fake, se ci viene sbattuto sotto gli occhi il fatto che sono fake, allora verrà ascritta loro meno importanza e credibilità. A naso, ho subito concordato con quest’idea. Ma poi ho scoperto un recentissimo studio scientifico elaborato da Tiggemann e colleghi, che viceversa mostra come etichette di questo genere non sono utili come potrebbe sembrare a istinto. Anzi, non sono utili affatto.
Cos'hanno scoperto i ricercatori:
I ricercatori hanno reclutato per il loro studio 120 studentesse universitarie di età compresa tra i 18 e i 35 anni, facendo vedere loro 15 pagine di una rivista piene di foto di modelle eccessivamente magre. Alcune di queste immagini erano prive di ogni qualsiasi etichetta, alcune erano accompagnate da un’etichetta generica (“Attenzione: Quest’immagine è frutto di fotoritocco”), alcune erano accompagnate da un’etichetta specifica (“Attenzione: Quest’immagine è frutto di fotoritocco utilizzato per rendere la pelle più liscia, i muscoli più tonici, le braccia, le gambe ed i fianchi più magri”). Laddove presenti, le etichette erano piazzate alla destra o alla sinistra dell’immagine della modella, in maniera tale che fossero ben visibili (Font: Calibri, Dimensione carattere: 11). I ricercatori hanno anche organizzato un gruppo di controllo, costituito da donne con le medesime caratteristiche, cui venivano fatte vedere fotografie di accessori, o di automobili, o comunque di oggetti inanimati. Dopo aver visualizzato le immagini, a tutte le donne era richiesto di rispondere ad una serie di domande relative al loro umore e all’insoddisfazione per la propria fisicità, nonché relative alla loro considerazione in generale relativamente al proprio corpo.
Le donne che avevano guardato le foto delle modelle rivelavano un’insoddisfazione per il proprio corpo maggiore rispetto a quelle che avevano visto le foto di oggetti inanimati. Allo stesso tempo, il livello d’insoddisfazione era pressoché identico sia in chi aveva guardato foto non contrassegnate, sia in chi aveva guardato foto accompagnate da etichette. In altre parole, quelle donne provavano insoddisfazione per la propria fisicità anche se erano pienamente consapevoli che le immagini guardate erano fake. Il pensiero sottostante di queste donne immagino sia stato: “Se persino le modelle hanno bisogno di un pesante fotoritocco per apparire in questo modo, immagina di quanto “aiuto” ho bisogno io per sembrare anche solo lontanamente simile a loro”.
Una variabile che appare significativa è un fattore chiamato “comparazione sociale”. Consiste sostanzialmente nella frequenza con cui una persona paragona il proprio corpo a tutte coloro che la circondano (e si sentono sempre inferiori alle altre, e sempre colpevoli per questo). Le donne che hanno questo tipo di problema sono quelle più vulnerabili alla visione di certi tipi d’immagini, nonché – secondo lo studio – quelle la cui insoddisfazione per il proprio corpo era più elevata anche dopo aver visto le immagini contrassegnate da etichette.
I ricercatori hanno ripetuto una seconda volta un esperimento del tutto simile, che ha sostanzialmente confermato i risultati del precedente.
Gli autori dello studio hanno quindi concluso:
“Dai risultati di questo studio si evince che, anziché interrompere o prevenire la comparazione sociale come desiderato, il vedere immagini contenenti etichette d’avvertimento implementa la comparazione sociale stessa. Forse perché dette etichette fanno focalizzare ancor di più l’attenzione sul corpo della modella, anziché guardare l’immagine nel suo insieme. Questo è confermato dal fatto che, soprattutto in quelle donne che hanno problemi di spiccata comparazione sociale, la presenza delle etichette accanto alle immagini accresce la loro insoddisfazione nei confronti della propria fisicità. […]”
(mia traduazione)
Io immagino che questo dipenda dal fatto che la maggior parte di noi, in fondo, sa perfettamente che le foto delle modelle che si vedono sono fotoritoccate. A livello cognitivo, razionale, sappiamo bene che sono fake. Ma è nel gap che intercorre tra visualizzazione di un’immagine e sua interpretazione razionale che si cela l’emotività. E l’emotività non può essere cancellata da nessuna etichetta d’avvertimento. Inoltre, queste etichette fanno sì che la concentrazione si focalizzi molto di più sul corpo della modella, cercando di vedere quali parti non sono “reali”, e scrutando ogni singolo dettaglio per individuare possibili segni d’alterazione e rielaborazione digitale.
In poche parole, io credo che ci sarebbe bisogno di una maggiore variabilità nelle immagini che ci vengono propinate dai mass-media: sia in termini di taglia, di dimensioni e forme del corpo, sia in termini di etnia, e molti altri fattori di questo tipo. E questo come considerazione generale, rivolta a qualsiasi donna, non necessariamente a chi ha un DCA, perché credo che i disturbi alimentari affondino le loro radici in tutt’altre problematiche ben più profonde e complesse della mera fisicità. Sarebbe bello poter sfogliare una rivista modaiola, ed avere per lo meno l’idea di come un paio di jeans possano vestire su di noi, non su un’immagine ritoccata per essere quanto più vicina possibile ad un appendiabiti…
Personalmente, non ho nulla in contrario ad un moderato uso di Photoshop per cancellare qualche imperfezione cutanea o per far risaltare determinati colori o cose del genere. La fotografia è una forma di arte, dopotutto.
Ma quando questi software vengono utilizzati per ritoccare pesantemente l’immagine delle modelle, quando queste diventano più digitali che umane, quando non c’è alcun modo che certi capi d’abbigliamento presenti in un’immagine possano riflettere ciò che effettivamente succede quando un reale essere umano li indossa, ecco, questo secondo me è scorretto (per non usare una parola più offensiva, che inizia sempre per “S”…). E’ nient’altro che pubblicità ingannevole. E il vedere delle immagini del genere incasina non poco le nostre sinapsi neuronali.
L’immagine di una modella esageratamente magra ci dice, indirettamente, che è possibile arrivare in tranquillità ad avere un peso del genere. Perché il nostro cervello non è programmato per pensare al fotoritocco, ma solo per esaminare le immagini che gli vengono poste di fronte: se vede una ragazza sorridente ad un peso improbabile, il pensiero di fondo sarà quello che è possibile essere felici quando si è estremamente sottopeso. È un’enorme cavolata, ovviamente, ma è così che rudimentalmente funziona la nostra mente. Pochi esseri umani hanno un sottopeso fisiologico, e neanche coloro che sono fisiologicamente magri si avvicinano alla magrezza di certe modelle che si vedono nei giornali o nei cartelloni pubblicitari.
Scrivono la ricercatrice Marika Tiggemann e i suoi colleghi in un articolo sulla rivista “Body Image”:
“[…] Anche sfogliando distrattamente una qualsiasi rivista modaiola, sarà possibile notare una vasta pletora di ragazze giovani, alte, con gambe lunghissime, occhi grandi da cerbiatto, pelle liscia come una pesca, tratti somatici tipicamente caucasici. Queste stesse immagini mostrano modelle estremamente magre. Non sono semplicemente donne naturalmente magre, ma le moderne tecniche di modificazione digitale sono ad oggi utilizzate di routine per allungare le gambe, togliere peso e centimetri dalla vita, dai fianchi, dalle cosce, ed eliminare ogni qualsiasi difetto. (Bennet, 2008). Così presentati, gli standard fisici proposti dai mass-media diventano ancor più irrealistici ed irraggiungibili per la donna media. […]”
(mia traduzione)
È luogo comune diffuso che questi modelli di eccessiva magrezza proposti dai mass-media giochino una parte importante nella genesi dei DCA. Come sapete, io la penso diversamente. Io non credo che cose del genere abbiamo il potere di far nascere un disturbo alimentare in un soggetto che non ha alcun altro fattore predisponente per questo tipo di malattia. Non credo che possano essere una significativa causa nemmeno in chi ha fattori predisponenti. Però credo che senz’altro il vedere immagini di questo tipo non faccia bene a nessuno, non sia in alcun modo d’aiuto, soprattutto per chi sta combattendo contro il proprio DCA.
Alcuni Paesi hanno proposto di varare una legge che imponga a chiunque pubblichi foto di modelle, di segnalare con apposita etichetta quelle che sono state alterate con programmi di fotoritocco. L’idea di base è che, se si è consapevoli che quelle immagini sono fake, se ci viene sbattuto sotto gli occhi il fatto che sono fake, allora verrà ascritta loro meno importanza e credibilità. A naso, ho subito concordato con quest’idea. Ma poi ho scoperto un recentissimo studio scientifico elaborato da Tiggemann e colleghi, che viceversa mostra come etichette di questo genere non sono utili come potrebbe sembrare a istinto. Anzi, non sono utili affatto.
Cos'hanno scoperto i ricercatori:
I ricercatori hanno reclutato per il loro studio 120 studentesse universitarie di età compresa tra i 18 e i 35 anni, facendo vedere loro 15 pagine di una rivista piene di foto di modelle eccessivamente magre. Alcune di queste immagini erano prive di ogni qualsiasi etichetta, alcune erano accompagnate da un’etichetta generica (“Attenzione: Quest’immagine è frutto di fotoritocco”), alcune erano accompagnate da un’etichetta specifica (“Attenzione: Quest’immagine è frutto di fotoritocco utilizzato per rendere la pelle più liscia, i muscoli più tonici, le braccia, le gambe ed i fianchi più magri”). Laddove presenti, le etichette erano piazzate alla destra o alla sinistra dell’immagine della modella, in maniera tale che fossero ben visibili (Font: Calibri, Dimensione carattere: 11). I ricercatori hanno anche organizzato un gruppo di controllo, costituito da donne con le medesime caratteristiche, cui venivano fatte vedere fotografie di accessori, o di automobili, o comunque di oggetti inanimati. Dopo aver visualizzato le immagini, a tutte le donne era richiesto di rispondere ad una serie di domande relative al loro umore e all’insoddisfazione per la propria fisicità, nonché relative alla loro considerazione in generale relativamente al proprio corpo.
Le donne che avevano guardato le foto delle modelle rivelavano un’insoddisfazione per il proprio corpo maggiore rispetto a quelle che avevano visto le foto di oggetti inanimati. Allo stesso tempo, il livello d’insoddisfazione era pressoché identico sia in chi aveva guardato foto non contrassegnate, sia in chi aveva guardato foto accompagnate da etichette. In altre parole, quelle donne provavano insoddisfazione per la propria fisicità anche se erano pienamente consapevoli che le immagini guardate erano fake. Il pensiero sottostante di queste donne immagino sia stato: “Se persino le modelle hanno bisogno di un pesante fotoritocco per apparire in questo modo, immagina di quanto “aiuto” ho bisogno io per sembrare anche solo lontanamente simile a loro”.
Una variabile che appare significativa è un fattore chiamato “comparazione sociale”. Consiste sostanzialmente nella frequenza con cui una persona paragona il proprio corpo a tutte coloro che la circondano (e si sentono sempre inferiori alle altre, e sempre colpevoli per questo). Le donne che hanno questo tipo di problema sono quelle più vulnerabili alla visione di certi tipi d’immagini, nonché – secondo lo studio – quelle la cui insoddisfazione per il proprio corpo era più elevata anche dopo aver visto le immagini contrassegnate da etichette.
I ricercatori hanno ripetuto una seconda volta un esperimento del tutto simile, che ha sostanzialmente confermato i risultati del precedente.
Gli autori dello studio hanno quindi concluso:
“Dai risultati di questo studio si evince che, anziché interrompere o prevenire la comparazione sociale come desiderato, il vedere immagini contenenti etichette d’avvertimento implementa la comparazione sociale stessa. Forse perché dette etichette fanno focalizzare ancor di più l’attenzione sul corpo della modella, anziché guardare l’immagine nel suo insieme. Questo è confermato dal fatto che, soprattutto in quelle donne che hanno problemi di spiccata comparazione sociale, la presenza delle etichette accanto alle immagini accresce la loro insoddisfazione nei confronti della propria fisicità. […]”
(mia traduazione)
Io immagino che questo dipenda dal fatto che la maggior parte di noi, in fondo, sa perfettamente che le foto delle modelle che si vedono sono fotoritoccate. A livello cognitivo, razionale, sappiamo bene che sono fake. Ma è nel gap che intercorre tra visualizzazione di un’immagine e sua interpretazione razionale che si cela l’emotività. E l’emotività non può essere cancellata da nessuna etichetta d’avvertimento. Inoltre, queste etichette fanno sì che la concentrazione si focalizzi molto di più sul corpo della modella, cercando di vedere quali parti non sono “reali”, e scrutando ogni singolo dettaglio per individuare possibili segni d’alterazione e rielaborazione digitale.
In poche parole, io credo che ci sarebbe bisogno di una maggiore variabilità nelle immagini che ci vengono propinate dai mass-media: sia in termini di taglia, di dimensioni e forme del corpo, sia in termini di etnia, e molti altri fattori di questo tipo. E questo come considerazione generale, rivolta a qualsiasi donna, non necessariamente a chi ha un DCA, perché credo che i disturbi alimentari affondino le loro radici in tutt’altre problematiche ben più profonde e complesse della mera fisicità. Sarebbe bello poter sfogliare una rivista modaiola, ed avere per lo meno l’idea di come un paio di jeans possano vestire su di noi, non su un’immagine ritoccata per essere quanto più vicina possibile ad un appendiabiti…
Etichette:
anoressia,
binge,
bulimia,
dca,
etichette,
fotomodelle,
fotoritocco,
immagine corporea,
insoddisfazione,
magrezza,
mass-media,
modelle,
no pro ana,
peso,
Photoshop,
ricovero,
studio scientifico
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
26 commenti:
Anche io avevo pensato fosse cmq corretto segnalare l'uso di photoshop (che cmq non condanno, pure a me hanno tolto un brufolo in una foto che dovevo usare x fare un regalo), ma ora effettivamente non mi sembra più cosi tanto una soluzione..
Hai fatto bene a parlare di questa ricerca :)
L'uso moderato del fotoritocco è utile (far sparire brufoli, occhiaie, cicatrici, imbarazzante doppio-mento da "foto a sorpresa mentre scoppi a ridere"), ma spesso le modifiche sono più che esagerate x_x
Più che le modelle nelle riviste (ovviamente ritoccate, sono troppo innaturali!), mi spaventa l'effetto che le eroine e gli eroi di fumetti e cartoni possono avere sui bambini e le bambine che li prendono a modello. Sì, sono solo disegni, ma sono esageratamente diversi da come è in realtà un corpo. Oltre tutto è ben difficile vedere un personaggio cicciotto in vesti che non siano ridicole o addirittura negative! Mi viene da pensare, ad esempio a Irma, tra le protagoniste del fumetto W.I.T.C.H.: le altre protagoniste l prendevano continuamente in giro per essere grassa...pur essendo l'unica di loro ad avvicinarsi ad una figura umana. Così passa il messaggio che: 1) è giusto prendere in giro e discriminare in base al peso 2) è giusto sentirsi grasse ad una taglia assolutamente proporzionata. Anche i corpi delle popolarissime Winx sono estremamente lontani dall'umano, e ricordo che quando chiesero a uno degli autori (o produttori, non ricordo) perché nessuna delle protagoniste fosse grassa o portasse gli occhiali, si è difeso nascondendosi dietro l'opinione delle bambine: diceva che proprio le piccole spettatrici volevano eroine magre e belle. Ma è possibile? I bambini non sono lo specchio della verità,sono come spugne: assorbono tutto quello che viene loro proposto! Se il modello è X ovviamente Y farà schifo ai loro occhi. Ma se noi insieme al modello X offriamo anche l'Y forse ci sarebbero meno bulletti nelle scuole e meno adolescenti depressi...va beh,sto monopolizzando lo spazio commenti xD mi eclisso ;)
Ciao Veggie, un abbraccio primaverile ^_^
Non è affatto vero che le immagini delle modelle magre o cose così sono sempre dovute a del fotoritocco!
Se andate su google immagini e cercate “real girl thinspo” trovate delle foto di ragazze magrissime con un fisico perfetto che sono vere, non ritoccate, sono foto reali! Se le fanno allo specchio! In alcuni casi ci sono proprio i confronti delle foto prima e dopo essere dimagrite, che dimostrano quanto la persona è riuscita a perdere peso!
Se delle ragazze ci riescono a perdere così tanti chili e a diventare così magre, è normale desiderare di poterci riuscire e di diventare come loro, perché non sono fotoritocchi, sono reali!
Sarebbe utile, comunque, una legge che imponga che I MANICHINI esposti nei negozi debbano avere una taglia non inferiore alla 42 e comunque un BMI equivalente adeguato. Tutti i manichini sono incredibilmente magri. E noi donne dovremmo comprare solo vestiti indossati da persone di taglia normale.
io concordo pienamente il tuo pensiero ...perché si è vero di certo le immagini di modelle molto magre non provocano un DCA( molta gente continua ad essere convinta che la causa dell' anoressia sia proprio colpa di queste modelle troppo magre senza sapere perché ci si ammala realmente ) ...alcune persone nel vedere un corpo molto più magro si sentono insoddisfatte del proprio ...
Leggendo ciò che hai scritto sulla ricerca a quanto pare non cambia niente sapere se è stato utilizzato o men Photoshop poiché in entrambi i casi le ragazze nella maggior parte dei casi si sentiranno insoddisfatte del proprio corpo
A anonima amante delle thinspo:
Sono indecisa se cagarti in mano, sputarti in un occhio, o poggiarti le mie delicate manine sopra le spalle e tirarti una bella testata alla Dragon Ball. Scegli te.
Ma sei fuori o cosa? Cioè, vivi in questo mondo o sei appena sbarcata da Marte/L’Isola Che Non C’è/Il Paese Delle Meraviglie/Monculi Sottovento/La Città Dei Decerebrati?
Lo sai che quell’attrezzo del cazzo che hai usato per lasciare la dimostrazione scritta della tua imbecillità si chiama computer? E lo sai che quando carichi una foto sul Web viene pescata dai motori di ricerca sulla base di come l’hai taggata? Se io carico una foto di una mucca in tuta da pompiere e la taggo “real girl thinspo”, quella foto apparirà ogni qualvolta una qualsiasi persona inserisca quella chiave di ricerca. E dunque? Seguendo il tuo acutissimo ragionamento che testimonia un Q.I. più o meno pari a quello di una mucca che volesse indossare una tuta da pompiere, se inserisci quelle key words e ti esce la foto della suddetta mucca, allora secondo te quella è una “real girl thispo” perché ti è uscita a seguito di questa richiesta, e non se ne discute.
Ti rendi per lo meno vagamente conto della stronzata che hai sparato? Ce l’hai almeno 2 neuroni che fanno sinapsi nel vuoto pneumatico della tua scatola cranica e che arrivano a comprendere questo anche solo alla lontana?
La foto può essere taggata come vuoi: non per questo c’è alcuna reale rispondenza tra tag e contenuto dell’immagine. E dunque, tutte quelle “real girl thinspo” che tu citi come esempio di realismo estremo, non sono altro che foto ritoccate esattamente come tutte le altre.
Accendere il cervello prima di premere le lettere sulla tastiera non fa male, sai? Posto che tu ne abbia uno, naturalmente. Perché se il tuo desiderio è “diventare come loro”, obbiettivamente ne dubito.
(Veggie, chiedo venia, ma quando leggo certe cazzate mi parte l’embolo, mi si tappa la vena, e svariono. Il bello è che questa squinzia sembra pure convinta di quello che scrive: non ho parole per definire gli abissi di idiozia cui l’essere umano si può spingere. Cioè, quello che ha scritto questa demente formato famiglia va veramente oltre. Se non lo leggessi non ci crederei che al mondo ci sono anche queste cittine malcagate. No, o ci fa, o se ci è allora è il caso di farle capire come funziona il mondo reale. Ma lo sai? Mi è venuta in mente una cosa. Ma ti mando una mail. Poi mi dici che ne pensi.)
Sono rimasta stupita da questo post: anche a me spontaneamente verrebbe da pensare che, nel momento in cui viene palesato che un’immagine pubblicata su una rivista è ritoccata, chiunque ne prenda le distanze e non si faccia toccare perché capisce che è tutta una montatura. Perciò, mi stupisce davvero questo studio che mostra che invece le cose non stanno così.
Detto questo, neanch’io credo che immagini di questo tipo possano causare un dca, perché un dca è ben altro che il voler essere “magre e belle come modelle” (che fa tanto slogan pubblicitario), però penso anche che delle immagini del genere siano abbastanza fini a se stesse, non spingono in un dca ma neanche aiutano chi ne è ammalato, e neanche le persone che non sono ammalate, se è per questo. Penso che sia inevitabile fare un confronto con quello che vediamo, penso che venga naturale, poi ovviamente se ne prende le distanze, anche se magari le persone più sensibili possono avere difficoltà in questo, e quindi possono rimanere più “toccate” da queste immagini.
Resto però dell’idea che non siano connesse allo sviluppo di un dca, anche se possono rappresentare un ben duro mezzo di confronto per chiunque possa guardarle.
Tuttavia, anche se gli studi che hai citato dimostrano che mettere un’etichetta con su scritto “quest’immagine è fotoritoccata” accanto alle foto di modelle non cambia la parte emotiva di chi le va a guardare, io penso che sia comunque importante mettere queste etichette, perché anche se la parte emotiva del cervello può continuare a fare confronti, quella razionale avrà la conferma scritta (di ciò che magari già s’immaginava comunque) che quelle immagini non sono reali, e io credo che questo possa comunque servire per farsene una ragione.
Per la persona che ha lasciato il primo commento anonimo:
Ti faccio una semplice domanda: come fai ad essere sicura che quello che trovi su internet sia del tutto vero?
E se quelle ragazze si fossero scattate delle fotografie allo specchio, le avessero ritoccate, e poi le avessero messe su internet dicendo che sono reali?
Come fai a dire con sicurezza che non stanno mentendo, a meno che tu non le conosca di persona?
Internet è il luogo ideale per spacciarsi per chi si vuole, e per far credere qualsiasi cosa si voglia, mancando il contatto diretto. Perciò, come fai a dire che anche quelle ragazze non raccontino bugie?
Io sono fortemente convinta che chi soffre di un dca non si fa o si è fatto influenzare dalle immagini delle riviste. Sono d'accordo con te Veggie quando dici che "i disturbi alimentari affondano le loro radici in tutt'altre problematiche ben più profonde e complesse della mera fisicità". Per come la vedo io la malattia è nella testa, è la mente a essere "distorta", e il fatto che questa malattia abbia ripercussioni sul corpo è "solo" un effetto secondario ed esteriore. Un dca non si sviluppa sfogliando una rivista e pensando "oh vorrei essere magra come la modella XY, quindi mi metto a dieta o smetto di mangiare" ecc., quindi sviluppo un dca. Non è così, non è così semplice, e noi non siamo così stupide.
Manu
ps. mi spiace commentare da anonima ma non ho un account google/un blog/un openID (non so cos'è), ci tengo però a scrivere non del tutto da anonima quindi scrivo il mio nome alla fine :)
Con il commento di JONNY sono morta, mi erano venute più o meno in mente le stesse parole :)
ANONIMO #1
le persone che incontri in strada sono reali(e neanche perchè la chirurgia fa miracoli cmq),
le altre NO.
Per il resto, le immagini sono fintissime, razionalmente lo sappiamo quasi tutte, ma inconsciamente siamo sottoposte ad un bombardamento stile lavaggio-del-cervello che non riusciamo a controllare e che ci condiziona perchè tendiamo a prendere quello come modello reale con cui confrontarci, pur non facendolo consciamente.
Almeno per me è così.
Idem con patate per i manichini, altissimi e con tette enormi e coscette a stuzzicadenti... maddicoio devono vestire le donne o i pali della luce?
Anche se le immagini ritoccate non provocano direttamente l'anoressia, sono comunque dannose per tutti/e, secondo me.
Fanno pensare ai ragazzi che quelli siano i canoni di bellezza a cui aspirare, sentendosi così in dovere di criticare le donne "vere" per qualsiasi imperfezione. E fanno sentire le ragazze inadeguate. Nessuna, nemmeno la ragazza più carina, potrà mai essere così. E se non si ha un carattere forte questo può provocare problemi psicologici, soprattutto nel periodo dell'adolescenza, ma anche dopo.
Ciao Veggie!
Secondo la psicologia attuale le radici in cui affondano i dca sono da attribuirsi soprattutto alle esperienze che la persona si porta dietro dall'infanzia,quindi ci colleghiamo ovviamente alla famiglia.
Questo perchè l'Io e la consapevolezza di sè si cominciano a formare verso i 4-5 anni.
Queste ormai sono cose note e risapute.
Però oltre ai fattori puramente scatenanti,giocano un ruolo importante anche fattori sociali e culturali.
In questo caso tu citi modelle e mass media.
Essi non rappresentano le cause,ma sono un fattore propedeutico, (quelli che ti spingono a continuare in una certa strada,semplificando),e anche questi fanno la loro parte.
Possono essere le modelle,possono essere le compagne di classe più magre,le prese in giro.. eccetera.
Ho semplificato molto il concetto,spero arrivi a tutti il fatto che secondo me, i fattori propedeutici sono spesso sottovalutati e andrebbero presi più in considerazione.
Le modelle non scatenano l'anoressia ma non sono nemmeno un toccasana.
Sono studentessa di psicologia,ti saluto.
Quanto mi sta sul cazzo la gente che dopo un paio d’anni di studio universitario di psicologia – sottolineato come fosse garanzia di competenza assoluta – ha la presunzione di venire qui ad insegnare cose sull’anoressia a persone che la vivono nella loro quotidianità.
Quello che vorrei che arrivasse a questa gente è il fatto che tra la lezione imparata a memoria per strappare un 30 a un esame e la realtà dei fatti c’è un divario che tutta la loro saccenza non potrà mai colmare.
Allora: sicuramente non è tutto lì il problema. Sicuramente c'è qualcosa di più profondo. Ma almeno per quanto riguarda me posso affermare che la mia immagine mentale della persona di successo ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo del mio amico non ancora identificato dca. Per me la persona di successo è bella, controlla tutto, non si fa sorprendere in eccessi di alcun tipo perchè ha un cervello che esercita potere su tutto. NON ESISTE che abbia qualcosa di troppo. Figuriamoci chili. Perchè penso questo? Prova a pensare ai telefilm: i grassi sono generalmente disoccupati o soggetti, i magri sono quelli che fanno i chirurghi fighi o i senatori a vita. O in alternativa sono donne fragili, gracili e bisognose di amore che scopano da mattino a sera. Delle statue più che donne.
Io penso che le nostre immagini mentali siano importantissime e che purtroppo vengano fortemente condizionate dai media e rafforzate da quelli che ci circondano (perchè quest'immagine della persona di successo viene condivisa assolutamente da tutti).
Perdona il mio italiano vergognoso ma mi sono appena svegliata.
Un bacio, Ever92
Ciao, ti seguo da tantissimo, senza averti mai scritto.
Sono daccordo, non è una foto, photoshoppata o meno, che innesca un dca. Quello che ha scritto Laura è un ragionamento che mi sono trovata più volte a fare. Io mi reputo abbasta nza intelligente e in generale non me n'è mai importato niente di quello che gli altri pensassero di me. Soprattutto è vero che l'immagine della donna magrissima è molto maschilista ed io odio il maschilismo. La donna magrissima, che ha bisogno di protezione, che è un manichino, un oggetto. Che rabbia mi fa, che rabbia! Ma allora perchè voglio essere magra? Perchè odio la donna oggetto e voglio essere un oggetto?
Veggie, io credo che tu sia una persona molto preparata sull'argomento, hai una teoria su cosa scatti in testa a chi sente convivere dentro di sè due persone diverse? senza essere bipolari naturalmente... Ho scritto un post a riguardo nel mio blog, se ti andasse di leggerlo, è quello di oggi (Dualismi).
Ciao Veggie, ti abbraccio forte!
Ciao Veggie, ti abbraccio forte!
@ Raki – Lungi da me infatti il condannare l’utilizzo di Photoshop… penso solo che sia giusto segnalarne l’uso, per stroncare magari anche sul nascere l’idea che determinate cose sono così di natura… Non è una soluzione, si capisce, l’unica vera soluzione sarebbe non usarlo affatto… però è già qualcosa…
@ GaiaCincia – Sì, come dicevo, neanche secondo me c'è nulla di male a usare un po' il fotoritocco,per eliminare piccole imperfezioni o semplicemente per far risaltare la foto di una qualsiasi cosa... E' quando l'uso è massivo che diventa deleterio, perchè confonde il nostro cervello... In quanto alle immagini dei fumetti/manga/cartoni animati, non saprei dirti... Nel senso che io ci sono cresciuta a cartoni animati, come la stragrande maggioranza dei ragazzi nati negli anni ’80, e non mi risulta che questo abbia mai provocato un’epidemia di disturbi alimentari…
Forse perché (mia ipotesi) il nostro cervello, fin da piccoli, è costruito in maniera tale da discernere ciò che è reale da quello che palesemente non lo è, e di conseguenza non farsi proiezioni o inganni da parte di ciò che non è palesemente reale ma cartoonato… Per il resto, alla risposta data dall’autore delle Winx, faccio fatica a credere… non penso che una bambina piccola sia in grado di discernere ciò che vuole a questi livelli… io al massimo a quell’età avrei voluto un cartone animato che mi facesse divertire, a prescindere dalla fisicità dei personaggi…
@ Anonima (28 Marzo 2014, ore: 16.52) – Mi permetto semplicemente di farti notare una cosa, anche se c’è chi già l’ha fatto prima di me, ma giusto per mettere i puntini sulle “i”: il browser di Google Immagini opera una ricerca di tutte le fonti grafiche possibili non andando a scandagliare l’immagine in sé, ma andando a ricercare le Tag con cui un’immagine è stata contrassegnata da chi l’ha caricata, o il nome del file-foto stesso nel momento in cui è stato caricato sotto una determinata denominazione. Ergo, non c’è alcun modo di sapere se le immagini che vengono proposte quando s’inserisce quella chiave di ricerca siano a tutti gli effetti reali o meno, l’unica cosa che sappiamo è che quelle immagini vengono caricate da qualcuno sotto l’etichetta di “real girl thinspo”… che poi questa etichetta corrisponda o meno alla realtà, non ci è in effetti dato di sapere. Inoltre, nulla vieta che le ragazze in questione si siano scattate delle foto, le abbiano modificate col Photoshop, e le abbiano poi comunque caricate su Internet sotto quell’etichetta, spacciandole come reali. Non ti far confondere dal fumo negli occhi che può essere gettato da chi vuol far credere una determinata cosa ingannandoti sul nome, perché spesso e volentieri specie su Internet la realtà è ben diversa da quella che viene spacciata come tale…
@ Anonima (28 Marzo 2014, ore: 16.57) – Sono quasi del tutto d’accordo con ciò che hai scritto. Ti spiego il “quasi”: sono d’accordo col discorso del B.M.I., non sono d’accordo col discorso della taglia. Cioè, io penso che dovrebbero essere esposte TUTTE le taglie, sia quelle superiori che quelle inferiori alla 42, però in ugual misura, non un esubero di taglie sotto la 42 e una penuria di quelle superiori… dovrebbero essere presenti tutte in ugual numero, perché comunque ci sono persone che hanno tutte le costituzioni fisiche possibile, al mondo, ed è giusto che siano rappresentati vestiti per tutte. Però, e qui concordo con te, il B.M.I. del manichino dovrebbe essere appropriato per la taglia: mi sembra (non ne sono del tutto sicura) che in passato sia stato fatto uno studio che dimostrava proprio che se una donna fosse fatta a misura di manichino avrebbe un B.M.I. di significativo sottopeso… per cui, bisognerebbe fare manichini di tutte le taglie ma, appunto, curare che il B.M.I. sia adeguato e corrispondente alla taglia.
@ Laura C. – Io, con tutto il bene possibile, proprio non riesco a credere che immagini del genere possano determinare l’insorgenza di un DCA… magari ci saranno alcune ragazze che ne rimarranno più colpite, altre che se ne fregheranno… ma insomma, da qui al chiamare in causa un DCA, ce ne corre di acqua sotto i ponti!... Però, sottolineo il fatto che avere sotto gli occhi delle immagini del genere non serve a niente e a nessuno: è una cosa completamente fine a se stessa, magari tutt’al più serve per far risaltare di più il vestito indossato… accipicchia, che gran cosa, eh?!... E dici bene sul discorso delle immagini “psichedeliche”… alcune, veramente, guardandole viene da chiedersi quanto siano state stirate in verticale!... Io non so se certa gente ci è o ci fa… se ci è credo abbia qualche serio problema, che niente ha a che vedere con un DCA, ma che sarebbe comunque opportuno trattare in sede psicoterapeutica… se ci fanno, allora veramente scelgono scientemente di mettersi dei prosciutti (anzi, l’intera salumeria) davanti agli occhi, e di considerare solo quello che gli fa comodo vedere… certo, immagino che per andare avanti in un certo modo sia per forza necessario mentire a se stesse… c’è da dire solo che prima o poi si scontreranno con la realtà e capiranno di non essere arrivate da nessuna parte…
@ Mara – Purtroppo è un luogo comune molto diffuso che la visione di certe immagini possa causare un DCA… diffuso ed assolutamente FALSO, peraltro… e ci crede tutta la gente superficiale che non ha voglia di capire veramente dove un DCA affondi le proprie radici… E’ vero che la ricerca sembra dimostrare che il sapere o meno se un’immagine è ritoccata non cambia l’emotività… però io credo che cambi comunque la razionalità… e che questo possa essere un primo passo…
@ Jonny – Mail letta… e gradita assai!... Dai un’occhiata al post di oggi, infatti!...
@ Wolfie – Sì, anch’io continuo a credere che l’etichetta non sia un qualcosa d’inutile… foss’anche solo per la nostra parte razionale… Poi, certo, ognuna di noi ha la propria sensibilità, e quindi anche di fronte allo stesso tipo di stimolo si reagisce diversamente… di fatto questo lo dimostrano anche gli studi che ho citato, quando vado a parlare del fatto che solo alcune donne con una certa personalità erano quelle più colpite dal rebound emotivo della visione di queste immagini… Altre donne erano molto più indifferenti… ovvio che non si possa generalizzare… Per quanto riguarda il provocare un DCA… bè, penso di essermi in passato già espressa in lungo ed in largo a tal proposito…
@ Manu – Hai detto esattamente quel che penso anch’io, in maniera molto chiara e concisa: anch’io sono del tutto solidale con la tua convinzione… è verissimo che la malattia è nella testa di chi ne soffre: non a caso noi parliamo semplicemente di “anoressia”, ma da manuale il nome completo di questa malattia è “anoressia nervosa mentale”, il che mette benissimo in evidenza la vera matrice di questa malattia (e di tutti gli altri DCA, ovviamente…) Verissimo anche che gli effetti fisici dei DCA sono solo secondari alle preesistenti problematiche che sono di tipo psichico… necessariamente ci sono delle ripercussioni fisiche, ma spesso e volentieri non sono affatto ricercate né volute… Figuriamoci se tutto questo può essere innescato dal semplice sfogliare una rivista e vedere delle modelle fotoritoccate… anche perché, per assurdo, se questo causasse veramente un DCA, allora tutte le donne del mondo che vedono queste immagini si ammalerebbero…
P.S.= Tranquilla, Manu: ho lasciato attiva l’opzione “commento anonimo” proprio perché anche chi non ha un blog o un account google potesse comunque commentare!... Se poi ci metti il tuo nome mi fa piacere, naturalmente, perché così so a chi rivolgere la mia risposta…
@ Fosca Roux – Sono pienamente d’accordo con quello che hai scritto alla persona che ha lasciato il primo commento anonimo… Certamente anche su Internet c’è chi carica le sue vere foto, non necessariamente tutto è fake… esattamente allo stesso modo, non necessariamente tutto è vero. Ed è impossibile stabilire un distinguo rifacendosi a quello che viene detto da chi pubblica una determinata foto… perché ognuno dice quello che vuole. Bugie o verità. Per quanto riguarda le immagini… io credo che, a meno di non essere proprio delle complete stupide, è ovvio che sappiamo che certe cose sono fotoritoccate, e talora anche in maniera pesante… Però, come dimostra anche lo studio che ho riportato in questo post, c’è una fetta del nostro cervello, quella non-razionale, che non è in grado di operare questo distinguo e perciò, pur non volendo, s’inganna…
@Vele/Ivy – Sì, sicuramente certe immagini non sono utili per nessuno… E senz’altro il periodo dell’adolescenza è quello più complesso, da un punto di vista psicologica… e c’è senz’altro un miz di fattori che contribuisce la comparsa di problematiche proprio in quell’età…
@ Anonima studentessa di psicologia – Completamente d’accordo con te sul fatto che le modelle non siano un toccasana e nemmeno una causa determinante l’anoressia. Sono d’accordo anche sul fatto che le cause dell’anoressia siano da ricercarsi nel background individuale anche se, per esperienza personale, non sono totalmente d’accordo sul fatto che sia necessariamente implicata la famiglia, perché nel mio caso non è stato così. Quindi credo che il “fattore famiglia” sia causale per alcune persone sì, e per altre no, e che su questo aspetto specifico tu abbia fatto un po’ una generalizzazione… Ti assicuro comunque che quelle che tu definisci “cose note e risapute” lo sono magari per te, perché hai fatto uno specifico percorso di studi, e lo sono per chi ha vissuto sulla propria pelle un DCA… Purtroppo la disinformazione è tale che la stragrande maggioranza della gente continua a pensare che davvero quelle foto ritoccate di modelle siano causa dell’anoressia… e finché andrà avanti questo falso luogo comune, dubito che si riusciranno a mettere in atto strategie preventive efficaci…
@ Ever92 – Ciao!... Non ti devi scusare proprio di niente, anzi, grazie per aver lasciato il tuo commento!... Detto questo, può darsi benissimo che “la goccia che ha fatto traboccare il vaso” nel tuo caso sia stato quel modello di “donna di successo” che illustri nel tuo commento. Però, se ci pensi, al condizionamento mediatico è sottoposto ogni qualsiasi essere umano… eppure, a sviluppare un DCA siamo un’esigua minoranza. Se ci fosse davvero un rapporto di causalità tra il condizionamento mediatico e lo sviluppo di un DCA, allora TUTTE le persone del mondo avrebbero un DCA. Per questo ho scritto che le vere problematiche sono altre… sennò non si spiega perché, a parità di condizionamento esterno, c’è chi si ammala e chi no. Poi, certo, magari nel tuo caso questo tipo di immagini ha funzionato come detonatore, innescando il DCA… ma se ti porti delle problematiche dentro, il DCA prima o poi sarebbe esploso comunque a prescindere… magari con un altro tipo di innesco… In quanto ai telefilm… sappiamo benissimo che sono finzione, e che non rappresentano veramente la vita (a volte mi piacerebbe che fosse così, penso che sarebbe tutto più facile, ma ovviamente è pura illusione), e a meno di non essere bambini di 3 anni, che per età non distinguono ancora la finzione dal reale, non credo che nessuno sia così sciocco da prendere per oro colato quello che vede in TV… Persino i cosiddetti “reality” sono per lo più montati, figurati… Però, ripeto, poi le esperienze di vita sono individuali, ed è perciò sbagliato e comunque impossibile generalizzare… ognuno vive il DCA a suo modo, e ha i suoi fattori causali e i suoi fattori scatenanti… A parte questo, dalla prima parte del tuo commento mi sembra di capire che hai iniziato da poco il tuo percorso di ricovero: ti faccio perciò un enorme in bocca al lupo per questo difficile, ma assolutamente valido, percorso!... Spero di rileggerti presto, un abbraccio…
@ Aury – Ciao Aury, grazie per il tuo commento!... Certo che passerò dal tuo blog non appena ho il tempo che serve per dedicare al tuo post tutta l’attenzione che merita e per lasciarti quindi un commento dicendoti come la pensa sulla domanda che mi hai indirizzato… grazie per avermi lasciato la segnalazione!... Comunque premetto che, no, non ho alcuna preparazione perché non ho studiato psicologia e non sono neanche psichiatra… sono un medico, certo, ma lavoro in tutt’altro campo… Per il resto, sono pienamente d’accordo con te quando dici che viviamo in un modo che purtroppo è ancora prettamente maschilista… Pensaci un attimo: se un ragazzo va a latto con tante ragazze, tutti sono pronti a dire che è un ganzo e ad invidiarlo per il suo saper essere un latin lover… mentre invece, se è una ragazza ad andare a letto con tanti ragazzi, tutti saranno pronti ad additarla come troia… eppure, il comportamento alla base è esattamente lo stesso. Ergo, nessun dubbio che ci sia quest’impostazione di base. Io non odio il maschilismo in sé, odio chi permette la persistenza di questa retrograda mentalità. In quanto al tuo “Ma allora perché voglio essere magra?”, io credo che questo tuo desiderio non abbia niente a che vedere in realtà con la mera fisicità o con gli stereotipi e il maschilismo di cui parli, ma che affondi le sue radici in problemi personali ben più profondi e complessi che solo tu puoi sapere. Ecco perché puoi desideralo a prescindere dal tuo odio per tutto il resto: perché sono cose a sé stanti, non hanno niente a che vedere l’una con l’altra.
Passo dal tuo blog appena posso!!... Un abbraccio, per ora!... E grazie ancora di essere passata!...
@ ShadeOfTheSun – Un abbraccio a te, tesoro!... Grazie per essere ripassata di qua!...
Ciao Veggie:D
Grazie della risposta ma forse mi sono spiegata male.
Secondo me i modelli dei media non sono la "causa scatenante" in sè (magari fosse così banale), ma contribuiscono a creare il modello che ti dicevo. Che sicuramente non aiuta pur sapendo che è finzione ed è opposto alle tue idee.
Ad ogni modo crepi il lupo cara, ho una paura allucinante per quello che verrà ma mi rincuora leggere questo blog, quindi ricambio volentieri il tuo abbraccio :)
a proposito di immagini corporee dannose:http://splashurl.com/pcwz9xs questo è l'URL di uno studio sulla connessione tra disabilità e DCA, fatto dagli Americani, tanto per cammbiare :) LO commenterei io, ma penso che ho già parlato di questa cosa in almeno 2 post e non credo sarebbe il caso di ricominciare ;) Ciiaoo
Silvia
@ Ever92 – Chiedo venia per il fraintendimento!... E ti assicuro che, data la situazione, è normalissimo che tu abbia paura… ma a volte avere paura è proprio un modo per cominciare. La affronterai, perché necessariamente dovrai farlo, e questo ti darà la forza interiore per uscirne a testa alta… e quando gli inevitabili timori saranno calati, ti accorgerai che nonostante tutta la fatica, tutte le difficoltà, tutti i tentennamenti, avrai fatto qualcosa che vale veramente la pena.
@ Laura C. – Altrochè se mi verrebbe voglia di annerirle!... Anche perché, oggettivamente: un conto è il voler fare una dieta, magari sotto i consigli di un professionista, per perdere qualche chilo che serve per essere più tonica per l’Estate, cosa che può essere più che comprensibile… un conto è dire di volere una malattia per dimagrire (e vaglielo a spiegare a quelle che l’anoressia è una malattia che non c’entra nulla col dimagrimento… non lo so mica se hanno abbastanza cervello per capirlo…). È quasi offensivo per chi ha veramente quella malattia. Ma, per lo meno, rende l’idea del fatto che chi la cerca a gloria per sua fortuna non ha la più pallida idea di cosa voglia dire averla (sennò la fuggirebbe dandosela a gambe a perdifiato…), e che comunque se tutto quello cui puntano è l’esteriorità, non hanno proprio i prerequisiti per potersi ammalare di anoressia, per loro sfacciata fortuna… Per il resto, sono d’accordo che, chi più chi meno, la gente menta a se stessi quotidianamente… magari semplicemente perché serve. È una menzogna “sana”, utile a non mollare… l’importante sarebbe riconoscere quando la menzogna “sana” trascende i limiti del patologico…
@ Silvia Luisa - Grazie mille per aver condiviso il link!... Ci vado subito a dare un'occhiata!...
Ciao a tutte, da un po' seguo il blog e lo trovo interessante.
Io devo confessare una cosa. Lo so che le immagini non sono vere. Ma quando le vedo, c'è poco da fare. Mi piacciono e mi fanno pensare a quanto sia grande il gap tra ciò che sono e ciò che ho sempre sognato. Ho sciolto la mia alleanza con l'anoressia da tempo, poi ho avuto un periodo di bulimia e ora sono tornata grassottella come una volta. Certi giorni mi odio, altri mi sopporto, i più penso ad altro. Anche io, come dice Veggie, penso che le immagini e i media non siano parte della causa dell'anoressia. Ma per me sono un pugno allo stomaco ogni volta. La questione del ritocco/non ritocco c'entra poco. Di fatti, le immagini mi richiamano solo l'idea di qualcosa di perfetto e - per definizione - lontano da me. Non mi importa se è vero o se è falso, se qualcuno l'ha raggiunto o no. Rappresenta l'idea di perfezione, uno stato in cui sto bene e sono libera. Razionalmente so che è una grande idiozia, ma profondamente mi sento così. Di fronte alle immagini ho una spinta interiore, provo rabbia verso di me e verso chi mi ha aiutata ad allontanarmi dal DCA. Io volevo fortissimamente uscirne. Si può volere una cosa fortissimamente e, allo stesso tempo, volere fortissimamente anche il contrario? A me è successo. Certi giorni mi sento così tirata tra i due estremi che ho la sensazione di spezzarmi.
Se scomparissero tutte le foto, se adeguassero i manichini cambierebbe qualcosa? Forse mi sembrerebbe di ricevere meno schiaffi, forse avrei meno tentazioni. Ma temo che, più probabilmente, troverei un altro buon motivo per sentirmi imperfetta e per proiettare il mio ideale un po' più in là. Continuerei a disegnare con la mente un posto in cui sentirmi a mio agio.
Parlo così, perché queste cose le ho capite. Ma se avessi parlato pochi anni fa, avrei scritto quasi le stesse cose dell'anonimo. E vi giuro che le avrei scritte soffrendo, anche se forse non mi sarei resa davvero conto di quanto la sofferenza potesse essere grande.
M.
@ M. – Ciao M., grazie per aver lasciato il tuo commento!… Bè, come dimostra anche lo studio che ho citato in questo post, in effetti la parte emotiva del nostro cervello può ingannarsi anche quando razionalmente sappiamo che una certa immagine non corrisponde a verità… quindi, penso che il tuo meccanismo possa essere considerato del tutto naturale… E non ci vedo niente di strano neanche nella tua tensione verso i 2 estremi: quando si sceglie un DCA, difatti, quello che si sceglie all’atto pratico è un sintomo che rappresenta una strategia di coping… e se c’è una strategia di coping è perché in qualche modo ci serve per tamponare altri tipi di problemi che avevamo… e per quanto razionalmente si possa voler stare meglio, perché ci si rende conto di quanto il DCA peggiori la nostra salute psicofisica e, più in generale, la nostra qualità della vita, e per quanti passi avanti in tal senso si possano riuscire a fare, resta sempre il fatto che il DCA è un’ottima strategia di coping, malata quanto vuoi, ma funzionale… per cui, credo sia normale possedere un certo rimpianto per una cosa che, per quanto patologica, sul momento è stata estremamente funzionale perché ci ha permesso di tenere testa a tutt’altri problemi…Il passo avanti sta nell’avere la maturità e l’intelligenza di razionalizzare rendendoci conto che, vuoi esistono altre strategie di coping che non passano attraverso la distruzione psicofisica, vuoi la vita migliora di brutto man mano che ci si allontana dal DCA. Il rimpianto è naturale… l’importante è lasciarlo lì dov’è, e continuare a fare la cosa giusta per noi stesse.
Personalmente, non credo proprio che se sparissero le foto o se cambiassero i manichini, cambierebbe qualcosa. Perché, e qui si torna a quello che ho detto all’inizio del post, non credo che queste cose abbiano a che fare con lo sviluppo di un DCA. Se ci portiamo dentro determinati problemi ed abbiamo una determinata struttura di personalità, prima o poi il DCA salta fuori, quali che siano gli stimoli fotografici. Perché un DCA è ben altro che voler essere magre o “perfette”.
Grazie ancora per essere passata ed aver lasciato il tuo commento, mi ha fatto davvero piacere leggerlo!...
Posta un commento