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venerdì 29 novembre 2013
Una critica costruttiva
Tra i commenti al post precedente, decontestualizzata da esso, ho ricevuto una critica costruttiva da parte di Katniss-L., cui voglio dedicare il post di oggi per 2 motivi:
1) Quello che Katniss-L. ha scritto, seppure in chiave critica, è interessante e ragionato, e mi sembrava perciò limitativo il ridurlo ad una mera risposta ad un commento, anche perché vengono sollevate delle tematiche che potrebbero essere condivise anche da altre/i lettrici/lettori del mio blog, per cui così facendo posso rispondere a chiunque stesse pensando le medesime cose che Katniss-L. mi ha scritto.
2) Ho delle idee ben precise in merito a questa critica costruttiva che mi è stata rivolta, perché il mio modus operandi su questo blog è coerente e motivato, e mi sembra corretto espletarlo. Qui ho la possibilità di spiegare il perché. Inoltre, trattandosi di una critica, non volevo “nasconderla” tra i commenti glissando con una rapida risposta, ma condividere con tutte voi il mio pensiero al riguardo.
Ringrazio comunque Katniss-L. per la sua critica costruttiva, perché ovviamente mi fa sempre piacere ricevere apprezzamenti per quello che scrivo sul blog (e a chi non fa piacere ricevere opinioni positive?!...), ma apprezzo molto anche l’onestà di chi, con correttezza ed educazione, mi spiega il suo punto di vista che può pure contrastare il mio. Del resto, le opinioni sono opinabili per antonomasia, quindi è ovvio che ognuno la veda a suo modo, perché la soggettività interindividuale è innegabile ed è quello che ci rende uniche. Perciò, ben vengano anche i pareri contrastanti: la luce è tale solo e soltanto se esiste anche l’ombra.
E arriviamo dunque al fatidico commento di Katniss-L.:
“Cara Veggie, leggo da molto tempo il tuo blog, ma non ho mai commentato finora. Premettendo che apprezzo moltissimo il “lavoro” che stai facendo su questo blog, vorrei comunque esprimere alcune mie perplessità.
Mi sono laureata in psicologia da alcuni mesi, e proprio in virtù del percorso di studi che ho fatto e del lavoro che andrò a svolgere, leggendo il tuo blog mi sono talvolta sorpresa a pensare a quanto possa essere difficile per te scegliere cosa scrivere nei post, ma soprattutto “cosa” rispondere alle persone che ti commentano quando ti espongono la loro situazione e ti chiedono cosa fare.
Tu hai affermato più volte che non dai giudizi né suggerimenti perché non ti compete in quanto non professionista. Questa affermazione mi sorprende, perché nelle risposte che scrivi ai vari commenti, dai sempre dei consigli, che talvolta sono molto chiare e nette. Mi riferisco, per esempio, a quando scrivi (cito le tue testuali parole copiate da alcune tue risposte a dei commenti): “Non so se sei seguita da una dietista e/o da una psicologa, in ogni caso ti consiglio vivamente di rivolgerti a queste figure professionali”, oppure: “Quando ti assalgono i pensieri propri del DCA, anziché agirli, cerca di fare qualsiasi altra cosa per distrarti”, oppure: “Cerca di mangiare tutto quello che è previsto dal tuo “equilibrio alimentare”, pensando che il cibo adesso è la tua medicina” oppure: “Prima chiedi aiuto, meglio sarà, per cui non esitare a farlo”; giusto per citare alcuni esempi. A me queste sembrano delle indicazioni molto nette. Oppure in un’altra occasione scrivi: “Mi sembra che il tuo problema principale in questo momento sia che stai aggravando la tua patologia di base piangendoti addosso in maniera incredibile”, e questo mi “puzza” molto di giudizio. Allora, quello che mi chiedo è: non è un tantino azzardato da parte tua scrivere su un blog risposte a domande di persone sconosciute sulla base di ciò che affermano?
A me capita di pensare alle storie che ascolto dai pazienti mentre svolgo il mio tirocinio come a un intreccio complicatissimo, non fosse altro che il punto di vista del soggetto narrante, ammesso in buona fede ma deformato da meccanismi inconsapevoli, è solo una fioca luce nella ricerca non certo della “verità”, ma di una interpretazione plausibile e verosimile di ciò che emerge nella relazione di coppia psicoterapeuta-paziente.
Quindi, quando sul blog ti vengono fatte certe domande o dette certe cose, tu sei chiamata a muoverti sulle sabbie mobili nel momento in cui rispondi. E data la precisione delle domande che talora ti vengono rivolte, come un giudice non puoi esimerti dal prendere una posizione.
In definitiva, mi interrogo sull’opportunità di dare delle risposte a commenti di persone sconosciute, sulla base di una manciata d’indizi, che peraltro chi scrive sceglie accuratamente.”
Cara Katniss-L., le cose che scrivi sono tutt’altro che sciocche, ma converrai con me in merito alla constatazione che chi mi scrive è abbastanza intelligente da sapere che non sarò io, con le mie poche parole di risposta, a risolvere le loro problematiche (alimentari e non), poiché problemi seri la cui gestione richiede – come spesso e volentieri consiglio, è vero, e qui lo ribadisco – l’intervento di specialisti.
Credo che molte delle ragazze che commentano il mio blog scrivano per rompere un silenzio con se stesse, per raccontarsi come si farebbe con quell’amica, quell’amico, cui non si riescono a rivelare problematiche così importanti e pervasive come un DCA. Diciamo che i commenti che ricevo – e le risposte che do – sono una specie di specchio che riflette le persone, le loro verità, le loro bugie, le loro sofferenze, le loro difficoltà, le loro speranze, le loro illusioni, etc. E’ chi commenta i miei post a guardarsi in quello specchio, che le aiuta a capire non solo ciò che sta succedendo, ma ciò che si nascondono, che si inventano.
Io so di non rispondere a delle persone del tutto vere ed autentiche, ma soltanto a quello che loro vogliono apparire a me e a se stesse. Per questo bastano gli indizi “scelti”, come dici tu, ma non sempre accuratamente, dico io.
Io non ho mai pensato di esercitare un potere più o meno salvifico, ma come semplice blogger, di condividere la mia esperienza di vita con l’anoressia, di esprimere il mio punto di vista, di creare un piccolo spazio virtuale di condivisione e sostegno reciproco nella lotta contro i DCA, di chiacchierare con persone sconosciute che proprio per questo si raccontano come vogliono, rimanendo aderenti alla loro realtà oppure inventandosi.
Tu dici che non è vero che io non esprimo consigli o giudizi: premesso che gli esempi che tu hai citato riguardo a ciò che ho scritto sono completamente decontestualizzati e quindi un po’ fuorvianti per come li presenti tu rispetto a come suonavano nell’originale, quando erano inseriti nel relativo commento, in quanto ai consigli, sono come tali soggettivi perché provenienti da un essere umano (non a caso, premetto sempre “Secondo me”, “Io penso che”, “A mio parere”, etc), e dunque passibili di valutazione da parte di chi li riceve, e di sciente decisione su cosa fare a prescindere da quello che io posso aver scritto. In quanto ai giudizi, diciamo che se li do, non è sulla persona che scrive (che ovviamente non conosco, e dunque non mi permetterei mai), ma unicamente su quello che scrive (che è quello che la persona mi vuol far arrivare).
Questo mi toglie dalle responsabilità che invece, giustamente, tu hai in quanto psicoterapeuta.
Quelli che scrivo non sono ordini da eseguire né verità assolute, ma semplice condivisione di quello che mi ha aiutata, in un passato più o meno remoto, a stare meglio nella mia lotta contro l'anoressia, nella speranza che possa essere d’aiuto anche a chi mi legge.
1) Quello che Katniss-L. ha scritto, seppure in chiave critica, è interessante e ragionato, e mi sembrava perciò limitativo il ridurlo ad una mera risposta ad un commento, anche perché vengono sollevate delle tematiche che potrebbero essere condivise anche da altre/i lettrici/lettori del mio blog, per cui così facendo posso rispondere a chiunque stesse pensando le medesime cose che Katniss-L. mi ha scritto.
2) Ho delle idee ben precise in merito a questa critica costruttiva che mi è stata rivolta, perché il mio modus operandi su questo blog è coerente e motivato, e mi sembra corretto espletarlo. Qui ho la possibilità di spiegare il perché. Inoltre, trattandosi di una critica, non volevo “nasconderla” tra i commenti glissando con una rapida risposta, ma condividere con tutte voi il mio pensiero al riguardo.
Ringrazio comunque Katniss-L. per la sua critica costruttiva, perché ovviamente mi fa sempre piacere ricevere apprezzamenti per quello che scrivo sul blog (e a chi non fa piacere ricevere opinioni positive?!...), ma apprezzo molto anche l’onestà di chi, con correttezza ed educazione, mi spiega il suo punto di vista che può pure contrastare il mio. Del resto, le opinioni sono opinabili per antonomasia, quindi è ovvio che ognuno la veda a suo modo, perché la soggettività interindividuale è innegabile ed è quello che ci rende uniche. Perciò, ben vengano anche i pareri contrastanti: la luce è tale solo e soltanto se esiste anche l’ombra.
E arriviamo dunque al fatidico commento di Katniss-L.:
“Cara Veggie, leggo da molto tempo il tuo blog, ma non ho mai commentato finora. Premettendo che apprezzo moltissimo il “lavoro” che stai facendo su questo blog, vorrei comunque esprimere alcune mie perplessità.
Mi sono laureata in psicologia da alcuni mesi, e proprio in virtù del percorso di studi che ho fatto e del lavoro che andrò a svolgere, leggendo il tuo blog mi sono talvolta sorpresa a pensare a quanto possa essere difficile per te scegliere cosa scrivere nei post, ma soprattutto “cosa” rispondere alle persone che ti commentano quando ti espongono la loro situazione e ti chiedono cosa fare.
Tu hai affermato più volte che non dai giudizi né suggerimenti perché non ti compete in quanto non professionista. Questa affermazione mi sorprende, perché nelle risposte che scrivi ai vari commenti, dai sempre dei consigli, che talvolta sono molto chiare e nette. Mi riferisco, per esempio, a quando scrivi (cito le tue testuali parole copiate da alcune tue risposte a dei commenti): “Non so se sei seguita da una dietista e/o da una psicologa, in ogni caso ti consiglio vivamente di rivolgerti a queste figure professionali”, oppure: “Quando ti assalgono i pensieri propri del DCA, anziché agirli, cerca di fare qualsiasi altra cosa per distrarti”, oppure: “Cerca di mangiare tutto quello che è previsto dal tuo “equilibrio alimentare”, pensando che il cibo adesso è la tua medicina” oppure: “Prima chiedi aiuto, meglio sarà, per cui non esitare a farlo”; giusto per citare alcuni esempi. A me queste sembrano delle indicazioni molto nette. Oppure in un’altra occasione scrivi: “Mi sembra che il tuo problema principale in questo momento sia che stai aggravando la tua patologia di base piangendoti addosso in maniera incredibile”, e questo mi “puzza” molto di giudizio. Allora, quello che mi chiedo è: non è un tantino azzardato da parte tua scrivere su un blog risposte a domande di persone sconosciute sulla base di ciò che affermano?
A me capita di pensare alle storie che ascolto dai pazienti mentre svolgo il mio tirocinio come a un intreccio complicatissimo, non fosse altro che il punto di vista del soggetto narrante, ammesso in buona fede ma deformato da meccanismi inconsapevoli, è solo una fioca luce nella ricerca non certo della “verità”, ma di una interpretazione plausibile e verosimile di ciò che emerge nella relazione di coppia psicoterapeuta-paziente.
Quindi, quando sul blog ti vengono fatte certe domande o dette certe cose, tu sei chiamata a muoverti sulle sabbie mobili nel momento in cui rispondi. E data la precisione delle domande che talora ti vengono rivolte, come un giudice non puoi esimerti dal prendere una posizione.
In definitiva, mi interrogo sull’opportunità di dare delle risposte a commenti di persone sconosciute, sulla base di una manciata d’indizi, che peraltro chi scrive sceglie accuratamente.”
Cara Katniss-L., le cose che scrivi sono tutt’altro che sciocche, ma converrai con me in merito alla constatazione che chi mi scrive è abbastanza intelligente da sapere che non sarò io, con le mie poche parole di risposta, a risolvere le loro problematiche (alimentari e non), poiché problemi seri la cui gestione richiede – come spesso e volentieri consiglio, è vero, e qui lo ribadisco – l’intervento di specialisti.
Credo che molte delle ragazze che commentano il mio blog scrivano per rompere un silenzio con se stesse, per raccontarsi come si farebbe con quell’amica, quell’amico, cui non si riescono a rivelare problematiche così importanti e pervasive come un DCA. Diciamo che i commenti che ricevo – e le risposte che do – sono una specie di specchio che riflette le persone, le loro verità, le loro bugie, le loro sofferenze, le loro difficoltà, le loro speranze, le loro illusioni, etc. E’ chi commenta i miei post a guardarsi in quello specchio, che le aiuta a capire non solo ciò che sta succedendo, ma ciò che si nascondono, che si inventano.
Io so di non rispondere a delle persone del tutto vere ed autentiche, ma soltanto a quello che loro vogliono apparire a me e a se stesse. Per questo bastano gli indizi “scelti”, come dici tu, ma non sempre accuratamente, dico io.
Io non ho mai pensato di esercitare un potere più o meno salvifico, ma come semplice blogger, di condividere la mia esperienza di vita con l’anoressia, di esprimere il mio punto di vista, di creare un piccolo spazio virtuale di condivisione e sostegno reciproco nella lotta contro i DCA, di chiacchierare con persone sconosciute che proprio per questo si raccontano come vogliono, rimanendo aderenti alla loro realtà oppure inventandosi.
Tu dici che non è vero che io non esprimo consigli o giudizi: premesso che gli esempi che tu hai citato riguardo a ciò che ho scritto sono completamente decontestualizzati e quindi un po’ fuorvianti per come li presenti tu rispetto a come suonavano nell’originale, quando erano inseriti nel relativo commento, in quanto ai consigli, sono come tali soggettivi perché provenienti da un essere umano (non a caso, premetto sempre “Secondo me”, “Io penso che”, “A mio parere”, etc), e dunque passibili di valutazione da parte di chi li riceve, e di sciente decisione su cosa fare a prescindere da quello che io posso aver scritto. In quanto ai giudizi, diciamo che se li do, non è sulla persona che scrive (che ovviamente non conosco, e dunque non mi permetterei mai), ma unicamente su quello che scrive (che è quello che la persona mi vuol far arrivare).
Questo mi toglie dalle responsabilità che invece, giustamente, tu hai in quanto psicoterapeuta.
Quelli che scrivo non sono ordini da eseguire né verità assolute, ma semplice condivisione di quello che mi ha aiutata, in un passato più o meno remoto, a stare meglio nella mia lotta contro l'anoressia, nella speranza che possa essere d’aiuto anche a chi mi legge.
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