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domenica 13 febbraio 2011
Aprite bene le orecchie
Ieri sera stavo leggendo le dispense inerenti un esame che dovrò dare nella sessione estiva. Il professore ci ha fornito parte del materiale in Italiano e parte in Inglese, con il che attualmente sono impegnata in una certosina opera di traduzione delle pagine in lingua straniera.
Durante la lettura preliminare che ho dato ieri sera, tuttavia, ho letto una frase che vorrei chiunque avesse sentito almeno una volta nella sua vita. Sulle dispense, infatti, ad un certo punto c’era scritto:
Mental illness is the same as physical illenss, except a mental illness causes psychological symptoms.
Ecco, questo è ciò che vorrei un maggior numero di persone riuscisse a comprendere: che l’anoressia è una malattia psichica che si riverbera solo in un secondo momento sul corpo, e che comunque, pur essendo una malattia mentale, è estremamente reale, come reale è la sofferenza che ne scaturisce.
Non è un capriccio infantile, non è una mancanza di forza di volontà, non è un modo per attirare l’attenzione, non è perché si vuole fare le modelle o le ballerine, non è perché si pensa di raggiungere un ideale di bellezza o di “perfezione”.
E’ una risposta forte ad una condizione che ci troviamo a dover subire e che non riusciamo passivamente ad accettare, è una sfida con noi stesse fino al limite estremo, una ricerca del modo per stare a nostro agio con noi stesse, una pletora di sensazioni tanto illusorie quanto meravigliose che ci troviamo in un certo momento a provare. Credetemi. Ci sono passata. Ci sto passando.
L’esistenza di un maggior numero di persone che capiscono questo certo non cambierà la sofferenza, le difficoltà e la durezza di quello che dobbiamo affrontare quotidianamente nella nostra lotta contro l’anoressia, ma renderebbe secondo me più facile l’andare avanti e il sentirsi un po’ meglio.
Durante la lettura preliminare che ho dato ieri sera, tuttavia, ho letto una frase che vorrei chiunque avesse sentito almeno una volta nella sua vita. Sulle dispense, infatti, ad un certo punto c’era scritto:
Mental illness is the same as physical illenss, except a mental illness causes psychological symptoms.
Ecco, questo è ciò che vorrei un maggior numero di persone riuscisse a comprendere: che l’anoressia è una malattia psichica che si riverbera solo in un secondo momento sul corpo, e che comunque, pur essendo una malattia mentale, è estremamente reale, come reale è la sofferenza che ne scaturisce.
Non è un capriccio infantile, non è una mancanza di forza di volontà, non è un modo per attirare l’attenzione, non è perché si vuole fare le modelle o le ballerine, non è perché si pensa di raggiungere un ideale di bellezza o di “perfezione”.
E’ una risposta forte ad una condizione che ci troviamo a dover subire e che non riusciamo passivamente ad accettare, è una sfida con noi stesse fino al limite estremo, una ricerca del modo per stare a nostro agio con noi stesse, una pletora di sensazioni tanto illusorie quanto meravigliose che ci troviamo in un certo momento a provare. Credetemi. Ci sono passata. Ci sto passando.
L’esistenza di un maggior numero di persone che capiscono questo certo non cambierà la sofferenza, le difficoltà e la durezza di quello che dobbiamo affrontare quotidianamente nella nostra lotta contro l’anoressia, ma renderebbe secondo me più facile l’andare avanti e il sentirsi un po’ meglio.
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venerdì 6 marzo 2009
Sofferenza universale: celebrità affette da DCA
Una delle ragioni per cui le persone che hanno affrontato l’esperienza di un DCA si riconoscono e si legano tra loro così rapidamente e facilmente, è perché si viene ad instaurare una totale empatia, una totale comprensione, poiché sebbene ognuna di noi sia diversa dall’altra – e quindi più che dire che esiste “l’anoressia” si può più propriamente dire che esistono “le anoressie” – questa sofferenza costituisce comunque un sottofondo comune a tutte.
Il disprezzo verso noi stesse, la scarsa autostima, l’insicurezza di fondo mascherata da falsa sicurezza, il tormento interiore, e le contemporanee sensazioni di forza, controllo, soddisfazione e onnipotenza sono universali tra chiunque abbia attraversato l’anoressia.
Questo mi ha fatto pensare:
Le celebrità affette da DCA… Anche loro devono provare questa stessa sofferenza.
Dietro i loro sorrisi patinati sulle copertine delle riviste e negli scatti fotografici… si sentono ferite come mi sento io? Provano lo stesso dolore che proviamo noi?
Stanno soffrendo come soffrivo io quando ero nel pieno dell’anoressia?
Talvolta osservo le loro immagini sui giornali o su Internet, i loro corpi ridotti al limite, sebbene avvolti in vestiti costosi e di marca, quei falsi sorrisi che ormai saprei riconoscere anche a chilometri di distanza, e provo tanta tristezza. Talvolta leggo nei vari blog di ragazze che vorrebbero diventare come loro e mi chiedo come sia possibile poter arrivare a desiderare quest’inferno senza morte. Mi chiedo come si sentirebbero quelle attrici, modelle, cantanti, se qualcuno dicesse loro che vengono prese come esempio, fisicamente parlando. Credo proprio che soffrirebbero ancora di più di quanto non stiano già facendo. Perché quella dell’anoressia è una sofferenza che non si augura davvero a nessuno.
Così, guardo le loro fotografie e guardo le mie, le nostre. Celebrità contro ragazze sconosciute. No. Celebrità CON ragazze sconosciute. Perché tolti i tacchi alti, attraversati i tappeti rossi, spente le luci della ribalta, chiuse nella propria stanza… nel momento in cui va giù il sipario ed è in onda la realtà… quello che rimane è esattamente la medesima cosa: una ragazza alle prese con la sua sofferenza e la sua lotta interiore.
Non avevo mai pensato che potessimo tutte quante avere così tanto in comune con delle celebrità… Ma, forse, in effetti siamo molto più simili di quello che pensassi… Unite da questa sofferenza universale.
Il disprezzo verso noi stesse, la scarsa autostima, l’insicurezza di fondo mascherata da falsa sicurezza, il tormento interiore, e le contemporanee sensazioni di forza, controllo, soddisfazione e onnipotenza sono universali tra chiunque abbia attraversato l’anoressia.
Questo mi ha fatto pensare:
Le celebrità affette da DCA… Anche loro devono provare questa stessa sofferenza.
Dietro i loro sorrisi patinati sulle copertine delle riviste e negli scatti fotografici… si sentono ferite come mi sento io? Provano lo stesso dolore che proviamo noi?
Stanno soffrendo come soffrivo io quando ero nel pieno dell’anoressia?
Talvolta osservo le loro immagini sui giornali o su Internet, i loro corpi ridotti al limite, sebbene avvolti in vestiti costosi e di marca, quei falsi sorrisi che ormai saprei riconoscere anche a chilometri di distanza, e provo tanta tristezza. Talvolta leggo nei vari blog di ragazze che vorrebbero diventare come loro e mi chiedo come sia possibile poter arrivare a desiderare quest’inferno senza morte. Mi chiedo come si sentirebbero quelle attrici, modelle, cantanti, se qualcuno dicesse loro che vengono prese come esempio, fisicamente parlando. Credo proprio che soffrirebbero ancora di più di quanto non stiano già facendo. Perché quella dell’anoressia è una sofferenza che non si augura davvero a nessuno.
Così, guardo le loro fotografie e guardo le mie, le nostre. Celebrità contro ragazze sconosciute. No. Celebrità CON ragazze sconosciute. Perché tolti i tacchi alti, attraversati i tappeti rossi, spente le luci della ribalta, chiuse nella propria stanza… nel momento in cui va giù il sipario ed è in onda la realtà… quello che rimane è esattamente la medesima cosa: una ragazza alle prese con la sua sofferenza e la sua lotta interiore.
Non avevo mai pensato che potessimo tutte quante avere così tanto in comune con delle celebrità… Ma, forse, in effetti siamo molto più simili di quello che pensassi… Unite da questa sofferenza universale.
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