lunedì 1 novembre 2010
D & R su una strada difficile
Domanda: Quale forma mentis deve avere una persona che vuole iniziare un percorso di ricovero dall’anoressia?
Risposta: La mentalità di una persona che vuole iniziare un percorso di ricovero è quella di chi è disposto a fare qualsiasi cosa pur di lottare contro l’anoressia. La forma mentis è quella della determinazione, del coraggio, della forza di volontà e della speranza.
Non posiamo ovviamente essere sempre dei pilastri di forza – soprattutto nella nostra testa – ma questo non significa che non abbiamo sempre e comunque la ferma decisione di stare meglio. Se volete veramente iniziare un percorso di ricovero, è totalmente nelle vostre possibilità il farlo. E se avete la convinzione e la speranza che combattere contro l’anoressia sia possibile, la lotta sta aspettando solo voi. Tutto sta nella vostra forza di volontà. Assolutamente tutto. Comprendete innanzitutto e soprattutto questo, ed avrete fatto già il primo passo. È un passo mentale, certo, ma è un passo ESTREMAMENTE importante e significativo.
Perché se provate a camminare su una scala, e il primo e l’ultimo scalino mancano, continuerete a vacillare per sempre… o, peggio ancora, potrete scivolare e cadere facendovi ancora più male.
Per prima cosa, predisponetevi al ricovero mentalmente. Interiorizzate il fatto che è una cosa che avete tutta la possibilità di fare, se solo lo volete. E iniziate con tutta la vostra determinazione a percorrere questa strada difficile. Ma non provateci nemmeno se anche solo in un lontano recesso della vostra mente o del vostro cuore pensate che sia impossibile. Perché in questo modo non arriverete da nessuna parte. Continuerete a urtare contro i posti di blocco.
Ciò ovviamente non significa che la strada del ricovero sia priva di ostacoli anche se avete la giusta mentalità. La strada del ricovero è difficilissima in ogni caso, su questo non ci sono dubbi, ma ciò non significa che non possiate attraversarla – significa solo che dovete essere preparate alle difficoltà che inevitabilmente incontrerete, e pronte a superare ogni ostacolo con il vostro coraggio, la vostra grinta e la vostra voglia di farcela.
E poi… bè, lo sapete cosa succede quando si arriva alla fine di una strada difficile, dura, accidentata e in terribile salita: la vista da lassù è molto migliore…
Risposta: La mentalità di una persona che vuole iniziare un percorso di ricovero è quella di chi è disposto a fare qualsiasi cosa pur di lottare contro l’anoressia. La forma mentis è quella della determinazione, del coraggio, della forza di volontà e della speranza.
Non posiamo ovviamente essere sempre dei pilastri di forza – soprattutto nella nostra testa – ma questo non significa che non abbiamo sempre e comunque la ferma decisione di stare meglio. Se volete veramente iniziare un percorso di ricovero, è totalmente nelle vostre possibilità il farlo. E se avete la convinzione e la speranza che combattere contro l’anoressia sia possibile, la lotta sta aspettando solo voi. Tutto sta nella vostra forza di volontà. Assolutamente tutto. Comprendete innanzitutto e soprattutto questo, ed avrete fatto già il primo passo. È un passo mentale, certo, ma è un passo ESTREMAMENTE importante e significativo.
Perché se provate a camminare su una scala, e il primo e l’ultimo scalino mancano, continuerete a vacillare per sempre… o, peggio ancora, potrete scivolare e cadere facendovi ancora più male.
Per prima cosa, predisponetevi al ricovero mentalmente. Interiorizzate il fatto che è una cosa che avete tutta la possibilità di fare, se solo lo volete. E iniziate con tutta la vostra determinazione a percorrere questa strada difficile. Ma non provateci nemmeno se anche solo in un lontano recesso della vostra mente o del vostro cuore pensate che sia impossibile. Perché in questo modo non arriverete da nessuna parte. Continuerete a urtare contro i posti di blocco.
Ciò ovviamente non significa che la strada del ricovero sia priva di ostacoli anche se avete la giusta mentalità. La strada del ricovero è difficilissima in ogni caso, su questo non ci sono dubbi, ma ciò non significa che non possiate attraversarla – significa solo che dovete essere preparate alle difficoltà che inevitabilmente incontrerete, e pronte a superare ogni ostacolo con il vostro coraggio, la vostra grinta e la vostra voglia di farcela.
E poi… bè, lo sapete cosa succede quando si arriva alla fine di una strada difficile, dura, accidentata e in terribile salita: la vista da lassù è molto migliore…
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17 commenti:
La domanda è: siamo così sicure che vedremo il panorama dall'alto, oppure passeremo una vita a sgobbare come asini da soma, per morire senza aver ottenuto niente?
La domanda è: siamo così sicure che vedremo il panorama dall'alto, oppure passeremo una vita a sgobbare come asini da soma, per morire senza aver ottenuto niente?
Come dire, “provato e confermato”!!!!!!
Tante volte, in passato, ho tentato d’intraprendere un percorso di ricovero, ma molte volte la cosa si è rivelata fallimentare perché, devo riconoscerlo, in fin dei conti ero io la prima a non essere del tutto convinta di quello che mi apprestavo a fare.
I risultati positivi sono comparsi solo nel momento in cui ho deciso di credere a pieno a quello che era il percorso che avevo intrapreso. Scivoloni, ricadute, momenti neri ne ho avuto a bizzeffe, e a volte ce li ho ancora, si capisce, ma non per questo mi arrendo, perché poter riuscire a vivere senza il dca è una cosa in cui ora come ora finalmente CREDO PROFONDAMENTE.
Buffo e bello allo stesso tempo il constatare come una diversa mentalità possa cambiare dal giorno alla notte una stessa cosa che si va a fare!
Perciò vorrei dire a Ilaria (di cui ho letto il commento qui sopra) e comunque a tutte le ragazze che si pongono la stessa domanda di Ilaria che, per quanto mi riguarda, potrei rispondere a questa domanda che tu poni, così:
Sicuramente per arrivare in cima alla montagna bisogna sgobbare come asini da soma, anzi, forse ancora di più!!!!, però, se mi permetti di dirtelo (ma te lo dico con amore, non voglio assolutamente essere offensiva, semmai solo un pochino provocatoria, però in senso buono, quindi per favore non ti offendere!!!!!!), mi sembra che la tua domanda sia un po’ una giustificazione che poni a te stessa per non dover fare fatica perché, per l’appunto, ti fa fatica fare fatica!!!!! Un po’ come la favola della “volpe e l’uva”: poiché hai paura che saltando non arriverai comunque ad acchiappare l’uva, ti dici “Tanto è acerba” in partenza, e ti giustifichi con te stessa per il non tentare neppure. Ciò detto, però, voglio dirti anche un’altra cosa: sì, se arrivi in alto il panorama lo vedi. E te lo dico per esperienza personale. Perché ho passato tanti anni a vedere solo il buio delle bulimia, e quando riesci a trovare il coraggio di aprire gli occhi cominciando la scalata… quello che vedi è fantasticoooooo!!!!!! Provare per credere!!!!!!
Bene. Stando così le cose, mi viene da pensare di non essere più disposta a fare qualsiasi cosa per uscirne..
Perchè nonostante io desideri davvero liberarmi dell'ossessione del cibo per lasciare spazio alla vita.. non riesco ad accettare questo corpo. Fino a che non mi vedrò magra non riuscirò a lasciare andare i pensieri ossessivi. E lo dico perchè ci ho già provato, ma la presenza stessa di questo corpo pesante mi martella la testa. Come faccio ad ignorarlo? Ho cercato di vivere per un pò senza pensarci, ma è durato pochissimo e alla fine ci sono ricaduta. Abbuffate/digiuni, a ripetizione.
E mi ritrovo sempre più immersa in una spirale dalla quale non so come uscire.
Grazie Veggie, come sempre, di esserci. Ogni volta che mi scrivi mi dai sempre modo di riflettere.
uff.. nonostante tutto.. nonostante tutte queste mie "belle parole".. anche adesso sto scappando tra le braccia del DCA.
Perchè domani.. domani come la affronto la giornata con questa ciccia, senza la determinazione per toglierlmela di dosso? Senza un "nuovo piano" per potermi finalmente accettare?
ben detto. quella è la forma mentis giusta. nessuno è così forte, ma può provare ad esserlo per se stesso ;-)
E' vero...la nostra vita non cambia radicalmente in un batter d'occhio, tuttavia a volte credo che si cerchi una risposta diciamo "mentale", a lungo e in largo...una risposta che non si trova.
Poi, quasi quando meno uno se lo aspetta...TRAC eccola sbucare...e dall'idea può essere plasmata in azione....
Un abbraccione carissima e spero tu abbia passato un bel wik lungo, iO e Alice
"in un lontano recesso della vostra mente o del vostro cuore pensate che sia impossibile. Perché in questo modo non arriverete da nessuna parte. "
E se fosse questo che mi blocca?
Mi leggi sempre dentro cara Veggie..
Ti abbraccio forte,
Ellie.
Ciao Veggie(:
grazie mille per gli auguri<3
e grazie per avermi dato le tue impressioni sul libro, nessuno fra i miei amici l'ha letto e avevo iniziato a chiedermi se ero l'unica sulla terra xD
Per il tuo post concordo con quello che dici e aggiungo che, quando si decide di affrontare i propri demoni, dopo tanta fatica c'è un momento in cui la strada inizia ad essere in discesa.
O meglio, per i miei problemi è stato così ma credo possa valere anche per i dca...
Infondo siamo tutte dirette alla vetta per ammirare quel panorama, chi per un motivo chi per l'altro^^
bacino
Ali*
Sono qui Veggie! o almeno credo...Ti leggo, finchè continuo a leggerti non mollo, sei il mio faro di luce e io voglio restare accesa anche se qui è buio...
Sono qui Veggie! o almeno credo...Ti leggo, finchè continuo a leggerti non mollo, sei il mio faro di luce e io voglio restare accesa anche se qui è buio...
Vero, niente da eccepire.
E vero anche che non ci sto proprio per un cazzo con la motivazione, niente da eccepire neanche in questo.
Perché mi distrugge, mi lacera, mi ossessiona, mi fotte, ma nonostante tutto non la mollo.
Forse non la mollo proprio per questo.
Jonny
Giusto, finchè non si ha la motivazione (una spinta che deve venire da dentro) non credo si possa affrontare in modo positivo il ricovero.
a Wolfie:
il fatto è che la fatica l'ho fatta, volentieri e con convinzione, sperando proprio di raggiungere qualcosa... poi però sono stata definita da tutti "guarita", e rigettata nel mondo caotico quando non ero ancora pronta per tutto. E adesso, anziché essere felice perché finalmente sto bene, rimpiango tante cose... in cima ci sono arrivata, hanno detto, ma il famigerato panorama non l'ho visto.
A Ilaria:
“Guarita” non è un termine che ti devono ascrivere gli altri, è un qualcosa che solo tu puoi sapere e soprattutto sentire. “Sono stata definita”, “hanno detto”… fai tanti riferimenti agli altri ma, in tutto questo, Ilaria dov’è? Tu dove sei? La vita è la nostra, quello che gli altri dicono conta poco a fronte di quelle che sono le nostre percezioni personali nel nostro mondo di tutti i giorni. Se non sei ancora pronta per la “guarigione”, se non ti senti “guarita”, non devi far altro che continuare il tuo percorso: chiedere aiuto se hai bisogno, concederti quello di cui hai bisogno, senza curarti di quello che dicono o di come ti definiscono gli altri, ché quello che hai dentro solo tu lo puoi sapere, e nessun altro.
I rimpianti, poi, penso siano una costante nella vita di chiunque. L’importante è non lasciarci incatenare da essi e cercare di costruire cose in positivo in futuro, in modo tale che con quello che faremo, da ora in poi, avremo quanti meno rimpianti possibile!
Se dici che non hai visto il panorama, a maggior ragione ti dico che devi andare avanti a salire, una fatica che non finisce ma che vale la pena.
Non credere che solo perché scrivo questo la mia vita sia rose e fiori. Anch’io mi scontro spesso con tanti ostacoli e difficoltà: ma è mia la ferma convinzione che c’è altro, oltre, e che se voglio posso superarli e raggiungerlo.
Grazie per avermi risposto!!!!!
Da una parte io non ci credo abbastanza, dall'altra mi sento proprio insoddisfatta per quanto riguarda l'impostazione clinica che viene impiegata per i dca. Ho bisogno di altri canali espressivi che non sia il linguaggio modulato di una terapia canonica. In poche parole trovo sempre frustrante parlare di me. Preferirei scrivere. Ma mi sa che non esiste una psicoterapia per iscritto :/
@ Ilaria – Potrei quotare Wolfie… comunque, per dirla con parole mie… La risposta è: se neanche ci provi ad arrivare in cima, sicuramente la risposta non la trovi. E finché non trovi la risposta, vuol dire che in cima non ci sei arrivata. E, aggiungo: dal basso non si vede il panorama. E questo è un dato di fatto. Lo si vede dall’alto? Tutto sta nel provare a salire, è l’unica cosa che può dargli una risposta. In fin dei conti provare a salire è in ogni caso una scelta vincente, a prescindere dal risultato finale, visto che non si ha nulla da perdere: peggio di quando stiamo in basso non può andare, quindi…
@ Wolfie – Vabbè, allora se mi rubi le parole di bocca – anzi, le parole dalla tastiera – ti lascio il mio posto nel blog e non se ne parli più… No, Wolfie, sto scherzando, eh!! ^__^ Anzi, grazie mille per il tuo commento, come sempre… grazie per aver condiviso qui il tuo pensiero… Volevo solo dirti che tu hai tutte le capacità e la forza di vivere la tua vita senza il DCA, perciò… continua a stringere i denti e ad andare avanti… e vedrai che la meta che raggiungerai sarà esattamente quella che desideri…
@ .Alice – Premesso che non ci sono assolutismi e che quello che scrivo è semplicemente quello che penso sulla base di quella che è stata la mia esperienza personale… Non c’è niente di strano sul fatto che tu non ti senta ancora disposta a uscirne, sai?!... sapessi quanti anni mi ci sono voluti a me per acquisire questa forma mentis, ti spaventeresti alla sola idea ^^”… Però, prova a chiederti questo: sei sicura al 100% che quando sarai magra tutto andrà a posto e il DCA sparirà come se niente fosse, e non avrai più ossessioni legate al corpo e al cibo?... Purtroppo non è così. E purtroppo ti dico anche questo per esperienza personale. Perché io sono stata magra, ma non è sparito proprio un bel niente… Anzi, paradossalmente, più si dimagrisce più le cose peggiorano perché la restrizione comporta una riduzione della produzione dei neurotrasmettitori che stabilizzando l’umore e regolano il nostro rapporto con noi stesse… e questa è una cosa non solo psicologica, ma proprio anche prettamente fisica, ho avuto modo di studiarla esaustivamente anche all’università… quindi, più si dimagrisce, più è facile avere pensieri ossessivi extra a quelli che si avrebbero già per conto nostro… La relazione più pacifica con te stessa la impari non necessariamente accettando il corpo, ma ponendo il corpo in secondo piano rispetto a quelle che sono le tue capacità… e concentrandoti su quelli che sono i tuoi pregi e i tuoi punti di forza, piuttosto che focalizzandoti solo sui difetti…
@ Pupottina – La forza non è un qualcosa che si ha, ma un qualcosa che si acquisisce… e questo nostro percorso serve anche a questo…
@ Alice and My World – Bè, a volte non si riescono a trovare proprio le cose che si hanno sotto gli occhi… buffo, no?!... Forse proprio perché le cerchiamo con tanto affanno ed apprensione… Magari guardare oltre ci consentirebbe di trovarle prima…
@ Ellie – La risposta alla tua domanda puoi saperla solo tu, ovviamente, cara Ellie… Ma se già ti poni l’interrogativo in questi termini, io credo che un bel pezzettino di strada tu l’abbia già fatta… Ora devi solo continuare a camminare… perché la rotta è buona…
@ Alice*** - Vero, l’obiettivo è sempre la vetta… e per quanto possa essere difficile raggiungerla, io dico che ne deve valere la pena… Bacino anche a te!!...
@ Aisling – Ma sì che ci sei, tesoro!... E, credimi, la tua luce brilla così forte che non ne hai bisogno di nessun’altra per illuminare il tuo cammino… basta che continui ad andare avanti…
@ Jonny – La motivazione al ricovero non cresce sugli alberi… ci vuole tempo e pazienza per maturarla… e provare a cercare di vedere il positivo anche nelle situazione più negative… afferrare ogni minimo spiraglio di luce… Per capire, poi, che tutto quel dolore non porta da nessuna parte… e che è arrivato il momento di ribellarsi interamente a questo delirio che non ci lascia niente d’intero…
@ Vele/Ivy – Il contesto può aiutare, ma siamo noi il principale motore di ogni nostro cambiamento interiore ed esteriore… e in quello che facciamo, bisogna crederci a pieno… sennò non funziona mai del tutto…
@ Musidora – Guarda, hai toccato dei punti importantissimi… Io credo che impostare una terapia per iscritto sarebbe veramente utile… perché ognuno hai propri canali espressivi, che non possono essere standardizzati… Anche a me non piace particolarmente l’approccio stereotipato che molto medici hanno al DCA… (Da qui anche parte dell’idea alla base di questo mio blog…), proprio perché ogni persona è una storia a sé ed ha bisogno d’individuare la propria strada del ricovero…
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