domenica 2 gennaio 2011
Complicanze
Come molte di voi ormai già sapranno, alcuni giorni fa è stata annunciata la notizia della morte, causa anoressia, di Isabelle Caro, la ragazza che aveva posato per la campagna pubblicitaria del fotografo Oliviero Toscani nel 2007. Ho letto un fiorire di post al riguardo in questi giorni, e mi sembra che, da parte mia, aggiungere ancora qualcosa a tutto ciò che è stato già scritto sarebbe semplicemente reiterativo.
Tuttavia, c’è un particolare aspetto di questa vicenda su cui vorrei porre l’accento. Si tratta di una riflessione che mi è venuta spontanea quando ho letto il post che Mari aveva scritto sul suo blog al riguardo. "Isabelle non aveva nessuna percezione della gravità del suo stato", ha scritto Mari. E da qui è nato il mio pensiero.
Quando si è nel pieno dell’anoressia, siamo veramente consapevoli di quanto il nostro corpo sta soffrendo e delle complicanze prettamente mediche, fisiche, cui si sta andando incontro?
La risposta a questa domanda credo possa essere bipartita. Sebbene magari anche a un livello non propriamente del tutto razionalizzato, ritengo che ogni ragazza che ha un DCA sia, basilarmente, consapevole che quello che sta facendo non è salutare. Voglio dire, credo che anche una bambina capirebbe che restringere l’alimentazione, procurarsi il vomito, sfiancarsi con lo sport, assumere diuretici e lassativi non è un qualcosa di positivo per il nostro organismo. A partire da questo punto fisso, però, occorre distinguere. Da una parte c’è l’aspetto “Lo so, ma fingo di non saperlo, perché sennò mi sentirei completamente matta nel fare qualcosa che mi distruggerà o comunque mi darà serie conseguenze fisiche”, dall’altra l’aspetto “Lo so, ma tanto sono tutti allarmisti, stanno esagerando, e poi vuoi che tutte queste cose succedano proprio a me? No, via, a me non mi succedono mica…” (succedono proprio a TE, purtroppo mi vedo costretta dirlo per esperienza, perché anch’io appartenevo a questa fazione, e adesso mi trovo costretta a far fronte alle conseguenze), ed infine l’aspetto dell’effettiva parziale inconsapevolezza: in fin dei conti, molto spesso quando si entra nella spirale discendente dell’anoressia si è ragazzine, ed è perciò normale che non sia abbia un’idea precisa e completa di quali possano essere le conseguenze fisiche di un comportamento alimentare errato. Molto spesso, peraltro, non volendo documentarci al riguardo per paura di leggere quello che, in fondo, già sappiamo, quest’ “ignoranza” rimane.
Ed arriviamo dunque alla ragione di questo post. La scelta del sintomo anoressico, la scelta della restrizione alimentare, è certamente una scelta consapevole. Quello che invece, molto spesso, non è pienamente o affatto consapevole, è tutta la pletora delle complicanze medico-fisiche cui si va necessariamente incontro con un DCA.
Perciò, in qualità di protomedico, ciò che vi propongo è proprio questo: dare un’occhiata a quelle che sono le complicanze mediche derivanti dai DCA. A tal proposito, ho redatto un file che potete scaricare qui sotto
Complicanze Mediche dei D.C.A.
Prima che passiate a leggerlo, qualche precisazione.
Innanzitutto, un ringraziamento. Come potrete vedere non appena aprirete il file, non ne sono la sola autrice, perciò…
GRAZIE MILLE, ALEX! Tutto questo non sarebbe mai venuto alla luce così se tu non mi avessi dato una mano, quindi… GRAZIE! Tra qualche anno tutto lo staff di “Grey’s Anatomy”, “E.R. – Medici in prima linea” e il Dottor House ti faranno un baffo, lo sai, vero?!...
Ci tengo tuttavia a precisare che questo lavoretto non ha assolutamente la pretesa di essere esaustivo, completo, precisissimo, perfetto… io ed Alex studiamo Medicina, non abbiamo ancora la laurea, quindi penso sia ovvio che le nostre conoscenze sono parziali rispetto a quelle di un medico. L’idea è quella di dare un’impostazione e una conoscenza di base su quelle che sono le principali complicazioni fisiche dei DCA, senza alcuna pretesa di eviscerare tutto il sapere medico al riguardo. Anzi, sono consapevole che ci sono molti “punti vuoti” ed imprecisioni, perciò… se ci fosse un medico che sta leggendo tutto questo, e se volesse completare, approfondire, correggere e precisare il file che ho caricato, sarebbe una cosa bellissima! Ogni possibile miglioria è più che benaccetta, anzi, è caldamente desiderata!
Vorrei dire anche che, nello scrivere questo file, si è cercato di integrare il “linguaggio medico” e il “linguaggio profano” in maniera tale da redigere un qualcosa che fosse comprensibile anche per chi è esterno all’ambiente della medicina. Non so quanto ci si possa essere riusciti – è un po’ difficile vedere dal di dentro ciò che vede chi sta al di fuori – in ogni caso, se ci sono cose non ben spiegate, cose troppo tecniche, o qualsiasi cosa che non vi quadra, fatemelo sapere nei commenti o via e-mail, e cercherò di fornire tutte le spiegazioni mancanti tentando di essere più precisa, semplice ed esaustiva.
In ogni caso, al termine del file sono riportate le indicazioni bibliografiche relative ai testi di cui si è fatto uso, quindi potete approfittarne se desiderate approfondire.
Infine sono consapevole del fatto che questa lettura lascerà il tempo che trova se siete nel pieno dell’anoressia. Se siete nel pieno dell’anoressia, magari non scaricherete neppure il file. “Ecco un’altra quasi dottoressa che mette giù tanti paroloni per fare allarmismo sfruttando l’onda della morte di Isabelle Caro… ma figuriamoci!” penserete, e vi farete una risata di fronte a quel file. Lo capisco perfettamente, perché se questo file me l’avessero messo tra le mani anche solo 5 o 6 anni fa, pure io avrei scosso la testa e avrei smesso di leggere dopo le prime tre righe pensando: “E chi se ne frega?!”. Ma frega eccome, poi. Perché questa – per quanto semplificata, per quanto limitata, per quanto imprecisa – è la realtà medica dei DCA. Isabelle Caro potrebbe dirvelo meglio di me.
Tuttavia, c’è un particolare aspetto di questa vicenda su cui vorrei porre l’accento. Si tratta di una riflessione che mi è venuta spontanea quando ho letto il post che Mari aveva scritto sul suo blog al riguardo. "Isabelle non aveva nessuna percezione della gravità del suo stato", ha scritto Mari. E da qui è nato il mio pensiero.
Quando si è nel pieno dell’anoressia, siamo veramente consapevoli di quanto il nostro corpo sta soffrendo e delle complicanze prettamente mediche, fisiche, cui si sta andando incontro?
La risposta a questa domanda credo possa essere bipartita. Sebbene magari anche a un livello non propriamente del tutto razionalizzato, ritengo che ogni ragazza che ha un DCA sia, basilarmente, consapevole che quello che sta facendo non è salutare. Voglio dire, credo che anche una bambina capirebbe che restringere l’alimentazione, procurarsi il vomito, sfiancarsi con lo sport, assumere diuretici e lassativi non è un qualcosa di positivo per il nostro organismo. A partire da questo punto fisso, però, occorre distinguere. Da una parte c’è l’aspetto “Lo so, ma fingo di non saperlo, perché sennò mi sentirei completamente matta nel fare qualcosa che mi distruggerà o comunque mi darà serie conseguenze fisiche”, dall’altra l’aspetto “Lo so, ma tanto sono tutti allarmisti, stanno esagerando, e poi vuoi che tutte queste cose succedano proprio a me? No, via, a me non mi succedono mica…” (succedono proprio a TE, purtroppo mi vedo costretta dirlo per esperienza, perché anch’io appartenevo a questa fazione, e adesso mi trovo costretta a far fronte alle conseguenze), ed infine l’aspetto dell’effettiva parziale inconsapevolezza: in fin dei conti, molto spesso quando si entra nella spirale discendente dell’anoressia si è ragazzine, ed è perciò normale che non sia abbia un’idea precisa e completa di quali possano essere le conseguenze fisiche di un comportamento alimentare errato. Molto spesso, peraltro, non volendo documentarci al riguardo per paura di leggere quello che, in fondo, già sappiamo, quest’ “ignoranza” rimane.
Ed arriviamo dunque alla ragione di questo post. La scelta del sintomo anoressico, la scelta della restrizione alimentare, è certamente una scelta consapevole. Quello che invece, molto spesso, non è pienamente o affatto consapevole, è tutta la pletora delle complicanze medico-fisiche cui si va necessariamente incontro con un DCA.
Perciò, in qualità di protomedico, ciò che vi propongo è proprio questo: dare un’occhiata a quelle che sono le complicanze mediche derivanti dai DCA. A tal proposito, ho redatto un file che potete scaricare qui sotto
Complicanze Mediche dei D.C.A.
Prima che passiate a leggerlo, qualche precisazione.
Innanzitutto, un ringraziamento. Come potrete vedere non appena aprirete il file, non ne sono la sola autrice, perciò…
GRAZIE MILLE, ALEX! Tutto questo non sarebbe mai venuto alla luce così se tu non mi avessi dato una mano, quindi… GRAZIE! Tra qualche anno tutto lo staff di “Grey’s Anatomy”, “E.R. – Medici in prima linea” e il Dottor House ti faranno un baffo, lo sai, vero?!...
Ci tengo tuttavia a precisare che questo lavoretto non ha assolutamente la pretesa di essere esaustivo, completo, precisissimo, perfetto… io ed Alex studiamo Medicina, non abbiamo ancora la laurea, quindi penso sia ovvio che le nostre conoscenze sono parziali rispetto a quelle di un medico. L’idea è quella di dare un’impostazione e una conoscenza di base su quelle che sono le principali complicazioni fisiche dei DCA, senza alcuna pretesa di eviscerare tutto il sapere medico al riguardo. Anzi, sono consapevole che ci sono molti “punti vuoti” ed imprecisioni, perciò… se ci fosse un medico che sta leggendo tutto questo, e se volesse completare, approfondire, correggere e precisare il file che ho caricato, sarebbe una cosa bellissima! Ogni possibile miglioria è più che benaccetta, anzi, è caldamente desiderata!
Vorrei dire anche che, nello scrivere questo file, si è cercato di integrare il “linguaggio medico” e il “linguaggio profano” in maniera tale da redigere un qualcosa che fosse comprensibile anche per chi è esterno all’ambiente della medicina. Non so quanto ci si possa essere riusciti – è un po’ difficile vedere dal di dentro ciò che vede chi sta al di fuori – in ogni caso, se ci sono cose non ben spiegate, cose troppo tecniche, o qualsiasi cosa che non vi quadra, fatemelo sapere nei commenti o via e-mail, e cercherò di fornire tutte le spiegazioni mancanti tentando di essere più precisa, semplice ed esaustiva.
In ogni caso, al termine del file sono riportate le indicazioni bibliografiche relative ai testi di cui si è fatto uso, quindi potete approfittarne se desiderate approfondire.
Infine sono consapevole del fatto che questa lettura lascerà il tempo che trova se siete nel pieno dell’anoressia. Se siete nel pieno dell’anoressia, magari non scaricherete neppure il file. “Ecco un’altra quasi dottoressa che mette giù tanti paroloni per fare allarmismo sfruttando l’onda della morte di Isabelle Caro… ma figuriamoci!” penserete, e vi farete una risata di fronte a quel file. Lo capisco perfettamente, perché se questo file me l’avessero messo tra le mani anche solo 5 o 6 anni fa, pure io avrei scosso la testa e avrei smesso di leggere dopo le prime tre righe pensando: “E chi se ne frega?!”. Ma frega eccome, poi. Perché questa – per quanto semplificata, per quanto limitata, per quanto imprecisa – è la realtà medica dei DCA. Isabelle Caro potrebbe dirvelo meglio di me.
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26 commenti:
Io invece credo che Isabelle sapesse del suo stato. Secondo me era consapevole di ciò che le succedeva.
Così come ho scritto nel post dedicatole, lei ha avuto il coraggio di farsi vedere nuda, ma non mi sembra che lo faceva per vanità, tutt'altro.
E poi lei stessa disse: "...Le sofferenze fisiche e psicologiche che ho subito hanno un senso solo se possono essere d'aiuto a chi è caduto o ha la tentazione di cadere nella trappola da cui io sto cercando di uscire”.
Non è riuscita a sopravvivere: il suo stato era troppo grave però il suo messaggio resta e credo che se qualche ragazza anoressica, vedendola, decide di guarirsi, Isabelle, dall'alto, sorriderà
Io non so cosa spingesse veramente questa ragazza a posare, forse è vero che era consapevole della gravità della situazione, ma forse dentro di sè era anche "appagata" del suo aspetto... in ogni caso, mi dispiace tantissimo aver appreso la notizia della sua morte.
Ti ringrazio molto per il tuo commento e non l'ho affatto disapprovato.
Però l'ho trovato molto duro e, se me lo permetti, anche un po' cinico soprattutto quando mi dici che parte della natura umana è guardare, scioccarsi e poi voltare le spalle.
E' vero che molti sono così però se già si parte con questo preconcetto, credo non si possano cambiare i preconcetti degli altri. Ci vuole pazienza e fiducia
Non so quale fosse il livello di consapevolezza di Isabelle Caro; personalmente potrei dire che il mio era “medio”.
Ho scaricato il file annesso a questo post, e certo non conoscevo le cose così nei dettagli (sarà anche impreciso agli occhi di un medico, per me è molto più che preciso!), ma ovviamente ho sempre saputo che stavo “torturando” il mio corpo ogni volta che mi mettevo davanti alla tazza del water. Il problema è che in quei momenti, per quanto si possa sapere che quello che si fa è sbagliato, il farlo comunque è un qualcosa di più forte di noi! Anche se sapevo che era sbagliato, che mi faceva male, non riuscivo a non vomitare, era come una “droga”! Avevo troppa paura delle ripercussioni psicologiche che il mancato vomito post-pasto avrebbe sortito per essere veramente preoccupata delle ripercussioni fisiche.
Fortunatamente adesso ho un livello di consapevolezza maggiore, e cerco di non farmi più così male, per quanto forte in certi momenti possa essere la sensazione di ricadere in quei comportamenti sbagliati.
In ogni caso, è vero: sapere certe cose sulle complicanze mediche dei dca di certo non impedisce che portiamo avanti certi comportamenti, però ritengo comunque sia importante sapere certe cose, perché ci può aiutare a schiarirci il pensiero su quello che stiamo facendo.
In apparenza Isabelle sembrava forte e voleva essere d'esempio a quante, malate, non riuscivano a combattere. ma chissà cos'aveva davvero dentro? Mi dispiace molto per la sua morte. Complimenti per questo blog, secondo me prezioso perché dà messaggi positivi e spunti di riflessione. Buon 2011 un abbraccio.
Mi viene difficile rispondere a questo post...ho letto un po' del file ma ad un certo punto alcune cose non le ho capite e ho lasciato perdere (meglio essere sinceri xD).
A me sembrava qualcosa di fatto bene, ma bo', non sono molto brava a giudicare queste cose, ci capisco poco di medicina XD
Io le complicanze più o meno le conosco già di mio...ma non mi fanno effetto,ecco.
Forse sono troppo incastrata in tutto questo..bo..
Ti mando un bacio,
Ellie.
Grazie!! è proprio bello il museo del '900 che hanno aperto a Milano :p
Per rispondere al tuo post:
bè non saprei se Isabelle fosse del tutto consapevole della sua condizione fisica, fatto sta che sento molte ragazze che studiano medicina-psicologia hanno avuto un DCA, sembra un controsenso eppure non bastano tutte le competenze scientifiche per essere al riparo dalla malattia, certo poi è vero anche che approfondire le "questioni tecniche" non può che far bene a chi si mette sulla strada del ricovero... Immagino che tu ne sappia qualcosa! ;)
Comunque io sono una di quelle che continua a sottovalutare molto le conseguenze sul fisico del DCA.
Quest'anno spero di accrescere la mia consapevolezza e soprattutto metterla in pratica per volermi un pò più bene.
Ciao Veggie!
baci
M.
“Non c’è cieco peggiore di chi non vuol vedere” – questo è.
Entra da un orecchio ed esce dall’altro.
Ma lo sappiamo. Eccome se lo sappiamo. Non credo ci sia nessuna così deficiente da pensare che non si ritroverà con un fisico a puttane.
Solo che non ce ne frega un cazzo. Perché l’esaltazione nel restringere, il senso di controllo, la soddisfazione, quell’illusoria sensazione d’onnipotenza, trascende completamente la consapevolezza delle stronzate cui stiamo sottoponendo il nostro corpo. Il corpo è lo sporco mezzo. L’unica cosa di cui ci frega è il fine. In mezzo niente.
Sì, è la distruzione fisica (agognata/temuta(?)) quello cui si arriva, niente da eccepire. Ma per arrivarci si passa in mezzo all’esaltazione. È per questo che ci freghiamo. Che ci tappiamo le orecchie di fronte a quello che dovremmo sentire, che ci tappiamo il cervello di fronte a ciò su cui dovremo ragionare.
Perché, in fin dei conti, pensiamo che se tutte quelle beghe di conseguenze sono lo scotto da pagare per aver voluto provare l’estasi, allora il prezzo è equo.
Ed è questo il paradosso.
E l’incubo.
Jonny
Non ho mai conosciuto Isabelle Caro ma ho guardato tante volte le sue foto in passato, ammiravo le sue ossa, non riuscivo a vederla malata, io volevo sparire e lei ci stava riuscendo. Ci sarei riuscita anch'io.Nell'ultimo anno avevo smesso di guardare le sue foto perchè mi allontanava dal mio percorso di cura ma quando ho saputo della sua morte sono stata male,sono scesa bruscamente nella realtà, ogni tanto, troppo spesso mi dimentico di quanto facciano male i disturbi alimentari, eppure sono finita più volte in ospedale o svenuta per il mio autolesionismo, per le gastriti e ho tanti dei problemi che hai citato nelle pagine (alcuni termini non mi erano chiari, soprattutto quelli medici medici^^)eppure non sono quelli a fermarmi...mi è capitato più volte di vomitare anche apposta per accellerare il collasso o di restringere solo per lasciarmi morire..o mille altre cose....
Ora posso dire di volerne uscire, di voler riprendere in mano la mia vita ma non lo faccio ancora del tutto per me stessa..lo faccio perchè finchè sono in questa situazione non potrò essere d'aiuto a determinate persone che voglio salvare....devo stare bene per farlo. E perchè così non vado da nessuna parte...non ho neanche la forza di salire le scale o dare il resto nel negozio di mia mamma, come posso pretendere di prendere la patente, fare l'università e tante altre cose? Sto a letto tantissimo nella giornata! No no basta.
Grazie per aiutarmi nel mio percorso, Veggie!!!
Ti stringo forte....^^
Sottoscrivo ciò che scrive Almacattleya, ringraziandola anche per aver citato quelle bellissime parole della Caro.
E grazie a te.
Per scrivere sempre così bene.
Per scrivere sempre cose che arrivano dritte al cuore e al cervello.
E per questo file che ho già salvato...mi servirà per il mio corso di perfezionamento.
Un abbraccio
Salve a tutte, mi ritrovo su questo blog per la prima volta e sono rimasto sbalordito dalla forza di volontà dell'autrice di questi post. Sono un ragazzo che da 4 anni convive con questo mostro che si è impossessata della mia fidanzata. Da poco però ho veramente capito la gravità e quanto sia difficile intervenire anche solo dando consigli. Ho bisogno di sapere qual è la strada giusta da seguire perchè ho paura di perderla, ogni secondo sento che sta scivolando via sempre più: ormai sembra insofferente a tutto, quasi anche a me.
Ho chiesto consulenza in vari blog e istituti ma mai nessuno mi è stato di grande aiuto.
Grazie e complimenti.
Sono contenta che hai lasciato un commento sul mio blog,mi ha fatto piacere :D
Ho letto il file,non sono mai stata una ragazza che in questi anni di DCA ha voluto allontanarsi dalla verità,non ci penso continuamente,perchè mi rattrista sapere tutta la verità,ma non ho mai cercato di rimuoverla dalla mia mente. Questo file ha molti dettagli di cui non ero a conoscenza,ma li ho letti tutti, ed era strano ritrovarmi in alcuni di questi,ed è ancora più brutto sapere che è difficile allontanare tutto questo dopo anni.
La morte di Isabelle ha colpito anche me ovviamente.
Non ho scaricato il tuo file per cui non mi posso esprimere a riguardo, se non dire come sempre che mi pare una buona idea.
Mi colpisce molto questa consapevolezza della distruzione - che si sceglie, non capita - che c'è dietro ai DCA. L'atteggiamento è quello di un bambino che non sa bene ancora come esprimersi, come saggiare i propri limiti e tende ad atteggiamenti magari violenti o distruttivi.
Le conseguenze delle proprie azioni, nell'infanzia, non sono chiare, sono un concetto ancora fumoso.
In ugual modo chi cade nei DCA sa che sta scendendo una china pericolosa, ma non sa QUANTO.
Fino a che punto arriverà? Scoprirlo in realtà è parte della spirale perversa in cui si scivola, è l'esaltazione di cui parla Jonny.
Si arriva sino al fondo e si inizia a scavare senz arendersi conto che è la nostra vita in ballo, o meglio, la nostra morte. A volte si soffre talmente che si arriva a desiderare anche l'annientamento.
Come sempre la scelta è sempre solo nostra. La salvezza è individuale. Il mio motto preferito "si vive collettivamente, ma la salvezza è individuale".Come lo è la dannazione.
Quindi tutto ciò che contiene quel file, quei dati oggettivi, andrebbero letti e riletti, andrebbero capiti ed assimilati. Perchè iniziare a "svegliarsi" dall'incubo è importante e TUTTO può essere d'aiuto: non possiamo sapere quale sarà la scintilla che potrà aiutarci ad uscirne.
In realtà "iskra", la scintilla di Rilke, è in noi, siamo noi. E si accende nel momento più buio.
Ciao Veggie sono arrivo dal blog di Annarita.
Ho letto con molta attenzione la tua l'intervista.
Trovo giusto che ne parli,
più se ne parla meglio è.
L'anorressia è un mostro è vero ma anche i mostri hanno il loro lato debole e forse parlando di lui lo possiamo se non sconfiggere ma intimorirlo e piano, piano renderlo innocuo.
Lo so che le mie parole servono a ben poco, ma spero tanto che questo tuo blog, sia l'inizio di una bella fioritura e che doni il profumo della speranza a chi in questo momento cerca aiuto.
Ti abbraccio, ciao.
Tanti auguri per te e per il tuo blog.
Ci risentiremo presto.
Questo è un post davvero difficile Veggie!=/
Per risponderti ho dovuto reperire alcune informazioni più dettagliate su Isabelle e, sulla base di queste, ti rispondo o perlomeno ci provo!!
A mio avviso Isabelle sapeva di essere malata e i gravi danni già presenti sul suo corpo ma non aveva un supporto sufficiente per affrontare un percorso di cura a lungo termine, avrebbe dovuto stare in ospedale cosa che non mi pare essersi verificata. Insomma, nel 2006 era addirittura entrata in coma e da quel che si sa, attualmete, era sì in cura da uno psichiatra ma nulla più e da qui ne deduco che il solo sostegno psicologico non era, evidentemente, sufficiente...
accidenti non so quale strada avrebbe potuto effettivamente salvarla, era sola, l'unica persona della sua vita (la mamma) malata a sua volta.
Tirando le somme, è difficile anche dopo essermi un pò informata, risponderti.
La sua storia è molto più sfortunata rispetto a quella di tante altre...
si sente che voleva riuscire a essere di nuovo una ragazza come le altre e si è sforzata tanto per farcela, la sua volontà di guarire c'era e spero che, anche se è morta, molte ragazze raccolgano il suo messaggio di lotta per farlo proprio.
Ha avuto tanto coraggio nel mostrare delle foto che la immortalavano in tutta la distruzione della sua anoressia.
Non so che altro dire... concludo dicendoti che trovo il tuo post una bella iniziativa perchè mi ha fatta riflettere davvero molto su un argomento molto importante!
un abbraccio fortissimo, Ali*
Ci dai dentro di brutto Veggie!
Complimenti, tra questo e il penultimo post mi hai fatto venire dei brividi pazzeschi.
Ottimo file sulle complicanze mediche dei DCA. Sono riuscita a capirlo perchè anch'io mastico un po' i termini medici in quanto (speriamo) futura dietista. ^^
Dopo più di un anno che ti seguo (anche se adesso ci sono poco) posso dire che la tua presenza è, per me, un'ancora fissa, una colonna portante, una presenza positiva che sempre parla alla mia coscienza spingendola a fare passi nella direzione giusta.
Grazie. di cuore
Isabelle era-è il mio idolo.
Lei riusciva a sparire, c'era riuscita.
Guardavo le sua ossa, era così che volevo essere ossa spigolose fuori del corpo ossa che sbucavano prendendo il posto a tutto il resto.
30 kg mi dicevo. A TUTTI I COSTI,
stamattina 36.350 domani? non so ma spero meno, anche 100 grammi in meno sono una vittoria.... lotto solo per perdere peso.
la morte non fa paura,fa molto più orrore non perdere peso saper di essere una stronzetta grassa anche domani.
l'anoressia fa male forse xrò....
essere grassa fa MOLTO PIù MALE...
mmmh....inizio col dire che non ho scaricato il file, xkè sono sicura che ci saranno scritte le solite cosa: anemia, difese immunitarie + deboli,indebolimento dei capelli, amenorrea etc...
Sono anoressica e credo che ogni anoressica ha scelto la morte di cui morire.Isabelle non credo che ignorasse il suo stato di salute, anzi,lottava contro l'anoressia e ha cercato di farsi seguire dalle ragazze che soffrono di DCA con un libro che parla di lei stessa.
Le foto credo servano solo a fare un po' di shok che però non colpisce noi anoressiche.
Personalmente io le ho utilizzate come thinspo (scusami isabelle ma nn ho potuto fare altrimenti, 6 magrissima ^^).
Di certo Isabelle, come tutte noi che soffriamo di DCA, sa quanto è duro ogni giorno della vita.
Io lo sto sentendo in modo particolare adesso che voglio uscirne, ma una parte di me non è ancora disposta a farlo =(
Ho letto varie volte questo blog per darmi forza ;)Complimenti Veggie, continua così! ^.^
Grazie per questo post e per il lavoro tuo e di Alex.. molto spesso si trovano informazioni parziali e poco esaustive su tutte le conseguenze dei DCA.. Grazie per questo lavoro..
Un abbraccio...
CARA VEGGIE. Grazie per aver raccolto (anche) il sasso tirato dal mio post e scusa se passo solo ora; problemi di tempo. Trovo che (nel post e nei commenti che hai lasciato in giro) hai CENTRATO 2 punti veramente cruciali:
1. il business resta business e l'operazione commerciale fatta sulla pelle di isabelle lascia l'amaro per tante ragioni
2. l'EMULAZIONE che quelle immagini scatenano in chi è nella fase più pericolosa della malattia, rischio che nessuno dei promotori della "pubblicità-shock" ha voluto prendere in considerazione.
E aggiungerei anche questo:
3. il paradossale effetto RASSICURANTE che quella pubblicità deve avere avuto su tantissimi che sono i veri destinatari dei messaggi dei malati di DCA, e che si rifiutano ostinatamente di capire: genitori, fidanzati eccetera. Quanti milioni di questi sordi si saranno adagiati nel pensiero autoassolutorio che si, però, dai, mia figlia, mio figlio, mia moglie.. lei, loro.. MICA sono COSI'!! sono quasi normali, anzi certe volte anche un po' in carne.. e poi, dai, mangia come un lupo...ma si dai, cià cià... è un problema degli ALTRI, mica mio. Mostrando un aspetto estremo del problema lo si priva della sua parte veramente più tragica: quello di essere un FATTO DI MASSA: UNA MALATTIA SOCIALE. Che ci importa di un problema così raro che chi lo subisce sembra uno scheletro che cammina? evidentemente è un problema di pochi, no? IGNORANZA in cui si vuole stare, per paura di scoperchiare l'inferno.
Checché ne dica Almacattleya io resto dell'idea che Isabelle non avesse idea della gravità del suo status, fisico e mentale, anche. Certo, che era intelligente: è quasi un luogo comune che le ragazze così tormentate lo siano.. ma il problema non è il QI, è la consapevolezza di un tilt mentale; e CERTO che è stata generosa; certo che ci ha provato; certo che QUALCOSA, alla fine, resterà e forse il suo assurdo sacrificio servirà, alla fine.. ma più per queste riflessioni, perché dando in pasto se stessa ai media lei ha accettato di diventare un caso da studiare.. non certo per "quella" pubblicità.
@ AlmaCattleya – Come ho scritto nel post, credo che ci siano diversi livelli di consapevolezza… E, purtroppo, la paura non è mai un buon motore per fare le cose… Del resto, anche questa è la vita… Non certo per vanità, sicuramente per aiutare le altre ha fatto quel che ha fatto, su questo non nutro alcun dubbio… Poi, ognuna di noi dovrà trovare il suo senso…
P.S.= Non hai torto in quel che dici nel tuo 2° commento, il fatto è probabilmente che dopo aver “sbattuto la testa” tante volte sulla stessa cosa, è inevitabile pensarla in un certo modo…
@ Vele/Ivy – Penso che le 2 cose che citi siano presenti entrambe… Per questo è così difficile staccarsi dall’anoressia… E per questo penso sia importante prendere consapevolezza di quello che questa malattia può comportare sotto ogni punto di vista…
@ Wolfie – Eh, purtroppo è difficile discernere razionalità e sentimenti… è per questo che è così difficile liberarci dai comportamenti sbagliati del DCA… In ogni caso, io con questo file ho provato a tirare un sassolino nel lago… e chissà che non sia riuscita a turbare le acque di qualcuno, o anche solo a scatenare un momento di riflessione…
@ VD – Grazie per le tue parole… Purtroppo è impossibile capire quello che ha veramente dentro una persona… E quello che è successo si può accogliere solo in silenzio e con il massimo rispetto..
@ Ellie – Non ti preoccupare, se c’è qualcosa che non capisci me lo puoi chiedere tranquillamente, sai?!... Sono qui per questo!... Anzi, mi scuso che il file è stato scritto troppo difficile… Comunque, come dicevo anche nel post, penso che tutte abbiamo una consapevolezza di base… ma tra razionalità e sentimenti c’è un bello scarto… Come hai scritto tu stessa, un DCA incastra, per questo riesce difficile razionalizzare sulle conseguenze… Ma da qualche parte bisogna pur iniziare, no?!...
@ Musidora – E’ quello che ti auguro anch’io, Musidora… a te e a tutte quante… Ovvio che la consapevolezza non sia un freno totale… però credo che possa aiutare ad avere una visione più ampia e quindi, conseguentemente, più utile…
@ Jonny – Sono d’accordo: molto di quello che non vediamo è perché non lo vogliamo vedere, perché lo nascondiamo a noi stesse… Perché si continua a pensare che il benessere che si prova (per quanto labile, temporaneo ed illusorio) è presente, mentre le conseguenze… bè, sono future. E non si possono sapere… e quindi, vabbè, meglio non fasciarci la testa, ci diciamo… Il problema è che quando ce la fasciamo il bernoccolo c’è già ed è bello grosso… Mi verrebbe da citare un’altra massima, “Prevenire è meglio che curare”, ma anche questo è scontato… E forse, il male che ci facciamo, ce lo facciamo perché è così bello, poi, quando smettiamo di farcene…
@ Aisling – A volte è proprio la consapevolezza di una limitazione funzionale che può fornirci una motivazione per andare avanti nella giusta direzione, no?!... Se sai i rischi cui vai incontro, hai una ragione in più per voler risalire… Ed è proprio nel fare le cose per gli altri che, a volte, ci si rende conto di quello che è giusto fare per noi stesse… I DCA, in un certo senso, fanno sentire invulnerabili… ma purtroppo non lo siamo… in nessun senso… a maggior ragione in senso fisico… e quello che non si vede ora, lo si risente poi… Per questo è importantissima la tua determinazione ad uscirne!... Grazie a te per essermi sempre vicina…
@ Allegra – Davvero felice di averti potuto essere d’aiuto per il tuo corso di perfezionamento!... ^__^ Grazie a te per le tue parole e per il tuo sostegno, altroché!...
@ Anonimo – Ciao! Credo sia già importante che tu abbia consapevolezza della situazione e che sei arrivato ad un punto fermo, e che sei disposto a dare una mano alla tua ragazza. Ovviamente c'è un "lavoro da medici" - psicoterapeuti, nutrizionisti e quant'altro - che nè te nè nessuno si può prendere in carico, quello va lasciato nelle loro mani... e nelle mani della tua ragazza, se è collaborativa, perchè poi è questa l'unica cosa veramente importante... Si fanno progressi solo se noi per primi li vogliamo fare, sennò anche i migliori medici del mondo non servono a niente... Da parte tua, secondo me, tu e altre vostre amicizie dovreste cercare di costruirgli intorno una sorta di “rete di solidarietà”. Stalle vicino. Non obbligarla a parlare con la forza di qualcosa che non le va tipo terzo grado all’interrogatorio poliziesco, ma falle capire che di qualsiasi cosa avesse bisogno di parlare, tu ci sei. Falle capire che qualsiasi cosa possa dire, verrà ascoltata, e assolutamente NON giudicata. Una persona con un DCA a suo modo, per quanto goffo ed inconsapevole, è una persona che cerca di attirare l’attenzione. Una persona che lancia un SOS perché in realtà ha bisogno di essere aiutata. Perciò parlale con franchezza. Non obbligarla a risponderti, ma fai in modo che ti ascolti. Questo è già molto importante. Cerca di farle capire quant'è importante cercare di combattere, e quante più opportunità avrebbe nella vita se reagisse a quello che gli sta capitando. Dille che se lei volesse una mano, tu la aiuterai. Stalle vicino. Falle capire che la apprezzi per quella che è dentro, non per quella che è fuori. Lei non sa quanto è fortunata ad averti vicino… ad avere vicino un ragazzo che si preoccupa fino a questo punto per lei… Non ti aspettare che sia lei a venire a dirti del suo DCA o che comunque c’è qualcosa che non va, perché questo non lo farà mai. Una volta tanto, abbandona la comune filosofia del “se hai voglia di parlarmene sono qui”… no, tu devi aiutarla a parlarne, perché lei da sola non ce la fa… Ma inconsciamente, con quello che si sta facendo, sta già chiedendo aiuto… ha bisogno di parlarne. Poi, si sa, è ovvio che non si può salvare chi non vuole essere salvata. Ma se tu non tendi la mano, se tu non provi a smuovere la situazione, sicuramente lei da sola non riuscirà a fare niente… mentre invece, se tu allunghi la mano… può anche darsi che lei la afferri. Non metterla di fronte a aut-aut perché questo potrebbe bloccarla e far peggiorare la situazione… offrile semplicemente il tuo appoggio, i tuoi consigli, i tuoi spunti, la tua comprensione, il tuo ascolto, e cerca di aiutarla a tirare fuori quei problemi che la opprimono e di guidarla verso un percorso terapeutico diverso da quelli che ha già sperimentato… poi, piano piano, le cose vengono da sole…
Ti faccio un enorme in bocca al lupo…
@ CillieWhite – E’ difficile, sì… ma difficile non significa affatto impossibile. Basta solo volerlo veramente. Consapevoli delle conseguenze, certo, consapevoli di tutto quanto… Ma con la ferma convinzione che qualsiasi cosa può essere possibile nella nostra vita, se siamo convinte di volerla fare… Grazie a te per essere passata…
@ La Ely – Sono completamente d’accordo col tuo motto!… Il fatto è, io credo, che le intere complicanze un po’ non le si vedono e un po’ non le si vogliono vedere… Non le si vedono perché sono coperte dall’esaltazione di quel che stiamo facendo, non si vogliono vedere perché, in fondo, ci farebbero paura… Però si arriva a un punto in cui quelle conseguenze si fanno tangibili, e non si possono più ignorare… talora ci si rende conto che ne saremo oggetto per tutta la vita… Quello che io tento di fare con questo documento è una presa di consapevolezza più piena: non stopperà niente, ma per lo mano spero possa invitare a riflettere. Perché l’esaltazione dell’anoressia è quella del momento… ma i danni, poi, sono quelli di una vita…
@ Rosy – Ciao Rosy, ti ringrazio tantissimo per essere passata e per le tue parole… Quel che hai scritto è quel che spero anch’io per tutte le lettrici del mio blog… spero davvero che parlarne possa essere anche un modo per smuovere qualcosa… Un abbraccio!...
@ Alice*** - Ti ringrazio per il tuo interessantissimo commento, innanzitutto, perché mi ha dato molti spunti di riflessione, perciò… GRAZIE!... Purtroppo è difficile fare inferenze sulla vita delle pers0one senza conoscerle direttamente ma basandoci solo su quello che si legge, lo riconosco… e certamente, nel momento in cui una si sente “prigioniera” della malattia, cerca di darsi da fare per liberarsene… purtroppo non tutte abbiamo la fortuna di avere un ambiente supportivo intorno…
@ .Alice – Si fa quel che si può!... ^^” Ti ringrazio comunque per le tue bellissime parole, mia futura “collega”… se tu mi dici che il file è ottimo, allora, dato che sei abbastanza esperta, posso ritenermi abbastanza sicura della sua bontà… Grazie!... E sappi che anche la tua presenza è molto importante per me!... Ti abbraccio fortissimo…
@ Francesca – Isabelle era una persona malata, certo prima nella mente che nel corpo… e non è riuscita a sparire. L’unica cosa che è riuscita a fare – ovviamente non credo proprio volontariamente! – è stata morire. L’anoressia non fa male. Se facesse solo male, sarebbe tollerabile. L’anoressia uccide. Isabelle Caro ne è stata solo l’ennesima dimostrazione. Non occorre lottare per perdere peso: basta arrendersi. È molto più facile. Decidere di ribellarsi all’anoressia: ecco a cosa serve lottare. Questo è il coraggio. Non restringere: quella è l’abitudine e viene fin troppo facile, fin troppo rassicurante. Se la morte veramente non ti facesse paura, non cercheresti di perdere peso: ti saresti già tagliata le vene da un bel pezzo. Invece la morte ti fa una paura assurda: proprio per questo hai scelto l’anoressia. Avere paura della morte, del resto, è umano, comprensibile e giusto. Anziché concentrarti su questo, però, cerca di imparare a non aver paura della vita… perché l’anoressia è soprattutto questo: non una scelta di morte, ma una scelta di non-vita per paura della vita… E se senti che non ce la fai da sola, chiedi aiuto… lo so che ci vuole tantissima forza e coraggio per farlo, ma io sono certa che tu ce li hai…
@ Anonima – Bè, non proprio, o meglio, non solo… Nel senso che se volevo scrivere “le solite cose” mettevo un link alla pagina di Wikipedia e ci perdevo meno tempo… Ma comunque, a prescindere da questo, come ho scritto anche sul post (e come hai precisato anche tu nel tuo commento), io, te, Isabelle, ogni ragazza anoressica sa, in fin dei conti, che il suo stato porta a conseguenze fisiche deleterie. Il problema, però, non è quello che tu definisci “scegliere la morte di cui morire”.. il problema è dover continuare a vivere con un fisico semi-devastato. Per esperienza personale, posso assicurarti che è tutt’altro che piacevole… Sono d’accordo con te quando dici che la foto di Oliviero Toscani voleva provocare shock (e guadagni per il fotografo, soprattutto…), ma che non serve a chi c’è dentro, se non ad innescare emulazione… e il tuo commento me lo conferma… Hai ragione anche sul fatto che è duro uscirne. Probabilmente una parte di te non lo vorrà mai fare, per tutta la vita… Ma la migliore parte di te continuerà comunque a combattere… e questa sarà la tua vittoria…
@ perlanera – Grazie a te per il tuo commento!... Ora, sull’esaustività e sulla perfezione non si assicura nulla, ma insomma, s’è fatto il possibile… ^^”
CARA VEGGIE. Grazie per aver raccolto (anche) il sasso tirato dal mio post e scusa se passo solo ora; problemi di tempo. Trovo che (nel post e nei commenti che hai lasciato in giro) hai CENTRATO 2 punti veramente cruciali:
1. il business resta business e l'operazione commerciale fatta sulla pelle di isabelle lascia l'amaro per tante ragioni
2. l'EMULAZIONE che quelle immagini scatenano in chi è nella fase più pericolosa della malattia, rischio che nessuno dei promotori della "pubblicità-shock" ha voluto prendere in considerazione.
E aggiungerei anche questo:
3. il paradossale effetto RASSICURANTE che quella pubblicità deve avere avuto su tantissimi che sono i veri destinatari dei messaggi dei malati di DCA, e che si rifiutano ostinatamente di capire: genitori, fidanzati eccetera. Quanti milioni di questi sordi si saranno adagiati nel pensiero autoassolutorio che si, però, dai, mia figlia, mio figlio, mia moglie.. lei, loro.. MICA sono COSI'!! sono quasi normali, anzi certe volte anche un po' in carne.. e poi, dai, mangia come un lupo...ma si dai, cià cià... è un problema degli ALTRI, mica mio. Mostrando un aspetto estremo del problema lo si priva della sua parte veramente più tragica: quello di essere un FATTO DI MASSA: UNA MALATTIA SOCIALE. Che ci importa di un problema così raro che chi lo subisce sembra uno scheletro che cammina? evidentemente è un problema di pochi, no? IGNORANZA in cui si vuole stare, per paura di scoperchiare l'inferno.
Checché ne dica Almacattleya io resto dell'idea che Isabelle non avesse idea della gravità del suo status, fisico e mentale, anche. Certo, che era intelligente: è quasi un luogo comune che le ragazze così tormentate lo siano.. ma il problema non è il QI, è la consapevolezza di un tilt mentale; e CERTO che è stata generosa; certo che ci ha provato; certo che QUALCOSA, alla fine, resterà e forse il suo assurdo sacrificio servirà, alla fine.. ma più per queste riflessioni, perché dando in pasto se stessa ai media lei ha accettato di diventare un caso da studiare.. non certo per "quella" pubblicità.
Gi,quando si è nel pieno della maàlattia i rischi e danni organici che potrebbero esserci da li a poco neanche vengono considerati....io stessa neanche li contemplavo,mi dicevo "vuoi che capiti proprio a me? queste cose capitano agli altri!"....Dopo sei mesi che ho intrapreso il mio percorso di cura ho scoperto che io ero quell'altro per qualcuno. Ho scoperto di avere un problema alla tiroide,distrutta dal sintomo restrittivo. Nonostante fossi malata “solo” da un paio d’anni,perdendo una notevole quantità di peso la mia tiroide era diminuita di volume,(2,5 cm), ed essendo ancora abituata alla mia non alimentazione,il metabolismo e il suo funzionamento erano era totalmente sballati. Non potevo curarmi con farmaci da questo ipotiroidismo perché il rallentamento funzionale dipendeva dalle dimensioni,ormai ridotte irreversibilmente. Ricordo quei giorni molto bene,sono stati tra i più brutti della mia vita. Ho iniziato a prendere peso,a prendere chili sproporzionalmente alla mia regolare alimentazione. Ero in crisi perché credevo che non si sarebbe più visto che ero anoressica e la voglia di mollare tutto e abbandonarmi a me stessa è stata tanta. Ma non me lo sono permesso,non più.
Ora sto meglio,ma niente e nessuno mi ridarà quei cm di tiroide mangiati dalla malattia,ma io sono fortunata perchè ad oggi sono viva e sn felice di esserlo. La mia è una complicanza ad oggi abbastanza risolta,ma spero che anche questa mia esperienza vi aiuti a riflettere e farvi capire quanto non dovete sottovaultare queste malattie,oltre che per il rischio di vita oggettiva che comportano. spero che la morte di isabelle caro faccia riflettere tutte noi...e dare una spinta in più epr curarsi e andare avanti...
un abbraccio Veggie...
Giulina
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