Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

martedì 18 gennaio 2011

Sudoku e ricovero

Quello di cui voglio parlare oggi è il Sudoku. Un gioco che, in effetti, va di moda da molto tempo, ma che io ho scoperto solo di recente. Nonostante che io qui sul blog scriva molto, non sono una fan dei cruciverba – in effetti, me la cavo malissimo coi cruciverba – ma il Sudoku mi intriga molto. Così ho comparto una sorta di manuale che insegna le regole e le strategie mentali da adottare per risolvere i Sudoku. Proprio oggi pomeriggio, dunque, stavo cercando di risolvere un Sudoku, e all’improvviso mi è venuto in mente quanto risolvere un Sudoku e percorrere la strada del ricovero siano affini. E non solo perché percorrere la strada del ricovero sia complicato come risolvere un Sudoku.

Il Sudoku ha delle “regole” ben precise che aiutano a riempire di numeri i quadrati 9 x 9. Ognuno adotta una strategia differente per riempire le caselle attenendosi alle regole, e ogni griglia richiede di adottare strade mentali diverse per risolvere il gioco. Di solito, se cerco di mettere insieme tattiche differenti, riesco a trovare la soluzione molto più rapidamente di quando mi focalizzo su una tattica sola.

Lo stesso vale per il ricovero. Le regole che definiscono la strada del ricovero iniziano con la riabilitazione fisica e nutrizionale, il che migliora la qualità della vita, e già di per sé fa venir meno alcune delle ossessioni caratteristiche dell’anoressia, aumentando la flessibilità di pensiero nei confronti del cibo e del vissuto. Dopodichè, le regole coinvolgono la psicoterapia e i controlli con una dietista. Queste regole di base permettono ad ognuna di noi di definire poi la strategia che ritiene più adatta al proprio carattere e alle proprie possibilità, per cercare di compiere qualche passo avanti sulla strada del ricovero (anche se, come nel Sudoku, una stessa casellina inizialmente potrebbe essere ascrivibile a più numeri diversi, tutti coerenti), dopodichè, a poco a poco, è possibile creare una trama in cui strutturare il proprio percorso di ricovero.

Io ho combattuto con molti aspetti del percorso di ricovero, e tuttora quello che mi dà più difficoltà è identificare le strategie necessarie per mantenermi sulla strada del ricovero, trovando motivazioni per non ricadere nell’anoressia, e dunque trovare la flessibilità per skippare tra differenti approcci in funzione di quello che la situazione richiede. È esattamente come quando riempio un Sudoku: quando mi focalizzo su dove debba essere collocato un 3, o su come riempire una particolare riga o colonna o quadrato, perdo il senso di tutto il resto della griglia. Perciò mi nevrotizzo e smetto di giocare, o faccio un qualche errore stupidino perché perdo la lucidità necessaria ad utilizzare logica e ragionamento. Questo è molto simile a quello che succede quando ci s’incastra in una ricaduta: ci si focalizza troppo su una cosa, si diventa estremamente inflessibili (le cose devono andare così, proprio così, e non cosà!... quanto è difficile adattarsi…) e si finisce per compiere errori sciocchi (“E vabbè, per oggi mangio qualche biscotto in meno a colazione… ma solo per oggi, eh!” – ma non sarà mai “solo per oggi”…) perché si smarrisce il senso logico del ragionamento. Oppure si butta nel cestino l’idea di percorrere la strada del ricovero, e ci si abbandona a considerazioni inutili e distruttive come: “Basta. Adesso ricomincio a restringere perché mi faceva sentire così bene, mentre il ricovero è un percorso difficile e ci sto male”. E dunque?

La cosa che mi colpisce di più, comunque, è come io abbia appreso strategie di coping nei confronti delle mie frustrazioni da mancata riuscita del Sudoku. Negli schemi più difficili, la stragrande maggioranza delle volte arrivo ad un punto in cui la griglia mi sembra irrisolvibile. Tutto quello che ho davanti agli occhi mi pare senza né capo né coda, e per quanto possa continuare a fissare i quadratini, non mi balza in mente nessuna soluzione. In quei momenti mi sento decisamente arrabbiata, e la maggior parte delle volte sono lì lì per buttare via penna e Sudoku.

Più o meno quello che succede nelle ricadute: ci si guarda intorno, si tentano diverse strategie, e talvolta ci si trova a sbattere la testa contro un muro senza avere la più pallida idea di cosa poter fare. Ci si sente come se si stesse percorrendo un vicolo cieco, un cerchio che ci riporta al punto di partenza, intrappolate senza alcuna via d’uscita, come se la strada del ricovero fosse completamente al di fuori della portata delle nostre possibilità.

Credo che il punto – in entrambe le situazioni – sia quello di non farci troppo la testa. Di non cercare delle soluzioni a tutti i costi, focalizzandoci solo su un’unica cosa. Viceversa, bisogna allentare la presa per un attimo, e forse è solo in questi momenti che la soluzione che ci sembrava così incomprensibile appare più chiaramente. Ciò non significa che la griglia sia risolta, ovviamente, ma il modo in cui procedere appare a questo punto più nitido.

Un altro motivo per cui preferisco i Sudoku ai cruciverba è che nei primi è più facile vedere dov’è che si è sbagliato. C’è solo una risposta giusta. Suppongo che ci sia una sola risposta giusta anche nei cruciverba, ma una parola può avere più sinonimi, alcuni dei quali composti dallo stesso numero di lettere, che perciò possono sembrare il termine giusto – poiché rientra nelle caselline – ma magari non lo sono. Il Sudoku non è così: non ha incertezze.

Ecco, questo è l’unico punto in cui il Sudoku e la strada del ricovero divergono. Non c’è un solo ricovero giusto, una sola strada del ricovero da percorrere, una sola soluzione possibile. Ognuna ha la sua propria soluzione, la sua propria strategia. Analogamente, il ricovero non è un momento “Eureka!” in cui ci si accorge all’improvviso di tutto ciò che non va e di tutto quello che bisogna fare per rimettere le cose a posto. È piuttosto una lenta scoperta di varie possibili soluzioni, e un cauto percorso da svolgere giorno dopo giorno per muovere piccoli passi avanti verso i risultati che si spera di poter raggiungere.

16 commenti:

Vele Ivy ha detto...

Ciao, non avevo mai pensato a questo tipo di metafora, forse perchè non me la cavo molto bene con il sudoku! Però è vero, può aiutare a comprendere che certi problemi vanno affrontati anche se sembrano irrisolbili... ci si rompe la testa, ma vuoi mettere la soddisfazione di quando trovi la soluzione??

Anonimo ha detto...

Mi sono ritrovata davanti a un sudoku molte volte, ma non sono mai riuscita a risolverne uno e credo proprio di non sopportarli...e come non sò risolvere un sudoku, mi ritrovo ancora quà dentro.
Comunque non credo che riuscirei mai a far partire un ragionamento così complesso partendo da un cosa come un sudoku o.o Complimenti xD
Ti abbraccio Veggie :*
Ellie.

FrammentoDiCristallo ha detto...

amo i sudoku e mi è piaciuto il paragone che hai fatto con il ricovero..
ho "incontrato" i sudoku per caso.. mi è capitato tra le mani un giornalino interamente dedicato a questi e ho imparato da sola provando e riprovando.. e alla fine sono diventata brava. sì, anche io ho notato che fondendo insieme varie tecniche si fa meno fatica.
e certi sudoku sembrano proprio impossibili, come anche certe situazioni nella vita quotidiana..
la differenza è che nel sudoku si è davanti ad un foglio, si può cancellare e riominciare tutto da capo, senza troppa fatica e, se proprio non ce la si fa si può metterlo da parte.. nella vita vera, di fronte a decisioni, pensieri, riflessioni, modi di vedere e azioni consuete, è molto più difficile. il lavoro è su se stessi e chissà come mai alla prima difficoltà si molla subito.
è difficile trovare da sè strategie, ma soprattutto riuscire a fonderle, a trovare quella adatta.
è diverso, è difficile. sembra quasi impossibile.. ma forse come in tutti i sudoku, la soluzione c'è. c'é e ci sarà sempre. (anche se è dura arrivarci)

Wolfie ha detto...

Preferisco decisamente i cruciverba: io sono una schiappa con i sudoku! Sigh!
Spero però di non esserlo altrettanto con il ricovero! Per lo meno, io ce la metto tutta, e poi vediamo come va!
Non avevo mai “scandagliato” il percorso che ho fatto finora così nel particolare, però leggendo questo tuo post mi accorgo che, effettivamente, ci sono delle tappe che anch’io ho percorso e che mi hanno permesso di raggiungere il risultato attuale: effettivamente, mi rendo conto che finché non ho ritrovato un equilibrio proprio da un punto di vista fisico, la psicoterapia ha stentato. E’ diventata invece produttiva quando il mio corpo, e quindi la mia testa, non erano più devastati dalle 4 / 5 puntate giornaliere al gabinetto…
Come mantenere la motivazione per il ricovero? In effetti non è facile, io stessa a volte mi trovo ancora a dibattermi in quest’interrogativo come un pesciolino nella rete, però credo che il modo migliore per mantenere la motivazione sia il ricordare tutte le limitazioni che la bulimia m’imponeva, e il vedere come ora posso dedicarmi a quello che veramente mi piace e alle persone che amo senza più “pensieracci” per la testa: queste sono le cose che mi fanno capire che, per quanto faticosa, la strada che sto percorrendo è quella giusta.
Bacioni a tutteeeeeeeee!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Ciao Veggie, ma figurati se dico " che palle" quando ti vedo apparire da me con uno dei sempre tuoi preziosi commenti!
In quanto al post, cade a fagiolo dopo una lunga discussione avuta stamane con il mio nutrizionista, che dopo il fallimento dell'esperienza in comunita', anche se per una volta non mi attribuisco tutte le colpe di questo mondo, ora sta insistendo per trovare nuove soluzioni...meno male che ho lui, e meno male che ci sei anche tu, ad aiutarmi a non gettare la spugna...
E comunque sei una fonte inesauribile di risorse, geniale oserei dire!
Un abbraccio.
Dony

Iwillbe ha detto...

Mi piace il sudoku, sono contenta che ti coinvolga e ti ispiri certe riflessioni..
Soprattutto nell'ultimo punto.. Per il sudoku c'è una strada.. Per il ricovero, e la vita, ce ne sono molte.. Cercherò di non pensarci più troppo, o piuttosto di accorgermi dei miei piccoli cambiamenti di rotta in modo più tranquillo..
Grazie, giu

Luigi ha detto...

molto interessanti le tue considerazioni...

Anonimo ha detto...

Odio il Sudoku, mi da sui nervi a dire il vero! Però il paragone con le regole del ricovero, non fa una grinza. Come sempre sono d'accordo.

Per quanto mi riguarda, in effetti il medico mi ha prescritto oltre agli esami del sangue anche elettrocardiogramma e ecocardiogramma. Era un po' che non facevo esami, ci voleva.

Allegra ha detto...

Sei FANTASTICA! Una metafora IMPECCABILE!
Leggere quello che scrivi è sempre prendere una boccata di ossigeno.
Per questo ti dico e ti ripeto...GRAZIE!

Alice*** ha detto...

Mi hai incuriosita molto con questo post! Non ho mai giocato a sudoku ma in compenso, aiah, amo i cruciverba xD scherzi a parte... calza a pennello questa metafora con il proprio percorso di guarigione o anche solo di cambiamento interiore rispetto a uno stato in cui ci troviamo che non ci piace.
Io spesso, di fronte a problemi grossi che mi procurano un forte stress mentale, spesso ho la tentazione di mandare tutto al diavolo mentre hai ragione, bisogna anche iparare a resistere e trovare nuove strategie per risolvere le cose. Scappare è inutile! diciamo che già lo sapevo ma sentirmelo ridire fa sempre bene.
Grazie per questo bel post, un abbraccio Veggie=*

NaturAlì ha detto...

Ne hai sempre una di nuova, vero? ^^
Veggie, non smetti mai di stupirci!
Questa del sudoku è una metafora bellissima e devo dire che calza a pennello.. è proprio vero tutto quello che hai scritto :)

tante volte intestardirsi su un particolare momentaneamente irrisolvibile ci fa perdere di vista la situazione generale e si rischia di bloccarsi su un vicolo cieco.
Quando invece, spesso, basta prendersi il tempo di chiudere gli occhi e respirare. E le cose iniziano a scorrere da sole; verso nuove strade, nuove soluzioni.

Grazie per le tue parole e anche per tutto il supporto che mi dai con i tuoi commenti!
Un bacio grande

Willow ha detto...

Non amo molto il Sudoku e neanche i cruciverba (non ho la pazienza di applicarmi^^), pèrò questo paragone è davvero molto azzeccato,è proprio il percorso che sto facendo anch'io, in queste settimane mi sto rimettendo in sesto dal punto di vista fisico,ho molte carenze e se non basta per bocca hanno detto che dovranno mettere le flebo, dopodichè potrò dedicarmi alla seconda parte del ricovero che hai citato,la creazione di strategie! Il processo è lungo ma alla fine avrò la meglio sul mio "Sudoku"!^^

Ti stringo fortissimissimo Veggie!!!!

Thana ha detto...

Leggo ogni tuo post, ma non trovo mai le parole adatte per commentare, mi sembri così lontana da come vedo il mondo, ma scorgo dell'acuto nelle tue parole e quindi sei come un mondo affascinante, non so se mi avvicinerò mai al tuo modo di guardare, chissà...tempo al tempo e si vedrà!

Ail Finn ha detto...

Quando ci si fissa troppo su un problema, un dettaglio, appare così enorme e impossibile che ci vien solo voglia di mollare tutto, gridare. Basta fare un passo indietro, staccare un attimo, per vedere ogni cosa ridimensionata, risolvibile.
Hai fatto un paragone molto acuto. Non ci avevo mai badato.

Veggie ha detto...

@ Vele/Ivy – La maggior parte delle cose che si affrontano in questa vita è un rompicapo… Ma, forse, mettercela tutta per sbrogliare le fila è la cosa più interessante ed importante che si possa fare…

@ Ellie – Ho usato il Sudoku come metafora del ricovero ma, come ho detto anche alla fine del post, non credo che le 2 cose siano perfettamente sovrapponibili… E tu hai tutte le capacità di risolvere il Sudoku della tua vita… basta che vuoi veramente trovare una soluzione e voler vedere la via d’uscita… perché c’è… L’unico modo per non vederla, è continuare a tenere gli occhi chiusi…

@ FrammentoDiCristallo – Sì, l’hai detta: la soluzione c’è sempre… Certo, a volte è così intricata che è estremamente arduo riuscire a beccarla… Però, vedi, si fa come coi Sudoku: se si vede che la soluzione che abbiamo scelto non ci soddisfa o non è efficace, si abbandona la strada intrapresa e si prova con qualcos’altro… consapevoli che nessuna scelta è irreversibile al 100%... e che ci sono ancora tante strade da tentare… Talora si molla perché arrenderci è certo più facile che continuare a stringere i denti… ma è solo stringendo i denti che la soluzione prima o poi la si trova… la si trova sicuramente. Ti abbraccio forte…

@ Wolfie – E allora, inserisci definizioni nel tuo percorso come se fossero le parole di un cruciverba… Creati le tue soluzioni che ti permettano di continuare a percorrere questa strada… E, sì, concentrati su tutto ciò che adesso ti fa stare bene… e pensa a quanto il DCA aveva promesso di darti e, invece, ti ha rubato… Tu sei più forte dei pensieri ossessivi del DCA… se tornano, hai tutte le capacità di cacciarli via… Non darti mai per vinta!... E, andando avanti ancora, ti accorgerai che davvero sei per la giusta strada… Un bacio anche a te!...

@ Dony – Bentornata, Dony!... Mi fa proprio tanto piacere rileggerti!... Mi dispiace che le cose in comunità siano andate male… Molto probabilmente non era il post adatto a te o comunque lì non hanno usato l’approccio adatto a te, perciò secondo me dovresti tentare di sperimentare qualcosa di differente… in questo, sono completamente d’accordo con il tuo nutrizionista… Del resto, sono certa che tu e lui insieme potrete sicuramente trovare strategie alternative… non dico sicuramente vincenti, ma quantomeno vie da tentare per migliorare la situazione, no?!... Grazie a te per essere ancora qui a sostenermi coi tuoi commenti, altroché!... Ti abbraccio stretta…

@ Iwillbe – Se ci si mette troppa fretta, si rischia di fare le scelte sbagliate, quindi… in fin dei conti, vale la pena di sedersi un attimo ed aspettare… Osservare la griglia del Sudoku ad una certa distanza… e cercare di ricavarne una visione d’insieme…

@ Luigi – Grazie!...

Veggie ha detto...

@ Mia Wallace – In bocca al lupo per gli esami, allora… anche se sono sicura che sarà tutto a posto, quindi cerca semplicemente di stare tranquilla… perché a volte son proprio lo stress e l’ansia che giocano brutti scherzi…

@ Allegra – Ma grazie a te, mia cara… son davvero contenta che il paragone ti sia piaciuto…

@ Alice*** - Meglio una volta in più che una volta in meno… ^^” Perché credo sia normale aver voglia di mollare di fronte alle difficoltà… ed è chiaro che riscivolare nell’anoressia è molto più semplice del tener duro in un processo di ricovero… Ma alla fine, quella faticaccia vale la pena… che sia un Sudoku o un cruciverba, vuoi mettere la soddisfazione quando tutte le caselle sono riempite, e siamo state noi, con le nostre forze, a riempirle?!...

@ .Alice – Dalle mie parti si dice “farci il capo”… quando ci si focalizza troppo su una cosa, ci si sbatte e risbatte contro, e non si arriva a niente… Allora bisogna fare un passo indietro e cercare d’avere un’occhiata d’insieme… perché così, magari, si riescono a vedere cose che, concentrandoci su un dettaglio, inevitabilmente ci sfuggono…
Ne penso sempre una nuova?!... Sì, certo, sennò cosa farei la notte?... :-P

@ Aisling – Avrai la meglio sicuramente, su questo non nutro dubbi!... Ti capisco, perché anche la mia parte di “riabilitazione fisica” è stata lunga, in quanto all’inizio ero parecchio sottopeso e poi ho comunque avuto molte ricadute… quindi ce n’è voluto di tempo… Però non posso negare il fatto che, effettivamente, ho ricominciato a ragionare meglio e a eludere le bugie dell’anoressia solo quando mi sono rimessa a posto fisicamente… Perché testa e corpo sono effettivamente legatissimi… non si può avere l’una cosa senza l’altra… E per quanto lungo potrà essere il tuo cammino, Aisling… ricordati che vale sempre la pena di farlo… e nel momento in cui starai meglio, capirai esattamente il perché…

@ Thana – Quali che siano le tue parole, a me fa sempre piacere leggere ogni tuo commento… Non so se siamo “lontane” come scrivi, in fondo non ci conosciamo di persona, quindi non mi ritengo in grado di definire il gap che effettivamente ci separa… ma se non ci fosse almeno un punto di contatto, non leggeresti i miei post, no?!... In fin dei conti, tu stessa scrivi “tempo al tempo”, e questo è bellissimo perché sono assolutamente d’accordo: in fin dei conti, come si suol dire, “Rome wasn’t built in a day”… i traguardi si raggiungono col tempo… e, nel frattempo, cercare di allargare al massimo le proprie vedute credo sia la cosa migliore che si possa fare…

@ Coniglia Mannara – L’hai detta… e la cosa negativa dell’anoressia è proprio che porta tantissimo a focalizzarsi sui dettagli… perdendo così la possibilità di avere una visione di insieme… che è quella che bisogna cercare di recuperare man mano che si procede sulla strada del ricovero…

 
Clicky Web Analytics Licenza Creative Commons
Anoressia: after dark by Veggie is licensed under a Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported License.