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venerdì 18 maggio 2012
Combattere per la vita
Quando si entra in un DCA, si finisce sempre per arrivare a pensare che l’anoressia sia la nostra migliore amica, senza renderci conto che in realtà è la nostra peggior nemica. Questo perché nel momento in cui l’anoressia entra in noi, ci racconta un sacco di bugie e ce le ripete così tanto spesso e con un tono talmente convincente, che noi stesse finiamo per crederci. Ma sono comunque tutte bugie.
Temiamo di non essere capaci di affrontare il mondo da sole, per questo sentiamo il bisogno del “salvagente” dell’anoressia. La restrizione alimentare dà sicurezza, ci fa sentire come se potessimo tenere tutto sotto controllo, e la soddisfazione che il riuscire a seguire un regime alimentare restrittivo ci genera è un qualcosa d’ineguagliabile. Riuscendo ad avere questo fittizio controllo, si pensa che potremo sentirci più a nostro agio con noi stesse. E poi, l’anoressia è un qualcosa che ci fa sentire speciali. Ho imparato con tutto il dolore del mondo che non c’è gabbia peggiore di ciò che ci fa sentire speciali. Inoltre, in fin dei conti pensiamo spesso di non essere abbastanza, e così si cerca di diventare invisibili solo per poter essere viste. (Il problema è che siamo guardate... ma comunque non viste.) Anche quando le cose volgono al peggio, chiedere aiuto è comunque incredibilmente difficile perché ci fa sentire deboli, perdenti; non come la restrizione alimentare, che invece c’induce tanta forza.
Tutte bugie. Io ho il controllo. Tutte bugie. Io raggiungo quel peso e poi smetto. Tutte bugie. Io posso uscirne quando voglio. Tutte bugie. Restringere l’alimentazione è l’unica cosa che mi dà soddisfazione. Tutte bugie. Se restringo sono forte. Tutte bugie. Se tengo tutto sotto controllo, sono salva. Tutte bugie.
L’anoressia è un vicolo cieco, una strada senza via d’uscita; non ci permetterà mai di ottenere quel che vogliamo, non attenderà mai tutte le sue promesse, non cambierà la nostra vita in meglio, ce la rovinerà. Quindi, l’unica cosa da fare è combatterla. Ma non si può pensare di batterla finché non ci si rende conto di tutto questo. Sottovalutare l’anoressia non aiuta in questa battaglia. Combattere contro l’anoressia significa combattere per la vita. E chiedere aiuto non è segno di debolezza né di fallimento, bensì di intelligenza, maturità e responsabilità. Occorre farsi aiutare da personale specializzato, ma anche dalle persone che ci stanno intorno e che ci vogliono bene, che ci tenderanno sempre le loro mani nel momento in cui saremo pronte ad afferrarle. Occorre mettercela tutta, stringere i denti, rialzarsi dopo ogni ricaduta. Come si suol dire, “Leap and the net will appear”.
L’anoressia non è una cosa che ci rende speciali – è solo una cosa che ci dà sicurezza.
Talvolta, mentre si sta percorrendo la strada del ricovero, può capitare di sentirsi giù, di ricadere e di pensare perciò che non ce la faremo mai perchè non abbiamo nessun tipo di coraggio… ma la verità è che non si può scegliere d’intraprendere la strada del ricovero se non si ha coraggio! Lo so che quando si decide d’intraprendere un percorso di questo tipo, la sensazione prevalente è un vuoto terrificante nel momento in cui si decide di abbandonare il DCA, ma la realtà è che il vuoto terrificante è ciò che abbiamo appena deciso di lasciarci alle spalle!
Temiamo di non essere capaci di affrontare il mondo da sole, per questo sentiamo il bisogno del “salvagente” dell’anoressia. La restrizione alimentare dà sicurezza, ci fa sentire come se potessimo tenere tutto sotto controllo, e la soddisfazione che il riuscire a seguire un regime alimentare restrittivo ci genera è un qualcosa d’ineguagliabile. Riuscendo ad avere questo fittizio controllo, si pensa che potremo sentirci più a nostro agio con noi stesse. E poi, l’anoressia è un qualcosa che ci fa sentire speciali. Ho imparato con tutto il dolore del mondo che non c’è gabbia peggiore di ciò che ci fa sentire speciali. Inoltre, in fin dei conti pensiamo spesso di non essere abbastanza, e così si cerca di diventare invisibili solo per poter essere viste. (Il problema è che siamo guardate... ma comunque non viste.) Anche quando le cose volgono al peggio, chiedere aiuto è comunque incredibilmente difficile perché ci fa sentire deboli, perdenti; non come la restrizione alimentare, che invece c’induce tanta forza.
Tutte bugie. Io ho il controllo. Tutte bugie. Io raggiungo quel peso e poi smetto. Tutte bugie. Io posso uscirne quando voglio. Tutte bugie. Restringere l’alimentazione è l’unica cosa che mi dà soddisfazione. Tutte bugie. Se restringo sono forte. Tutte bugie. Se tengo tutto sotto controllo, sono salva. Tutte bugie.
L’anoressia è un vicolo cieco, una strada senza via d’uscita; non ci permetterà mai di ottenere quel che vogliamo, non attenderà mai tutte le sue promesse, non cambierà la nostra vita in meglio, ce la rovinerà. Quindi, l’unica cosa da fare è combatterla. Ma non si può pensare di batterla finché non ci si rende conto di tutto questo. Sottovalutare l’anoressia non aiuta in questa battaglia. Combattere contro l’anoressia significa combattere per la vita. E chiedere aiuto non è segno di debolezza né di fallimento, bensì di intelligenza, maturità e responsabilità. Occorre farsi aiutare da personale specializzato, ma anche dalle persone che ci stanno intorno e che ci vogliono bene, che ci tenderanno sempre le loro mani nel momento in cui saremo pronte ad afferrarle. Occorre mettercela tutta, stringere i denti, rialzarsi dopo ogni ricaduta. Come si suol dire, “Leap and the net will appear”.
L’anoressia non è una cosa che ci rende speciali – è solo una cosa che ci dà sicurezza.
Talvolta, mentre si sta percorrendo la strada del ricovero, può capitare di sentirsi giù, di ricadere e di pensare perciò che non ce la faremo mai perchè non abbiamo nessun tipo di coraggio… ma la verità è che non si può scegliere d’intraprendere la strada del ricovero se non si ha coraggio! Lo so che quando si decide d’intraprendere un percorso di questo tipo, la sensazione prevalente è un vuoto terrificante nel momento in cui si decide di abbandonare il DCA, ma la realtà è che il vuoto terrificante è ciò che abbiamo appena deciso di lasciarci alle spalle!
venerdì 11 maggio 2012
Braccialetto pro-ricovero
Le ragazze che si definiscono “pro-ana/mia” hanno inventato un segno di riconoscimento: un braccialetto che sia rosso per le “pro-ana” o blu/viola per le “pro-mia”, e che possa identificarle in quanto tali e dare loro la forza di andare avanti per la strada (autodistruttiva) in cui si sono avviate, basandosi anche sul senso di appartenenza ad un gruppo che sostiene le loro stesse idee.
In quanto a quel che penso sul fenomeno “pro-ana/mia”, ho già discusso diffusamente su questo blog. In quanto all’idea del braccialetto credo che, se ribaltata (un po’ come fatto con la "Thinspo Reverse" insomma) possa essere effettivamente efficace.
Quindi, se il ricovero è la nostra scelta, perché non procurarci un braccialetto che ci ricordi in ogni momento la decisione che abbiamo preso e con il quale possiamo sentirci parte di un gruppo pro-ricovero che sostiene questa scelta di vita?!
Pensando così, io ho realizzato il mio braccialetto pro-ricovero.
Arancio, perché è un colore vivace, un colore solare contro il buio dell’anoressia. Arancio anche perché è il nome di un frutto, un qualcosa che si mangia.
Ci ho scritto sopra "I bite back", perché è quello che sto cercando di fare, in modo quindi da poterlo leggere ogni volta che mi sento vacillare per ritrovare un po’ di forza. Il doppio senso della frase “I bite back” è ovviamente assolutamente VOLUTO. (Che ne dite, vi piace l’ironia??!...)
È il mio promemoria giornaliero di forza e determinazione per continuare a percorrere la strada del ricovero e per prendermi cura di me stessa. Simboleggia il viaggio che tutte noi dobbiamo fare alla ricerca delle Vere Noi Stesse.
Perché non realizzate anche voi un braccialetto che, anche se in piccola parte, possa aiutarvi ad andare avanti?! In fin dei conti, sono proprio le piccole cose che possiamo fare per noi stesse tutti i giorni a fare la differenza.
In quanto a quel che penso sul fenomeno “pro-ana/mia”, ho già discusso diffusamente su questo blog. In quanto all’idea del braccialetto credo che, se ribaltata (un po’ come fatto con la "Thinspo Reverse" insomma) possa essere effettivamente efficace.
Quindi, se il ricovero è la nostra scelta, perché non procurarci un braccialetto che ci ricordi in ogni momento la decisione che abbiamo preso e con il quale possiamo sentirci parte di un gruppo pro-ricovero che sostiene questa scelta di vita?!
Pensando così, io ho realizzato il mio braccialetto pro-ricovero.
Arancio, perché è un colore vivace, un colore solare contro il buio dell’anoressia. Arancio anche perché è il nome di un frutto, un qualcosa che si mangia.
Ci ho scritto sopra "I bite back", perché è quello che sto cercando di fare, in modo quindi da poterlo leggere ogni volta che mi sento vacillare per ritrovare un po’ di forza. Il doppio senso della frase “I bite back” è ovviamente assolutamente VOLUTO. (Che ne dite, vi piace l’ironia??!...)
È il mio promemoria giornaliero di forza e determinazione per continuare a percorrere la strada del ricovero e per prendermi cura di me stessa. Simboleggia il viaggio che tutte noi dobbiamo fare alla ricerca delle Vere Noi Stesse.
Perché non realizzate anche voi un braccialetto che, anche se in piccola parte, possa aiutarvi ad andare avanti?! In fin dei conti, sono proprio le piccole cose che possiamo fare per noi stesse tutti i giorni a fare la differenza.
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venerdì 4 maggio 2012
Dentro il ricovero
La scelta di percorrere la strada del ricovero non è affatto una scelta rapida ed immediata. Molte (come me) impiegano anni ed anni prima di compierla. Altre non ci riescono mai. Purtroppo le probabilità giocano a nostro sfavore. Ma nel momento in cui si decide che se ne ha abbastanza di ogni qualsiasi tipo di numero, allora anche la probabilità, che non è espressa da altro che da un numero, può andare a farsi fottere.
Quali consigli posso darvi nel momento in cui dunque scegliere d’intraprendere la strada del ricovero? Per quanto paradossale possa a primo acchito sembrare: non lo fate unicamente per salvare la vostra vita, non sarebbe abbastanza convincente. Mi spiego. La scelta dell’anoressia è una scelta di rinuncia alla vita, ed è difficile convincersi che noi valiamo la pena per avere questa vita. Quindi, più che altro, cercate di trovare una cosa che vi piace, un obiettivo cui mirate. Trovate qualcosa che amate più della vostra stessa vita. E lottate per raggiungerla. Fintanto che avrete una ragione per alzarvi da letto ogni mattina cominciando a combattere contro l’anoressia, vi starete dando un’altra possibilità. Ed è per questo che andrà tutto bene. Forse non oggi, forse non domani, e magari neanche tra una settimana, ma alla fine andrà tutto bene. E se le cose non vanno ancora bene, vuol dire che questa non è ancora la fine.
Altre due cose importanti nella strada del ricovero sono la speranza e la perseveranza, due imperativi per impedire all’anoressia di avere di nuovo la meglio su di noi. Voglio precisare che per come la vedo io avere speranza non significa mettersi sedute senza far niente aspettando che la manna dal cielo risolva tutti i nostri problemi, al contrario, avere speranza significa provare a costruire qualcosa ogni giorno credendo fermamente che questo possa aiutarci ad arrivare un passo dopo l’altro verso la meta. Avere speranza significa sapere che un giorno, da qualche parte, in qualche modo, il nostro duro lavoro sarà servito a qualcosa, e potremo essere più forti.
Infine, un’altra cosa importantissima nel percorrere la strada del ricovero è il coraggio. Il coraggio di dirci la verità, di affrontare la realtà, di accettarci per quello che siamo, anche se non siamo come vorremmo essere. Il coraggio è quello che ci mettiamo ogni giorno quando scegliamo di continuare a percorrere questa strada, solidificando gli obiettivi raggiunti, e proiettandoci verso quelli futuri. Coraggio è sognare il nostro futuro e lottare per realizzarlo. Coraggio è capire quali sono gli obiettivi perseguibili e realizzabili, cercando di fare del nostro meglio per raggiungerli, ma senza scoraggiarsi se le cose non tutti i giorni vanno come desidereremmo. Coraggio è saggiare l’acqua con la punta di un piede… e poi saltare dentro al mare della vita tuffandosi di botto senza avere rimorsi.
Certo, non lo nego, percorrendo la strada del ricovero ci saranno da affrontare momenti estremamente difficili, molto più difficili del ben più semplice abbandonarsi all’anoressia. Ci saranno momenti in cui ci sentiremo stanche, sole, avremo paura e voglia di gettare la spugna, momenti in cui le lacrime sembrano essere l’unica cosa che rimane. Ma è proprio in questi momenti che dobbiamo alzare la testa e ricordare a noi stesse chi siamo e quanto valiamo: se siamo riuscite a scegliere la strada del ricovero, abbiamo allora anche tutta a forza e la determinazione per percorrerla giorno dopo giorno.
Quali consigli posso darvi nel momento in cui dunque scegliere d’intraprendere la strada del ricovero? Per quanto paradossale possa a primo acchito sembrare: non lo fate unicamente per salvare la vostra vita, non sarebbe abbastanza convincente. Mi spiego. La scelta dell’anoressia è una scelta di rinuncia alla vita, ed è difficile convincersi che noi valiamo la pena per avere questa vita. Quindi, più che altro, cercate di trovare una cosa che vi piace, un obiettivo cui mirate. Trovate qualcosa che amate più della vostra stessa vita. E lottate per raggiungerla. Fintanto che avrete una ragione per alzarvi da letto ogni mattina cominciando a combattere contro l’anoressia, vi starete dando un’altra possibilità. Ed è per questo che andrà tutto bene. Forse non oggi, forse non domani, e magari neanche tra una settimana, ma alla fine andrà tutto bene. E se le cose non vanno ancora bene, vuol dire che questa non è ancora la fine.
Altre due cose importanti nella strada del ricovero sono la speranza e la perseveranza, due imperativi per impedire all’anoressia di avere di nuovo la meglio su di noi. Voglio precisare che per come la vedo io avere speranza non significa mettersi sedute senza far niente aspettando che la manna dal cielo risolva tutti i nostri problemi, al contrario, avere speranza significa provare a costruire qualcosa ogni giorno credendo fermamente che questo possa aiutarci ad arrivare un passo dopo l’altro verso la meta. Avere speranza significa sapere che un giorno, da qualche parte, in qualche modo, il nostro duro lavoro sarà servito a qualcosa, e potremo essere più forti.
Infine, un’altra cosa importantissima nel percorrere la strada del ricovero è il coraggio. Il coraggio di dirci la verità, di affrontare la realtà, di accettarci per quello che siamo, anche se non siamo come vorremmo essere. Il coraggio è quello che ci mettiamo ogni giorno quando scegliamo di continuare a percorrere questa strada, solidificando gli obiettivi raggiunti, e proiettandoci verso quelli futuri. Coraggio è sognare il nostro futuro e lottare per realizzarlo. Coraggio è capire quali sono gli obiettivi perseguibili e realizzabili, cercando di fare del nostro meglio per raggiungerli, ma senza scoraggiarsi se le cose non tutti i giorni vanno come desidereremmo. Coraggio è saggiare l’acqua con la punta di un piede… e poi saltare dentro al mare della vita tuffandosi di botto senza avere rimorsi.
Certo, non lo nego, percorrendo la strada del ricovero ci saranno da affrontare momenti estremamente difficili, molto più difficili del ben più semplice abbandonarsi all’anoressia. Ci saranno momenti in cui ci sentiremo stanche, sole, avremo paura e voglia di gettare la spugna, momenti in cui le lacrime sembrano essere l’unica cosa che rimane. Ma è proprio in questi momenti che dobbiamo alzare la testa e ricordare a noi stesse chi siamo e quanto valiamo: se siamo riuscite a scegliere la strada del ricovero, abbiamo allora anche tutta a forza e la determinazione per percorrerla giorno dopo giorno.
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venerdì 30 dicembre 2011
Per Lucy May - Buon 2012...
Per finire in bellezza questo 2011, ed iniziare il 2012 in positività, ho incontrato Lucy May.
E perciò, Lucy May, questo post è per te.
Perché si arriva ad un punto in cui capisci che altro non puoi fare. Nient’altro, tranne continuare a combattere contro l’anoressia. Quello che dovevi dire l'hai detto. Veramente, anche quello che non dovevi dire. Ma, Lucy May, sbagliare è umano. E anche aver paura, sentirsi in ansia, pensare di non farcela… tutto questo fa parte del nostro percorso. Sono stata così felice di poter passare un po’ di tempo con te, anche se temo che tu abbia visto in me molto più di quella che io sento di essere. Ma forse è normale che sia così.
Non è mai facile avere a che fare con una persona che ha un DCA, e questo lo sai bene anche tu. Non è facile per gli “esterni”, e a volte neanche per chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Ma volevo solo dirti che per me il tuo abbraccio e il tuo sorriso valevano più di quanto si possa esprimere a parole.
Ti penso. Ti scrivo. Condividiamo. Combattiamo insieme. A volte va meglio, altre va peggio, e ci sentiamo come se fosse tutto come prima. Ma in realtà qualcosa cambia sempre.
Sono stata davvero felice di poterti parlare faccia a faccia, di poterti tenere per mano. Sei veramente unica e meravigliosa per me. Ti svaluti un sacco, eppure sei sempre te, quella speciale. Impulsiva, sorridente, silenziosa, dolce, forte, fragile, semplice, sensibile, diretta, viva e coraggiosa. Sai vivere. Tu pensi di no, ma io ti dico di sì, sai vivere. Non so da chi l'hai imparato. Che non si decide di essere così. Hai quella capacità d'incantare con le tue parole e il tuo alone di mistero tipica delle persone speciali. Dovresti vederti quando parli, quando gesticoli. Sei fatta per attirare l'attenzione. Brilli. Credo che, in fondo in fondo, sia uno dei tuoi scopi, temuti ed agognati.
Mi hai detto che hai avuto la sensazione di poter imparare tante cose da me. Ma arrivate a questo punto, sono io quella che ha imparato di più da te. Sono felicissima ed orgogliosa di averti come amica. Non vedo l’ora di poterti riabbracciare. Ti voglio un bene dell'anima.
E per questo nuovo anno che sta per cominciare, ti auguro (e auguro a tutte voi, ragazze) sogni a non finire, e la voglia di mettercela tutta per realizzarne qualcuno. Auguro di amare ciò che si deve amare, e di dimenticare ciò che si deve dimenticare. Auguro forza, coraggio, passioni, silenzi, un raggio di sole al risveglio e un sorriso sincero sulle labbra. Auguro di resistere alle mille e poi mille difficoltà quotidiane, e di rialzarsi dopo ogni caduta. Auguro soprattutto di essere sempre e solo noi stesse…
P.S.= Se vi va, date un’occhiata a QUESTO POST che ho trovato su un blog… Credo che troverete il post e la mia risposta alquanto interessanti… E se qualcuna vuole aggiungere al mio il proprio commento… ^__^”
E perciò, Lucy May, questo post è per te.
Perché si arriva ad un punto in cui capisci che altro non puoi fare. Nient’altro, tranne continuare a combattere contro l’anoressia. Quello che dovevi dire l'hai detto. Veramente, anche quello che non dovevi dire. Ma, Lucy May, sbagliare è umano. E anche aver paura, sentirsi in ansia, pensare di non farcela… tutto questo fa parte del nostro percorso. Sono stata così felice di poter passare un po’ di tempo con te, anche se temo che tu abbia visto in me molto più di quella che io sento di essere. Ma forse è normale che sia così.
Non è mai facile avere a che fare con una persona che ha un DCA, e questo lo sai bene anche tu. Non è facile per gli “esterni”, e a volte neanche per chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Ma volevo solo dirti che per me il tuo abbraccio e il tuo sorriso valevano più di quanto si possa esprimere a parole.
Ti penso. Ti scrivo. Condividiamo. Combattiamo insieme. A volte va meglio, altre va peggio, e ci sentiamo come se fosse tutto come prima. Ma in realtà qualcosa cambia sempre.
Sono stata davvero felice di poterti parlare faccia a faccia, di poterti tenere per mano. Sei veramente unica e meravigliosa per me. Ti svaluti un sacco, eppure sei sempre te, quella speciale. Impulsiva, sorridente, silenziosa, dolce, forte, fragile, semplice, sensibile, diretta, viva e coraggiosa. Sai vivere. Tu pensi di no, ma io ti dico di sì, sai vivere. Non so da chi l'hai imparato. Che non si decide di essere così. Hai quella capacità d'incantare con le tue parole e il tuo alone di mistero tipica delle persone speciali. Dovresti vederti quando parli, quando gesticoli. Sei fatta per attirare l'attenzione. Brilli. Credo che, in fondo in fondo, sia uno dei tuoi scopi, temuti ed agognati.
Mi hai detto che hai avuto la sensazione di poter imparare tante cose da me. Ma arrivate a questo punto, sono io quella che ha imparato di più da te. Sono felicissima ed orgogliosa di averti come amica. Non vedo l’ora di poterti riabbracciare. Ti voglio un bene dell'anima.
E per questo nuovo anno che sta per cominciare, ti auguro (e auguro a tutte voi, ragazze) sogni a non finire, e la voglia di mettercela tutta per realizzarne qualcuno. Auguro di amare ciò che si deve amare, e di dimenticare ciò che si deve dimenticare. Auguro forza, coraggio, passioni, silenzi, un raggio di sole al risveglio e un sorriso sincero sulle labbra. Auguro di resistere alle mille e poi mille difficoltà quotidiane, e di rialzarsi dopo ogni caduta. Auguro soprattutto di essere sempre e solo noi stesse…
P.S.= Se vi va, date un’occhiata a QUESTO POST che ho trovato su un blog… Credo che troverete il post e la mia risposta alquanto interessanti… E se qualcuna vuole aggiungere al mio il proprio commento… ^__^”
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venerdì 2 settembre 2011
Turning

Can’t read my, cant’ read my, no you can’t read my poker face… She’s got to love nobody.
La fine e l’inizio, il bacio di due coni.
Io e te. Perché tu sei me, ma io non sono te. Ora l’ho capito. Che tu non puoi esistere senza di me. Ma io ho tutta la capacità di andare avanti senza di te.
I can do better – without you.
Aggiungo “paranoica” alla lista dei miei difetti mentre per la quarta volta riapro la valigia per controllare se ci ho messo tutto. Sì che ci ho messo tutto, sono stata attenta, e poi ho già ampiamente ricontrollato, quindi cos’è quest’ansia che sale e mi spinge a ripassare in rassegna il contenuto del bagaglio ancora una volta? Ci ho messo tutto, avevo fatto un elenco ed ho spuntato tutte le voci, dunque non può mancare niente all’appello. Eppure poggio la valigia a terra e la apro ancora una volta per essere sicura, ma proprio sicura-sicura di aver preso ogni cosa. Passo in rassegna ogni piega, ogni tasca, ogni scomparto e, sì, c’è proprio tutto. Tutto quello che se ne verrà via con me, penso, è adesso contenuto in quella valigia e nel trolley blu che ho già portato in fondo alle scale. Non ho lasciato niente. Faccio per chiudere la valigia, poi però la riapro di nuovo mentre mi scappa un sorriso involontario perché ho improvvisamente capito la vera ragione di quel quarto controllo. Non per vedere se veramente mancasse qualcosa – già lo sapevo che c’era tutto, in fondo – ma per capire. Per capire che ci sono cose che non posso portare con me, perché otto anni di ricordi non si possono in alcun modo stipare in una valigia, e per capire che ci sono cose che non voglio portare con me.
Get out my mouth, get out my head, get out my mind: you’re nothing but trouble.
Per quanto si possa piangere o gridare a squarciagola, nessuno può fare niente per noi. Non esistono i miracoli. Il vento soffia continuamente, perciò la forza per restare in piedi dobbiamo trovarla da sole.
La prima cosa che mi è venuta in mente, e non sono riuscita a trattenere una risata di fronte all’ennesimo paradosso, è che, in fin dei conti, si trattava di due A. Buffo come due cose tanto opposte possano avere anche punti in comune, no?! Una A prima, e poi ancora una A dopo. Due A a scandire. Così diverse, così uguali. Sembra quasi un segno, non so. La prima A l’ho vista bene, per tanti anni, segnapassi costante della mia vita, così imponente e totalizzante che la seconda A è passata a lungo inosservata. Eppure ha saputo farsi strada a poco a poco, così, senza che io me ne rendessi conto. Perché avevo sempre pensato che la prima A fosse la più forte, quindi non mi ero mai neanche posta il dubbio che potesse esistere qualcosa in grado di contrastarla. Tuttavia, le cose sono lentamente cambiate, dal momento in cui è arrivata la seconda A. E allora, qual è veramente la A più forte? Prima ero sicura di conoscere la risposta. Adesso non ho nemmeno più voglia di pormi la domanda.
E’ umano amare facilmente, vero? Ma lo è altrettanto odiare.
Io sono forte, così pensavo. Così pensavo quando la prima A era l’unica costituente della mia vita. Io sono forte. Non sono una di quelle ragazze deboli che hanno bisogno di essere protette. Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno. Io sono forte. Me la sono cavata sempre da sola. E continuerò a farlo. Proprio così. Non ho bisogno di niente e nessuno.
Avevo la mia A, quindi non avevo bisogno di nient’altro. Bastavo a me stessa.
Ormai valigia e trolley stanno fuori dalla porta: devo solo chiudere a doppia mandata e lasciare le chiavi dietro il vaso di fiori, come da accordi. Poi prenderò l’auto e partirò. Ho fatto un conteggio approssimato, ci sto dentro coi tempi, avevamo detto a mezzogiorno, adesso sono le undici, in un’ora dovrei farcela benissimo, traffico permettendo. E chi se ne frega se il limite di velocità in autostrada è 130 Km/h… quando mai sono stata dentro al limite? Nient’altro da fare, dunque: solo chiudere la porta, caricare i bagagli in macchina, ed andare. Eppure esito ancora. Esito ancora e lancio un’ultima occhiata al corridoio spoglio, alle sue pareti bianche. Ho preso quello che mi serviva, ho messo a posto tutto il resto. Non sembra neanche più l’appartamento in cui ho abitato negli ultimi otto anni, adesso è tutto asettico, non si scorgono tracce di me. Mi mancherà nonostante tutto, mi mancherà anche se non era veramente mio, perché col tempo avevo comunque finito per abituarmici, perché in otto anni succedono tante cose, e perché la mia vita è cambiata tanto negli ultimi otto anni. E negli ultimi otto anni io ero lì, abitavo in quell’appartamento, e ogni mese, ogni settimana, ogni giorno lo trovo scandito in quelle pareti ormai spoglie ed in quell’ordine che non mi appartiene. Forse è normale esitare, è normale provare nostalgia nei confronti del posto in cui si è vissuto per un po’. Ma ora è tempo di essere nuova immagine. Chiudo la porta, giro la chiave. Do le spalle al passato. Mi incammino verso il futuro. Se voglio diventare più forte, è arrivato il momento di svegliarmi.
I was close to a fall line, heaven knows, you found me in time. Was it real? Now I feel like I'm never coming down.
Ti ricordi com’era all’inizio, quando ci siamo conosciuti, al 3° anno di università? Tu che cercavi di attaccare discorso, e io che piazzavo lo zaino sulla sedia di destra e il fonendo su quella di sinistra, affinché non ti sedessi accanto a me. Chissà cos’hai pensato di me, in quel periodo. Di certo devi aver pensato che non avevo alcuna intenzione di fare amicizia con te. Del resto, un giorno te lo dissi anche esplicitamente di andare a rompere da qualche altra parte. Eppure, che strano, non ti sei dato per vinto. Forse è per questo che, col tempo, sei riuscito a cambiarmi. Senza volerlo, poco a poco sono entrata in una nuova misura. Senza volerlo, poco a poco mi sono voltata verso di te. Non è vero che non volessi fare amicizia con te… la verità è che era solo alla prima A che non piacevi. La verità è fino a quel momento la prima A era stata la mia unica amica, e perciò avevo paura di fare amicizia con te. Non riuscivo a sostenere il tuo sguardo non perché non volessi avere a che fare con te, ma perché avevo come l’impressione che tu potessi leggermi dentro. E questo non potevo permetterlo. Non ancora.
“Sai cos’è in realtà la debolezza? E’ dire subito non ci riesco. In realtà non è vero che non ci riesci, la verità è che non ci provi neanche. Non si può dire che non si riesce a fare una cosa se non si prova a farla. Se vuoi diventare più forte, invece di scappare, accetta ogni sfida e combatti fino all’ultimo”.
Le persone non amano facilmente. E altrettanto difficilmente odiano.
Voglio credere in te… per favore, posso crederti almeno un po’?
Sono arrivata per prima, ma fortunatamente l’attesa non è troppo lunga: in capo a 10 minuti lo vedo che sbuca dall’angolo della strada e tenta di salutarmi con un cenno della testa, visto che ha entrambe le mani impegnate da due ingombranti valige. Mi raggiunge, mentre io mi frugo in tasca alla ricerca delle chiavi del portone, e sono così eccitata che quasi me le faccio scivolare di mano. Il nome della via, il numero civico, il portone: la mia nuova casa. La mia nuova avventura. La mia nuova sfida. Che stavolta non devo affrontare da sola, però, perché il mio migliore amico è qui accanto a me. Perché questo nuovo appartamento, questa casa in cui abiteremo da ora in poi, l’abbiamo affittata insieme. E mi viene in mente quel film, e mi tornano in mente quelle parole, quelle stesse parole che vorrei dire mentre fisso il portone di fronte a me: se tu abitassi qui, ora saresti a casa. Cerco di tenere ferma la mano mentre giro la chiave nella toppa: non voglio che lui possa leggere la mia emozione, non mi piace mettere a nudo quello che ho dentro. “Io sono forte e sto bene da sola” ho pensato per molto tempo. Però… in realtà… ho sempre voluto un po’ più di coraggio. Il coraggio di aspettare l’alba senza fuggire. Il coraggio di affrontare la vita. Il coraggio di credere e contare su qualcuno. L’ho sempre voluto. Ma avevo paura che mi dicessero che non avevano bisogno di me, perciò dovevo pensare “Io sono forte”. Tuttavia in realtà volevo che la Veggie che vive dentro di me si accorgesse della propria debolezza, e che smettesse di fingere di essere forte e coraggiosa.
Perciò, per favore… non mi lasciare sola adesso. Adesso che abito qui con te. E, perciò, adesso che sono a casa.
Tell me how you’ve never felt.
La nostra nuova abitazione. Abbiamo lasciato i bagagli alla rinfusa nel corridoio, e siamo entrati in soggiorno con il timore quasi reverenziale di rompere il silenzio che ci avvolge nella penombra della stanza. Non mi sembra ancora vero che tutto questo stia succedendo sul serio. Non mi sembra ancora vero che questo appartamento al primo piano sarà il posto in cui io ed Alex abiteremo nei prossimi anni. È tutto così bello che non ho parole per descriverlo. È tutto così – come dovrebbe essere. Io ho sempre considerato gli altri come dei nemici, per questo non sono mai riuscita a mostrare a nessuno i miei punti deboli. Per questo ho scelto la mia prima A, l’Anoressia. Perché, in fin dei conti, ho sempre provato una paura fortissima ed inarginabile, ed in qualche modo dovevo porle un contenitore, trovare un modo per controllarla. Ho scelto l’anoressia, e a poco a poco mi sono dannata, sotto i piedi un oceano senza fondo. In tanti allora – medici, psichiatri, psicologi, dietisti – hanno cercato di prendersi cura di me, affinché non cadessi in quell’oceano, e io mi sono spesso augurata di precipitarvi dentro, di affondare e di svanire nel nulla. Ho sempre detestato la mia incapacità di fidarmi degli altri… e di me stessa. E mi detesto perché spesso, per eccesso di paura, ferisco chi mi circonda. Del resto, mi dicevo, anche gli altri la pensano così, no?! Anche loro mi detestano, giusto?! Ma io sono forte, non ho bisogno di loro e non ho alcuna intenzione di arrendermi, in fin dei conti ho l’anoressia. Però poi è arrivata la seconda A, l’Amicizia. E tu, Alex, tu mi hai detto che non vuoi che io me ne vada. Hai detto “no”? Non vuoi vedermi scomparire? Io e te, adesso, in mezzo al soggiorno del nostro nuovo alloggio. Non vuoi vedermi scomparire? Dunque posso davvero restare qui? Ho davvero il diritto di continuare a vivere, in questa casa con te? Perché è qui che voglio restare.
Accettare i miei limiti è il primo passo che devo fare se voglio diventare più forte. Perché sono arrivata all’estremo, e mi sono rialzata. Non c’è spazio per l’autocommiserazione, ma solo per l’azione. Perché quando tutto è perduto, è allora che si progredisce.
Quasi come se ci fossimo letti nel pensiero, allunghiamo entrambi la mano e le nostre dita s’incontrano e s’intrecciano. Sei tu quello che stringe più forte, e mi viene da sorridere perché avevo pensato di essere io quella più nervosa e tu quello più saldo – tu sarai la forza mia – ma forse le cose non stanno proprio così. Siamo emozionati tutti e due, ecco cosa. E tu ti volti verso di me e mi sorridi mentre mi stringi forte la mano. Quando mi sorridi… quel tuo sorriso vorrei preservarlo per sempre. Starting from here. Cerchiamo di costruire qualcosa insieme. Perché la nostra amicizia, nel bene e nel male, è più forte di qualsiasi ostacolo che la vita potrà mai pararci di fronte.
Anche oggi, come sempre, arriverà la notte. Ma con Alex al mio fianco, ormai non ho più paura. Grazie alla nostra amicizia, ormai non ho più paura. Non ho più paura. Voglio vivere molte cose. La luce è dentro di me.
Le valige piazzate ognuno nella propria cameretta, adesso stiamo seduti sul divano del soggiorno. Una volta tanto, non c’è bisogno di parlare. I nostri occhi dicono già tutto. Questo è l’inizio. Questa è una nuova strada che si apre. La fine e l’inizio, il bacio di due coni. E si (ri)comincia da qui. Con una sola A, la seconda. Insieme.
“Alex, ehi, Alex!”
“Dimmi”
“Indovina chi vorrei essere in questo momento, più di ogni altra persona al mondo?”
“Chi vorresti essere?”
“Me stessa”

(click sulle immagini per ingrandire)
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giovedì 24 febbraio 2011
Passi avanti e indietro
Penso che chiunque intraprenda la strada del ricovero dall’anoressia vada necessariamente incontro ad alti e bassi. Quel che dobbiamo cercare di fare, perciò, è di non sentirci frustrate se a volte avremo delle ricadute. Poiché nessun abisso in cui si precipita è tanto profondo da non potersi rialzare.
La strada del ricovero è una strada molto lunga, poiché il ricovero non è un evento ma un processo. Anche nel momento in cui si sceglie d’intraprendere la strada del ricovero, inevitabilmente ci rimangono dei dubbi, si può aver paura, ci si chiede: davvero questo è un viaggio che sarò in grado di affrontare? Cosa succederà se sarà più dura di quel che posso immaginare? Cosa succederà se non sarò forte abbastanza?
L’insicurezza nei confronti delle nostre capacità di farcela è una temibile nemica. Un qualcosa che coadiuva le ricadute e ci riporta così di nuovo nel nostro solito vecchio inferno. E allora, si prova vergogna di noi stesse perché ci sembra di aver fallito. E ci si chiede se potremo mai sorridere davvero di nuovo, sorridere come quando non avremmo mai immagino di cadere nella spirale discendente dell’anoressia.
Ma, ragazze, lasciate che ve lo dica: una ricaduta NON è assolutamente un fallimento. Significa solo che abbiamo commesso un errore e dobbiamo aggiustare il tiro, tutto qui. Anche le migliori sbagliano, talvolta.
Ma tutte, tutte voi avete ogni capacità di rialzarvi dopo qualsiasi ricaduta. E di sorridere di nuovo. Al di fuori di ogni dubbio che in questo momento può riempire la vostra mente. Perciò, continuiamo comunque a percorrere la strada del ricovero, perché solo così prima o poi troveremo…
SPERANZA.

Non abbiate paura e non siate arrabbiate con voi stesse se talvolta farete dei passi indietro. Fare errori è permesso e naturale: siamo umane, in fin dei conti. Potremo aver paura, anche questo è normale… succede a tutti, anche alle migliori. Ma avete tutta la forza per rialzarvi e per continuare a camminare. Di questo ne sono assolutamente certa. Il coraggio che avete tirato fuori per intraprendere la strada del ricovero è quello stesso coraggio che dovete utilizzare per andare avanti. Sì, dobbiamo solo andare avanti nella strada del ricovero, perché solo così prima o poi troveremo…
FORZA.

Dovete credere in voi stesse e nelle vostre potenzialità. Se state percorrendo la strada del ricovero, siete nella giusta direzione. L’unica cosa veramente importante è continuare a camminare, senza lasciare che i momenti neri fiacchino la nostra voglia di combattere. Ricordate sempre che un’eventuale ricaduta non significa che non state percorrendo la strada del ricovero. Arriverete a raggiungere tutte le tappe, ma c’è bisogno di tanto tempo. E per raggiungerle, c’è solo una cosa da fare: continuiamo a camminare. Perchè solo così prima o poi troveremo…
LIBERTA’.

FELICITA’.

VITA.
Non smettete mai di credere che questa è una battaglia che si può combattere.
La strada del ricovero è una strada molto lunga, poiché il ricovero non è un evento ma un processo. Anche nel momento in cui si sceglie d’intraprendere la strada del ricovero, inevitabilmente ci rimangono dei dubbi, si può aver paura, ci si chiede: davvero questo è un viaggio che sarò in grado di affrontare? Cosa succederà se sarà più dura di quel che posso immaginare? Cosa succederà se non sarò forte abbastanza?
L’insicurezza nei confronti delle nostre capacità di farcela è una temibile nemica. Un qualcosa che coadiuva le ricadute e ci riporta così di nuovo nel nostro solito vecchio inferno. E allora, si prova vergogna di noi stesse perché ci sembra di aver fallito. E ci si chiede se potremo mai sorridere davvero di nuovo, sorridere come quando non avremmo mai immagino di cadere nella spirale discendente dell’anoressia.
Ma, ragazze, lasciate che ve lo dica: una ricaduta NON è assolutamente un fallimento. Significa solo che abbiamo commesso un errore e dobbiamo aggiustare il tiro, tutto qui. Anche le migliori sbagliano, talvolta.
Ma tutte, tutte voi avete ogni capacità di rialzarvi dopo qualsiasi ricaduta. E di sorridere di nuovo. Al di fuori di ogni dubbio che in questo momento può riempire la vostra mente. Perciò, continuiamo comunque a percorrere la strada del ricovero, perché solo così prima o poi troveremo…
SPERANZA.

Non abbiate paura e non siate arrabbiate con voi stesse se talvolta farete dei passi indietro. Fare errori è permesso e naturale: siamo umane, in fin dei conti. Potremo aver paura, anche questo è normale… succede a tutti, anche alle migliori. Ma avete tutta la forza per rialzarvi e per continuare a camminare. Di questo ne sono assolutamente certa. Il coraggio che avete tirato fuori per intraprendere la strada del ricovero è quello stesso coraggio che dovete utilizzare per andare avanti. Sì, dobbiamo solo andare avanti nella strada del ricovero, perché solo così prima o poi troveremo…
FORZA.

Dovete credere in voi stesse e nelle vostre potenzialità. Se state percorrendo la strada del ricovero, siete nella giusta direzione. L’unica cosa veramente importante è continuare a camminare, senza lasciare che i momenti neri fiacchino la nostra voglia di combattere. Ricordate sempre che un’eventuale ricaduta non significa che non state percorrendo la strada del ricovero. Arriverete a raggiungere tutte le tappe, ma c’è bisogno di tanto tempo. E per raggiungerle, c’è solo una cosa da fare: continuiamo a camminare. Perchè solo così prima o poi troveremo…
LIBERTA’.

FELICITA’.

VITA.
Non smettete mai di credere che questa è una battaglia che si può combattere.

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martedì 3 novembre 2009
Domanda #4: Oltre la negatività
“Com’è possibile trovare la positività e la forza per combattere contro l’anoressia quanto tutto intorno – e soprattutto dentro – di te irradia negatività?”, chiede Jonny.
Comincia da quello che c’è dentro di te, e portati poi a poco a poco in superficie, verso l’esterno. Non è facile, lo so, ma se cominci a lavorare su ciò che sta dentro te stessa, il resto verrà di conseguenza. La positività e la forza non sono cose che trovi, sono cose che riconosci, cose che ottieni, cose che devi sforzarti tutti i giorni di tenere a mente volta per volta.
La forza è già dentro di te. Ma se tu pensi che non ci sia, non la troverai. Se dici a te stessa che non possiedi la positività e la forza necessarie per mantenerti sulla strada del ricovero, mollerai.
Perciò, prova a fare anche solo delle piccole e semplici cose per aggiungere positività e forza alla tua vita di tutti i giorni.
- Crea una playlist speciale con canzoni positive e pro-ricovero o, in ogni caso, pezzi che portano un messaggio forte che ti stimola e ti fa venire voglia di continuare a lottare.
- Tieni un diario e, scrivendoci, scaricaci tutta la tua negatività. Questo ti permetterà di crearti una via d’uscita senza rimproverarti, sfogarti su te stessa, o rimarciare sempre nel solito circolo vizioso di pensieri. Inoltre, scrivendo, la negatività verrà inchiodata nero su bianco – e starà lì, in quell’unico posto, tra le due copertine di un quaderno.
- Usa i Post-It. La reputo una delle invenzioni più geniali del XX secolo. Ogni giorno, spremiti le meningi per scriverci su una frase positiva, e poi attacca i Post-It laddove puoi vederli e leggerli quanto più possibile. Sul tuo specchio, per esempio. Sul tuo armadio. Sul tuo comodino, sul tuo computer, sul tuo frigorifero, sulla tua agenda. Anche sulla tazza del cesso, se può aiutarti.
- Stampati in testa un messaggio positivo, meglio se uno cui ti è difficile credere. Del tipo: “Mi piaccio per quella che sono”. Un po’ come ho fatto io sul mio cellulare.
So perfettamente che queste cose non ti renderanno forte e positiva per il 100% della giornata, ma sono un punto d’inizio. Non sottovalutare il potere di chiedere aiuto a questi piccoli espedienti quando senti che ne hai bisogno. Ci vuole molta forza per aiutare noi stesse. Perciò, se stai cercando di essere più forte, prova a fare queste cose. È una sorta di test. E non ti farà male.
Un’ultima cosa – last but not least: anziché arrabbiarti con te stessa o darti della stupida se trovi difficile combattere, arrabbiati con quella. Nel tuo caso, arrabbiati con l’anoressia. (Inserire “bulimia”, “binge”, “ortoressia”, “DCA-nas”, etc… a seconda del vostro caso). Tu hai tutta la forza per cambiare le cose. Ce l’hai. Ma arrabbiarti con te stessa servirà solo a farti irradiare una negatività ancora maggiore. Canalizza a tua rabbia nella giusta direzione, verso quello che ti fa stare davvero male, la causa del tuo dolore. Non verso te stessa o gli altri. Verso di lei. Verso l’anoressia.
Questo potrà farti provare un potere maggiore… FORZA, quella di volontà. Ce l’hai. Usala.
Comincia da quello che c’è dentro di te, e portati poi a poco a poco in superficie, verso l’esterno. Non è facile, lo so, ma se cominci a lavorare su ciò che sta dentro te stessa, il resto verrà di conseguenza. La positività e la forza non sono cose che trovi, sono cose che riconosci, cose che ottieni, cose che devi sforzarti tutti i giorni di tenere a mente volta per volta.
La forza è già dentro di te. Ma se tu pensi che non ci sia, non la troverai. Se dici a te stessa che non possiedi la positività e la forza necessarie per mantenerti sulla strada del ricovero, mollerai.
Perciò, prova a fare anche solo delle piccole e semplici cose per aggiungere positività e forza alla tua vita di tutti i giorni.
- Crea una playlist speciale con canzoni positive e pro-ricovero o, in ogni caso, pezzi che portano un messaggio forte che ti stimola e ti fa venire voglia di continuare a lottare.
- Tieni un diario e, scrivendoci, scaricaci tutta la tua negatività. Questo ti permetterà di crearti una via d’uscita senza rimproverarti, sfogarti su te stessa, o rimarciare sempre nel solito circolo vizioso di pensieri. Inoltre, scrivendo, la negatività verrà inchiodata nero su bianco – e starà lì, in quell’unico posto, tra le due copertine di un quaderno.
- Usa i Post-It. La reputo una delle invenzioni più geniali del XX secolo. Ogni giorno, spremiti le meningi per scriverci su una frase positiva, e poi attacca i Post-It laddove puoi vederli e leggerli quanto più possibile. Sul tuo specchio, per esempio. Sul tuo armadio. Sul tuo comodino, sul tuo computer, sul tuo frigorifero, sulla tua agenda. Anche sulla tazza del cesso, se può aiutarti.
- Stampati in testa un messaggio positivo, meglio se uno cui ti è difficile credere. Del tipo: “Mi piaccio per quella che sono”. Un po’ come ho fatto io sul mio cellulare.
So perfettamente che queste cose non ti renderanno forte e positiva per il 100% della giornata, ma sono un punto d’inizio. Non sottovalutare il potere di chiedere aiuto a questi piccoli espedienti quando senti che ne hai bisogno. Ci vuole molta forza per aiutare noi stesse. Perciò, se stai cercando di essere più forte, prova a fare queste cose. È una sorta di test. E non ti farà male.
Un’ultima cosa – last but not least: anziché arrabbiarti con te stessa o darti della stupida se trovi difficile combattere, arrabbiati con quella. Nel tuo caso, arrabbiati con l’anoressia. (Inserire “bulimia”, “binge”, “ortoressia”, “DCA-nas”, etc… a seconda del vostro caso). Tu hai tutta la forza per cambiare le cose. Ce l’hai. Ma arrabbiarti con te stessa servirà solo a farti irradiare una negatività ancora maggiore. Canalizza a tua rabbia nella giusta direzione, verso quello che ti fa stare davvero male, la causa del tuo dolore. Non verso te stessa o gli altri. Verso di lei. Verso l’anoressia.
Questo potrà farti provare un potere maggiore… FORZA, quella di volontà. Ce l’hai. Usala.
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giovedì 1 ottobre 2009
Calendar Girls
Okay, lo ammetto: l’idea odierna non è tutta farina del mio sacco.
Quindi, presumibilmente, dovrei iniziare questo post ringraziando la ragazza che si definisce “pro-ana”, che oggi ha pubblicato sul suo blog (il cui URL non riporterò per ovvi motivi) una sua creazione: un orologio da parete in cui al posto delle ore compaiono fotografie accuratamente ritoccate col Photoshop di modelle “thinspo”. Per sentirsi ispirata a distruggere il proprio corpo e a devastare la propria mente a tutte le ore del giorno e della notte, suppongo.
Comunque. Vedendo l’immagine di questo orologio da parete con le “thinspo”, la prima cosa che mi è balzata in mente è stata la frase con cui inizia uno dei miei film preferiti: “Più credi di stare male, e più stai male”. Ed io penso che sia assolutamente vero: più si alimenta l’ossessione, più l’ossessione farà da padrona. In altre parole: più si forniscono rinforzi positivi all’anoressia, più la nostra vita sarà dominata dall’anoressia.
La cosa negativa è che tutto questo purtroppo è vero.
La cosa positiva è che è vero anche l’esatto contrario.
È da questa considerazione che nasce la mia idea di oggi. Niente di nuovo sotto il sole, in realtà, ma in fin dei conti non è necessario essere Wonder Woman per combattere contro l’anoressia, giusto?! E quindi: rinforzi positivi. Ma, stavolta, non all’anoressia: rinforzi positivi alla strada del ricovero. Ecco perciò quello che mi è venuto in mente, quello cui vorrei proporvi di prendere parte: un calendario. Sì, avete capito bene: un calendario.
Lo so cosa viene in mente quando si pensa ad un calendario: soubrettes, veline, attrici mezze svestite con espressioni ammalianti su un corpo da fare invidia. Hmmm… sapete cosa potrei farci con un calendario di questo tipo? Bè, diverse cose: accendere il fuoco nel caminetto, sopperire alla mancanza di carta igienica, tappezzare il pavimento quando devo imbiancare le pareti… e così via.
No, quando io parlo di calendario, intendo tutt’altro tipo di calendario: un calendario NOSTRO. Un calendario di ragazze che stanno combattendo contro l’anoressia. Dato che tra qualche mese arriverà il 2010, mi piacerebbe poter realizzare un calendario in cui per ogni mese possano esserci foto di ragazze che stanno combattendo i DCA, accompagnate da frasi positive e propositive. Così ogni giorno dell’anno, in ogni momento della giornata, potremo avere davanti agli occhi immagini e parole positive. Perché l’unico modo per combattere l’anoressia è… iniziare a combattere l’anoressia. E questo può essere un buon modo per farlo, non credete?
Perciò, se vi va di prendere parte alla realizzazione di un nostro calendario, un calendario di ragazze in lotta contro l’anoressia, tutto quello che dovete fare è mandarmi entro la fine del mese una vostra fotografia all’indirizzo veggie.any@gmail.com, magari accompagnata da una frase positiva che vi piace e che vi sembra possa sintetizzare in maniera semplice ed efficace la vostra battaglia personale, o sia comunque una frase d’incoraggiamento e di positività verso il percorso che stiamo facendo.
Criteri da rispettare? Le fotografie devono essere: di qualsiasi dimensione, di qualsiasi inquadratura, di qualsiasi situazione, purché vi permettano di esprimere la bellezza più grande che avete: quella interiore. Inoltre le frasi devono trasmettere un messaggio assolutamente positivo. Che ne dite? Ci state?
Ah, se c’è un mese in cui preferite comparire, se volete essere le reginette di un mese in particolare, non avete che da dirmelo… ^__- E se volete rendere la cosa ancora più divertente, vi consiglio un abbigliamento consono al mese che sceglierete… (Quindi, Miss Gennaio, chiunque tu sia, mi aspetto di vederti in eskimo, eh! ^^”)
Aspetto le vostre foto e le vostre frasi positive, allora… più siamo e meglio è! Perché è proprio vero che l’unione fa la forza… e volete che la forza di noi tutte messe insieme non sia maggiore di quella dell’anoressia?!
P.S.= Il mese di Luglio è mio!! ^^"
Quindi, presumibilmente, dovrei iniziare questo post ringraziando la ragazza che si definisce “pro-ana”, che oggi ha pubblicato sul suo blog (il cui URL non riporterò per ovvi motivi) una sua creazione: un orologio da parete in cui al posto delle ore compaiono fotografie accuratamente ritoccate col Photoshop di modelle “thinspo”. Per sentirsi ispirata a distruggere il proprio corpo e a devastare la propria mente a tutte le ore del giorno e della notte, suppongo.
Comunque. Vedendo l’immagine di questo orologio da parete con le “thinspo”, la prima cosa che mi è balzata in mente è stata la frase con cui inizia uno dei miei film preferiti: “Più credi di stare male, e più stai male”. Ed io penso che sia assolutamente vero: più si alimenta l’ossessione, più l’ossessione farà da padrona. In altre parole: più si forniscono rinforzi positivi all’anoressia, più la nostra vita sarà dominata dall’anoressia.
La cosa negativa è che tutto questo purtroppo è vero.
La cosa positiva è che è vero anche l’esatto contrario.
È da questa considerazione che nasce la mia idea di oggi. Niente di nuovo sotto il sole, in realtà, ma in fin dei conti non è necessario essere Wonder Woman per combattere contro l’anoressia, giusto?! E quindi: rinforzi positivi. Ma, stavolta, non all’anoressia: rinforzi positivi alla strada del ricovero. Ecco perciò quello che mi è venuto in mente, quello cui vorrei proporvi di prendere parte: un calendario. Sì, avete capito bene: un calendario.
Lo so cosa viene in mente quando si pensa ad un calendario: soubrettes, veline, attrici mezze svestite con espressioni ammalianti su un corpo da fare invidia. Hmmm… sapete cosa potrei farci con un calendario di questo tipo? Bè, diverse cose: accendere il fuoco nel caminetto, sopperire alla mancanza di carta igienica, tappezzare il pavimento quando devo imbiancare le pareti… e così via.
No, quando io parlo di calendario, intendo tutt’altro tipo di calendario: un calendario NOSTRO. Un calendario di ragazze che stanno combattendo contro l’anoressia. Dato che tra qualche mese arriverà il 2010, mi piacerebbe poter realizzare un calendario in cui per ogni mese possano esserci foto di ragazze che stanno combattendo i DCA, accompagnate da frasi positive e propositive. Così ogni giorno dell’anno, in ogni momento della giornata, potremo avere davanti agli occhi immagini e parole positive. Perché l’unico modo per combattere l’anoressia è… iniziare a combattere l’anoressia. E questo può essere un buon modo per farlo, non credete?
Perciò, se vi va di prendere parte alla realizzazione di un nostro calendario, un calendario di ragazze in lotta contro l’anoressia, tutto quello che dovete fare è mandarmi entro la fine del mese una vostra fotografia all’indirizzo veggie.any@gmail.com, magari accompagnata da una frase positiva che vi piace e che vi sembra possa sintetizzare in maniera semplice ed efficace la vostra battaglia personale, o sia comunque una frase d’incoraggiamento e di positività verso il percorso che stiamo facendo.
Criteri da rispettare? Le fotografie devono essere: di qualsiasi dimensione, di qualsiasi inquadratura, di qualsiasi situazione, purché vi permettano di esprimere la bellezza più grande che avete: quella interiore. Inoltre le frasi devono trasmettere un messaggio assolutamente positivo. Che ne dite? Ci state?
Ah, se c’è un mese in cui preferite comparire, se volete essere le reginette di un mese in particolare, non avete che da dirmelo… ^__- E se volete rendere la cosa ancora più divertente, vi consiglio un abbigliamento consono al mese che sceglierete… (Quindi, Miss Gennaio, chiunque tu sia, mi aspetto di vederti in eskimo, eh! ^^”)
Aspetto le vostre foto e le vostre frasi positive, allora… più siamo e meglio è! Perché è proprio vero che l’unione fa la forza… e volete che la forza di noi tutte messe insieme non sia maggiore di quella dell’anoressia?!
P.S.= Il mese di Luglio è mio!! ^^"
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domenica 13 settembre 2009
One year later...

“Realizzare questo blog non sarà impresa facile; devi essere pronta ad affrontare l’anoressia, a perseguire questa battaglia giorno dopo giorno, a supportare tutte le ragazze che si trovano nella tua stessa posizione e a rispondere a tutti commenti che le alter lasceranno sui tuoi post, che potranno anche essere difficili da accettare. Se però te la senti di procedere, ti darò il mio appoggio incondizionato”.
Così mi sono detta quando, per la prima volta, ho avuto l’idea di aprire questo spazio virtuale di lotta contro l’anoressia. Sapevo che non sarebbe stata esattamente una passeggiata, e che forse avrei potuto non riuscire a centrare il mio obiettivo. Ma la mia decisione è stata: voglio provarci comunque.
Nel complesso, sono soddisfatta di quello che finora sono riuscita a costruire, anche se ho avuto i miei momenti d’incertezza. Non è facile dare una mano a delle persone che non si conoscono, a chissà quanti chilometri di distanza, e così talvolta ho temuto di non riuscire ad essere sufficientemente supportava. Ma ho sempre cercato di fare del mio meglio e spero che questo, in un modo o nell’altro, vi sia arrivato. Spero, in definitiva, di essere riuscita a trasmettervi qualcosa, per quanto piccolo questo “qualcosa” possa essere.
Ritengo che i blog siano uno strano prodotto, una sorta di “prodotto d’intrattenimento”, perché li si può leggere superficialmente senza dargli alcuna particolare importanza, oppure possono toccarti, possono suscitarti delle emozioni, possono cambiare il tuo modo di pensare ed arricchire la tua vita… dipende tutto da chi li fruisce. Questa è ovviamente una mia opinione personale. Immagino che, per un sacco di persone che non sono mai passate attraverso un DCA, il mio blog non sia affatto utile… per me, invece, è la mia realtà dell’ultimo anno.
La persona che ha scritto questi post esiste davvero, ed è qui per tutte voi… non scordatelo mai. Potete scrivermi (veggie.any@alice.it) in qualsiasi momento, qualsiasi cosa, e state certe che risponderò a tutte.
Sono stata felice dei commenti positivi che ho ricevuto, ed anche delle rimostranze e delle critiche, e chiedo scusa se qualche volta posso aver scritto delle cose che possono essere risultate offensive per qualcuno.
Adesso credo sia arrivato il momento di continuare ad andare avanti su questa strada che ho intrapreso, con questo blog, insieme a tute voi guerriere della luce. Continuare a combattere contro l’anoressia. Perché arriva un momento nella vita in cui anche quell’anoressia che sembrava essere la panacea, la soluzione a tutte le difficoltà, abbassa la maschera e si rivela per quello che veramente è: IL PROBLEMA. E così, si comincia a fare troppa fatica a sopportarla. Ma quando si è stanchi di qualcosa, bisogna allontanarsene: chiamatela pure fuga, se volete. Secondo me richiede anch’essa un certo coraggio. E poi, ciò che conta è la consapevolezza che si tornerà ad affrontare il problema, con l’intenzione di risolverlo. Affrontarlo da un’altra parte, da un altro punto di vista, però. Combattendo.
A un anno dall’apertura di questo spazio, perciò, volevo semplicemente fare un enorme “in bocca al lupo” a tutti quante stanno lottando contro l’anoressia. Lo so che ci sono momenti difficili nella vita, ma voi potete diventare più forti e superarli. Qualunque vostro desiderio si avvererà se siete convinte di poterlo realizzare.
Vorrei trasformarmi in vento, in vento simile ad un sospiro. Un vento che aiuta a combattere le avversità, che asciuga le lacrime, lenisce la stanchezza… ecco, vorrei diventare quel tipo di vento. Vorrei giungere da tutte voi in volo, liberarvi dall’anoressia e dal dolore e donarvi la felicità. Leggete questo blog quando siete tristi, ed io sarò al vostro fianco. Leggete questo blog quando siete felici, ed io sarò al vostro fianco.
Ma poiché sono solo una ragazza, ci sono momenti in cui mi sento stanca… momenti in cui soffro a causa dell’anoressia, e sopporto in silenzio… questa è una realtà che non posso cambiare. Eppure ogni mattina mi sveglio e penso che è bellissimo avere davanti un nuovo giorno che mi aspetta, un giorno in cui rinnovare il mio impegno per lottare contro l’anoressia, un giorno nuovo di zecca e senza errori, da riempire con tutto ciò che io ed io soltanto sarò capace di creare.
Grazie a tutte voi che mi state accompagnando sulla strada del ricovero, continuiamo a stare fianco a fianco e a combattere tutte insieme, se vi va.
Vi voglio bene,
Veggie
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giovedì 10 settembre 2009
Lei
Avevamo preso alla leggera qualcosa su cui è permessa solo la massima serietà, o viceversa?
È la milionesima volta che provo a scrivere questo post: arrivo più o meno alla terza frase, poi cancello tutto perché mi sembra che non vada bene. Sto scoprendo che nel provare a raccontare quello che ho in mente la parte più difficile – una delle parti più difficili, per lo meno – non è tanto riuscire a metterci tutto, quanto mettere tutto al posto giusto.
Looking back on when we first met… (3 Giugno 2007)
LEI: “Sei la mia nuova compagna di stanza, vero?! Bene, avevo giusto bisogno di qualcuno che mi aiutasse a tirare un paio di calci a questa anoressia! Bisogna darci da fare, perché altrimenti qui ci si tira la buccia!”
IO: “La vita è sopravvalutata.”
Penso che oggi è uno di quei giorni in cui vorrei ritornare piccola. Solo per oggi. Perché i bambini non tacciono volontariamente e non cercano di dimenticare le cose spiacevoli. Semplicemente, le rimuovono. Con quella tranquilla naturalezza della quale solo a 4 o 5 anni siamo capaci. Perciò anch’io vorrei tornare a quell’età, oggi. Vorrei tornarci per far sparire tutto e ricominciare da zero. Vorrei tornarci per comportarmi in maniera diversa, per cambiare le cose, per dare un altro epilogo che non sia quello che è stato. Vorrei tornarci per non averla mai incontrata. Avrebbe cambiato qualcosa? Avrebbe cambiato me, lei? Avrebbe cambiato quello che penso adesso? Se solo potessi ricominciare di nuovo, un milione di miglia lontana da qui, mia cara, avrei cura di me stessa. Troverei un modo. E questa giornata non ci sarebbe. Sarebbe solo un altro ordinario 10 Settembre da dimenticare. E io non sarei qui. E lei non sarebbe là. Il suo volto di bambolina di porcellana. I suoi occhi chiusi. I suoi sogni polvere, per sempre.
Ho realizzato un video per Emma. Emma. La ragazza bionda della foto (tra 4.03’ e 4.09’ nel video) che fa la “V” con le dita. La “V” di evviva, la “V” di Vita… quella vita che ha perso esattamente 2 anni fa, il 10 Settembre 2007, proprio a causa dell’anoressia. Lei è stata la mia compagna di stanza in clinica durante il mio 4° ricovero, il più difficile, il più duro. Ma anche quello che ha segnato il punto di svolta. Insieme abbiamo cercato di combattere l’anoressia, con la promessa di uscirne… In realtà, da quella clinica ci sono uscita solo io… E continuo a lottare contro l’anoressia.
Perciò, Emma, questo è per te. Perché il tuo coraggio e la tua grinta possano essere d’esempio per tutte. Perché tu sei davvero la stella che ha dato un senso al mio cielo.
Cara Emma, forse è vero che la morte è una bilancia che ricerca sempre l’equilibrio. Forse è vero che è stata presa una vita per una vita. E perciò tu hai salvato la mia ed hai pagato con la tua. Mi dispiace. Mi dispiace davvero. Non doveva andare così. Tu volevi fare la cantante. Tu volevi andare in vacanza negli Stati Uniti. Tu volevi vedere la nuova stagione di “The O.C.”. Tu volevi comprare un PC portatile color rosa confetto. Tu volevi iscriverti alla facoltà di Medicina. Tu volevi diventare medico. Tu volevi mangiare la tua prima ciliegia dell’estate per poter esprimere un desiderio. Perché tu ne avevi tanti di sogni. Avevi tanta vita che volevi vivere davanti, che volevi assaporare fino all’ultimo istante. Perciò non doveva andare così. Doveva prendersi me, non te. Ero io quella che voleva morire. Ero io quella che doveva morire.
C’è però una cosa che volevo dirti. E anche se so che adesso non puoi più sentirmi, voglio dirtela ugualmente. GRAZIE. Grazie perché mi hai liberata. Mi hai liberata dall’incantesimo che avevo fatto a me stessa. Mi hai permesso di ricominciare. Mi hai dato un senso. Mi hai mostrato la via.
Io adesso sto vivendo una vita che non mi appartiene, che è la sua. Come io mi sono presa la sua vita, lei si è presa la mia morte, scambio fatale, il bacio di due coni. Ma se lei mi ha concesso in prestito il suo tempo, io non posso che viverlo per lei: perciò farò quello che sono stata chiamata a fare. E nel momento in cui mi sono iscritta a Medicina, mi sono iscritta per lei. E la mia laurea sarà la sua laurea. E in ogni ragazza che vedrò, vedrò lei. Ed ogni ragazza con cui parlerò, parlerò con lei. Ed ogni ragazza che proverò a curare, proverò a curare lei. Ed ogni anoressia contro la quale combatterò, sarà la sua anoressia.
E se salverò anche una sola vita, lei riavrà la sua.
È la milionesima volta che provo a scrivere questo post: arrivo più o meno alla terza frase, poi cancello tutto perché mi sembra che non vada bene. Sto scoprendo che nel provare a raccontare quello che ho in mente la parte più difficile – una delle parti più difficili, per lo meno – non è tanto riuscire a metterci tutto, quanto mettere tutto al posto giusto.
Looking back on when we first met… (3 Giugno 2007)
LEI: “Sei la mia nuova compagna di stanza, vero?! Bene, avevo giusto bisogno di qualcuno che mi aiutasse a tirare un paio di calci a questa anoressia! Bisogna darci da fare, perché altrimenti qui ci si tira la buccia!”
IO: “La vita è sopravvalutata.”
Penso che oggi è uno di quei giorni in cui vorrei ritornare piccola. Solo per oggi. Perché i bambini non tacciono volontariamente e non cercano di dimenticare le cose spiacevoli. Semplicemente, le rimuovono. Con quella tranquilla naturalezza della quale solo a 4 o 5 anni siamo capaci. Perciò anch’io vorrei tornare a quell’età, oggi. Vorrei tornarci per far sparire tutto e ricominciare da zero. Vorrei tornarci per comportarmi in maniera diversa, per cambiare le cose, per dare un altro epilogo che non sia quello che è stato. Vorrei tornarci per non averla mai incontrata. Avrebbe cambiato qualcosa? Avrebbe cambiato me, lei? Avrebbe cambiato quello che penso adesso? Se solo potessi ricominciare di nuovo, un milione di miglia lontana da qui, mia cara, avrei cura di me stessa. Troverei un modo. E questa giornata non ci sarebbe. Sarebbe solo un altro ordinario 10 Settembre da dimenticare. E io non sarei qui. E lei non sarebbe là. Il suo volto di bambolina di porcellana. I suoi occhi chiusi. I suoi sogni polvere, per sempre.
Ho realizzato un video per Emma. Emma. La ragazza bionda della foto (tra 4.03’ e 4.09’ nel video) che fa la “V” con le dita. La “V” di evviva, la “V” di Vita… quella vita che ha perso esattamente 2 anni fa, il 10 Settembre 2007, proprio a causa dell’anoressia. Lei è stata la mia compagna di stanza in clinica durante il mio 4° ricovero, il più difficile, il più duro. Ma anche quello che ha segnato il punto di svolta. Insieme abbiamo cercato di combattere l’anoressia, con la promessa di uscirne… In realtà, da quella clinica ci sono uscita solo io… E continuo a lottare contro l’anoressia.
Perciò, Emma, questo è per te. Perché il tuo coraggio e la tua grinta possano essere d’esempio per tutte. Perché tu sei davvero la stella che ha dato un senso al mio cielo.
Cara Emma, forse è vero che la morte è una bilancia che ricerca sempre l’equilibrio. Forse è vero che è stata presa una vita per una vita. E perciò tu hai salvato la mia ed hai pagato con la tua. Mi dispiace. Mi dispiace davvero. Non doveva andare così. Tu volevi fare la cantante. Tu volevi andare in vacanza negli Stati Uniti. Tu volevi vedere la nuova stagione di “The O.C.”. Tu volevi comprare un PC portatile color rosa confetto. Tu volevi iscriverti alla facoltà di Medicina. Tu volevi diventare medico. Tu volevi mangiare la tua prima ciliegia dell’estate per poter esprimere un desiderio. Perché tu ne avevi tanti di sogni. Avevi tanta vita che volevi vivere davanti, che volevi assaporare fino all’ultimo istante. Perciò non doveva andare così. Doveva prendersi me, non te. Ero io quella che voleva morire. Ero io quella che doveva morire.
C’è però una cosa che volevo dirti. E anche se so che adesso non puoi più sentirmi, voglio dirtela ugualmente. GRAZIE. Grazie perché mi hai liberata. Mi hai liberata dall’incantesimo che avevo fatto a me stessa. Mi hai permesso di ricominciare. Mi hai dato un senso. Mi hai mostrato la via.
Io adesso sto vivendo una vita che non mi appartiene, che è la sua. Come io mi sono presa la sua vita, lei si è presa la mia morte, scambio fatale, il bacio di due coni. Ma se lei mi ha concesso in prestito il suo tempo, io non posso che viverlo per lei: perciò farò quello che sono stata chiamata a fare. E nel momento in cui mi sono iscritta a Medicina, mi sono iscritta per lei. E la mia laurea sarà la sua laurea. E in ogni ragazza che vedrò, vedrò lei. Ed ogni ragazza con cui parlerò, parlerò con lei. Ed ogni ragazza che proverò a curare, proverò a curare lei. Ed ogni anoressia contro la quale combatterò, sarà la sua anoressia.
E se salverò anche una sola vita, lei riavrà la sua.
martedì 11 agosto 2009
Pro-Ana & Pro-Ricovero
Più volte sono stata “accusata” di voler fare unicamente differenze tra le ragazze che si definiscono “pro-ana/mia”, e le ragazze che stanno combattendo contro un DCA e che sono quindi “pro-ricovero”.
Okay, sono pronta a rigirare la frittata. Anziché vagliare unicamente le differenze, vediamo adesso anche quali sono gli aspetti che accomunano ed uniscono le ragazze “pro-ana” con le ragazze “pro-ricovero”. Un fifty-fifty: quel che ci rende uguali, e quel che ci diversifica; le due facce della medaglia.
Pro-ana: Hanno problemi con il loro corpo e attuano comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo per cercare di raggiungere una forma fisica che le permetta di stare a loro agio con loro stesse.
Pro-ricovero: Hanno problemi con il loro corpo e attuano comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo per cercare di raggiungere una forma fisica che le permetta di stare a loro agio con loro stesse.
Pro-ana: In fondo in fondo, hanno scarsissima autostima e pensano di non essere mai giuste abbastanza.
Pro-ricovero: In fondo in fondo, hanno scarsissima autostima e pensano di non essere mai giuste abbastanza.
Pro-ana: Cercano il supporto e la conversazione con persone i cui blog trattano di DCA.
Pro-ricovero: Cercano il supporto e la conversazione con persone i cui blog trattano di DCA.
Pro-ana: Usano suddetti blog per cercare di aiutarsi a vicenda a dimagrire raggiungendo così la “perfezione”.
Pro-ricovero: Sono già dimagrite abbastanza da sapere che questo non porterà mai la “perfezione” (tutt’al più, la morte) e usano I suddetti blog per cercare di aiutarsi a vicenda a percorrere la strada del ricovero.
Dunque. L’unica differenza principale tra l’essere “pro-ana” e l’essere “pro-ricovero” è una dichiarazione d’intenti (cattive/buone intenzioni nei confronti di se stesse e, secondariamente, delle altre) e il mettere in pratica questi intenti. Una ragazza “pro-ana” può andare sui blog per cercare d’imparare qualche trucco che le consenta di perdere un altro chilo. Una ragazza “pro-ricovero” sta cercando di disimparare detti trucchi. Sta cercando di limitare i danni.
Personalmente, mi reputo “pro-ricovero”; quindi uno degli obiettivi di questo blog è cercare di formare una comunità di persone che stanno lottando contro i DCA e cercando di darsi una mano a vicenda. Naturalmente, sono apertissima alla discussione, quindi è benvenuta anche chiunque la pensi diversamente da me: finché c’è rispetto, la discussione non può che essere costruttiva.
Penso, in fin dei conti, che la principale differenza tra ragazze “pro-ana” e “pro-ricovero” sia relativa al tempo e all’esperienza. Se una ragazza “pro-ana” non muore per inedia, indubbiamente prima o poi aprirà gli occhi su quella che è la realtà e andrà incontro a un percorso di ricovero. E dov’è che la ragazze “pro-ana” possono andare nel momento in cui si rendono conto di ciò che (si) stanno facendo e lasciano i loro blog?
È dura intraprendere la strada del ricovero completamente da sole, questo fa sembrare il ricovero come un qualcosa di estremamente difficile e complesso, quasi impossibile. Persone con un DCA indubbiamente hanno bisogno di supporto. Ed è ciò che, nel mio piccolo, con questo blog, cerco di dare. C’è bisogno di qualcuno con cui poter comunicare, di qualcuno che capisca veramente cosa significa essere anoressiche perchè lo vive sulla propria pelle. Noi siamo SOLE. L’anoressia è un isolante, separa talmente tanto dal resto del mondo che si finisce per rimanere senza alcuna amicizia reale.
I blog “pro-ana” riempiono un vuoto nel cuore di molte ragazze sole, tristi e ferite che sono in lotta contro il proprio corpo.
Questo blog spera di riuscire a riempire anche solo una piccola parte del vuoto nel cuore di chi cerca di lottare contro l’anoressia, per riuscire insieme a lottare non più CONTRO il nostro corpo, ma PER il nostro corpo.
Okay, sono pronta a rigirare la frittata. Anziché vagliare unicamente le differenze, vediamo adesso anche quali sono gli aspetti che accomunano ed uniscono le ragazze “pro-ana” con le ragazze “pro-ricovero”. Un fifty-fifty: quel che ci rende uguali, e quel che ci diversifica; le due facce della medaglia.
Pro-ana: Hanno problemi con il loro corpo e attuano comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo per cercare di raggiungere una forma fisica che le permetta di stare a loro agio con loro stesse.
Pro-ricovero: Hanno problemi con il loro corpo e attuano comportamenti disfunzionali nei confronti del cibo per cercare di raggiungere una forma fisica che le permetta di stare a loro agio con loro stesse.
Pro-ana: In fondo in fondo, hanno scarsissima autostima e pensano di non essere mai giuste abbastanza.
Pro-ricovero: In fondo in fondo, hanno scarsissima autostima e pensano di non essere mai giuste abbastanza.
Pro-ana: Cercano il supporto e la conversazione con persone i cui blog trattano di DCA.
Pro-ricovero: Cercano il supporto e la conversazione con persone i cui blog trattano di DCA.
Pro-ana: Usano suddetti blog per cercare di aiutarsi a vicenda a dimagrire raggiungendo così la “perfezione”.
Pro-ricovero: Sono già dimagrite abbastanza da sapere che questo non porterà mai la “perfezione” (tutt’al più, la morte) e usano I suddetti blog per cercare di aiutarsi a vicenda a percorrere la strada del ricovero.
Dunque. L’unica differenza principale tra l’essere “pro-ana” e l’essere “pro-ricovero” è una dichiarazione d’intenti (cattive/buone intenzioni nei confronti di se stesse e, secondariamente, delle altre) e il mettere in pratica questi intenti. Una ragazza “pro-ana” può andare sui blog per cercare d’imparare qualche trucco che le consenta di perdere un altro chilo. Una ragazza “pro-ricovero” sta cercando di disimparare detti trucchi. Sta cercando di limitare i danni.
Personalmente, mi reputo “pro-ricovero”; quindi uno degli obiettivi di questo blog è cercare di formare una comunità di persone che stanno lottando contro i DCA e cercando di darsi una mano a vicenda. Naturalmente, sono apertissima alla discussione, quindi è benvenuta anche chiunque la pensi diversamente da me: finché c’è rispetto, la discussione non può che essere costruttiva.
Penso, in fin dei conti, che la principale differenza tra ragazze “pro-ana” e “pro-ricovero” sia relativa al tempo e all’esperienza. Se una ragazza “pro-ana” non muore per inedia, indubbiamente prima o poi aprirà gli occhi su quella che è la realtà e andrà incontro a un percorso di ricovero. E dov’è che la ragazze “pro-ana” possono andare nel momento in cui si rendono conto di ciò che (si) stanno facendo e lasciano i loro blog?
È dura intraprendere la strada del ricovero completamente da sole, questo fa sembrare il ricovero come un qualcosa di estremamente difficile e complesso, quasi impossibile. Persone con un DCA indubbiamente hanno bisogno di supporto. Ed è ciò che, nel mio piccolo, con questo blog, cerco di dare. C’è bisogno di qualcuno con cui poter comunicare, di qualcuno che capisca veramente cosa significa essere anoressiche perchè lo vive sulla propria pelle. Noi siamo SOLE. L’anoressia è un isolante, separa talmente tanto dal resto del mondo che si finisce per rimanere senza alcuna amicizia reale.
I blog “pro-ana” riempiono un vuoto nel cuore di molte ragazze sole, tristi e ferite che sono in lotta contro il proprio corpo.
Questo blog spera di riuscire a riempire anche solo una piccola parte del vuoto nel cuore di chi cerca di lottare contro l’anoressia, per riuscire insieme a lottare non più CONTRO il nostro corpo, ma PER il nostro corpo.
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mercoledì 5 agosto 2009
Hold the flame
Giusto una cosuccia che ho scritto qualche settimana fa… ^__^
Per cercare ancora di combattere contro l’anoressia e ricominciare a vivere davvero.
HOLD THE FLAME
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions
To the sky;
Let your spirit
Flow and fly.
Bets are off,
The world is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Feel the rhythm
In the air,
Vibrate with
A power rare!
The sun is bright,
The world is true,
The wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions,
Word is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Feel the rhythm,
World is true,
Wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame.
Dance your best,
Sing out your name!
There’s only one you
In this place—
There’s only one
In time and space.
Fly and dance,
Sing and shout;
You have a voice—
The world is out!
[NON ESITARE
Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia tutte le tue domande/al cielo/Lascia che il tuo spirito/ondeggi e voli./Niente più scommesse/Il mondo è fuori - /hai una voce;/è tempo di gridare!/ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Senti il ritmo/che si spande nell’aere/e che vibra/con un forte potere!/Il sole splende/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia le tue domande/butta tutto fuori/hai una voce;/è tempo di gridare!/Senti il ritmo/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/C’è solo una te stessa/in questo posto - / sei una soltanto/nel tempo e nello spazio./Vola e danza/canta e grida;/hai una voce - /Il mondo è fuori.]
P.S.= Durante questo mese di Agosto avrò raramente modo di utilizzare il computer ed accedere ad Internet, quindi potrò postare e passare dai vostri blog molto meno spesso del solito… Ad ogni modo, sappiate che cercherò di scrivere e di leggervi e commentarvi ogni volta che mi sarà possibile. Inoltre non so se avrò mai modo di leggere l’e-mail, ma se vi va di scrivermi state pur tranquille che la prima cosa che farò a Settembre sarà rispondervi. Be patient in this month, please…
Per cercare ancora di combattere contro l’anoressia e ricominciare a vivere davvero.
HOLD THE FLAME
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions
To the sky;
Let your spirit
Flow and fly.
Bets are off,
The world is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Feel the rhythm
In the air,
Vibrate with
A power rare!
The sun is bright,
The world is true,
The wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions,
Word is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Feel the rhythm,
World is true,
Wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame.
Dance your best,
Sing out your name!
There’s only one you
In this place—
There’s only one
In time and space.
Fly and dance,
Sing and shout;
You have a voice—
The world is out!
[NON ESITARE
Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia tutte le tue domande/al cielo/Lascia che il tuo spirito/ondeggi e voli./Niente più scommesse/Il mondo è fuori - /hai una voce;/è tempo di gridare!/ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Senti il ritmo/che si spande nell’aere/e che vibra/con un forte potere!/Il sole splende/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia le tue domande/butta tutto fuori/hai una voce;/è tempo di gridare!/Senti il ritmo/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/C’è solo una te stessa/in questo posto - / sei una soltanto/nel tempo e nello spazio./Vola e danza/canta e grida;/hai una voce - /Il mondo è fuori.]
P.S.= Durante questo mese di Agosto avrò raramente modo di utilizzare il computer ed accedere ad Internet, quindi potrò postare e passare dai vostri blog molto meno spesso del solito… Ad ogni modo, sappiate che cercherò di scrivere e di leggervi e commentarvi ogni volta che mi sarà possibile. Inoltre non so se avrò mai modo di leggere l’e-mail, ma se vi va di scrivermi state pur tranquille che la prima cosa che farò a Settembre sarà rispondervi. Be patient in this month, please…
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domenica 7 giugno 2009
Ironia contro l'anoressia
ATTENZIONE!: POST MOLTO IRONICO.
ATTENTION!: VERY IRONIC POST.
ATTENTION!: POST TRèS IRONIQUE.
ВНИМАНИЕ!: “POST” (-пOCTь-) ОЧЕНЬ ИРОНИЧЕСКИЙ.
(chiunque conoscesse altre lingue è caldamente pregata di fornire traduzione... ^___^)
La strada del ricovero dall’anoressia è un percorso lungo, duro e faticoso. Perciò, bisogna cercare anche di non prendersi troppo sul serio. Per ironizzare, quindi, oggi ho realizzato questo disegno…

(click sopra per ingrandire)
Spero che riesca a strapparvi almeno un sorriso… e a darvi la forza per continuare a combattere oggi, domani, e ancora oltre.
Vi abbraccio forte...
ATTENTION!: VERY IRONIC POST.
ATTENTION!: POST TRèS IRONIQUE.
ВНИМАНИЕ!: “POST” (-пOCTь-) ОЧЕНЬ ИРОНИЧЕСКИЙ.
(chiunque conoscesse altre lingue è caldamente pregata di fornire traduzione... ^___^)
La strada del ricovero dall’anoressia è un percorso lungo, duro e faticoso. Perciò, bisogna cercare anche di non prendersi troppo sul serio. Per ironizzare, quindi, oggi ho realizzato questo disegno…

(click sopra per ingrandire)
Spero che riesca a strapparvi almeno un sorriso… e a darvi la forza per continuare a combattere oggi, domani, e ancora oltre.
Vi abbraccio forte...
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giovedì 12 marzo 2009
Forza e debolezza
Mostrate la vostra forza, non la vostra debolezza.
Veramente, pensate a questa affermazione per un momento. Onestamente, è un’affermazione difficile da mettere in pratica. Inevitabilmente nella routine quotidiana finiamo per mostrare le nostre debolezze. Non diamo sempre il meglio di noi stesse. Siamo umane, e può capitare che siamo stanche e che non riusciamo a spingere fino in fondo.
A maggior ragione, questo vale nel momento in cui si decide d’intraprendere un percorso di ricovero contro l’anoressia: ci vuole molta forza, e non tutti i giorni è facile tirarla fuori. Anzi, molto spesso non è mai facile tirarla fuori. Cedere è molto più semplice. Però così si finisce solo per ricadere e per perpetrare il male che stiamo facendo a noi stesse.
Ma se la vostra forza supera in splendore e valore la vostra debolezza, anche solo di un infinitesimo… bè, questa è già una grande cosa. Quel che conta è la qualità, ragazze, non la quantità.
Perciò, chiedetevi semplicemente questo: La mia forza è maggiore della mia debolezza? Utilizzo ogni giorno la mia forza per impedirmi di ripetere i comportamenti del DCA? Mi sto davvero impegnando per percorrere la strada del ricovero?
Bè, se è così… allora state andando bene. Continuate a camminare.
Continuiamo a camminare tutte insieme.
Veramente, pensate a questa affermazione per un momento. Onestamente, è un’affermazione difficile da mettere in pratica. Inevitabilmente nella routine quotidiana finiamo per mostrare le nostre debolezze. Non diamo sempre il meglio di noi stesse. Siamo umane, e può capitare che siamo stanche e che non riusciamo a spingere fino in fondo.
A maggior ragione, questo vale nel momento in cui si decide d’intraprendere un percorso di ricovero contro l’anoressia: ci vuole molta forza, e non tutti i giorni è facile tirarla fuori. Anzi, molto spesso non è mai facile tirarla fuori. Cedere è molto più semplice. Però così si finisce solo per ricadere e per perpetrare il male che stiamo facendo a noi stesse.
Ma se la vostra forza supera in splendore e valore la vostra debolezza, anche solo di un infinitesimo… bè, questa è già una grande cosa. Quel che conta è la qualità, ragazze, non la quantità.
Perciò, chiedetevi semplicemente questo: La mia forza è maggiore della mia debolezza? Utilizzo ogni giorno la mia forza per impedirmi di ripetere i comportamenti del DCA? Mi sto davvero impegnando per percorrere la strada del ricovero?
Bè, se è così… allora state andando bene. Continuate a camminare.
Continuiamo a camminare tutte insieme.
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martedì 3 marzo 2009
Le acque del criticismo
È facile rimanere imprigionate nel turbine della vita. Si va a scuola, si va al lavoro, si vedono e si ascoltano cose che ci fanno sentire inadeguate. Ci sono un sacco di cose che c’influenzano, che lo vogliamo o no. In un certo qualmodo, questa può essere anche una cosa positiva. Possiamo ricevere influenze dai nostri amici a cui vogliamo bene, da nostri familiari che amiamo, dalle cose che ci piace fare, guardare o leggere. E fin qui, niente di male.
Ma quando vi sentite in un certo modo, ed improvvisamente avvertite che qualcosa intorno a voi vi sta tirando in un’altra direzione, avete bisogno di fermarvi e di rimanere per un minuto a pensare. Un minuto è più che sufficiente. Avrete certamente sentito dire: “Segui l’istinto”. Bè, nella maggior parte dei casi, è proprio quello che andrebbe fatto. Se qualcosa che vedete o sentite vi fa sorgere dubbi su come vi SENTITE, è giusto che proviate ad esaminarlo.
Non fraintendete – è meraviglioso vedere, sentire o leggere qualcosa che ci fa porre domande, ci fa venire pensieri, c’insegna qualcosa di nuovo. Va benissimo essere aperte alle opinioni altrui, alle possibilità, ai punti di vista. Possiamo imparare un sacco di cose facendo attenzione al mondo che ci circonda. Ma dobbiamo imparare a non sentirci da meno delle persone che la pensano diversamente da noi, svalutando le nostre opinioni.
Se le persone che vi stanno intorno vi dicono qualcosa di negativo (per esempio quei commenti che ci feriscono più nel profondo, tipo che siamo brutte, antipatiche, orribili, out, il nostro peso non è okay, etc…) o di ancora peggiore – se gli amici che vi stanno intorno (e se lo fanno, siete sicure che siano davvero amici?) vi dicono qualcosa che vi fa star male relativamente al vostro aspetto fisico, non lasciate che questi commenti v’influenzino al punto tale da decidere di dover fare qualcosa per compiacerli e per adeguarvi ai loro standard. Darsi da fare unicamente per compiacere o per piacere agli altri non fa vivere ed è, oggettivamente, un qualcosa che può andare a rinforzare un DCA. Cercate perciò di non dare troppo peso alle opinioni altrui sul vostro aspetto: alla fin fine, ciò che conta veramente è quello che pensate VOI di VOI STESSE.
Non tutto il criticismo è costruttivo.
Apprezzate voi stesse senza che la vostra vita sia trasportata dalle acque del criticismo.
Soprattutto per noi ragazze che abbiamo vissuto e stiamo lottando contro l’anoressia, la vita può diventare una perenne competizione. Vogliamo essere carine, vogliamo essere intelligenti, vogliamo essere simpatiche, vogliamo essere magre. Vogliamo essere sicure di non essere da meno di tutte coloro che ci circondano. Ma talvolta può essere davvero duro, difficile e doloroso fare paragoni. Talvolta le persone con cui vi confrontate sono proprio quelle che vi dicono che, in qualche modo, non andate abbastanza bene. Non siete abbastanza carine. Non siete abbastanza intelligenti. Non siete abbastanza simpatiche. Non siete abbastanza magre. Io vostri vestiti non sono abbastanza alla moda. Il vostro taglio di capelli non vi dona abbastanza. Una lista infinita…
Non potremmo mai piacere a tutto il mondo, altrimenti finiremo per non piacere più neanche a noi stesse. E non saremo mai capaci di rimanere a galla se lasciamo che le alte persone ci spingano sotto. E affogare è uno dei modi di morire peggiori che ci siano.
Veramente, bisogna sopravvivere. Non possiamo lasciare che le persone – o le cose che leggiamo o che sentiamo o che vediamo – abbiano la meglio su di noi. Per esempio, se leggete su una rivista che la vostra taglia vi rende meno attraenti perché è “alta”, ma prima di leggere quell’articolo, voi pensavate che quello che conta non è la taglia ma la persona che siete, che è ciò che vi rende veramente attraenti agli occhi di qualcun altro, ascoltate il vostro pensiero, il vostro istinto – che andate benissimo per quello che siete, che chi vi vuol bene vi apprezza per quello che siete, assolutamente a prescindere dalla vostra taglia. Non fatevi tirare dentro dai pensieri negativi. Se i vostri amici, compagni di scuola, compagni di corso, colleghi di lavoro, familiari, vi dicono qualcosa che vi fa sentire a disagio con voi stesse, ricordate che quello che loro dicono non determina affatto quello che voi siete veramente. È solo il loro soggettivo punto di vista, ma questo non significa che sia necessariamente giusto o valido, anzi! E ricordate che per ogni persona che può dire qualcosa che vi fa star male, ce ne sono almeno altre tre che sanno perfettamente che siete speciali sotto tantissimi punti di vista.
Se ascoltate in TV un servizio che vi dice che sareste più carine se cambiaste il vostro aspetto in un qualche modo, non lasciate che qualcosa che vedete per 5 minuti in TV v’influenzi facendovi pensare che davvero stareste meglio con un altro aspetto. Avete la vostra testa: usatela.
Apprezzate voi stesse senza che la vostra vita sia trasportata dalle acque del criticismo.
Siete le uniche che potete scrivere la vostra propria storia. Potete cambiare tutto quello che volete e che non vi fa stare bene nella vostra vita. E potete aggiungere un nuovo capitolo ogni volta che lo desiderate. Non avete bisogno di qualcuno di esterno che vi dica cosa e come cambiare. Per tutta la vita la gente che ci circonda continuerà a snocciolare le proprie opinioni, che ci piaccia o meno. Talvolta queste opinioni possono aiutarci… e talvolta possono ferirci. Dobbiamo solo imparare a capire la differenza. Ci sono un sacco di cose che ci possono aiutare… e altrettante che ci possono ostacolare. Pensarci su anche solo per un minuto può fare un mondo di differenza quando i nostri pensieri su noi stesse prendono una brutta piega.
Quando si arriva alla frutta, ricordatevi che non c’è nient’altro che VOI. Voi e voi soltanto. Là fuori non c’è nessun altro come voi. Perciò non potete sbagliare in quello che fate. Non potete sbagliare nell’essere voi stesse. Siete come siete, ed è esattamente come dovete essere. Va benissimo ed è perfettamente normale sentirsi insicure relativamente al nostro aspetto, talvolta, ma se riusciamo a trovare un equilibrio, cerchiamo di difenderlo e di fare in modo che le parole altrui non possano turbarlo. Se pensate qualcosa di negativo su voi stesse, perché qualcuno vi ha criticate, e cercate di cambiarlo, per adeguarvi a ciò che vi è stato detto, state rinunciando ad una parte di voi stesse. Se continuate a comportarvi così, ben presto sarete circondate solo da resti. E vi sentirete più deboli e più insicure che mai.
Apprezzate voi stesse senza che la vostra vita sia trasportata dalle acque del criticismo.
Certo, riconosco che può essere molto difficile rapportarsi con queste cose e con le persone che ci circondano, specialmente se le cose che queste dicono minano la nostra autostima. Ma sapete una cosa? Ci vuole una persona molto forte per combattere l’anoressia – e voi ne siete capaci. La forza ce l’avete eccome. Quindi potete resistere anche a questo. E allora vi accorgerete che siete meravigliose esattamente per come siete. Perché siete voi stesse. Le vere Voi Stesse.
Non mollate mai con voi stesse. Voi avete tutta la forza per continuare a combattere.
E siete bellissime. Bellissime fuori e dentro. Esattamente per come siete.
Ma quando vi sentite in un certo modo, ed improvvisamente avvertite che qualcosa intorno a voi vi sta tirando in un’altra direzione, avete bisogno di fermarvi e di rimanere per un minuto a pensare. Un minuto è più che sufficiente. Avrete certamente sentito dire: “Segui l’istinto”. Bè, nella maggior parte dei casi, è proprio quello che andrebbe fatto. Se qualcosa che vedete o sentite vi fa sorgere dubbi su come vi SENTITE, è giusto che proviate ad esaminarlo.
Non fraintendete – è meraviglioso vedere, sentire o leggere qualcosa che ci fa porre domande, ci fa venire pensieri, c’insegna qualcosa di nuovo. Va benissimo essere aperte alle opinioni altrui, alle possibilità, ai punti di vista. Possiamo imparare un sacco di cose facendo attenzione al mondo che ci circonda. Ma dobbiamo imparare a non sentirci da meno delle persone che la pensano diversamente da noi, svalutando le nostre opinioni.
Se le persone che vi stanno intorno vi dicono qualcosa di negativo (per esempio quei commenti che ci feriscono più nel profondo, tipo che siamo brutte, antipatiche, orribili, out, il nostro peso non è okay, etc…) o di ancora peggiore – se gli amici che vi stanno intorno (e se lo fanno, siete sicure che siano davvero amici?) vi dicono qualcosa che vi fa star male relativamente al vostro aspetto fisico, non lasciate che questi commenti v’influenzino al punto tale da decidere di dover fare qualcosa per compiacerli e per adeguarvi ai loro standard. Darsi da fare unicamente per compiacere o per piacere agli altri non fa vivere ed è, oggettivamente, un qualcosa che può andare a rinforzare un DCA. Cercate perciò di non dare troppo peso alle opinioni altrui sul vostro aspetto: alla fin fine, ciò che conta veramente è quello che pensate VOI di VOI STESSE.
Non tutto il criticismo è costruttivo.
Apprezzate voi stesse senza che la vostra vita sia trasportata dalle acque del criticismo.
Soprattutto per noi ragazze che abbiamo vissuto e stiamo lottando contro l’anoressia, la vita può diventare una perenne competizione. Vogliamo essere carine, vogliamo essere intelligenti, vogliamo essere simpatiche, vogliamo essere magre. Vogliamo essere sicure di non essere da meno di tutte coloro che ci circondano. Ma talvolta può essere davvero duro, difficile e doloroso fare paragoni. Talvolta le persone con cui vi confrontate sono proprio quelle che vi dicono che, in qualche modo, non andate abbastanza bene. Non siete abbastanza carine. Non siete abbastanza intelligenti. Non siete abbastanza simpatiche. Non siete abbastanza magre. Io vostri vestiti non sono abbastanza alla moda. Il vostro taglio di capelli non vi dona abbastanza. Una lista infinita…
Non potremmo mai piacere a tutto il mondo, altrimenti finiremo per non piacere più neanche a noi stesse. E non saremo mai capaci di rimanere a galla se lasciamo che le alte persone ci spingano sotto. E affogare è uno dei modi di morire peggiori che ci siano.
Veramente, bisogna sopravvivere. Non possiamo lasciare che le persone – o le cose che leggiamo o che sentiamo o che vediamo – abbiano la meglio su di noi. Per esempio, se leggete su una rivista che la vostra taglia vi rende meno attraenti perché è “alta”, ma prima di leggere quell’articolo, voi pensavate che quello che conta non è la taglia ma la persona che siete, che è ciò che vi rende veramente attraenti agli occhi di qualcun altro, ascoltate il vostro pensiero, il vostro istinto – che andate benissimo per quello che siete, che chi vi vuol bene vi apprezza per quello che siete, assolutamente a prescindere dalla vostra taglia. Non fatevi tirare dentro dai pensieri negativi. Se i vostri amici, compagni di scuola, compagni di corso, colleghi di lavoro, familiari, vi dicono qualcosa che vi fa sentire a disagio con voi stesse, ricordate che quello che loro dicono non determina affatto quello che voi siete veramente. È solo il loro soggettivo punto di vista, ma questo non significa che sia necessariamente giusto o valido, anzi! E ricordate che per ogni persona che può dire qualcosa che vi fa star male, ce ne sono almeno altre tre che sanno perfettamente che siete speciali sotto tantissimi punti di vista.
Se ascoltate in TV un servizio che vi dice che sareste più carine se cambiaste il vostro aspetto in un qualche modo, non lasciate che qualcosa che vedete per 5 minuti in TV v’influenzi facendovi pensare che davvero stareste meglio con un altro aspetto. Avete la vostra testa: usatela.
Apprezzate voi stesse senza che la vostra vita sia trasportata dalle acque del criticismo.
Siete le uniche che potete scrivere la vostra propria storia. Potete cambiare tutto quello che volete e che non vi fa stare bene nella vostra vita. E potete aggiungere un nuovo capitolo ogni volta che lo desiderate. Non avete bisogno di qualcuno di esterno che vi dica cosa e come cambiare. Per tutta la vita la gente che ci circonda continuerà a snocciolare le proprie opinioni, che ci piaccia o meno. Talvolta queste opinioni possono aiutarci… e talvolta possono ferirci. Dobbiamo solo imparare a capire la differenza. Ci sono un sacco di cose che ci possono aiutare… e altrettante che ci possono ostacolare. Pensarci su anche solo per un minuto può fare un mondo di differenza quando i nostri pensieri su noi stesse prendono una brutta piega.
Quando si arriva alla frutta, ricordatevi che non c’è nient’altro che VOI. Voi e voi soltanto. Là fuori non c’è nessun altro come voi. Perciò non potete sbagliare in quello che fate. Non potete sbagliare nell’essere voi stesse. Siete come siete, ed è esattamente come dovete essere. Va benissimo ed è perfettamente normale sentirsi insicure relativamente al nostro aspetto, talvolta, ma se riusciamo a trovare un equilibrio, cerchiamo di difenderlo e di fare in modo che le parole altrui non possano turbarlo. Se pensate qualcosa di negativo su voi stesse, perché qualcuno vi ha criticate, e cercate di cambiarlo, per adeguarvi a ciò che vi è stato detto, state rinunciando ad una parte di voi stesse. Se continuate a comportarvi così, ben presto sarete circondate solo da resti. E vi sentirete più deboli e più insicure che mai.
Apprezzate voi stesse senza che la vostra vita sia trasportata dalle acque del criticismo.
Certo, riconosco che può essere molto difficile rapportarsi con queste cose e con le persone che ci circondano, specialmente se le cose che queste dicono minano la nostra autostima. Ma sapete una cosa? Ci vuole una persona molto forte per combattere l’anoressia – e voi ne siete capaci. La forza ce l’avete eccome. Quindi potete resistere anche a questo. E allora vi accorgerete che siete meravigliose esattamente per come siete. Perché siete voi stesse. Le vere Voi Stesse.
Non mollate mai con voi stesse. Voi avete tutta la forza per continuare a combattere.
E siete bellissime. Bellissime fuori e dentro. Esattamente per come siete.
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domenica 22 febbraio 2009
Combattere insieme
Questo post è per Francesca. Sì, la Francesca del video. Che ho avuto modo d’incontrare oggi, in occasione di una mia gara di karate svoltasi nella cittadina dove abitano i suoi nonni.
Cara Francesca, oggi ha fatto brillare il sole nel mio cuore. Credo che sia una di quelle situazioni in cui le parole non bastano per esprimere quello che sento dentro. Perché ci sono i sentimenti, un qualcosa che sta nel cuore e non nella testa.
Sentimenti che si confondono con i tuoi. Tu che non mi guardi come gli altri. Io che sento di non avere niente da nascondere rispetto a quella che sono veramente. Insieme in un momento in cui ho sentito di poter essere la vera Me Stessa. Uno di quei momenti così rari da tirare fuori… che escono soltanto nel momenti in cui qualcuno tira fuori con un abbraccio quello che nascondi.
Io credo che questo sia vivere veramente. Una chiacchiera sui gradini di una palestra. Una persona che mi fa sentire a casa. Un sorriso autentico. Un’ora soltanto, ma un’ora autentica. Un’ora bella.
Tanto tempo. Troppo. Era troppo tempo che il cuore non mi batteva così forte.
Hai sorriso. E il tuo sorriso è bellissimo. Ho sentito che era un sorriso vero. Siamo state semplicemente noi stesse. Si può essere noi stesse.
Francesca, sei bellissima. Hai una bellezza interiore di cui forse neanche ti accorgi, ma che può veramente portarti tanto lontano. Sei meravigliosa, sì, magari non come avresti voluto esserlo, e forse più di quando avresti voluto esserlo.
Si può arrivare a percepire la vita, qualche volta, anche se guizza come un pesce. Noi crediamo di rincorrerla, crediamo di seminarla… poi ci giriamo distrattamente e zac!, eccola qua, un momento, poi sparisce. Eppure resta per un secondo la sua sensazione sulla pelle. Eppure resta per sempre.
Non so neanche se quello che sto scrivendo abbia senso. Lascio che le parole fluiscano senza che io le controlli, una volta tanto, facendo a meno di quel controllo che è stato pilastro di tutta la mia anoressia.
La cosa più bella è che sei reale, che esisti. Che non ti ho immaginata, non mi sono persa ad inseguire i miei pensieri dicendomi “Quanto sarebbe bello incontrare una persona capace di vedere la vera Me Stessa”.
Hai uno sguardo dolce, uno sguardo che ha un mondo da abbracciare, e allo stesso tempo combattivo, uno sguardo che non si vuol lasciar sfuggire altre occasioni.
C’è qualcosa che abbiamo in comune e che ci porteremo dentro sempre, che talvolta grida e spinge per uscire, ma che poi deve fare i conti con la nostra voglia di combattere e con tutto quello che cozza con la sua voglia di riemergere. E tu sei una di quelle cose.
Amica di etichette troppo strette, di taglie troppo strette, di corpi troppo stretti per contenere dolori e vite così grandi… Amica di sorrisi impacciati, di cremine idratanti, di onnipotenza e di battaglia… puoi cambiare la vita a un sacco di persone. Anche a te stessa. Ci vuole tempo, certo, ce ne vuole tanto, a volte sembra perfino troppo. Me lo ripeto anche io, adesso, che mi rivedo attraverso la tua forza e la tua fragilità… il nostro bisogno di leggerezza, che non può essere fisica perché niente è più pesante di un corpo che non pesa.
Quanta fatica combattere ogni giorno. Quanti sorrisi ci sarebbero tra le labbra e quante lacrime nascoste dietro gli occhi. Se solo lasciassimo loro un po’ di spazio. Se solo fossimo capaci di darcene di più. In tutti i sensi.
Francesca, grazie mille. Davvero. Non avrei mai desiderato niente di più meraviglioso di un sorriso sincero. Possiamo tenerci per mano e camminare insieme, anche se siamo lontane, un passo dopo l’altro, anche fermandoci per urlare che, accidenti, siamo stanche.
Stasera sorrido. Non resterò sveglia fino ad oltre la mezzanotte cercando di ridurre il più possibile le ore di sonno per non essere perseguitata dai miei incubi. Stanotte non ce ne saranno. Forse perchè un sogno oggi l’ho già vissuto.
Grazie mille, guerriera della luce. GRAZIE.
Ti voglio veramente tanto bene… Tanto tanto…
Cara Francesca, oggi ha fatto brillare il sole nel mio cuore. Credo che sia una di quelle situazioni in cui le parole non bastano per esprimere quello che sento dentro. Perché ci sono i sentimenti, un qualcosa che sta nel cuore e non nella testa.
Sentimenti che si confondono con i tuoi. Tu che non mi guardi come gli altri. Io che sento di non avere niente da nascondere rispetto a quella che sono veramente. Insieme in un momento in cui ho sentito di poter essere la vera Me Stessa. Uno di quei momenti così rari da tirare fuori… che escono soltanto nel momenti in cui qualcuno tira fuori con un abbraccio quello che nascondi.
Io credo che questo sia vivere veramente. Una chiacchiera sui gradini di una palestra. Una persona che mi fa sentire a casa. Un sorriso autentico. Un’ora soltanto, ma un’ora autentica. Un’ora bella.
Tanto tempo. Troppo. Era troppo tempo che il cuore non mi batteva così forte.
Hai sorriso. E il tuo sorriso è bellissimo. Ho sentito che era un sorriso vero. Siamo state semplicemente noi stesse. Si può essere noi stesse.
Francesca, sei bellissima. Hai una bellezza interiore di cui forse neanche ti accorgi, ma che può veramente portarti tanto lontano. Sei meravigliosa, sì, magari non come avresti voluto esserlo, e forse più di quando avresti voluto esserlo.
Si può arrivare a percepire la vita, qualche volta, anche se guizza come un pesce. Noi crediamo di rincorrerla, crediamo di seminarla… poi ci giriamo distrattamente e zac!, eccola qua, un momento, poi sparisce. Eppure resta per un secondo la sua sensazione sulla pelle. Eppure resta per sempre.
Non so neanche se quello che sto scrivendo abbia senso. Lascio che le parole fluiscano senza che io le controlli, una volta tanto, facendo a meno di quel controllo che è stato pilastro di tutta la mia anoressia.
La cosa più bella è che sei reale, che esisti. Che non ti ho immaginata, non mi sono persa ad inseguire i miei pensieri dicendomi “Quanto sarebbe bello incontrare una persona capace di vedere la vera Me Stessa”.
Hai uno sguardo dolce, uno sguardo che ha un mondo da abbracciare, e allo stesso tempo combattivo, uno sguardo che non si vuol lasciar sfuggire altre occasioni.
C’è qualcosa che abbiamo in comune e che ci porteremo dentro sempre, che talvolta grida e spinge per uscire, ma che poi deve fare i conti con la nostra voglia di combattere e con tutto quello che cozza con la sua voglia di riemergere. E tu sei una di quelle cose.
Amica di etichette troppo strette, di taglie troppo strette, di corpi troppo stretti per contenere dolori e vite così grandi… Amica di sorrisi impacciati, di cremine idratanti, di onnipotenza e di battaglia… puoi cambiare la vita a un sacco di persone. Anche a te stessa. Ci vuole tempo, certo, ce ne vuole tanto, a volte sembra perfino troppo. Me lo ripeto anche io, adesso, che mi rivedo attraverso la tua forza e la tua fragilità… il nostro bisogno di leggerezza, che non può essere fisica perché niente è più pesante di un corpo che non pesa.
Quanta fatica combattere ogni giorno. Quanti sorrisi ci sarebbero tra le labbra e quante lacrime nascoste dietro gli occhi. Se solo lasciassimo loro un po’ di spazio. Se solo fossimo capaci di darcene di più. In tutti i sensi.
Francesca, grazie mille. Davvero. Non avrei mai desiderato niente di più meraviglioso di un sorriso sincero. Possiamo tenerci per mano e camminare insieme, anche se siamo lontane, un passo dopo l’altro, anche fermandoci per urlare che, accidenti, siamo stanche.
Stasera sorrido. Non resterò sveglia fino ad oltre la mezzanotte cercando di ridurre il più possibile le ore di sonno per non essere perseguitata dai miei incubi. Stanotte non ce ne saranno. Forse perchè un sogno oggi l’ho già vissuto.
Grazie mille, guerriera della luce. GRAZIE.
Ti voglio veramente tanto bene… Tanto tanto…

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mercoledì 21 gennaio 2009
Anatomia "pro-ana" - Parte 7
PRO-RICOVERO
(Come si suol dire... "Call me pasionate"... ma questo è l'ultimo... ^_^")
Anoressiche, bulimiche, persone con DCA ed in ricovero per DCA… Sentite un po’ qua.
Voglio dirvi un segreto sul ricovero.
È un qualcosa che coloro che si autodefiniscono “pro-ana” e “pro-mia” non vogliono che voi sappiate.
L’anoressia è una malattia. La bulimia è una malattia. Malattie mentali. Questo sono. Malattie subdole perché riescono a far sentire bene, ma non per questo meno devastanti. Malattie che conducono su strade senza uscita, che portano prima o poi ad un inevitabile scontro con un muro. Ma è proprio perché si tratta di malattie subdole, malattie che rappresentano un placebo, un qualcosa che viene visto come un bene rispetto ad un male maggiore – poiché è ovvio che nessuno sceglie un male nella consapevolezza che è un male – e che sembrano la temporanea soluzione a tutti i problemi, che liberarsene è estremamente difficile. Perché è più facile, dà più sicurezza essere malate che decidere di ricoverarsi. E perciò ci vuole molta più forza di volontà, autocontrollo, decisione e determinazione a decidere d’intraprendere e proseguire giorno dopo giorno un percorso di ricovero, che non portare avanti un disturbo alimentare.
Ma la vera forza è resistere quando tutti si aspettano che tu cada.
Il ricovero è un processo, non un evento. Un processo che dura tutta la vita. Ma coloro che si autodefiniscono “pro-ana” e “pro-mia” distorcono il tutto.
“[…] Questo non è posto per le deboli, le mediocri, le isteriche, coloro che vogliono tornare indietro. Questo è posto per l’elite che persegue l’ideale di perfezione ad ogni costo, dimostrando giorno dopo giorno la loro forza, i loro sacrifici, e il risultato dell’applicazione di tutte quelle regole che fanno raggiungere il tanto desiderato corpo perfetto […]”
(tratto da un blog “pro-ana”)
Cioè, ci credete veramente?? Ragazze, sono tutte bugie!!
Se avete un disturbo alimentare, un vero disturbo alimentare, intendo – non una serie di atteggiamenti posti in essere per ostentazione e per coprire altri problemi – non è difficile restringere. Non è difficile digiunare. Non è difficile vomitare. Non è difficile fare attività fisica fino allo stremo delle forze. Niente di tutto questo è un sacrificio, niente è difficile.
Volete sapere cos’è veramente difficile? Scegliere di ricoverarsi. Iniziare e portare avanti un ricovero. Combattere la voglia di restringere. Mangiare 5 pasti al giorno – colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena – anche se questo non fa sentire né felice né realizzata né soddisfatta.
Le ragazze “pro-ana” e “pro-mia” cercando di convincervi che perseguire la restrizione e/o vomitare dopo i pasti vi darà forza, controllo, sicurezza e onnipotenza, mentre chi sceglie il ricovero è debole ed incapace di raggiungere la perfezione… sono tutte bugie!
È questo che bisogna combattere. La menzogna camuffata da verità solo perché pronunciata a voce alta e sicura. Chi sceglie di ricoverarsi non è debole, anzi, è molto più forte di quanto le “pro-ana” e le “pro-mia” potranno mai immaginare. È chi sceglie di ricoverarsi che veramente ha forza, controllo, volontà, determinazione. Chi sceglie di ricoverarsi è una vera guerriera della luce.
Scegliere di essere “pro-ana” o “pro-mia” è essere deboli.
Scegliere di ricoverarsi e di portare avanti il ricovero giorno dopo giorno è essere forti.
Perciò, se siete imprigionate nelle spire di un DCA, non esitate. Scegliete il ricovero.
(Come si suol dire... "Call me pasionate"... ma questo è l'ultimo... ^_^")
Anoressiche, bulimiche, persone con DCA ed in ricovero per DCA… Sentite un po’ qua.
Voglio dirvi un segreto sul ricovero.
È un qualcosa che coloro che si autodefiniscono “pro-ana” e “pro-mia” non vogliono che voi sappiate.
L’anoressia è una malattia. La bulimia è una malattia. Malattie mentali. Questo sono. Malattie subdole perché riescono a far sentire bene, ma non per questo meno devastanti. Malattie che conducono su strade senza uscita, che portano prima o poi ad un inevitabile scontro con un muro. Ma è proprio perché si tratta di malattie subdole, malattie che rappresentano un placebo, un qualcosa che viene visto come un bene rispetto ad un male maggiore – poiché è ovvio che nessuno sceglie un male nella consapevolezza che è un male – e che sembrano la temporanea soluzione a tutti i problemi, che liberarsene è estremamente difficile. Perché è più facile, dà più sicurezza essere malate che decidere di ricoverarsi. E perciò ci vuole molta più forza di volontà, autocontrollo, decisione e determinazione a decidere d’intraprendere e proseguire giorno dopo giorno un percorso di ricovero, che non portare avanti un disturbo alimentare.
Ma la vera forza è resistere quando tutti si aspettano che tu cada.
Il ricovero è un processo, non un evento. Un processo che dura tutta la vita. Ma coloro che si autodefiniscono “pro-ana” e “pro-mia” distorcono il tutto.
“[…] Questo non è posto per le deboli, le mediocri, le isteriche, coloro che vogliono tornare indietro. Questo è posto per l’elite che persegue l’ideale di perfezione ad ogni costo, dimostrando giorno dopo giorno la loro forza, i loro sacrifici, e il risultato dell’applicazione di tutte quelle regole che fanno raggiungere il tanto desiderato corpo perfetto […]”
(tratto da un blog “pro-ana”)
Cioè, ci credete veramente?? Ragazze, sono tutte bugie!!
Se avete un disturbo alimentare, un vero disturbo alimentare, intendo – non una serie di atteggiamenti posti in essere per ostentazione e per coprire altri problemi – non è difficile restringere. Non è difficile digiunare. Non è difficile vomitare. Non è difficile fare attività fisica fino allo stremo delle forze. Niente di tutto questo è un sacrificio, niente è difficile.
Volete sapere cos’è veramente difficile? Scegliere di ricoverarsi. Iniziare e portare avanti un ricovero. Combattere la voglia di restringere. Mangiare 5 pasti al giorno – colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena – anche se questo non fa sentire né felice né realizzata né soddisfatta.
Le ragazze “pro-ana” e “pro-mia” cercando di convincervi che perseguire la restrizione e/o vomitare dopo i pasti vi darà forza, controllo, sicurezza e onnipotenza, mentre chi sceglie il ricovero è debole ed incapace di raggiungere la perfezione… sono tutte bugie!
È questo che bisogna combattere. La menzogna camuffata da verità solo perché pronunciata a voce alta e sicura. Chi sceglie di ricoverarsi non è debole, anzi, è molto più forte di quanto le “pro-ana” e le “pro-mia” potranno mai immaginare. È chi sceglie di ricoverarsi che veramente ha forza, controllo, volontà, determinazione. Chi sceglie di ricoverarsi è una vera guerriera della luce.
Scegliere di essere “pro-ana” o “pro-mia” è essere deboli.
Scegliere di ricoverarsi e di portare avanti il ricovero giorno dopo giorno è essere forti.
Perciò, se siete imprigionate nelle spire di un DCA, non esitate. Scegliete il ricovero.
giovedì 1 gennaio 2009
Si ricomincia...
Il 2009 è un nuovo inizio. Un anno nuovo di zecca che sta solo aspettando quello che noi decideremo di farne. Perciò è una buona occasione per decidere di fare qualcosa di diverso da tutto quello che abbiamo fatto in passato e che non ci ha rese felici, se non di quella felicità effimera e destinata inevitabilmente a crollare. Vale la pena di fare un tentativo. E quello che v’invito a fare, ragazze. Non avete niente da perdere e tutto da guadagnare. Okay, quello che ho appena scritto può essere ansiogeno. Dunque dimenticate per un attimo queste mie parole e concentratevi su voi stesse. Dentro avete molto di più di quanto potrà mai essere detto con le parole.
Cosa vi aspettate da questo 2009? No, non compilate la solita lista di buoni propositi per l’anno nuovo. È una delle peggiori cose che si possano fare, perché se poi per qualche motivo non riusciste a raggiungere tutti gli obiettivi che vi eravate proposte, vi sentirete fallite, o incomplete, o avrete la sensazione di non aver vissuto al 100%. Perciò, anziché mettere giù una lunga lista d’intenzioni, scegliete semplicemente una cosa. Una cosa che significa veramente qualcosa per voi stesse. Soltanto una. Una cosa positiva. E cercate di realizzarla nel corso dell’anno. Ma non preoccupatevi se non ci riuscirete. Non commettete l’errore di focalizzarvi unicamente su quella cosa. Certo, raggiungere un obiettivo è bello. Ma se ci si concentra solo sull’obiettivo, si rischia di perdere tutto quello che di altrettanto bello può esserci intorno. Per questo non è indispensabile andare sempre fino in fondo: c’è così tanto di meraviglioso in mezzo! Il 2009 ha un sacco da offrire a ciascuna di voi, perciò non fissatevi su una sola cosa. Semplicemente, tenetela a mente e lavorateci su quando potete. Sarete stupite da quello che riuscirete a fare senza pretendere troppo da voi stesse.
E, un’altra cosa… quest’anno, provate ad imparare da voi stesse.
Semplicemente questo. Non dissezionate al microscopio ogni vostro singolo comportamento. Non provate ad emulare gli altri. Non cercate di trovare per forza una risposta a ogni domanda che vi ponete. Semplicemente, imparate… da voi stesse. Non dai libri di scuola o da quello che gli altri vogliono farvi credere, ma unicamente da voi stesse. C’è molto da imparare. E il primo passo per imparare è ascoltare. Perciò, ascoltatevi. Anche se vi sembra che certe cose non abbiano senso, ascoltatevi. Imparatevi.
Perché è vero… tutto inizia da voi.
Il nuovo anno è come un libro con 365 pagine vuote… fate di ogni giorno il vostro capolavoro, usate tutti i colori della vita, e mentre scrivete… SORRIDETE!!
Cosa vi aspettate da questo 2009? No, non compilate la solita lista di buoni propositi per l’anno nuovo. È una delle peggiori cose che si possano fare, perché se poi per qualche motivo non riusciste a raggiungere tutti gli obiettivi che vi eravate proposte, vi sentirete fallite, o incomplete, o avrete la sensazione di non aver vissuto al 100%. Perciò, anziché mettere giù una lunga lista d’intenzioni, scegliete semplicemente una cosa. Una cosa che significa veramente qualcosa per voi stesse. Soltanto una. Una cosa positiva. E cercate di realizzarla nel corso dell’anno. Ma non preoccupatevi se non ci riuscirete. Non commettete l’errore di focalizzarvi unicamente su quella cosa. Certo, raggiungere un obiettivo è bello. Ma se ci si concentra solo sull’obiettivo, si rischia di perdere tutto quello che di altrettanto bello può esserci intorno. Per questo non è indispensabile andare sempre fino in fondo: c’è così tanto di meraviglioso in mezzo! Il 2009 ha un sacco da offrire a ciascuna di voi, perciò non fissatevi su una sola cosa. Semplicemente, tenetela a mente e lavorateci su quando potete. Sarete stupite da quello che riuscirete a fare senza pretendere troppo da voi stesse.
E, un’altra cosa… quest’anno, provate ad imparare da voi stesse.
Semplicemente questo. Non dissezionate al microscopio ogni vostro singolo comportamento. Non provate ad emulare gli altri. Non cercate di trovare per forza una risposta a ogni domanda che vi ponete. Semplicemente, imparate… da voi stesse. Non dai libri di scuola o da quello che gli altri vogliono farvi credere, ma unicamente da voi stesse. C’è molto da imparare. E il primo passo per imparare è ascoltare. Perciò, ascoltatevi. Anche se vi sembra che certe cose non abbiano senso, ascoltatevi. Imparatevi.
Perché è vero… tutto inizia da voi.
Il nuovo anno è come un libro con 365 pagine vuote… fate di ogni giorno il vostro capolavoro, usate tutti i colori della vita, e mentre scrivete… SORRIDETE!!
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lunedì 27 ottobre 2008
Attraversare il tunnel
È interessante vedere quanto si può crescere come persone – persone a tutto tondo – e apprezzare quello che si ottiene in questo percorso. È una scoperta interessante, talvolta, poiché sembra d’immergersi improvvisamente nell’essenza di una persona che è stata sempre vicino, ma che non si è mai sentita come un’entità completa. Un po’ come quando si attraversa un tunnel in autostrada, e poi dietro la curva si sbuca all’improvviso e si viene investite dalla luce. Spesso ci è facile pensare a noi stesse come ad anoressiche, bulimiche, depresse, preoccupate, ansiose, nevrotiche, matte, o addirittura semplicemente come a un corpo da esibire. Ma pensare a noi stesse esattamente per quello che siamo – nella totalità – ha innegabilmente un suo fascino speciale. Certo, potrete non amare completamente tutto quello che vedete in voi stesse, ma è assolutamente normale avere dei difetti e non apprezzarsi al 100%. È naturale trovarsi imperfette: come si usa dire, “Nessuno è perfetto”. Ma ricordatevi che le cose più belle non sono mai perfette. Ed è forse proprio per questo che sono così meravigliose. Perciò nessuna di noi può essere perfetta. Nessuna di voi può esserlo. Ma potete essere voi stesse. E questo è molto più che perfetto.
Finora ho scritto su questo blog diverse “strategie di auto-aiuto” rispetto ai disturbi alimentari, quelle che ho attuato e che ho trovato utili, ma quando si arriva ad applicarle, allora sta a voi metterci la forza e la volontà necessaria per venirne a capo. Desiderandolo veramente. E fregandovene di tutto ciò che gli altri possono fare o dire. E cercando di tacitare tutte le ansie che il distaccarsi dai disturbi alimentari inevitabilmente comporta. E tentando di staccarsi dall’autocommiserazione. E provando a tacitare i soliti pensieri ossessivi. Perché solo dentro di voi potete trovare la forza, la determinazione, la volontà, il coraggio… la chiave per abbandonare i DCA, per uscire dal tunnel e tornare a vedere la luce.
Purtroppo, al solito, la via giusta da seguire non è mai la più semplice. Ma vi assicuro che più combatterete, meglio vi sentirete quando a poco a poco vi libererete da ciò che oggi vi soffoca. Tutto ciò che vale merita di essere vissuto. Ed ogni battaglia che vale merita di essere combattuta fino in fondo. E, credetemi, la vostra salute e la vostra felicità costituiscono una battaglia che vale davvero la pena di combattere. So che lasciare i DCA può far paura, può mettere ansia. So che, nonostante tutto, rappresentano un appiglio in quello che pare un mare in tempesta. Ma alla fine di ogni tunnel c’è la luce. Se continuate a stare aggrappate al guardrail non riuscirete mai a vederla. Perciò provate a mollare un po’ la presa e a fare qualche passo avanti. Così vi accorgerete che, non appena inizierete a vedere i primi spiragli di luce, avrete molta più voglia di raggiungerli che non di ricacciarvi nel buio della galleria. Perché il buio può essere rassicurante, ma non permette di vedere niente. Neanche voi stesse.
Al solito, lo so che è più facile a dirsi che a farsi. Molto più facile a dirsi. Ma ogni azione inizia con un pensiero. Perciò, lasciate che questo post sia il vostro pensiero. E iniziate.
Finora ho scritto su questo blog diverse “strategie di auto-aiuto” rispetto ai disturbi alimentari, quelle che ho attuato e che ho trovato utili, ma quando si arriva ad applicarle, allora sta a voi metterci la forza e la volontà necessaria per venirne a capo. Desiderandolo veramente. E fregandovene di tutto ciò che gli altri possono fare o dire. E cercando di tacitare tutte le ansie che il distaccarsi dai disturbi alimentari inevitabilmente comporta. E tentando di staccarsi dall’autocommiserazione. E provando a tacitare i soliti pensieri ossessivi. Perché solo dentro di voi potete trovare la forza, la determinazione, la volontà, il coraggio… la chiave per abbandonare i DCA, per uscire dal tunnel e tornare a vedere la luce.
Purtroppo, al solito, la via giusta da seguire non è mai la più semplice. Ma vi assicuro che più combatterete, meglio vi sentirete quando a poco a poco vi libererete da ciò che oggi vi soffoca. Tutto ciò che vale merita di essere vissuto. Ed ogni battaglia che vale merita di essere combattuta fino in fondo. E, credetemi, la vostra salute e la vostra felicità costituiscono una battaglia che vale davvero la pena di combattere. So che lasciare i DCA può far paura, può mettere ansia. So che, nonostante tutto, rappresentano un appiglio in quello che pare un mare in tempesta. Ma alla fine di ogni tunnel c’è la luce. Se continuate a stare aggrappate al guardrail non riuscirete mai a vederla. Perciò provate a mollare un po’ la presa e a fare qualche passo avanti. Così vi accorgerete che, non appena inizierete a vedere i primi spiragli di luce, avrete molta più voglia di raggiungerli che non di ricacciarvi nel buio della galleria. Perché il buio può essere rassicurante, ma non permette di vedere niente. Neanche voi stesse.
Al solito, lo so che è più facile a dirsi che a farsi. Molto più facile a dirsi. Ma ogni azione inizia con un pensiero. Perciò, lasciate che questo post sia il vostro pensiero. E iniziate.
lunedì 29 settembre 2008
A proposito...
… di quello che ho postato ieri mattina.
La ragione per cui l’ho fatto, fondamentalmente, è perché volevo voi sapeste che non siete sole. Che so come ci si sente perché ci sono passata anch’io… e a volte ci passo tuttora. Lo so che ferisce… lo so che fa pensare di essere matte… lo so che fa venir voglia di urlare anche se poi restiamo in silenzio… lo so che fa star male… lo so che fa venire voglia di piangere… ma dentro di voi c’è la forza per uscirne. Se lo volete veramente, c’è sempre una via d’uscita. E spero, anche se in piccolissima parte, di aiutarvi a trovarla con le mie parole. Con le parole del mio post di ieri.
Perché la ragazza che circa tre anni fa scrisse quelle parole, era decisamente sprofondata in un buco nero… e nessuno poteva lanciarle una corda, perché lei era troppo debole per issarsi. E nessuno poteva allungarle una mano, perché loro non erano forti abbastanza da tirarla su. E, soprattutto, in nessun modo poteva essere fatto qualcosa per farla uscire, perché lei per prima non era del tutto sicura di volerne uscire. Paradossalmente, anche se quel buco era nero e scomodo e freddo, era l’unica cosa che conosceva, l’unica cosa che le era familiare, che le dava sicurezza. Perciò, in fin dei conti, uscirne la terrorizzava. Così quella ragazza trascorreva la giornata in quel buco, studiava in quel buco, restringeva in quel buco, faceva sport in quel buco… viveva in quel buco. E in quel buco soffriva quando gli altri la guardavano con aria preoccupata senza sapere cosa fare per lei. E in quel buco si sentiva in colpa per tutto quello che poteva sentirsi in colpa e soprattutto per non avere la forza di cambiare la situazione.
Non sono arrivati angeli. Non ci sono stati miracoli. Tutto solo un lavoro di unghie e di denti. Unghie che si sono spezzate, e conseguenti ricadute verso il fondo, e poi di nuovo verso l’alto, un’arrampicata che sto ancora compiendo. E adesso che non sono più così sul fondo, comincio ad intravedere raggi di luce. Non è rapido, non è facile, non è indolore. Si tratta di fare una scelta e di mettere tutta la propria determinazione per seguirla fino in fondo. Si tratta di trovare i mezzi giusti e di usarli: mezzi che sono dentro ognuna di voi, basta solo cercarli. La rabbia c’è sempre, ma possiamo decidere come usarla: rivolgendola contro noi stesse e proseguendo un’infinita opera di decostruzione-ricostruzione-decostruzione, oppure buttandola all’esterno e trasformandola in determinazione e forza per proseguire l’arrampicata.
Era tutto nelle mani di quella ragazza. Gli altri potevano farle di contorno, ma solo lei poteva decidere per la sua vita. Doveva usare ogni mezzo, dare fondo a tutta se stessa. Tutta la sua rabbia, la sua determinazione, la sua disperazione, la sua onestà, la sua sopportazione, la sua capacità di reagire, la sua volontà, la sua forza. Dopotutto, quel buco era veramente molto profondo.
Perciò, adesso che riesco a vedere raggi di luce, continuo a mettercela tutta per raggiungere la cima. Fallirò? Cadrò nuovamente verso il basso? O riuscirò ad uscirne una volta per tutte? Sicuramente, continuo la mia battaglia infinita. E, si sa, di questo sono convinta, combattere è già una vittoria.
Un abbraccio forte forte a tutte quante…
La ragione per cui l’ho fatto, fondamentalmente, è perché volevo voi sapeste che non siete sole. Che so come ci si sente perché ci sono passata anch’io… e a volte ci passo tuttora. Lo so che ferisce… lo so che fa pensare di essere matte… lo so che fa venir voglia di urlare anche se poi restiamo in silenzio… lo so che fa star male… lo so che fa venire voglia di piangere… ma dentro di voi c’è la forza per uscirne. Se lo volete veramente, c’è sempre una via d’uscita. E spero, anche se in piccolissima parte, di aiutarvi a trovarla con le mie parole. Con le parole del mio post di ieri.
Perché la ragazza che circa tre anni fa scrisse quelle parole, era decisamente sprofondata in un buco nero… e nessuno poteva lanciarle una corda, perché lei era troppo debole per issarsi. E nessuno poteva allungarle una mano, perché loro non erano forti abbastanza da tirarla su. E, soprattutto, in nessun modo poteva essere fatto qualcosa per farla uscire, perché lei per prima non era del tutto sicura di volerne uscire. Paradossalmente, anche se quel buco era nero e scomodo e freddo, era l’unica cosa che conosceva, l’unica cosa che le era familiare, che le dava sicurezza. Perciò, in fin dei conti, uscirne la terrorizzava. Così quella ragazza trascorreva la giornata in quel buco, studiava in quel buco, restringeva in quel buco, faceva sport in quel buco… viveva in quel buco. E in quel buco soffriva quando gli altri la guardavano con aria preoccupata senza sapere cosa fare per lei. E in quel buco si sentiva in colpa per tutto quello che poteva sentirsi in colpa e soprattutto per non avere la forza di cambiare la situazione.
Non sono arrivati angeli. Non ci sono stati miracoli. Tutto solo un lavoro di unghie e di denti. Unghie che si sono spezzate, e conseguenti ricadute verso il fondo, e poi di nuovo verso l’alto, un’arrampicata che sto ancora compiendo. E adesso che non sono più così sul fondo, comincio ad intravedere raggi di luce. Non è rapido, non è facile, non è indolore. Si tratta di fare una scelta e di mettere tutta la propria determinazione per seguirla fino in fondo. Si tratta di trovare i mezzi giusti e di usarli: mezzi che sono dentro ognuna di voi, basta solo cercarli. La rabbia c’è sempre, ma possiamo decidere come usarla: rivolgendola contro noi stesse e proseguendo un’infinita opera di decostruzione-ricostruzione-decostruzione, oppure buttandola all’esterno e trasformandola in determinazione e forza per proseguire l’arrampicata.
Era tutto nelle mani di quella ragazza. Gli altri potevano farle di contorno, ma solo lei poteva decidere per la sua vita. Doveva usare ogni mezzo, dare fondo a tutta se stessa. Tutta la sua rabbia, la sua determinazione, la sua disperazione, la sua onestà, la sua sopportazione, la sua capacità di reagire, la sua volontà, la sua forza. Dopotutto, quel buco era veramente molto profondo.
Perciò, adesso che riesco a vedere raggi di luce, continuo a mettercela tutta per raggiungere la cima. Fallirò? Cadrò nuovamente verso il basso? O riuscirò ad uscirne una volta per tutte? Sicuramente, continuo la mia battaglia infinita. E, si sa, di questo sono convinta, combattere è già una vittoria.
Un abbraccio forte forte a tutte quante…
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